Nuovo vocabolario siciliano-italiano/FU

FU

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[p. 410 modifica] Fu. s. m. Specie di erba altrimenti detta valeriana: fu. Phu valeriana L.

Fua. V. fuga.

Fuanazzu di rocca. V. cuccuni.

Fuanu. V. cuccu.

Fùaru, Fuareddu. V. frugareddu.

Fuattiari. V. fugattiari.

Fuazza. V: fucaccia.

Fuazzu. V. sfinciuni. Così nell’oriente dell’Isola, corruzione di focaccia.

Fucaccia. V. sciaguazza.

Fucali, Fucara. add. Di pietra dalla quale si cava il fuoco percuotendola coll’acciarino: focaja.

Fucata. s. f. Un grande fuoco: focone, focarone.

Fucazza. V. sciaguazza.

Fuchïanti. s. m. Chi fa fuoco nelle fornaci. || Chi fa fuoco con archibuso in un combattimento.

Fuchïari. v. a. Curare col fuoco una parte infetta, dar il fuoco. || Si dice di legni, doghe, ecc. per metterli al fuoco onde addirizzarli o dare loro la figura voluta. || met. Costringere, forzare alcuno: P. pass. fuchïatu, in tutti i significati.

Fuchicchiu, Fuchiceddu. dim. di focu: focolino, focherello, focuccio, fuochino.

Fuchista. V. fochista.

Fuchittu. V. fuchiceddu.

Fucilari. v. a. Uccidere con fucile: fucilare.

Fucilarìa. s. f. Gran numero di fucili. || Spari di fucili insieme; fucilerìa (già d’uso). || Per saittera. V. || Ed anche complessivamente le compagnie de’ fucilieri.

Fucilata. s. f. Colpo di fucile: fucilata. || ’ntra ’na fucilata, in un attimo: in un batter d’occhio.

Fucilazioni. s. f. L’uccidere col fucile, il titolo di siffatta pena: fucilazione.

Fucilazzu. pegg. di fucili: fucilaccio.

Fucileddu. dim. di fucili.

Fucileri. s. m. Soldato armato di fucile: fuciliere.

Fucili. s. m. Schioppo de’ soldati: fucile. || T. anat. Ciascuno de’ due ossi della gamba: fucile. || T. pett. Bacchetta di acciajo alquanto lunghetta per via di cui raddrizzasi il taglio de’ ferri: tornafilo.

Fucilignu. V. ficilignu.

Fuciluni. accr. di fucili.

Fucina. s. f. V. forgia. || met. Luogo dove si riducono uomini di mala vita, trattando cose infami e pessime: fucina.

Fucu. s. m. T. zool. Il maschio delle pecchie: fuco. || T. bot. Pianta di un bel colore da cui cavasi un belletto: fuco. || Alcune alghe che vengono raccolte per ingrassar i campi: fuco.

Fucularazzu. pegg. di fucularu.

Fuculareddu. dim. di fucularu: fochettolo, focolaretto.

Fuculariccehiu. dim. di fucularu: fornellino.

Fucularu. s. m. Luogo nelle case dove si fa il fuoco: focolare. || T. magn. Fucina. V. forgia. || Adunanza di persone raunate a scorbacchiare e sparlar dell’uno e dell’altro: combriccola; e anche senza idea cattiva: crocchio, capannucce. || cosi di dirisi a lu fucularu, ciance, ciarle: baje. || cunti di la nanna a lu fucularu, fiabe, fole: pappolate, cose da dire a veglia. || fari o armari fucularu, domiciliarsi: far sua dimora. E in cattivo senso, unirsi a sparlare e criticare o macchinar cose: far il gazzettino, far broglio, dar il cardo a uno, tener loggia, combriccolare.

Fucularuni. accr. di fucularu.

Fucunata. s. f. Quantità di fuoco atto a scaldare o a cuocere. || fig. Dicesi di un visibilio di larghe profferte che poi non si mantengono.

Fucuneddu. dim. di focone, arnese per lo più portabile, ove si fa fuoco per usi domestici: foconcino.

Fucuni. s. m. Vaso da tenervi fuoco per varî bisogni: focone. || accr. di fuoco: focone. || Nelle armi da fuoco è il luogo dove sono forate per dar loro fuoco: focone.

Fucusamenti. avv. In modo focoso, con ardore e veemenza: focosamente.

Fucusazzu. pegg. di fucusu.

Fucuseddu. dim. Focosetto.

Fucusu. add. Infuocato, ardente: focoso. || Detto di cosa di natura del fuoco: focoso. || fig. Rosso come fuoco, acceso: focoso. || Per iracondo. || met. Di animo caldo, di intenso e veemente desiderio: focoso. Sup. fucusissimu: focosissimo.

Fucusuni. accr. di fucusu: di molto focoso.

Fudda. s. f. Moltitudine di gente: folla, se porta l’idea d’incomodo del calcarsi: calca; se poi desti l’idea di popolo che si muove, l’idea di pressione, urto: pressa. Serra è calca che serra il passo (Tomm. D.). || Gran quantità di checchessia: folla. || Prov. fudda e mala vinnita, o gran fudda e pocu vinnita dicon i mercanti, cioè molta apparenza e poco sostanza: gran chiesa e poca festa, o gran rombazzo e poca lana.

Fuddacchiuni. add. Che ha del folle, pazzericcio: pazzerello.

Fuddamentu. s. m. Lo stivare: stivamento. [p. 411 modifica]

Fuddari. v. a.Strettamente unire e ficcare insieme; rinzeppare, stivare, turare, zebbare (Nerucci). || fudda ca va, frase onde si suole eccitare chi lavora attorno ad una cosa, a spingerla innanzi, mettendovi più di calore e di forza. || Riempir troppo un recipiente più della sua capacità: rimpinzare. || met. Mettersi attorno a uno perchè dica o faccia quel che si vuole: stivare uno. || T. capp. Premere il feltro per condensarne il pelo: follare. V. follari. P. pass. fuddatu: rinzeppato. || Rimpinzato. || Follato.

Fuddatappi. s. m. La bacchetta del fucile.

Fuddaturi. s. m. Strumento delle arti acconcio a varî usi: follatore, pigiatoja.

Fuddazzu. add. Che fa follie, che ha poco senno e poca sodezza: mattaccio, mattacchione. || In senso di pazzo: pazzaccino.

Fuddìa. s. f. Stoltezza, leggerezza, demenza, non però pazzia: follìa. V. in foddi le differenze. || Inconsideratezza, talvolta occasionata da giocondità: grillo, ruzzo. || fari fuddii, far cose da pazzerello: far pazzerellate.

Fuddiari. v. intr. Operar da pazzo: pazzeggiare. || Vaneggiare, operar inconsideratamente: folleggiare. || Divertirsi semplicemente nel ruzzo: ruzzare (A. V. ital. folliare).

Fuddiceddu. dim. di foddi: mattarello, dicesi però amorevolmente.

Fuddignu. add. Che ha del pazzo: pazzerone. || a la fuddigna, a mo’ de’ pazzi: alla pazzerona.

Fuddiscamenti. avv. A mo’ di pazzo: pazzescamente.

Fuddiscu. add. Da pazzo: pazzesco, matticcio. || Stravagante, leggiero: cervellino. || a la fuddisca, senza considerazione: alla rimpazzata; a mo’ dei pazzi: alla pazzesca.

Fuddittu. V. fuddiceddu.

Fuddunata. s. f. Impression profonda che lasciano col piede le bestie andando per istrade mollicce: orma, pedata.

Fudduni. V. fuddunata. || a fudduni, con gran furia e poca consideratezza: a furia. || Aggiunto di una specie di granchio marino: granciporro, grancèvola. || pigghiari un granciu fudduni, uno sbaglio: pigliar un granchio a secco, un granciporro.

Fudduniari. v. a. Imprimere profonde pedate nel terreno molle, proprio del bestiame che vi cammina (da fuddari, quasi accr.).

Fuga. s. f. Il fuggire: fuga. || mettiri ’n fuga, cacciare, far fuggire: metter in fuga. || pigghiari la fuga, fuggire: pigliar la fuga, mettersi in fuga. || T. mus. Quantità determinata di note da ripigliarsi nel suono o nel canto: fuga. || – di cammari, – di stanzi, quantità di stanze poste in dirittura: fuga di stanze. || Andamento, operazione sollecita, senza riposo: fuga. || Impeto, furia: fuga. || – di scala, pezzo di scala, quantità di gradini da un pianerottolo all’altro: branca di scala, branca.

Fugaci. add. Che fugge: fugace. || Più usato al fig. per caduco, passeggero, elusorio: fugace. Sup. fugacissimu: fugacissimo.

Fugacità. s. f. Rattezza della cosa che fugge: fugacità.

Fugamentu. s. m. L’atto del fugare: fugamento.

Fuganu. s. m. T. zool. Uccello notturno con due lunghi ciuffi sulla testa, becco nero, colore lionato fiammeggiato di bruno, piedi coperti di pennuzze. Abita i boschi, e fa preda nella notte: allocco, strige. Strix otus L

Fugari. v. a. Metter in fuga: fugare. || Per inveire.

Fugattiamentu. s. m. Il frugare, adizzare: frugamento, adizzamento.

Fugattiari. v. a. Stimolare e spingere avanti, incitare: frugare, adizzare, frucchiare (Nerucci). || met. Provocare, fare stizzire: far saltare in bestia. || Per sim., istigare a far presto: incalzare (Fr. fouetter: sferzare). P. pass. fugattiatu: frugato, adizzato. || Imbestialito.

Fugattiaturi. verb. m. Chi o che adizza: adizzatore. || Provocatore.

Fugatu. add. Messo in fuga: fugato. || T. mus. Aggiunto che si dà a certi pezzi di musica scritti nello stile della fuga: fugato.

Fugghialoru. V. ’nsalataru.

Fugghiami. s. f. Quantità di foglie: fogliame. || Lavoro di foglie in pittura, scoltura, ecc.: fogliame.

Fugghiatu. add. Pieno di foglie, fronzuto: fogliato. || Detto di drappo lavorato a foglie. || Ridotto in foglia o a similitudine di foglie: fogliato. || T. bot. Aggiunto a quel fusto su cui nascon foglie: fusto fogliato.

Fugghiatura. s. f. T. pitt. Maniera di rappresentar i fogliami: fogliatura.

Fugghiazza. pegg. e accr. di fogghia: fogliaccia.

Fugghiazzu. pegg. e accr. di fogghiu: fogliaccio.

Fugghicedda. dim. di fogghia: foglietta, fogliolina.

Fugghiceddu. dim. di fogghiu: fogliolino, foglioletto.

Fugghietta. s. f. T. legn. Tavola sottile, piccola asse: assicella, assicina. || Quelle sottilissime assicelle di noce, ebano o alto legno nobile con cui coprire i lavori di legname ordinaria: piallacci.

Fugghiettu. s. m. Foglio o lettera dove sieno scritte nuove, avvisi, ecc.: foglietto. || I fogli di carta da lettere, più piccoli degli ordinarî: foglietto. || T. stamp. Mezzo foglio di stampa: foglietto (Car. Voc. Met.).

Fugghitedda. V. fugghietta.

Fugghittedda. Fugghittina. dim. di fugghietta.

Fugghittinu. dim. di fugghiettu: fogliettino.

Fugghittista. V. gazzitteri.

Fugghiuna. accr. di fogghia: fogliona.

Fugghiusu. add. Pien di foglie: foglioso.

Fugghiutu. add. Fogliato: fogliuto.

Fugghiuzza. dim. di fogghia: fogliuccia, fogliuzza.

Fuggiascamenti. avv. Di nascosto, alla sfuggiasca: fuggiascamente.

Fuggiascu. add. Che fugge per iscappare, ed or si nasconde, ora fugge: fuggiasco.

Fugheggia. V. luminària (Mal.).

Fuìbbili. add. Da potersi fuggire: fuggibile.

Fui-fui. s. m. Insetto grigio, pelato che si trova a roder la carta, e scoperto corre velocemente: acciughina, lepismo, pesce d’argento.

Fuimentu. s. m. (Pitrè) Il fuggire: fuggimento.

Fùiri, v. intr. Partirsi correndo per paura: fuggire. || Partirsi velocemente per qual altra ragione si voglia: fuggire. || Ripararsi, rifuggire: fuggire. || Scansare, schifare: fuggire. || Mancare [p. 412 modifica] venir meno: fuggire. || jiri fujennu di ccà e di ddà, allontanarsi, andar disprovvedutamente da un luogo ad un altro: fuggir or qua or là. || Trafugare: fuggire (A. V. ital. fuire. Vita di Cola da Rienzo). || a fui fui, posto avv., prestamente: a scappa e fuggi, o fuggi fuggi; p. e.: mangiò fuggi fuggi e andò al lavoro. || Prov. è megghiu fuiri fuiri cu vriogna, ca ristari mortu cu onuri: è meglio viver piccolo che morir grande. || E viceversa, è megghiu fuiri cu onuri ca ca arristari cu vriogna. E diciamo pure: è veru ca fuiri è vriogna, ma è sarvamentu di vita. || fui fui ca ccà t’aspettu, cioè, è inutile che tu fugga giacchè ti chiapperò; ovvero si dice: fui fui ca a la casa torna, può usarsi anco come dire, mi rassegnerò ad aspettar la mia volta: siedi e sgambetta, vedrai la tua vendetta. || cu’ nun voli fuiri si lassa attaccari, è chiaro.

Fuitina. s. f. Fuga repente: fuggita. || Fuga. || Il sottrarsi alla vigilanza de’ superiori o genitori. per andar a far clandestino: fuga.

Fuitizzu. V. fujutizzu.

Fuitravagghiu. s. m. Pigro, svogliato, che fugge la fatica: fuggifatica.

Fuja. V. fuga.

Fujanu. V. fuganu. || V. ruffianu (Pasq.).

Fujasticu. V. fuggiascu.

Fuju. s. m. V. fuga.

Fujuta. V. fuitina.

Fujutizzu. add. Fuggitivo: fuggiticcio (poco in uso).

Fujutu. add. Da fuiri: fuggito. || s. Per fuga. || pigghiari lu fujutu. pigliar la fuga, mettersi in fuga. || s. Carta dei tarocchi la quale si confà con tutte le carte, e nè può ammazzare nè esser ammazzata: matto.

Fùlgidu. add. Che spande gran luce: fùlgido (Mort.).

Fulìggini. V. filiggini.

Fulìina, Fulìnia. V. filinia.

Fullari. v. a. T. cap. Premer il feltro col rolletto o bastone, bagnandolo e maneggiandolo, per condensarne il pelo: follare. P. pass. fullatu: follato.

Fullatura. s. f. Il follare: follatura.

Fullaturi. s. m. Colui de’ lavoranti che folla: follatore.

Fullettu. s. m. Nome di spiriti che si credevano nell’aria: folletto. || met. Ragazzo molto vispo e irrequieto: frùgolo. || Per focu fàtuu. V.

Fulminanti. add. Che fulmina: fulminante. || Dicesi di qualunque casa che fulmina, che fa esplosione: fulminante. || V. tubbettu. || Per fiammiferu. V.

Fulminari. v. a. Percuotere di fulmine: fulminare. || met. Alterarsi fuor di misura, sbuffare: fulminare. || Per sim. lanciare impetuosamente e violentemente, e dicesi delle artiglierie anco: fulminare. || Condannare e dicesi per lo più delle scomuniche: fulminare. P. pass. fulminatu: fulminato.

Fuminaturi –trici. verb. Chi o che fulmina: fulminatore –trice.

Fulminazioni. s. f. Il fulminare: fulminazione. || T. chim. Detonazione: fulminazione. || Presso i canonisti, denunciazione in pubblico e si dice di condanne, ecc.: fulminazione.

Fùlmini s. m. La materia elettrica quando ella si sprigiona dalla nube: fùlmine. || fig. Qualunque subitaneo disastro: fulmine. || Un acceso parlatore, un valoroso guerriero e anche un gagliardo corsiero si dice: un fulmine.

Fulminusu. add. Fulmineo, fulminante: fulminoso.

Fultizza. s. f. Qualità di esser folto: foltezza. E s’usa anco in trasl.

Fultu. add. Di molti oggetti sì poco da sè distanti che non vi penetri facilmente la vista, nè vi passi agevolmente altro corpo, è però meno di fitto: folto. Sup. fultissimu: foltissimo.

Fumaloru. s. m. La rocca del camino che esce dal tetto e per la quale esala il fumo: fumajuolo. || Ciascuna delle buche del fumajuolo onde esala il fumo: fumaruolo. || Legnuzzo o carbone mal cotto, che per non essere interamente affocato tra l’altra brace fa fumo: fumajuolo, fumacchio. || Quel vaso di rame con materie fumifere per affumicar le pecchie negli alveari. || Colui che va raccogliendo il letame: letamajuolo, paladino (Da fumeri. V.).

Fumari. v. intr. ass. Mandar fumo: fumare. Semplicemente esalare, svaporare: fumare. Per sim., lo effetto dell’ira, del furore: fumare. Onde si dice fumari pri li naschi, dar nelle furie: sbuffare. || – lu ciriveddu, – la testa, avere gran calore al cerebro per cagion di traversia o passione impetuosa che avvilisce o commuove: esser in travaglio, in costernazione. || v. a. Succhiare e mandare per bocca il fumo del tabacco: fumare. || – lu culu, dormire. || fumarisilla, andar pettoruto, con fasto e millanteria: spocchiare. P. pres. fumanti: fumante. P. pass. fumatu: fumato.

Fumaria. s. f. T. bot. Pianta di varie qualità, è in uso in medicina per purgar il sangue: fumària, fumasterno, piè di gallina, erba calderugia. Fumaria officinalis L.

Fumariari. V. fumiriari.

Fumata. s. f. Segno fatto col fumo, qualunque fumo sollevato per qualunque altra cagione, quello che mandan per la bocca i fumatori: fumata.

Fumatedda. dim. Fumatina.

Fumatuna. accr. di fumata.

Fumaturi –trici. verb. Chi o che fuma, e particolarmente del tabacco: fumatore –trice.

Fumazzareddu. dim. di fumazzaru.

Fumazzaru. (pl. fumazzara) s. m. Quel luogo dove si raduna tutto il letame, il concime per poi servirsene: concimaja, letamajo.

Fumedda. s. f. T. pesc. Strumento di sughero adorno di specchi per pigliar le seppie, quando manca la seppia femmina.

Fumentu. V. fomentu.

Fumeri. s. m. Sterco di giumento: letame cavallino. || La paglia infracidita sotto le bestie, e mescolata coi loro sterco: letame concio. || Lo sterco di qualunque bestia: stabbio. || munzeddu di fumeri. V. fumazzaru (Fr. fumier: letame).

Fumiari. V. fumari.

Fumicari. v. intr. Fumare: fumicare, fumigare. P. pres. fumicanti: fumicante. P. pass. fumicatu: fumicato.

Fumicazioni. s. f. Il fumicare leggermente, e il fumo stesso: fumicazione, fumigazione. || Il dar fumo ad una cosa: fumigazione. [p. 413 modifica]

Fùmicia. V. pumicia.

Fumicusu. V. fumusu.

Fumìggiu. s. m. Fumigazione: fumìgio. || Esalazione fumosa: fumosità. || Per albagìa.

Fumirari. V. fumiriari.

Fumiraru. s. m. Chi va raccogliendo letame: letamajuolo, paladino (Tomm. D.).

Fumiriari. v. a. Sparger il letame: letamare, letaminare. P. pass. fumiriatu: letamato (Da fumeri. V.).

Fumiriata. s. f. Il letamare: letamazione, letaminatura.

Fumu. s. m. Vapore che esala da materie che abbruciano o che son calde: fumo. || Ogni altro vapore: fumo. || Quella materia nera che lascia il fumo su pe’ camini: fumo, filìggine. || E quella prodotta dalla pece greca, che serve a tigner nero: filiggine. || Morbo delle biade per cui divengon marce e vanno in polvere: volpe, filiggine. || Certo morbo de’ cani e delle gatte nella parte posteriore. || Superbia, vanagloria: fumo. || vinniri fumu, fig., mostrar, ma in sola apparenza, di voler favorir altrui: burlare. || Sentore, indizio, segno: fumo. || jirisinni ’n fumu ’na cosa, svanire: andar in fumo. || Prov. ogni lignu havi lu sò fumu V. lignu. || agghiuttirisi macari lu fumu di la lampa, essere sommamente pappone, vorace: inghiottire il fumo della lampada o la saetta. E si dice anche: tuttu fora fumu, ventu e negghia! tutto fuor che cannonate! || livarisi o vinnirisi lu fumu di la lampa, essere ridotto all’estremo della miseria. || vinirisinni a fumu calatu, senza farsi sentire: a remi sordi, a chetichelli, di richeto. E può dirsi anco di chi arriva a un pranzo trovando tutto all’ordine; di chi senza fatica trova sempre il suo prò. || fumi, in pl., i vapori che manda lo stomaco al cervello: fuméa. E fig., fantasie, ghiribizzi, alterigia: grilli, e anco pretensioni. || sapiri di fumu. dicesi delle vivande guaste da fumo: saper di fumo.

Fumuliari. V. fumari (Nel Girgentano).

Fumulizzu. s. f. Esalazione fumosa: fumosità.

Fumuseddu. dim. di fumusu in senso di altiero: fumosello.

Fumusità. s. f. Vaporosità, esalazione fumosa: fumosità.

Fumusternu. V. fumària.

Fumusu. add. Che ha o fa fumo: fumoso. || Altiero, superbo: fumoso. Sup. fumusissimu: fumosissimo.

Fumusuni. accr. di fumusu.

Fumuterra. V. fumària.

Funàmbulu. s. m. Ballatore sulla corda: funambulo, acròbata.

Fùncia. s. f. T. bot. Pianta senza stipite, nota e di più varietà: fungo. Boletus ignarius L. || – campagnola, con cappello emisferico che poi si appiana, le lamine rosse e poscia brune e anco nere: pratolino, pratajuolo. Agaricus campestris L. || fari li funci a ’na banna, rimanervi molto tempo per forza o per volontà: funghire, o scaldar le sèggiole. || nesciri funci, in senso a., inventar bugie, bubbole, e spesso anco pregiudicievoli: piantar carote, dar mala voce. || funcia di ruusseddu, o ebbrei: porcino bastardo. Boletus fragrans. || – di cafè: fungo di caffè. Agaricus neapolitanus Pers. || – di li Madunii, – di dabbisu, – di basiliscu, ecc. Agaricus nebrodensis Inz. || – d’aprili: prugnolo (An. Cat.). || Prov. cu’ mori pri li funci nun c’e nuddu chi lu chianci, perchè è colpa sua. || funci e milinciani comu l’hai fattu jettali a li cani, all’autore di questo proverbio non piacevan i funghi. || – di larici. V. agaricu. || – di mari, zoofito di color rosso e anco verde che si tien attaccato agli scogli; fungo marino. || Per sim. si dice a più cose: fungo. || – di l’utru, – di lu ciascu, ecc.: la bocca. || – di lu marteddu, la parte con cui si batte: bocca. E la parte opposta dicesi: penna o granchio. || Si dice anche di alcune escrescenze carnose che si producono talora nelle ulcere e nelle piaghe fistolose: funghi. || – di lu mecciu, quel bottone che si genera nella sommità del lucignolo: fungo o fiaccola. Onde mecciu a funcia: lucignolo a fiaccola. || – di lu porcu, la parte dagli occhi in giù: grifo. || E si dice della bocca dell’uomo quando le labbra sono sporgenti: grifo. || E si dice del segno di cruccio: grugno, broncio. || stari, essiri, mittirisi cu la funcia, essere, andare in cruccio: tenere il... essere, stare in grugno, in broncio. || E farisi o nesciri la funcia: imbronciare, mettersi in broncio, far il broncio. || Per bacio di labbra a labbra: baciozzo. || Certi stiletti con capocchia sui bilancini delle carrozze, ove s’attaccano le tirelle: funghi (a Firenze). || – di fumeri. Boletus fimetarius. || – quercina. Daedalia quercina.

Funcïari. v. a. Baciucchiare. || Mangiarsi checchessia avidamente come il porco: grifarsi una cosa.

Funciata. s. f. Colpo col grifo: grifata. || Segno lasciato dallo aver appressato le labbra.

Funciazza. pegg. di funcia: fungaccio. || Grifaccio.

Funcidda, Funcitedda. dim. di funcia: fungolino. E per vezzo: labbricino. E bacino, amorevole bacio.

Funciu. V. funcia.

Funciuna. accr. di funcia. || Grifone, grugnone.

Funciuni. s. m. Schiaffo e propriamente al ceffo: ceffone.

Funciutu. add. Che ha grosse labbra: labbrone. || Si dice di una specie di carrozza anco.

Fundari. V. funnari e derivati.

Fundeli. V. funneddu.

Fùnebbri. add. Funereo, funerale: fùnebre.

Funerali. s. m. Esequie, mortorio: funerale. || add. Attenente a morte: funerale.

Funèreu. add. Funerale: funèreo.

Funestari. v. a. Attristare con narrazioni o cose funeste: funestare. || Contaminar di sangue, di stragi: funestare. P. pass. funestatu: funestato.

Funestu. add. Attenente a morte, luttuoso: funesto. || Met. Malinconioso, amaro: funesto. Sup. funestissimu: funestissimo.

Funestumi. s. m. Astratto di funesto, aggregato e concorso di cose e circostanze che funestano.

Fùngia. V. funcia.

Funi. V. corda: fune.

Funicedda. (D. B.) dim. di fune: funicella.

Funnacaru. s. m. Chi tiene osteria: ostiere.

Funnacazzu. pegg. di fùnnacu: osteriaccia. [p. 414 modifica]

Funnacheddu, Funnachicchiu. dim. di funnacu: osteriuccia.

Fùnnacu. s. m. Casa che riceve e alloggia i viandanti per danaro, però ha idea non nobile: osterìa. || Per cui si dice: chi semu a lu funnacu? per riprendere altrui di villania. || è un funnacu, si dice di cosa mal messa, mal tenuta. || a quali funnacu dettimu oriu ’nsemmula? dove ci siamo conosciuti?

Funnali. s. m. T. mar. Parte di mare di gran profondità: fondo.

Funnali. add. Di terreno che ha molta terra, profondo: fondato.

Funnamentu. s. m. Quel muramento sotterra su cui poi si alzan i muri degli edifizi: fondamento. || Luogo di pietra che fa da naturale fondamento: pancone. || Per sim. il culo: fondamento. || fig. Cagione, ragione: fondamento. || Tutto ciò che serve di base o di principio a checchessia: fondamento. || Fondazione, istituzione: fondamento. || Utima estremità delle radici di un albero: fondamento. || fari funnamentu supra ’na cosa, farvi assegnamento, capitale: far fondamento su una cosa. || nun c’è funnamentu, allorchè una persona o cosa mostri esser vana, insufficiente: non c’è fondamento.

Funnamintali. add. Che serve di fondamento agli edifizi: fondamentale. || met. Di tutto ciò che serve di base di principio a checchessia: fondamentale. || T. mus. bassu funnamintali, quello che serve di fondamento all’armonia: basso fondamentale.

Funnamintalmenti. avv. Con fondamento: fondamentalmente. || Da’ fondamenti: fondamentalmente.

Funnari. v. a. Cavar sino a trovar sodo per potervi fabbricare: fondare. || Edificare, fabbricare: fondare. || Istituire: fondare. || Stabilire, collocare: fondare. || – ’na rennita, impiegar un capitale in compera d’immobili, sien poderi o censi sopra poderi: fondar una entrata. || funnarila, appoggiar una opinione su checchessia: fondarla. || rifl. a. Fare fondamento, assicurarsi: fondarsi. || Confermarsi: fondarsi. || funnarisi in una lingua, scienza, far in essa studî profondi: fondarsi in una lingua, scienza.

Funnarìa. s. f. Luogo dove si fondono i metalli: fonderìa. || Luogo dove si stillano e manipolano i medicamenti: fonderia. || bisogna jiri a la funnaria, si dice allegoricamente di persona malsana che sembri inguaribile o di casa in sì cattivo stato che sembri doversi rifare.

Funnarìgghia, Funnarigghiu. V. funnurigghia.

Funnata. s. f. Il fondo de’ quadri (Rocca).

Funnatamenti. avv. Con fondamento: fondatamente.

Funnatissimamenti. avv. sup. Fondatissimamente.

Funnatizza. s. f. Fondamento, fermezza: fondatezza.

Funnatu. add. Da fondare in tutti i sensi: fondato. || parrari, discursu, ecc. funnatu, saggio, giudizioso: parlare, discorso, ecc. fondato. Sup. funnatissimu: fondatissimo.

Funnaturi –trici. verb. m. Chi o che fonda: fondatore –trice.

Funnazioni. s. f. Il fondare, principio, fondamento: fondazione. || Erezione che si fa per via di donazione o dotazione per lo stabilimento e mantenimento di spedale, cappella, ecc.: fondazione.

Funneddu. s. m. Anima del bottone: fondello. E per bottone. || I pigiatori di uva così chiaman un grembiale tondo fatto di strambe intrecciate, per difender il vestito dal mosto. || (Pasq.) Piatto su cui si tien la stagnata dell’olio per non macchiare.

Funnenti. add. in forza di s. T. chim. Sostanza che, con l’ajuto del fuoco, ha la facoltà di separare da una sostanza metallica tutti i corpi che la rendan minerale: reagente. || È aggiunto di certi medicamenti: fondente (Mort.).

Funnìbbili. add. Che si può fondere: fondibile.

Funniceddu. dim. di fondo: fonderello (Rigutini). Anco in senso di podere. || Per cucuddu. V.

Funniddaru. s. m. Chi fa o vende fondelli o anche bottoni: bottonajo.

Funnidduzzu. dim. di funneddu nel primo §.

Funniolu. s. m. Rimasuglio di cose liquide nel fondo del vaso e più specialmente del vino: fondigliuolo, fondata, fondime. E se di cattiva qualità: fondaccio. || Qualsivoglia rimasuglio o deposizione di cose strutte o liquefatte in fondo alla fornace, caldaja, ecc.: fondata.

Fùnniri. v. a. Strugger e liquefar i metalli mediante il fuoco, e si dice di qualunque altra materia: fòndere. || T. pitt. Unir i colori l’un coll’altro in modo grato alla vista: fondere. || T. agr. Il primo lavoro d’aratro chè si dà pel lungo alla terra: rompere. P. pass. funnutu: fonduto, fuso.

Funnitura. s. f. Il fondere in tutti i sensi: fusione. || Rompitura, rompone.

Funnituri. s. m. Colui che fonde i metalli: fonditore.

Funniuleddu, Funniulicchiu. dim. di funniolu.

Funnizza. s. f. Fondo, profondità: fondezza. || Quella delle acque del mare, de’ fiumi: profondità.

Funnu. s. m. La parte inferiore delle cose concave, di qualunque vaso: fondo. || Il centro di checchessia, e fig., la parte più intima, più secreta e dicesi del cuore, dell’animo: fondo. || Parte interna, lontana e meno frequentata: fondo. || La superficie della terra sotto le acque: fondo. || jiri a funnu, delle barche, sommergersi: andar a fondo. || tuccari lu funnu, de’ nuotatori che han l’arte d’andare fin al fondo: scender al fondo. || E fig., chiarirsi di tutto, volerla sapere per bene: toccare il fondo, andar o pescar al fondo. || mettiri ’n funnu, fig., mandar in rovina: metter in fondo. || dari funnu, detto di navi, fermarsi buttando l’àncora: dar fondo. || dari funnu a l’aviri, ecc., consumarli: dar fondo all’avere, rifinir d’ogni bene. || dari funnu o vulirinni vidiri lu funnu, ingojare, trangugiare ogni cosa. || Prov. a lu funnu su’ li spezii, il meglio si riserba al fine: i pesci grossi stanno al fondo. Ovvero significa che nell’ultimo sta la difficoltà: nella coda sta il veleno. || funnu di li causi, la parte dei calzoni che corrisponde alla inforcatura: fondo de’ calzoni. || – di li domanti, la lor profondità o grossezza: fondo de’ diamanti. || – di [p. 415 modifica] gugghia, il foro dove s’infila il filo: cruna. || T. de’ mugnai. La macina di sotto, su cui gira il coperchio: fondo della macina. || riccu ’n funnu, molto: ricco sfondolato. || cci manca lu funnu a lu panaru, modo proverb. per dire: manca il più. || non essiricci funnu, esser in modo eccessivo: non esserci nè fin nè fondo. || T. pitt. Il campo in cui sono gli oggetti dipinti, e si dice in generale lo spazio del primo colore su cui sono gli altri disegni: fondo. || Podere: fondo. || E in pl. anco altri beni stabili: fondi. || T. mil. La profondità di una colonna: fondo. || – di quadara, il sedimento dello zucchero, che è stato messo in opera per far dolciumi, e serve di medicamento ai catarrosi. || In pl. per que’ sottocalzoni di panno lino: mutande. || essiri a lu funnu di lu saccu, esser all’ultimo. || Nella carrozza è l’interno e posteriore della cassa dove s’assidono due persone: fondo. || stari ’nt’on funnu di lettu, esser ammalato a letto: essere in un fondo di letto, o esser cucito in letto. Il Nerucci riporta questo verso: tu m ha’ ridutto ’n d’un fondo di letto. || bassu funnu. T. mar. Ove l’acqua è poco alta: basso fondo. || Tutto ciò che rimane di un liquido in fondo del vaso e con un po’ di posatura: fondo. || La fine della pagina: fondo. || Di cassette e simili cose il piano inferiore: fondo. || canusciri a funnu, benissimo: conoscere a fondo. || a funnu. modo avv., nel fondo: a fondo, contrario di a galla. || Prov. tintu cu era supr’acqua e ora è a funnu, tristo chi è caduto in basso stato.

Funnu. add. V. funnutu: fondo. || mari o puzzu funnu, met. si dice di coloro che stanno in sè senza dar agio a poterli scandagliare, conoscere: tutti di sè. E vale anche fondato nella scienza o che.

Funnurìgghia. V. funniolu. || Posatura che lascia l’acqua torbida: belletta. || Ciò che resta al fondo di cose anco non liquide: avanzo, rimasuglio. || Quello che raccogliesi nel truogolo della ruota dell’arrotino: poltiglia, fanghiglia. || Sceltume, avanzo delle cose cattive, il rifiuto: marame, scegliticcio. || Quella parte che depongono in fondo i liquidi qualunque: posatura. || – di biccheri, si dice anco quell’ultimo sorso di liquido rimasto al fondo del bicchiere: culaccino, centellino. || – di vroru, posatura che rimane dalle cose bollite: bolliticcio.

Funnurigghiedda. dim. di funnurigghia.

Funnurutu. (D. B.) V. funnutu.

Funnuta. s. f. L’atto del fondere e gli oggetti fusi in una volta.

Funnutu. add. Profondo: fondo. || Detto di luogo vale cavo, cupo, di cui l’altezza da sommo a imo è assai notabile: fondo, fondoluto (questa ultima voce è poco usata). || funnutu funnutu, assai fondo: fondo fondo. Sup. funnutissimu: fondissimo. || P. pass. da funniri: fonduto, fuso.

Funtana. s. f. Fonte fabbricata dall’arte: fontana. || E tutte l’opere di architettura con cui si adornano le fontane artificiali: fontana. || E luogo onde scaturisce naturalmente acqua: fonte, fontana. || met. Luogo o cosa abbondante di checchessia: fonte. || Prov. leva e nun junci, ch’è funtana chi surgi? per esprimer il certo mancare di ciò che adoperato non si reintegra. || Certo lividore che viene intorno agli occhi: occhiaja.

Funtanazza. pegg. di funtana: fontanaccia.

Funtanedda. dim. di funtana: fontanetta, fontanella. || Per cauteriu. V. || – di la gula, quella parte della gola dove ha principio la canna: fontanella della gola. || Quel buco che si fa nelle gote all’atto di ridere: pozzette. Onde fari funtaneddi: far le pozzette. || a funtanedda, posto avv., dicesi dello zampillo che spilla fuori dalle vene, dai doccionati e simili: a spillo, a zampillo.

Funtaneri. V. mastru d’acqua.

Funtanuna. accr. di funtana: fontanone.

Funticeddu. dim. di fonti: fonticello. || Piccola pila di marmo, murata per lo più in un angolo della stanza, sopra il quale corrisponde il condotto dell’acqua con cannella, ad uso di lavarsi le mani: lavatojo (Fanf. Casa Fiorentina ecc.).

Funtìculu. V. cauteriu o ruttòriu.

Funzioni. s. m. L’atto di fare ciò a cui uno è destinato: funzione. || T. met. Azione de’ differenti organi del corpo eseguita conforme la loro destinazione: funzione. || – animali, quelle azioni in noi, in cui ha parte l’anima: funzioni animali. || – naturali, quelle che sono necessarie alla vita: funzioni naturali. || – vitali, quelle che servono alla vita: funzioni vitali. || Solennità per lo più ecclesiastica che si celebra in chiesa: funzione sacra.

Funziunari. v. intr. Operare, far le funzioni in chiesa (Ugolini biasima la voce funzionare). || Per cacari. V.

Funziunàriu. s. m. Persona costituita in carica o dignità: magistrato, ufficiale, ecc., secondo il caso dice Ugolini.

Funziunedda. dim. di funzioni: funzioncella.

Funziununa. accr. di funzioni.

Fuocu. V. focu.

Fuora. V. fora: fuora. Così nel Palermitano.

Furaggeri. s. m. Colui che foraggia: foraggiere.

Furaggiari. V. foraggiari.

Furami. s. m. Animale rapace, carnivoro.

Furaggiu. V. foraggiu.

Furana. V. negghia.

Furasteri. V. forasteri.

Furbacchiolu. dim. di furbu: furbacchiotto.

Furbamenti. avv. In modo di furbo: furbamente.

Furbarìa. s. f. Azione da furbo: furberìa. || Astuzia: furberìa.

Furbazzu. pegg. di furbu: furbaccio.

Furbettu. dim. di furbu: furbetto.

Furbicedda. dim. di forbicia: forbicette.

Furbiceddu. dim. di furbu: furbicello.

Furbiciaru. s. m. Chi fa o vende forbici: forbiciajo.

Furbiciata. s. f. Colpo di forbici: forbiciata. || Taglio malfatto: cincìschio.

Furbiciazza. V. furbiciuni.

Furbicicchia. dim. di forbicia, e specialmente da ricamo: cisoina da ricamo (Fanf. Casa Fiorentina ecc.).

Furbicina. dim. di forbicia: forbicine.

Furbiciuna. accr. di forbicia: forbicione.

Furbiscamenti. accr. In modo furbesco: furbescamente. [p. 416 modifica]

Furbiscu. add. Da furbo: furbesco. || lingua o parrari furbiscu,oscuro, in gergo, convenzionale tra’ furfanti: lingua o parlar furbesco.

Furbitamenti. avv. Pulitamente: forbitamente (Mort.).

Furbitu. add. Pulito, lucido: forbito (Mort.).

Furbituri. s. m. Colui che forbisce; e lo strumento con cui si forbisce: forbitore, forbitojo.

Furbu. add. Vilmente destro a danno altrui: furbo. || Astuto, scaltro: furbo.

Furbuliari. (Pasq.) V. vastuniari. || (Mal.) Far imbrogli, mescolanze: intrugliare.

Furbuliata di vastunati. s. f. Quantità di busse: carpiccio, fiacco di bastonate.

Furbuliddu. dim. di furbu: furbetto.

Furbuni. accr. di furbu: furbone.

Furca. s. f. Patibolo dove s’impiccano i malfattori: forca. || V. timunella. || T. mar. furchi di carina, piccole forche di ferro, attaccate a lunghi manichi che servono nel bruscare le navi a prender i fagotti accesi onde portar il fuoco nella parte più alta della carena: forche di carena (Zan. Voc. Met.). || Per sim. ogni legno o che, messo in quel modo. Come pure grosso legno che serve da timone al carro dei buoi: forca. || Per ingiuria si dice ad uomo tristo: forca. || E si dice facci di furca: impiccatello, ceffo da impiccato. || furca chi t’affuca o chi t’adurca, villano modo, quasi dire, ti sta bene la forca se non mi ascolti. || Prov. la furca è fatta pri lu poviru, è perciò che i megliostanti sbraitano contro coloro che vorrebbero l’eguaglianza... e che non vorrebbero forca per alcuno: il povero mantiene la giustizia. || quantu vannu a la furca, chi nun hannu nè dolu nè curpa, pur troppo: quanti vanno alla forca che non han nè mal nè colpa! || fabbricarisi la furca cu li sò stissi manu, farsi male da sè, o far tanto male da meritarsi certamente la forca. || chiantari li furchi, è voce di chi minaccia e pretende esaminar un fatto rigorosamente. || la furca cci scanza la galera, sarebbe contro i sostenitori del boja! levando la vita non si gastiga, ma si consuma una vendetta legale senza speranza di potere restituire raddirizzato alla società un membro di essa.

Furcazzi. s. m. pl. T. mar. Madieri davanti e dietro della nave, a forma di Y di cui l’angolo è più acuto e il piede più allungato a misura che più s’avvicina all’estremità della nave: forcacci (Zan. Voc. Met.).

Furcedda. s. f. Piccol legno, ferro o altro, biforcato, che serve a vari usi: forcella. || la furcedda di l’arma, la bocca dello stomaco: forcella. || T. agr. Un legno biforcuto ad uso di sostener alberi, rami, ecc.: forcella.

Furchetta. s. f. Arnese di argento o altro fatto a rebbi; con cui s’infilza la vivanda per mangiare: forchetta. || Talora per ingiuria come dire: forca. || E scherzevolmente lo zampino della gatta. || a punta di furchetta, si dice del parlare leccatamente, affettatamente: parlar in punta di forchetta. || Due pezzi di legno fermati alla partita davanti della carrozza, fra cui entra la base del timone: cosciali. || Specie di gheroncini o striscette triangolari, cucite lateralmente alle dita del guanto eccetto il pollice: linguelle (Car. Voc. Met.).

Furchicedda. dim. di furca: forcuzza .

Furchittata. s. f. La quantità di cibo preso colla forchetta: forchettata.

Furchittatedda. dim. di furchittata: forchettatina.

Furchittatuna. accr. di furchittata.

Furchittedda. dim. di furchetta: forchettina.

Furchittera. s. f. Custodia da forchette, e le forchette medesime entro la custodia: forchettiera.

Furchittina. V. furchittedda.

Furchittuni. accr. di furchetta: forchettone. || Quella grossa forchetta che serve a tener fisse le vivande quando si trinciano: forchettone.

Furchiuneddu. dim. di furchiuni: bucheràttola.

Furchiuni. s. m. Apertura in checchessia più profonda che larga: buca. || Qualunque stanzuccia piccola e misera: stambugio, topaja. || Per nascondiglio.

Furciddata. s. f. Tanta paglia o altro quanto ne leva una forca: forcata.

Furciddatedda. dim. di furciddata: forcatella.

Furcidduzza. dim. di furcidda: forcelletta.

Furcina. s. f. Legno o altro biforcato in cima per diversi usi: forcina. || Per furchetta. V. || Quella con cui i calzolai ed altri appendono in mostra la loro roba: forchetto. || Palo grosso biforcuto per sostener viti, e simili: broncone.

Furcinata. s. f. Colpo di forcina.

Furcinedda. dim. di furcina.

Furcunata. s. f. Colpo di forcone.

Furcunazzu. pegg. e accr. di furcuni.

Furcuneddu. dim. di furcuni.

Furcuni. s. m. Asta in cima alla quale è fitto un ferro a tre rebbi: forcone. || Asta con cui i fornai dimenano o tirano la brace del forno: tirabrace. || A persona stranamente lunga: pèrtica.

Furcuniamentu. s. m. Il dimenar la brace nel forno.

Furcuniari. v. a. Dimenar la brace nel forno.

Furcutu. add. A forma di forca: forcuto.

Furdìcula. V. ardìcula.

Fureri. s. m. Indizio di cosa che è per accadere. fig.: foriero. || Grado tra i sottuffiziali: furiere.

Furesta. s. f. Selva grande: foresta.

Furesticamenti. avv. In modo scortese, zotico: zoticamente. || Alla maniera dei forestieri: forestieramente.

Furèsticu, Furestu. add. Di animale indomito, fiero: salvàtico. || D’uomo rozzo, contrario di affabile: salvatico. || Che fugge ogni compagnia: foràstico. || Per luogo disabitato, salvatico: foresto. || Per forestiere.

Furettu. s. m. T. zool. Animale domestico poco maggiore della donnola, che dà la caccia a’ conigli: furetto. È il Viverra di Plinio.

Furfanti. V. farfanti. || Persona di mal’affare, furbo: furfante. (Mort.).

Furfantinu. add. dim. Furbo, mendace, falso: furfantino. || lingua furfantina, gergonesca, furbesca: lingua farfantina.

Furfareddu. s. m. Si dice a ragazzo inquieto: frùgolo.

Furficedda. V. furbicedda.

Furficïamentu. s. m. Il dar il cardo, lo sparlare.

Furficïari. v. a. Tagliar e ritagliar replicatamente e in diverse direzioni: cincischiare. || met. Mormorare dei fatti altrui, lacerar la fama altrui: dar il cardo. || Sparlare: sonettare, tagliar le calze o il giubbone a uno. [p. 417 modifica]

Furficïata. V. furbiciata e tutti i simili. || Lo sparlare.

Furficïatura. V. furficiamentu.

Furficiaturi –tura. verb. Chi o che dice male e cose a carico altrui: mormoratore, maldicente.

Furficicchia. dim. di forficia. || Piccolo scorpione.

Furfurinu. s. m. Libertino. Voce sarda, dice Salomone, dove furfurinu che vale passerotto, sta anche per libertino.

Furgaloru. V. cartocciu.

Furgalureddu. dim. di furgaloru.

Furgareddu, Fùrgaru. V. frugareddu.

Furgata di ventu. V. fruvuliata. Prendesi l’idea dalla folgore per l’impeto.

Furgiari. v. a. T. fabb. Bollir il ferro nella fucina, onde lavorarlo agevolmente: arroventare. || Dar forma o foggia: forgiare. P. pass. furgiatu: arroventato. || Foggiato.

Furgiaru. V. firraru.

Furgiaturi. s. m. Fabbro che tratta i ferri roventi e dirige col suo martello il lavoro: magoniere.

Fùria. s. f. Perturbazione di mente prodotta da ira o altra passione: furia. || Impeto, veemenza: furia. || Gran fretta: furia. || muntari ’n furia, incollerirsi: andar o dar in o sulle furie. || a furia di..., per via di..., a forza di...: a furia di.... || fari li così cu furia, frettolosamente, senza considerazione: andare o correre a furia in checchessia. || pigghiari ’na cosa cu furia, dedicarvisi tutto, con impeto e forza: prender una cosa a scesa di testa. || furia si dice quel gonfiore con rossezza, gravezza e dolorifica tensione che vien alle posteme pria di supporare. || Si dice a donna pessima, infuriata: furia, megera, || In pl. a Messina intendon i sobborghi. || primi furii di capitanu novu, si dice della vigoria e volontà mostrata da principio da alcuno nelle faccende. || mastru furia, si dice a chi fa le cose con furia e senza accuratezza: affrucione, acciabattone. || in furia, frettolosamente: in furia.

Furiari. V. fugattiari.

Furiata di ventu s. f. Vento impetuoso e di poca durata: sfuriata. || Si dice semplicemente e per provocazione.

Furiatuna. accr. di furiata: sfuriataccia.

Furiazza. pegg. e accr. di furia: furiaccia.

Furibbunnu. add. Pieno di furia o di furore: furibondo.

Furiotu. s. m. Abitator de’ borghi: borghigiano. V. furia al § 10.

Furirisi. s. m. T. mar. Minuta cordicella di due fili torti: lezzino (Zan. Voc. Met.).

Furista. V. forista.

Furisteri. V. forasteri.

Furisticuni. accr. di furesticu: zoticone.

Furistirazzu. pegg. di furisteri: forestieraccio (Tomm.).

Furistireddu, Furistiricchiu. dim. di furasteri: forestieretto, forestierello, forestierino, forestieruccio.

Furitanu. add. e sta pure sost. Che sta fuor della città: forese.

Furiudicari. V. sbanniri.

Furiusamenti. avv. Con furia: furiosamente.

Furiusazzu. pegg. di furiusu: furiosaccio.

Furiuseddu. dim. Furiosetto.

Furiusissimamenti. avv. sup. Furiosissimamente.

Furiusitati. s. f. Carattere, stato e qualità di chi è furioso: furiosità.

Furiusu. add. Furibondo: furioso. || Pazzo, bestiale: furioso. || Impetuoso: furioso. || Di chi vada frettolosamente, o a precipizio: furioso. || Frettoloso: furioso. || Di chi per ogni lieve cagione dà nelle furie: furioso. Sup. furiusissimu: furiosissimo.

Furiusuni. accr. di furiusu.

Furiuni. s. m. Strumento di legname col quale, per mezzo di un burattello di velo scosso da una ruota, si cerne la crusca dalla farina: frullone.

Furma. s. f. T. art. Modello, norma su cui formar un lavoro: forma. || – di dammusu, legno che fa da armatura temporanea alle volte: céntina. || Arnese di gesso, cera o altro in cui si getta il metallo o gesso o che, per riprodurre il lavoro: forma. || E quello in cui si gettano i caratteri che si fondono: forma. || T. stamp. Una o più pagine di caratteri che si racchiudono in un telajo per istar ferme: forma. || – di scarpa, quel legno a figura di piede su cui si lavora la scarpa: forma. || – di cappeddu, quella su cui si fa il cappello: forma. || E nell’uso si dice alla parte del cappello dov’entra il capo. || – di tumazzu, ecc., un formaggio intero: forma. || – di lu nicissariu, arnese di terra cotta forato, che si pone alla bocca del cesso: cappellina. || essiri ’na furma di sangu, di grascia, ecc, esser imbrattato pienamente di sangue o che. || furma, vaso in cui si adatta il cacio, per cui dicesi formaggio: forma. || Segno, impressione lasciata da checchessia: forma. || a furma, posto avv., fatto nella forma: a forma.

Furmàbbili. add. Atto a prendere forma o ad esser formato: formabile.

Furmaggeddu. s. m. dim. di formaggiu: formaggiuolo.

Furmaggera. s. f. Vaso in cui si adatta il cacio, in cui piglia forma: forma.

Furmaggettu. dim. di furmaggiu: formaggetto. || Per sim. sorbetto così conformato.

Furmaggiaru. s. m. Colui che fa o vende il formaggio: formaggiajo.

Furmàggiu, Furmaju. s. m. Cacio messo in forma: formàggio. || E da noi si dice a quello che si sala fresco senza infondersi prima nel siero bollente. || stari comu lu vermi ’ntra lu furmaggiu, chi viva agiato, senza sentire scomodo di sorta. || prov., lu furmaggiu chi nun si manìa fa vermi, i giovani non corretti vengono cattivi: acqua che non s’usa fa vermi. || raccumannari lu furmaggiu a li surci. V. raccumannari la pecura ecc. (In alcuni dialetti dell’alta Italia dicon anche: formajo).

Furmali V. formali.

Furmalità. V. formalità.

Furmari. V. formari e seguenti.

Furmaru. s. m. Artefice che fa le forme, sia da scarpe, da stivali, ecc: formajo.

Furmateddu. add. dim. Poco lontano della possibile compitezza. || Sorta di carattere tondeggiante: formatello. [p. 418 modifica]

Furmazioni. V. formazioni.

Furmazza. pegg. di furma: formaccia (credo di uso).

Furmentu. s. m. Biada nota: frumento, grano. E più raro: formento. || – d’Innia o di mori, quello di fusto più grosso e in vece di spiga fa una pannocchia, e i chicchi sonvi attaccati intorno intorno, fitti fitti: gran turco o siciliano, granone. || – sarvaggiu. V. spicalora. || – sarvaggiu o saraciniscu, è l’Argilops ovata di L. || Prov. mentri ’ntr’all’aria resta lu frumentu, nun si’ tu lu patruni ma su’ centu, finchè la biada non è in casa non è sicura: quando il grano è nei campi, è di Dio e dei santi. || versu s. Martinu lu furmentu megghiu a lo campu c’a lu mulinu, a quel tempo bisogna aver seminato: a S. Martino sta meglio il grano al campo che al mulino. || – manciatu di li pidocchi: sfarfallato. || – ’nculazzatu o cu la mascaretta, grano colla golpe: grano golpato. || – aggigghiatu, mescolato col loglio: grano logliato. || – ’mpiducchiatu, roso dalla tignuola: grano intignato. || quannu Poddina va a tumminu, lu furmentu va a un’unza lu tumminu; quannu Poddina va a tri, lu furmentu va a tri tarì, Pollina è un paese delle montagne Madonie, quindi corrisponderebbe: quando la montagna ride il piano piange, e viceversa.

Furmiari. v. a. Zombare colla forma di legno, come farebbe un calzolajo. È usato in un canto popolare (Pitrè).

Furmica. V. furmicula.

Furmicara, Furmicaru. V. furmicularu.

Furmicedda. dim. di furma: formetta.

Furmichedda. V. furmiculicchia. || V. millifogghi.

Furmìcula. s. f. Insetto noto: formica, formicola. Formica L. || jiri a passu di furmicula, andar pianissimo: a passo di formica. || fari comu li furmiculi, brulicare a quella guisa: formicolare. || la furmicula carrìa lu frumentu e la cicala si lu mancia, uno fatica e altri ne gode, come è nella società ancora: uno leva la lepre, altri la piglia. || ogni furmicula havi lu sò puncigghiuni, chi più chi meno ognuno si adira; anche la mosca ha la sua collera. || quannu la furmicula metti l’ali chistu è signu ca voli muriri, chi crede essere arrivato più alto, allora è più vicino a cadere: quando la formica mette l’ali approssimasi al morire. || mali di furmicula, è una malattia, specie di erpete da Cornelio Celso detto fuoco sacro: formica. || T. veter. Malattia erpetica che travaglia molti animali domestici: formica. || Prov. la furmicula affanna la stati pri nun patiri lu ’nvernu, questa bestiolina sa più di economia domestica che l’avvilita plebe. Ah! se invece del lotto si mettessero casse di risparmio... || Prov. cu’ fa comu la furmica, a sò tempu nun fatica, lavora a raccogliere nella state per istarsi tranquilla poi: segui la formica se vuoi viver senza fatica (A. V. ital. formicula).

Furmiculanti. add. Di polso che renda un moto simile all’andar su e giù delle formiche: formicolante.

Furmiculari. V. furmiculiari.

Furmicularu. s. m. Moltitudine di formiche, e il luogo dov’esse si ragunano: formicajo, formicolajo. || Gran quantità di checchessia: formicajo. || T. zool. Uccello quanto una allodola, ha la lingua a somiglianza di un lombrico, esso la mette fuori e la ritira piena di formiche: formichiere, torcicollo; così detto dalla maniera come torce il capo. Yunx o Picus torquilla L.

Furmiculazioni. V. furmiculìu.

Furmiculedda. V. furmiculicchia.

Furmiculiamentu. s. m. Formicolìo: formicolamento. || V. furmiculìu.

Furmiculiari. v. intr. Il muoversi di innumerevoli oggetti a guisa di formiche: formicolare. || Patire o avere l’informicolamento (furmiculìu): informicolare. P. pres. furmiculanti: formicolante. P. pass. furmiculatu: formicolato. || Informicolato.

Furmiculicchia. dim. di furmicula: formichetta, formicuccia, formicolina.

Furmiculìu. s. m. Sentimento come di formiche che camminassero dentro le membra, prodotto da troppa pressione di qualche nervo: informicolamento, formicolìo.

Furmiculuni. accr. di furmicula: formicone, formicolone.

Furmicuzza. V. furmiculicchia.

Furmidàbbili. V. formidabbili.

Furmintàriu. add. Appartenente a frumento o che produce frumento: frumentàrio. || terra furmintaria, fertile di frumento: frumentosa.

Furmintaru. s. m. Colui che traffica di grani: granajuolo.

Furmintazzu. pegg. di furmentu.

Furminteddu. dim. di furmentu, grano: granetto. || Grano minuto e di cattiva qualità.

Furmintiniatu. V. lintiniusu.

Furmintinu. add. Del colore del frumento.

Furmularieddu. dim. di furmulariu: formularietto.

Furmulazza. pegg. di fòrmula: formolaccia.

Furmuledda, Furmulicchia. dim. di formula: formoletta .

Furnacedda. dim. di furnaci: fornacella, fornacetta, fornacina. || Caminetto.

Furnacella. s. f. Arnese di ferro o di terra cotta che fa l’uffizio di focolajo portatile: fornelletto.

Furnaci, Furnàcia s. f. Edifizio murato o cavato a guisa di pozzo, in cui si cuoce calcina, si fonde metallo, ecc. e ve n’è di varie forme: fornace || met. Luogo ove sia gran caldo: fornace.

Furnaciaru. s. m. Chi esercita l’arte di cuocere nella fornace: fornaciajo, fornaciaro.

Furnarazzu. pegg. di furnaru: fornajaccio.

Furnareddu. dim. di furnaru: fornaino.

Furnarìa. s. f. Arte di far il fornajo: fornerìa, (Mort.).

Furnaricchiu. V. furnareddu.

Furnarisca. (A la Modo avv. A mo’ de’ fornai, e vuol dir anco volgare.

Furnata. V. ’nfurnata.

Furnazzu. pegg. di furnu: fornaccio.

Furneddu. s. m. Buche quadrangolari che sono nel focolajo, vi è una grata di ferro in cui sta il fuoco, e sotto cade la brace nella braciajuola: fornello. || fig. Incentivo: fornellina.

Furnicari. v. intr. Il congiungersi carnalmente e illecitamente: fornicare.

Furnicariamenti. avv. Con fornicazione: fornicariamente. [p. 419 modifica]

Furnicàriu. add. Appartenente a fornicazione: fornicàrio. || sost. Chi commette fornicazione: fornicario.

Furnicatureddu. dim. di furnicaturi: fornicatorello.

Furnicaturi –trici. verb. Chi o che fornica: fornicatore –trice.

Furnicazioni. s. f. Il fornicare: fornicazione.

Furniceddu. dim. di forno: fornetto.

Furnicìa. V. firnicìa.

Furniddata. s. f. Quantità di carbone che cape in un fornello; che dicesi pure: furniddata di carvuni .

Furniddazzu. pegg. di furneddu: fornellaccio.

Furnidduni. accr. di furneddu.

Furnidduzzu. dim. di furneddu: fornellino.

Furnimentu. s. m. Ciò che fa bisogno altrui per qualche particolar impresa o per far un lavoro o checchessia, tutto il guarnimento, arredi, ecc. fornimento. || – di cammara, addobbo: fornimento da camera. || Fine, compimento: fornimento.

Furnimintuzzu. dim. di furnimentu: fornimentuzzo.

Furniri. v. a. Finire, condurre a termine: fornire. || Provvedere, somministrare: fornire. || Servire a compiere, ad eseguire: fornire. || rifl. a. Prendere checchessia per proprio uso: fornirsi.

Furnitu. add. Copioso, abbondante: fornito. || Condotto a perfezione: fornito. || Provveduto, munito: fornito. || Adorno, dotato: fornito. Sup. furnitissimu: fornitissimo.

Furnitura. s. f. Fornimento, ornamento: fornitura. || Il fornire e provvedere l’esercito del necessario: fornitura.

Furnituredda. dim. di furnitura.

Furnituri –trici. verb. Chi o che fornisce: fornitore –trice.

Furnu. s. m. Luogo fabbricato a volta con apertura per uso di cuocervi pane od altro: forno. || La bottega dov’è il forno: forno. || aviri manciatu pani di tanti furni, es ser abbastanza scaltrito. || – di campagna, arnese composto da una tegghia o da un coperchio a guisa di campana fatto di metallo sopra cui ponesi il fuoco: fornello; e l’An. Cat. spiega: forno di campagna. || E altro simile al precedente che serve a tener calde le vivande: scalda vivande, focolare. || furnu, met., luogo dove faccia gran caldo: forno. || Prov. a picciulu furnu pochi ligna abbastanu: a p iccol forno poca legna basta. || la massara cerni e ’mpasta, e lu furnu conza e guasta, che dipende dal forno la buona o cattiva riuscita. || aviri cchiù facenni chi nun hannu li furni di pasqua, averne assai.

Furnutu. V. furnitu.

Furra. s. f. Que’ piccoli condotti artifiziali per dar acqua a riprese ne’ terreni ove piantansi l’erbe olitorie e cucurbitacee: fossa, canaletto, acquidoccio. || Per nfurra.

Furràina, Furrània. s. f. Mescuglio di alcune biade seminate per mietersi in erba; per pastura; e l’orzo in erba destinato allo stesso uso: ferrana.

Furriari. V. firriari.

Furriolu. V. firriolu.

Furrìu. V. firrìu.

Furruàggiu. s. m. Provvigione di vittuaglie per certo tempo: provvista.

Furrùina. V. furraina.

Furtari. V. arrubbari.

Furtazzu. pegg. di forti. s. o add.

Furtìbbili. add. Facile a rubarsi, ad essere rubato.

Furticchiu. V. virticchiu.

Furticeddu. dim. di furtu: furticino. || dim. di forti: forticello, fortetto.

Furtificari. V. fortificari.

Furtignu. V. fortignu.

Furtilizza. V. furtizza al 7º §.

Furtilizzu. V. furtulizzu.

Furtimenti. V. fortementi.

Furtinu. dim. di forti s.: fortino. || Per appoggiu. V.

Furtissimamenti. avv. sup. Fortissimamente.

Furtissimu. add. sup. Fortissimo. || E per l’avv.: fortissimamente.

Furtivamenti. avv. In modo furtivo: furtivamente.

Furtivu. add. Occulto, di furto: furtivo.

Furtizza. s. f. Virtù morale che rende l’uomo invitto ne’ pericoli e fermo nelle avversità: fortezza. || Forza, robustezza: fortezza. || Saldezza, fermezza: fortezza. || Atto d’uomo forzuto: fortezza. || Qualità di sapore come di aceto, pepe, ecc.: fortezza. || T. art. Tutto ciò che serve a maggiormente fortificare, a render duraturo: fortezza. || Rocca, cittadella od ogni altro luogo fortificato: fortezza. || Natura o qualità del sito forte. || Difficoltà d’intendersi: fortezza.

Furtizzu. Che ha del forte, dell’acido: forticcio.

Furtu. s. m. Toglimento ingiusto dello avere altrui: furto. || Cosa rubata: furto. || met. Cosa fatta di nascosto: furto. || di furtu, posto avv., furtivamente: di furto. || Prov. robba fatta ’n furtu dura tempu curtu, gli acquisti illeciti non durano: chi de’ panni altrui si veste, presto si spoglia.

Furtùitu. V. fortuitu.

Furtuliddu. dim. di fortiadd. che avv.: fortetto, forticello.

Furtulizzu. s. m. Piccola fortezza, luogo fortificato: fortilizio. || pigghiari lu furtulizzu, met., rifugiarsi presso alcuno per aver protezione, cercar un pretesto per iscusarsi.

Furtuna. s. f. Essere imaginato dal volgo a cui si attribuiscono gli effetti inaspettati, improvvisi, i buoni eventi: fortuna. || Avvenimento indeterminate, contingente, caso avventuroso: fortuna. E vi si può unire l’aggiunto buono o cattivo. || Condizione, stato: fortuna. || fari furtuna, arricchire, incontrare buono stato: far fortuna. || fari la furtuna di unu, adoperarsi ch’ei faccia fortuna: far la fortuna di alcuno. || aviri furtuna, essiri ’n furtuna, esser fortunato: aver fortuna, esser in fortuna. || beni di furtuna, agi, ricchezze: beni di fortuna. || la furtuna lu pigghia pri li capiddi, di chi ha gran fortuna: tener la fortuna pel ciuffetto. || bassa furtuna, cattivo stato, povertà: bassa fortuna. || dammi furtuna e jettami a mari, purchè si ha fortuna, anco ciò che dovrebbe nuocere giova: fortuna e dormi. || a tutti così cci voli furtuna, macari a lu friiri l’ova, senza fortuna le cose anco minime van male. [p. 420 modifica] || fortuna cci voli ca lu sapiri nun giova, la fortunaval più del sapere: val più un’oncia di fortuna che una libbra di sapere. || la furtuna si la fa ognunu cu li sò manu, l’uomo è fabbro della sua fortuna: la sorte è come uno se la fa. || la furtuna va e veni, è incostante: la sorte non sa sedere. || furtuna di mari, tempesta: fortuna, fortuna di mare. Onde il prov. poi di furtuna veni la bunazza: dopo la tempesta vien la calma. || pri o pri bona furtuna, per buona sorte, avventuratamente, s’usa avverb.: per fortuna. || Prov. furtuna amica d’asini e di pazzi, e di virtuusi nnemica murtali: la fortuna ajuta i matti e i fanciulli. || furtuna nun accumenza mai pri pocu: non comincia fortuna mai per poco, quando un mortal si piglia a scherno e gioco. || la rrota di furtuna è fatta a scala, cui la scinni e cui l’acchiana, esprime la instabilità della fortuna: questa ruota sempre gira, chi sta lieto e chi sospira. || a cui havi furtuna ogni cosa ci va bbona, chi ha fortuna anco facendo male gliene torna bene: chi ha ad aver bene dormendo gli viene. || Occasione opportuna: fortuna. || furtuna! esclamazione di chi ha avuto prospero successo, o ha sfuggito un pericolo: fortuna! || Prov. contra furtuna nun vali sapiri: contro sorte avversa, ogni buon carrettier versa. || l’omu senza fortuna va sempri a la piduna, non può aver bene. || tintu cu’ nasci cu mala furtuna, non gli riescirà mai nulla.

Furtunali. s. m. Burrasca: fortunale.

Furtunatamenti. avv. In modo fortunato: fortunatamente.

Furtunatazzu. V. furtunatuni.

Furtunateddu. dim. di furtunatu: fortunatello.

Furtunatissimamenti. avv. sup. Fortunatissimamente.

Furtunatu. add. Che ha fortuna: fortunato. || asinu furtunatu, chi ignorante vien alzato a dignità. || nasciri furtunatu, che è sempre fortunato: nascer vestito. || cu’ furtunatu nasci accussì mori: chi comincia ad aver buon tempo l’ha per tutta la vita. Sup. furtunatissimu: fortunatissimo.

Furtunatuni. accr. di furtunatu: fortunatone (crederei d’uso).

Furtunazza. pegg. e accr. di furtuna: fortunaccia.

Furtunedda. s. f. Mediocre fortuna: fortunella. || Per fortunato.

Furtura. s. f. Gran freddo accompagnato da vento che muove le onde e dura anco del tempo: temporale, fortunale. || Tempo rìgido. || Prov. cu’ nun pensa a la furtura, durmirà a lu scuru, chi non prevede il male ne soffre più: carestia prevista non venne mai (Dall’A. V. ital. fortura, fortezza, quasi dire tempo forte; o che sia la voce fortuna corrotta).

Furturata. s. f. Lo stesso che furtura ma si prende piuttosto per la durata e per lo nocumento che porta.

Furturatedda. dim. di furtura e di furturata.

Furturazza. pegg. di furtura.

Furturedda. V. furturatedda. || Si dice anche per ischerzo ad uno freddoloso.

Furturusu. add. Burrascoso: fortunoso.

Furu. V. frullu.

Furunculicchiu. dim. di furunculu.

Furùnculu. s. m. Piccolo apostema nella cute, con infiammazione, di non lunga durata: foruncolo.

Furzàgghia. s. f. Quel rinforzo che mettesi nelle fabbriche: cigna.

Furzamentu. s. m. Il forzare: forzamento.

Furzari. v. a. Far forza, costringere: forzare. || Rinforzare: afforzare. || V. sfurzari. || Prov. prigari ti pozzu, furzari no: e’ si può far il male a forza, ma non il bene.

Furzata. s. f. Il metter in azione la forza fisica: sforzo. || Nel senso morale, ogni maggior forza, potere: sforzo. || In pl. quelli spettacoli ove altri fa prova della sua forza.

Furzatamenti. avv. Per forza: forzatamente.

Furzatedda. dim. dl furzata: lieve sforzo.

Furzatissimamenti, avv. sup. Forzatissimamente.

Furzatu. s. m. Chi è condannato alla galera: forzato.

Furzatu. add. Da forzare: forzato. || Detto di cosa fatta per forza: forzato. || Per furzusu. V. Sup. furzatissimu: forzatissimo.

Furzatuna. accr. di furzata: grande sforzo.

Furzatura. s. f. L’atto del forzare.

Furzaturedda. dim. di furzatura.

Furzatureddu. dim. di forzatore: forzatorello.

Furzaturi. s. m. Che forza: forzatore.

Furzazza. pegg. di forza: forzaccia.

Furzeri. s. m. Scrigno solido e per lo più di ferro, ad uso di serbarvi danaro, gioje, ecc.: forziere.

Furzicedda. dim. di forza.

Furzinu. s. m. T. uccell. Quei legni ove si appiccano le gabbie degli uccelli di richiamo nelle reti.

Furzivu. V. furzusu.

Furzuna. accr. di forza.

Furzusamenti. avv. Con forza: forzosamente.

Furzusazzu. pegg. di furzusu, nel senso di forzuto.

Furzuseddu. dim. di furzusu, nel senso di forzuto.

Furzusu. add. Fatto di forza: forzoso. | Per forzato. Sup. furzusissimu forzosissimo.

Furzusuni. accr. di furzusu, nel senso di forzuto.

Furzutu. add. Di molta forza: forzuto. Sup. furzutissimu: forzutissimo.

Fusa. s. f. L’atto del fondere, e quanto fondesi in una volta: fusione.

Fusània. V. fusària.

Fusara. V. curtigghiara (Rocca).

Fusària o birritta di cardinali o birritta parrinisca. s. f. T. bot. Pianta sempre verde di legno giallo simile al bossolo ma più tenero; usanlo i tessitori per farne oggetti come fusi, ecc.: fusaggine, silio, berretta di prete.

Fusaru. s. m. Colui che fa o vende fusi: fusajo.

Fusazzu. pegg. e accr. di fusu: fusaccio.

Fuscamenti. avv. Oscuramente: foscamente.

Fuscu. add. Colore che tende all’oscuro: fosco. || Nebbioso, caliginoso: fosco. || met. Triste, mesto: fosco.

Fusculiddu. dim. di fuscu, e dicesi del cielo e di liquidi: torbidetto.

Fusìa. s. f. Foglia rimasta dopo rosa dai bachi: rosume di foglia.

Fusìbbili. add. Che può fondersi: fusibile, fusile. [p. 421 modifica]

Fusiceddu, Fusiddu. dim. di fusu: fuserello, fusellino. || Detto di persona gracilina: smingherlino.

Fusioni. s. f. L’atto o l’effetto del fondere: fusione. || Liquefazione di ciò che si fonde: fusione.

Fusòriu. add. Appartenente a fusione: fusòrio.

Fussata. s. f. Fossa (A. V. ital.: fossata).

Fussataru. s. m. Carcerario di bestiame.

Fussatazza. pegg. di fussata: fossataccia.

Fussatazzu. pegg. di fussatu: fossataccio.

Fussateddu. dim. Fossatello.

Fussatu. s. m. Terreno cavato in lungo che serve a ricever le acque e vallar campi: fossato.

Fussatuna. accr. di fussata.

Fussatuni. accr. di fussatu: grande fossato.

Fussazza. pegg. di fossa: fossaccia.

Fussetta. dim. di fossa: fossetta, fosserella. || Piccola cavità nella superficie di checchessia: fosserella. || Que’ buchi che si formano nelle gote ad alcuni quando ridono: pozzetta. || – di natali. V. gaddetta. || – di la gula, buca sotto la laringe, dove comincia il petto: fontanella.

Fussicedda. dim. di fossa: fossicella, fossicina.

Fussiceddu, Fussiddu. dim. di fossu: fossetto, fossicello, fossettino.

Fussiteddu. V. fussiceddu. || Cavità che lascian le cicatrici o simili: caveròzzola.

Fussittedda. dim. di fussetta: fossettina. || Quella pozzetta delle gote: pozzettina, forellino.

Fussuna. accr. di fossa.

Fussuneddu. dim. di fussuni. || Piccola carbonaja.

Fussuni. accr. di fossu: fossone. || Quelle fosse; che fansi per seminar le favi. || fussuna di purteddi, tracce che lascia in viso il vajuolo: butteri. || – di l’occhi, l’orbita ove sono gli occhi: occhiaja. || – di lu nasu: fosse nasali.

Fusta. s. f. Navilio a remi di basso bordo per corseggiare: fusta.

Fustàinu, Fustàniu, Fustanu. s. m. Tela bambagina che da una parte appare spinata: fustagno. || Per gonnella.

Fustarìa. s. f. Luogo dove si mette al sole il lino.

Fustariari. v. a. Metter a disseccar il lino al sole.

Fusticeddu. dim. di fustu: fusticello.

Fustu. s. m. Il gambo delle piante, il tronco principale degli alberi: fusto. || Si dice della corporatura dell’uomo o di altro animale: fusto. || Delle ossature di selle, sedie ecc.: fusto. || – di la valanza. V. linguedda, || – di la statia, quello stilo di ferro in cui è infilato il romano, e dove sono segnati i pesi: fusto della stadera. || – di la chiavi, la canna della chiave: fusto della chiave. || La colonna senza il capitello e senza la base: fusto della colonna. || – di l’ancura, la parte retta di essa: fusto dell’ancora. || Qualunque sostegno, bastone o simile di appoggio o che: fusto. || T. stamp. Cilindro di legno che forma la parte interna del rullo: anima (Car. Voc. Met.).

Fusu. add. Da fondere: fuso.

Fusu. s. m. (pl. fusa.) Strumento per torcere il filo: fuso. || – di la carrozza, ferro alle estremità di cui infilansi le ruote: sala. || – di lu mulinu, quel pernio di legno che regge le macine del mulino: fuso della macina, fùsolo. || – di l’arganu, il pezzo principale dell’àrgano intorno al quale s’avvolge la fune: fuso o anima dell’àrgano. || Il fusto della colonna: fuso. || mittirisi cu la rocca e lu fusu, far le cose adagio, indugiar a posta: dondolare; raccontar le cose troppo alla minuta. || fusu o manicu di mola, quel ferro entro la ruota dell’arrotino, che termina a manovella: fuso della ruota. || drittu com’un fusu, di persona o cosa dirittissima: dritto come un fuso. || fari fusu, promettere senza venir a fatti: dar parole.

Fùtili. add. Frivolo, di poca considerazione: futile.

Futilità. s. f. Astratto di futile: futilità.

Futtarru. add. Lussurioso: salace.

Futteca, Futtera. Dicesi di chi per salto arricchisca, e, senza dubbio, con mezzi illeciti, disonesti o per lo meno dubbî.

Futtìbbili. add. Da potersi fottere: fotterèccio.

Fùttiri. v. a. Usar il coito: fòttere. || Angariare, opprimere. || Strapazzare, malmenare, scazzottare. || Detto di oggetti, vestiti, ecc. consumare, stazzonare: strusciare, sbertucciare. || Godersi una cosa: scuffionarsela. || Dissipare, sciupare. || Aggirare, avvolgere alcuno: ingarbugliare. || Rubare, portar via: far vento a una cosa. || Mangiare ingordamente e presto ciò che ti è messo innanzi: spolverare. || Fare danno, conciar male uno: affrittellarlo, rosolarlo. || va fatti futtiri, modo villano di mandar via alcuno: vatti a fa’ squartare.|| Giuntare altrui frecciandolo: truccare (Fanf.). || Rovinare. || Andar perdendo il tempo senza pro: gingillarsela. || aria di mi nni futtu, chi par che di nulla gli importi: aria di canzonella, maniera disprezzata. || futtirisinni, importargliene poco: infottersene, imbubbolarsene, infistiarsene. Fra i bassi parlanti questo è il prototipo di tutti i verbi.

Futtistèriu, Futtisteru, Futtitura. s. m. Còito, fottitura. || Dicesi così qualunque cosa che per dimenticanza o disprezzo o noncuranza non si nomini.

Futtituri –tura. verb. Che fotte: fottitore –trice.

Futtuta. s. f. Coito: fottuta. || Danno, batosta: stropicciata, met. || Rabbuffo. || Beffa, offesa: tiro.

Futtuteddu. dim. di futtutu.

Futtutu. add. Nell’uso osceno del parlare di certuni, che anzi dicono ffuttutu ’n culu, vale uomo che sa procedere, discernere, intendere: bagnato e cimato, sagace, astuto, e anco furbo, mozzino. Onde al dim. furbetto, maliziosetto. E al sup. futtutissimu. Per lo più però suolsi pronunziare con doppia f in principio.

Futura. s. f. Elezione anticipata ad un posto da doversi occupare, mancato un altro, che eserciti in atto.

Futurista. s. m. Quell’individuo già eletto per esercitar un ufficio tostochè cesserà un altro (Mort.).

Futuru. add. Che sarà: futuro. || tempu futuru, uno dei tempi della conjugazione, quel che esprime azione che sarà: tempo futuro. || ’n futuru, posto avv., per lo avvenire: in futuro. || Prov. si campari voi sicuru, antividi lu futuru, perchè: il male previsto è mezza sanità. [p. 422 modifica]

G

G. Settima lettera dell’alfabeto e quinta delle consonanti: g. || È compagna della c. || Questa lettera da noi si usa mettere scambio della b italiana, come gaggia per gabbia. || Unita alla h ha certo suono proprio, che in alcuni luoghi di Sicilia sostituiamo sovente alla gli italiana, come figghiu per figlio: come fanno anco nel contado Fiorentino. A volte questo suono si sostituisce pur alla j, p. e. a ghiornu per a jornu. || Unito alla n fa altro suono, come signuri, che anch’esso si sostituisce delle volte alla j, p. e. ogni gnornu, invece di ogni jornu. Vedi alla j. || Alle volte si scambia colla v. p. e. faguri per favuri. || Generalmente la pronunziamo doppia, sì quando è in mezzo come quando è innanzi all’e, all’i, all’h.

Supplemento

[p. 1146 modifica] [p. 1147 modifica] Fu. fu fu! V. cacca! V. schifìu!

Fuanu. In Castrogiovanni il cuccuni V. In Catania la cucca di passa V.

Fucaloru. V. fucularu.

Fucarina. V. zinigra.

Fucu. V. focu. Nell’interno dell’Isola.

Fumiciaturi. s. m. T. pettin. Arnese di cimossa avvoltata, che serve a fregar il pettine colla polvere di pomice, affine di lustrarlo: piumicino (Car. Voc. Met.).

Fumusa. s. f. Sorta di uva, che poi è di tre qualità.

Funcia. La parte del corpo della lumaca che esce dalla chiocciola quando cammina.

Funnu. || – di la seggia: il piano, il sedere.

Furanu. add. Di fuori: foraneo, forese. || Forestiere.

Furficiaru. V. sparritteri.

Furmaturi. s. m. T. scult. Colui che è pratico di far le forme: formatore (Perez).

Furmentu. – di maravigghia. Triticum compositum L.

Furmenturinniedda. dim. di furmentu d’innia.

Furra. Cigliare di fossa, arginello: greppo.

Furru furru. modo avv. A furia a furia.

Fuscenna. V. fascedda (In Noto).