Nuovo vocabolario siciliano-italiano/RO
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Robba. s. f. Voce generica, come cosa, la quale si usa in cambio di molte altre: roba. || Tutto ciò che comprende beni mobili e immobili, merci, grasce, viveri: roba. || Le coperte del letto. || Vesti, abiti: roba. || Materia da dire, da fare: roba. || Ciò che si cava da checchessia: roba. || Immondizie, materie fecali, genericamente: roba. || Per ripieno s’usa dire p. e. robba ca io nun vosi, come dire: tanto che io non volli; o p. e., robba ca nun ci... credo che non... || un munnu di robba, gran copia: un monte di roba. || robba di cani, parole aspre, azioni cattive, cose cattive: roba da cane. || robbi lordi: biancheria, roba sudicia. || robbi di festa: vestito da feste. || – di jurnata: vestito ordinario, giornaliero. || – di casa: vestito da casa. || – forti, sorta di frumento, detto altrimenti fortirriali. || nun càpiri ’ntra li robbi, esser in somma allegria: non potere stare nei panni. || di mali robbi su vistutu, in cattive condizioni mi trovo. || essiri ’nta li robbi d’unu, nella condizione, nelle circostanze di quello: esser ne’ piedi di alcuno, vestirsi i panni altrui, essere nelle ciabatte d’alcuno. || V. in manciari anco. || canciarisi li robbi, in senso di appioppar ad altro un vizio che è proprio di alcuno: spogliarsi (in Firenze). || Prov. la robba d’autru nun luci, ovvero nun dura, ma va prestu a la mal’ura, cioè la roba rubata: quel che vien di ruffa in raffa, se ne va di buffa in baffa. || Altri dice che la robba d’autu sapi cchiù duci, ma ciò è nel senso della varietà, chè sempre lo stesso poi stufa. || la robba è mia e lu capitanu la voli, querimonia mezzo giocosa, allorchè vien contrastato il chiaro diritto altrui. || robba di chiesa nun ti vegna ’n casa, perchè porta scomunica, rovina; così certi armeggioni spacciavano per salvare ciò che per sequela di secoli aveano scroccato: roba di campana se fiorisce non grana. || la robba nun è di cu’ la fa, ma di cu’ la godi, più chiaro non può essere: la roba non è di chi la fa, ma di chi la gode. || la robba è lu sangu di l’omu: la roba è il primo sangue. || la robba a cu’ si vinni e a cu’ si duna, secondo torna più. || la robba bona nun è mai cara, è vero. || la robba, a cui la fa, sapi quantu vali, chi non l’ha fatta non può saper quanto sudore è costata. || la robba di l’avaru si la godi lu sfragaru, poichè l’avaro lavora per altri. || ognunu è grassu cu la robba d’autru: colla pelle altrui si fanno larghe corregge. || l’arma a Diu, la robba a cu’ tocca, a Dio ciò che è di Dio, a Cesare ciò che è di Cesare: l’anima a Dio, il corpo alla terra, la roba a chi s’appartiene. || robba d’usura pocu dura, come la roba rubata. || la bona robba sè stissa si lauda, non fa bisogno elogiarla, che tutti ne vedono il merito. Ovvero la robba bona, trova patruni: la buona mercanzia, trova presto ricapito. || robba accattata, patruni aspetta: metti la roba in un cantone che vien tempo ch’ella ha stagione. E parlando di poderi si dice pure robba cunzata patruni aspetta. || tantu sta la robba ’n chiazza, ca veni lu minchiuni e si l’accatta: non resta carne in beccheria per trista che la sia. || onura li robbi, chi t’onuranu, tien pulite le vesti, che esse ti faranno dipoi figurare: chi fa onore a’ panni, i panni fanno onore a lui. || tinta dda robba quannu va ’n narreri, o tinta dda robba ca nun po’ avanzari: tristo quel quattrino che peggiora il fiorino. || tinta dda robba chi resta a un mirceri, vuol dire che non val nulla. || robba senza patruni si guarda ’n palisi e s’arrobba ammucciuni, e ciò credo si faccia anco della roba che ha padrone. || tinta dda robba d’un omu misseri, poichè non sarà bene amministrata. || la robba la fa cu’ la fa, ma nun la sfa cu’ la fa, sibbene i posteri. || la robba di lu mortu vali ’na mitati mancu, poichè l’indirizzo al commercio o altro che le dava il padrone, era valore di credito. || cu’ ha pocu robba va circannu junta, cioè va cercando d’avanzarla. || cu’ havi robba nun senti friddu, chi si può coprire non sente freddo, e fig. chi ha mezzi non ha pene, e simile.
Robbivecchi. s. f. pl. Panni logori, cose vecchie, sciupate: ciarpe, cenci, robiccia.
Robbivicchiaru. s. m. Rivenditore di vestimenti usati, di masserizie vecchie: rigattiere.
Robbu. s. m. Sapa: rob.
Robbustamenti. avv. Gagliardamente, fortemente: robustamente.
Robbustizza. s. f. Astratto di robusto: robustezza.
Robbustu. add. Gagliardo, vigoroso: robusto. Sup. robbustissimu: robustissimo.
Rocca. s. f. Cittadella, fortezza: rocca. || Balza, scoscesa: roccia, rocca. || Strumento di canna o simile, sopra il quale le donne pongon lana, lino ad uso di filare: rocca. || Terreno solido, pietra che si va a trovar sotto terra per far le fondamenta d’una fabbrica: masso.
Rocchia. V. rocchiula. || Per crocchiu V.
Rocchiu. s. m. Certa quantità di fichi o altre frutta secche unite in forma come di rocchio: rocchio.
Ròcchiula. s. f. Mucchio di funghi uniti a guisa di cespuglio, e per sim. di molte altre cose. || Per crocchiu. || – di pirita: filza di peti.
Ròcciulu. s. m. Ritaglio di cuojo diseccato e ruvido e non conciato: limbello, limbelluccio. || crivu di ròcciulu. V. criveddu. || Per sbarratozzu.
Roccocò (A la. Dicesi di disegno o simile a foglie avvolte o di forma barocca: alla roccocò (Nerucci).
Roccu. s. m. Una figura del giuoco a scacchi che sta in sulla frontiera dello scacchiere: rocco.
Ròcculu. V. rucculu.
Roddu. V. rollu.
Ròdduli. s. m. pl. Ammasso di cenci annodati.
Rodomunti. s. m. Spaccone: rodomonte.
Rogari. v. a. T. leg. Distendere atto pubblico per l’autorità conceduta al notajo: rogare. P. pass. rogatu: rogato.
Rogazzioni. s. f. Processioni che si fanno tre dì avanti l’Ascensione, per impetrar da Dio buona raccolta: rogazione.
Rogghia. V. dogghia.
Ròggiu. s. m. Arnese noto, che segna le ore: oriuolo, orologio. || a roggiu o di roggiu e roggiu: preciso. || essiri un roggiu, dicesi di checchessia ben ordinato, sia nel morale, sia nel fisico: aggiustato. In certi paesi pronunziano rognu. || – a roti: orologio a ruota. || – a màz- màzzari: orologio a peso. ||– a ’mpullini: orologio a polvere. || – a pennula: orologio a dòndolo. || – di sacchetta: orologio da tasca.
Rollò. s. m. Acconciatura di crine che si mette sotto i capelli per rigonfiarli, secondo le mode: ròcchio (Fr. rouleau: cilindro).
Rollu. s. m. Catalogo di nomi, indice, lista: ruolo. || Presso i notai, si chiama così ogni pagina scritta (Fr. rôle: rotolo, ruotolo).
Rologgiu. V. roggiu.
Rolu. V. rollu.
Romanesca. Aggiunto di parola alquanto disonesta.
Romaniri. V. rimaniri.
Romaniscata. s. f. Pastocchia, bubbola.
Romaniscu. add. Epiteto applicato a chi tratta fintamente, e in apparenza si mostra disposto a favorire e proteggere, e col fatto poi prova il contrario.
Romanticìsimu. s. m. Dottrina di coloro che nelle arti e lettere vorrebbero che si imitasse la natura qual’è, e si abbandonassero le regole degli antichi: romanticismo.
Romanticu. s. m. e add. Chi seguita, o che è fatto secondo la dottrina del romanticismo: romantico. || E si usa per dire poetico, fantastico.
Romanu. V. rumanu.
Romanziscu. add. Di romanzo: romanzesco.
Romanzu, s. m. Storia favolosa: romanzo.
Romàticu. V. reumaticu. || V. reuma.
Romantìsimu. V. reumatisimu.
Rommu. s. m. T. zool. Pesce che ha la testa piccola e larga, l’apertura della bocca in forma d’arco, la mascella inferiore che sopravanza d’alquanto la superiore, amendue armate di parecchie file di piccoli denti, tra i quali gli anteriori sono i più grandi: rombo. Reuronectes rhombus L.
Rondò. s. m. T. mus. Nome dato dall’uso ad una specie di sonata o cantata, che consiste in un dato sentimento che si ripete: rondò.
Ronna. V. donna.
Ròrmiri. V. dormiri.
Rosa. s. f. Pianta nota che produce la rosa; rosa, rosajo. Rosa centifolia L. || Esso fiore: rosa. || – bianca o lisciandrina: rosa bianca. Rosa alba L. || – di tuttu l’annu o di bengala: rosa d’ogni mese. Rosa indica semper florens L. || – russa a centu pampini o pantofala: rosa doppia milesia. || – sarvaggia: rosa salvatica. Rosa canina L. || – indiana: rosa della china. Hibiscus mutabilis L. || – domaschina: rosa dommaschina. Rosa damascena L. || – giarna china: rosa gialla. Rosa sulphurea L. || – d’olanna, altra specie. || – russa scritta, rossa sbrizzolata di nero. Rosa gallica. || Quell’apertura o finestrella con vari rabeschi negli strumenti di corda, acciocchè il suono meglio spicchi e rimbombi: rosa. || – di li venti, cartoncino circolare che si adatta e si ferma sopra l’ago della bussola, nel quale sono segnate alla circonferenza i nomi dei venti: rosa de’ venti. || rosi e ciuri, si dice per esprimere cosa gentile, o buona. || fari la rosa, dicesi lo sparpagliarsi la munizione del fucile, quando si spara; far la rosa. || si è rosa prestu spampina, modo prov. per dire se una cosa è tale si vedrà l’effetto: se è rosa fiorirà. || Prov. nun cc’è rosa senza spina, non vi son piaceri senza dolori: non c’è rosa senza spina. || di ’na spina ’nni nasci ’na rosa, e di ’na rosa nni nasci ’na spina, da una cosa cattiva alle volte ne nasce una cosa buona e viceversa: alle volte, dei cattivi nocchi si fanno di buone schegge. || cogghi la rosa e lassa la spina, prendi il buono e lascia il cattivo.
Rosamarina. s. f. T. bot. Frutice di frondi perpetue, molto odoroso, e serve per usi di cucina: ramerino, rosmarino.
Rosasi. V. rusasi.
Rosbiffi. s. m. Vivanda di carne stufata, è voce inglese (roastbeef) d’uso anco in Toscana: rosbiffe.
Ròsciula. V. rosula.
Rosella. V. rusetta.
Ròsiu. add. Di color di rosa: ròseo.
Rosolì. V. rosoliu.
Rosòliu. s. m. Liquore dolce e spiritoso di vari sapori: rosolio.
Rospu. V. buffa.
’Rossu. V. grossu.
Rostratu. add. Che ha rostro: rostrato (Mort.).
Rostru, s. m. Becco degli uccelli, o altra cosa di forma simile a rostro: rostro.
Ròsula. s. f. Infiammazione che per cagione del freddo in tempo d’inverno si genera nei calcagni, e nelle dita delle mani e de’ piedi: gelone, pedignone (quest’ultimo naturalmente più pe’ piedi). || Nome di un ferro da tagliar le unghia ai cavalli: rosetta. || T. macel. Una parte della carne di majale, senza cute.
’Rossu. V. grossu.
Rota. s. f. Strumento rotondo, che gira, per vari usi: ruota, rota. || Giro, circonferenza, volta: ruota. || Arnese simile ad una cassetta ritonda e che girando su di un perno, dentro un’apertura nel muro, serve a passare roba a persone chiuse: ruota. || Si dice pure di certe capriole, una dietro l’altra, che fanno i monelli. || Un’adunanza di dottori legali, che giudichino le cause con ordine vicendevole: ruota. || T. mar. Certi pezzi che formano parte del castello sia di poppa che di prua: ruota. || Per crocchiu V. || met. Quella che si attribuisce alla fortuna: ruota. || T. mar. Girella verticale per volger il timone: ruota del timone. || Grande girella solcata nella sua periferia, per farvi scorrere la corda che gira la pietra dell’arrotino: frullone. || – di mulinu: le macini. E per ischerzo si dice a gran chiaccherone: battolone. || – prima o di la piramidi, disco dentato infisso nell’asse della piramide dell’orologio: ruota prima o della piramide. || – secunna, quella posta nel centro della cartella superiore: ruota seconda o di centro. || – terza, fra il centro e la periferìa della cartella: ruota terza. || – quarta o curuna: ruota quarta o rota corona. || – urtima V. sirpintina. || – d’ammulari, pietra su cui si arrotano i ferri: ruota. || – cannuna o di li uri, la ruota d’orologio che porta la lancetta: ruota cannona o delle ore. || – di cammiu, quella nelle cui ale imbocca la ruota cannona; ruota di scambio. || – di jocu di focu: giràndola. || – di suvaru, arnese con cui si monda il riso, il miglio ecc.: brillatojo. || rota rutedda, giuoco o danza fanciullesca che si fa tenendosi tutti per le mani in cerchio: gira ’n tondo, girotondo. Così quando van cantando rota rutedda, lu pani a fedda a fedda ecc., che i toscani fanciulli cantano: giro giro tondo – il pane come un pan tondo – Un mazzo di viole – per darle a chi le vuole. Ovvero cantano: gira ’n tondo dell’amore... il resto non rammento. || fari la rota, ballare in cerchio; disporsi in giro. Dante ha: quei che vanno a ruota.
Rota. V. dota.
Rotabbili. V. rutabbili.
Ròtula. s. f. Osso del ginocchio: rotula, rotella, ruota. || Tavoletta rotonda per uso di comprimere il cacio fresco quando esso si lavora: rotella (Car. Voc. Met.).
Ròtula. s. pl. Così chiamasi in Palermo il cimitero attuale, e scambiasi colla voce cimitero stesso. Onde iri a li rotula, sarebbe come a Firenze dice: andar alle ballòdole.
Ròtulu. s. m. Peso equivalente a chilogrammi 0,793.
Rotunnamenti. avv. met. vale del tutto, assolutamente, totalmente.
Rotunnissimamenti. avv. sup. met. Assolutissimamente.
Rotunnità, Rotunnitati, Rotunnizza. s. f. Qualità di ciò che è rotondo: rotondità, rotonditade, rotonditate, rotondezza, ritondezza.
Rotunnu. add. Tondo: ritondo, rotondo. Sup. rotunnissimu: rotondissimo.
Rozzamenti. avv. Con rozzezza: rozzamente.
Rozzissimamenti. avv. sup. Rozzissimamente.
Rozzu. add. Non ripulito, che non ha avuto la sua perfezione, dicesi di pietra, legno ecc.: rozzo. || fig. D’uomo, ignorante, incivile: rozzo. Sup. rozzissimu: rozzissimo.
Supplemento
Roccamari. V. arraccamari (In Messina).
Rocchia. – di funci, un cesto, alquanti uniti a cesto.
Rocciuli. pl. Lacci delle scarpe di pelo, o prantali V.
Ròsciula. V. rasula: rosotta (In Aci).
Rosulì. V. rosoliu.
Rucca. V. rocca.
Ruccaru. V. anco rucceri.
Rucciulera. V. rocciuli.