Nuovo vocabolario siciliano-italiano/ZI
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Zi. Accorciato da zittu, espressione con cui si chiede o s’impone silenzio: zi. || fari zi, vale anco starnutare. || zi zi. V. zizzì. || fari zi zi, come fa il topo: civire (Lori).
Zia. fem. di ziu. Sorella del padre o della madre, correlativa a nipote: zia. || – granni, sorella del nonno o della nonna: zia grande. || Colei che presta danaro mercè pegno. E i Fiorentini chiamavano zio l’ufficiale del Monte di Pietà. || Onde mannari a la zia, mandar al presto ad impegnar un oggetto: mandare al zio, far un golbo.
Ziana. V. zia.
Zianu. V. ziu.
Zibbaldunazzu. pegg. di zibbalduni: zibaldonaccio.
Zibbalduni. s. m. Mescuglio: zibaldone (z dolce).
Zibbeffi, Zibbeffu. Metatesi di bizzeffi V.
Zibbellinu. s. m. T. zool. Quadrupede di pelo scuro, orecchie grandi ed acute, coda corta, e piedi pelosi sotto: zibellino (z dolce). Mustela zibellina L. || La pelle di esso: zibellino.
Zibbertu. Così a Nicosia per lucirtuni V.
Zibbettu. s. m. T. zool. Poppante rapace ma domesticabile, beve poco, ha coda lunga anellata di nero, dorso grigio con istrisce ondeggianti: zibetto (z dolce). Viverra zibetta L. || Liquore congelato e untuoso che quest’animale tiene in un sacchetto organo della generazione: zibetto.
Zibbibbu. s. m. Sorta di ottima uva a mangiarsi, di grossi granelli e duri: zibibbo (z dolce). || passuli di zibbibbu, uva passa in barili, di cui in Sicilia si fa commercio: zibibbo.
Zibbillinu. V. zibbellinu.
Zicca. s. f. Luogo dove si batte la moneta: zecca. || Animaluzzo simile alla cimicia che si attacca a’ cani succhiando lor il sangue: zecca. || Insetto di mare che rode di sotto i vascelli: bruma. || fig. Persona importuna, noiosa: zecca. || essiri ’na zicca, appiccicarsi, esser noioso: esser una zecca (Pauli). || jucari a la zicca, giuocar con nocciuoli o colle nocciuole facendo in guisa che esse cadano nella buca: fare alla buca coi noccioli.
Ziccafrittula. s. m. e f. Avaro, gretto: sordido.
Ziccaru. s. m. Chi lavora o ha cura della zecca: zecchiere.
Ziccata. V. zicchittata. A Modica.
Ziccaturi. V. fittiamentu (An. M.).
Ziccheri. V. ziccaru.
Zicchetta. s. f. Cantimplora da viaggio, V. bozza. || V. zucchittuni.
Zicchettu. s. m. Colpo dato alla palla nel gioco del truccio.
Zicchïari. V. scègghiri. In Marsala.
Zicchina. V. zicchinu.
Zicchinetta. s. f. Gioco a carte rovinoso e proibito: a toppa.
Zicchinu. s. m. Moneta d’oro del valore circa di 12 lire: zecchino.
Zicchittari. v. a. Giuocare a quel giuoco che si fa con bottoni, cacciandoli a forza di buffetti o colpi di dita.
Zicchittata. s. f. Colpo di un dito, che scocchi di sotto un altro dito: buffetto, biscottino, schicchero (Nerucci). Pare voce di formazione imitativa del suono.
Zicchittuni, Zicculata. V. zicchittata.
Ziccusu. add. Spilorcio, gretto: sòrdido. || Seccatore: tedioso. || Detto di cose piccole, sparute: minutissimo.
Zicchiari. V. scartari.
Zichiari. v. intr. Far il canto della cicala: frinire.
Zichirriari. V. zurrichiari.
Zìchiti. s. m. Suono molesto, V. zichi-zichi. || essicci zichiti, esservi nimicizia: esservi ruggine. || arreri zichiti! modo di esclamare, per dire: e ci torna!
Zichi-Zachi. s. m. L’andamento ad angoli di una linea, una strada, ecc. zig-zag, ghirigoro. || Insetto di questo nome. || a zichi-zachi, camminare non rettamente, ma in qua e in là: a ghirigoro. || Dicesi di un certo ricamo: punto in croce.
Zichi-Zichi. Voce della cicala. || fari zichi-zichi: frinire.
Zìddara. V. zìddaru.
Ziddareddu. dim. di ziddaru.
Ziddaru. s. m. Sterco de’ topi, delle capre, dei conigli e simili: cacherello (Ebr. zullah, sterco pecorino. Pasq.).
Ziddarusu, add. Spilorcio, sordido. || Pieno di zacchere: inzaccherato.
Ziddatu. add. Spiegato fuor di tempo (An. M.).
Ziddicari. V. grattigghiari.
Zieu. Così a S. Fratello, per celu V.
Zifareddu. s. m. Sorta d’insetto: cercope. || Prov. quannu cci piscia lu zifareddu, nun si raccogghi lu frumminteddu, quest’insetto quando va nel grano seminato lo rovina.
Zifaru. V. lucìfaru.
Ziffa. s. f. Soffio di vento: folata. || – di collira, impeto d’ira. || Per zita V.
Ziffaru. V. cifra.
Ziffata. V. ziffa.
Ziffiari. v. a. Dar la prima coperta di calcina alle fabbriche: rinverzare, rinzaffare. || V. ciusciari. P. pass. ziffiatu: rinzaffato.
Ziffiatu. s. m. Il primo ruvido intonaco dato alle pareti: zinzaffo.
Zìffula. V. ziffa.
Zighirriari. V. zurrichiari.
Zighi-Zaghi. V. zichi-zachi.
Zìgula. V. zìvula.
Zilanti. V. zelanti.
Zilli. s. m. pl. Chiacchiere, ciarle, chiappolerie. A Modica.
Zimarra. s. f. Sopravveste lunga, con bavero, e maniche pendenti: zimarra (z dolce).
Zimarrazza. pegg. di zimarra: zimarraccia.
Zimarredda. dim. Zimarretta.
Zimbarru. V. craparu (Gr. γειμαρος).
Zimbogghiu. s. m. Sterco del polli: pollina Mal.).
Zimma. s. f. Tumore nel corpo formato di follicoli riempiti di varie materie come poltiglia: ateròma. || Per purcili V. Nel Siracusano.
Zimmaru. V. beccu. || l’omini su comu li zimmari, chiddu chi fa unu fannu tutti: la moltitudine fa come i montoni, dove va uno gli altri lo seguono.
Zimmatorìa. V. zammatarìa (Di Marco).
Zimmeddu. s. m. Uccello legato a una lieva di bacchette, alle quali si attacca un filo per farle muovere, e così allettare gli altri uccelli: zimbello. || essiri lu zimmeddu, fig. essere beffato da tutti: essere lo zimbello.
Zimmiceddu. dim. di zimma, per piccolo porcile.
Zimmilaru. s. m. Facitore di zimmili.
Zimmili. s. m. Bisaccia grande di ampelodesmo per uso di someggiare, alle volte sono come corbe accoppiate: bargelle, pl. (Rigutini), cestoni, sportone. || asta di zimmili, V. brocca § 2. || drittu comu un’asta di zimmili, dicesi a chi vada ritto e impalato (Vinci, dice dallo Sp. azemila. Spat. dice sia voce saracinesca). || brocca mi chiamu e di cugnomu zimmili, dicesi da chi tace e lascia dire, senza lasciarsi cavar di bocca quanto sa o quanto occorrerebbe sapere: star sodo al macchione.
Zimmiliddaru, Zimmilunaru. V. zimmilaru.
Zimmiluni. accr. di zimmili. || Dicesi anco del parlar in gergo: gergone.
Zimmiru. V. beccu. || fig. Zotico.
Zincu. s. m. T. nat. Metallo malleabile noto: zinco (z dolce). || ciuri di zincu, leggieri fiocchi bianchi sotto la qual forma si volatilizza lo zinco: fiori di zinco. || Idiotismo per cincu. A Nicosia.
Zineddì. (Vinci). V. zinenu.
Zinefa. s. f. Pezzi di drappo di diverso colore e disegno che si appiccano all’alto de’ cortinaggi, delle tende, ecc.: drappellone. || E la parte del cortinaggio in generale che pende dall’alto per ornamento: balza (Perez). (Sp. zenefa: fregio Vinci.).
Zinenu. s. m. Il primo degl’intestini tenui continuato all’orificio dello stomaco di sotto: duodeno. || essiri zinenu nettu, si dice a uomo soro, ignorante: lavaceci, calandrino. Vale anco, non saper nulla di checchessia (Pasq. dice che da duoneno per vizio di pronunzia si sia arrivato a zinenu).
Zinercu. V. zinircu.
Zingareddu, Zingarottu. dim. di zingaru: zingarello, fem. zingarella.
Zìngaru. s. m. Persona che va girando il mondo, giuntando altrui sotto pretesto di predir la ventura: zìngaro, zingano || Lavoratore di ferro, specialmente di chiodi, e simili vili lavori: chiodajolo. || manciari mmerda di zingari, attitudine a indovinare la ventura, o ad antivedere o presentire semplicemente.
Ziniari. (Catania) iri ziniannu, andar vagando: andare a zonzo, gironi ecc.
Zinigra. s. f. Sorta di vite ed uva da vino, suddivisa a sua volta in 4 specie.
Zinircaria. s. f. Spilorceria.
Zinircu. add. Ritenuto nello spendere: tegnente, spilorcio (Ingegnosa è l’etimologia trovata da Pasq. cioè dal Gr. ζῆν: vivere e εῖρχος: carcere, e met. stretto.).
Zinircuni. accr. di zinircu.
Zinittu. V. zenit.
Zinnu. s. m. Una piccola parte di checchessia: un zinzino. || muluni zinnu. V. in muluni.
Zintimulu. V. mulinu. A S. Fratello.
Zinzipareddu. V. juncu (Spat.).
Zinziparu. V. sinziparu.
Zinzula. V. nzinzula. || In pl. stracci, brandelli.
Zipareddu. V. cipareddu.
Zìparu. V. cìparu. || V. sparu.
Zipepè, Zipìu. Verso del cardellino: ziprio. A Firenze.
Zippa V. zìppula. || L’estremo della punta del ferro del cavallo ribattuto contro l’unghia: cresta. || In pl. que’ pezzetti di legno che pongonsi sui sedili, contro ciascun lato della botte per impedire che rotoli: zeppe.
Zippiari. v. a. Metter zeppe, stivare con zeppe: zeppare. || Riturare le fessure del legno con zeppe o sverze: sferzare, rinverzare.
Zippu. add. Pieno interamente: zeppo.
Zìppula. s. f. Bietta o conio piccolo per uso di serrare meglio, di stringere o fendere: zeppa. || Quel piccolo legnetto col quale si tura la cannella della botte o di altro vaso: zìpolo. || Vivanda di pasta molle con altri ingredienti, fritta nel grasso, simile a quella chiamata sfincia. || mala zippula, cattivo uomo, seminatore di zizzanie: mala zeppa. || zippuli, chiodetti da calzolaio: punte.
Zippulidda. dim. di zippula.
Zippuluna. accr. di zippula.
Zirànnuli. s. f. pl. Robe vecchie o inutili: ciarpe, stracci.
Zirbinarìa. s. f. Attillatura, ciò che fanno gli zerbini: zerbinerìa.
Zirbinottu. V. zerbinottu.
Zirbu. s. m. T. anat. Rete, omente: zirbo.
Zirguni. s. m. Vaso di cordicella di paglia, o di vimini: bùgnola.
Zirinedda! Esclamazione. V. caspita.
Ziringula. V. frittula.
Ziri-Zireddu. s. m. Trastullo bambinesco, onde si avviticchiano per le mani cantando ziri-zireddu.
Zirma, Zirmuna. V. zimma.
Zirmusu. add. Pieno di aterome.
Zirriari, Zirrichïari. V. zurrichïari.
Ziru. V. nziru.
Zisima. V. nzinzula.
Zita. s. f. Promessa sposa: fidanzata. || La donna amata, senza che sia ancora promessa: dama. || Prov. la zita majulina nun si godi la curtina, ed altro che dice la zita agustina si la tira la lavina, pregiudizio di alcuni che credono, che coloro i quali sposan in maggio o in agosto debban avere mala ventura. || chista è la zita, modo di esprimersi per dire, questo è tutto, questo è quanto: questa è la bella. || si fai, si dici ecc., tu si la zita, o lu zitu, modo di presagire il peggio possibile a persona che ricusi checchessia. || di jornu ’n jornu si nguaggia la zita, dicesi quando una cosa si procrastini, rimandandosi sempre da oggi a domani. || cu va a la zita senza invitatu, si pigghia lu vancu e s’assetta ’n terra, chi va senza essere invitato in un luogo vi è accolto male. || zita vasata nun perdi vintura: donna baciata non perde ventura. || prigavamu la zita chi ballassi, e ora la prigamu chi stancassi, quando altri non vuole smettere più di far checchessia: dar un soldo al cieco che canti, e dargliene poi due perchè si cheti (In italiano rimase il solo diminutivo zitella per fanciulla, ma l’origine è la stessa).
Zitaggiu. s. m. Sponsalizio, nozze. || In pl. V. spinnagghi.
Zitari. V. nzitari.
Zitedda, Zitella. s. f. Fanciulla non andata a marito: zitella. || Prov. si nun è bedda è zitedda, se non è bella, però è fresca. || li zitelli su comu li tuvagghi, cu junci si cci voli stujari, son volute da ognuno.
Ziticedda, dim. di zita.
Zitidduzza. dim. di zita; e di zitedda.
Zittinu. V. zotta.
Zittirisi. v. intr. pron. Far silenzio: tacere, zittarsi (Tigri), azzittirsi. || fari zittiri, imporre silenzio: far tacere.
Zittu. Voce con cui si domanda silenzio: zitto. || zittu zittu, posto avv. vale anco: pian piano. || zittu tu e zittu io, modo avv., chetamente, celatamente, bellamente: pari pari.
Zitu. s. m. Promesso sposo. || Chi vagheggia o è amante della ragazza: damo (Zito è A. V. ital. per fanciullo). || menzo zitu, si dice una specie di maccherone un po’ grosso: fistio grosso (a Firenze). || Prov. lu zitu cu la zita si vogghianu, ca li parenti poi s’accordanu, quando le parti principali son d’accordo, gli accessori non ponno recare grande impedimento.
Zitula. V. nzita. Più vicino all’ italiano setola.
Zituzza. dim. e vezz. di zita.
Ziu. s. m. Fratello o cugino del padre o della madre, e per affinità anco il marito della sorella o cugina del padre o della madre: zio. || Il fischio del topo. Onde fari ziu ziu: ciuire (Fanf. Voci ecc. d. parlar fior.).
Zivìttula. s. f. Donnicciuola vispa, che accivetti: civettuola (Crederei quasi da zivetta o civetta).
Zivittulazza. pegg. di zivittula.
Zivittulotta. dim. Civettina.
Zivittulu. add. Di giovane che fa il ficcanaso e per traslato, di persona saccentuola e presuntuosa.
Zivittuluna. accr. di zivittula.
Zìvula. s. f. T. zool. Uccelletto della specie degli ortolani, che ha il ventre ed il petto gialliccio: zìgolo, zivolo. Emberizza citrinella L.
Zìvulu. s. m. T. zool. (Gaet. Di Giovanni). Pìspola. Anthus pratensis L. || Strumento acuto per imitar la voce acuta che fa il tordo; e la voce stessa: zirlo.
Zivuluni. s. m. Più grosso della pispola: pispolone. Anthus arboreus.
Zizeri. V. giseri. || Spat. Budello di giovenco.
Zizzània. s. f. Loglio: zizzania. || Più comunemente, e met. discordia, dissensione: zizzània.
Zizzaniari. v. a. Metter zizzania (Mal.).
Zizzanieri, Zizzaniusu. add. Che mette zizzanie: zizzanioso.
Zizzì. Voce fanciullesca per dire ziu o zia. Si dice anco dai bambini ad altro che non sia nemmeno zio. Nel qual senso leggesi nel Giuliani: bada quella tata cosa ti ha portato.
Zizzimitu. s. m. Luogo piantato a zizzimi.
Zizzimu. V. nzinzula.
Zizzu. add. Elegante, ben messo, venusto: sgherroccio, ribadito, ripicchiato. || zizzu zizzu, dà più efficacia; e a volte vale, con poco giudizio, imprudente (Dal Gr. αζυξ: celibe; forse perchè i celibi particolarmente i giovani mettono più cura a comparire ben messi).
Zizzuliddu. dim. di zizzu: attillatuzzo.
Zizzulu. s. m. Tremito cagionato dal freddo: brìvido.
Supplemento
Zifrittula. V. zivittula.
Zimma. Per covo, covaccio.
Zingicula. V. zivulu (In Siracusa).
Zintimulu. V. mulinu e non muluni come per errore tipografico è scritto.
Zinzicula. V. zivulu.
Zinzili. V. cincili (In Messina).
Zippa, Zippula. Bulletta da calzolaio: bullette da montare (Macaluso-Storaci).
Ziringa. V. siringa.
Zìrrichi. s. m. Stridìo, sgriglìo.
Ziulu. V. zivula. || – di pantanu: migliarino di padule.
Zivedda. V. zìvula. || – di pantanu: spioncello.
Zividduni. V. zivuluni (In Messina).
Zivina. V. zuinu.
Zi zi. V. zivulu.