Nuovo vocabolario siciliano-italiano/VA
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Va. Ripieno nelle esclamazioni p. e. sicuru va: sicuro gua’ (gua’ sarebbe apocope di guarda!). || Per su, orsù e simili: via. || Modo di eccitare: suvvia, animo! Ovvero: va’, ba’. Onde dice il Lori nella Mea: va’, ti vo donare un vezzo Se tu fa’ ’n antro burchio (figliolo) al tuo marito! || va va, subito, subito: via via. || Grido di alcuno quando è minacciato o è inquietato. || Per ammonire altrui, p. e., va, ma chi su’ cosi chisti!: andiamo, ma che le son cose queste! || A mostrare incredulità o dubbio misto a meraviglia, p. e. sai che i nostri son entrati in Roma, altri risponde: che! bah! andiamo! || Modo anco di esortare: andiamo, via.
Vacabbunnu. V. vagabbunnu e derivati.
Vacantarìa. s. f. Mancanza di materia: vacuità. || Superfluità, vanità: vacanteria. || Trascuraggine, disattenzione.
Vacanti. s. m. Il vano, la concavità: voto (o larga), vuoto. || ’ntra chinu e vacanti, posto avv. presso a poco, considerato tutto insieme: sottosopra, suppergiù. || vacanti chinu, dicesi nel valutare, vuoto per pieno. || ’n vacanti, invano: a voto.
Vacanti. add. Che vaca, che è senza possessore: vacante. || Privo, mancante: vacante, voto. || Disoccupato: vacante. || Contrario di pieno: voto (o larga). || Detto di bestia vale strippa V. E vale anche senza soma, non caricato: voto. || panza vacanti, digiuno: corpo voto. E arristari cu li manu vacanti, non aver ottenuto o guadagnato nulla: restare colle mani vuote o piene di vento. || testa vacanti, senza istruzione e giudizio: zucca vota. Può dirsi pure per stranuttatu V. || ’n vacanti, senza prò: indarno, invano. Significa anche: in fallo, in disagio. || corpu ’n vacanti, non dato in pieno: colpo scarso. || casa vacanti, vuota, da appigionarsi: spigionata. || Per galibbu V. || iri ’n vacanti, quando il contadino nello andar buttando il seme non ne ha buttato ancora nel pezzo dove non avea seminato. || tra chinu e vacanti, tutto computato il più e il meno: l’un per l’altro, di rimbuono (quest’ultima però è frase poco usata).
Vacantizzu, Vacantorvu. add. Alquanto voto.
Vacanza, Vacànzia. s. f. Il vacare: vacanza. || Quel tempo in cui nella scuola non v’è lezione: vacanza. || Intermissione, riposo: vacanza.
Vacanziari. V. gianguliari. || V. vacari. || Dimenare.
Vacanzita. V. vocanzita.
Vacari. v. intr. Rimanere i benefizi ecclesiastici, o altre cariche, senza successore: vacare. || Esser libero di faccende: vacare. || Mancare, finire: vacare. || Il dimorare di un agente del potere in un luogo a spese del debitore, cui va a costrignere. P. pass. vacatu: vacato.
Vacavegna. V. vocavegna.
Vacaveni. s. m. Confusione di gente che va o viene, l’andar e il tornare: viavai (Rau).
Vacazziari. V. vacanziari (An. M.).
Vacazzioni. s. f. Il vacare: vacazione.
Vacca. s. f. La femmina del bue: vacca. È anche un pesce del genere delle razze, di verun pregio: ferraccia, pesce vacca. || stari quantu ’na vacca, dicesi di donna pingue. || Quella destinata a dar latte e butirro: mucca. || jocu di la vacca, V. anca ed ancona. || Prov. vacca grossa fa viteddu magru, vacca grossa fa vitello magro, il lettore non mi domandi il perchè, che nol so. || fari comu la mala vacca ca inchi la cisca e poi l’abbucca, di chi fa e poi disfa, sì che perde il tempo due volte, || la vacca o voli fenu o voli pagglia: o di paglia o di fieno purchè il corpo sia pieno. || vacchi e voi scippacci quantu poi, sono bestie su cui c’è molto da guadagnare. || san Nicola vacchi dintra e porci fora, quando non v’è pù pastura per le vacche, ne comincia invece pe’ porci. || unni cc’è vacchi cc’è viteddi, dove son le cause, sonvi le conseguenze, così vale suppergiù. || vacca figghiata a mannira l’aspettu, la vacca dopo figliata ritorna alla gregge, ha un senso fig. per le povere ragazze ingannate. || cridirisi setti vacchi e un tauru, credersi abilissino o valente. || fari a vidiri setti vacchi e un tauru, promettere mari e monti, o millantare.
Vaccaredda. dim. di vacca: vaccarella, vaccheretta. || – di lu signuruzzu, V. surdatu di san Nicola. || In pl. gli aliossi delle vacche, o anco due canne che dal medesimo cannocchio sorgono lunghe alquanto più d’un braccio, dove si mettono due fusi ripieni di filo per isgomitolarli.
Vaccareddu. dim. di vaccaru. || Per crastuneddu V.
Vaccarìa. s. f. Armento di vacche.
Vaccariscu. add. Di o da vaccaro (Mal.).
Vaccarizzu. s. m. Armento di vacche co’ loro parti.
Vaccaru. s. m. Guardiano delle vacche: vaccaro. || Prov. lu bonu vaccaru ’mpastura la vacca chi prima inchi la cisca e poi l’abbucca, si dice al fig. di colui che per esporienza fa le cose con precauzione.
Vaccazza. pegg. e accr. di vacca: vaccaccia, vaccona.
Vacchetta. s. f. Cuoio concio del bestiame vaccino: vacchetta.
Vacchignu. add. Dicesi del cavallo che abbia delle macchie bianche a guisa di vacca: pelo di vacca (Siciliano).
Vacchinu. V. vaccinu.
Vacchittina. dim. di vacchetta: vacchettina.
Vaccina. s. f. Carne di vacca: vaccina. || Sterco di bue: vaccina. || Malattia pustolosa, cutanea che viene alle mammelle delle vacche, il pus della quale, per mezzo dell’innesto si comunica jall’uomo, affine di preservarlo dal vajuolo: vaccina.
Vaccinabbili. add. Che può esser vaccinato: vaccinabile.
Vaccinari. v. a. Comunicar la vaccina all’uomo per liberarlo dal vajuolo: vaccinare; ciò che si fa intingendo un ago nella pustola vaccina, e passandolo sotto l’epidermide. P. pass. vaccinatu: vaccinato.
Vaccinaturi. verb. Chi vaccina: vaccinatore.
Vaccinazzioni. s. f. Il vaccinare: vaccinazione.
Vaccìnicu. add. Appartenente a vaccino.
Vaccinu. add. Di vacca: vaccino.
Vaccumi. s. m. Complessivamente cose di vacca.
Vaccuzza. dim. di vacca: vaccuccia.
Vacila. V. vacili. In Siracusa (Macaluso-Storaci).
Vacilata. s. f. Quanto cape una catinella.
Vacilazzu. pegg. di vacili.
Vacileddu. dim. di vacili: catinelletta, catinellina, bacinella, baciletto.
Vaciletta. V. baciletta.
Vacilettu. V. vacileddu.
Vacili. s. m. Vaso di maiolica rotondo e cupo, per uso di lavarsi le mani, il viso: catinella. Se di metallo: bacile e bacino quando è poco fondo. || Quel da barbiere: bacino || Per lemmu V. || nettu comu un vacili di varveri, per dire che una cosa è tersa.
Vacillamentu. s. m. Il vacillare, titubazione: vacillamento.
Vacillari. v. intr. Non esser ben fermo, esser dubbioso, incostante: vacillante. P. pres. vacillanti: vacillante. P. pass. vacillatu: vacillato.
Vaciluni. accr. di vacili.
Vacò. V. vagò.
Vacuità. V. vacantarìa.
Vàcula. V. vàlvula.
Vàculu. add. Leggiero, vano, incostante. Quasi dire vacuo, vuoto di senno.
Vàcuu. add. Vuoto: vàcuo.
Vàcuu. s. m. Vacuità: vàcuo.
Vadda. V. valli.
Vaddanchi. V. valanchi.
Vàddara. V. guàddara. Nel Trapanese.
Vaddata. V. vallata.
Vaddazza. pegg. di vaddi.
Vaddi. V. valli.
Vaddicedda. dim. di vaddi: valletta, vallicella.
Vadduna. accr. di vaddi: vallone.
Vaddunazzu. pegg. di vadduni: burrone || Vallonaccio.
Vadduneddu. dim. di vadduni: borratello. || Valloncello. || Fossatello qualunque; o torrentello.
Vadduni. s. m. Luogo scosceso dove quandocchessia corra acqua: borro, botro. || Ampia valle: vallone. || E per torrente, o il letto di esso. || aviri passatu vaddi e vadduna, essere sperimentato: aver corso la cavallina (pl. vadduna).
Vadduzza. dim. di vaddi: valletta.
Vadili. s. m. Luogo dove sta la pecora quando si mugne, e l’apertura onde il pastore la fa uscire dopo munta: gagno.
Vadu. s. m. Quella raunata che fanno i pesci nel tempo del gettar le uova, fregandosi su pe’ sassi: frègola, fregolo. || Apertura, rottura in un muro, in un vaso ecc.: scrèpolo. || fari vadu, V. sbadari. E fig. per far perdita, fare sciupo, apportare jattura, met. || Servirsi del denaro fidato: fare una buca.
Vagabbunnàggiu. s. f. Vagabondità: vagabondaggio (Ugolini).
Vagabbunnarìa. s. f. Astratto di vagabondo: vagabondàggine, vagabondità. || Scostumatezza. || V. anco valintizza.
Vagabbunnazzu. pegg. di vagabbunnu: vagabondaccio.
Vagabbunniari. v. intr. Andar vagabondo, andar attorno senza saper dove: vagabondare. || Vivere da birbone: poltroneggiare. || Prov. cu’ va vagabbunniannu, un gnornu (V. j.) irrà dimannannu: chi d’estate non lavora, nell’inverno perde la coda.
Vagabbunnu. add. Che vagabonda: vagabondo. || In forza di sost. birba, paltore, e simile: vagabondo. || Prov. frati vagabbunnu nun mai dici beni di lu so cunventu, chi va vagabondando non parla bene della sua casa.
Vagamenti. avv. Con maniera vaga, indeterminatamente: vagamente. || Con vaghezza: vagamente.
Vagamentu. s. m. Il vagare: vagamento.
Vagari. v. intr. Andar errando: vagare. || met. Uscire dal preso tema: vagare. P. pres. vaganti: vagante. P. pass. vagatu: vagato.
Vàgghia. s. f. Valore: vaglia. || Efficacia: vaglia. || Valuta, prezzo: vaglia. || s. m. Nuovo modo comodissimo di mandare il danaro consegnandolo all’ufficio di posta dove si trova chi spedisce, e mercè una ricevuta, detta pure vaglia postale, chi lo deve ricevere lo riscote all’ufficio postale dov’egli, il ricevente si trova: vaglia postale. Ugolini vorrebbe si dicesse: bono postale.
Vaggina. s. f. Guaina: vagina. || T. anat. Canale che dalle parti pudende giunge all’utero: vagina.
Vaggiri. v. intr. Il piangere del bambino da poco nato: vagire.
Vaggitu. s. m. Il pianto de’ bambini: vagito.
Vaghiggiamentu. s. m. Il vagheggiare: vagheggiamento.
Vaghiggiari. v. a. Star a rimirare fisamente e con diletto l’amante, far all’amore: vagheggiare. || Rimirare con diletto checchessia: vagheggiare. || rifl. a. Compiacersi della propria avvenenza, o simile: vagheggiarsi. P. pres. vagheggianti: vagheggiante. P. pass. vagheggiatu: vagheggiato.
Vaghiggiata. V. vaghiggiamentu.
Vaghissimu. add. sup. Vaghissimo.
Vaghizza. s. f. Desiderio voglia: vaghezza. || Diletto: vaghezza. || Bellezza attrattiva, atta a farsi vagheggiare: vaghezza.
Vaglia. V. vagghia.
Vagnamanu. s. f. Regalo, mancia, data altrui per subordinarlo: ingoffo.
Vagnamentu. s. m. Il bagnare: bagnamento. || L’atto del bagnarsi: bagnamento.
Vagnari. v. a. Spargere d’acqua, o d’altro, checchessia: bagnare. || – li manu, fig. subornare con regali: ugnere le mani o le carrùcole, toccar la mano a uno. || rifl. a. Entrar in bagno: bagnarsi. || Immollarsi, farsi molle: bagnarsi. P. pass. vagnatu: bagnato.
Vagnasciuca. s. m. T. mar. Quel moto del bastimento onde un po’ va sotto e un po’ si rialza: bagnasciuga. || Quella parte della nave che è a fior d’acqua: bagnasciuga.
Vagnata V. vagnatina.
Vagnatedda. dim. di vagnata.
Vagnatina. s. f. L’atto del bagnare o del bagnarsi: bagnatura, bagnamento. || – di manu, V. vagnamanu.
Vagnatu. s. m. L’umore sparso su checchessia, e il luogo che ne è asperso: fràdicio (sost.), lavacchio, p. e. Non ti ci mettere costì, c’è fradicio. || Prov. chioviri supra lu vagnatu, ad un male sopravviene altro maggiore: il male, il malanno e l’uscio addosso.
Vagnatura. s. f. L’atto del bagnare o bagnarsi: bagnatura.
Vagnaturedda, dim. di vagnatura. || V. vagnolu.
Vagniceddu. V. vagnolu.
Vagnolu. s. m. Quel liquore o semplice o composto con che si bagna qualche parte del corpo: bagnuolo.
Vagnu. V. bagnu. || Per vagnamanu V.
Vagnuleddu. dim. di vagnolu: bagnolino.
Vagnumaria. s. f. La stufa umida per istillare: bagnomaria.
Vagò. s. m. Ognuna di quelle carrozze del convoglio che va per la via ferrata: vagone (Ugolini).
Vagu. add. Bramoso, desioso: vago. || Leggiadro, vistoso, grazioso: vago. || Indeterminato, incerto: vago (Tomm. D.).
Vaguliddu. dim. di vagu: vaghetto.
Vaguni. V. vagò.
Vah. V. va.
Vaina. V. guaina (Sp. vayna).
Vainetta. V. guainetta.
Vàiru. Metatesi di variu V. || E V. anco cancianti (Muse Sic.).
Vairuliddu. dim. di vairu (Veneziano).
Vaja. V. va. E delle volte diciamo vajasi.
Vajalora. V. valora.
Vajana. s. f. Guscio nel quale nascono e crescono i granelli de’ legumi: baccello (Lat. vajana).
Vajanazza. pegg. di vajana: baccellaccio.
Vajanedda. dim. Baccelletto.
Vaju. V. guaju.
Vajulatu. add. Butterato, pieno di butteri.
Valanca. V. lavanca.
Valancari. V. allavancari.
Valancuni. accr. di valanca: burrone, precipizio || a valancuni, a precipizio.
Valanza. s. f. Strumento per pesare: bilància. || Sorta di rete da pescare: bilancia. || essiri ’n valanza, indeciso fra il sì e il no, in sospetto: star infra due. || Prov. la valanza nun canusci diffirenza tra l’oru e lu chiummu, è imparziale e giusta (A. V. ital. bilanza. Oddo delle Colonne).
Valanzaru. s. m. Artefice di bilance: bilanciajo.
Valanzata. s. f. Quanto cape una coppa della bilancia.
Valanzedda. dim. di valanza: bilancetta.
Valanzinu, Valanzola. V. bilancinu.
Valanzuneddu. dim. di valanzola.
Valata. V. balata.
Valdrappa. V. gualdrappa.
Valena. V. balena.
Valenti. add. Che vale assai nella sua professione, eccellente: valente. || Prode, poderoso, savio: valente. || Detto di cosa: di vaglia, eccellente. || Smargiasso, bravaccio. || Si dice anco di terra, albero e simile, fecondo di molto. Nel Giuliani si trova al proposito: questo castagno è stanco di farne, era tanto valoroso! || Prov. fa lu valenti quannu si’ sulu, se no puoi incontrare chi il sia più di te. || lu valenti mori ’m manu di lu fitenti, lo smargiasso muore per mano del minchione. Sup. valintissimu: valentissimo.
Valentimenti. avv. Con valentìa: valentemente.
Valeriana. s. f. T. bot. Pianta medicinale antiepilettica, di radice odorosa, e fiori rossi: valeriana. Valeriana officinalis L.
Valèvuli. add. Che vale, utile, giovevole: valevole. || Possente: valevole.
Valìa. s. f. Valore: vàglia. || Efficacia: vaglia. || nun aviri nè forza ne valìa, esser fiacco, debole: non aver forza.
Valìcula. Nella frase essiri valicula, T. legn.: imbiecare (Zan. Voc. Met.).
Validamenti. avv. Con validità: validamente.
Validari. v. a. Fare o render valido: validare. P. pass. validatu: validato.
Validità. s. f. Forza e sussistenza che alcune cose ricevono dalle formalità e dalle condizioni richieste: validità.
Vàlidu. add. Valevole, efficace, che ha le condizioni volute: valido. Sup. validissimu: validissimo.
Valiggedda. dim. di valiggia: valigetta, valigino.
Valìggia. s. f. Spezie di bauletto di cuojo per uso di viaggio: valìgia.
Valiggiaru. s. m. Facitore di valigie: valigiaio.
Valiggiazza. pegg. di valigia: valigiaccia.
Valiggiotta. s. f. Valigia alquanto grande: valigiotta.
Valiggiuni. accr. di valìggia.
Valintìa. V. valintizza.
Valintissimamenti. avv. sup. Valentissimamente.
Valintizza. s. f. Bravura, prodezza: valentezza, valentìa. || fig. Maestrìa, abilità d’un artefice: valezzo (z dolce). || Valore.
Valintuni. accr. di valenti.
Valintusu. add. Smargiasso, bravaccio.
Valinzianu. add. (D. B.) Dicesi di una specie di limone di ottima qualità.
Valiri. v. intr. Esser di prezzo, costare: valere. || Dicesi pure del costo delle monete: valere. || Essere d’importanza: valere. || Potere, aver forza: valere. || Aver valore, virtù, esser valente: valere. || Meritare, esser di merito: valere. || Giovare, esser di profitto: valere. || Detto di parole o di concetti, significare, aver forza di esprimere: valere. || Esser valido, e si dice pure nel giuoco quando si vuole che la scommessa vada: valere. || Aver potere, aver dominio: valere. || farisi valiri, non lasciarsi sopraffare: farsi valere. || valiri una cosa ad unu, essergli profittevole, servirgli come mezzo a fare, ad impetrare checchessia: valere checchessia a uno. || valiri a una cosa, esser valente in quella: valere a una cosa. E detto di medicina, esser giovevole: valere a una cosa. || nun valiri un cornu, non esser in verun pregio: non valere un lupino, un corno. || nun vali, dicesi di chi non accetta la scommessa, o va contro le leggi del giuoco: non vale. E per trasl. si usa per dire, non istà bene: non vale. || chi vali? che importa ? che profitto è? non giova a nulla: che vale? || valiri megghiu, esser più profittevole: valer meglio || valirisi di qualchi cosa, servirsene: valersi di alcuna cosa. || valiri un perù, esser in pregio grandissimo: valer un mondo. || val’a diri, cioè: vale a dire.
Vàlitu. V. validu.
Valituri. verb. m. (Venezianu) Giovatore, aiutatore: valitore.
Vallata. s. f. Spazio di una valle da un capo all’altro: vallata.
Vallatedda. dim. Vallatella.
Valli. s. f. Quello spazio di terreno fra monte e monte, dove per lo più scorre un fiume: valle.
Vallicedda. dim. di valli: valletta, vallicella, vallettina.
Vallu. s. m. Steccato che si fa per fortificar intorno un paese ecc.: vallo.
Vallunari. V. ingallinari.
Vallunaru. V. gallunaru.
Valluni, V. galluni.
Vallunìa. s. f. (Rocca). Ghiande di cerro provenienti di Grecia, di cui si servon i tintori per tinger di nero: vallonèa.
Valora. s. f. Cerchietto di ferro o d’altro con cui si guarnisce la punta del bastone: puntale, calzuolo, ghiera, gorbia. E si mette alla bocca di uno strumento, e simile: ghiera. || – di lu pistuni, cioè del toppo dello strettojo da pastajo: piastra del toppo. || In pl. malattia cutanea pustolosa cui vanno soggetti i ragazzi, e che mercè la vaccinazione si è preservati: vajuolo, vajuole. E le cicatrici del vajuolo stesso: butteri. || Sorta di malattia che viene a’ piccioni negli occhi: vajuolo. || Prov. a li vicchizzi valori, quando si fa tardi una cosa la quale si sarebbe dovuta far prima.
Valsenti. s. m. Valore, prezzo: valsente. || La somma della valuta a che ascendono le facoltà d’alcuno: valsente.
Valuri. s. m. Il valore, prezzo, valuta, somma del valere: valore. || Forza, gagliardia, attività: valore. || – di li noti, la precisa quantità o numero di tempo che ha da durar ogni nota: valore delle note.
Valurusamenti. avv. Con valore: valorosamente.
Valurusissimamenti. avv. sup. Valorosissimamente.
Valurusu. add. Che ha valore, prode: valoroso. || Eccellente: valoroso. Sup. valurusissimu: valorosissimo.
Valuta. s. f. Valsente, prezzo: valuta. || Forza, potere: valuta. || Facoltà, capitale: valuta. || essiri di valuta ’ntisa, d’accordo: esser di valuta intesa, dopo essersi intesi nel modo di fare o dire.
Valutabbili. add. Che può valutarsi: valutabile.
Valutamentu. V. valutazzioni.
Valutari. v. a. Dar la valuta, stimare: valutare. || fig. Far conto, aver in considerazione: valutare. P. pass. valutatu: valutato.
Valutazzioni. s. f. Determinazione della valuta, estimazione del valore: valutazione.
Valvu. (Pasq.) Rimandato, rimesso.
Vàlvula. s. f. T. anat. Membrana locata in alcuni meati del corpo, per agevolar l’entrata o l’uscita dei fluidi: valvola, valvula. || Ingegno nelle macchine, negli strumenti a tal simile uso: vàlvola.
Valvulicchia. dim. Valvoletta.
Valzer. V. vàlzaru.
Valzari. v. intr. Ballare il vàlzere.
Valzaru. s. m. Sorta di ballo, con nome forestiero e italianizzato detto: vàlzere (Nerucci).
Vampa. V. fiamma. || Ardore che esce da gran fiamma: vampa. || Luce: vampo. || met. Ardore, veemenza di qualche passione: vampa. || jittari vampi, infuriarsi: menar vampo.
Vampaciuscia, Vamparigghia. s. f. Materia secca che tosto si accende e dura poco: fuscelli. || Fiammata. || Quei bioccoletti di cenere che rimangono dalle faville che si spengono e volteggiano per aria: falena. || Sorta di pasta: nastrini; e lo stampo con cui essa si fa. || fig. Vanità, o anche bazzecole. || Per falò V. (Parola composta da vampa e ciusciari, per esprimer la leggerezza; il secondo è come un dim. di vampa).
Vamparizzu. V. vamparigghia per falò.
Vampata. s. f. La fiamma che fanno cose lievi bruciate: fiammata. || fari ’na vampata d’una cosa, bruciarla, ma dicesi di cose lievi come carta, stipa ecc.: far una fiammata di checchessia.
Vampazza. pegg. di vampa. || Vampaccia.
Vampicedda, Vampidda, Vampudda. dim. di vampa: fiammetta, fiammolina, fiammicella.
Vampugghia. V. vamparigghia.
Vampuliari v. intr. Convertirsi in fiamma: fiammeggiare. || att. Mandar fuori fuoco: fiammeggiare. || intr. Render vampa: vampeggiare. || Detto di taglio, ferita ecc.: frizzare, martellare. || intr. pass. Spacciarsi prestamente come di merce ecc. || V. avvampari.
Vampuliata. s. f. Ardore, caldana. || La fiamma presta che fanno cose lievi bruciate: fiammata. || fig. Subitaneo spaccio di cose venali.
Vampuliatedda. dim. di vampuliata. || Fiammatina.
Vampuliatina. Lo stesso che vampuliata.
Vampuliatuna. accr. di vampuliata.
Vanaglòria. s. f. Desiderio di acquistar lode e nominanza in cose che a nulla giovano; smoderato desiderio di gloria: vanaglòria. || Vana alterezza di mente per cui l’uomo si gloria di cose dappoco: vanagloria.
Vanagluriarisi. v. intr. pron. Fare o dire checchessia per vanagloria: vanagloriarsi. P. pass. vanagluriatu: vanagloriato.
Vanagluriusamenti. avv. Con vanagloria: vanagloriosamente.
Vanagluriuseddu. dim. di vanagluriusu.
Vanagluriusu. add. Che ha vanagloria: vanaglorioso.
Vanagròlia. Idiotismo per vanagloria. Anco in italiano vanagrolia idiotismo per vanagloria. E così i simili.
Vanamenti. avv. Con vanità: vanamente. || Inutilmente: vanamente.
Vancata. V. bancata. || Quanti possono sedere in una panca presi insieme.
Vancelu. V. evanceliu.
Vanchiceddu, Vanchiteddu. dim. di vancu: panchetta, panchetto, panchettino. || Banchetto. || Scannello, predellina. || Piccola cassa a tre basse sponde, dentro cui la lavandaia piega le ginocchia quando lava: cassetta (pl. anco vanchitedda).
Vanchittu. V. vanchiteddu. || – di lu tilaru: trèspolo (An. Cat.). || Arnese fatto a similitudine di seste del quale i segatori si servono a tener sollevati i pezzi da segare: pièdica.
Vancu. s. m. Arnese di legno con piedi sul quale possono insieme sedere più persone: panca. || Seggio, panca da sedere: scanno. || Quello arnese su cui i sarti, i calzolai, i legnaiuoli, i mercanti ecc. lavorano, misurano, tagliano, o vendono le mercanzie: banco. || Quell’arnese sopra il quale si posano le donne quando partoriscono: predella. || Quella panca grossa, sopra la quale i legnaiuoli lavoran il legname: pancone. || a pedi di vancu. V. in discurriri. || è lu vancu di lu malu sediri, si dice di chi sempre pensa male, perchè così opera. || scarfa vancu, ozioso. || passari pri sutta lu vancu, esser trattato da balordo.
Vancunazzu. pegg. di vancuni.
Vancuneddu. dim. di vancuni.
Vancuni. accr. di vancu. || Per jittena V. || V. bancuni.
Vanedda. Strada di città non principale, ma secondaria: vicolo. || E in modo avvilitivo quello più stretto, buio o sudicio: chiasso o chiassuolo, – chi nun spunta: via ceca. || fig. Espediente indiretto per pervenire ad uno scopo. || a vanedda, si dice di imposta di porta o finestra socchiusa: a costo, rabbattuta, a fessolino. || occhiu a vanedda, V. a vanidduzza. || vaneddi si chiamano gli strati di zolfo più o meno larghi, le vene di esso. || Prov. ’ntra vaneddi e ’ntra curtigghia tinta dda matri chi cci teni la figghia, poichè si educa male, diventa pettegola e ciana. (A Napoli dicon vinella, quasi vena o venatura della città. A me pare che il nostro derivi meglio da vano; ma non sappiamo se il nostro sia nato dal Napolitano o viceversa).
Vanga. s. f. Strumento di ferro con manico di legno, simile alla pala, che serve per lavorar la terra: vanga. || Sorta di vomero: vanghèggia, vanghèggiola. || Prov. vanga e zappuni, nun vannu dijuni, per lavorare la terra colla vanga o colla zappa l’uomo non dev’essere digiuno, se non ha forza: vanga e zappa non vuol digiuno. || cu’ voli un lavuru dignu, metti ’ntra la vanga multu ferru e pocu lignu: chi vuol lavoro degno, assai ferro e molto legno. || l’aratru havi la punta di ferru, e d’oru l’havi la vanga, la vanga fa più bene alla terra che l’aratro: la vanga ha la punta d’oro. || la vanga nun è santu e fa miraculi, come sopra.
Vangalora. s. f. pl. Sorta di rete da pescare attaccata ad una canna: vangaiuole.
Vangari. v. a. Lavorar la terra colla vanga: vangare. || Prov. cu’ vanga nun s’inganna, il vangare dà utile: chi vanga non s’inganna. P. pass. vangatu: vangato.
Vangata. s. f. Il vangare. || Colpo di vanga: vangata.
Vanguardia. s. f. La parte anteriore dell’esercito: vanguàrdia, avanguàrdia.
Vaniamentu. s. m. Il vaneggiare: vaneggiamento (Spat.).
Vaniari. v. intr. Dire o fare cose vane, o da fanciulli: vaneggiare. || Esser vano o vuoto: vaneggiare || Riuscir vano: vaneggiare. || Scherzare: vaneggiare. || Andar attorno perdendo il tempo: bighellonare.
Vanidduzza. dim. di vanedda: vicoletto. || Chiassolino. || a vanidduzza, detto di imposta di porta o finestra socchiusa: a fessurino, a fessolino. || Detto di occhio socchiuso: a sportello.
Vanigghia. s. f. T. bot. Pianta che coltivasi pel grato odore de’ suoi fiori; ha le foglie ovate, crespe, pelose; il frusto fruticoso; le spighe aggruppate a mazzetto: vainiglia. Heliotropium peruvianum L. || Baccello odoroso di un frutice indiano: vainiglia.
Vaniggiari. V. vaniari.
Vaniglia V. vanigghia.
Vanissimamenti. avv. sup. Vanissimamente.
Vanità, Vanitati. s. f. Qualità di ciò che è vano: vanità, vanitade, vanitate. || Leggerezza: vanità. || Ciò che è caduco: vanità. || Difetto di chi fa troppa pompa di qualche sua qualità, o del suo abbigliamento ecc.: vanità. || ogni cosa a stu munnu è vanità, così diceva la bon’anima di re Salomone.
Vanitatedda. dim. di vanità.
Vanniari. V. abbanniari (An. Cat.) || Stridere come fanno i bracchi quando levano la fiera: squittire.
Vannuni. Idiotismo di Noto per vadduni V.
Vannutu. V. sbannutu. Celebre, rinomato.
Vantaggeddu. dim. di vantaggiu: vantaggetto, vantaggino.
Vantaggiari. V. avantaggiari. || Dicesi del risparmiare di alcuno nel comperare, e avanzargli nel vendere: vantaggiare. || Giuliani ha La stagione unguanno si vantaggia... Le olive sempre nuova virtù ripigliando, vantaggiano (Crescenzio).
Vantaggiatu. add. Vantaggiato. In quanto a molti motti in cui puossi usare, riportiamo alcuni esempi del Giuliani per la parte italiana: un meglio contratto più vantaggiato... Gli agnelli unguanno son vantaggiati di due libbre dell’anno passo... Le fave, i piselli, anco più le olive, miri come sono vantaggiati....
Vantàggiu. s. m. V. avantaggiu. || T. stamp. Asse che ha una bassa sponda da capo e una da lato, nel quale il compositore assetta le linee che va componendo: vantaggio. || a vantaggiu, ad utilità: a vantaggio.
Vantaggiuni. accr. di vantaggiu.
Vantaggiusu. add. Utile: vantaggioso. || V. avantaggiusu e simili. Sup. vantaggiusissimu: vantaggiosissimo.
’Vantali. V. fadali (Quasi avantale da avanti).
Vantaloru, Vantareddu. V. avantareddu e avantaturi.
Vantari. V. avantari. || – una cosa ad unu, vantarsi di essa con lui: vantar una cosa ad uno. || vantarisi, darsi vanto di far checchessia: vantarsi.
Vantarolu. V. vantaloru.
Vantea. V. vanità. A S. Fratello (Vigo).
Vanticeddu. dim. di vantu.
Vantu. s. m. Vantamento: vanto. || Il prometter di sè: vanto. || Lode, gloria, palma: vanto. || Vantaggio, ciò che rende degno di stima: vanto. || darisi vantu d’una cosa, predicarsi capace e voglioso di farla: darsi vanto di checchessia.
Vanu. s. m. Il vuoto: vano.
Vanu. add. Che non contiene in sè cosa alcuna, voto: vano. || Inutile, senza effetto: vano. || Amator di vanità, leggieri, vanaglorioso: vano. || Caduco, passeggiero: vano. || Detto di parole, discorsi inutili, senza sustanzia: vano || invanu, posto avv., inutilmente: invano. Sup. vanissimu: vanissimo.
Vanuliddu. dim. di vanu: vanerello.
Vapparìa. s. f. Azione da vappu: sbracerìa, sbraciata, smargiassata. In buon senso però vale: prodezza. || V. màfia.
Vappariarisi. v. intr. pron. Mostrarsi valente o sbravazzone, millantarsi: sbraciare, sbravazzare, sfavare (Lori).
Vapparusu. add. Millantatore: sbracione.
Vappiceddu. dim. di vappu.
Vappignu, Vappiscu. add. Di o da vappu: rodomontesco.
Vappu. s. m. e add. Uomo tristo e lesto di mano: vappo (Fanf. Voc. d. u. Tosc.), bravaccio (Vàpolo in ital. vale, manesco, che facilmente mena le mani. In Livorno dicono vappo, che Fanf. dice dal Lat. vappa. In Napoli dicono guappu, che io credo dallo Sp. guapo: coraggioso. Ma il Lori ha vappo per minchione! Ed egli è davvero un minchione il vappo, cioè l’uomo il quale non abbia altro da vantare che la forza; imperocchè essendo il più forte degli uomini men forte del più debole elefante, se la supremazia stesse nella forza, alcuna specie di bestie sarebbe superiore all’uomo! Vantiamoci meglio della intelligenza, per cui la migliore fra le bestie rimarrà sempre al di sotto del meno intelligente fra gli uomini). || Prov. cu’ grapi putia di vappu prestu la chiudi, perchè ogni vappo poi trova uno più vappo di lui.
Vapulu. add. (An. M.) Non compito.
Vapurazzu. pegg. di vapuri: vaporaccio.
Vapureddu. dim. Vaporetto.
Vapuri. s. m. La parte sottile de’ corpi umidi, che per via di calore si rarefà e si solleva: vapore. || E qualunque corpo sottilissimo che esali da checchessia: vapore. || La nave che si muove per la forza del vapore: vapore.
Vapurusità. s. f. Qualità di ciò che è vaporoso: vaporosità.
Vapurusu. add. Pieno di vapori: vaporoso.
Vara. s. f. Quel veicolo con cui si portano le sacre immagini a processione: barella. || mettiri ad unu supra la vara, fig., esaltarlo, magnificarlo. || Prov. l’ultima vara è chidda di s. Duminicu, si dice di chi è l’ultimo a fare checchessia: l’ultimo a comparir fu Gambacorta.
Varagghiari. V. badagghiari.
Varamentu. s. m. L’azione del varare: varamento (Mort.).
Varari. v. intr. Tirar da terra in acqua una nave: varare. || Accostar la barca a terra: varare. || fig. Mandare, inviare: spignere. || Spendere generosamente: prodigare. || Detto di edifizi, traboccare: straboccare. || V. muddari. || Imprendere con fiducia: avventurarsi. || intr. Camminar colle gambe storte. || rifl. pass. Lasciarsi andare a far checchessia: allentarsi, abbandonarsi. || Compromettersi.
Varata. s. f. L’azione del varare: varata (V. participiu). || L’andar via o cascare a una volta, p. e. li casi caderu a ’na varata.
Varatu. add. Da varare: varato. || truvarisi varatu, trovarsi impegnato, compromesso.
Varaturi. add. Rischioso, audace.
Varba. V. varva.
Varbagghiu. V. varvarottu. In Siracusa (Macaluso-Storaci).
Varca. s. f. Veicolo sul mare: barca. || varca scumminata o dicesi a comunità o a riunione disordinata. || – di greci, di rumore confuso di molte persone: chiucchiurlaja. || – di sardi, luogo dove le persone stanno strette o pigiate. || aggiustamu sta varca, aggiustiamo questo disordine, distrighiamo questa matassa, fig. || Prov. varca torta, viaggiu drittu, quando una faccenda pare male avviata e che pure riesce a bene. || la varca è rutta cu’ si pò salvari si salva, si dice quando una cosa è disperata. || la varca è di cu’ la cravacca: il mondo è di chi se lo piglia. E vale anche, che il padrone è chi amministra sopra luogo. || varca senza timuni si perdi, un governo bisogna esservi.
Varcaloru. add. Quegli che governa la barca: barcaiuolo. || add. Di cosa che abbia figura di mezza luna, o di barca; e si dice specialmente della luna quando non è piena, ma nel primo e nell’ultimo quarto.
Varcanniana. s. f. Voce composta varca inniana. Sorta di barca indiana: piroga.
Varcarizzu. s. m. Quantità di barche, le barche complessivamente: barcherèccio. || Una grande barca che serve nelle tonnare: barcone.
Varcata. s. f. Quanto cape una barca: barcata.
Varcazza. pegg. di varca: barcaccia.
Varchïari. v. intr. Andar in barca: barcheggiare. || Navigare. || fig. Vacillare, titubare: barcollare.
Varchïata. s. f. Lo andar a diporto in barca: veleggiata. || L’andar e tornar delle barche per caricare, scaricare o altro: barchèggio.
Varchicedda, Varchitta. dim. di varca: barchetta, barchettina.
Varchittaloru. s. m. Colui che guida o governa barchette: barchettaiuolo.
Varchittata. V. varcata.
Varcocu. s. m. T bot. Albero di noto frutto: albicocco. || Prunus armeniaca L. || Il frutto di esso, che è tondo come la pesca ma più piccolo, giallo e rossiccio da una parte: albicocca. (Que’ dell’Elba la chiamano: barcòcola). || Prov. quannu lu varcocu è grossu è armatu d’ossu, è opinione che quando l’albicocco abbonda in frutto, abbondano anche gli altri alberi (Minà Palumbo) || Sonvi varie qualità di albicocchi come il valenzianu, di la riggina, minnularu, musculiatu, pirsicaru, aranciaru ecc.
Varcucazzu. pegg. di varcocu.
Varcucheddu dim. di varcocu.
Varcucuni. accr. di varcocu.
Varculiari. v. intr. Il non potere star fermo come fa la barca in sull’acqua, e dicesi pure di vecchi, di infermi, di ubbriachi ecc.: barcollare.
Varculiata. V. varchiata.
Varcuni. accr. di varca: barcone.
Varcuzza. dim. Barchettina.
Varda. s. f. Arnese simile alla sella, ma senza arcioni, che si pone sulle bestie da soma: barda. || arristari cu la varda sutta lu ventri, rimaner deluso. || serviri di varda e di sedda, servire in tutto e per tutto: servire da basto e da sella. || mettiri la varda ad unu, soverchiarlo.
Vardaloru. s. m. Cavallo per uso di correr il palio: bàrbero.
Vardari. V. guardari e simili.
Vardaru. s. m. Artefice di basti, varde ecc.: bastajo, bardellajo.
Vardatura. s. f. Tutto ciò che serve per bardare un cavallo: bardatura.
Vardedda. s. f. Specie di sella con piccolo arcione di cui si servono i contadini: bardella. || Quella imbottitura che si conficca sotto l’arcione perchè non offenda il dosso dell’animale: bardella. || Involto di cenci o altro, che si pone in capo chi porta pesi: cèrcine. || E ciò che i facchini sottopongono al peso da portare. || Trave posta all’angolo dei muri, per sostenere la testata di una trave marcita.
Vardidduni. accr. di vardedda: bardellone.
Vardidduzza. dim. Bardelletta.
Vardiuni. V. guardiuni.
Vardunaru. s. m. Chi fa i basti: bastajo (Macaluso-Storaci).
Varduneddu. dim. di varduni. || Specie di bardelletta che si pone sotto il giogo dell’aratro sopra il collo dell’animale.
Varduni. accr. di varda. || V. sidduni.
’Varìa. s. f. T. m. Il danno sofferto dalla nave o dal carico nel viaggiare: avarìa.
Variabbili. add. Che può variare o facilmente varia: variabile. Sup. variabbilissimu: variabilissimo.
Variamenti. avv. In modo vario: variamente.
Variamentu. s. m. L’atto del variare: variamento.
Varianza. s. f. Variazione: varianza.
Variari. v. a. Mutare, far differente, render vario, diverso: variare. || intr. Esser differente: variare. || Mutar opinione, sentimento: variare. P. pres. varianti: variante.
Variata. V. variamentu.
Variatamenti. avv. Con varietà: variatamente.
Variatu. add. Da variare: variato. || Vario, diverso: variato. Sup. variatissimu: variatissimo.
Variazzioni. s. f. Il variare: variazione. || Differenza: variazione. || Mutazione: variazione. || T. mar. Tessitura di un pezzo in cui vi è nei passaggi diversificazione di melodia senza alterar il concetto principale: variazioni. || Per varietà.
Varicedda. dim. di vara.
Varietà, Varietati, Variitati. s. f. Diversità, differenza, mutazione: varietà, varietade, varietate. || Volubilità, incostanza: varietà. || Piacevole differenza nelle parti delle cose artistiche, che è bellezza dell’arte: varietà.
Vàriu. s. m. Varietà: vàrio. || varii, più persone, diverse persone: varii.
Variu. add. Diverso, differente, non conforme: vàrio. || Volubile, instabile: vario. || Per cangiante, detto di colore. Sup. variissimu: variissimo.
Variuliddu. dim. di variu, alquanto vario.
Variuni. s. m. Sbaglio: svarione.
Varliri. Idiotismo di S. Stefano, per varrili V.
Varniri. V. guarniri e simili.
Varola. Metatesi di valora V.
Varra. s. f. Mazza grossa e noderuta: bastone. (O è la voce barra scambiata la b in v; o viene dallo Sp. vara: stanga).
Varracu. V. zasa.
Varrata. s. f. Colpo di bastone: bastonata.
Varrau. V. zasa.
Varrazza. pegg. di varra: bastonaccio.
Varrettu. s. m. T. legn. Pezzo di spranga di ferro quadra piantata sulla testata del banco per fermare il pezzo che si pialla: cane. || – d’intagghiaturi, simile arnese ma fatto ad r che serve a stringere il pezzo da intagliarsi collo scalpello o col pedano: barletto (Car. Voc. Met.).
Varricedda. dim. di varra: bastoncino.
Varrilaru. s. m. Chi fa o chi porta i barili: barilaio.
Varrilata. s. f. Quanto può contener un barile: barile.
Varrilazzu. pegg. di varrili.
Varrileddu. dim. Bariletto.
Varrili. s. m. Vaso di legno a doghe, per contener vino o altro: barile. || Per ischerzo dicesi delle gambe gonfie. || – di salumi: bariglione.
Varrilicchiu. V. varrileddu.
Varrilottu. s. m. Barile piccolo ma non tanto: barilotto.
Varriluni. accr. di varrili.
Varrilutteddu. dim. di varrilottu.
Varrittuni. accr. di varretta.
Varrotti. s. f. pl. Barbatelle del sommacco.
Varu. s. m. Frègolo.
Varva. s. f. I peli che ha l’uomo nelle guance e nel mento: barba. || Per sim. a’ peli lunghi del muso degli animali: barba. || E la radice o la parte filamentosa delle piante: barba (A. V. ital. varva. Fr. St. rom.). || Per mannara V. || – di li cacocciuli, la parte pelosa del torsolo tolto le foglie: pelo. || –d’aronni, T. bot. sorta di erba: gighero. || – di beccu, V. varvabbeccu. || – a scuparinu, quella sotto il mento solo: barba a nappa. || – all’aria, voce negativa, poichè in Sicilia l’alzare il capo è segno di no. || a la varva mia, tua, sua, a malgrado o a dispetto mio, tuo, suo: alla barba mia, tua, sua. || di varva e mustazzu, posto avv., a scorno, in odio, a dispetto. Vale anche in presenza di chi avea ragione di contraddire: alla barba di... || aviri la varva, dicesi di cosa notissima e già vecchia, p. e, alcuno volendo dire una novità dice: l’11 maggio 1860 Garibaldi con mille sbarcò in Marsala, l’altro risponde: questa ha la barba, cioè è cosa già risaputa. || fari la varva, raderla: far la barba. Vale anche ammuffiri V. || fari la varva d’oru, arricchire. || Prov. pocu varva, pocu sennu, i giovani non hanno esperienza. || varva stricata menza livata, dicon i barbieri, chi comincia ha mezzo fatto: barba bagnata è mezza fatta. || varva ciurita manteni bona zita, quando uno è vigoroso tien ferma l’amante. || la varva nun fa l’omu, l’apparenza non dice la sostanza: la barba non fa il filosofo.
Varvabbeccu. s. m. T. bot. Sorta di erba.
Varvacaneddu. dim. di varvacani.
Varvacani, Varvacanu. s. m. Piccolo ponticello basso e stretto sotto le mura. || Muraglia a scarpa per rinforzo: barbacane. || Piccolo acquidotto coperto: acquaio. || Piccolo acquidotto per servire di spurgo agli escrementi delle stalle. || Barbettina del mento.
Varvaciazzu. V. mariulazzu.
Varvajanni. s. m. T. zool. Uccello di rapina notturno, grosso e forte, ha in capo come si fossero orecchie di penne ritte; il corpo superiore bajo scuro, il ventre giallo; la notte urla: barbagianni. Strix bubo L. || Dicesi a uomo soro: barbagianni.
Varvajannottu. dim. Barbagianni giovane.
Varvajannu. V. varvajanni.
Varvalacchiu. V. barbalacchiu.
Varvalotta. V. varvotta.
Varvalozzu. V. varvarottu.
Varvaredda. s. f. Stoppa grossolana di canape. A Modica.
Varvariscu. add. Di Barberia, e si dice di una specie di lana di montone, molle e buona.
Varvarottu, Varvarozzu. s. m. Parte estrema del volto sotto la bocca: mento (Forse da varva).
Varvarrussa. s. f. Vite la quale produce grappoli d’uva di granelli grossi e con buccia sottile, e di colore rossiccio: barbarossa.
Varvaruttazzu. pegg. di varvarottu.
Varvarutteddu. dim, Mentino.
Varvasàpiu. s. m. Uomo serio, che sputa sentenze: bacalare, barbassoro. || Detto a donna che ostenta saccenteria: salamistra. || Per vappu V.
Varvascia. V. filaccina. || In pl. cespugli.
Varvazza. pegg. e accr. di varva: barbaccia.
Varvazzaleddu. dim. di varvazzali.
Varvazzali. s. m. Catenella che va attaccata all’occhio diritto del morso della briglia, e si congiunge col rampino, dietro la barbozza del cavallo: barbozzole.
Varvera. s. f. Vaso acconcio per tener sotto il mento quando si bagna la barba: bacile. || fem. di varveri: barbiera.
Varveri. add. Quegli che rade la barba, e tosa anco i capelli: barbiere. || putìa di varveri: barberìa, barbierìa. || Prov, ogni varveri sagna (Veneziano), ogni barbiere salassa, però oggi han bisogno l’autorizzazione. || varveri giuvini medicu vecchiu, quegli deve avere la mano ferma, questi deve avere esperienza, pe’ loro mestieri.
Varvicedda. dim. di varva: barbetta, barbettina.
Varvirazzu. pegg. di varveri: barbieraccio.
Varviricchiu, Varvirottu. dim. di varveri.
Varvitta. s. f. T. mar. Corda che serve per attaccar la lancia quando è in mare al vapore. || In pl. la parte di barba laterale delle guancie: fedine. || T. zool. Pesce di fiume, che ha quattro fili o cirri alla bocca: bàrbio. || Fiocco di peli che ha il cavallo dietro verso il collo del piede: barbetta.
Varvotta. s. f. Ramicello che si pianta acciocchè barbichi, per trapiantarsi: barbatella, piantone.
Varvucia. V. varvuscia.
Vàrvula. V. vàlvula. || Quella carne rossa come la cresta che portano sotto il becco i polli: bargiglione. || Radice: barba. || V. garita.
Varvulidda. dim. di varvula. || Barbicella. || Bargiglioncino.
Varvuna. accr. di varva: barbone.
Varvuscia. s. f. Paletta di ferro con cui nettasi il vomere, o anco la zappa.
Varvuteddu. dim. di varvutu.
Varvuttaru. s. m. Terreno in cui si coltivano i piantoni da trapiantare: piantonajo.
Varvuttedda. dim. di varvotta: piantoncino, piantoncello.
Varvutu. add. Che ha barba o gran barba: barbuto. || fig. Sapiente o creduto tale: barbassoro.
Varvuzza. dim. di varva: barbuccia, barbuzza. || – di crapi, quelle ciocche di pelo che han le capre sotto il mento: cincinno. || Per magghiuolu V. || Forma piccola di pane così detta dalla sua figura.
Varvuzzaru. V. magghiularu.
Varzaru. V. valzaru.
Vasa. s. f. Quel numero di carte che si pigliano volta per volta agli avversari: base, bazza (Fanf. Voc. d. u. Tosc. Anco in Sp. baza). || fari vasa ed ausa, di una cosa usata a risparmio: far a miccino.
Vasamanu. V. baciamanu.
Vasamentu. s. m. Il baciare: baciamento.
Vasapedi. s. f. T. bot. Pianta che produce frutti spinosi, detti triboli, e sonvene di due qualità, terrestre ed acquatica: trìbolo. Trifolium officinale L. || Alcuni ferri con quattro punte che si seminano per le strade per arrestare la cavalleria: triboli.
Vasari. v. a. Appressare le labbra a checchessia, e d’ordinario premendovele sopra, poscia aprirle con qualche forza, in segno di amore, o di riverenza: baciare. || recipr. Baciarsi. || vasari la manu, salutare baciando la mano: baciar la mano. || essirci lu vasa vasa, per contentezza baciarsi tutti. || Prov. cu’ du vucchi voli vasari, l’una havi a lassari, non si può avere verace affetto per due persone: chi due bocche bacia l’una convien che gli puta. P. pass. vasatu: baciato.
Vasarìa. s. f. Vasellamento, quantità di vasi: vasellame.
Vasaru. s. m. Fabbricatore di vasi: vasajo.
Vasata. s. f. L’atto del baciare: bàcio. || – a pizzicuneddu, si fa stringendo lievemente le guancie d’alcuno fra le dita, ed è carezza da bambini: bacio alla francese. || ’mpiccicari ’na vasata: appiccare, imprimere un bacio. || Prov. pri ’na vasata finu a Pittineu, allude a una troppo fatica per lieve vantaggio. || soi su’ li vasati, soi su’ li vastunati, si dice della moglie.
Vasatedda. dim. di vasata: bacino, baciucchio.
Vasatuna. accr. Bacio dato di cuore, e sodo, e appiccante: bacione.
Vasca. s. f. Ricetto murato dove si raccoglie l’acqua delle fontane: vasca.
Vascedda. V. fascedda.
Vasceddu. V. vascellu. || Una delle barche della tonnara. || Caldaia grande ad uso dei tintori: vagello.
Vascellu. s. m. Bastimento maggiore da guerra: vascello. || fig. Si dice ad un gran beone. || E si dice a donna molto corpulenta: pietanzona, castello, parer una diligenza. || – d’altu bordu, quelli grandi. || Prov. a bon vascellu nun manca timuni, fig. a chi è buon a fare non mancano mezzi (pl. vasceddi e anco vascedda).
Vaschetta, Vaschicedda, Vaschitta. dim. di vasca: vaschetta.
Vaschittedda, Vaschittina. dim. di vaschetta.
Vasciddaru. s. m. Chi fa vascelli (Mal.). || Chi ha cura delle armi.
Vascillottu. dim. di vascellu: vascelletto.
Vascilluni. accr. di vascellu.
Vasciottu. V. bassottu.
Vàsciu. s. m. Luogo basso, profondità: basso.
Vàsciu. add. V. bassu. || Chinato, piegato verso terra: basso. || vascia calavria, di piccolo stato, inferiore: gregale. || casa vascia: terragna. || essiri vasciu d’avanti, ignorante, sciocco minchione: aver poco àbaco, esser tondo di pelo, esser troppo buono o buono buono. Sup. vascissimu: bassissimo.
Vàsciu. avv. Bassamente: basso. || parrari vasciu, a bassa voce: parlar basso.
Vasciuliddu. dim. di vasciu: bassetto, bassino.
Vasciura. s. f. Contrario di altura, luogo basso: bassura.
Vasciuredda. dim, di vasciura.
Vascizza. s. f. Astratto di vasciu: bassezza. || Umiltà, avvilimento, scadimento: vascizza. V. bassizza.
Vascu. add. (Pasq.) Bizzarro. || fari lu vascu, far il bravo; e qui forse deriva da guascone o guasco, e le smargiassate si dissero anco guasconate in ital. Forse dalla arroganza delle milizie guascone in tempo di invasioni.
Vascuna. accr. di vasca: vascone.
Vasettu. dim. di vasu: vasetto.
Vasiari. v. a. Dare piccoli e spessi baci: baciucchiare.
Vasiceddu. V. vasettu.
Vasinnò. V. masinnò.
Vasittinu. dim. di vasettu: vasettino.
Vassallàggiu. s. m. Servitù dovuta dal vassallo al signore, nei tempi in cui parte degli uomini erano mandrie di bestie e che secondo i Gesuiti, eran tempi beati: vassallaggio. || Moltitudine di vassalli: vassallaggio.
Vassalleddu. dim. di vassallu.
Vassallu. s. m. Soggetto a signore: vassallo. || Per servo semplicemente: vassallo. || Era quegli che aveva un feudo con dipendenza da principe civile o ecclesiastico: vassallo.
Vassìa. V. vossìa.
Vastamenti. avv. Con vastità: vastamente.
Vastari. V. abbastari, e così i simili. || V. anco guastari.
Vastasarìa. s. f. Malacreanza, scortesìa. || Rozzezza. || Atto contrario alla civiltà: inciviltà. || Azione da uomo disonesto, porco: porcherìa. || Parola oscena: porcherìa.
Vastasariedda. dim. di vastasarìa.
Vastasariuna. accr. di vastasarìa.
Vastasata. V. vastasarìa. || Rappresentazione popolare in dialetto e capricciosa: piazzata.
Vastasazzu. pegg. di vastasu: facchinaccio. || Porcaccio.
Vastaseddu, Vastasicchiu. dim. di vastasu: monello. || Colui che colla zana porta altrui, a prezzo, la roba: zanaiuolo.
Vastasiscamenti. avv. Da facchino, da villano: villanamente.
Vastasiscu. add. Di o da facchino: facchinesco. || a la vastasisca, da facchino.
Vastasottu. add. Facchino non molto piccolo. || Alquanto villano o rozzo.
Vastasu. s. m. Quegli che porta pesi addosso, per prezzo: facchino, bastagio. || Uomo dell’infima plebe: bècero. || Trave grossa, V. burduni. || Uomo di piazza, plebeo e rotto nei modi: piazzino, piazzajuolo. || Prov. a bonu vastasu nun manca saccu, chi è buono nella professione non istà senza gli arnesi necessari: a buon cavaliero non manca lancia (Dal Gr. βαστάζω).
Vastasu. add. Vile, abietto: facchino. || Incivile, villano, ineducato.
Vastasunazzu, pegg. di vastasuni.
Vastasuni. accr. di vastasu. || Porcaccione.
Vastedda. V. guastedda.
Vastità. s. f. L’esser vasto, grandezza: vastità.
Vastiuni. V. bastiuni.
Vastu. add. Grande in volume o in superficie: vasto. Sup. vastissimu: vastissimo. || Per guastu V.
Vastunaca. s. f. T. bot. Pianta di cui la radice, spesso rossa, è buona a mangiarsi anco cruda; ha i fiori gialli: pastinaca. Pastinaca sativa L.
Vastunachedda. dim. di vastunaca. || Pastinaca selvaggia. Daucus carota sylvestris.
Vastunata. s. f. Colpo di bastone, o eziandio con sola mano: bastonata. || Danno: batosta. || vastunati d’orvu, sode e senza riguardo: bastonate da ciechi. E fig. frode, offesa: coperchiella. || corna e vastunati cu’ l’havi si li porta, è chiaro.
Vastunatedda. dim. Bastonatina, bastonatella (Batacchi).
Vastunatuna. accr. di vastunata.
Vastunazzu. pegg. di vastuni: bastonaccio.
Vastuncinu. dim. Bastone fino da portarsi in mano nell’andare a spasso: giannetta, mazzettina.
Vastuneddu. dim. di vastuni: bastoncino, bastoncello. || Mazzetta. || Prov. vastuneddu nsigna garzuneddu, massima da gesuiti, quando invece la civiltà insegna che l’educazione si dà colle buone per non intristire il cuore del giovane.
Vastuni. s. m. Fusto o ramo d’albero rimondato lungo e largo quanto la mano possa adoperarlo: bastone. || Quello più gentile che si porta in mano andando a spasso: mazza. || Quella bacchetta che per segno di autorità si dà ai generali, ai governatori ecc. (acciocchè si provi meglio, secondo il concetto medioevale monarchico, come i popoli sieno gregge): bastone. || met. Aiuto, appoggio, sostegno: bastone. || Uno dei quattro semi delle carte da giuoco: bastone. || – di scupa: manico della granata. || E dicesi a uomo secco molto: allampanato. O di chi non è per nulla ascoltato, a cui non vien data retta. || – di li riti: gli staggi. || – di picuraru: pedo. || agghiuttirisi lu vastuni di scupa, si dice di chi va troppo impettito: mangiarsi la minestra di fusi. || essiri lu vastuni di la vicchiaja d’unu, aiutarlo nella vecchiaia: esser il bastone della vecchiaia di uno. || cu lu vastuni si caccia lu sceccu, cu lu puntuni lu voi, e lu mulu cu la virga, cu lu spruni lu cavaddu, e bisogna aggiungervi, e l’uomo coll’istruzione. || a lu cavaddu la virga e spiruni, ed a li figghi un bonu vastuni, s’usa fig. per dire: chi ama bene, gastiga bene.
Vastuniari. v. a. Percuotere con bastone: bastonare. P. pass. vastuniatu: bastonato.
Vastuniata. s. f. Il bastonare: bastonamento, bastonatura.
Vastuniatedda. dim. di vastuniata.
Vasu. s. m. Nome generale di tutti gli arnesi fatti a fine di ricevere o ritenere in sè checchessia: vaso. || met. Dicesi di cosa che ne contenga in sè delle altre: vaso. || Di chiesa, teatro, e simili, tutta la grandezza interna: vaso. || Per modestia il sesso: vaso. || Quello pe’ fiori, messo per ornamento in checchessia: vaso. || – di contumelia, il cantero. || Quello dove gli speziali tengono ingredienti: vaso. || vasi, diconsi le vene, le arteri e tutti i canaletti che contengono i liquori nutritizii del corpo, e così delle piante: vasi. || vasu, il baciare: bàcio.
Vasuneddu. dim. di vasuni: baciozzo. || Vaso di mediocre grandezza: vasotto.
Vasuni. V. vasatuna. || Vaso grande: vasone. || a vasuni, posto avv. soavemente baciandosi.
Vasusulu. add. (Pasq. e D. B.). Vezzosetto.
Vasuzzu. vezz. di vasu per bacio: bacino, baciucchio.
Vaticìniu. s. f. Profezia, predizione: vaticìnio.
’Vatta. V. ovatta.
Vattaleddu. dim. di vattali: rigagnoletto. || Porchetto.
Vattali. s. m. Quel solco fra le porche, per irrigare: rigàgnolo. || Acqua raunata per le strade: pozza. || Quel rialzo tra solco e solco dove si seminan cipolle, agli ecc.: porca (Pasq. dice da vattiri o battiri, perchè la terra si rincalza ai lati per far le porche).
Vattaluni. accr. di vattali.
Vattenti. V. battenti.
Vattiari. v. a. Dar il battesimo: battezzare. || Porre e dare il nome: battezzare. || Esser compare e comare, tener a battesimo: battezzare. Detto del vino, adacquarlo: battezzar il vino. || Per , e per battiri, e per battiri V. P. pass. vattiatu: battezzato.
Vattiateddu. dim. di vattiatu.
Vatticiancu. V. batticiancu.
Vatticori. V. batticori.
Vatticoscia. s. m. Sorta di pugnale grande che si porta come una spada a fianco.
Vattilocchi. V. battilocchi.
Vattilucchiara. s. f. Chi fa le scuffie dette battilocchi.
Vattiri. V. bàttiri. V. vastuniari. P. pass. vattutu.
Vattitina. V. battitina.
Vattitura. V. battitura.
Vattituri. s. m. Parte dell’imposta di usci o finestre che batte nell’arcotrave, nello stipite, o nell’altra parte dell’imposta: battitoio.
Vattìu. s. m. Il battezzare, battesimo: battezzamento. E la pompa e liberalità con cui si celebra.
Vattuliari. v. a. Parrebbe un frequentativo di battere. Tagliar le canne per palar le vigne: stroncare. || V. sbattuliari. P. pass. vattuliatu: stroncato.
Vattuliaturi. verb. m. Colui che tronca le canne per palare le vigne.
Vàusa. s. f. V. vausu. || T. zool. Pesce buono da mangiarsi, scuro, di forma piatta, abita in tane.
Vausaloru. add. Che abita nelle balze o che vi si arrampica, montanaro: alpigiano.
Vausu. s. m. Sasso scosceso di monte o di scoglio, rupe: balza, balzo.
Vava. s. f. Umore viscoso, che esce per sè medesimo come schiuma dalla bocca degli animali: bava. || ’na vava di ventu ecc., un po’, un leggier vento: una bava di vento. || fari la vava e la pipita, sfiatarsi, schiamazzare inutilmente.
Vava o Vavà. s. m. Voce bambinesca e vale bambino: mimmo, mimma, ninna. || ch’è sapuritu lu vava! modo ironico per garrire chicchessia.
Vavaciusu. add. Albagioso, spocchioso. || Detto di abiti o simile, largo e malfatto, che non serra bene la persona.
Vavajola. V. vavalora.
Vavalaggiu. V. babbaluci.
Vavalora, Vavaloru. s. f. Salvietta che si pone a’ bambini per non insudiciarsi il vestitino: bavaglio, babajola.
Vavaluci, Vavalucu. V. babbaluci. || Lumaca di mare. In Aci.
Vavaluredda. dim. di vavalora: bavaglino.
Vavanu. V. varvajanni.
Vavaredda. s. f. Quella parte dell’occhio per cui si vede, luce dell’occhio: pupilla. || s. m. Per bambolino, cittino. || nun essiri, nun passari pri vavaredda, potere e volere sostenere la parola o un impegno (Gli aretini per dire appisolarsi (appinnicarisi) dicono appalparellarsi ciò che fa supporre la voce palparella come radice di quel verbo, benchè tal voce non sia ne’ vocabolari, voce che sarebbe omogenea alla nostra.)
Vavareddu. V. vavaredda, al § 2.
Vavaridduzza. dim. di vavaredda: pupilletta, pupillina.
Vavarisciu. Così mi scrive Capuana: Parola che forse non ha significato, ma si usa soltanto allorchè due, per sollazzo, portan un ragazzo seduto sulle loro mani intrecciate, la destra dell’uno colla sinistra dell’altro, e van dicendo: ddocu ti cacu e ddocu ti pisciu, e ddocu cc’è lu vavarisciu; questa portatura è il portar a predelline o a predellucce dei Toscani.
Vavazzaria. s. f. Ciarla: ciancia (Mal.).
Vavazzeru. s. m. Ciarlone: ciancione, cianciere.
Vavazziari. v. intr. Ciarlare: cianciare, cicalare.
Vaviari. v. a. Imbrattar di bava: imbavare. || Mandar bava: sbavare. || rifl. Imbavarsi, sbavarsi. P. pass. vaviatu: imbavato.
Vaviata. s. f. L’imbavare, lo sbavare: sbavamento.
Vaviatizzu, add. Alquanto imbavato: scombavato.
Vaviatura. V. vava. || V. passiatura (Rocca).
Vavilata. V. masciddata (Mal.).
Vavili. V. mascidda (Da vava, perchè è la parte vicino dove si fa la bava).
Vàviola. V. vavaloru.
Vavusa. s. f. Specie di pesciatello. Rocca lo spiega: blennio.
Vavusarìa. s. f. Azione da fanciullo: fanciullàggine, bambinàggine. || Millanterìa. || Atti e parole da sciocco: moccionerìa.
Vavusazza. pegg. di vavusu.
Vavuseddu. dim. di vavusu. || Fraschetta: chiappolino.
Vavusiarisi. v. intr. pron. Vantarsi: millantarsi.
Vavusu. add. Che cola bava: bavoso. || Ragazzo leggiero e di poco giudizio: fraschetta. || Dappoco: moccicone. || Millantatore.
Vavusuni. accr. di vavusu.
Vazzu. add. Dicesi delle carte inutili ossia che nel giuoco non formano punti: cartaccia.
Supplemento