Nuovo vocabolario siciliano-italiano/Supplemento
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[Nota: le voci del Supplemento saranno transcluse anche nella prima parte del dizionario, suddivise per le due lettere iniziali, sotto un titolo Supplemento, per consentire il regolare funzionamento delle ancore e dei link secondo la convenzione generale.]
SUPPLEMENTO
AVVERTENZA
Quando nel 1868 io cominciai a pubblicare questo Vocabolario, molti utili lavori del genere, tuttavia o non eran venuti fuori, o non erano a me noti; nè tampoco avevo fatto la conoscenza di quei valenti amici che poi mi sono stati liberali di aiuti. Molti vocaboli poi mi arrivarono quando la lettera a cui si appartenevano era già stampata; il perchè han dovuto rimanere e formate la presente appendice.
Ho avuto intanto agio di registrare maggior numero di voci e modi dei varî luoghi della Sicilia. Il concetto di accogliere nel generale Vocabolario del dialetto ogni maniera di parlate speciali incontra già il gradimento di uomini in questa materia versati; anzi, il Dott. Giuseppe Pitrè, nei Saggi di critica letteraria (Palermo, L. Pedone, 1871, pag. 70-71), accennerebbe alla proposta di raccogliere le parlate peculiari di ogni comune: così viemmeglio animato, io insisto sull’invito che nel 1867 feci da Firenze ai Municipii siciliani, cioè di stimolare alcun intendente di tali materie a fare delle raccolte, ciascuno della parlata del proprio paese, quindi o pubblicarle o dirigerle a me, perchè possa arricchirne il Vocabolario. Possibile che in verun comune abbia da trovarsi chi vi dia opera? Giova però sperare che il bene il quale se ne ricaverebbe sia sprone a ogni amatore di siffatti studii.
Avrei dovuto far qui seguire un catalogo delle opere sia del dialetto isolano, sia della lingua nazionale, alle quali sono ricorso durante il lavoro; ma altre mie occupazioni, non che la difficoltà di rintracciare quei libri tutti che mi vennero consultati, me ne fa smettere il proposito; d’altronde tanto alle voci ritrovate in queste letture, quanto a quelle avute da premurosi amici, generalmente vi ho citato accanto l’autore.
Un Vocabolario, massime di dialetto, non può dirsi mai completo affatto, nè può riuscire scevro di errore o difetto alcuno; se non altro, vengono appioppati all’autore gli errori di stampa: e poichè basta un errore a rendere dannoso, come basta un difetto a render vano il fine di tanto sgobbo, così io non resto dal pregare chiunque sarà per rinvenirvi errore o difetto, invece di rimanersi in infecondo silenzio, che voglia anzi esser tanto generoso da indicarmelo, acciò altra fiata venga corretto.
In fine debbo io sempre rendere le maggiori grazie che per me si possano ai nuovi e vecchi amici tutti che mi han sovvenuto del loro ingegno.
L’Autore. |
A
Abbiju. V. abbiu.
Abbilità. Questa voce nell’uso vale anche sfacciataggine, p. e. dopo avere ricevuti tanti benefizi, ebbe l’abilità di trattare come un assassino il suo benefattore. || Quando alcuno si vanta di cosa facile, suol dirsi ironicamente: bella abilità; ci vuole una grande abilità!
Abbinignanti. add. Di erba lenificativa: lenitivo, leniente (Rocca).
Abbinignari. v. a. Addolcire, lenire: lenificare.
Abbinirìciri. Protasi di binidiciri.
Abbirienti. V. obbidienti.
Abbirmateddu. add. dim. Un po’ bacato.
Abbirmatizzu. add. Alquanto bacato: bacaticcio.
Abbisanti. V. accortu.
Abbissicari. v. a. Gonfiare a mo’ di vescica.
Abbìti. V. abbìtu.
Abbraatizzu. add. Alquanto rauco (Rocca).
Abbraatu. add. Roco, divenuto rauco: arrocato.
Abbracari. V. abbacari.
Abbramatazzu. pegg. di abbramatu.
Abbramatu. add. Chi è tenace del suo, e non nè dà mai punto a nessuno: ciuco, asino (Fanf. e Rigutini).
Abbrazzateddu. dim. e vezz. di abbrazzatu.
Abbrusculiari. freq. e dim. di abbruscari: abbruciacchiare.
Abbudari. v. a. Imbiodare, ristoppare.
Abbuddatu. add. Ammaccato (Caglià).
Abbuffari. T. mur. Il gonfiarsi dei muri da una parte, e uscire dalla loro dirittura: far corpo. || Il gonfiarsi del legno per umido.
Abbuffuniari. V. buffuniari.
Abbunari. v. a. Detto di vivande che si apparecchiano sotto olio, aceto o simile: conciare.
Abbunatu. add. Di una persona che si ritrovi in tutti i ritrovi specialmente in tutte le feste si dice è abbunatu: è come la mortella, si ritrova a tutte le festicine.
Abbunnanteddu. dim. di abbunnanti. Nella Mea del Lori, si trova bondantello.
Abbunnanziusu. add. Abbondante, copioso, abbondoso (Jacopone).
Abbunnatura. s. f. Quel tratto di terreno che non si può arare per impedimento di rocce o che altro (Canicattì).
Abburari. v. a. T. gioj. Maniera di getto che si fa nell’osso di seppia: gettare in seppia. || Lavorare il rame, tornirlo e ripulirlo.
Abbusciu. V. vusciu. In Siracusa (Macaluso-Storaci).
Abbuttari. Per accuppari V.
Absenti. s. m. Sorta di liquore spiritoso: absinthe (voce straniera).
Accalucchiari. V. accucchiari § 2.
Accannari. v. a. Render esile, dimagrare: assottigliare. S’usa anco intr. e rifl. a. (Da canna, stecchito come una canna).
Accannatu. add. Magro: stecchito, smunto.
Accapari. v. a. Metter insieme: accozzare. || Venir a capo d’una cosa (da capu) terminare, levarne le mani.
Accapunatu. add. Rauco (Rocca).
Accarucchiari. v. a. Torre astutamente la roba ad altrui: frodare. || accarucchiarisi li picciuli, grancirli. Accaruzzatu. add. Detto di mente che abbia bazza. || Ad uomo che abbia bazza: bazzone (Da carozzu).
Accascari. Cadere in proposito, venire in taglio.
Accasciari. v. intr. Abbandonarsi, avvilirsi: accasciare (Sal. Salomone-Marino. Bar. di Carini).
Accatapanciari. V. attapanciari.
Accattari. v. intr. Partorire. E in altri luoghi lo fanno att. dicendo: accattari un picciriddu. || nun nn’accattari, non credere alle parole, o ai lezii altrui: non inghirlandarsi di.. p. e. le sue parole le ’un m’inghirlandano.
Acchiaccarisi o essiri acchiarcatu. Non aver tempo o agio di fare, esser affogato nelle faccende.
Acchianari. m’acchiana, intendesi la rabbia: la mi monta.
Acchittu. Nella frase di primu acchittu, alla bella prima: di primo acchito. Così in Catania. || In S. Cataldo si dice per occhettu V.
Acchiummari. v. intr. Si dice di cibo che rimanga grave nello stomaco: appozzare (Tomm. D.).
Accia. s. f. Lino, stoppa, o canapa filata: accia.
Accimamentu. s. m. Lo scapezzare, lo svettare: svettamento.
Acciu. s. m. V. accia.
Acciuccari. Rigutini critica la voce abbioccare e dice doversi dire: acchioccarsi.
Acciuratu. add. Stacciato.
Acciuttedda. s. f. Sportello praticato in certe imposte di porte (Canicattì).
Accòmitu. V. accommudu.
Accrastari. V. aggrastari (Forse da crastu?)
Accucchiarari. v. intr. Incurvarsi, quasi a mo’ di cucchiaio.
Accucchiri. V. accuccari al § 3.
Accucciari. v. a. Accostarsi.
Accuccutu. da accucchiri, V. alluccutu.
Accudigghiarisi. V. sbiguttirisi.
Accummirari. V. accummudari (Nerucci ha: accomidare, idiotismo).
Accumpagnaparrini. V. varra.
Accumpagnaturi. verb. m. Chi o che accompagna: accompagnatore.
Accumprimintari. V. cumplimintari. || Per compire.
Accunnari. v. intr. Dicesi del diventar triste delle piante: intristire || Ristare, allentare. || Tralasciare, rimaner lì: rimanere in asso.
Accupanti. add. Soffocante: affogatoio (Giuliani ha: aria affogatoja).
Accuppari. v. a. Detto di muro o altro, avvallarsi, uscire in parte dal piombo: far corpo.
Accupu. V. accupazioni.
Accuratu. add. Si dice del legno più serrato contrario di quello detto fimminedda.
Accurzari. v. a. pri accurzari, modo prov. per finirla: per tagliar corto (Giuliani). accurzari li staffi: accorciare le staffe, della sella. || li jurnati accurzanu, diventan più corte: i giorni raccorciano.
Accurzaturi. V. accurzu.
Accurzu. s. m. pigghiari pri l’accurzu: prendere per l’accorciatòja. || a l’accurzu: alla più diritta.
Accussìa. V. accussì.
Accuzzari, V. azzuffari.
Aceddu. s. m. – parrinu: svasso comune. Podiceps cristatus Lath. || – cavaleri: cavaliere d’Italia (Caglià). || – nanu, V. pitirru. || – surdu: passera lagia. Fringilla Petronia. || – di nivi, V. pispisa. || essiri comu l’aceddu supra la rama, in istato precario, sospeso, infra due. || prov. beatu chidd’aceddu chi fa nidu a bon paisi, perocchè i figli godranno, si dice per li uomini. || al prov. a ogni aceddu lu so nidu è beddu, è saltato il seguito così, ovvero ogni aceddu voli lu so nidu, ciascuno ama la sua patria: a ogni uccello suo nido è bello, ovvero ogni formica ama il suo buco. || ogni aceddu torna a lu so nidu, seguita qui le cose seguon ecc. (Jacopone ha: ucello).
Achiru. V. agru.
Aci. V. jaci.
Aciddazzu. pegg. di aceddu. || aciddazzu di passa: capovaccajo (Caglià). || – barbutu avvoltojo barbuto. || – di notti: gufo reale (Castrogiovanni).
Aciddu. V. adaciu o meglio adaciddu. || aciddu aciddu: piano piano.
Acidduni. accr. di aceddu.
Acidduzzu. dim. di aceddu. || Per esprimere che noi sappiamo una cosa, ma non vogliamo dire chi ne l’abbia detto, sogliamo dire per giuoco: un acidduzzu mi dissi....: un angiolino ecc. (Tomm. D.). || – di caccia nova: canareccione (Caglià). || – di fava: sterpazzola. || – di favari, V. cirrinciò: sterpazzola di Sardegna.
Acitulidda. V. acitusedda.
Acituliddu. V. aciteddu.
Acoru fausu. V. spatulidda.
Acqua. truvarisi in cattivi acqui, di chi sta male in denari, o in pericolo: essere o trovarsi in cattive acque. || Modo prov. acqua davanti e ventu darreri, si dice a persona nojosa che si parta da noi: a rotta di collo! ovvero: senza ritorno! (come disse la botta all’erpice). || Prov. l’acqua fa jardinu: l’acqua fa l’orto. || l’acqua nun si pò nigari, al povero o a chi che la chieda; e voglio credere che nemmeno il pane si possa negare fra cristiani, o meglio, fra uomini.
Acquarizzu. add. Dicesi di tempo in cui piova o vi sia abbondanza di pioggia: piovoso, acquazzoso.
Aculaccia. s. f. T. zool. Sorta di uccello: biancone (Caglià).
Adaciddu. V. adaciuliddu.
Adajatu. V. A. add. Ricco: agiato.
Adanzari. V. addanzari.
Addaggiu. add. Atto, pronto, adatto.
Addamascari. V. damascari.
Addarari. v. a. V. ligari li denti.
Addattari. v. a. addattari e chianciri, aver il bene e brontolare: esser come i gatti che mangiano e gnaulano (Fanf. Voci ecc. d. parlar Fior.).
Addevurari. V. ligari (In Catania).
Addiccu. s. m. Il trarre alle proprie voglie. E specialmente le colombe col comino.
Addimurusu. add. Indugiatore.
’Addina. V. gaddina.
Addipèrdiri. V. diperdiri.
Addiscìnniri. V. discindiri.
Addisiparari. V. separari.
Addivari. Coltivare, far crescere, detto di peli ecc.: pascere. || Dar mangiare, nutrire: pascere. || Per usare.
Addrappatu. add. Da addrappare: addrappato.
Addrizza! Modo imperativo di mandar via! va via! (Da addrizzari).
Addrizzatu. add. Riordinato, acconcio nelle vesti, ne’ capelli ecc.: ravversato. || Dicesi anco di stanza, o altro tenuto netto, e ogni cosa a suo posto: ravversato.
Adduari. Adohamentum da adoha (termine barbaro) chiamavasi quel tanto di ricompensa, composizione o riscatto che si pagava dal barone alla Corte in ragione del feudo.
Addubbari. v. intr. Sopperire al bisogno come meglio si può: sbarcarsela, p. e. c’è poca provvisione in casa, vedremo di sbarcarsela con una frittatina. || Adattarsi ad una cosa o con una cosa: dirci. || Rimediarla. || Giusti ha: quando avevo le costole meglio addobbate, che corrisponderebbe a uno dei sensi che diamo al nostro verbo. E Rigutini ha: addobbar la persona, che vale, fig. ingrassare.
Addubbazziari. V. addubbari e V. ribbazzari.
Addubbu. Cosa accomodata alla meglio: accomodaticcio, p. e. lo vede? non è niente di bello, è un accomodaticcio (Fanf. Voci ecc. d. parl. Fior.).
Adduciari. v. intr. Continuare, durarla in checchessia. || Usare, frequentare in casa di alcuno (Marsala).
Adduddari. V. agghiuttiri.
Addulurari. nun la putiri addulurari, non poterla soffrire: schiacciarla male.
Addulurusu. V. dulurusu.
Adisa Adisa. Modo avv. Unitamente, uguale: pari pari, retto.
Aducazzioni. V. educazzioni (Nerucci ha: aducazione, per idiotismo).
Adugnari. T. agr. Recidere il vecchio attorno l’occhio della vite.
Adurcari. V. infurcari. || Strangolare: aorcare. Onde l’imprecazione, furca chi t’adurca: il boja t’aorchi.
Aeri. V. ajeri.
Afa. V. ossu (In Pantelleria).
Affacchinarisi. v. rifl. Darsi gran fatica: affacchinarsi.
Affacinnuni. s. m. Faccendiere, affannone: faccendone.
Affamicarisi. V. arrabbiarisi.
Affangu. V. affannu, per fatica grande.
Affarateddu. dim. di affaratu, da affarari al § 2.
Affari. l’affari di....: opera di...., p. e. da qui a Monreale, ci sarà opera di 6 chilometri.
Affattatu. V. malaffattatu.
Affè. Esclamazione affermativa, la quale suole unirsi alla voce macari, onde macari affè: affè.
Afferramanu. Per manigghia V. || Maniglie. || Maniglione.
Affilari. intr. ass. Per proseguire, continuare.
Affilaturi. s. m. T. pan. Pelle su cui si affila il rasojo: striscia.
Affiliari. v. a. Associare, aggregare alla congrega: affiliare. P. pass. affiliatu: affiliato.
Affrijutu. add. Dicesi di pianta arsa da vento freddo o gelo (Corruzione di affriggiutu o afflittu).
Affrittu. V. afflittu.
Affrivarisi. v. intr. pron. Venirgli la febbre: infebbricchire (Nerucci).
Affuddari. Per sollecitare (Rocca).
Affudduni. (A l’ posto avv. In folla.
Affunciari. v. intr. Quell’attaccarsi che fanno i molluschi. || Metter la funga o la muffa: funghire. || intr. rifl. V. appizzari, e specialmente dell’appiccar la bocca alla bocca d’un vaso per bere ingordamente.
Aganari. V. superari (Valledolmo).
Aggaddatu. add. Pettoruto, gonfio di orgoglio: tronfio.
Aggalantumatu. add. Che ha l’aria più civile: rimpulizzito.
Aggangatu. Nella frase stari aggangatu: stare mal volentieri.
Aggarrusatu. add. A mo’ di lezioso bardassa.
Aggarufari. v. a. Scapezzare i tronchi degli alberi: scoronare.
Aggeru rizzu. Auro riccio. Acer platanoides L.
Aggettivu. Facciam nostro quanto dice Fanfani nel suo V. d. uso Tosc. «Il popolo usa spesso ed anche gli scrittori, gli aggettivi per avverbii; p. e. parlare forte, far lesto, ci siamo noi due soli, e simili. Come spesso gli usa per sostantivi; p. e. ha dell’amaro ecc.»
Agghiacinari. v. intr. Acclimarsi, detto delle piante.
Agghiajari. V. ammalucchiri (Caltanissetta). || Sentir ribrezzo, dolore: agghiadare.
Agghiastreddu. dim. di agghiastru.
Agghicari. V. junciri.
Agghiu. – di Trapani: aglio sativo. Allium capitibus ingontibus ex Affrica Cesp. che dicesi pure – di Tunisi o pantiddariscu. || – d’una testa, o masculinu. Allium simplex. || – di vigna: aglio porro. Allium porrum L. che si chiama pure agghiu turcu o porru.
Agghiummuniari V. agghiummariari.
Agghiunguliari. V. ganguniari.
Agghiurnari. di cca c’agghiorna o scura, da qui a domani...
Agghiuttiri. Credere una fandonia: berci una cosa.
Aggiru. V. aggeru.
Aggiu. d’aggiu, si dice per dire: di età, maggiorenne. (Fr. age: età).
Aggiustamentu. Saldo, pagamento in saldo, che per lo più si fa agli operai, settimanalmente.
Aggiustari. Per contrattare, negoziare.
Aggradutu. add. Da aggradire: aggradire.
Aggragnatizzu. add. Alquanto intirizzito, raggricchiato, dal freddo.
Aggrancatizzu. add. Alquanto rattrappato, intormentito.
Aggranciari. V. ’ngranciari.
Aggricari. v. a. T. legn. Unire i pezzi scorniciati, o lavorati a scorniciatori (Può essere il verbo aggregare pel semplice unire; o potrà derivare da greca, che è un certo disegno, quasi quei pezzi debbano formare una greca).
Aggrissamentu. s. m. Abbaruffìo.
Aggrissu. Fracasso, zuffa: arruffo, abbaruffio (Rocca).
Aggritta. avv. In piedi: ritto.
Aggrizzari. V. addrizzari. || Intirizzire pel freddo: aggrezzare.
Aggrugnunari'. V. aggrunnari.
Agguacciari. V. affacciari. In Gangi.
Agguccia. Modo imperativo che si usa coi cani per mandarli alla cuccia: a cuccia! alla cuccia!
Aglia. V. agghia.
Agniddu, Agnu. V. agneddu.
Agraduci, Agredduci. V. agru-e-duci
Agristeddu. V. agristolu.
Agru. Nelle zolfaie, si dice al gas acido solforoso carbonato (Tavella).
Agugghiari, Agugliari. V. aggugghiari.
Agugghiola. Laminetta piana o filo metallico a mo’ di grosso ago con ampia cruna, che serve a passar cordelline, passamani, nastri ecc.: infilacappio.
Aiba. V. aipa (Siracusa).
Aibbò. Esclamazione di disprezzo, o di negazione: oibò.
Aicarisi. v. recip. Unirsi, riunirsi, combinarsi (V. agghicari).
Aipa. – beccu tortu: berta maggiore. Uccello. || – cinnirusa: berta minore (Caglià).
Aìri. Per ajeri V. In S. Cataldo.
Aju. V. agghiu.
Ajustari. V. agustari.
Ala. Uva di acini dolci e callosi, bianco bruna. || In pl. i parafanghi a fianco delle carrozze: ali.
Alalonga. – niura: mignattino. Uccello. || Rondine di mare (Catania). || – tupputa: beccapesci. || – nica: fraticello. || – pedi russi: mignattino zampe rosse. || – beccu russu: rondine di mare zampe nere (Caglià).
Aleccia. Sorta di tabacco, venuto forse da Lecce, la prima volta.
Alica. V. ala (all’Appendice al § 1). || – larga. V. lasagna. In Siracusa (Macaluso-Storaci). || Per alga V.
Alicciola. V. aricciola.
Alichedda. dim. di alica per lasagna: bavettine.
Alienu. add. Non proprio: altrui. || Non a proposito.
Alifanti. V. elefanti.
Alipinni. s. m. Specie di tessuto, leggiero, che serve bene spesso a soppannare gli abiti.
Aliunni. avv. Altronde. Dal Lat. aliunde. (Castelvetrano).
Alivetta. V. olivetta e simili.
Allaccarari. Stancare a completa estenuazione di forze, diventar lasso. Nerucci ha: alloscire, e anco allaccare, da lacche le anche dell’animale, la natica dell’uomo.
Allaccaratizzu. add. Alquanto floscio; lasso.
Allaliò. modo avv. Perfetto, eccellente: per bene, a modo, smafero. Voce composta da a la liò. V. liò.
Allammicarisi. fig. Struggersi.
Allammicu. Certa debolezza o pena di stomaco cagionata da inedia, V. dica.
Allammicusu. add. Dicesi dell’occhio languido: occhio pio.
Allampiddiari. V. allappari.
Allampiunari. v. intr. Rimaner a bocca aperta, meravigliarsi: sbalordire.
Allannatu. add. Dicesi di un rasojo affilato in modo che buona parte della lama sia resa sottilissima.
Allanzari. v. a. Graffiare (Macaluso-Storaci). In Siracusa.
Allappa-allappa. Modi di esprimere quando vi è calca o confusione di molti intorno a una medesima cosa: ruffa e raffa.
Allappari. Credere, prestar fede: berla.
Allascari. V. muddari.
Allatanai. modo avv. All’altro mondo: a babboriveggioli.
Allatari. V. abbuccari (Da latu, piegare da un lato).
Allatinari. Fare, riuscire, metter su, dire ecc. || Andar diritto, di filato; andar bene.
Allatinatu. add. Ubbriaco.
Allattariarisi. Garrire con uno, aver che dire, bisticciarsi.
Allaviari. V. allavinari. || V. alleviari.
Allazzarata. s. f. Musica lugùbre che accompagna certi canti popolari.
Allazzaratu. Tristo, lugùbre. || chiantu allazzaratu: pianto dirotto.
Allazzari. Siccome nella compera di bestie brave, bisogna attaccare la bestia designata, così per metafora si dice allazzari per comperare.
Alliari. v. intr. Star fermo e costante come legato, fisso in checchessia.
Alliaria. s. f. T bot. Sorta di pianta. Erysimum alliaria L.
Alliazzari. V. allazzari.
Allibbirari. V. libberari.
Allibbirtari. rifl. Per sbrigarsi.
Allignaggiatu. add. Dicesi di vigna bene assortita di diverse qualità.
Alligniddatu. add. Asciutto e secco come uno stecco: steccolito.
Allimarrari. V. arrimarrari.
Allimmitari. V. allimitari.
Allinzatu. add. Detto del vino, vale: annacquato.
Allippari. – un pizzicuni, o simile, darlo. || intr. Dicesi di materia che appiccichi o diventi appiccicaticcia.
Allistari. v. a. Metter a lista, ascrivere.
Allitari. V. azzizzari.
Allittratu, Allittricutu. V. allittiratu.
Allocu. V. inveci (Da a e locu).
Allucarisi. Collocarsi.
Allucirnari. v. a. Abbagliare, abbarbagliare (Da lucerna). || intr. Rimaner sorpreso.
Allurdiari. V. allurdari.
Alluttari. v. a. Vestir o mettere il bruno: abbrunare (Da luttu). P. pass. alluttatu: abbrunato (Salv. Salomone-Marino).
Aloca. V. retrè. Così in Catania (Verdone).
Aloja. V. aloi.
Alteruliddu. dim. di alteru: alterello.
Altu. fari altu e bassu, far a suo modo interamente, spadroneggiare: fare alto e basso.
Amanti. add. e part. Chi o che ama: amante.
Amari. s. m. Amare, l’atto dello amare: amare (Salv. Salomone-Marino).
Amarògnulu. V. amarosticu: amarùcolo (Giuliani).
Amaru. Per agru V.
Ambasciatu. add. Pieno d’ambascia: ambasciato, ambascioso. Pitrè: sula mi lassi scuntenta, ambasciata... Canti pop. sic.
Amicu. amicu vicinu vali cchiù d’un parenti luntanu: meglio un prossimo vicino, che un lontano cugino. || amicu di gottu, ti lassa ’nt’on bottu: amico di ventura, molto briga e poco dura. || l’amicu nun servi pri ’na vota sula, onde l’altro, saluta l’amicu ’n’autra vota: non si fa mantello per un’acqua sola. || pocu su l’amici veri, gli è vero. || cu’ ama l’amicu, nun stima dinari ovvero cui è veru amicu, nun guarda interessu, è chiaro. || chiddu è lu veru amicu chi nun ti sparra, lo credo bene. || l’amicu fidili vali un tesoru, e amicu fintu è veru tradituri, tutte verità da evangelio. || ’ntra tempi filici si trovanu amici, ’ntra li calamitati, nun vi spianu comu stati: chi cade in povertà perde l’amico. Onde si dice, canuscinu l’infelici quali su li veri amici!
Amicuzzu. Detto ironicamente, o per atto anco di tal quale minaccia, a checchessia: cosino! o cosino!
Àmiru. V. amu.
Amistati. s. f. Amicizia: amistà, amistade, amistate. || Prov. amistati cu tutti, e parzialitati cu nuddu, intende che si tratti tutti ugualmente.
Ammadduccari. rifl. a. Dicesi di cosa o sparsa o distesa che si raggruppi o se ne formi come tante palle: appallarsi (Fanf. Voci e man. d. parl. Fior.).
Ammagnamentu. s. m. Sussiego, pompa: sicumera.
Ammagnarisi. v. intr. pron. Andare con sussiego.
Ammaluccatu. V. ammaluccutu.
Ammaluccutizzu. add. dim. di ammaluccutu.
Ammammari. V. scarmusciri.
Ammanniri. V. ammaniri.
Ammantèniri. V. mantiniri.
Ammaraggiu. V. ammaraggiamentu. || Capogiro, eccentricità alla testa.
Ammaragnari. V. scurari. In Noto.
Ammargiata, Ammargiatina. s. f. L’impaludare. || L’annaffiare.
Ammarrucari. V. ingadduliari. || fig. Non avere speranza di guadagnare in una cosa. || Imbrattare.
Ammarruggiatu. add. da ammarruggiari. || malu ammarruggiatu, mal fatto, mal messo.
Ammartinatu. V. scicchi. || V. ammascatu e ammascusu.
Ammasari. V. ’mbausari.
Ammascarari. V. mascarari.
Ammascatu. cappeddu ammascaru, messo in modo che pieghi da un lato: in sulle ventiquattro.
Ammasciari. V. ammaschiri (Rocca).
Ammastriusu. V. ammastratu al § 2.
Ammatapullatu. add. Si dice di stoffa, carta, pelle o simile resa non troppo morbida o pieghevole, ma tosta come il matapollu: che ha preso l’incarto.
Ammàttiri. V. ’mmattiri.
Ammazzittari. V. ammazzunari. || Accovonare. Detto di biade.
Ammeri. avv. Verso, in verso. p. e. ammeri ddà: in là, verso là.
Ammiciliatu. V. stravaganti. In S. Giovanni di Cammarata (Verdone).
Ammilatu. add. Di una specie di ciriege dolci.
Amminazzata, Ammniàzzitu V. amminazzu.
Amminniri. V. amminnari.
Ammirari. V. mirari. || rifl. a. Guardarsi allo specchio: mirarsi.
Ammiritari. V. meritari (Salomone da Lentini).
Ammiroi. V. oggi (Terranova).
Ammirruzzari. V. scarafuniari.
Ammirzì. Modo avv. Mercè. In Catania. || Vale anche: manco male che.
Ammizzari. V. avvizzari.
Ammizzì. V. ammirzì.
Ammobbigliari. V. ammubbigliari.
Ammuddiri. Rendersi mencio, cedevole come i panni che perdon la salda: smencire.
Ammuffulittatu. add. Dicesi del pane che abbia molto lievito, come il pan buffetto.
Ammugghiari. Per vagnari (Del Fr. mouiller).
Ammugghiatu. add. da ammugghiari. || Strabiliato.
Ammugghiuliuni, Ammugghiuni. s. m. Avvoltolamento.
Ammujanatu, Ammuniatu. add. Crucciato, tristo.
Ammuraggiari. v. a. Cingere di mura (Rocca).
Ammurramentu. Grumo di calcare che si trova prima di rinvenire la marna dello zolfo.
Ammusciri. Rendersi mencio, cedevole, come i panni che perdono la salda: smencire (Rigutini).
Ammusuluccutu. Divenuto gracile, magro: allampanato.
Ampa. V. anfa (Licata).
Ampara. Guida o linea del lavoro che percorrono i mietitori.
Amuddia. V. muddia.
Amuri. Per amuredda (Macaluso-Storaci).
Amurusu. Dicesi di bambino pronto a dar altrui cosa altresì ad esso cara, come chicche o simile: amoroso (Fanf. Voci e man. d. parl. Fior).
Ananti. V. A. Per avanti.
Anasettu. s. m. Liquore fatto con infusione di anice: ànice. || Confetti piccolissimi che hanno per anima un ànacio: anacini.
Anasinu. Sorta di pastina piccola (Licata).
Anatra. – impriali o turca: anatra crestata. Anas regia L. o fistione turco, secondo Caglià. || – serra, uccello: smergo minore (Caglià). || – di fischiu: fischione.
Ancidda. T. mur. Trave che nei ponti di legno fa da sbarra inferiore parallela all’altra trave detta vraca, e perpendicolare all’ altra detta cannila.
Ancileddu. Per vezzo detto a bambino: angiolino.
Ancilicatu. add. Beato, angelicale, che ha dell’angelo: angelicato.
Ancina. Uncino di cui si servono nel mietere i contadini, e nel formare i manipoli pe’ covoni. Forse corruzione di uncino.
Ancinaturi. s. m. ll contadino che usa l’ancina.
Ancinedda. Propriamente è fatto a forcola e serve insieme all’ancina o ancina (Appendice) a formar i manipoli. || met. Corporatura.
Ancinna. V. ancidda. Così a Noto.
Ancinu. V. ancina (Appendice).
Anèu. V. aneddu. Così a Nicosia.
Angelica. – odurusa: panico erculeo. Heracleum spondilium L.
Anfia. V. anatra di fischiu (Castrogiovanni).
Anghidda. V. ancidda.
Angiova. V. anciova.
Angularu. V. gangularu.
Anguniari. V. ganguniari.
Aniddaru. s. m. Chi fa o vende anelli (Rocca).
Animu. animu di..., per.. con animo di... p. e. lu purtavi, animu di jucari..., lo portai con animo di fare ecc.
Animulicchiu. dim. di animulu.
Animuluni. accr. di animulu.
Anitra. V. anatra. || Per codduvirdi.
Annacariari. V. arrisinari (In S. Giovanni).
Annacatari. V. annasciatari.
Annacuduna. modo avv. Nel mentre.
Annaghiatari. V. annasciatari (In S. Giovanni).
Annaloru. add. Vecchio, che ha degli anni: annoso.
Annarbazzari. V. annarbari.
Annasciatu. V. ’ngrasciatu.
Annicchiatu annicchiatu. modo avv. Raccosciato, piccin piccino, cheton chetoni.
Annimustrari. V. addimustrari.
Anninna-anninna. V. alaò.
Anninnari. Stupidire per forza di febbre, o che. || Andar avanti dovecchessia.
Anniricatu. V. tintu.
Annittari. annittari l’aria, separare il grano dalla lolla: mondare. || Tor via agli alberi i rami bastardi o inutili: mondare.
Annu. all’annu, alla fine del corso dell’anno: a capo all’anno.
Annugghiatu. add. Dicesi di terra fatta riposare nell’anno (An. Cat.).
Annujanza. V. noja.
Annunca. Vale anco se no, altrimenti.
Annunicchiuni. V. agginucchiuni. In Noto.
Annunziata. s. f. La festività della Vergine annunziata: annunziata.
Annutari. v. a. Notare, fare annotazioni: annotare. || Per dutari V.
Annuvricari. V. anniuricari.
Antru. V. autru (Caltanissetta).
Anzalora. V. azzalora.
Apanta. V. panta.
Appaciri. V. appaciari.
Appalazzatu. Di casa a più piani, e simile a un palazzo.
Apparari. Far pari: pareggiare. || V. parari.
Apparasuli. Protasi di parasuli V.
Apparateddu. dim. di apparatu: paratino.
Apparruccianatu. add. Ricco di avventori.
Apparutu. Stagionato. || Passo, stantìo. E forse verrà da appaudiri, P. pass. appaudutu o appadutu.
Appatatuccatu. add. Di figura rozza, goffa.
Appattari. Pareggiare, uguagliare.
Appaudiri. P. pass. appaudutu. V. appodiri.
Appegghìa. s. f. T. zool. Falco di palude (Caglià).
Appellari. appellarisi di una cosa ad unu, chiamare esso in testimone, p. e. io sono contro la pena di morte, me ne appello ai miei amici, che mi hanno inteso (Fanf. Voci ecc. d. parl. Fior.).
Appennitiranti. s. m. Particella del fornimento del cavallo, che attacca la tirella all’imbraca: reggitirella.
Appeu. modo avv. Al peggio.
Appianatureddu. s. m. T. oref. Sorta di cesello da far pianuzzi: pianatojo.
Appidicari. Si dice nel nuoto, del toccare fondo co’ piedi. || Per appidari V.
Appilari. v. a. Metter le barboline, delle piante, quasi le barboline sian peli: abbarbicare.
Appirarisi. v. intr. pass. Riuscire a buona compera, specialmente di carne buona (Verdone).
Appiricari. V. appidicari. || Dicesi del toccar terra quando si nuota in bassi fondi: toccare. Onde, si cci apperica: ci si tocca.
Appisa. V. acchianata.
Appiulatu. add. Ritto, impalato, piantato come un piolo.
Appizzaferru. T. bot. È anco una pianta, di fusto erbaceo, ramoso; foglie allungate, alla base cuneate, incise a tre; frutti cilindrici, ovali, vellosi. Nasce fra i rottami, e per le vie: carpola spinosa. Hanthium spinosum L.
Appizzaturi. s. m. Pezzo di legno, o altro, su cui si batte la trottola, secondo le condizioni del giuoco.
Appopulari. V. A. (Salomone da Lentini): popolare.
Apprinniri. V. apprenniri. || Per appiccicari V. § 4 appiccicari focu.
Apprittazzioni. s. f. Lo apprittari V. || Per ciatatina V.
Appruvari. Per pruvari.
Appujatedda. dim. di appujata.
Appujateddu. dim. di appujatu.
Appujatu add. Dicesi del vino carico di colore.
Appujuni. avv. Appoggiato.
Appunari. v. a. T. mar. Far salpare la barca a forza di remi (Licata).
Appuntiddari. appuntiddaricci, dicesi in generale dell’usare o abusare in una cosa.
Appuntiddata. s. f. Il puntillare. || Il rifocillare.
Appuntiddatu. add. da appuntiddari. || Rifocillato.
Appusizzioni. V. opposizzioni.
Appustatu. Tardo, lento.
Appuzzari. appuzzarisi, chinarsi per dormire. || Mettersi a mangiare o bere avidamente.
Aquila. Misura di acqua, cioè la 16ª parte della zappa.
Arancia. s. f. V. aranciu (Pitrè).
’Aranciu. V. granciu.
Aratatu. Propriamente un tratto di terreno pari a nove salme dell’abolita misura, V. sarma.
Aratu. appujari l’aratu a li casi, modo di dire per significare fallire.
Arbaggia. V. albaggia.
Arbanu. s. m. T. bot. Sorta di pioppo. Populus nigra.
Arbaretta. V. arvanetta.
Arbari. V. annarbari.
Arbitriu. In tedesco arbaitre vale opificio.
Arcaciaru. V. biddacaru (In Siracusa).
Architravata. V. architravu.
Architravu. Dicesi per ingiuria ad uomo goffo, babbeo (Rocca).
Ardicània. V. bruciolu (Messina).
Ardisilla. s. f. Specie di cantilena, o sonata, o ninaredda V.
Arditura. V. ardiri.
Arèddira. V. areddara.
Arènzia. V. udienza. || dari arenzia: dar retta.
’Argia. V. gargia.
Arginteri. Per orefice in generale.
Aria. Al prov. aria netta nun ha paura di trona: chi piscia chiaro ha in tasca il medico ovvero: chi delitto non ha rossor non sente.
Arìganu. V. riganu.
Arìsima. V. aneurisma.
Arma. || nun essiricci un’arma, non esservi alcuna persona: non esservi un’anima. Ovvero un’arma viva: un’anima nata. || ’n corpu e in anima, proprio in persona: in corpo e in anima. || sintirisi o bastaricci l’arma, V. in armu.
Armari. Metter su macchine, ponti ecc.: armare.
Armaruni. V. guardarrobba.
Armintaru. V. arminteri (Perez).
Armoar. V. cunsollu. || V. armariu.
Aròmulu. s. m. T. bot. Albero di una specie di lazzeruole: lazzeruolo montano. Sorbus ario.
Arpagghiu. Dal Lat. arpagare: afferrare e Gr. αρπαζω.
Arpegghia di passa. s. f. T. zool. Falco picchiajuolo (Caglià).
Arpeglia. s. f. T. zool. Sorta di falco: falco di palude. Falcus rufus L.
Arpugghiu. s. m. Sciocco, soro: baccellone.
Arracchiateddu. dim. di arracchiatu.
Arracchiatu. add. Mal cresciuto, mal condizionato: rachìtico, stento.
Arracinatu. add. Ubbriaco.
Arradicchiari. Torre attorno al pedale dell’albero la parte di legno rimasta perchè germogli.
Arragatarisi. V. ragatarisi.
Arragghiata. V. arragghiatina: ragliata.
Arraggiateddu. dim. Arrabbiatello.
Arraggiatura. V. spurtatura (Rocca).
Arraggiu. V. raggiu.
Arramignari. V. arrimurchiari.
Arrancari. Per afferrare (Valledolmo).
Arranciuliari. v. a. Rubacchiare (S. Stefano).
Arrapinari. V. arrubari.
Arrasarisi l’occhi. Umidirsi gli occhi dalle lagrime quando si è lì per piangere: imbambolare.
Arrasaturi. s. m. T legn. Corta e larga lama tagliente, per ripulire il lavoro: rasiera (Perez).
Arrascaturi di maidda. Piccolo strumento con cui si raschia la pasta della madìa: radimadìa.
Arraspari. Per rubacchiare: raspare.
Arreni. V. arreri. || Dietro.
Arribbarisi. V. guardarisi: badarsi.
Arribbuccatura. V. rivettica. || cu l’arribuccatura: d’avvantaggio.
Arricalari. v. a. V. regolari.
Arricàttitu. V. ricattitu.
Arriccuntari. V. raccuntari.
Arricintari. Ricingere (Rocca).
Arricotu. V. ricotu.
Arriculari. V. rinculari.
Arricunzari. v. a. Racconciare.
Arricuprari. V. ricuperari. || V. ricoverari.
Arricurdari. V. arrigurdari.
Arriddutu. add. Che ha freddo, morto dal freddo: intirizzito, infreddolito.
Arrifiriri. V. riferiri.
Arriggirari. v. intr. Tornare di nuovo: ritornare.
Arrijittari. v. a. Rigettare, ributtare.
Arrijuncari. met. Raddolcire, abbonire. || rifl. Ricrearsi.
Arriminari. arriminarisi la criatura, quel muoversi ed agitarsi del feto dentro l’utero.
Arriminata. V. pappitaciò.
Arrimiscaturi. verb. m. Colui che rimesta, che butta all’aria ogni cosa.
Arrimmuttari. V. ribbuttari.
Arrinari. T. oref. Il gettare rena vetrificabile su di un pezzo d’oro che si rincuoce, per liberarlo dai cattivi fumi: arrenare (Car. Voc. Met.).
Arrineggiu. V. arrisettu (In Castrogiovanni).
Arringaniari. v. a. Numerare.
Arrintari. v. intr. Spirare cattivo odore, per lo più di muffa: sitare, puzzare. Dicesi delle botti.
Arrinzinutu. V. patitu o patutu.
Arriparari. v. a. L’andare scemando di spessore nello innalzamento che si fa di un muro o simile: rastremare.
Arripàssitu. V. ripassata in senso di burla.
Arripèzzitu. V. arripezzu.
Arripidari. V. ripidari.
Arripigghiamentu. Contrasto (Rocca).
Arririri. V. ridiri.
Arrisagghiari. V. scantari.
Arriscèdiri. Per riscuotere.
Arrisimari. v. a. Ridurre a risme la carta.
Arrisittari. V. ricettari.
Arrisittata. s. f. Il rassettare.
Arrisittatedda. dim. di arrisittata.
Arrisolutu. V. risolutu.
Arrispigliari, Arrispignari. V. arrispigghiari.
Arristatura. V. arristaturi.
Arristaturedda. dim. di arristatura.
Arristinnenza. V. resistenza. || Renitenza.
Arristrinciri. V. ristrinciri.
Arrisucarisi. V. sucari al § 5.
Arriusari. v. a. Usar di nuovo: riusare.
Arrivata. Fine, termine. Onde nun aviri arrivata, non aver fine, non farla finita.
Arrivugghiutizzu. add. Alquanto ribollito.
Arrizzari. (z dolce) V. azzizzari (Trapani). || Colla z forte, quel senso che produce in noi un suono spiacevole, come ad alcuni il sentir tagliare il sughero, il sentire strofinare un vetro ecc.: aggricchiarsi.
Arrizzicaniri. V. arrisinari.
Arsojù. V. corsoju.
Arrubbari. Si dice quando la trottola nel girare va raccattando peluzzi, fuscellini ecc.
Arrugantuni. accr. di arruganti.
Arrumiari. V. arruminari.
Arrunciddicari. V. arrunchiari. || Il succignere un abito.
Arrunchiunari. V. arrunchiari.
Arrunzari. Per arrassari V.
Arrunzunatu. add. Dicesi di vecchio ancora florido, vigoroso: rubizzo.
Arrusatu. add. Di rose: rosato.
Arrusicamentu. s. m. Il rodere: rodimento. || Il rosicchiare: rosicchiamento.
Arrusicateddu. dim. di arrusicatu.
Arrusicatina. V. arrusicamentu.
Arrusumatu. add. Del colore o al modo di rose.
Arruvittatu. add. Nascosto fra’ roveti.
Arruzzulari. intr. Parlare molto e presto: abburattare (Rigutini).
Artè. V. altea.
Articianu. add. Per ingegnoso.
Artigghiuni. Il pungiglione delle api ecc.
Arucula. V. ruca.
Aruni. s. m. T. zool. Sorta di uccello di ripa: nonna.
Arva. V. alba.
Arvina. s. f. Sorta di uva di acini bianco-giallicci, bislunghi.
Arvula. V. garbula.
Arvulu. || – di sangu, nasce nelle siepi, ha foglie ovali o quasi, colorate di sotto: corniolo sanguigno. Cornus sanguinea L. || – velenusu, o di tassu, nasce nelle Madonie, fiorisce in inverno: tasso baccato. Taxus baccata L. || – di s. Filippu. V. abbitu. || – piancenti: salice piangente.
Arvuzzeddu. dim. di arvuzzu. || Prov. quannu ’ngrana l’arvuzzeddu lu massaru è puvireddu, perchè il raccolto non va bene.
Arzari. V. alzari. Arzare ha Nerucci.
Arzenti. add. Ardente: arzente. || Specialmente di vino che picchi: razzente (z dolce).
Arziari. V. àrdiri al § 6 per mordicare, frizzare (z dolce).
Arziuni. s. m. Il frizzare, bruciore: frizzo (z dolce).
Arziusu. add. Che frizza: frizzante, mordicante.
Asari. V sarvari. || V. ausari.
Ascaloi. s. pl. Foglie secche dello aloe ridotte come legno (Da asca e aloi).
Ascessu. s. m. Tumore contenente marcia, postema: ascesso.
Ascinu. s. m. T. zool. Sorta di pianta: anagiride, fava-lupina. Anagyris foetida L.
Asciunnari. V. assajari.
Asciurbari. V. annurvari.
Asciuttu. || vinu asciuttu: vino asciutto (Pal. Voc. Met.).
Ascuntrari. V. scuntrari.
Asempiu. V. esempiu.
Asfissìa. s. f. T. med. Intermissione subitanea del polso, della respirazione e d’ogni sentimento: asfissìa.
Asfissiarisi. v. intr. pass. Patire asfissia.
Asfissiatu, Asfìtticu. add. Colto da asfissìa: asfìttico.
’Aspa. V. gaspa § 2.
Asparu, Aspira. V. àspidi. || fari lu friscu di l’aspira, far un fischio continuo e molesto.
Aspruni. accr. di aspru.
Assà. V. assai.
Assaiari. || culuri chi assaia, troppo vivo: colore che avventa (Tomm. D.).
Assappanarisi. V. vagnarisi.
’Assari. Aferesi di lassari.
Assèntiri. V. sentiri. Ma in poche dizioni, come p. e. fari assentiri, far sentire, far sapere.
Assèttitu. Lo sforzo che la la fabbrica per assettarsi: assetto.
Assiccari. V. insicchiri.
Assiccu. Modo di dire. taliari a siccu, guardare con soggezione e tema.
Assicutaparrini. V. varra.
Assempiu. V. esempiu.
Assièmula. V. nsemmula.
Assiggiari. V. A., Assijari. V. assediari.
Assimigghiari, Assimigliari. Per raffigurare.
Assincirari. v. a. Accertare, certificare.
Assinnari. v. a. Rinsavire: assennare.
Assintinari. V. ammargiari.
’Assira. V. gassina e simile.
Assistata. s. f. Lo assestare: assestata.
Assistatedda. dim. Assestatina.
Assistatina. V. assistata.
Assistinziedda. dim. di assistenza: assistenziuola (Tomm. D.).
Assistuta. V. assistenza.
Assittateddu. dim. del part. assittatu.
Assuccurriri. V. succurriri.
Assularari. V. inastracari. || Far solajo, pavimento: pavimentare.
Assulicchialoru. add. Di terreno esposto al sole: aprico, solatio, assolatìo.
Assumbru. V. orruri (Rocca) (Dal fr. soinbre).
Assumbrusu. add. Funesto, spaventoso.
Assurvizzioni. V. assoluzioni.
Asta. T. agrim. Asta lunga che serve a misurare le lunghezze sul terreno: pertica (Perez).
Astiusazzu. pegg. di astiusu: astiosaccio (Guerrazzi).
Astiuseddu. dim. di astiusu.
Astracu. || vidirisilla di l’astracu: uscirne al pulito, star sul noce.
Astragalu. V. stragalu.
Astrigneddu sarvaggiu. s. m. Sorta di pianta. Prunus spinosus.
Attaccabbarracchi. Nome composto per esprimere un che sempre letiga, contende, si rissa: attaccabrighe, attacchino, attaccalite.
Attacchiarella. s. f. Nervi e carne a lista che formano una parte mangiabile del corpo delle bestie.
Attacciari. V. tacciari.
Attidiari. V. tediari.
Attillicchiatu. V. attillatu.
Attimpari. V. inturdiri. In Cammarata.
Attisana. V. in tavula.
Attisari. || – l’oricchi V. in affilari.
Attrantumi. V. strinciuni. In Modica.
Attruzzari. V. truzzari. || V. mmattirisi.
Attu. fari attu, far gesto: dar accenno, far cenno, dar di bruscolo.
Attuatu. V. attugatu.
Attugatu. add. Elegante, bello. Quasi dire come colui che è togato.
Attugghiari. V. grattigghiari. In Siracusa e Modica.
Attunari. v. a. e intr. Dar il giusto tono: intonare. || Detto del cielo, serenarsi (Pitrè).
Atturdari. V. inturdiri. In Cammarata. || V. anco attistari.
Atu. V. autu.
Auru. V. agru. (Macaluso-Storaci).
Austinarisi. V. ostinarisi.
Austu. V. gustu.
Austusu. V. gustusu.
Autamilia. V. arcimisa.
Autru || essiri cull’autra, esser ubbriaco. In Aci. ’n’atr’annu: quest’altro anno, l’anno venturo.
Autuliddu. dim. di autu: altino.
Avantirazzu. L’altro ieri: jer l’altro.
Avanzu. || vuliri l’avanzu: voler rifatto il resto.
Avarari. v. intr. Cascar da un lato, voltare cadendo da un lato. In Cammarata.
Avaritutini. V. avarizia.
Avimmaria. La sera alle ventiquattro: l’avemaria. Per l’orazione che soleasi cantare suonando quei tocchi detti pure avemmaria a quell’ora.
Aviri. || Prov. unu mentri avi è salutatu; chi ha della roba ha de’ parenti. || avirili, cioè gli spiriti, esser invasato. || aviri di lu pazzu, e simili, esser un po’ pazzo ecc.: avere dello scemo, del pazzo ecc. || avirinni di una cosa, o p. e. avirinni di lu minchiuni, come sopra: sentire di alcuna cosa.
Avogghia. || avogghia di caminari, di ridiri ecc.: ha tempo a...
Avraciu. V. abbraciu.
Àvutu. V. autu e simili.
Avvampalauri. V. avvampalavuri. || Sorta di uccello: storno volgare. Sturnus vulgaris L.
Avvampari. Menare smanie, svampare.
Avvampuliari. freq. di avvampari.
Avvicinnata. s. f. Lo avvicendare.
Avvinatu. Color del vino: avvinato, vinato.
Avvintari. V. abbintari.
Avvintrari. v. intr. Pensare sol al ventre (Verdone).
Avvisiceddu. dim. di avvisu: avvisino, avvisuccio, più vilificativo (Tomm. D.).
Avvurpari. v. intr. Divenir volputo, dicesi del grano: involpare (Perez).
Azzaccagnari. V. azzaccanari. || Per appuzzari V. || Intristire, esser infermiccio.
Azzancarcari. V. azzaccanari.
Azzannari. Contraddire. || – lu discursu, stornarlo.
Azzanni. V. ancorchì (Caltanissetta).
Azzappuliari. V. zappuliari.
Azziccari. Insistere in chicchessia.
Azzicchïari. V. addìiri.
Azziddarisi. V. sbiguttirisi.
Azzinnatu. V. scannaliatu.
Azzuccari. Dar dentro, azzeccare, aggiustare p. e. busse e simili.
Azzudurarisi. V. azzuddararisi.
Azzuttari. Tuffare.
B
Babbanazzu. pegg. di babbanu.
Babbaneddu. dim. di babbanu.
Babbaluciuni. Per cornuto.
Babbasuneddu, dim. di babbasuni.
Babbiari. v. intr. Far l’allocco, lo sciocco: allocchiare (Giuliani). V. babbaniari.
Babbitutini. V. babbaria: citrullaggine.
Babbuni. accr. di babbu.
Baccariari. Per ciarlare.
Bacchetta. || – di cira di Spagna: cannello di ceralacca, bacchettina (Perez).
Bacicia. V. buttana.
Badda. || comu ’na badda di sivu, o nsivata, dicesi a chi è grasso di molto: grasso e rotondo come una balla di cera (Giuliani), grasso che lustra.
Baddaturi. Per scaccheri V.
Baddazza. pegg. di badda. || Ad uomo panciuto e tozzo: tappo da botte, batùffolo.
Baddera. s. f. Strumento d’acciaio entro cui si fondono le palle da schioppo ecc.: pallottiera. V. anco badderi.
Baddiari. Pallare (Perez).
Baddiata. V. pitruliata. Però fatta con palle di rena. In Licata.
Baddocculu. s. m. V. maddoccu: rociolo, pallòccoro.
Badduna. accr. di badda.
Badduni. V. badduzza al § 2.
Baduina. s. f. Asina. All’Etna.
Baganiari. V. sfragari.
Bagnu. Così a Noto per paggiu V.
Bajata. V. baja.
Balataru. || Prov. a cu’ havi guastu lu balataru ogni cibbu pari amaru, o lu zuccaru cci pari amaru: a gusto guasto, non è buon alcun pasto.
Balatuni. Cantone più grosso della così detta tistetta.
Balestra. || – di la toppa: la molla.
Baletta. s. f. Sorta di stecca con cui si cacciano le bocce nel giuoco così detto della ragogghia V.
Ballafrii. V. millafrii.
Ballicedda. dim. di balla.
Bambarriccia. V. meli d’apa. In Licata.
Banca. || banco su cui l’orefice o l’argentiere lavora: tavolello.
Banchetta. V. marciapedi.
Bancunata. Nelle zolfaje, sono i muri dei calcaroni.
Bancuni. Tavolone molto spesso, per farne dei lavori: pancone.
Bannilora. || – di lumi: paralume: ventola.
Banniredda. dim. di bannera: bandierina, bandieruccia (Tomm. D.)
Bannò. s. m. Veli o drappi che le donne portano in capo, come altri ornamenti simili: bende pl. Voce francese (Perez).
Bannuliggiu. s. m. Aggiramento, inganno: bindolerìa.
Barattu. Per treccheria || dari barattu, render pan per focacia. || tirar barattu, far la camorra; o barattare con frode: far la barattina.
Barbanti. s. m. Sorta di pelle concia da scarpe: vitello.
Barbetti. V. varvitti.
Bària. V. nurrizza. Più vicino all’italiano.
Barraccusu. V. sciarreri.
Barra-frusca (A. modo avv. Alla carlona, alla buona (Rocca).
Barriari. Fornire di sbarre.
Barridana. V. in oliva.
Barru. T. torn. Bastone orizzontale su cui il tornitore appoggia la mano e il ferro con cui lavora: appoggiatojo.
Barruneddu. dim. di barruni. || Per barra di seggia V.
Barrutu. add. Indurito: intostito.
Barsalona. s. f. Sorta di drappo nobile, antico.
Barsamita. V. balsamita.
Basa. V. vasa.
Basca. || veniri basca, rabbiarsi: tirar giù buffa.
Bascia. s. f. Sorta di danza antica (forse).
Basiliscu. T. bot. Pianta di fusto solido, diritto, midolloso, striato, superiormente ramoso a pannocchia, i rami alterni opposti e quasi a verticillo; le foglie radicali numerose, le foglioline scabre. Nasce nelle selve montuose, fiorisce in maggio e giugno. Opoponax chironium L. || Grosso cannone antico: basilisco.
Basinicuni. V. basilicò.
Bastarda. Mucchio di paglia nelle aje divisa dall’altra paglia, perchè composta delle sole pule o polvere.
Basta. || nun diri mai basta, per l’ingordigia: non dir mai basta. || Nel senso di, e nient’altro, p. e. du’ cammisi e basta: due camice e basta. || basta chi è, pur che sia: basta che sia (Rigutini). || Intercalare proprio del racconto, ecc. p. e. basta, murìu ca paria ecc.: basta, sbasì che parea proprio (Lori).
Bastiunari. v. a. Munire di bastioni: bastionare.
Bastiuni. Detto di donna alta, grossa, grande: castello, pezzo da catasta ecc. (Tomm. D.).
Bastivuli. add. Bastevole.
Battafocu. V. infucu.
Battali. V. vattali.
Battenti. s. m. Arnese di ferro appeso alla porta per picchiare: picchiotto.
Battiscuma. s. m. Arnese per far montare la panna del latte: palloncino.
Battisimu. aviri battisimu o du’ jidita di battisimu, aver giudizio.
Battituri. V. battenti. Appendice stesso.
Baturru. V. panturru. Nel Trapanese.
Bàuna. V. bagana.
Bavarisi. s. m. Quegli addetti a guardare le porte della città pel dazio: dazino. Così detti perchè, nella rivoluzione del 1860, i soldati Bavaresi che il Borbone teneva in sostituzione dei disciolti Svizzeri, nello sgomberare Palermo, lasciavan tanti effetti di vestiario quanto il nuovo Municipio ne vestiva le prime guardie daziarie.
Bavornia. V. lavornia.
Bazzariari. v. a. Rivendere, barattare. || Barare, treccare.
Bazzilletti. V. tisticuli.
’Bbuccari. Aferesi di abbuccari V.
Beccaccinu triugni. s. m. T. zool. Sorta di uccello: calidra (Caglià).
Beccu. Parte del clarinetto che si pone alla bocca: becco (Perez). || – tortu, sorta d’uccello: crociera (Caglià).
Beccuficu. V. beccaficu. || – di siminati: forapaglie. || – di margi. V. vranculiddu. || – di maju: beccafico di padule. || – russu: forapaglie castagnuolo (Caglià). || – grossu: bigia grossa.
Beddu. Nel mentre, in quello, in sul bello, proprio quando ecc., p. e. beddu quannu io mi stava mittennu ecc.
Beduina. s. f. Cappotto donnesco come quello usato dai Beduini.
Bella. Esclamazione ammirativa o anco ironica. || oh chista è bella, maniera anche di esclamare: oh questa è bella!
Beni. || Prov. li beni di fortuna, sù mutabbili comu la luna: beni di fortuna passano come la luna.
Bèniri. Per beni, nella frase vuliri bèniri; il popolo ne ha fatto una sola voce, quindi un verbo || Per vèniri.
Berba. s. f. Canaglia. Forse corruzione di plebe (Pitrè).
Berlina. Speciale foggia di carrozza aperta: berlina (Pitrè).
Bi. V. vi o ivì.
Biancuspinu. V. azzalora sarvaggia (Perez).
Biccarruni. V. beccu. In Canicattì.
Bicchineddu. dim. di bicchinu.
Bicchinu. s. m. Colui che seppellisce i cadaveri: becchino.
Biddacazza. pegg. di biddaca: chiavicaccia.
Biddiceddu. V. biddicchiu: bellinello (Rigutini).
Biddizza. la biddizza senza modi nun vali un granu: la beltà senza la grazia è un amo senza l’esca.
Biffiggiari. V. biffiari.
Bigghiolu. Per sproposito.
Biggiacca. V. buggiacca.
Biglia. s. f. Buca del bigliardo: biglia.
Bilanceri. s. m. Quella parte dell’oriuolo posta in bilico e in comunicazione colla serpentina, di cui modera il movimento: bilancia (Perez).
Bilancineddu. dim. di bilancinu.
Billazzu. add. Si dice di uomo giocoso, sollazzevole, allegro: piacevolone, schiassone, celione, celioso (Nerucci).
Billiari. v. intr. Andar attorno facendo il bello, l’asino. || Perder il tempo badando a nulla: gingillarsi.
Billittuni. V. millittuni.
Billizza. chi billizza! che bella cosa: che bellezza!
Binidittu. add. Benedetto. || tuttu bonu e binidittu, si dice quando si loda chicchessia o checchessia, quando si approva, e simile.
Biri. V vìviri (Pitrè).
Birimpillu. V. stravaganti.
Birrina. V. virrina.
Birrinu. V. purrettu. In quel di Trapani.
Birrittu. V. purrettu. Nel Messinese.
Birriuna. add. Di sorta di ciriegia.
Birriuni. V. birritta. || V. coppu.
Biscornia. s. f. Specie di incudine a due corni: biscornia.
Bisognu. || Prov. lu bisognu fa sentiri a li surdi: il bisogno fa trottare la vecchia.
Bisolu. Per buzzolu V. Nel Messinese (Caglià).
Bissinari. V. piditari.
Bisugnu. V. bisognu. Così nel Caltanissettese.
Biunnitteddu. dim. di biunnettu V.
Biunnulidda. V. biunnuliddu al § 2.
Bizzì. V. abbeccè (zz aspri).
Bletta. V. gira. Nella Provincia di Caltanissetta.
Bloccu. Il masso di marmo da cui ricavasi l’opera in iscultura: blocco (Perez).
Bo. V. bua. || Sorta di grossa barca. || Per bonu. Onde e bò, e bene, e già, e sì.
Bo-bo. V. ala ò.
Bòddaru. Per vozzu V. || fari boddaru, frodare alcuno, non pagare: frecciare, bollare.
Bonaentu. Voce composta di bona jentu o genti. Lo dicono nel Trapanese per chiamare alcuno: bonomo, quell’omo.
Bonizza. s. f. Astratto di buono, bontà; ma per sanità: benezza (Giuliani).
Bontò, Bontonu. Voce francese per indicare la grandigia, l’aria signorile del trattare, del vestire, V. sciccardarìa. || di lu bontò, detto di uomo o cosa, dell’alto rango, dell’alta società.
Bonu. s. m. Abbonamento di un conto: abbuono.
Bonu. add. || fari la bona, condiscendere, passarla: menarla buona. || Prov. boni li fazza Diu, ca lu restu lu fazzu iu, si dice de’ figli.
Bonvegna. V. benvegna.
Boraceri. s. m. Vasellino dove gli orefici ripongono il borace: boraciere.
Bordò. s. m. Sorta di vino proveniente dalla città di Bordeaux in Francia.
Botta. || sutta la botta, subito: di botto.
Botti. V. tara.
Bottu. || finiri cu lu bottu, finir male.
Bracciali. V. braccianti (Rocca).
Bracciami. V. pirciali.
Brachittuni. V. vrachittuni.
Brancari. V. abbrancari.
Brancicaloru. s. m. T. zool. Sorta di piccolo uccello: murajuolo, abbriccagnolo, rampichino.
Branzari. v. a. Lanciare.
Brattu. V. scravagghiu.
Bribbina. V. verbena.
Brillantaturi. s. m. T. oref. Artefice che dà opera allo sfaccettamento dei diamanti o di altre gemme: lapidario.
Brinzalora. s. f. Leggiera pioggia, pioggerella.
Brirò. V. bridò.
Brisciola. V. bruciola.
Brivatura. V. abbiviratura.
Brò. s. m. Freno che si mette in bocca al cavallo, più leggiero della briglia: frenello (Perez).
Broccia. V. furchetta.
Brocia. V. sprìa.
Brodu. || – lisciu: brodo lungo.
Brogna. fig. Naso grosso: nappone.
Brosceri. V. boraceri.
Brucara. V. erva di maisi.
Brucchicedda. dim. di brocca: brocchina (Guerrazzi).
Brucchiricchiu. dim. di bruccheri (Comes).
Brucciuni. s. m. Forchetta a due rebbi (Caglià).
Brucculina. s. f. La pianta nascente del cavolfiore.
Bruceri. V. boraceri.
Brucu. V. bruca.
Brudu. Idiotismo per brodu V. Così nel Caltanissettese.
Bruma. s. f. Animaletto di mare che rode sott’acqua i vascelli: bruma (Perez).
Brunettu. || Prov. è megghiu ’na brunetta grazziusa, ca ’na bianca dissapita, secondo i gusti!
Brunittolu. V. brunitteddu.
Brusillinu. s. m. Panno, lana sottile. Forse Venuto da Bruxelles in Belgio.
Bruttareddu. V. bruttuliddu.
Bruttazzu. accr. e pegg. di bruttu: bruttaccio.
Bruttu. || veniri a li brutti, venire alle cattive.
Bruvacia. V. biddaca (Rocca).
Bruzzulina. V. brunzullina. || Crataegus oxyacontha L. Spino bianco.
Buarazza. s. f. T. zool. Sorta di uccello: marino pescatore. || – a pedi bianchi: zafferano mezzomoro (Caglià).
Bucceri. Vaso come fiasco con cui i marinai bevono.
Buccetta. s. f. Piccola bottiglia per acque di odori o simile: boccetta.
Buccheri. s. m. Il coperchio dei barili di sardelle.
Bucchinu. Piccolo emisfero concavo di metallo, di avorio, o di legno, forato nel mezzo che serve per intonar il corno, il trombone ecc.: bocchino (Perez).
Bucciata. V. ammuttuni (Rocca).
Buccittina. dim. di buccetta: boccettina.
Buciaredda. V. spica. Così nel Trapanese, corruzione di bruciareddu.|| trimari comu li buciareddi, V. in fogghia.
Buddaci. Per spia V. Nel Messinese.
Buddicu. V. viddicu.
Bufaia. Sorta di grano gentile.
Bufalunazzu. pegg. di bufaluni. || Grassottone. || Buaccio.
Buffazza. pegg. di boffa.
Buffulittuni. V. muffulittuni.
Bugghia. V. buggiacca al § 3.
Buggiardeddu. dim. di buggiardu (Rocca).
Bujaru. V. vujaru.
Bulèstrici. s. pl. Sorta di rete da pescare.
Bulìu. || acchianaricci lu bulìu, saltargli la mosca al naso.
Bulla. Per burla (Pitrè).
Bumma. Il frutto d’onde si trae il cotone.
Bummularu. s. m. Facitore di bombole. || Chi parla presto (Rocca).
Bùmmulu. met. Soro, sciocco. In S. Giovanni.
Bunellu. || cu lu bunellu, colle buone.
Burbuttiari. V. barbuttari.
Burdunaru. Vetturale.
Burduni. Si dice del ficodindia non maturo. E anco della mandorla. || Dicesi delle canne o corde degli strumenti musicali, che dan sempre lo stesso tuono nel grave: bordone. || teniri burduni, seguire a fare ciò che altri fa: tener bordone.
Burduniari. V. buffuniari.
Burgisi. S’intende più comunemente il contadino agiato. || a la burgisa, doviziosamente.
Burraschiari. Burrascare (Giuliani).
Bursa. || – pasturi, T. bot. Sorta di pianta a fiori bianchi: borsacchina, erba raperina, borsa pastore. Thlaspi bursa pastoris L. Busciunetta. V. in oliva.
Busera. V. gassina. Però quella fatta di busa V.
Busicchiari. v. intr. Affannarsi nel coito, come il cane che non arrivi a coprir la cagna. Nel Trapanese.
Bussari. V. tuppuliari (Pitrè).
Bustu. Per cileccu. In Nicosia.
Bussulottu. V. tisticulu.
Busunettu. Vasetto con manico fermo, ad uso di farvi scaldar acqua: bricco (Perez).
Busuni. La freccia della balestra da salassar le bestie. || Il rigoglio delle piante. || La parte più alta dell’arco, delle volte, l’altezza quanto monta: rigoglio.
Buttafarrusu. add. met. Uomo valente, da ciò, che non si lascia chiappare. Che ha i buttafarri.
Buttana. add. V. gnestra.
Buttiari. Quel dolore che fa quando enfia una parte del corpo, come a colpi: martellare.
Buttina. s. f. Stivaletta. Dal Fr. botte: stivala.
Buttunera. s. f. Pezzo di acciaio di forma a un dipresso cubica, sur una faccia del quale havvi uno o più incavi per far globetti, perline ecc. bottoniera (Perez).
Buttuni. || – di gaddu, V. rutularu, V. curnetta.
Buturnu. V. aruni.
Bùzzara. s. f. V. tisticulu. || aviri li buzzari, esser in gangheri. || allianarisi li buzzari, distrarsi dalle noje o dispiaceri. || Bizza. || acchianaricci li buzzari, rabbiarsi.
Buzzarusu, Buzzarutu. V. vuzzarusu.
Buzzèu. V. abbeccè.
Buzzicusu, Buzzutu. V. vuzzarusu.
C
Cà. Vale cu a: con la, p. e. cà so vucca: colla sua bocca.
Cabbaliari. v. a. Investigare per via di congetture. || Fantasticare.
Càbbula. V. cabbala.
Cacalatummula. V. cazzicatummula (In Licata).
Cacanzica. V. cicala.
Cacapalu. s. m. T. zool. Sorta di uccello: stiaccino.
Cacapanaru. V. cacaruni, nel senso di vigliacco.
Cacari. v. a. In ischerzo è spregio per partorire: scodellare un figliuolo.
Cacasgroppu. V. cacanidu.
Cacasipali. V. cicchitedda. || – niuru: occhio cotto sardo. || – russu: magnanina (Caglià).
Caccialipecuri. V. pastureddu (Appendice).
Cacciapaddi. V. scupittati.
Caccioffula. V. cacocciula.
Cacciriari. v. intr. Il balzellare che fa la trottola la quale abbia la punta non retta (In Taormina).
Cachera. V. culu.
Caciularu. V. casularu.
Cacucciula. V. cacocciula (Nel Caltanissettese).
Caddarizza. V. gaddarizza.
Caddemi. V. gaddemi.
Caddiari. V. pugnïari.
Caddusu. s. m. V. catusu. || add. Grasso, pinzo.
Càdiri. Prov. ’un aviri unni cadiri e muriri, esser povero affatto. || cadiri la scala, colla ellissi del di, cadere per o dalla scala: cader la scala. || si ti sonni ca cadi sagnati, regola medica popolare.
Caduta. s. f. Per conchiusione p. e. dopo che uno ha parlato, l’altro dice: la caduta? cioè, la conchiusione del tuo discorso? la caduta della tua parabola? (Così in Salemi).
Cadutu. Debole, estenuato: ricaduto. || Divenuto povero da ricco.
Cafariari. V. camuliri. || Bucacchiare (Rocca).
Càfaru. V. vacanti.
Cafè. || – sarvaggiu: ligustro. Ligustrum vulgare L || – sicilianu. V. spinapurci.
Caffuddari. Schiaffare.
Cagna. Malattia degli agrumi, per cui intristiscono.
Cagnulazzu. pegg. e accr. di cagnolu.
Caiddiari. V. quariari.
Càiddu V. cauru.
Cailledda. dim. di cajella.
Cailluni. accr. di cajella.
Caju. s. m. Nome generico da sostituirsi per dire un nome qualunque di persona: Cajo.
Calà. V. calai (In Licata).
Calabbrisi. Lavorante, venuto dalle Calabrie.
Calamarazzu. pegg. di calamaru.
Calamareddu. dim. di calamaru.
Calamaru. s. m. Livido che si fa attorno gli occhi per varie cause: pesca, occhiaja, calamaro (in Siena).
Calamita. Il condottino dietro il fornello per tirar il fumo.
Calamu. calami chiamansi gli stracci di lana scardassata.
Calandri. s. pl. Quei fili pendenti da un telajo di legno collocato orizzontalmente sul modello in gesso che lo scultore ha da copiare sul marmo, che servono a indicar fin dove debba penetrar lo scalpello o la subbia: perpendicoli (Perez).
Calasciuni. Contrafforte che si mette dietro le porte per tenerle chiuse con sicurtà (Rocca).
Calata. Fallenza; avvilimento. || fari calata, riuscir in nonnulla: dar in ciampanelle.
Calateddu. dim. di calatu.
Calatusa. V. sciddicata.
Calavàniu. V. calvariu (In Licata).
Calavrisottu. dim. di calavrisi. || Per donninnaru.
Caliari. Per atturrari (In Licata).
Caliaturi. Per atturracafè (In Licata).
Calicascinni (A. V. scarricacanali (a. (In Licata).
Caliceddu. dim. di calici.
Caliscindi. V. lucchettu: saliscendo.
Callura. V. calura.
Caloma. dari caloma, propriamente il mollare le funi delle reti. || met. Dar retta.
Calumidda. V. camumidda.
Calunia. V. calunnia al § 2. || pigghiari calunnia, pigliare pretesto.
Calureddu. dim. di caluri: caloruccio.
Camètriu. V. camedriu.
Camèu. Per zorbu V.
Camilluni. s. m. T bot. Sorta di pianta. Carlina acaulis.
Caminatureddu. dim. di caminaturi.
Caminaturi. verb. m. Che resiste a camminare: camminatore (Rigutini).
Cammara. – di livanti, uno degli spartimenti della rete da tonni: la camera di levante. || La estremità posteriore dell’anima della canna da fucile: camera.
Cammaratu. Parlando di parassiti animali, come zecche ecc., diconsi quelli che han già succhiato del sangue, e poi sonosi staccati.
Càmmaru. add. Dicesi del giorno in cui si mangia di cammaru (di grasso): grasso.
Cammiari. – unu, succedergli, rilevarlo: scambiare uno.
Cammici. Per cammisa V. (In Nicosia) (Verdone).
Cammisa. fari la cammisa, ungere le pareti delle casse dove va posto lo zolfo liquefatto.
Cammiscia. Così nel Messinese per cammisa V. (Caglià).
Cammisuleddu, dim. di cammisa.
Campa. s. m. Quella che rode le biade: tignuola. Thinea granella L. || – di cuttuni: bruco del cotone. Noctua gossipii L. || – di li viti: gorgoglione. Cryptocephalus vitis L. || – di l’olivi: ilesino. Hylesinus olcene Job. || Per lucro, guadagno, campamento.
Campagna. jittarisi a la campagna, darsi bandito, fuggirsene per le campagne a far il malfattore: gettarsi alla macchia.
Campana. s. m. Fogna a volta: bottino a smaltitojo. || stari ’n campana, star perplesso.
Campanareddu. dim. di campanaru: star perplesso.
Campanaru. V. pupu cull’ovu. || Nelle zolfaie è quella parte della cava sotterranea il cui tetto sia di terra motosa, facile a sprofondare, che è prima dello zolfo.
Campari. || – ad unu, attivamente: campare uno (Rigutini). || – di ventu, vivere con poco: campare d’aria o di spirito santo.
Campu. fari campu, far largo, come il far piazza del Busone. || Per campa (In Messina).
Campuniari. v. intr. Campare stentatamente: campacchiare.
Cannula. – di l’argentu abburatu, cavità rimaste nel lavoro di getto, prodotte da bolle d’aria: pùliche, pl.
Cannuliatina. s. f. Il tarlare.
Camurrusu. add. Nojoso, uggioso, molesto.
Camusciari. v. a. Dar la concia del camoscio: Camosciare.
Camusciata. s. f. Il camosciare: camosciatura.
Canadà. s. m. Sorta di tabacco. Forse venuto prima dal Canadà, regione dell’America settentrionale (Rocca).
Canalaru. Tegolajo.
Canalicchiuni. s. m. Scarpello arcuato che usano gli scultori in legno: scarpello a forcella (Perez).
Canapignu. add. Di canape, simile a canape: canapino.
Cancariari. Arrabbiarsi: ingangherare (Giuliani). || Gridare, bofonchiare.
Canciari. v. intr. Subire malìa o influsso di maliardi.
Canciatina. s. m. Cambiamento.
Canciatu. Ammaliato, stregato.
Canciavota. V. votacanciata. || Per giravolta (Pitrè).
Cancidduni. accr. di canceddu. Cancellone ecc.
Cancidduzzu. dim. di canceddu.
Canettu. V. caniscu.
Canfararu. s. m. Chi va raccogliendo cantaride.
Canfarunata. V. carcagnata (Appendice).
Canguli. s. m. pl. Castagne secche. È anco add. Si chiamano così quelle arrostite: le caldarroste, le bruciate. Gr. Καγγανα: secco.
Cani. Prov. mortu lu cani finisci l’arraggiu, tolta la causa cessa l’effetto: morta la serpe finisce il veleno. || a cani vecchiu rugna: allo zoppo grucciate. || comu lu cani di vuccirìa, ’nsanguniatu e mortu di fami, che pare che debba avere e non ha. || nun c’è cani senza patruni, lo dicono anche in senso politico. || jittarinni a li cani, esservene in sovrabbondanza.
Caniatu. Idiotismo terminese, per cugnatu V.
Canina. s. f. Sorta di uva e vite.
Canna. s. f. Canna con un moccolo in cima per accender i lumi in alto: accenditojo. || – masca, sorta di grano (Lavia) || Prov. canna torta, pisci porta, lo dicon i pescatori, poichè quando è preso il pesce, pel suo peso, la canna a cui è attaccato l’amo, si curva.
Cannaci, Cannaggiu. V. canali. || curriri a cannaggiu: a sgorgo (Rocca). || cannaggiu è anco ritornello o coda che si fa a certe canzoni popolari.
Cannaluni. V. canaluni. || V. catusu (In Licata).
Cannamaru. V. cannavaru.
Cannaruzzata. s. f. Stretta di gola.
Cannaruzzuneddu. dim. di cannaruzzuni. || Sorta di pasta: cannoncino.
Cannaruzzuni. accr. di cannarozzu. || Sorta di pasta grossa: cannoncione. Se poi è rigata: sedani.
Cannatu. s. m. Soffitto di canne: cannicciato.
Rocca).
. s. m. Colui che raccoglie, assetta o vende canapa: canapajo (cannavazzu (Pitrè).
. pegg. dicannavazzu.
. accr. diCanniatu. V. cannatu (Appendice).
Cannicciola. V. cannizzola e simili.
Canniledda. V. cannilicchia.
Cannilera. s. f. Sorta di dianto: asfodillo. Asphodelus ramosus L.
Cannizza. In Messina per cannizzu V.
Cannoccia. s. f. Canna nè grossa nè fina, mezzana.
Cannolu. a cannolu: a sgorgo. || cannolu per lasagnaturi V. (In Licata). || – di morvu, il moccio che scola dal naso.
Canonacu. a sona canonacu V. sonacanonacu (Appendice). || Per rugna V. (In Morreale).
Cantari. ’n cantannu ’ncantannu, subito.
Cantastorii. Colui che va cantando storie: cantastorie.
Cantiddu. Un po’ di pane tagliato dalla estremità, o dalla superficie: cantuccio.
Cantrampòla. V. cantamplora (In Messina) (Caglià).
Cantu. da cantu: accanto, p. e. vatinni ’n celu da cantu all’ancili. || cantu cantu, remoto (Pitrè).
Cantunazzu. V. stracasu.
Cantuni. è cantuna V. toccamuru (a. || Sasso informe ancora (In Siracusa).
Canuzzu. canuzzi V. crapuzzi in crapuzza al § 2.
Canzaru. s. m. Scarpa formata da un pezzo di pelle legata al piede.
Canzaruni. accr. di canzaru.
Canzu. s. m. Sito dove si deve fabbricare una casa.
Capa. s. f. La principale.
Capiddata. s. f. Zuffa, accapigliamento.
Capiddina. V. cucucciuta (In Catania).
Capidduteddu. dim. di capiddutu.
Capizzuteddu. dim. di capizzutu, V. tostu.
Capòzzula. V. cacocciula.
Cappeddu. cappeddi, chiamasi il ceto dei galantomini o civili; onde il prov. di cappeddi e malu passu, dinni beni e stacci arrassu, troppa cattiva idea dei galantuomini. || add. di (coffa) gabbia da strettojo o simile, è la testa od ultima che sta imposta a tutte.
Cappillera. V. cappiddera.
Cappottu. s. m. tagghiari lu cappottu, V. furficiari.
Cappuccina. s. f. Capperuccio contadinesco o da vetturale appiccato ai loro saltambarchi: capperone. || Per cappuccinata V.
Cappuccinata. s. f. Quella parte del tetto che sporge fuori dal muro: gronda.
Capu. – buccheri, fra i mietitori è il primo di essi, dietro cui seguono in fila gli altri. || – spata, l’ultimo, come sopra.
Capuccia. V. scapularu (In Licata).
Capucura. s. m. Colui fra i mietitori che è l’ultimo della riga in cui son disposti.
Capui. V. capuni (Idiotismo di Nicosia).
Capulata. s. f. Così appellasi in alcuni luoghi di Sicilia il melinfanti, più grosso però, e supposto che debbano essere per la loro grossezza capuliati (Pitrè).
Capuliata. s. f. Il battere, il tagliuzzare.
Capuliatedda. dim. di capuliata.
Capuliateddu. dim. di capuliatu.
Capuliatina. V. capuliata. Zuffa, accoltellamento, macello.
Capuliatura. s. f. Il tritare, tritamento. |Il battere la carne.
Capurali. – di li spirdi, esorcizzatore.
Capurrasi. V. cabbarasi.
Capuspata. V. in capu (Appendice).
Caputastu. s. m. Piccolo pezzetto d’ebano o di avorio a capo della tastatura degli strumenti d’arco: capotasto (Perez).
Capuzzata. s. f. Movimento col capo.
Capuzziamentu. V. capuzziata.
Capuzzuni. V. cazzicatummula. Propriamente: capitòmbolo.
Cara. Per facci V. Dante da Majano ha: distretto sia da vostra gentil cara.
Carabbòzzula. V. carabbozza.
Caracarà. V. suppilu ecc. (In Valledolmo).
Caracò. s. m. Tela bambagia: bambagino.
Caracozzu. s. m. Terreno cattivo, ingrato.
Carapei. V. canapè. Propriamente sedile.
Caravedda. V. caravella.
Carbunaru. V. ghiummaloru (In Messina). Sorta di uccello.
Carcagnata. s. f. Colpo col calcagno.
Carcagnolu. Tutta la parte del ginocchio in giù del montone, agnello, porco ecc., spiccata dall’animale: peduccio (Perez).
Carcapaddi. V. scupittuni.
Carcapintu. s. m. T. zool. Sorta di uccello (In Licata).
Carcarata. s. f. Quanto cape o si cuoce in una volta nella carcara: fornaciata.
Carcarazzedda. s. f. Sorta di uccello: balia (Caglià) (In Messina).
Carcarazzu. s. m. di carcarazza V.
Carcariata. V. carcarìa.
Carcaruna. accr. di carcara. Specialmente quelle delle zolfaie.
Carcarunu. Idiotismo per qualchedunu V.
Carcatizzu. s. m. T. bot. Sorta di pianta erbacea: logliarello. Lolium perenne L.
Carcazziari. V. pistari.
Carcimina. V. parciminu.
Carciòfala. V. cacocciula.
Carcugliuni. add. Di cuor cattivo, malevolo.
Càrcula. V. calcula. || Quella del tornitore: asta.
Cardaciari. v. intr. Prudere.
Cardamentu. V. cardacìa, per prudere, pizzicare.
Cardata. V. cardacìa, per noia, molestia.
Cardiari. V. cardari.
Carduni. s. m. aviri lu carduni, covar odio contro alcuno.
Cariceddu. V. caruliddu.
Carina. Per augurio.
Carinusu. add. Augurioso.
Cariri. v. intr. Esserne privo. Lat. carere.
Caristia. Prov. a tempu di caristia dunami pani e comu sia sia: in tempo di carestia pan vecciato.
Carizza. V. carizzìa.
Carizzotta. dim. di carizza: carezzoccia.
Carnalmenti. Prov. cu’ vivi carnalmenti nun dura lungamenti: chi vive carnalmente non dura lungamente.
Carni. Prov. cu’ nun po’ manciari carni vivi brodu, chi non può aver di meglio, si contenti di ciò che può: chi non può far come vuole, faccia come può.
Carnilivarata. V. carnivalata.
Carnilivari. s. m. Sciocco, baccellone.
Carnuteddu. V. carnuseddu.
Carognu. V. carogna.
Carpa. s. f. Copertura in generale. || Quella di una capanna. || – di rugna, quando tutto il corpo è pieno di essa.
Carpisari. V. scarpisari.
Carpitazza. pegg. di carpita.
Carpiteddu. V. fadali (In S. Giovanni).
Carpituni. accr. di carpita.
Carrabbau. V. cuda longa (In Lentini).
Carrabbedda. T. zool. Uccelletto che suol fare il nido sospeso alla estremità dei rami: fiaschettone. Parus pendulinus L.
Carrabbuzza. V. carrabba (Pitrè).
Carramaturi. s. m. Bastone da bacchiare: bacchio.
Carramanu. s. m. Pioggia forte e breve: rovescione d’acqua.
Carramiata. s. m. Quantità di cose cascate violentemente con furia.
Carramuneddu. s. m. T bot. Sorta di pianta che ama le terre siliciose: cipressina. Euphorbium cyparissias L.
Carrata. s. f. Orma che lascia la ruota dei carri: rotaja.
Carratu. add., Carri-carri. modo avv. Angoloso. Quasi dire quadrato. || V. quatratu. Più vicino al Fr. carrè).
Carrichera. s. f. Arnesino che serve a misurar la carica dello schioppo: misurino. || Per caricatura.
Carricuna. accr. di carrica.
Carricuni. accr. di carricu. || a carricuni, dicesi del vento che viene a forti solate, a sbuffi.
Carrozza. – di patruni, quelle non di affitto.
Carru. Prov. cu’ fa lu carru lu sapi disfari: chi fa il carro lo sa disfare.
Carrubbedda. V. primavera. Sorta di uccello (In Castrogiovanni).
Carrucci. s. m. Osso tenero
Carruga. s. f. Insetto che infesta i cereali: melolonta. Melolonta agricula L.
Carruni. s. f. Dicesi di uomo disfatto per vecchiezza: decrepito. || Acciaccato.
Carruzzazza. pegg. di carrozza.
Carruzziari. Far codazzo. || Detto del tacchino quando gonfia e rizza le penne: far la ruota.
Carruzzineddu, dim. di carruzzinu.
Carruzzunazzu. pegg. di carruzzuni.
Carruzzuni. Muro grosso, diritto che nelle zolfaje serve di guida là dove entra poi lo zolfo liquefatto.
Carta. ’n carta, dicesi di ferro tagliente, V. cartiatu. || – di pezza, carta di cenci. || serviri pri carta di spezzii o di strazzu, non aver vaglia. || essiri ’na carta e ’na figura, esser uguale: esser due gocciole.
Cartata. Quel rossore che sale alle guance per pudicizia o altro.
Cartedda. vinniri carteddi vacanti: farsi onore del sol di luglio, abbellirsi di cosa per cui non si sia lavorato o pensato. Gr. καρταγγος: corbello.
Cartiatu. add. Di ferro tagliente, affilato come carta.
Cartuccedda. dim. di cartuccia.
Caruliddu. dim. di caru: caretto, caruccio (Nerucci).
Carusaru. V. picciriddaru.
Carusata. V. picciriddarìa.
Carusazzu. V. picciriddazzu.
Carusiddu, Carusuneddu. V. caruseddu (Nel Caltanissettese).
Carusuni. V. picciridduni.
Caruvana. V. carvana.
Carvuneddu. V. niuru-tizzuni.
Carzarateddu. dim. di carzaratu.
Casa. Semplicemente per stanza. || Prov. la casa di l’omu malu si nni va ’n fumu, certo non prospera. || essiri tuttu casa e chiesa, essere pinzochero: esser tutto casa e chiesa (Rigutini). || cu’ havi casa granni, chiddu havi gran cruci, chi ha molta famiglia, ha grande peso. || casa picciula fa donna massara, perchè nelle grandi case la donna si mischia poco negli affari domestici. || cu’ nun sta bonu ’n casa sua, nun po’ stari bonu ’n casa d’autru, non s’intende però di quelli che escono dal proprio paese per isviluppare la propria attività. || e si cadi la casa e mi scaccia? si dice quando altri mette fuori un mondo di se, di ma, di ostacoli immaginarii ecc.: e se il ciel rovinasse?
Cascania. jittari cascania, esser avanti nella convalescenza.
Cascaturi. add. Di cosa caduta, come p. e. dei frutti cascati dall’albero.
Cascavaddarazzu. pegg. di cascavaddaru.
Cascavaddazzu. pegg. di cascavaddu.
Casciarotu. s. m. Chi incassa le arance che si spediscono poi fuori.
Casciuzza. V. cascitedda.
Casedda. Per casuzza V. All’Etna (Pitrè). || Nicchia. || Prov. nuddu divi nesciri di la so casedda: chi esce fuor del suo mestiere fa la zuppa nel paniere.
Casinnò. Voce composta ca si (o se) e no: se no, altrimenti.
Cassittuni. accr. Cassetto grande. || Per mignanu V.
Cassuni. V. casciuni.
Castagna. Quel pezzo di ferro che s’ingrana nei denti di una ruota per fermarla. || – d’innia: ippocastano. Aesculus hippocastanum L.
Castagnara. s. f. e add. Sorta di ciriegia. || Albero delle castagne: castagno. || fem. di castagnaru.
Castagnazza. pegg. e accr. di castagna. || – sarvaggia: platano. Platanus Orientalis L. V. stramoniu.
Castagnetti. fari li castagnetti, schioccare le dita, specialmente il pollice coll’indice: far le castagne, coccare (Pauli).
Castillettu. Anco quello del tornitore: castelletto.
Casulanti. add. Che va girando, oziando, di casa in casa.
Casupra. V. casubbula (In Messina).
Casùpula. V. casuncula.
Catacazzari. V. caticazzari.
Catacina. s. f. e add. Di febbre intermittente lenta. || catacina catacina, lieve lieve, pian piano. (In Misilmeri).
Catalora. V. cazzalora (In Sutera).
Catanisata. V. vastasata (In Aci).
Catarinedda. s. f. Sorta di farfalla nera, che vive sugli steli delle fave.
Catarrazzò. s. m. Filastrocca, lungaggine: tiritera.
Catazzùmnulu. s. m. T. zool. Sorta di uccello, della famiglia degli smerghi: smergo minore, Mervus parvus L.
Caternu. V. catannolu.
Caticazzari. V. catacogghiri. || V. tagghiari.
Catinazzolu. s. m. Arnesino a chiavistello, per chiuder le valige ecc.: lucchetto, lucchettino.
Catinazzu. catinazzu ’m mucca, per dire zitto: acqua in bocca.
Cativu. V. cattivu (In Nicosia).
Catoia. V. catoju. || V. stadda (In Nicosia).
Catòlicu. Per insocievole.
Cattari. V. accattari.
Cattivazzu. pegg. di cattivu.
Catubbuliari. v. a. Battere per bene: zombare. P. pass. catubbuliatu: zombato.
Catubbuliata. s. f. Il zombare, V. suliata.
Catujeddu. dim. di catoju.
Caudiatura. s. f. Impeto di rabbia.
Caudulinu add. Frettoloso. || Adiroso (Rocca).
Cauduni. accr. di caudu.
Caupona. s. f. Spezie di musica da canzone popolare. Lat. caupo.
Causarazzu. accr. di causaru. || V. bardana.
Causittaru. V. quasitteri.
Cava. Per burrone (in Canicattì).
Cavaddata. s. f. Ogni quattro covoni.
Cavaddicchiu. V. cavadduzzu.
Cavaddu. Prov. cavaddu chi mancia attaccalu curtu, chi abusa, tienlo corto. || cavaddu chi nun porta sedda, l’oriu nun cci crivedda: a cavallo che non porla sella, biada non si crivella. || cavaddu magru nun tira cauci, e viceversa cavaddu grassu tira cauci. || cu’ nun havi cavaddu sempri lu curri, chi non ha una tal cosa, crede che se l’avesse l’adoprerebbe meglio di chi l’ha: chi non ha moglie ben la batte, chi non ha figliuoli ben li pasce. || cu havi cavaddu va unni voli, più certo che uno a piedi.
Cavallacciu. s. m. Così in certi paesi chiamano il galantomu ossia quel della classe civile.
Cavallarizza. Per cavallaria V.
Cavallittu. Per cavaddata V.
Cavarcanti. V. cavallarizzu (In Messina).
Cavatu. s. m. Sorta di pasta a mano, come i gnocchi aperti (In Licata).
Cavau. Per cavaddu V. (In Nicosia).
Cavigghiuni. Piantone della pianta. || V. chiantaturi.
Cavuliceddu. Senapaccia. Lisimbrium officinalis L. || – niuru: senape. Sinapis nigra L.
Cavuni. s. m. T. mar. Spezie di ripostiglio nel mezzo del legno.
Cavurreddu. dim. di cavurru: cavurretto.
Cavurru. s. m. Sorta di sigaro, che prese nome dal celebre Ministro Cavour: cavurro.
Cazena. V. retrè.
Cazzabbummalu. V. minchiuni.
Cazzaventu, Cazzaventulu. V. cacciaventu (In Siracusa).
Cazzicaredda. V. cavusedda.
Cazzichina, Cazzichita. V. caspitina.
Cazzulata. s. f. Quanto cape in una cazzola. || Colpo di cazzola.
Cazzulatedda. dim. di cazzulata.
Cazzulatuna, accr. di cazzulata.
Cazzutteddu. dim. di cazzottu.
Cazzuttiatedda. dim. di cazzuttiata.
Ccà. ’nna cca e ’nna dda V. ntra tricchi e barracchi.
Cce! Esclamazione, corruzione di Gesu.
Cciampaferru. V. cunnu.
Cciapedda. V. ciampedda. E così i simili.
Cèculu. add. Fantastico, cattivello: cervellino (In Modica).
Cefalaru. s. m. T. zool. Sorta di falco: falco pescatore (Caglià).
Centugruppidda. V. ciunciulu.
Cermu. V. ciarmu.
Cerniventu. V. tistaredda (In Castrogiovanni).
Cessu. Esclamazione, V. cce! || Per eccu.
Cestedda (A li. Giuoco fanciullesco, in cui si fan castellini di noci e simili e vi si tira contro.
Ceusa. – di ruvettu, V. amuredda (In Licata).
Cheiri. v. a. Aborrire, detestare (Pitrè).
Chetari. V. cuitari (Rapisardi).
Chetu. V. cuetu.
Chi. Quando uno ringrazia alcuno, questi dice: nun cc’è di chi, non c’è luogo a ringraziarmi. Vale pure non c’è nulla da dire o di bene o di male: non far una grinza.
Chia chia. V. jia jia. Modo di chiamar i porci.
Chiacchiara. Prov. chiacchiari e scatuli di lignu, lu munti nun nni mpigna, non bastan le ciarle, ci voglion fatti o danari.
Chiaccuni. accr. di chiaccu.
Chiaga. Prov. chiaga ’nvicchiata nun po’ mai sanari, è chiaro.
Chiaitari. v. intr. Ciarlare.
Chiamaturi. s. m. Chi sa l’arte di imitare il canto degli uccelli: fischiatore (Perez).
Chianca. Deposito o vena di zolfo nella terra. || – di mmenzu, capo di famiglia. || – di l’arbitriu: pancaccio.
Chiancata. s. f. Terrapieno o marciapiede alto.
Chianchera. add. e s. f. La coffa che va sopra il pancaccio dello strettojo.
Chiancu. V. ciancu.
Chianiari. V. traccïari.
Chianozzu. – pri scurciari: pialla a ferro ingordo.
Chiantari. cu’ nun chianta, nun scippa: chi non semina non raccoglie.
Chiappara. Per chiappinu V.
Chiappari. V. acchiappari (Rocca).
Chiappata. V. pappata.
Chiappetta. V. scaccheri (In Siracusa).
Chiaranzana. V. chiarìa.
Chiaritati. V. chiarizza (Comes).
Chiascu. V. ciascu. E così altre voci secondo alcuna pronunzia dello interno dell’Isola.
Chiàsiri, V. trasiri.
Chiattiari. V. trizziari.
Chiattunata. fari ad unu ’na chiattunata, venirgli meno, non essergli fedele ecc.: ciurlar nel manico.
Chiavari. Serrar a chiave: chiavare (Rocca). || Per cavari, tirari, p. e. chiava manu. || chiavarisi, ficcarsi, cacciarsi.
Chiavazza. pegg. e accr. di chiavi: chiavaccia.
Chiavera. V. chiavi di la percia.
Chiavinu. s. m. Arnese di ferro atto ad aprire una toppa a colpo: gruccia. || Per chiavicina in generale.
Chiazzuna. accr. di chiazza: piazzone.
Chicuzza. V. cucuzza (In S. Cataldo).
Chietti. V. lazzolu.
Chiffarazzu. pegg. Affaraccio, faccendaccia.
Chiffareddu. dim. di chiffari: affaretto, faccenduola.
Chiffaruni. accr. di chiffari: affarone, faccendona.
Chiffaruzzu. V. chiffareddu.
Chincu. V. scifu.
Chinìa. s. f. Cavallo ambiante. Quel regalo o tributo che gli antichi Re di Napoli mandavan al Papa, cioè una chinea carica di oro: chinea. Onde spenniri ’na chinea, spendere un tesoro.
Chinnu. V. chiddu. Così secondo la pronunzia di Noto.
Chintinu. V. cuntinuu (Nel Messinese).
Chinzi. V. quinnici (In Nicosia).
Chiodu. V. jacobbu (In Catania).
Chiovu. s. m. Sorta di ballo antico, popolare. || – di ’ntacciari, di ’ntavulari ecc., varie sorta di chiodi di varie lunghezze, secondo gli usi a cui servono. || appizzari lu chiovu a ’na banna, fermarcisi. || Prov. ognunu havi lu so chiovu, cu’ l’havi vecchiu e cu’ l’havi novu: ognuno ha la sua croce.
Chippi-chiappi. Voce onomatopeica, per dinotare un che parli infelicemente.
Chirchiriddu. ’n chirchiriddu, si dice del portar la berretta sopra la fronte.
Chircu. V. circu e simili.
Chircuopu. V. varcocu.
Chiri-chiri. Voce per chiamar i maiali.
Chisa. V. chiesa (In S. Cataldo).
Chisu. V. chistu (Idiotismo di Nicosia).
Chittiari. V. grattigghiari.
Chiù, s. m. T. zool. Sorta di uccello notturno.
Chiuanu. Per chianu V. E così altre parole, pronunziate a questo modo, nel centro della Isola.
Chiumazzeddu. Asta di legno che nelle carrozze vien trattenuto dalle molle e porta il perno della partita d’avanti.
Calunniari. v. intr. Dicesi dell’ulivo, quando il suo frutto comincia ad esser della grossezza dei pallini, e para tutto l’albero tra le fronde.
Chiuppara, s. f. Pianta di pioppi: pioppaja.
Chiuppu. V. antinna.
Chiurluvì. s. m. T. zool. Uccello di becco lungo che frequenta gli acquitrini: chiurlo, chiurlì. G. Digiovanni, dice tradursi: occhione.
Chiuviddu. s. m. a chiuviddu ’a porta, V. nzifaleri (In Licata).
Chiuvìri. V. chioviri. || Toccar in sorte.
Chiuzzu V. jacobbu.
Ciacaniari. V. sburdiri.
Ciaccalora. s. f. Canna fessa che fa strepito in battendola.
Ciaccazzatu, Ciaccazziatu. add. Pien di crepacce: crepacciato.
Ciacuddu, Ciacuzza. V. ciacudda (Pitrè).
Ciaffagghiola. s. f. Leggiero strato di zolfo, nelle zolfaje.
Ciamiari. V. camiari.
Ciammaritari. V. ciaramitari.
Ciancicheddu, Cianciteddu. dim. di ciancu: fianchetto.
Ciaminu. V. carinu.
Ciannaca. V. cinnaca. || Grande fenditura nei monti (Pitrè).
Ciantari. V. chiantari.
Ciantu. V. chiantu.
Ciappa. V. ciappula.
Ciappeddu. V. ciampedda.
Ciarafalla. V. pinnuzza: bischeretto.
Ciaramira. V. ciaramita.
Ciaramirata. s. f. La gronda del tetto.
Ciaramitaru. add. Di terreno pieno di cocci, e simile.
Ciaranzana. V. chiaranzana.
Ciaravuni. V. ciavaruni.
Ciarmari. V. gastimari. || Per rubare.
Ciarmarita. V. ciamarita.
Ciarudda. V. flussioni.
Ciatari. Anco lo spirar del vento.
Ciauriceddu. dim. di ciauru: odoretto.
Ciavareu. V, ciavareddu (In Nicosia).
Ciccanninu. V. menziornu (In Caltanissetta).
Cicchi-ciacchi. V. tricchi tracchi (In Trapani).
Cicerca. V. cherchiri (In Messina).
Cicèrcula. V. chèrchiri (All’Etna).
Cichïata. s. f. Principio.
Cicilìu. V. ciuciulèu.
Ciciolu. V. futtuta. || Per minchia V.
Ciciraru. s. m. Venditore di ceci; e specialmente di quelli tostati.
Cicirata. s. f. Sorta di torrone di ceci e miele (In Licata).
Ciciredda. V. cicireddu al § 2. || Sorta d’uccello, V. quagghiarina.
Cicireddu. dim. di ciciru. || Pesciolini ecc., il Perez traduce cecolina.
Cicirittu V. cicireddu all’ultimo §.
Ciciru. ciciri per calia V.
Ciciuliari. V. ciuciuliari (Rocca).
Cicoina, Ciconia. V. cicoria.
Cicugnetta. V. russiddottu (Così in Messina).
Cifuniredda. dim. di cifunera: stipo.
Ciirudda. V. cirudda.
Ciirudditta. dim. di ciirudda (Rocca).
Cilatu. add. Celato. || Prov. lu celu e la terra l’ha juratu, ca nenti po’ stari cilatu: non fu fatto mai sì liscia di notte, che non si risapesse il giorno.
Ciliesi. Per cirasa V. (In Nicosia).
Cilindru. s. m. Quello dei giojellieri: laminatojo. || – pri curnici: tiratoio per le cornici, anco de’ giojellieri.
Cimentu. V. cementu.
Cimicia. s. f. Insetto infesto alle pere: tingide o tigre. Acanthia pyri Fabr. || Prov. cimici, notti longhi e malatii, per esprimere tre cose cattivissime.
Cina. V. biddaca (In Monte S. Giuliano).
Cinaru. V. biddacaru.
Cinga. met. Criocca di buontemponi.
Cinnachedda. dim. di cinnaca.
Cinnirusignu. add. Alquanto bigio (In Messina).
Cinnu. s. m. Cigno selvatico (Caglià).
Cinquantinedda. dim. di cinquantina.
Cinquantineddu. dim. di cinquantinu.
Ciusu. V. ceusu.
Cintinareddu. dim. di cintinaru.
Cinturittaru. s. m. Chi fa o vende anelli.
Ciòciaru, Ciociu. s. m. Uomo od animale di cui i denti inferiori si chiudano soprammessi ai superiori (Rocca).
Cionna. V. cazzu.
Cionu. V. stupitu.
Cippuneddu. V. sgabbellu: scanno.
Cirasitu. s. m. Luogo piantato a ciriege: ciregeto.
Circhiteddu. s. m. L’arco della culla dove sta il padiglione: arcuccio.
Circìmulu. V. triviali (In S. Giovanni).
Circu. – di lu crivu: cassino (Di Marco).
Cirenga. V. cernia.
Cirilonia. V. celidonia.
Cirimuniata. s. m. Cortesia, pulitezza, complimento.
Cirnali. V. abbainu (In Messina) (Caglià).
Cirricaca. s. f. T. zool. Uccelletto simile al camarruggiu V.
Cirrivì. s.m. Sorta di uccello: corriere piccolo (In Messina).
Cirrizzu. V. cirriviu (In Modica).
Cirru. s. m. Uccello, V. alalonga: rondine di mare (Caglià).
Cirusu. add. Pallido (In Messina).
Cissiri. V. cissari.
Cisterna. V. jisterna.
Cistirnazza. pegg. di cisterna.
Cistirnedda, dim. di cisterna.
Cistirnuna. accr. di cisterna.
Cità. s. m. Prov. citàli civa e casali ti scasa, in città si può stare sempre meglio che nei paesucci.
Cita. Nella frase a la cita: cheton chetoni.
Citrìcula. V. cciappa.
Citrulazzu. pegg. di citrolu.
Citrulu. V. citrolu.
Ciu. ciu-ciu, per acidduzzu.
Ciuccia. s. f. Asina (Rocca).
Ciuccu. add. Ubbriaco (G. Taranto) (In Alia). Come dicon i Piemontesi: ciuc.
Ciucìa. V. minchia.
Ciuciarìa. s. m. Ninnolo, gingillo, fronzolo. || Cose di poco valore: ciarpe.
Ciuciolu. V. ciuceddu.
Ciuciudda. s. f. Piccola somara (In Modica).
Ciuciulusu. V. tartagghia.
Ciuciumau. V. mammaluccu, babbu.
Ciumi. s. m. Prov. ciumi ca duna acqua a dui vadduna, o l’unu o l’autru a mancari veni: chi due lepri caccia, l’una non piglia e l’altra lascia.
Ciunnari. v. a. Tirare, lanciare, scagliar come frombola: frombolare.
Ciuri. s. m. – di latti: capo di latte. || – di notti, Mirabilis jalapa. || – di passioni V. granadiglia || primu ciuri maggiuri, Bellis sylvestris. Sorta di erba. || – di Missina sarvaggiu, Graphalium ambiguum.
Ciuriceddu. V. ciuriddu.
Ciurru. V. cirruviu.
Ciuscia. s. f. Fasto, eleganza, sfarzo: spocchia. || Boria: spocchia. || ciusci, fronzoli, gingilli, ciondoli.
Ciusciareddu. s. m. Arnese dei giojellieri, orefici ecc., con cui si caccia la fiamma sul lavoro: cannello da saldare.
Ciusciari. v. a. Andare con estrema eleganza e sforzo.
Civa. s. f. Il polverino che si metteva sul focone del fucile.
Civanzu. s. f. Provvisione: tarsìa.
Civatura. s. f. Quella piccola quantità di polvere che si mette nello scodellino per innescare l’arma da fuoco: innescatura. || L’azione dello innescare: innescamento (Perez).
Civiluni. add. Incivile (G. Taranto).
Còccamu, Còcchinu. s. m. T bot. Sorta di pianta: cocco da corone. Cocos lapidea L. || Sorta di pesce in Messina: pesce prete. V. cocciu.
Cocciu. s. m. – di curuna, è anco una sorta di pasta: campanelline (Di Marco). || Per boccia. || sapiri o aviri du’ coccia di littri, essere mezzanamente istruito: saper quattr’acche. || livarisi coccia d’oriu, esservi poca differenza: correrci quanto un vel di cipolla (Rigutini). || cocciu, in Messina è altro pesce, della famiglia delle triglie.
Còcciulu. s. m. Chiocciola marina.
Còccula. V. cocula.
Cocifavi. Per ischerzo il culo (In Licata).
Còcula. Per ciaca V. (All’Etna). || In pl. per coglioni. || Bacca o capsula di cotone.
Coddu. stoccati lu coddu, imprecazione: collo! il collo! Si dice anche per dire orsù, muoviti.
Còfinu. V. cofanu. || V. cartedda (All’Etna).
Cògniri. Così a Noto per cògghiri V.
Coltu. Per questua.
Coleddu. V. cauliceddu.
Comitiva. V. cumitiva.
Compromettiri. V. cumprumettiri.
Comu. comu ’n forma, così, come, quali.
Cònitu. V. aconitu. E in generale per qualunque mistura calmante.
Conizza. s. f. T. bot. Sorta di pianta simile alla digitale, che nasce in luoghi aridi: conizza. Conyza squarrosa L.
Contrabbannu. s. m. Prov. cu’ fa contrabbannu guadagna nun sa quannu: chi fa contrabbando guadagna non sa quando. || tintu cu’ sta suggettu a contrabbannu, è chiaro.
Contrapappaficu. s. m. T. mar. Piccole vele che si mettono sopra i due pappafichi: contrapappafichi.
Contrapigghiari. V. contrariari.
Contrapisu. s. m. Prov. ognunu havi lu so contrapisu: ogni stadera ha il suo contrapeso.
Contraputenza. s. f. T. oriol. Pezzo fermato con viti alla potenza, e serve di appoggio all’altro pernio della serpentina: contropotenza (Perez).
Coppu. s. m. Mancia, regalo, ingoffo: cartuccia (Nerucci). || – d’ incannari, V. inchituri al § 2.
Cori. s. m. lu cori sò nun è cori sò, esser generoso. || aviri cori, essere buono, generoso, coraggioso. || cadiri lu cori, conquidersi: cascargli il cuore (Pauli). || aviri lu cori biancu o comu ’na carta, essere di cuor buono. || cori niuru, tristo, cattivo, birbante. || cu’ voli cuntenti lu so cori, ama lu sò criaturi: chi vuol contento il cuore ami il suo creatore. || Prov. nun cunfidari lu to cori a tutti: ogni tua guisa non sappia la tua camicia. || lu cori a li voti è presagu, è chiaro.
Còriu. s. m. vulirinni lu coriu (intendi di unu) volerlo morto. || salari li coria, uccidere, preso la similitudine da ciò che si fa alle bestie. || aviri un coriu a lu suli, aver ucciso uno. || farisi lu coriu di unu, ucciderlo. || appizzaricci lu coriu: lasciarvi la pelle.
Coria. V. collira (In Salaparuta).
Corpu. s. m. a corpu, modo avv., subito: di colta, a un colpo. || corpu d’aria: frescura || – di grazia, l’ultimo e più micidiale colpo: colpo di grazia. S’usa met. || Prov. li megghiu corpa su’ ntra la facci, meglio è dir le cose in presenza.
Corvu. s. m. – biancu, cosa rara: corvo bianco. || – di chiazza, sorta di pianta. Pastinaca sativa.
Cosa. – di nenti: affar da nulla. || cosi minuti. V. cusuzzi, forme di pane. || – di jucari o di la pupa: la fiera, i giocatoli, i balocchi. || – di meli, spezie di dolciumi di miele. || nun c’è cosa pri la quali, non c’è nulla di grave; ovvero nulla di buono o di lusso: non c’è scialo. || Prov. una cosa si dici, e ’n autra si nni fa: altro è dire, altro è fare.
Cosaduciaru. V. cunfitteri (Caglià).
Cosetta. V. quasetta.
Cozza. V. cosca (In Caltanissetta).
Craculiri. v. intr. Intristire, imbozzacchire: inticchire. || Intirizzire.
Craculuni. V. carrumi (Appendice).
Crapu. s. m. Capro (Rapisardi).
Crastuni. Per curnutu. || Quei chioccioloni di color chiaro: marinella (Perez).
Cri-cri. V. ’ia ’ia.
Criàntulu. V. picciriddu (Rocca).
Criatu. s. m. Prov. a bonu criatu nun manca patruni: a buon cavallo non manca sella.
Cricchia. T. orol. Stretta piastrettina di acciaio, la quale, imperniata all’un dei capi, imbocca nel ruotino dell’orologio, per farlo girare in un solo verso: nottolino (Perez).
Cridenza. s. m. Prov. cridenza fu aucisa, l’ammazzau lu pagaturi, far credenza non è buono. || cu’ fa cridenza tocca dinari quannu manca penza, chi fa credenza riha i danari quando meno ci pensa.
Cridiri. v. a. Prov. cu’ cchiù sapi, mancu cridi, ragion per cui vi è chi odia la scienza. || cu’ facili cridi, facili è ingannatu: chi tosto crede, tardi si pente.
Criesa. V. chiesa.
Cripiatura. s. f. Brutta piega nella stoffa o simile: grinza (Perez).
Crisciu. V. griggiu.
Cristafidi. V. cabbarasi.
Cristàudu. V. cristallu (Nel Caltanissettese).
Cristiari. V. santiari. Specialmente dell’imprecar sempre a Cristo.
Crìstira. V. tistaredda (Nel Caltanissettese).
Crividduzzu. dim. di crividdu.
Crivili. Nella frase nun aviri nè crivili nè criminali, non aver nulla che si possa dire sul conto di alcuno.
Crivuzzeddu. V. crividduzzu.
Cròstula. s. f. Sorta di trappola da pigliar uccelli, fatta di ossa (In Licata).
Cruciata. V. cruciatu. Uccello.
Cruciatu. Sorta di anatra: volpoca (Caglià).
Cruciddi. fari cruciddi, vale anco anfanare: far de lunarii.
Cruppera. V. cudera.
Crusuleu. V. ajula. Uccello.
Cruveddu. In Licata chiaman così anche una certa sorte di pesce.
Cruvucari. V. sepelliri (In Licata).
Cu. cû. Vale anche cu lu: con il, col, p. e. cû patri: col padre. || Per contro, p. e. urtavi cu lu... urtai contro il... || cu mia, cu tia ecc. dalla parte mia ecc.: dalla mia, dalla tua. || Per da, p. e. si spartiu cu iddu: si divise da lui.
Cubba. s. m. Quel vaso dove si pigia l’uva (In S. Cataldo).
Cucca. – di rocca o di ruccaru, V. jacobbu.
Cucchietta. s. f. Dicesi una coppia di bestie appajate per trebbiare.
Cucchirìsimu. s. m. La classe o il ceto dei cocchieri.
Cucciara. V. cucchiara; e così i simili. Nell’oriente dell’Isola.
Cucciusa. V. turdu.
Cucinari. v. a. finiri di cucinari, modo prov., cessare di fare, non riuscire più a...
Cuciuni. V. gurgiuni.
Cucullari. v. intr. Il cantar del gufo.
Cuculu. s. m. Il canto del gufo.
Cucuruni. V. vozzu § 1. (In Caltanissetta).
Cucuzza. s. f. Per cacocciula. || nun essiri nè cucuzza, nè citrolu, modo avv., non essere nè una cosa nè l’altra.
Cucuzzedda. – di sonnu, V. paparina.
Cuda. s. m. – di li picazzi, T. torn.: codolo dei topponi. || – di focu, V. cuda russa. || – di rattu, V. cuda di draguni. || – di surci, è anco una pianta: coda di volpe. Alopecurus pratensis L. || Prov. cu’ havi la cuda di pagghia si spagna di lu focu: chi ha coda di paglia, ha sempre paura che gli pigli fuoco.
Cudardu. Perez spiega: rivale, V. cudardu.
Cuddari. Per inghiottire, ingollare.
Cuddu. V. coddu (In S. Cataldo).
Cuddura. s. m. cudduri di la chiavi: gl’ingegni. || Per gucciddatu V.
Cuetu. Per cuitizza, p. e. nun aviri cuetu: non aver requie.
Cufina. V. cartedda.
Cufurinna. V. ficurinnia.
Cugghiri. V. cogghiri.
Cugghiutu. Dimesso, umile. || Stretto nelle vesti, succinto; o misero in abiti.
Cugnà. V. cugnatu (In Nicosia).
Cugnera. s. f. Luogo o buco dove va ad ammucchiarsi la neve.
Cugnu. s. m. – di cucchiara, lo stampo d’acciajo, per fare sul tasso il cavo ai cucchiai: pirello (Car. Voc. Met.).
Culatoriu. add. Atto a colare o far colare: colatìo. || Strumento per colare: colatojo (Rapisardi).
Culazziunari. v. intr. Far colazione: colazionare (Nerucci. Benchè il Fanfani la registri come voce antica). P. pass. culazziunatu: colazionato.
Culazzu. V. muzzuni.
Culazzuni. Per ispregio: merdellone. || essiri culazzuni: portar il gonnellino, essere ancora bambino.
Culò. V. chilò.
Culònia. V. colonia.
Culòvria. V. minchiuni (In Licata).
Culu. s. m. culu a moddu, per ischerzo dicesi ai marinai. E per ingiuria vale garrusu V. || inchirisi lu culu, arricchirsi ma propriamente il cacarsi. || culu sfunnatu, sbarazzino, monello. || dari lu culu, lavorare, faticare. || iri ’n culu, rovinare, far del male ad uno. || aviri lu culu apertu o ’mpanniddatu, essere fortunato. || cu’ havi culu cunsidira, si dice quando si ode un peto.
Culunnedda. s. f. Quel cilindro di legno, sul quale lo stagnaio ripiega il foglio della latta: colonnino (Perez).
Culuri. a li culura, giuoco fanciullesco, in cui ognuno piglia nome da un colore. || dari un culuri a ’na cosa, mostrarla sotto tale o tal altro aspetto. || Prov. comu havi lu culuri havi lu sapuri, si dice anco di uomo tristo e brutto.
Cummigghiari. v. a. cummigghiarisi lu tempu: rabbruscarsi.
Cummintìculu. V. conventiculu. || fari cumminticuli, V. fari cufulara.
Cummissu. s. m. cadiri ’n cummissu, cader in disgrazia d’alcuno (Pitrè).
Cummitu. s. m. Convito (In Licata).
Cumpagnu. s. m. Prov. cumpagnu allegru pri caminu ti servi pri runzinu: la buona compagnia è mezzo pane.
Cumpàita. V. cubbaita.
Cumpariri. v. a. nun ci cumpariri, si dice di cosa piccolissima, non vedersi.
Cumprutu. V. cumpitu.
Cumprita. V. cumpieta.
Cumu. V. comu. Così in certi luoghi dello interno dell’Isola.
Cunciatu. V. cunnutu.
Cuncidari. v. a. Dichiarare di cessare l’affitto della casa sia per parte del pigionale che del padrone: dismettere, smettere casa (Perez).
Cunfalunaru. add. Del grano e delle spighe che fanno belle grandi e piene.
Cunigghiu. s. m. Prov. a bon cunigghiu nun ci manca tana, chi è bravo conosce ed è apparecchiato alle cose del suo mestiere.
Cunnulutu. Voce di spregio che si unisce agli aggettivi spregiativi p. e. tintu cunnulutu.
Cunnutu. add. Condito.
Cunocchia. – di la viti d’arbitriu: la grillanda (Di Marco).
Cunoccia. V. cunocchia. E così altre simili.
Cunsigghiari. || Prov. cunsigghiati sempri cu li boni, è chiaro.
Cunsigghiu. || Prov. nun fari nenti senza cunsigghiu, bisogna pensare prima di fare.
Cuntaggiari. V. ’ncuntaggiari.
Cuntintizza. || Prov. doppu cuntintizza, veni morti, non saprei perchè. || la cuntintizza fa ringiovaniri: allegrezza fa bel viso.
Cuntìnuu. avv. Continuamente: continuo.
Cuntra. V. cutra (In S. Stefano).
Cuntu. di cuntu, posto avv., di numero. Onde diciamo p. e. haju manciatu cincu nuci di cuntu, cioè proprio cinque: ho mangiato cinque noci di numero (Rigutini). || Prov. cu’ nun sapi fari cuntu, sempri perdi, dunque s’impari a farlo. || cunti novi nun paganu debbiti vecchi, sfido io.
Cunzera. s. f. T. agr. Anello di cuojo ove si introduce il bure dell’aratro per attaccarlo al gioco.
Cupiicedda. dim. di copia.
Cupinari. V. cupunari.
Cuppiicedda. dim. di coppia: coppiettina (Nerucci).
Cuppiteddu. V. coppu per ingoffo.
Cuppulotta. V. cappucciu.
Cupunari. V. cummigghiari.
Curbeddu. s. m. T. zool. Sorta di pesce: locca, ombrina locca, ombrina bastarda (Caglià) (In Messina).
Curcifissu. V. crucifissu.
Curcugliuni. s. m. Uomo non retto (S. Giovanni).
Curdaru. Per giurana V.
Curisitusu. V. curiusu.
Cùriu. V. còriu. In quel di Caltanissetta.
Curnetta. s. f. Sorta di uva bianco-gialla buona a mangiarsi.
Curriola. s. f. Cassa grande con le girelle sotto: carriuola.
Cùrriri. lassari curriri lu casali, modo avv., viver senza badar a’ propri interessi. || Prov. cu cchiù curri mancu camina, perocchè chi va piano va sano e va lontano.
Currituri. Propriamente il tegolo volto colla concavità in su, su cui poi si accavalcano col convesso in giù altri tegoli.
Curriuneddu, dim. Asticciolina.
Curriuni. s. m. Asticciuola, per lo più di castagno.
Cursa. || Prov. a cursa lunga parinu li cavaddi, col lungo andare si prova la bontà di checchessia.
Curtenna. Così a Noto per curdedda V.
Curti. || Prov. cu’ servi in curti voli aviri pacenzia, e deve sempre degradarsi.
Curtu. purtari di curtu ad unu, stargli addosso, nol lasciare.
Cusciaturi. s. m. Quel pannilino che metton i barbieri addosso alle persone che radono o a cui taglian i capelli: accappatojo.
Custura. Le commessure delle tavole, assi ecc., anco delle pietre.
Cuteddu. – cu la modda: coltello a scatto o a cricco (Rigutini). || Prov. cu’ nun havi cuteddu nun mancia carduna, chi non ha mezzo non può fare. || – a pettu, dei legnaioli: coltello a petto.
Cutèu, Cutieddu. V. cuteddu.
Cutigghiu. V. cuttigghia.
Cutò. Così francescamente dicon in Nicosia il coltello (Verdone).
Cuttunatedda. s. f. Pannolino imbottito e trapuntato che si lega al collo dei bambini: bavaglino (Perez).
Cuttura. di bona cuttura, che facilmente cuoce: di facile cottura. || a giusta cuttura: a giusta cottura.
Cutu. V. cotu.
Cutugnara. s. f. L’albero delle cotogne: cotogno (In Messina).
Cutugnu. dari cutugna, far ingelosire (Rigutini).
Cutulatina. Della ddisa (V.) che per esser corta cade, scotendosi, da quella più lunga la quale poi serve a far stroppe, lacci ecc.
Cutuluni. Per scòppula nel senso di colpo di sventura. aviri lu malannu e lu cutuluni: aver il danno, il malanno e l’uscio addosso.
Cuvari. Piantarsi in un luogo senza rimuoversi: appillottarsi.
Cuverchiu. La tegola che sta col convesso in giù, accavalcata ai tegoli messi al rovescio chiamati currituri.
Cuzzari. a cuzzari, far alla trottola dando col becco sul boccino.
Cuzzata. V. pizzata, data colla punta della trottola.
Cuzzùmmulu. s. m. Formica con tanaglie sopra nere, e la testa rossa.
D
Dacantu. V. in cantu (supplemento).
Dàgala. s. f. La terra declive in sulle sponde dei fiumi. La terra coltivabile in mezzo alla lava, come una isola.
Dagiarda. V. lucerta (In Nicosia).
Dali. dali a diri, a fari ecc., non ostante...
Dalloi. V. oggi doppu pranzu (In Licata).
Damanti. V. diamanti.
Dangia. V. ramurazza (In S. Cataldo) (Verdone).
Danisi di chiazza. s. m. Sorta di uva ad acini grossi e grappoli lunghi, gialla e buona a mangiarsi.
Dannu. Prov. cu’ ad autru procura dannu, a se stissu pripara affanni: chi altri tribola se stesso affanna.
Dardanu. s. m. T. bot. Sorta di albero: frassino orniello. Fraxinus ornus L.
Dari. Per attribuire e simili, p. e. quantu anni mi dati: quanti anni mi date (Monti). || Prov. cu’ duna e leva la morti nni lu leva: chi dà o ricoglie il diavol lo raccoglie. || cu’ duna chiddu chi havi avanti chi mori, a tempu poi bisogna suppurtari: fate ben a Nato che il tempo gli è avanzato, di chi sciupa tutto e non si riserba nulla pel poi. || cu ti duna ti insigna a dari, in tutti i sensi, ovvero: cu’ nni duna nn’aspetta, che somiglia all’altro: chi la fa l’aspetta. || megghiu dari ca riciviri, per non rimaner obbligato. || dari si chiama piscari: quel che si dona, luce, quel che si mangia, pute.
Darrìa. V. darreri.
Dattulidda. s. f. Sorta di uva bionda, buona a mangiarsi, di acini bislunghi.
Ddai. V. dda. Come lae per là.
Ddamisciana. V. dammiciana.
Ddiddu. Protesi di iddu. Come in Toscana decco per ecco (Pitrè).
Ddocu. – propria o ddocu davanti, proprio costì; vale anco qui vicino, costi vicino: qui svolto. || nta di ddocu, a un bel circa, giù di lì, via là.
Dducu. Così nel centro dell’Isola, per ddocu V.
Debbitu. Prov. cu’ paga ogni picciulu debbitu acquista cchiù crediti: chi paga debito fa capitale.
Delibberari. Per libberari. Un rispetto toscano dice: dalle tue mani mi son deliberata. || Per tagliare, cavare, staccar affatto.
Denti. – di pettini: dente del pettine. || – di la rocca, le cannucce fra la conocchia. || iri ’nt’on denti, si dice quando il cibo o altro è poco rispetto al bisogno, alla fame, all’individuo.
Diavulazzu. Così nel Terminese chiamano anco il convoglio della ferrovia.
Diavulu. un diavulu, per dire una gran quantità: un diavoleto.
Diavuluni. a diavuluni, a bizzeffe.
Dicinedda. dim. di dicina.
Dìciri. V. diri. Più vicino al Latino.
Dieta. Prov. la dieta è lu primu midicamentu: astinenza è prima medicina.
Difisa. dari a la difisa, dicon i pastori del metter al coperto o in salvo la greggia.
Digradasciu. V. gradasciu.
Diliggiri. V. prediliggiri. Lat. diligere.
Dimenticu. V. dimenticusu.
Dinarata. s. f. Un quarto di munneddu V. (In Licata).
Dinari. Prov. dinari mi dugna Diu, ca pocu sennu mi basta, chi ha danaro pare possa passarsi del senno. || dinari vogghiu, no saluti, cioè saluti da saluto. || cu’ havi robba stenni, cu’ havi dinari spenni: chi ha de’ ceppi può far delle schegge.
Dintaloru. s. m. Arnese di più fogge ad uso dei bambini nel tempo della dentizione, onde premersi con esso le gengive e trastullarsene: dentarolo (Car. Voc. Met.).
Dintatu. V. dentici (In Messina).
Dintra. di dintra: per di dentro, p. e la porta chiudesi per di dentro.
Dinucchiali. s. m. Arnese di pelle che si mette nelle ginocchia dei cavalli.
Diri. Piacere, aver in capo di fare ecc., p. e. hanno anco il loro genio le bestie, come noi che oggi ci dice bene una cosa, domani un’altra (Giuliani). || diriccinni quattru: dirne delle quattro, dire delle parole irose ecc. || aviri chi diri o dari chi diri: dare o avere briga, dare o avere travaglio. || Prov. cu’ voli diri chiddu chi cci piaci, sintirà chiddu chi nun ci piaci, è chiaro.
Disamurateddu. dim. di disamuratu.
Disamuri. Scipitezza.
Disceusu. s. m. Macchie rosse nella faccia per malattia.
Discipulatu. La scolaresca.
Disciujari. V. A. V. stujari.
Disentiri. Nella frase dari a disentiri, dar a credere, dar ad intendere.
Disillùdiri. v. a. Togliere dalla illusione: disingannarsi.
Disillusioni. s. f. Disinganno, delusione.
Disobbedienti. V. disubbidienti.
Disorientamentu. s. m. Il confondersi.
Dispiacari. v. intr. Perder il coraggio, perder la speranza. In S. Giovanni (Verdone).
Dissulari. v. a. Distruggere, devastare.
Diu. o voli Diu o nun voli Diu, si dice per esprimere cosa che per forza debba essere. || lu Diu di... p. e. cc’era lu Diu di li picciotti, il fiore, il ben di Dio, l’abbondanza e la bontà di checchessia.
Divirsìu. V. ruttoriu (In Messina) (Caglià).
Dìvuru. Così in Nicosia per libbru V.
Doci. Così in S. Stefano per dulci V. (Verdone).
Dollidduzzu. dim. di dolliddu.
Donfacili. s. m. Credenzone.
Donna. || Prov. donna senza onestà nun fu mai bedda, c’è da dire, forse s’intende bontà per bellezza. || è bona donna, donna chi nun parra, valga anco per l’uomo. || cu’ pigghia la donna pri la parola, comu pigghiassi l’ancidda pri la cuda, i poveri di spirito danno addosso alle donne! beati loro; infatti che voller dire a Salamanca quei teologi i quali negaronle anco l’anima? c’è da ridere...: chi piglia l’anguilla per la coda e la donna per la parola, può dire di non tener nulla. || unni regna la donna ardi la guerra: dove donna domina tutto si contamina.
Donninnarottu. V. donninnaricchiu.
Donnuminicu. V. rinali.
Dota. Prov. cu’ pigghia doti cchiù di lu so aviri, la mugghieri lu veni a predominari: gran dote, gran baldezza.
Drammiseri. V. ’ntramiseri.
Drani. V. ddani o dda.
Drivacari. V. sdivacari.
Drujeri. V. drugheri.
Dubbettu. V. dubbrettu.
Dubbia. Zappatura in piano.
Dubbotti. s. m. Schioppo a due canne.
Dubbruni. V. cancaru al § 1.
Ducignola. s. f. Sorta di uva ad acini verdognoli, callosetti, è rara.
Duella. s. f. la fascia attorno un arco.
Dugheri. V. drugheri.
Dulcera. s. f. Arnese da tavola, su cui si dispongon i dolci: portadolci.
Dulìa. V. dogghia.
Dumènica. V. duminica (In S. Cataldo).
Duppiu. Per soro, rozzo.
Durbu. V. urmu.
E
Ècula. V. arvanu.
Epicinu. add. Di uomo irresoluto, dubbioso, infra due.
Erva. Nel senso di cosa tenera. || – carvana, V. carvana. || – forti, V. erva di malu pirtusu. || – di madunia. Artemisia camphorata L. || – zasa, V. zasa. || – mulinara, V. cacicia. || – di fenu: fienarola, ventolana. Poa trivialis L. Bromus arvensis L. || – giudaica, erba che si crede giovi alle ferite: erba giudaica. || – giulia, erba amara chiamata da alcuni canforata: erba giulia. || – santamaria, erba amara, ma non disgustevole: erba santamaria (Perez). || nun essiri nè erva nè lavuri, non essere nè troppo grande nè troppo piccolo, nè l’uno nè l’altro. || jiri all’erva, andar a lupanare.
Ervalora. V. irvalora (Caglià).
Ervaloru. V. irvaloru.
Ervetti. s. f. pl. Erbe odorifere e saporite che si mettono per condimento: erbucce (Perez).
F
Facci. – di lu libbru: il davanti. || bedda facci, avaro, ironicamente. || a la facci tua ecc., si dice pure quando uno nomina cosa sporca.
Facciola. Uccello ecc. Perez traduce: voltolino.
Faciola. V. fasola.
Fadagghia. V. fauda (All’Etna).
Fadata. V. fadalata.
Fafajana. Uccello V. anatredda: mestolone (In Castrogiovanni).
Falcuni. || – di rocca, V. falcuni di smidigghiu.
Fallari. V. fadali.
Falletta. V. fodetta.
Famiari. V. camiari.
Fanfalicchia. s. f. Bozzolo incominciato ma non terminato dal baco: falloppa.
Fangi. V. facci (In S. Cataldo).
Fanzu. V. fasesu.
Fardiari. v. intr. Cader la neve a falde a fiocchi: fioccare.
Farfariddiari. v. a. Luccicare, scintillare.
Fari. Nel senso di opinare, credere. Dante ha: Con Epicuro tutti i suo’ seguaci Che l’anima col corpo morta fanno. E nel senso di rappresentare per tale, creder tale, Dante stesso ha: E color che tu fai cotanto mesti. || aviri chi fari, aver briga: aver che ungere. || fari lu lettu, prepararlo per dormirvi: fare o rifare il letto. || – la cammara, pulirla, rassettarla: far la camera.
Fasciaturi. V. litigaturi.
Fasola. In Bronte, Riesi ecc. chiaman così la pisedda V.
Fasìa. s. f. Contegno, sussiego (Pitrè).
Fassa. V. juduni (In Messina).
Fàucia. V. fauci al § 3.
Faultà. V. facultà e simili.
Faurali. V. fadali.
Fausitati. V. falsità.
Fava. Piccola enfiatura cagionata dal morso di insetto: cocciuola. || – larduta, fava bianca maggiore. – pugghisa, altra qualità.
Favanazzu. V. varvaciazzu.
Fazulità. V. fatalità.
Felicia. V. filici.
Fellazzu. s. m. T. bot. Sorta di pianta medicinale, detta pure fellazzu d’acqua: angelica acquatica. Angelica sylvestris L.
Ferma. s. f. Parte della scarpa: lunetta (S. Romano).
Ferra. Prov. la ferra è la paura di la scola ovvero la ferra nsigna littri, nomi e verbi, i nostri nonni, insegnati dai famigerati gesuiti, credevano che il bastone fosse il vero mezzo d’istruzione.
Ferru. – tortu: foglia. || T. torn. ferru di tagghiari: tagliuolo. || T. torn. ferru a beccu, ferro ripiegato dalla parte tagliente: becchetto. || T. torn. ferru chianu, simile allo scalpello del legnajuolo: ferro piano (Perez).
Fiammingu. T. zool. Sorta di uccello: fenicottero (Caglià).
Fibbiagghiu. s. m. Fermaglio: fibbiaglio (Caglià).
Fica. V. cunnu (In Messina).
Ficili. V. crapuzza al § 2.
Ficu. || – d’austu, varietà del fico, di buccia verde: verdino (Perez).
Ficutu. V. ficatu (In Licata).
Fida. s. f. Donna partorita di fresco: puerpera.
Figghiu. – spirituali, il penitente di un confessore. || Prov. li figghi nun su parenti, ma su vudedda di lu ventri, i figli son più che parenti.
Figliuzzu. V. figghiozzu e V. figghiuzzu.
Fignari, Fignu. Così a Noto per figghiari e figghiu V.
Figurari. si lu figura! si figura! crede, immagina, suppone. A tal proposito dice Tomm. Io m’immagino una cosa se la suppongo di pianta, e mi figuro i modi, gli andamenti ecc. di ciò che conoscevo in genere.
Filaca. s. f. Ognuna delle verghe che servono a mantenere le frasche della capannuccia.
Filarini. V. fidillini (In Licata).
Filìcia. V. filici.
Fillena. s. f. Un po’ di freddo: frescura.
Fillandriu. s. m. T bot. Sorta di pianta: fellandrio. Phellandrium acquaticum L.
Filosu. V. filosofu.
Filu. a filu ’nn unu: a filo scempio. || a filu ’n dui o a filu duppiu: a filo doppio. || nesciri lu filu, affilare un ferro: metter a filo.
Fimminedda. – di lu piruni, T. tip.: lucerna. || add. Detto del legname, il più leggiero.
Finci. V. filici.
Finistredda. Per sim. l’apertura che rimane fra i denti cascatone uno. Tomm. dice averne udito chiamare per soprannome finestrino uno a cui mancava un dente.
Finnazza. V. cripazza. || V. spiragghiu.
Firrialettu. V. turnialettu.
Firriari. firriariccilla, usar tanti ripieghi da coonestar checchessia, o da imbrogliare o canzonar alcuno.
Firrina. V. virrina; e simili (In Messina).
Firringhiddu. V. funneddu (In Messina).
Fissarìa. s. f. Cosa da nulla. || Ciancia, bubbola, bubbolata.
Fissariedda. dim. di fissarìa.
Fitusu. Per spilorciu V.
Fiu. V. figghiu. Simile ad altri dialetti dell’alta Italia.
Flavettu. s. m. T. zool. Uccello grosso quanto un passero, di passa (In Licata).
Flimmazzi. Nella frase: aviri li flimmazzi, esser comodone. Da flemma V.
Fodedda, Fodetta. V. fadedda.
Foggia. Per foce del fiume. || Per forgia V. (In Licata).
Fonti. T. oref. Macine per amalgamare. || – di l’arbitriu: campana (Di Marco).
Forfici. Per taruni. V.
Forgia. Per foce del fiume.
Fortirreali. V. realforti: grano maggiore.
Frandocchiula. V. frandogghiula.
Frantugghiari. v. intr. Nevicar a pochi fiocchi e radi.
Frasa. Per ’mpapocchia V.
Frascatularu. s. m. Venditior di frascatula V. || Imbroglione: treccone. || Ficcanaso.
Fraschettu. V. fraschetta (Pitrè). || Per ragazzo.
Frasciu. V. pagghiuni (In Valledolmo).
Frascucacatu. Per scherzo si dice a bambino.
Fràula. Per favula V. (in Taormina).
Fràulu. add. Fragile.
Fravecchia. s. f. Sorta di legume che si dà ai piccioni: veccia (In Licata).
Frazzu. V. vrazzu.
Frenu. V. fenu.
Friccia. V. fiscina (Così in Messina). || E per freccia V.
Frienza. s. f. Ribrezzo, schifo (In Castrogiovanni).
Frischiuni. V. gebbia (Caglià).
Frisignu. V. frisingu (In Canicattì).
Frisillu. V. orru, delle scarpe.
Frivetta. V. frivuzza.
Frollu. Per mulinigghiu (Caglià).
Frusciu. Per diarrìa V.
Frustiri. V. frusteri (In S. Cataldo).
Fu. fu fu! V. cacca! V. schifìu!
Fuanu. In Castrogiovanni il cuccuni V. In Catania la cucca di passa V.
Fucaloru. V. fucularu.
Fucarina. V. zinigra.
Fucu. V. focu. Nell’interno dell’Isola.
Fumiciaturi. s. m. T. pettin. Arnese di cimossa avvoltata, che serve a fregar il pettine colla polvere di pomice, affine di lustrarlo: piumicino (Car. Voc. Met.).
Fumusa. s. f. Sorta di uva, che poi è di tre qualità.
Funcia. La parte del corpo della lumaca che esce dalla chiocciola quando cammina.
Funnu. || – di la seggia: il piano, il sedere.
Furanu. add. Di fuori: foraneo, forese. || Forestiere.
Furficiaru. V. sparritteri.
Furmaturi. s. m. T. scult. Colui che è pratico di far le forme: formatore (Perez).
Furmentu. – di maravigghia. Triticum compositum L.
Furmenturinniedda. dim. di furmentu d’innia.
Furra. Cigliare di fossa, arginello: greppo.
Furru furru. modo avv. A furia a furia.
Fuscenna. V. fascedda (In Noto).
G
Gabbaruazzu. s. m. Gobba, specialmente del terreno, V. muntarozzu.
Gaddarizza. V. caddarita.
Gaddinazza. V. pidocchiu di fava. || Dicesi anco ad altro insetto infetto agli aranci: cocciniglia. Coccus hesperidum Jab.
Gaddinedda. Per papuzzana. || – d’acqua, V. perciasciara (In Catania).
Gadduzzu. Taglio di carne di bue adatto a far lesso: falda (Perez).
Gaffa. Anco ognuna di quelle staffe entro cui scorre il saliscendo, il paletto: piegatello. Detto pure gaffa di lu sùcchiaru.
Gaggiotta. V. gaggitedda.
Gaggiu. V. jaci (In Licata).
Gaggiuni. Ramo specialmente d’ulivo, scosceso, staccato.
Gagumidda. V. camumidda.
Gaitana. add. Di specie d’uliva.
Galbuli. V. garbuli.
Galinci. V. galiggi. V. vadduni. || Burrone.
Gallaria. V. baddaturi (Macaluso-Storaci).
Galòffaru. V. galofaru.
Gamiari. V. camiari.
Gamma. – di la tinagghia: le branche.
Gammigghia. Calzare dal ginocchio al piede: gambale.
Gammittuni. V. strucciu.
Gangularu. V. masciddaru.
Ganguzza. V. fravecchia nel Supplemento.
Ganinanza. V. carignu.
Garbera. s. f. Vena, strato, specialmente di minerali.
Garbuli. s. pl. I frutti della savina.
Gargana. V. gurgana.
Garrari. V. sgarrari.
Garrateddu. V. carrateddu. Sorta d’uva (in Licata).
Garufalaria, Garufalata. s. f. T. bot. Sorta di erba, geo comune: garofanaja, cariofillata. Geum urbanum L. || – di margiu: cariofillata acquatica. Geum rivale.
Gassu. s. m. Fosso rivestito attorno da muro a secco, su cui si eleva la capannuccia.
Gattu. Nel giuoco così detto toccamuru è colui che sta sotto (In Aci).
Gaumidda. V. camumidda.
Gàvita. Forma di legno in cui si forma il pane o pezzo di zolfo che poi si trasporta.
Gavitari. Anco per afferrare, aggavignare.
Gazzetta. T. zool. Cosi in Catania chiamasi l’uccello airone minore (Caglià).
Ge! Accorciativo di Gesù, esclamazione.
Gentilomu. T. zool. Sorta di uccello: currione biondo.
Gennisatu. V. ginuisatu.
Gerosolimitana. Aggiunto di certa specie d’uva rossa, buona a mangiarsi.
’Gghialoru. V. agghialoru (In Messina).
Gheri. V. jiri (In S. Cataldo).
Ghìffula. V. jiffula.
Ghigghiastra. V. sarpa, pesce (In Siracusa)
Ghirrutu. V. ’nghirriusu.
Ghiughiari. V. ciuscari.
Ghiummaloru. È anco una sorta di passera: passera scopajola.
Ghiummu. V. chiummu (In Siracusa).
Gialanti. V. giganti.
Gialinedda. V. pispisa: cutrettola. Quella col petto giallo.
Gialinignu. V. giallognu (In Messina).
Gialinutu. add. Pallido.
Giàmmara. s. f. Pietra dura. V. zàmmara.
Giammella. s. f. Ciambella, pasta o dolciume. || V. saviarda anco (In Caltanissetta),
Giammilluccu. s. m. Spezie di cappotto. Da lucco e da gambello di cui usavasi la pelle o il pelo?
Giammirlinu. V. giammirghinu.
Gianghillina. s. f. Cappotto da marinaio (In Licata). Forse da giammerga).
Giarra. In Arabo hagiar, alhagiarah, serbatoio d’acqua. Donde garraffu, garraffeddu ecc.
Giarraffedda. dim. di giarraffa.
Giarretta. È anco una barca piatta per tragittare da una sponda all’altra di un fiume (In Licata).
Gibbiuni. V. anco fossa di la quacina: truogolo (Macaluso-Storaci).
Gigali. V. giugali. || Ninnoli, ciondoli.
Giggiu. V. gigghiu.
Gilateri. V. surbitteri.
Gilistrinu. V. celesti.
Ginisi. Materie eterogenee che rimangono nella estrazione dello zolfo.
Ginistriali. V. celestiali.
Gioppu. s. m. Insetto che sta nell’umido: porcellino (Macaluso-Storaci).
Giornalazzu. pegg. di giornali: giornalaccio.
Girasara. s. f. L’albero delle ciriege: ciriegio.
Girignògnulu, Girigòngulu. s. m. Tortuosità, rivoltura: girigògolo, ghirigòro.
Giru. ô giru o a lu giru, accanto e anco vicino, intorno.
Giruni. V. jiruni anco.
Giubbilèu. || fari giubbileu, usar coito. Anco Pucci usò tal frase. E credo che molti l’intenderebbero meglio in questo senso...
Giucca. s. f. Sorta di cappotto: schiavina.
Giummarrata. s. f. Cofano di verghe, con cui si esporta lo zolfo dalle zolfaje.
Giustu. giustu giustu, per appunto. Onde si legge in Giuliani: che vi si inanella giusto giusto. || essiri giustu giustu, non aver da buttarne, esser corto a...
Giustulisa. È anco una specie d’uva.
Gliòmuru. V. ghiommaru (In Licata).
Glurienti. V. gluriusu (S. Salomone-Marino).
Gneffa. s. f. Intaccatura fatta su checchessia. (In S. Giovanni di Cammarata).
Gniscari. v. a. Metter l’esca: innescare.
Gnocculu. Propriamente udii chiamarli in Firenze: topini e forse anco cappellotti.
Gnucchiteddi. s. pl. Sorta di pasta: puntine (S. Romano).
Governari. Si dice anco delle piante.
Gracciari. V. ciunnari (In Licata).
Gradascia (Di. modo avv. Gratuitamente, a spese altrui: a ufo (In Caltanissetta).
Gradu. T. bot. Pianta tintoria azzurra.
Graja. s. m. Tre aste a forca dove si attacca la stadera per pesare.
Gramigna. – picciridda: ventolana dei prati. Cynosurus cristatus L. || – puncenti: pallino odoroso. Anthoxanthum odoratum L. O festuca. Festuca ovina L. || – lucenti: forasacchi. Bromus secalinus L.
Granaru. In alcuni paesi fa anco da lettiera, cioè il letto è sopra quattro muretti, entro i quali sta poi il grano.
Granfa. Arnese di ferro a guisa di una branca, serve per moderare il bruciamento delle ristoppie nei campi.
Granfugninu. V. latru.
Granitaloru. s. m. T. oref. Sorta di cesello da granire: granitojo.
Granu. V. granatu (Caglià).
Granuni. V. furmentudinnia.
Grattabbucia, Grattabbusciu. V. attabbuggiu e simili. L’usan anco i gioiellieri: grattapugia.
Grattalora. V. anco cinniri.
Gravina. s. f. Strumento che fa da zappa e da piccone: gravina. || Terra abbandonata dalle acque del fiume: greto e anco il letto del fiume.
Gravitera. V. gravità (Pitrè).
Gravuri. s. m. Gravezza. || V. pisantizza.
Greca. Specie di oliva anco, e di tre sorta, cioè – di Palermu, – masculina, – e di Napuli.
Griddiari. v. intr. Andar alla caccia dei grilli.
Griddiata. s. f. L’andar alla caccia del grilli.
Gridduliari. Per sgriddari V.
Gridusu. V. gridazzaru.
Grimonia. V. agrimonia.
Grugnuni. V. minchiuni.
Guaddaredda. dim. di guaddara. || Prov. havia 99 mali, vinni guaddaredda e fici 100, V. in pitrusinu, era beddu ecc.
Guardamanu. Laminetta curva che fa riparo al grilletto dell’arma: guardamano (Perez).
Guardanasu. s. m. Visiera dell’elmo.
Guardaòmini. V. lucirtuni.
Guardianìa. La estensione di terreno guardato dal guardiano. || Pagamento, salario del guardiano. || I guardiani tutti presi insieme. E anco un guardiano solo. || Il tempo in cui uno sta guardiano di un podere. || Il guardar così la terra.
Guarratu. V. quatratu.
Guastari. || guastarisi per scantarisi V.
Guastatina, Guastu. Per scantu V. (All’Etna).
Guerra. Per quantità, abbondanza; p. e. cc’era ’na guerra d’omini. Dante a un bel circa disse: per l’esercito molto ecc.
Gufu. V. fuganu (In Castrogiovanni) (Caglià).
Guiolè. V. olè (Caltanissetta).
Guisina. Il Perez spiega: natrice.
Gulìu. s. m. Gola. || Desìo, ùzzolo.
Gurgana. V. murgana.
Gurgazzeddu. dim. di gurgu.
Gutticedda. dim. di gutta.
I
Ibbisi. Nella frase aviri lu ibbisi e lu riibbisi, il pro e il contro.
Ilmiceddu. dim. di elmu: elmettino (Tomm.).
Imbrugghiari. Detto di matassa e simile: arruffare.
Imbuttari. fig. Tirare per sè, guadagnare.
Imbuttu. s. m. fig. Guadagno; scrocconeria.
Immarutu. V. jimmurutu.
Impampinatu. add. Impampinato. || Accestito.
Impinnari. fig. Cominciare ad essere uomo.
Inarbari. V. inalbari.
Incaminaturi. s. m. Serbatojo del frantojo delle ulive.
Incapizzatura. Il tratto di congiunzione di oggetti come tubi, docce ecc.
Incartunari. Detto di muri: intonacare.
Incastiddari. incastiddarisi, chiudersi in castello. Busone da Gubbio ha: incastellato.
Inchiri. || – la vigna, rinfrescare la vigna di magliuoli (An. Cat.) || – un paisi, p. e. di una nuova: empire il paese di una... (Tomm. D.).
Inchitina. V. incutina.
Inculari. incularisi: accoccolarsi. || lu ’ncularu, l’han rovinato.
Incutina. V. incuta: empitura.
Indalu. V. animulu. Più vicino all’italiano guindolo o bindolo (In Messina).
Infoderari. V. rinzaffari. E propriamente il rincocciare.
Ingiarrari. v. a. Mettere nelle giarre (orci). Nel Lucchese dicon impilare; da pilo che vale orcio.
Ingrasciari. Ugnere.
Iniari. V. jiniari.
Insicilianari. v. a. Far diventar siciliano.
Intaccari. || intaccarisi, esser tocco da sventura.
Intavulatura. Coagulo di materie addensate alle parti della calcarella delle zolfaje.
Intravirsari. Arare per traverso: intraversare (Perez).
Invasu. V. invasatu.
Iri. un iri vinennu, quasi una parola sola, un andare e un venire, una confusione: un viavai.
Isvintari. v. intr. Il seccarsi dei tralci, e non potere più riprodurre.
Itiddu. V. jiditeddu.
Izari. V. isari. || Sollecitare. || izati, su, orsù, via.
Izzana. V. piattera (Macaluso-Storaci).
J
Jabbu. V. gabbu (In Messina).
Jacappu. V. jacobbu.
Jaddinedda. dim. di jaddina. || – d’acqua pedi gialli. Sorta d’uccello: schiribbilla grigiata (Caglià). Altro uccello: voltolino.
Jadduzzu. V. gadduzzu (In Messina). || – d’acqua, V. occhialuni.
Jalinu. V. gialinu.
Jamarru. V. zoticu.
Jamiddu. V. gamiddu.
Jamma. V. gamma (In Messina).
Jammera d’allasticari. T. calz. Stecca da rientrare (Macaluso-Storaci).
Janciu. V. cruscè (In Siracusa).
Jammicu. V. janghimu.
Janga. Per mascidda V. (Caglià).
Jangalata. V. timpulata (Macaluso-Storaci).
Janghimu. s. m. T. pesc. Gàngamo (Macaluso-Storaci).
Jannazzu. s. m. T. zool. Sorta di uccello: nonna V. aruni.
Jarchi. V. gira (In Villalba).
Jargia. V. gargia. || V. gaggia (In Messina). E così i simili.
Jargiolu. V. giurgiolu (In Siracusa).
Jariddu. V. cuzzica: cispa.
Jariddusu. V. micciusu: cisposo.
Jattupardu. V. gattaredda, sorta di pesce (In Messina).
Jazzu. Sorta di letto dei contadini, sostenuto su forcole di legno, sopra de’ pezzi di legno per lettiera, e sopra ancora della frasca.
Jecula. V. arvanu.
Jeja. V. deja.
Jemiddu. V. jemmulu.
Jettitu. I gioiellieri chiamano così i solchetti delle mezze staffe, per cui scorre il metallo strutto versato nella bocca della forma: canale. || aviri o teniri li così pri jettitu, non curarle.
Jhiavuru. Così sarebbe la pronunzia Girgentana in certe parole comincianti per ci... o sci... V. ciàvuru.
Jia-Jia. V. ia-ia.
Jincarruni. V. jincaruni: giovencarello.
Jiniari. v. intr. Far la voce del cavallo: nitrire.
Jirmanu. V. irmanu.
Jirmitaru. s. m. Colui che nella messe forma i manipoli. Da jermitu V.
Jirmiteddu. dim. di jermitu.
Jissura. Per bagascia V.
Jittaloru. s. m. Condotto fatto nelle cucine per mandar via l’acqua: acquajo.
Jittari. Detto di tempo, stagione p. e. il tempo si butta a freddo, a pioggia, a vento, a buono (Tomm. D.).
Jittaturi. Per canaluni: grondaja.
Jolla. s. f. Sorta di danza popolare,
Juchiceddu. – di focu: fuochetto (Tomm. D.).
Jucu. Idiotismo del centro dell’Isola per jocu V.
Judiscu. In Firenze farda (Perez).
Juduni. s. m. T. zool. Sorta di volatile: colombaccio.
Jurnali. V. giornali. || Per jurnata (Pitrè), p. e. a lu jurnali, per dire alla giornata.
L
Làbbisi. V. lapis (In Licata).
Laiduzzeddu. dim. di laiduzzu.
Laizza. V. laidizza (In Marsala).
Làmpina. V. turdu, pesce (In Siracusa).
Lampiuni. Calvo. Onde aviri lu lampiuni, esser calvo.
Lampuca. V. capuni, pesce (In Siracusa).
Lanzisi. s. m. pl. Gli stipiti della porta, finestra ecc. (Macaluso-Storaci).
Lapazzuni. s. m. accr. di lapazza. || Sbarra che si mette tra un puntone e l’altro dell’armatura da tetto.
Lapparuni. V. santiuni.
Lardarìa. essiri ’na lardarìa, esser pieno di piaghe.
Lassari. Dicesi dei giorni che mancano a nove mesi di gravidanza; onde dice una donna io nni lassavi tri ecc., cioè partorii tre giorni prima del tempo.
Lattuca. || – cappuccia: lattuga cappuccia. Lactuca sativa L. || – spinusa: lattuga virosa. Lactuca virosa I..
Latturi. V. letturi (In Siracusa).
Lauruncia. V. giurana (Macaluso-Storaci).
Laustra. V. alausta.
Leffia. V. millafia. (In S. Giov. di Cammarata).
Lerda. V. letta al § 2 (ln Trapani).
Lesina. Sorta d’uccello: monachino (In Catania).
Liafanti. V. elefanti.
Liari. V. tadduzzi di vigna.
Libbrazzinu. V. cirruviu.
Librea. V. livrìa (In Messina).
Liccardera. s. f. Arnese da cucina che serve per ricevere il grasso che cola dall’arrosto: leccarda.
Lienu. lienu lienu, modo avv. Di leggieri.
Ligari. Per ammaliare. || Far lega: amalgamare. T. oref. || Portare a compimento le uova, fecondarle.
Lignolu. T. calz. Stecca da calzolaio, forse il lisciapiante.
Lijama. V. liama. Foglie del palèo.
Lijari. V. ligari.
Lima. || – smussa: lima stucca; del magnano.
Limboi. V. mammaluccu.
Limmriciatu. V. imbriciatu.
Limoniu marinu. Sorta di pianta. Statice echinoides L.
Lìnciri. V. liccari; specialmente quello che fanno ai loro nati le bestie.
Lingulari. al § 2: linguettare (Giuliani ha: vidi una serpe... come linguettava!).
Linguotti. V. margini. T tip.
Linninuna. V. rinninuna (In Licata).
Linticchiolu. V. linticciolu.
Linticchiusu. V. lintiniusu.
Linticcia. V. linticchia (In Licata).
Linzuni. accr. di lenza.
Lìsina. V. lesina.
Lisinedda. met. Intrigante, ficchino.
Litichedda, Liticheddu, Liticheri. Chi sempre litiga: letighino.
Littriu. V. littirinu.
Littu. Idiotismo di lettu V.
Litu. s. m. Sterco di bove, con cenere.
Lìvatu V. levitu.
Lividduzzu. dim. di liveddu. Specialmente quello a bolla d’aria.
Locu. lochi diconsi i cammini entro le zolfaje.
Locudipòsitu. V. stipu (S. Romano).
Loriola. V. lariola.
Lucaru. s. m. T. zool. Sorta d’uccello: lucherino.
Lucchiari. v. a. e intr. Burlare: canzonare.
Lucculiari. dim. di lucchiari.
Lucentula, Luciculu. V. cannilicchia di picuraru (Perez e Macaluso-Storaci).
Lumiunara. s. f. Albero del limone.
Lungariusu. add. Lungamente nojoso nel fare, nel dire.
Luppina. Macchia bianca nella pupilla dell’occhio: maglia.
Lupu. Per lupucuviu V.
Lutatu. add. Intonacato, o impiastricciato di loto.
Lùvatu. V. lèvitu (In Licata).
Luviri. V. lueri.
Lùvuru. V. lùvaru.M
Macararu. V. macadaru. Onde essiri a macararu, essere in confabulazione.
Macari. macari affè, voglia il cielo.
Macengu. V. macingu. || Birbante.
Macina. La stanza dove ci è il frantojo: fattojo (Perez).
Macinaloru. add. Di ulivo che produca una macina, una infrantojata quasi.
Maddarda. La femmina del coddu virdi V.
Mafratedda. V. mafaratedda. || Il piattino della chicchera (In Termini).
Magnasiu. s. m. Marciapiede molto alto, quasi un terrapieno.
Magogghiu. V. zappa.
Maidda. Per scifu V.
Maiddera. s. f. Cassone di legno da abbeverare le pecore.
Maimuni. s. m. Sorta di uva nera di acini grossi.
Majatica. add. Di certa sorta di ciriegia. || Per nunnata V.
Majazzè, Majazzinu. V, magasenu (In Siracusa).
Malasè, Malasenu. V. magasenu.
Malucani. V. ’ncuttu.
Mancarusu. V. mancusu.
Manciacucuzza. V spiuni.
Manciafurmiculi. V. caputortu (In Catania).
Mancianza. Cibo, cibaglia.
Manciarracina. V. sarpa.
Manciatura. Per manciugghia V. || Per ischerzo la pancia. || essiri sana la manciatura, esser grasso.
Mancina. V. trapanu (Macaluso-Storaci). || T. fabb. Menarola.
Manciunìa. V. manciunarìa.
Mancu. add. Per mancusu V.
Mandagghiu. V. battagghiu.
Mandrappa. V. valdrappa (In Messina).
Manichedda. Manica di pelle per guarentire il mietitore.
Manticetta. s. f. Soffione.
Mantuzza. V. mantillina.
Manu. a manu vulanti, modo di seminare spargendo il grano.
Marancitula. V. rizza di mari.
Marascarcu. V. maniscalcu.
Marbulanu. V. marabbulanu.
Marcu-catalanu. s. m. Sorta d’uva verde gialliccia, buona a mangiarsi.
Marguni. V. anco pitirru (In Messina).
Mariceddu. V. maretta anco (Macaluso-Storaci).
Marinareddu. V. cirrivì (In Siracusa).
Marinedda. dim. di marina. || Sorta di piccione: piccione torrajuolo.
Maritali. s. m. Grembiale di panno verde di uso in certi paesi dell’Oriente dell’Isola.
Mariuni. V. chiaccu (S. Romano).
Marmuniari. V. maniari per brancicare.
Marmurignu. V. in oliva.
Marranchinu. V. zoppu met. Tristo.
Marranzanu. V. anco perciasciara.
Marrobbiu. Per uragano.
Marrubbiu. V. marrobbiu. || – acquaticu V. strigaredda d’acqua.
Marta. V. malta. || V. maidda.
Marteddu. || – riali V. olivedda, uccello ecc.
Martineddu. s. m. T. zool. Sorta di uccello: uccello S. Maria, V. russiddottu (In Siracusa).
Marufella. V. suvaru fimminedda.
Marùmmula. V. malumbra.
Marvizzuni. s. m. Tordela. Specie di tordo.
Marzajola. s. f. Sorta di uccello: marzajola.
Marzola. s. f. Sorta di uccello: gabbiano corallino.
Masculu. add. Scaltro. || s. m. Il cigliettino o arginetto di certi lavori in terra per orti, cioè quello che chiude i vattali V.
Mascuni. s. m. Insetto nocivo al cotone: apate. Apate monacus L.
Màstica. || aviri la mastica, esser in caldo, dicesi dell’asino.
Mastra. T. magn. mastra di li viti: trafila.
Mastranzusu. V. nulitusu.
Mastru. Nel gioco del sussi è il lecco, o il sussi stesso.
Mataccinu niuru. s. m T. zool. Sorta di uccello: cul bianco abbrunato. || – culu jancu, V. martidduzzu. || – cull’ali niuri: monachella (Caglià).
Mataccu. V. mataffu (In Siracusa).
Matalutteddu. dim. di matalottu.
Matarazza. V. matarazzu (In Siracusa).
Matrascia. V. matrastra.
Mattu. mattu mattu, V. moddu moddu, dinoccolato.
Mattuli. V. sarmentu (In Lipari).
Mattuliddi. V. tagghiarina.
Mazza. V. strucciu.
Mazzareddu. s. m. T. bot. Specie di erba amara, pelosa. V. amareddu. Sinapis nigra L. || V. brivillu.
Mazziateddu. s. m. Battuto di mattone pesto e calcina.
Mazzòcculu. V. mataffu.
Mazzunaru. V. scarpillinu (In Messina).
Mazzuni. Mazzo di esca accesa per dar fuoco, nelle zolfaje. || a lu mazzuni, sorta di giuoco (V. rumè) a indovinar un motto, chi indovina dà addosso agli altri (In Licata).
’Mbalatari. V. abbalatari.
’Mbarvatu, V. varvatu.
’Mbriachedda, ’Mbriacotta. V. ’mbriacula.
’Mbrumari. v. a. Sovrabbondare, sovraccaricare.
Meffi. V. cioè (La Manna) (In Termini).
Memmara, Memmaru. Membro virile.
Menziurnista. add. Di chi suol desinare a mezzogiorno.
Menzupuntu. V. retipuntu.
Menzutestu. s. m. Sorta di tegamino.
Merru. || – d’acqua: merlo acquajolo. || – a pettu jancu, merlo col petto bianco || – di rocca, V. passaru sulitariu.
Michidaru. V. tusellu (In Trapani).
Miciddi. s. pl. Calunnie.
Mignardisa. s. f. Sorta di trina.
Milìta. s. f. Lastra di pietra di lava (In Catania).
Miliuni. V. nigghiu (In Siracusa).
Minicuccu. V. caccamu.
Minna. La estremità del sacco legato, per cui si prende esso. || – di vacca, anco una sorta di fichi.
Mizina. Una delle carte su cui si punta nel gioco a toppa: toppa.
Minzudda. s. f. Piccola brocca di creta.
Mircillina. V. buttana (ln Valledolmo). Che sia ancora tradizione della Messalina?
Mirlu. V. merru.
Misazzu. pegg. di misi: mesaccio (Giuliani).
Missinisotta. dim. di missinisa.
Mitriata. V. vitriata.
Miuluni. V. stupitu.
Mizzuni. V. gurgiuni.
Mmacialirisi. V. allianarisi.
Mmalipatimentu. V. malipatimentu.
Mmaramma. V. maramma.
Mmarazzali. V. mmarazzi al penultimo §: carabattole.
Mmarmaricu. V. smarmanicu
Mmarrilari. V. invarrilari.
Mmèndula. V. mènnula.
Mmendulara. s. f. Albero delle mandorle: mandorlo (In Messina).
Mmettiva. V. invettiva.
Mmianchiri. V. imbianchiri.
Mmiari. V. inviari.
Mmirnata. V. invirnata.
Mmivirari. V. abbivirari.
Mmuccamuschi. V. ammuccamuschi.
Mmuccinu. V. buccinu.
Modda. V. cucchiaruni. Sorta di uccello (in Catania).
Modulu. Pezzo di canna su cui tessono le reti.
Morti. L’apertura delle fornaci d’ond’esce il metallo fuso.
Motignu. add. Terreno fangoso.
Motu. V. mauta.
’Mpagghiazzari. V. anco munciuniari.
’Mpanata. s. f. Sorta di pasticcio su cui si fanno croste di pasta: crostata (Macaluso-Storaci).
’Mpicciarrobbi. V. appizzarrobbi.
’Mpipiriddutu. V. ’mpipiriddatu.
’Mprenaporti. V. liccaturi.
’Mpriachedda. V. mbriacula (In Siracusa).
’Mpricignari. V. ’ntignari al § 1. || Per chiavare.
Muca. s. f. Sporcizie dell’orecchio: cerume.
Muccareddu. dim. di muccaru.
Muccicari. v. a. Baciucchiare.
Muccu. Per nunnata V.
Muddera. add. Detto di vacca o capra feconda di latte (In Canicattì).
Muddicusu, Muddicutu. add. Pien di mollica o midolla: midolloso. || Boffice V. muddicutu.
Muddisa. V. muddera.
Muddura. V. anco acquazzina (In Siracusa).
Mudistedda. dim. di modista: crestaina.
Munaceddu d’acqua. s. m. Sorta di uccello: beccaccia di mare.
Muntinu. V. munticeddu al § 2.
Muntunara. V. patedda (In Trapani).
Muntuni. V. crastuni, chiocciola (In Licata).
Muogghiu. V. vagnatu. (Fr. Mouillé).
Mureddu, V. ceusa.
Murgari. v. a. Ugnere di morchia.
Murratura. s. f. I quattro covoni che formano la soma del somiere.
Murruzzu. V. mirruzzu.
Mursalettu. V. vuccuneddu.
Murticinu. V. murtacinu.
Muscaridduzzu. dim. di muscareddu.
Muscaruneddu. V. marzajola (In Lentini).
Musilucu. V. musuluccu.
Mussali. V. mussili.
N
Naca. Muro di rivestimento per impedire lo smottamento della terra.
Nacalora. add. Di ragno grosso, nero e velenoso.
Nacatabbozza. V. vocanzita (In Licata).
Naprocchi. V. aprocchi.
Napulitanu. Sorta di cane: barbone. || Sorta di ciriegio.
Nascu. V. nasu (In Riesi).
. V. . V. . V.’Ncaddariri. V. incaddiri.
’Ncannata. V. incannata. Onde il cannajo dei pescatori.
’Ncantannu-’ncantannu. modo avv. Subito, incontanente.
’Ncarcarari. v. a. Mettere nella fornace (Da carcara).
’Ncarta. V. carta, di ferro tagliente.
’Ncastagnari. Arrostire in modo che la superficie sia grossa e dura come castagna: crostare. || Rosolare.
Nchiuppuliri. v. intr. Rimanerci, piantarvisi.
Ncicirarisi. V. ’nchiarinarisi, ubbriacarsi.
Ncignola. V. gaggitedda (Macaluso-Storaci).
Ncimittula. s. f. Cucito a punti radi che si fa per tenere momentaneamente due pezze insieme: filza.
’Ncini. pl. V. ancina.
’Ncricchiari. v. intr. Ringallettare, ingalluzzire. || V. ammascari.
’Ncucciatu. s. m. Sorta di pastina: semolino. Da cocciu.
’Ncucciateddu. dim. di ’ncucciatu.
’Ncucciaturi. V. tistardu (Caglià).
’Ncuccutu. V. accuccatu.
’Nculatura. s. f. La sponda, la imposta del fiume, dell’arco ecc.
’Ncusciatura. s. f. Lo stipite di porta, finestra ecc.
’Ncuticchiari. V. ’nciacari. Da cuticchiu V.
Nespulara. s. f. L’albero delle nespole: nespolo (In Messina).
’Nfasciddari. V. infasciddari.
’Nfimminatu. V. affimminatu.
’Nfirrintutu. add. Indurito, irrigidito. Quasi a guisa di ferro (In Caltanissetta).
’Nforma. O meglio comu ’nforma, modo avv. così, così come, quale, siccome, nella forma...
’Nfrattari. V. mmiscari.
’Nfrivurari. V. infervurari.
’Nfruntu. V. affruntu.
’Ngannacacciaturi. V. russeddu di cannitu (In Catania).
Ngarali. V. grassotta, uccello (In Siracusa).
’Ngranari. V. ingranari.
’Ngraniatu. add. Danajoso. Che ha grani V.
’Ngunagghia. V. incinagghia (In Messina).
’Ngurganari. V. ’mbrugghiarisi (In S. Giovanni di Cammarata).
’Ngurgu. add. Bagnato.
Nia. V. anco nuzza (In Messina).
Nibbiu. V. spraviruni (In Castrogiovanni). || V. nigghiu (In Messina).
Nicu. nicu, nicu, è anco modo di chiamare i porci.
Nigghia. V. negghia.
Nigghiu. Granturco (In Siracusa).
Niputedda. s. f. Dolce di farina e miele a lasagnette giallicce (In Licata),
Nisi. avv. Se non, salvo che... Se pure...
Nivarola. V. nivalora.
Nnaccaru, Nnacchiri. V. nnaccara.
Nnalia. Nella frase nnalia nnalia, leggermente, dolcemente, saporitamente. Quasi in aria.
’Nnettajetti. Voce composta da annetta e jettitu per cesso. V. biddacaru.
Nnippitedda. V. nipitedda,
Nuzzuleddu. V. ariddaru (In Messina).
Nozzulu. – di crapa, V. zoddari.
Nsugna. V. nzunza.
’Ntacciari. || a ’ntacciari, gioco che si fa buttando un soldo al muro per vedere se cade da uno o l’altro lato (In Licata).
Ntaurizza. add. Della vacca in amore. Da tauru V.
Nticciari (A. V. ’ntacciari.
’Ntruppiddata. add. Di una strada che faccia svolti ed angoli.
’Ntuffatu. Sorta di battuto fatto con malta e mattone pesto; sorta di intonaco anco così fatto.
Nuccuru. s. m. Fanciullino vezzoso: naccherino.
Nuciara. s. f. L’albero delle noci: il noce (in Messina).
Nueddu. V. novu.
Nzanzizza. V. sosizza.
Nzinzulara. s. f. L’albero delle giuggiole: giuggiolo (In Messina).
O
Oca. –marina. V. aipa. || – testa niura, V. marzola (In Messina).
Occa. Idiotismo di Caltanissetta, per acqua V.
Occhialuni. Sorta d’uccello: corriere grosso.
Occhiu. – di voi, sorta di susina.
Occupu. V. accupazzioni.
’Offu. V. goffu.
Oju. V. ogghiu (In Licata).
Olivedda. s. f. T. zool. Sorta di uccello: piviere.
Ommaru. V. vommara.
Oncunu. V. alcunu.
Oriccia. V. oricchia (In Licata).
Otta. V. ora (In Caltanissetta). Davanzati ha: otta, allotta ecc.
P
Paccìa. V. pazzìa.
Pacificu. met, curnutu V.
Paddòttula. V. baddottula (In Messina).
Pairò. V. paghirò.
Pala di pani, Palata di pani. Una piccia (Caglià).
Paledda. Per cucchiaruni V. uccello.
Paliartaru. V. paliu.
Palitta. V. anco paledda per cucchiaruni.
Papacchiu V. scarabbeu.
Papacciata. add. Si dice della neve che ancora non abbia coperto completamente il suolo.
Papapani. V: scravagghiu (In Siracusa).
Paparottu. V. pileri.
Papatanchiola. s. f. Un pezzo di pasta a mo’ di gnocco, incavato con tutte due le mani, che si cuoce con lenti o con ricotta.
Pappagargia. V. nnocca.
Pappajaddiscu. V. scacciamennuli.
Pappajaddu. V. pappagaddu.
Pappanarisi. V. sazziarisi.
Pappitacciò. s. m. Sorta di polenda (in Valledolmo).
Papuncedda. s. f., Papunceddu s. m. T. zool. Sorta di uccello: voltapietre.
Paracquinu. V. parasuli.
Parafraschi. V. ponti del fucile.
Paredda. V. padedda.
Parmara. s. f. L’albero delle palme (In Messina)
Parpannizza. s. m. Il filare superiore ultimo di un muro a secco, fatto con pietre più grosse.
Particuni. V. pirticuni.
Parucca. V. pilucca.
Passalastru. V. passarastru.
Passaru. || – di campagna: passera lagia. || – americanu: ciuffolotto.
Passaruneddu. V. calandredda.
Pastura. Pilastri che sono nei partimenti delle miniere, per sostegno. || Quella linea di muro in fondazione che è sotto la soglia di un vano.
Pastureddu. met. Rozzo, grossolano, soro.
Patacca. Per funneddu (In Licata).
Patedda. Per padedda V. (In Siracusa).
Paternostru. È anco una sorta di pasta ad anelletti piccoli (In Licata).
Patrasciu. V. patrignu.
Patta. Per ovatta (Macaluso-Storaci).
Pedilonghi. V. aceddu cavaleri.
Pennula. Anco il mazzo delle robe che si mandano a lavare o stirare.
Perciagazzìa. V. riiddu (In Castrogiovanni).
Perciarivetti. V. sperciagaja: lui grosso.
Perciasciara. s. f. Altra sorta di uccello: gallinella.
Persicara. Anco per nucipersicu V.
Pertica. V. percia per bure.
Pettubbrù. s. m. T. zool. Sorta d’uccello: pettazzurro (Caglià).
Piari. V. pigghiari (In Licata).
Piattuzzu. V. piatticeddu.
Piccicanu. V. cunnu.
Picciuni. Per cunnu.
Picciusu. V. picchiusu (In Licata).
Pichesci. V. suprabbitu (In Messina).
Picinaru. V. cunnu (In Terranova).
Picu. – di lu suli. V. scattiu.
Pìcura. V. pecura.
Pidania. V. pidana.
Piddicchia. V. piddicedda. || V. pidduncia.
Pidòcchia, Pidocciu. V. pidocchiu.
Piecura. V. pecura.
Pigna. Il frutto del pino: pina.
Pignara. s. f. L’albero delle pine: pino (In Messina).
Pignata. – china, per dire cornuto.
Pignateddu. arriminari lu pignateddu, fare stregherie.
Pignatuni. Vasetto di creta per iscaldarsi: cècia (In Licata).
Pilesi. Pezzi di ferro da cavallo rotti.
Pinna. – di pasta, una foglia di pasta spianata per poi tagliarne lasagne o che (In Licata).
Pinnedda. Per pannedda V.
Pintumiraula. V. ajula.
Pinturu. V. punturu.
Pipiramuri. V. pumadamuri.
Pipìu. V. pi-pi al § 3 (In Licata).
Piracchia. s. f. Parte del telajo da tessitore, che egli fa muovere co’ piedi: càlcola.
Piralettu. V. pidunettu. || Mezze calze.
Piricocu. V. culu.
Piripiddu. s. m. La pietra che mettono ritta i ragazzi quando giocan alle murelle o simile, e su cui metton i danari: sussi.
Pirnici. – pettu russu: grandule. || – pettu cinnirusu: ganga. || – tunisina: pernice turchesca. || –di mari: pernice di mare.
Pirniciaru, V. spraviruni.
Pirnicunera. V. pirticunera.
Pirnicuni. V. pirticuni.
Pirnizzola. s. f. T. zool. Sorta d’uccello: cincia codone.
Pirrichicchiu. V. birrittuni (In Caltanissetta).
Pirticchiu. V. virticchiu.
Pirtusu. fari pirtusu, allargarsi il tempo.
Pirucca. V. pilucca.
Piscazzata. V. pitrata.
Piscazzu. s. m. Sasso. Nel centro dell’Isola.
Pischiu. s. m. Luogo fangoso, motoso. || pischi, mota.
Piscificu. s. m. Sorta di pesce piatto (In Licata).
Pisciluna. s. m. Sorta di pesce: rondinino.
Piscirova. V. in pisci, pisci d’ovu.
Pisedda. Per fasola V. In Riesi, Bronte.
Pisi-piri. V. pisuli-pisuli.
Pispisè, s. m. Sorta d’uccello: basettino.
Pìssina. V. pissidi.
Pistuddusu. V. pustiddusu.
Pitara. V. giarra (In Licata).
Pitìnia. Anco per pidina V.
Pitirri. Per pappitaciò V. (In Valledolmo).
Pitirru. Sorta d’uccello: tuffetto. || V. pitirri.
Pittinissa. V. pettini.
Pittinissaru. V. pittinaru (Caglià).
Pitturali. Pelle che si pongono al petto i contadini nel formar i covoni.
Piulidda. dim. di piula. || Per seccatore.
Pizzicaferru. V. lingua longa: picchio rosso maggiore. Uccello. || – niuru: picchio nero. || – virdi: picchio verde. || – nicu: picchio piccolo (Caglià).
Pizzuluneddu. a pizzuluneddu, è un modo di seminare.
Ponti. – a cavaddittu, dei muratori: bertesca (Macaluso-Storaci).
Pòspiru. V. posparu. (In Siracusa, Licata).
Prantali. Pezzo di pelle che i contadini tengon a’ piedi invece di scarpe.
Precchia. V. perchia.
Precettu. V. precettivu s. m. che è sbagliato ed invece deve dire precettu.
Pricopu, V. varcocu.
Pricupara. V. varcocu, ma l’albero.
Pricuscu. V. porcu. E pricusca V. troja.
Primavera. Sorta d’uccello: cincallegra.
Prisagghia. Corda attaccata al basto per legar la soma.
Pruppu. V. purpu.
Pruvulinu. livari di pruvulinu, andar in collera.
Puddicinedda. – di mari, sorta di uccello: pulcinella di mare.
Pudditrami. s. f. Nome collettivo dei poledri. || Per sim. ragazzame.
Pudunettu. V. pidunettu. || Mezza calza (In Licata).
Pugnetta. V. minata.
Pulicari. V. affirrari (In Canicattì).
Pulicicchiu. V. riiddu (ln Messina).
Pumara. s. f. Albero delle mele: melo (In Messina).
Pumata. Anco per saimi V.
Pumu. Per ariddaru (Caglià).
Punciari. V. allurdari (In Caltanissetta).
Puntali. Pasta a mano, rotta in piccoli pezzetti, detta anco puntaleddi (In Licata). || V. appuntiddu.
Puntiddu. V. appuntiddu.
Puntu. – a spata, V. puntu a spina. || – a catinedda: punto a catinella.
Pupucanali. V. appappamuschi (In Licata).
Purcarìa. Per purcili V.
Puri-puri. V. piri-piri.
Purrazzeddu. V. purrazza. || V. firrazzolu.
Puruttuni. V. pirittuni (In Licata).
Pùrviri. V. purvuli.
Puzzangula. V. puzzangara (In Siracusa).
Puzzu. – ncigneri, pozzo in cui la secchia scendevi da una trave orizzontale alla bocca di esso e bilicata ivi.
Q
Quaddara. V. quadara (In Messina).
Quagghiarina. V. calanddredda.
Qualera. V. colera (In Licata).
Quarlini. V. carrinu.
Quatreciu. V. gruppa.
Quatretti. pl. Quei chiodetti usati dai calzolai: punte.
R
’Rada. V. grada.
Radiccia. V. ramurazza.
Rafalata. V. lignata.
Raitteri. V. rigatteri al § 3 (In Siracusa).
Rajaliscia. V. raja, pesce.
Rampinu. Strumento da muratore: marra (Macaluso-Storaci).
’Ranatara. s. f. Albero delle melogranate: granato.
’Rancu. V. granciu.
Randigottu. s. m. Sorta di cappotto: randigotto (Caglià).
’Rannula. V. grannula.
Rantiaturi. verb. m. Chi va ratìo, chi si va raggirando.
Rappagghiu. V. rappugghia.
’Rara. V. grada.
Raricia. V. ramurazza.
Rarunchia. V. giurana (In Siracusa).
Rasolui. V. rosoliu.
’Rassizza. V. grassizza, e simili.
Restatizzu. V. arristatizzu.
Ribbuccatura. V. rivettica.
Ribbuttunari. V. rimmuttunari.
Ribbuzzu. V. ribbuttu.
’Ricchiedda. V. oricchiedda.
Rienu. V. riganu (In Messina).
Rifusu. a rifusu, a josa, a bizzeffe.
Rifuttutignu, Rifuttutu. Così i sudici parlatori si esprimono per dire astuto, scaltro.
Rignùttica. V. rivettica.
Riìbbisi, V. in ibbisi.
Riiddu. – tupputu: fiorrancino.
Rìniu. V. riganu.
Rìnnina. – di rocca: rondine montana. || – di barbarìa: rondine di Siberia.
Rinninuni. – americanu, V. pirnici di mari. || – di lavanti (Messina), – di rocca (Castrogiovanni), – pettu jancu (Catania), – mpriali (Siracusa): rondine di mare (Caglià), – di mari: uccello delle tempeste.
Ripassari. Per rivagliare.
Riposu. Per scaccheri V.
Risbattiri (A. V. ’nticciari. Ristinnenza. V. resistenza.
Ritortu. add. Ritorto. || a ritortu, dicesi una cucitura che abbraccia il tomajo, l’anima e il suolo delle scarpe in una sola tirata di spago.
Riutura. V. rivutura.
Rivirsinu. V. cirruviu (In Messina).
Rizza. Anco per vitusa V.
Rizziteddu. Il riccio della castagna.
Rizzogna. s. f. Capigliatura riccia.
Rizzognu, Rizzolu. add. Riccio, ricciolo, ricciuto.
Roccamari. V. arraccamari (In Messina).
Rocchia. – di funci, un cesto, alquanti uniti a cesto.
Rocciuli. pl. Lacci delle scarpe di pelo, o prantali V.
Ròsciula. V. rasula: rosotta (In Aci).
Rosulì. V. rosoliu.
Rucca. V. rocca.
Ruccaru. V. anco rucceri.
Rucciulera. V. rocciuli.
Rudituri. V. strudusu.
Rumuncella. V. lumìa (In Licata).
Runda. V. grunna (In Messina).
’Rungu. V. gruncu (In Messina).
Rurituri. V. rudituri.
Russeddu. – di cannitu: nonnotto.
Russiddottu. s. m. T. zool. Sorta di uccello di ripa della specie dei granocchiai: sgarza (z dolce).
Russulidda. s. f. T. zool. Spezie di uccello gabbiano: moretta tabaccata.
Rutedda. Per girannula V.
Ruvulu. s. m. Pezzo di legno tondo che si pone sotto gran mole per farla rotolare e andare: curro, rullo.
S
Saimmaccu. V. sagghimmarcu (In Messina).
Sajari. v. a. Far forza a cacciar fuori un oggetto da un sito.
Sammartinu. V. martineddu.
Sangazzuca. V. sancisuca.
Santu. Per sautu V.
Saprò. V. perciò (In Caltanissetta).
Sardari. V. saldari e simili.
Sarmura. V. salamoria.
Sarsu. V. salsu.
Sarvu. || a li sarvi, sorta di gioco V. a toccamuru (In Licata).
Sataredda. V. timu (In Siracusa).
Sauletta. V. rumaneddu.
Sàuru. V. anco crastuni.
Sbajaratu. V. sàracu (In Siracusa).
Sbarruari. V. abbarruiri.
Sbaventu. V. spaventu e simili (In Licata).
Sbavusatu. V. vavusu. || V. anco micciusu.
Sbiscu. add. Povero, scusso, spiantato.
Sborta. V. sbota.
Sbriccaria. Vale anco stravizzo o semplice ribotta.
Sbrinzari. V. sbrizziari (In Siracusa).
Sbriveri. V. olivedda, uccello (In Catania).
Sbrivireddu. V. occhialuni (In Catania).
Scaffabbancu. s. m. Ozioso, fanullone.
Scagghiari. Per sciogghiri V.
Scalimbri. V. scalimmiri (In Messina).
Scalitta. V. scalidda.
Scampagnata. È anche la porzione di terra dove la neve sia squagliata (Valledolmo).
Scanciddari. v. a. Deviare, levar i canceddi alle bestie.
Scancu. V. sgangu.
Scarcu. V. sgraccu.
Scardavivanni. V. scarfavivanni.
Scarpacanzata. s. f. Suolo quadrangolare di cui le punte si rivoltan in su, si lega al piede e fa da scarpa.
Scassari. Nel giuoco del sette e mezzo, V. iri in palazzu (In Siracusa).
Scassiari. V. zuttiari.
Scataddizzu. V. mammaluccu (In Licata).
Scavateddu. V. attuppateddu.
Scavuni V. moju.
Scavuniari. v. a. accr. di scavari.
Scavuzzuni. s. m. T. zool. Sorta d’uccello: quattrocchi.
Scavuzzu. V. tupputu, sorta di uccello (In Siracusa).
Schifitignusu: V. schinfignusu.
Schirifizziu. V. surfizziu.
Schiticciu: V. schiticchiu.
Schizza. V. stizza (In Messina).
Sciacodda. Nella frase fari sciacodda, ciurlar nel manico, fig.
Scibbliclisi. V. aprocchi.
Scima. V. ’ncima (In Messina).
Sciorbocchi. V. russeddu di cannitu.
Scirbari. v. a. Scerpare le erbe inutili in mezzo le biade.
’Sciunetta. V. accetta. Da ascia.
Sciusciastra. V. ciuciastra.
Scoppu. V. sgroppu.
Scòrfana. V. scrofana.
Scorpu. V. sgroppu (Macaluso-Storaci).
Scrafazzu. V. fracassu.
Scramuzzuni. V. muzzuni, mozzicone.
Scronna. V. cira (In Canicattì).
Scrufugnuni. V. sgrignuni (In Licata).
Scuddurari. V. scudduriari.
Scùfiu, V. schifiusa.
Scumiaturi. V. scumaturi.
Scuncinziatu. invece di scunciziatu V.
Scùnciri. V. scunchiri.
Scunzari. V. abbortiri.
Scupastrata. s. m. Spazzino.
Scupìu V. jacobbu (In Messina).
Scuppazzuni. V. scuppuluni.
Scutruzzatu. V. scruduzzatu in scruduzzari.
Sdanga. V. stanga (In Siracusa).
Sdilligari. v. a. Slegare: dislegare.
Sdimenticu. V. sdimenticusu.
Sedda. Anco la predella dove la puerpera partorisce.
Serramonaca. s. f. Gioco fanciullesco che si fa legando un laccio intrecciatofra le dita, il naso e le labbra (In Licata).
Settima. Per setta V.
Sfinaccioli. Sorta di erba a fiori bianchi.
Sfizziarisi. v. intr. pass. Divertirsi, darsi gusto, sbizzarrirsi.
Sfìzziu. s. m. Piacere, gusto.
Sfrattiddiari. V. sfraguniari.
Sfuintinu. Che fugge sempre e non si lascia chiappare.
Sfunnari. Per fuggire precipitosamente (Algozer).
Sgamirru. V. palamitu (In Siracusa).
Sguarrari. Per sbarrari V.
Sguiccivecciu (A lu. Gioco in cui ognuno si mette avanti un mattone, un solo ne è senza. Al motto d’ordine, tutti muovono, e chi non arriva a rimettersi avanti un mattone, perde (In Licata).
Sguignu. add. Di parlare oscuro: gergone.
Sgummu. V. scurmu (ln Siracusa).
Siminzula. s. f. Sorta di pastina: semini (Macaluso-Storaci).
Simulìa. s. f. Leggiera pioggia, pioggerella.
Sincili. V. cincili.
Sintireddu. È anco un cisale un po’ rilevato che spartisce i campi.
’Siri. Per èssiri V.
Sirraccheddu. dim. di sirraccu.
Sirretta. s. f. Sorta di uccello: pescajola.
Sirvietta. V. salvietta.
Siulari. V. sciddicari.
Smaccusu. add. Derisore, canzonatore.
Smassari. V. sbuzzari.
Smicciaturi. V. smiccaloru.
Smiccu. V. meccu.
Smidigghiu. V. falcuni di rocca.
Smuzzaloru riali. V. tummaloru. || – pamparineri, V. pitirru.
Sonacanonacu (A. Sorta di giuoco in cui uno è bendato, e insegue gli altri i quali sonano intanto a cocci, o chiavi o simili (In Licata).
Sòrfiru. V. cirinu (In Siracusa).
Sosizzottu. V. sosizzuneddu.
Sparacogna. s. f. La pianta degli sparagi. met. Un crine riccio, folto e arruffato.
Sperciarruvettu. V. in sperciagaja (In Siracusa).
Spergis. V. aspersoriu.
Spica. – di canna: pannocchia.
Spillignari. V. spavintari.
Spillunga. V. spirlongu.
Spinottu. s. m. Sorta di pesce: spìgolo, ragno (In Siracusa).
Spirlunga. V. spirlongu.
Spirnucciari. V. spinucciari.
Spraviruni. s. m. Uccello di rapina: astore.
Spricignari. v. a. Nettare o liberare da checchessia.
Spudugghiari. V. spidugghiari.
Spulvirinu. s. m. Pannolino che mettono ai bambini a cui tagliano i capelli ecc.: accappatojo.
Spunnurari. V. sfunnari. || V. scassari.
Spunsalora. V. buzzeddu (In Siracusa).
Spunzuni. V. pinzuni. || – varvariscu: pèppola.
Squaddamaru. V. strifizzaru.
Staccia. s. f. Anello di pietra per attaccarvi le bestie.
Staccu (A. Modo di seminare, V. a manu vulanti.
Stagghiatu. add. V. in stagghiari. || Per smammatu (Caglià).
Sticchiari. Per truzzari. || Per allippari.
Stiiddu. s. m. Più fila attorte che forman uno stoppino per metterlo nelle ferite: stuello.
Stimpali. V. vausu.
Stizzicari. V. stizziari.
Stola. Per gassina (In Messina).
Stracquari. Metter in riposo gli animali che trebbiano.
Strafa. V. troja. Forse corruzione di scrofa. Da strafa viene strafalariu ecc.
Strafacciari. v. intr. Far pancia il muro: sbonzolare.
Straficarisinni. v. intr. pron. Più che non calere, infischiarsene,
Strammuliari. v. intr. Barcollare.
Stranu. || iri stranu, uscire dal proprio paese, onde si diventa forestiero.
Stridiari. v. a. Far dispetti: dispettare a uno.
Strincenti V. sirgenti al § 2.
Striula. V. varvajanni (In Messina).
Stroppa. V. ciaramita. || stroppi, i rovinacci di una demolizione (In Siracusa).
Strumbu. V. scurmu (In Messina).
Strummulu. V. strummula (In Licata),
Struppicuni. V. truppicuni.
Strurusu. V. strudusu.
Stuffata. Per stufa V.: pampanata.
Stuffatu. V. stufatu (Caglià).
Stuppagliu. V. stuppagghiu.
Stuppusu. Detto della carne: tiglioso.
Sturiu. V. studiu. || V. minzalinu.
Sucameli. Sorta di pasta grossa tagliata corta e lavorata: sedani grossi (In Licata).
Sucarru. V. sicarru.
Sucatizzu. add. Magro, stecchito.
Sudiaca. V. suriaca.
Suffru. V. surfaru (In Licata).
Sugghiata. V. sogghia: soglia.
Sulitariu. || – di rocca. V. cudarrussuni (In Castrogiovanni).
Sullina. V. sulina.
Sumagghia. s. f. La sponda di un burrone, il ciglione quasi (In Canicattì).
Sumirunazzu. pegg. di sumiruni (Comes).
Sunnacchia. V. sunnacchiara.
Supirchiuni. s. m. Sorta di piccola bisaccia.
Surbusu. V. zurbusu.
Surfiru, Surfu, Surfuru. V. surfaru.
Suricera. V. gaggia di surci ( Evidentemente dal Fr. souricière).
Sùrici. V. sùrci.
Suttabbitu. V. suttaninu.
Suvareddu. s. m. Sorta di pesce simile all’aliccia (In Licata).
Svaniri. Vale anco allargarsi il tempo.
T
Tacciaru. s. m. Facitore o venditore di bullette: bullettajo. Da taccia.
Taccuni. V. taccuiri come per errore tipografico è scritto al suo posto alfabetico.
Tachilai. V. calai. Composta da ta per talè e chi l’hai (In Trapani).
Tadduni. V. taruni.
Tadduzzi di vigna. I tralci della vite.
Tamarru. V. minchiuni.
Tancinu. V. mariteddu al § 3 (In Valledolmo).
Tangaruni. accr. di tangaru.
Tangilusu. V. tancilusu.
Tappitta. s. f. Sorta di scarpa di pelo.
Tardiolu. Che va a letto tardi.
Tarmisciana. V. dammiciana.
Tassa. – di tuma. pezzo informe di formaggio o che (Valledolmo).
Tassura. s. f. Freddura molta.
Tauleri. V. tavuleri.
Tavula. a tavula longa, gioco in cui uno si china e l’altro lo salta, e così di seguito (In Licata).
Tenimentu. V. tinuta.
Ticchena. V. jittena.
Tìci. s. m. V. tistaredda (In Licata).
Tigghiu. add. Snello.
Tignuseddu. V. schirpiuni (In Licata).
Tirriciacchiti. V. pirnici di mari.
Tiruni. V. giaju.
Tistazza. s. f. Sorta d’uccello: averla cenerina.
Tisticchiu. dim. di testu.
Tistuni. s. m. Sorta d’uccello: gobo rugiadoso.
Tistuzzu. V. tisticchiu.
Tizzu. V. smiccu.
Toccaferru. V. toccamuru. Colla differenza che bisogna toccar ferro invece di muro.
Toccu. Apoplessia (Caglià).
Tollu. s. m. Gioco al sussi, in cui il sussi è un coccio ritto (In Licata).
Tracchi. Le branche dei pesci (In Siracusa).
Tracuddari. Per tracannare.
Tranti. add. Detto di pietra dura, forte.
Triangulu. Travi disposti a forca per reggere il vaglio.
Tribbodu. V. trippodu.
Triccaddui. Nella frase fari triccaddui: bocciare.
Triistu. V. catu (In Valledolmo).
Trìppici. V. marredda: filetto (In Caltanissetta).
Trippotu. s. m. Branco di buoi, di circa un venti.
Triugni. s. m. T. zool. Sorta di quaglia: quaglia d’Andalusia. || – coddu niuru: quaglia di Gibilterra.
Trìvulu. Dumo, spino: trìbolo.
Trivvonti. V. tribboti.
Trizzuledda. dim. di trizzola.
Trubbettu. Anco cerru V.
Trugghiu. s. m. V. pileri.
Trunanti. V. culu (In Barrafranca).
Trunera. Il seno delle donne (In Barrafranca).
Truppettu. V. trubbettu. || Giubbuio.
Truppicari. Per farsi all’amore (In Alcamo) (S. Salomone-Marino).
Trutturia. V. trattorìa.
Tucceni. s. m. V. chiancata, ma più piccola.
Tucciara. s. f. Fico che si mette negli alberi di fichi per farli produrre: caprifico.
Tuccolossia. s. f. Sorta di volatile: aquila anatraja (caglià).
Tummaloru. s. m. T. zool. Sorta di uccello: svasso piccolo. || – riali: svasso forestiere. || – grossu: strolaga piccola (Caglià).
Tupputu. s. m. Sorta di uccello: moretta turca.
Turchinignu. V. turchineddu.
Turciuneddu. s. m. Arnese che si pone in capo ai bambini, perchè nel cascare non si facciano bernoccoli: cercine.
Turniari. V. firriari.
Turturaru. V. anco cucù.
Tuzzari, Tuzzuliari. V. truzzari.
U.
’Ucciarìa. V. vuccirìa.
’Uccunettu. V. vuccunettu.
’Uccuniari. V. vuccuniari.
Ugghiu. V. agghiu.
Ulintinu. s. m. T. pesc. Filo lungo a mo’ di lenza, attaccato in terra da un capo, all’altro capo vi è l’amo coll’esca: filaccione.
’Umitari, Ummicari. V. vumitari.
Uozzu. V. vozzu.
’Urgiuni. V. gurgiuni, altri spiega: paganello.
Usciaia. s. f. Malattia che la superstizione fa credere venga dai cattivi spiriti, apoplessia: gòcciola (In Licata).
’Ustu. V. gustu.
Uttantinu. V. anco ottantinu.
Uvè. V. olè (In Licata).
’Uvitu. V. gùvitu.
’Uzzieddu. dim. di ’uzzu. || Secchia di cuojo.
V
Vancu, Vancuni. V. : tavolello da orefice.
Vantaleddu. V. granatera. || dim. di vantali.
Vappazzu. accr. e pegg. di vappu.
Vappunarìa. V. vapparìa.
Varagghiu. V. badagghiu.
Vardalumi. V. paralumi.
Varetta. V. vara.
Vavaluciaru. add. Di terreno cattivo, pieno di gusci, conchiglie ecc.
Vigghiantuni. add. Chi è sempre vigile.
Vignali. Campo pietroso, spietrato, chiuso da muri a secco.
Vinciatutti. s. m. Sorta di grano.
Virdeddu. s. m. Sorta di uccellino: lui verde.
Virdiari. V. virdiggiari.
Virdidduni. s. m. Sorta di beccafico: canapino.
Virdignu. add. Verdino, verdiccio.
Virduliddu. V. anco virdeddu.
Virduredda. dim. di virdura.
Virticciu. V. virticchiu.
Virtuni. V. virtò.
Vizziola. V. zivulu (In Messina).
Vòcula. V. vocanzita (In Caltanissetta).
Vota. vota e sbota o a vota e nun vota, sorta di gioco, detto anco a testa ed acula V. (In Licata).
Vranculidda. s. f. T. zool. Sorta di uccello: bigiarella.
Vrazzolu. vrazzola pl. Trappola pei conigli (In Licata).
Vriuni. s. pl. Lunghe canne dove i marinai sciorinan il loro bucato (In Licata). Forse corruzione di virguni.
Vromu. V. bromu. Altri spiega: medusa.
Vuarottu. V. olivedda, uccello (In Castrogiovanni).
’Vuccagghiu. V. anco badagghiu.
Vuddicu. V. viddicu.
Vugghiri. sintirisi di vugghiri, svugghiri e capuliari, saper di tutto.
Vurduni. s. m. Trave che regga le altre, nei tetti: asinello.
Vurzottu. Per sacchetta V. (In Nicosia).
Vusatu. V. vusata.
Vuturazzu. Per vuturu (In Castrogiovanni).
Z
Zuccaruni. Sorta di scarpone rozzo.
Zanatali (A lu. Sorta di gioco per cui si benda uno che vien detto zanatali, questi dopo una formalità di domande e risposte, cerca di chiappare un altro, e chi vien chiappato vien bendato (In Licata).
Zanfarusu, V. zitu (In Catania).
Zappari. || – a munzeddu, lavorare le fosse per piantarvi le viti o altro, ammucchiando la terra a ciglione, da un lato fuori della fossa: soggrottare.
Zappunaru. Colui che va dietro l’aratro, e aggiusta la terra per lasciare scoperta la sementa.
Zarbata. Una specie di solajo informe per mettervi il fieno.
Zarca. V. gira (In Licata).
Zarcuni. Uomo da nulla. || Piccolo bastone con una forcola alla estremità superiore, serve per allontanare il vitello quando si mugne la vacca.
Zariddaru. s. m. Merciajo di nastri o simile: grossiere (Caglià). V. zagariddaru.
Zifrittula. V. zivittula.
Zimma. Per covo, covaccio.
Zingicula. V. zivulu (In Siracusa).
Zintimulu. V. mulinu e non muluni come per errore tipografico è scritto.
Zinzicula. V. zivulu.
Zinzili. V. cincili (In Messina).
Zippa, Zippula. Bulletta da calzolaio: bullette da montare (Macaluso-Storaci).
Ziringa. V. siringa.
Zìrrichi. s. m. Stridìo, sgriglìo.
Ziulu. V. zivula. || – di pantanu: migliarino di padule.
Zivedda. V. zìvula. || – di pantanu: spioncello.
Zividduni. V. zivuluni (In Messina).
Zivina. V. zuinu.
Zi zi. V. zivulu.
Zoiru. s. m. T. bot. Pianta della famiglia delle papilionacee: anagiride. Anagyrides foetida L.
Zucasarda. V. sucasarda.
Zudda. V. sudda.
Zuppicari. V. zuppichïari.
Zuppicatu. Nella frase iri zuppicatu, zoppicare (Comes).
FINE.