Nuovo vocabolario siciliano-italiano/OR
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Ora. avv. di tempo: ora, adesso. Ora accenna il momento presente, o i momenti prossimi al presente, guardati in sè; adesso accenna il presente in paragone al passato (Tomm. D.). ||Talora è particella riempitiva: ora. || Talora serve a chiedere tempo o un po’ d’indugio: ora. || ora ora, ha più forza: or ora. È anco modo di minaccia: ah! nun la vo’ finiri? ora ora: ah non vuoi smettere? ora ora. || ora com’ora, posto avv., vale in questo punto, in questo tempo: ora com’ora. || accom’ora, l’istesso di sopra. E così com’ora e comed’ora ecc. || per ora, per questa volta: per adesso, per ora. || Formola riempitiva p. e. ora bonu! ora basta e simili: or bene. E così ora vaja: or via, or su. || havi d’ora, per dire è molto tempo: gli è tanto, è d’ora. || Usasi come antifrasi, p. e. sì ora veni iddu e parra: sì ora viene egli e parla. || or’è l’annu, l’anno scorso: or’è l’anno.
Oràculu. s. m. Risposta che i credenzoni antichi credevan ricevere dagli Dei d’allora: oràcolo. || Predizione: oracolo. || Sentenza autorevole: oracolo. || Persona di gran sapere e autorità: oracolo.
Oraculuni. accr. di oraculu: oracolone.
Orali. add. A voce: orale (voce invalsa).
Oramai. avv. di tempo, ora, adesso, già: oramai, ormai, oggimai.
Orangotangu. s. m. T. zool. Scimmia di color rosso bruno, colle braccia fino a terra, che non cammina su due piedi: orangotango. Simia satyrus L.
Oràriu. add. Appartenente ad ore: oràrio. || sost. Ordinamento e disposizione di ore: orario.
Orata. s. f. T. zool. Pesce di grossa testa, grandi occhi e bocca, color dorato quasi: orata. Zeus faber L.
Oratòria. s. f. L’arte del parlar bane: oratoria.
Oratorieddu. dim. di oratoriu sost.
Oratòriu. s. m. Luogo dove si fanno orazioni: oratòrio. || Componimento sacro per musica: oratòrio.
Oratòriu. add. Che appartiene all’oratore, o all’oratoria: oratòrio.
Oratureddu. dim. di oraturi.
Oraturieddu. V. oratoriu.
Oraturi. s. m. Chi è maestro in far pubbliche dicerie: oratore. || In generale chi fa diceria: oratore.
Orazzioni. s. f. Preghiera a Dio ecc.: orazione. || Scrittura che contenga tale orazione: orazione. || – duminicali, il paternostro. || Ragionamento secondo i precetti della rettorica: orazione. || Canto popolare in lode di alcun santo o propizio ai morti (Pitrè). || Prov. orazzioni senza divuzioni, cunfissioni senza duluri, è fatiga pirduta: confessione senza dolore, amico senza fede, orazione senza intenzione, è fatica perduta.
Oraziunedda. dim. di orazzioni: orazioncina, orazioncella, orazionetta.
Orazziununa. accr. di orazzioni.
Orbi. s. m. Cerchia per cui giran i pianeti: orbe. || Mondo: orbe.
Òrbita. s. f. Quel cerchio che un pianeta descrive col suo proprio moto: òrbita. || T. anat. Ciascuna di quelle cavità, che contiene il globo oculare: orbita.
Orbu. V. orvu.
Orca. s. f. T. zool. Mostro marino, anfibio, grosso, poppante, che ha una proboscide rivolta in su; è armato d’un aculeo al dorso, con cui ferisce: orca. Delphinus orca L.
Orchesta, Orchestra. s. f. Luogo o palco de’ sonatori: orchestra. || La riunione stessa dei sonatori: orchestra. || Cantorie o leggii portatili: orchestra.
Orda. s. f. Brigata di gente in cattivo senso: orda.
Ordignu. s. m. Arnese per delicato lavoro, ma manuale: ordigno, ordegno, più semplice e alle volte parte dello strumento; gli utensili sono per lavori più manuali o per uso domestico; arnese è più generale e delle volte più nobile; attrezzi quelli da cucina, da marineria (Tomm. D.).
Ordimentu. s. m. Intreccio e fina composizione: ordimento.
Ordinabbili. add. Che può ordinarsi: ordinabile.
Ordinali. add. Di numero che indica l’ordine delle cose: ordinale.
Ordinamentu. s. m. L’ordinare e l’ordine stesso: ordinamento. || Precetto, comando: ordinamento.
Ordinandu. add. e sost. Da ordinarsi, colui che deve ricevere gli ordini sacri: ordinando.
Ordinanza. s. f. Ordine, ordinamento: ordinanza. || Soldato che serve l’ufficiale o in un ufficio: ordinanza, o come con linguaggio più umano si dice: confidente. || mettiri li surdati in ordinanza, schierarli: metter i soldati i ordinanza.
Ordinari. v. a. Disporre le cose per ordine: ordinare. || Commettere, imporre: ordinare. || Acconciare, metter a sesto: ordinare. || Preparare: ordinare. || Indirizzare: ordinare. || Il prescriver le medicine, che fa il medico: ordinare. || rifl. a. Mettersi a ordine, apparecchiarsi: ordinarsi. || Prender gli ordini sacri: ordinarsi. P. pass. ordinanti: ordinante.
Ordinariamenti. avv. Per l’ordinario, comunemente: ordinariamente.
Ordinariista. s. m. Colui che scrive il regolamento e la norma per i divini officî.
Ordinàriu. s. m. Cosa solita, consueta: ordinario. || d’ordinariu, ordinariamente: d’ordinario, per ordinario. || Quegli che ha giurisdizione ordinaria ecclesiastica: ordinario. || Corriere che in giorni ordinarî porta le lettere della posta: ordinario. || Vescovo, arcivescovo: ordinario. || Libretto che regola la recitazione dell’ufficio della messa secondo il rito: direttorio. || Per correntino o trave.
Ordinàriu. add. Solito, consueto: ordinàrio. || Aggiunto di cosa vile e di poco conto: ordinario. || Di bassa condizione detto di persona: ordinario. || Di forma e di materia non fine: ordinario, grossolano. || Non perfezionato dall’arte: rozzo. || Che non ha superficie liscia: rùvido. Sup. ordinariissimu: ordinariissimo.
Ordinariuni. accr. di ordinariu: ordinariaccio.
Ordinatamenti. avv. Con ordine: ordinatamente.
Ordinatissimamenti. avv. sup. Ordinatissimamente.
Ordinativu. V. ordini al 2º §.
Ordinativu. add. Che ordina, e che significa numero con ordine: ordinativo.
Ordinatu. add. da ordinari: ordinato. || Promosso ad ordini sacri: ordinato. || Prefisso, stabilito nell’ordine: ordinato. || avv. Ordinatamente: ordinato. Sup. ordinatissimu: ordinatissimo.
Ordinaturi –trici. verb. Chi o che ordina: ordinatore –trice.
Ordinazzioni. s. f. L’ordinare e l’ordine stesso: ordinazione. ||. Amministrazione o ricevimento dell’ordine sacro: ordinazione. || Ricetta, rimedio prescritto dal medico: ordinazione.
Ordinazziunedda. dim. di ordinazzioni.
Òrdini. s. m. Disposizione e collocamento di ciascuna cosa a suo luogo: òrdine. || Comandamento, commessione: òrdine. || Uno de’ sacramenti della Chiesa: ordine. || Ceto di persone: ordine. || Congregazione di religiosi: ordine. || Costumanza, consuetudine: ordine. || E si distinguono in minori, sagri, ecc. || Maniera, modo: ordine. || T. arch. Proporzionata disposizione delle parti dell’edifizio, secondo un modo più che un altro: ordine. || Decorazione cavalleresca: ordine. || Fila, ordinanza: ordine. || T. mil. Maniera di schierar i soldati: ordine. || –del giornu, disposizione del superiore ai dipendenti militari: ordine del giorno. || cu ordini, ordinatamente: con ordine. || a ’nn ordini, posto avv., in punto: in punto, a ordine. Onde mettiri a ’nn ordini: mettere a ordine o in ordine. || in ordini, l’istesso di sopra. || per ordini, ordinatamente: per ordine. || cull’ordini, si dice per dire: a dovere; p. e. lu sunavi cull’ordini: l’ho picchiato a dovere.
Ordiri. V. ùrdiri e seguenti tutti.
Oremi. V. aremi.
Oremus. Voce latina di cui si serve il volgo in ripigliando un racconto: inoltre.
Oretta. V. uretta.
Orfaneddu. V. urfaneddu.
Orfaneli. V. orfanu.
Orfanità. V. urfanitati.
Orfanotròfiu. s. m. Luogo ove si allevano ed educano orfani: orfanotròfio.
Òrfanu. s. m. Fanciullo privo di genitori: orfano. || – di patri, senza padre: orfano di padre. || – di matri, senza madre: orfano di madre. || fari vuci comu un viteddu orfanu, gridare lamentandosi. || Prov. l’orfani nun su vuluti di nuddu, perchè non hanno appoggio.
Organali. add. Delle vene del collo vicine agli strumenti che forman la voce: vene organali.
Organaru. s. f. Facitore di organi: organajo.
Organdì. s. m. Specie di tessuto dell’India: organdì.
Organeddu. dim. di organu: organetto.
Organettu. dim. di organu: organetto. || s. m. Strumento simile all’organo, ma manesco: organino, organetto.
Organicamenti. avv. In modo organico: organicamente.
Orgànicu. add. Che pertiene ad organo: orgànico.
Organìsimu. s. m. Formazione degli organi del corpo animale, vegetale: organamento, organizzamento. || Macchinismo.
Organista. s. m. e f. Suonator d’organo: organista.
Organizzamentu. s. m. L’organizzare: organizzamento.
Organizzari. v. a. Formare gli organi del corpo animale o vegetale: organizzare, organare. || Ordinare, disporre: organizzare. P. pass. organizzatu: organizzato.
Organizzaturi. verb. m. Chi o che organizza: organizzatore, organatore.
Organizzazzioni. s. f. La maniera con cui un corpo è organizzato: organizzazione.
Organsì, Organsinu. V. organzì.
Òrganu. s. m. Strumento per cui il corpo animale o vegetale funziona: òrgano. || L’orchestra e la terrazza dell’orchestra: organo. || Strumento meccanico: organo. || Strumento musicale con certe canne a cui si dà fiato per via di mantici: organo. || Modo, via: mezzo. || Onde per organu di...: per mezzo di...
Organzì. s. m. Tessuto rado di seta: organzino.
Organzinu. s. m. Seta torta che serve a ordire: orsojo, organzino.
Orgàsimu. s. m. Straordinario, impetuoso movimento della macchina animale o di parte di essa, per un dato tempo: orgasmo. || Agitazione.
Òrgia. s. f. Bagordo in grande per abusare sfrenatamente del piacere: òrgia.
Orgiata. V. urzata.
Òrgiu. V. oriu. (Fr. orge: orzo).
Orgogliazzu. pegg. di orgogliu.
Orgogliettu. dim. Orgogliuzzo.
Orgògliu e Orgogghiu. s. m. Grande alterigia per cui uno è soverchiamente pieno di sè: orgoglio.
Orgogliusamenti. avv. Con orgoglio: orgogliosamente.
Orgogliusazzu. pegg. di orgogliusu.
Orgogliuseddu. dim. Orgogliosetto.
Orgogliusità. s. f. L’esser orgoglioso: orgogliosità.
Orgogliusu. add. Che ha orgoglio: orgoglioso. Sup. orgogliusissimu: orgogliosissimo.
Orìcchia. s. f. Strumento dell’udito: orècchio, orècchia. || Per sim. si dice alla parte prominente di molte cose, e che le rende maneggevoli: orecchio, orecchia. || – di previti, sorta di pasta. V. agnillottu. || – d’asinu, spezie di erba: consolida maggiore, orecchia d’asino. Symphitum officinale L. || – di judeu, pianta purgativa che nasce su per le mura: umbilico di venere o erba sardonica. Cotyledon umbilicus L., o Ficaria verna Pers. o Ranunculus ficaria L. E anche una forma di pasta. || – di lebbru, altra pianta: orecchia di lepre o ornoglossa. Lychnis divica L. || – di surci, pianta originaria della China: orecchio di topo. Cerastium vulgatum L. || – d’ursu, pianta di radice fusiforme, fibrosa; fiori disposti ad ombrella rada, color giallo o porporino: orecchio d’orso. Primula auricula L. || cantari o sunari ad oricchia, senza arte studiata, ma per natural armonia di udito: cantare o sonare a aria o a orecchio. || fari o farisi oricchi di mircanti, far le viste di non intendere: far orecchie di mercante. || frisculiaricci l’oricchia ad unu, favellargli in segreto, fargli sapere: fischiar altrui nelle orecchie. || manciaricci l’oricchi, immaginarsi che altri parli di lui: sentirsi fischiare all’orecchio, fischiare o ronzare gli orecchi a uno. || veniri all’oricchia, venir a notizia: venir alle orecchie. || stari cull’oricchi a lu pinneddu, star intentissimo a sentire: star in orecchi, stare con gli orecchi levati o tesi. || stunari l’oricchi, venir a noja col cicalare: torre gli orecchi. || dari oricchia, porsi ad ascoltare, acconsentire: dar orecchio. || affilari l’oricchi, attentamente ascoltare: orecchiare. || bisogna sentiri cu tutti dui l’oricchi, cioè bisogna sentir il pro e il contro: a sentir una campana sola si giudica male.|| iri nta ’n’oricchia, far male, recar danno. || trasiri o mettiri un purci ’ntra ’n’oricchia, dire o ascoltare una cosa che tenga in confusione e dia da pensare: entrare o mettere una pulce in un orecchio. || gridari l’oricchi, dicesi del sentirvisi dentro alcun zufolamento o fischio: cornare gli orecchi. || stirari o tirari l’oricchi, riprendere col tirare l’orecchio: tirare gli orecchi. || aviri l’oricchi ’nfurrati di prisuttu, apparire o essere alquanto sordo: aver ceci negli orecchi. || aviri l’oricchi a panaru, sentire quel che torna conto. || pri ’n’oricchia ti trasi pri ’n’autra ti nesci, si dice di chi non voglia udire. || diri ’na cosa a l’oricchia, dirla in segreto: dire una cosa negli orecchi. || stupparisi l’oricchi, intender bene: sturarsi le orecchie.
Oricchiata. s. f. Colpo dato nell’orecchia: orecchiata.
Oricchiazza. pegg. di oricchia: orecchiaccio.
Oricchidduzza. dim. di oricchiedda.
Oricchiedda. s. f. Striscia di cuojo nella quale si mette la fibbia per affibbiare la scarpa: orecchiolo. || Quelle punte delle scarpe grosse a tre costure, ove sono i buchi per mettervi i nastri: becchetti. || Forellino che si fa in qualsiasi luogo della botte, ma specialmente nei fondi: spillo. || L’orecchio del cuore: orecchietta (Perez).
Oricchina. s. f. Que’ pendenti che si appiccano per lo più agli orecchi: orecchino.
Oricchinedda. dim. di oricchina.
Oricchiu. V. oricchia.
Oricchiuna. accr. di oricchia: orecchione.
Oricchiuni. accr. di oricchia: orecchione. || T. mil. Parte del baluardo: orecchione. || Parotide, malattia consistente nella infiammazione delle glandule sotto gli orecchi: orecchione.
Oricchiutu. add. Che ha grandi orecchie: orecchiuto.
Oricchiazza. dim. di oricchia: orecchietta.
Orientali. add. di orienti: orientale.
Orientalista. s. f. Uomo versato nelle lingue orientali: orientalista.
Orientari. v. a. T. mar. Dar alle vele conveniente disposizione perchè il vento spinga la nave in una determinata direzione: orientare (Car. Voc. Met.). || rifl. pron. Trovar il bandolo in una data cosa, intenderla: raccapezzarsi. P. pass. orientatu: orientato. || Raccapezzato.
Orienti. s. m. La parte dove nasce il sole: oriente.
Orìfici. s. m. Chi fa lavori d’arte in oro, argento: orèfice, òrafo.
Orifìciu. s. m. Apertura che serve per l’entrata e l’uscita dei fluidi, l’apertura stretta di alcuni vasi: orifìcio.
Origgi. s. m. Animale del genere dei cervi, simile al toro selvatico: orige.
Origginali. s. m. Scrittura, opera di pittura ecc. che è la prima ad esser fatta, che non è copia: originale. || Esempio autentico di alcuno strumento munito delle legali formalità. || Modello: esemplare, originale. || T. stamp. Il manoscritto che si dà a comporre: originale. || Uomo di cervello balzano: originale.
Origginali. add. D’origine, che ha origine: originale. || piccatu origginali, il peccato che fanno credere aver l’uomo ereditato da Adamo: peccato originale. Sup. origginalissimu: originalissimo.
Origginalità. s. f. La qualità di essere originale: originalità.
Origginalmenti. avv. Per origine: originalmente.
Origginari. v. a. Dar origine: originare. P. pass. origginatu: originato.
Origginariamenti. avv. In origine: originariamente.
Originàriu. add. Che ha origine: originàrio. || Originale: originario.
Orìggini. s. f. Nascimento, cominciamento: orìgine. || Prov. ogni cosa torna a la so origgini, è chiaro.
Orina. s. f. Escremento liquido che si scarica per l’uretra: orina, urina. || Prov. quannu l’orina si guasta lu malatu si conza, massima igienica popolare.
Orinari. v. intr. Mandar fuori l’orina: orinare. P. pass. orinatu: orinato.
Orinàriu. add. Appartenente ad orina, che provoca orina: orinario.
Orinata. s. f. Pisciata: orinata.
Òriu. s. m. Biada nota: orzo. Hordeum vulgare L. || – frusteri: orzo distico. Hordeum dysticon L. || – frumentu: orzo celeste. Hordeum vulgare nudum L. || fig. Bastonate: zombatura. E i Toscani minacciando alcuno dicono anche: aspetta, aspetta che ora ti do l’orzo io. || livari l’oriu, dicesi del levar il vitto o altro per gastigo: levar l’orzo o la biada. || scippari, abbuscari o aviri l’oriu, aver bastonate: toccarne. || chi cci manca oriu o pagghia?, detto risentito per indicar uno immeritatamente agiato. || Prov. di lu malu pagaturi o oriu o pagghia, bisogna contentarsi di quel che dà, per non perder tutto: dal mal pagatore o aceto o vin cercone. || lu troppu oriu sporta, gli agi o le morbidezze fanno degenerar in vizî. || livarisi coccia d’oriu, esservi piccola differenza: dàrsela, scattarci poco. || oriu strasiccu e lavuri bruciareddu: orzo molto secco e frumento a spiga, se no non si dee mietere. || l’oriu raru vi renni cu la spica, deve esser seminato rado: il grano rado non fa vergogna all’aja, dice il Toscano.
Oriunnu. add. Che prende origine: oriundo.
Oriusu. add. (Pasq.) Pieno d’orzo.
Orizzontali. add. Paralello al piano dell’orizzonte: orizzontale. Sup. orizzontalissimu: orizzontalissimo.
Orizzontalità. s. f. L’esser orizzontale: orizzontalità.
Orizzontalmenti. avv. Parallelamente all’orizzonte: orizzontalmente.
Orizzontarisi. V. orientarisi in orientari.
Orizzonti, Orizzunti. s. m. Linea che divide il globo dal cielo, secondo i nostri occhi: orizzonte.
Orlari. v. a. Far l’orlo: orlare. P. pass. orlatu orlato.
Orlata. s. f. L’azione dell’orlare: orlata.
Orlatura. s. f. L’orlare e l’orlo stesso: orlatura.
Orlu. s. m. Estremità di checchessia: orlo. || T. mar. L’ultima incinta scorniciata che termina il bordo d’una nave: orlo. || all’orlu di lu pricipizziu, vicino a perdersi: all’orlo del precipizio. || all’orlu di la sepultura, vicino la tomba: sull’orlo della tomba.
Ormanu. s. m. Sorta di frumento selvatico (Verdone).
Ormisinu. V. armicinu.
Ornamentu. s. m. Abbellimento, ciò che orna: ornamento. || fig. Tutto ciò che aggiunga lustro, vaghezza ecc.: ornamento. || Nome particolare di membri d’architettura che servono ad ornare: ornamento.
Ornaminteddu, Ornamintuzzu. dim. di ornamentu: ornamentino.
Ornari. v. a. Abbellire alcuna cosa o persona: ornare. Dove c’entri più arte dicesi: adornare. P. pass. ornatu: ornato.
Ornatamenti. avv. Con ornamento: ornatamente.
Ornatissimamenti. avv. sup. Ornatissimamente.
Ornatissimu. add. sup. di ornatu: ornatissimo.
Ornatista. s. m. Artista dedito agli ornati.
Ornatizza. s. f. Adornezza, ornatura: ornatezza.
Ornato. s. m. Ornamento: ornato. || Parte della pittura che insegna il modo di ornare: ornato. || add. Ornato.
Orobbancu. V. lupa.
Orologgeddu. V. ruggiteddu.
Orologgiaru. V. ruggiaru.
Orologgiu. V. roggiu.
Orpellu. s. m. Rame sottilissimo che pare oro: orpello. || fig. Finzione, ricoperta: orpello (Mort.).
Orrendamenti. avv. In modo orrendo: orrendamente.
Orrendissimamenti. avv. sup. Orrendissimamente.
Orrendu e Orrennu. add. Da mettere orrore: orrendo. Sup. orrendissimu: orrendissimo.
Orribbili e Orribbuli. add. Da destar orrore: orribile. || Cattivo: orribile. Sup. orribbilissimu: orribilissimo.
Orribbilissimamenti. avv. sup. Orribilissimamente.
Orribbilità, Orribbilitati. s. f. Qualità di ciò che è orribile: orribilità, orribilitade, orribilitate. || Cosa orribile: orribilità.
Orribbilizza. s. f. Orribilità: orribilezza.
Orribbilmenti. avv. In modo orribile: orribilmente.
Orridamenti. avv. In modo orrido: orridamente.
Orridettu. dim. d’orridu: orridetto.
Orridissimamenti. avv. sup. Orridissimamente.
Orridizza. s. f. Qualità di ciò che è orrido: orridezza. || Deformità orribile: orridezza.
Òrridu. add. Che ha dell’orrore: òrrido. || Squallido, incolto, e dicesi di cosa e di persona: orrido. Sup. orridissimu: orridissimo.
Orru. V. orlu. || E orri, que’ due estremi, orli longitudinali della culatta del libro, alquanto rilevati, contra cui è messa in piano la coperta: spìgoli. || V. urriatura.
Orruri. s. m. Timore più o meno forte, ma con forte avversione: orrore. || Per lo effetto che produce si dice del bujo: orrore. || essiri un orruri, dicesi di persona bruttissima: esser un orrore.
Orrurusu. V. orridu.
Orsa. s. f. Quella corda che si lega nel capo dell’antenna del naviglio da man sinistra: orza. || jiri ad orsa: andare ad orza. E met. contrastare: orzare. || Non andar diritto, il che proviene da ebbrezza: barcollare. || orsa a puppa, fune attaccata all’anello dell’antenna dell’albero maestro: mattone.
Orsòju. s. m. La seta che serve a ordire: orsojo.
Orsù. avv. esortativo: orsù.
Ortàggiu. s. m. Nome generale delle erbe di orto che si mangiano: ortaggio. || Per ortu V.
Ortènsia. s. f. T. bot. Pianta di stelo fruticoso, rami numerosi, punteggiati di scuro; foglie opposte, rotondo-ovate, aguzzo-dentellate, lisce; fiori numerosi, color di rosa, inodori: ortensia. Hortensia speciosa L.
Orticeddu. V. urticeddu e simili.
Ortografìa. s. f. Regola di bene scrivere: ortografia.
Ortu. s. m. Campo chiuso dove coltivansi erbe mangerecce: orto. || All’Etna intendono quello solo coltivato a cocomeri. || Prov. a l’ortu e a lu mulinu vacci matinu, se no non trovi nulla, ha senso fig. || pl. orti e ortura (A. V. ital. òrtora. Fra Giordano). || ortu e mulinu nun diri quantu renni a lu to vicinu, fatti gli affari tuoi in pace, senza dar troppi conti: non mostrar mai nè il fondo della tua borsa, nè del tuo animo. || cu’ havi ’na bona chiusa, ortu e vigna si leva li crusti e tutta la tigna: chi ha un buon orto ha un buon porto. || ’ntra ortu e jardinu vacci cuntinuu, se no ti rubano o ti fanno andar a male: il piè del padrone ingrassa il campo.
Ortulanu. V. urtulanu. || T. zool. Uccello che ha il becco conico, le mascelle alla radice alquanto tra loro discoste, le penne remiganti e della coda nere; si pasce di semi, d’insetti ecc.: ortolano.
Oru. s. m. Metallo troppo noto: oro. || – massizzu: oro massiccio. || – di zicchinu, oro purissimo: oro brizzo, di ducato o di coppella. || Assol. per monete: oro. || – in fogghia, oro battuto e ridotto in foglie: oro in foglia. || fig. Eccellenza, bontà p. e. è un figghiu d’oru: è una coppa d’oro. || jiri a pisu d’oru, avere gran prezzo: valere tant’oro, valere oro quanto uno pesa. E si dice di persona di grande abilità. || oru macinatu, oro in foglia, macinato per colorire ad oro: oro macinato. || pri tuttu l’oru di lu munnu, per qualsiasi prezzo: per tutto l’oro del mondo. || cosi d’oru, nome collettivo di oggetti d’oro lavorato: giojelli, orerìa. || farisi d’oru, arricchire: farsi d’oro. || Prov. nun è tuttu oru chiddu chi luci, non è tutto buono ciò che ha bella apparenza: non è tutt’oro quel che riluce. || essiri un oru, spiccare per eccellente: sembrar un oro. || l’oru a modu so esponi la liggi, per la corruzione degli uomini: il suon dell’oro crolla le più dure colonne. || un pugnu d’oru scassa ’na porta di ferru: il martello d’argento, spezza le porte di ferro. || lu judici ama l’oru e l’avvocatu l’argentu, insomma entrambi aman le monete. || la furnaci prova l’oru e l’oru prova la donna: donna che regge all’oro, val più d’un gran tesoro, pare che sia difficile trovare donna che regga all’oro, ma impossibile a trovar un uomo che vi regga, secondo me.
Orubbeddu. V. orpellu.
Oruri. V. oduri.
Orva. s. f. T. zool. Uccello rapace notturno, con becco nero, iride gialla, piedi pennuti, unghie nere; abita i boschi e i luoghi paludosi: allocco di palude. Strix brachyotus L. || In gergo vale pancia: buzzo.
Orvàggini. V. urvàggini.
Orvicari. V. urvicari.
Orvu. add. Che è privo del vedere: cieco, orbo. || – d’un occhiu: monòcolo. || Detto di lettere che sono senza soscrizione: lettera cieca. || Detto di scala o camera che non ha finestra: scala o camera cieca.
Orvu. s. m. Colui che è privo del vedere: cieco. || vastunati d’orvu, sode e senza guardare dove cascano: bastonate o legnate da ciechi. || Que’ musici ambulanti, che privi della vista, vanno sonando e cantando: cieco. || storia d’orvu, noiosa, prolissa e monotona diceria: lungaja. O racconto favoloso: fròttola, novellata. || sapiri ’na cosa a storia d’orvu, saperla a menadito. || Prov. a la terra di l’orvi beatu cu’ havi un occhiu, chi sa qualche cosa fra gl’ignoranti è riputato dottissimo: in terra di ciechi beato chi ha un occhio. || quannu un orvu accumpagna a ’n autru, tutti dui cadinu ’nta la fossa, quando uno segue i consigli di chi non sa consigliare, trova il danno: se un cieco guida l’altro, tutti due cadono nella fossa, o chi segue il rospo cade nel fosso. || orvu cimineddu, giuoco fanciullesco, nel quale uno si benda, e cerca così acchiappare un altro il quale, preso, dee bendarsi a vece dell’altro, e così di seguito: mosca cieca. || orvu di l’occhi, modo di giuramento, quasi dire: possa io accecare.
Orza. V. orsa.
Orzata. s. f. Bevanda di decozione d’orzo: orzata.
Orzi. s. m. pl. T. mar. Gomitoli di canape di 10 braccia.
Supplemento
Oriccia. V. oricchia (In Licata).