Nuovo vocabolario siciliano-italiano/CR

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CO CU

[p. 234 modifica]Craconìu. (Mal.) s. m. Corpo pieno di crudità.

Cràculi. s. f. pl. Bagattelle, masserizie vili, di poco prezzo o vecchie: ciarpe, miscea.

Crafassari, Crafazzari. V. fracassari.

Crafòcchiu. s. m. Apertura rozza che ha del rotondo: buco. || Luogo piccolo, nascosto: nascondiglio, bugigattolo. || crafocchi crafocchi, pieno di buchi: bucherato V. cavorchiu. (Forse dal Gr. κρύφιος).

Crafucchieddu. s. m. dim. di crafocchiu: bucherello, bucherattolo.

Crafucchiuni. s. m. accr. di crafocchiu: bucone. || Grande buca praticabile: bucaccia.

Crai. indecl. Voce corrotta dal Lat. cras: domani. Onde crai-crai, di giorno in giorno, senza avvedersene: insensibilmente, pian piano. || jirisinni crai crai, di que’ malati che si vanno struggendo senza speranza di miglioramento: volteggiare pel mondo di là. || crai-crai, senza perder tempo: diritto, diritto. || È anco la voce del corvo: crai-crai, cra-cra.

Cràmiu. V. càmmiu.

Cràniu. s. m. T. anat. Unione di più ossa che coprono e rinchiudon il cervello: cranio.

Crapa. s. f. T. zool. Animale noto, femmina del capro o becco: capra. || – sarvaggia o crapia, grossa come un becco, color bajo bruno, ha le corna ritondate e diritte: camozza. Capra rupicapra L. È pure un altro animale simile di color falbo, grosso quanto una capra, leggiero al corso, con corna a mo’ di lesina: gazzella. || Prov. sarvari crapa e cavuli, provvedere che tutto riesca bene, giovar a una cosa senza nuocere ad altra: salvar la capra e i cavoli. || – licca, [p. 235 modifica]quella che per un filo d’erba s’arrampica dovunque. || pedi o ugna di crapa, nicchio, che non è altro che le blatte bisanzie degli arabi: unghia odorata. || pisci crapa, pesce del genere degli spari, d’un rosso chiaro di fragola: fravolino (a Roma). || – pipirina V. pipirinu. || ’un fu mai vista crapa morta di fami: non fu mai vista capra morta di fame; perchè mangian di tutto. || tantu la crapa zoppa va pri li munti ’nsina chi lu lupu s’infrunta, tanto altri pecca finchè trova il gastigo: vassi capra zoppa se il lupo non la intoppa. || una crapa virminusa ’nfetta una jinia: una pecora infetta, n’ammorba una saetta.

Crapareddu. s. m. dim. di craparu: caprarino (Tigri, Canti pop. Tosc.).

Craparìa. s. f. Luogo o stalla dove si raccolgono le capre: caprile, caprareccia.

Craparicchiu. V. crapareddu.

Craparu. s. m. Guardiano o custode delle capre: caprajo, capraro. || Chi ne va vendendo il latte: lattajo.

Crapazza. s. f. pegg. e accr. di crapa: capraccia (An. Cat.).

Crapetta. dim. e vezz. di crapa: capretta.

Crapettu. s. m. Il figliuolo giovine della capra: capretto, beccherello.

Crapiari. V. capriari.

Crapiata. s. f. Miscuglio di diversi vini formanti una sola bevanda, o vino fatto da molte qualità d’uve. || trasl. Miscuglio di altre diverse cose, nel senso di disordine; (meli) di beni e mali crapiata: intruglio, guazzabuglio, mislea.

Crapicceddu. s. m. dim. di crapicciu: capriccetto.

Crapicciazzu. pegg. di crapicciu: capricciaccio (Tomm.).

Crapìcciu e Caprìcciu. s. m. Bizzarrìa più versatile: capriccio. || Movimento subito d’animo o fare o volere checchessia di strano e bizzarro: capriccio. || Pensiero strano, ghiribizzo: capriccio. || Libera fantasia musicale: capriccio. || fari li così a crapicciu, operar senza considerazione, senno: operar a capriccio. || cosi di crapicciu, in buona parte vale, piacevoli, diverse: capricciose. || T. pitt. Piccole figure rapprosentanti azioni di minuta gente o fantasie bizzarre: bambocciata.

Crapicciusamenti. avv. In modo capriccioso: capricciosamente. || Ingegnosamente, con invenzione vivace e spiritosa: artificiosamente.

Crapicciusazzu. pegg. e accr. di crapicciusu.

Crapicciuseddu. add. dim. di crapicciusu: copricciosetto, capricciosello.

Crapicciusissimamenti. avv. sup. Capricciosissimamente.

Crapicciusu. add. Che ha capriccio: capriccioso. || Di cose fatte a capriccio, graziose, singolari: capriccioso. || Parlandosi di cose naturali, straordinarie, strane: capriccioso. || Belloccio, che fa incapricciare. || Chi brama che le sue subitanee e spesso strane idee si eseguiscono: capriccioso. Sup. crapicciusissimu: capricciosissimo.

Crapicciusuni. s. m. accr. di crapicciusu.

Crapignu, Crapinu. add. Di crapa, che viene da capra: caprino. || quistioni di lana crapina, modo prov., discussioni inutili, da nulla: questione di lana caprina.

Crapiola. V. capriola.

Crapiolu. V. capriolu. || T. bot. Quel tralcio di vite, che da sè attorcigliasi ad altri corpi: capriolo, viticcio.

Crapistata. s. f. Colpo di capestro.

Crapisteddu. s. m. dim. di crapistu: capestrello, capestruzzo.

Crapistu. s. m. Fune o altro con cui si tiene legato pel capo il cavallo o altra bestia: capestro, cavezza. || Per sim. il laccio con cui s’impiccano gli uomini: capestro.

Crapitteddu. s. m. dim. di crapettu: caprettino. Il f. è raro.

Cràpiu. V. crapiolu. || Il maschio della camozza e della gazzella.

Crapiulè. s. m. Carrozzella da nolo a quattro ruote a un cavallo: pincionella (a Roma), fiacchero (a Firenze) carrozzello (a Napoli) (Fr. cabriolet).

Cràppula. V. ciàppula. Così verso Baucina.

Cràpula. s. f. Vizio del troppo mangiar e bere, e l’atto: crapula.

Crapulari. v. intr. ass. Mangiar e bere soverchiamente: crapulare.

Crapularìa. s. f. Il crapulare: crapulosità.

Crapuliari. V. crapulari. || V. anco capuliari.

Crapulunazzu. s. m. pegg. di crapuluni.

Crapuluni. s. m. Chi cràpula abitualmente: crapulone.

Crapunarìa. s. f. Vigliaccheria.

Crapunazzu. s. m. pegg. di crapuni: capronaccio. || Vigliaccaccio.

Crapuni. s. m. Capro grande: caprone. || Per ingiuria ad uomo pauroso: castrone, vigliacco.

Crapuzza. s. f. dim. vezz. di crapa: caprettina, capretta. || crapuzzi, quelle macchie d’incotto nelle gambe delle donne che usano tener fuoco sotto, nel freddo: vacche.

Crasèntula. V. casèntula.

Crassu. add. Per aggiunto ad ignoranza, errore grande: crasso. || Denso, consistente: crasso. || Per grassu V.

Crastamentu. s. m. L’atto del castrare: castramento (Manca in molti Vocabolari, ma parmi usabile).

Crastamigna. Voce bassa, vale bravata: lavacapo. || leggiri ad unu la crastamigna, far una gran grida in capo: dar un grattacapo, legger le corna, risciacquar un bucato.

Crastari. v. a. Torre i testicoli: castrare. || met. Torre il comodo di operare: castrare. P. pass. crastatu: castrato.

Crastatu. s. m. Agnello castrato: castrato. || Carne di esso: castrato. || Detto ad uomo: eunuco.

Crastatura. s. f. Il castrare: castratura.

Crastaturi. verb. m. Chi o che castra: castratore –trice.

Crastazioni. s. f. T. chir. L’operazione del castrare: castrazione.

Crastazzu. pegg. di crastu: castronaccio. È anco accr. || Per becco.

Crasticeddu. s. m. dim. di crastu: castroncello.

Crastu. s. m. Agnello castrato: castrone. || – varvariscu V. varvariscu. || – tortu, montone privato della facoltà di generare non per castrazione, ma per torcimento di canali spermatici. || – campanaru, montone che guida lo armento col campanaccio al collo: castrone guidajuolo.|| Per colui a cui la moglie abbia mancato di fede: becco, cornuto. || fari crastu ad [p. 236 modifica]unu: fargli le corna, le fusa torte. || aviri la sorti di lu crastu, ca nasci curnutu e mori scannatu, dicesi di uomo disgraziato: più disgraziato de’ capretti, che muoion giovani o divengon vecchi. || manciarisi lu crastu cottu cu li cavuli, mangiarsi cosa non digeribile.

Crastulli. s. m. pl. Certe immaginette che dai bagattellieri si fan ballare con ordegni: fantoccini (corruzione di trastulli). || fari li crastulli, dicesi de’ ragazzi che ruzzano indiscretamente contro voglia de’ superiori: scazzellare.

Crastunaru. s. m. Chi va raccogliendo crastuna V. crastuni. || Così in tempi men civili dicevasi a’ nativi d’Alcamo.

Crastunazzu. s. m. pegg. di crastuni, specie di chiocciolone. || Castronaccio.

Crastuneddu. s. m. dim. di crastuni. || Castroncino.

Crastuni. s. m. (pl. crastuna) T. zool. Specie di chiocciolone. E molte conchiglie fluviatili e marittime. Helix L. || – biancu: elice vermicolata. Helix vermiculata. Se è più grande: martinaccio. || – niuru V. attuppateddu. || – di mari, – passulinu, – vrancu: natice sonaglio. Natica glaucina Brugn. || – di mari stizziatu: natice sterco di mosca. Natica millepuntata Brugn. || – marinu raru: natice color di castagna. Natica castanea Lam. || – di mari pri tinciri V. purpura. || fari comu lu crastuni, serrarsi in casa: far come il lumacone.

Cratèri. s. m. L’apertura che è nella sommità de’ vulcani: cratere.

Cratta. s. f. Parte esterna della nassa da pescare.

Craunchiu. V. cravunchiu.

Crava. V. crapa. Nel Piazzese.

Cravaccari. V. cavalcari.

Cravascia. s. f. Foggia di mazza con pomo o martello di metallo in un capo, e un cappio di pelle all’altro capo (Fr. cravache).

Cravatta. V. cuvarta.

Cravunchiazzu. s. m. accr. e pegg. di cravunchiu.

Cravunchieddu. s. m. dim. di cravunchiu: carboncello.

Cravunchiu. s. m. Enfiato pestilenziale, che durante la suppurazione è rosso a guisa di carbone acceso: carbonchio, ciccione, carbone, carbunco. || Per semplice furunculo. || supra guaddara cravunchiu, a guajo aggiunto guajo: il danno, il malanno e l’uscio addosso.

Cravunchiuni. V. cravunchiazzu.

Cravunchiusu. add. Chi è molestato da carbonchi.

Cravuni. V. carvuni.

Creddu. s. m. Simbolo degli Apostoli: credo. || ’ntr’on creddu, o ’n tempu un creddu, in tanto tempo che si reciterebbe un credo: in un credo, nel tempo di un credo. || essiri o trasiri comu Pilatu ’ntra lu creddu, trovarsi in un affare malvolentieri, di cosa che stia mal a proposito: entrarci come Pilato nel credo o come il cavolo a merenda. || nun cridiri di unu mancu lu creddu, o lu creddu di la missa, non credergli affatto.

Credìbbili. add. Da essere o potersi credere: credibile. Sup. credibbilissimu: credibilissimo.

Credibbilità. s. f. Motivi su cui s’appoggia la credenza: credibilità.

Credibbilmenti. avv. In modo credibile: credibilmente.

Crèditu. s. m. Quello che si ha da avere da altrui: credito. || dari creditu, scrivere nella parte del credito: dar credito, mettere in credito. E vale anco, dar fede, credere: dar credito. || Opinione che uno sia in buono stato: credito. || Stima, riputazione: credito. || Buona fama, stima, valore che goda alcuno: esser in credito, aver credito. || essiri in creditu, aviri in creditu, diciamo anco delle mercanzie, allorchè hanno spaccio e vagliono assai: esser in credito, aver credito. || dari o pigghiari ’n creditu, non pagando subito: dar o pigliar in credito.

Credituri –trici. verb. Colui o colei a cui è dovuto danaro: creditore –trice.

Credu. V. creddu.

Credulità, Credulitati. s. f. Facilità a credere per troppa bonarietà: credulità, credulitade, credulitate. || Sciocca opinione: credulità.

Crèdulu. add. Che di leggieri crede: credulo. Sup. credulissimu: credulissimo.

Crema. s. f. Fior di latte: crema. || Dolce composto di latte rappigliato al fuoco con izucchero, tuorli d’uova e fior di farina dibattuti insieme: crema. || Il ceto titolato.

Crèmisi. s. m. Grana che serve a tingere in rosso. È il corpo d’un insetto (Chermes L.): chermes, cremisi. || Il colore stesso: cremisi. || Le cose tinte di esso: cremisino. || – muratu, è il colore cremisi acceso e cupo.

Cremisinu. add. Di color cremisi: cremisino.

Cremuri. s. m. La parte più sottile di alcune materie: cremore. || – di tartaru, la parte pura cavata dal grumo della botte per usi medicinali: cremore di tartaro, tartaro acido di potassa.

Crèolu. s. m. Chi è Europeo d’origine e nato in America: creolo.

Crepacori. s. m. Gran travaglio o cordoglio: crepacuore, crepacore, increpore (Villani).

Crepalossu o Àquila barbata. s. f. T. zool. Grande uccello che ha una barba di piume sotto il mento: ossifrago. Aquila marina major o Falco ossifrago L. Il Rocca lo spiega: frosone.

Crepapanza (A. posto avv. Dicesi del mangiare e bere fin che non si può più: a crepapancia, a crepapelle, a scoppiacorpo.

Crepusculari. add. Di crepùsculu: crepuscolare.

Crepùsculu. s. m. Quella luce dopo il tramonto del sole, e l’ora in cui essa luce apparisce: crepuscolo.

Crèsia. V. chiesa.

Cretinu. s. m. Nome che si dà ad alcune persone mutole, insensate e con gran gozzo; son frequenti nella valle d’Aosta: cretino.

Crettu. Aggiunto di bambolo poco sano, venuto su, stento, e con poca carne per malori sofferti: scriato.

Criamentu. (Scob.) s. m. L’atto e l’effetto del creare: creamento.

Crianza. s. f. Ammaestramento de’ costumi, educazione: creanza. || Buono e bel costume o sia maniera di trattare con gentilezza e civiltà: creanza. || Rispetto verso i superiori: creanza (A. V. ital. crianza, Fagioli).

Crianzatu. V. accrianzatu. [p. 237 modifica]

Crianzazza. (Mal.) V. malacrianza.

Crianzelli. s. f. pl. Quegli atti di riverenza e di ossequio verso i superiori o di dimostrazione reciproca che per urbanità s’usano in certi tempi e certe occasioni: complimenti, pulitezze.

Criari. v. a. Il fare dal nulla: creare. || Originare: creare. || Dar l’essere materialmente, generare: creare. || Costituire, eleggere, ordinare novellamente: creare. P. pass. criatu: creato (A. V. ital. criare, Fra Guittone).

Criata. s. f. di criatu, serva, fantesca.

Criatazza di casa. s. f. Cattiva serva: fantescaccia, servaccia. || Per ispregio a femina sguajata, svenevole, ciarlona: zambracca.

Criatazzu. s. m. pegg. di criatu: servaccio, servitoraccio.

Criateddu. s. m. dim. di criatu: servitorino, fanticello, servitorello, servicello.

Criativu. add. Che crea o può creare: creativo.

Criatu. s. m. Colui che serve altrui per salario e per lo più porta livrea: servo, fante, valletto, creato (Forse dallo Sp. creado). || li criati si nun su’ tuccati su’ maniati, le fantesche se non sono disonorate sono state però brancicate; misera sorte di chi sta soggetto! per cui criati nnemici salariati.... e può uno esser amico del suo oppressore? il servo amare chi lo tien servo? || stari o mittirisi a criatu, acconciarsi al servizio di alcuno.

Criatura. s. f. Dicesi d’ogni cosa creata e specialmente dell’uomo: creatura. || Colui che è stato sotto la disciplina d’alcuno e allevato da lui: creatura. || Il portato nel seno della donna: creatura. || Per bambino, bambina o fanciulletto, fanciulletta. || È anche s. di criaturi nel senso di giovine, pulzella (A. V. ital. criatura, Dante).

Criaturedda. s. f. dim. di criatura: creaturella, creaturina. || Bambolino, bambolina, creaturina. || Pulzelletta.

Criatureddu. s. m. dim. di criaturi: bambolino, fanciullino.

Criaturi. s. m. Chi crea, Dio: creatore. || Ad uomo che ha dato origine: creatore. || add. Facitore: creatore. || Bambino e anco fanciullo. Dicesi anco per dispregio.

Criaturicchia. V. criaturedda. Diminutivo alla spagnuola (Sp. creadurica).

Criaturiddazzu. pegg. di criatureddu: bambolinaccio.

Criaturiddettu. (Piaggia) dim. di criatureddu: bambolinetto.

Criaturinu. V. criatureddu –dda.

Criaturuna. s. f. accr. di criatura, nel 3º sign.: creaturona.

Criazioni. s. f. Il creare, in tutti i sensi: creazione.

Cricca. s. f. T. orol. Membro uncinato degli oriuoli da tasca, che serve a tener a segno la catena sul tamburro in cui sta chiusa la molla: gancettino della catena. || Ogni ferro adunco: uncino. || V. pure cricchia.

Cricchi e Croccu (Juncirisi. Appropriasi a persone che stanno sempre in sui bisticci: esser la compagnia di Ponte a Rifredi, pochi e mal d’accordo. || Può significare anco l’unione di due tristi: il mugnajo è d’accordo col gabelliere. || cricchi e croccu e manicu di ciascu, dicesi per ischerzo quando i contendenti sono tre o più. || Brigata d’uomini per lo più tristi o simili: cricca, criocca. || Per cricchia V.

Cricchia. s. f. Rasura tonda che si fanno i preti in sul cocuzzolo: chèrica, chièrica. || Quella carne rossa che hanno in sul capo i galli, le galline e alcun altro uccello: cresta. || met. Capo: cresta. || Prov. nè tònaca fa monacu, nè cricchia fa parrinu: l’abito non fa il monaco, il solo esteriore non basta a costituire l’intimo. || cricchi di gaddu. T. chir. Escrescenze carnose che compariscono nell’ano: creste di gallo. || T. tip. Pezzo di legno attaccato ad una delle cosce del torchio, che serve a tener ferma la mazza: cricca.

Cricchiajaddu. V. carota. Così nel Catanese.

Crìcchiu. s. m. Capriccio, fantasticaggine: fisima. || veniri lu cricchiu ad unu: saltargli il ticchio o il ghiribizzo.

Cricchiutu. add. Che ha cresta o gran cresta: crestuto, crestoso. || Detto di prete che ha cherica: chiericuto, chercuto.

Cridenza, Cridenzia. s. f. Il credere: credenza. E per antonomasia la fede cattolica. || Opinione, sentimento interno: credenza. || Stima, buon nome: credenza. || aviri o dari cridenza, avere o dar fede: aver o dar credenza. || accattari, dari, pigghiari o vinniri a cridenza, fari cridenza, senza dar subito il danaro: comperare, dare ecc. a credenza, far credenza. || manciari o travagghiari a cridenza, senza pagare o essere pagato tosto: desinare o lavorare a credenza. || fari a cridenza, operar senza occasione, per nonnulla: far checchessia a credenza. || parrari a cridenza, senza proposito: dire a sproposito. || vrucculiarisi a cridenza, bravare a parole: far il bravo a credenza. || citari a cridenza, citar autorità che si possono negare: allegare morti. || Prov. cu’ duna a cridenza (o fa cridenza) perdi l’amicu e perdi li dinari, o cu’ ’mpresta li dinari o fa cridenza, ’mpresta ’nnimicizia e resta di senza: chi dà a credenza spaccia assai, perde l’amico, e i danari non ha mai. || Vale anco, saggio, prova: credenza. E lo assaggiare che fanno gli scalchi e i coppieri, le vivande e le bevande prima di servir il loro signore: far la credenza. || L’armario ove ripongonsi le cose da mangiare, e vi si distendon i piattelli pel servigio della tavola: credenza. || Quella tavola che s’apparecchia per mettervi il vasellame per uso della mensa, o di amministrazione pomposa di un sacramento: credenza. || E per sim. quella che s’apparecchia quando dicono messa i prelati: credenza. || L’assortimento de’ vasellami e piatteria per servigio della mensa e della credenza: credenza. || oggi nun si fa cridenza dumani sì, si dice per non fame mai: oggi non si fa credenza domani sì (torna domani e troverai così). || a cridenza, posto avv., sulla fede: a credenza. || farisi aumazzari o vuliri mòriri a cridenza, senza necessità esporsi a pericolo.

Cridenziali. avv. Di credenza: credenziale. || detto di littra, quella che presentano gli ambasciadori, gl’inviati per essere riconosciuti: lettere credenziali.

Cridìbbili e derivati V. credìbbili.

Cridinzedda. s. f. dim. di cridenza: credenzetta. [p. 238 modifica]

Cridinzeri. s. m. Chi ha cura della credenza: credenziere. || Era anche un ufficiale di Dogana.

Cridinziali. V. cridenziali.

Cridinzuna. s. f. accr. di cridenza, armadio ove si ripongono cose mangerecce: credenzone.

Crìdiri. v. a. e intr. Aver fede in altrui: credere. || Aver opinione, persuadersi: credere. || Stimar bene, far ragione: credere. || cridiri menza parola, credere senza altra sicurtà che la parola: credere in sulla parola. || Volere, stabilire, supporre ben fatto: credere, creder bene. || – beni o di beni, persuadersi: creder bene. || o cridiricci, mantener la fede cristiana: credervi. || – nun cridiri cchiù a dda via di lu lettu, non creder a cose che si dicono intorno a Dio: non credere dal letto in su. || lu cridiri è curtisia, il credere è cortesia, cioè bisogna alle volte far vedere di credere per non rintuzzar troppo. || nun cridiri a lu santu si nun si vidi lu miraculu, di chi non si risolve a prendere un partito finchè ne sperimenta gli effetti. || intr. pron. Aver opinione di sè: credersi. || Prov. mi cridìa murìu nta la vicaria, non è scusa il dire, io credeva cosi, cosà: il parere non si scrive. || voi ca t’avvezzu ad essiri asinu? cridi zoccu t’è dittu, salvo le cose religiose dicono i preti, parla anco di loro il proverbio? || nun cridirinni mancu li scorci, non crederne nulla. || è megghiu cridiri ca jirilu a circari, argomento di chi è pigro d’intelletto (A. V. ital. cridere, Rinaldo d’Aquino). P. pres. cridenti: credente. P. pass. cridutu o crittu: creduto.

Cridivilmenti. avv. In modo credibile: credibilmente.

Cridutu. add. Da cridiri: creduto. || Prov. cu’ si cridi e ’un è cridutu è un asinu vistutu, non monta aver opinione di sè, se non l’anno gli altri: chi si battezza savio, s’intitola matto.

Criminali. add. Termine che s’aggiunge a causa, fòro, corte ecc. quando ivi possa intervenire crimine: criminale. || pigghiarisi li così ’n criminali, adirarsi per un nonnulla: aversi una cosa a male, arrecarsene, recarsela ad animo. || nun ’nni jittamu cu lu criminali, fig. quando si vuol ragionare di qualche fatto che non ci appartiene: non entriamo nei criminali. || ass. Carcere pe’ rei di poco momento: segreta.

Criminalista. In forza di s. Persona pratica di criminale: criminalista.

Criminalità, Criminalitati. s. f. Astratto di criminale: criminalità, criminalitade, criminalitate.

Criminalmenti. avv. Con forma o maniera criminale: criminalmente.

Crìmini. s. m. T. leg. Delitto grave, e anco delitto qualsiasi: crìmine.

Criminusu. add. Con crimine: criminoso.

Crimuri. V. cremuri.

Crinari. v. a. Nelle fonderie di caratteri è il ripulire e lisciare colla lama del temperino o colla lima il carattere dalla banda della tagliatura: addirizzare (Car. Voc. Met.).

Crini. s. m. pl. Pelo lungo che pende dal collo del cavallo: crine. || Raggi che hanno innanzi molte comete: crini, chioma.

Criniera. s. f. Crini del collo del cavallo: criniera.

Crinu. s. m. Il crine concio in modo particolare, arricciato, che serve a molti usi nel commercio: crino, crine.

Crinulinu. s. m. Sottana larga con crine, fasce, stecche o allro per gonfiare, che portan le donne sotto la veste: crinolino.

Crinutu. add. Che ha crine: crinuto, crinito.

Cripa. s. f. Piega ne’ tessuti non fatta ad arte ma per isgualcimento: grinza. || Per crepatura: crepa.

Crìpari. v. intr. Aprirsi il corpo verso la superficie per causa interna di dilatazione o altro: crepare. || Più superficialmente: screpolare. || Morire: crepare. || Il cadere degl’intestini nella coglia: crepare. || – di li risati: crepar delle risa. || – di travagghiu: crepar di fatica. || – di fami, – di duluri ecc.: crepar di fame, – di dolore ecc. || cosa di fari cripari: crepaggine. || crepa! per imprecazione, muori: crepa! || cripari in peddi, morire: tirar le cuoja. P. pass. cripatu: crepato.

Cripata. s. f. L’azione del crepare: crepata (V. participiu).

Cripatedda. s. f. dim. Crepatina.

Cripatu. V. guaddarusu.

Cripatura. s. f. Forzata disgiunzione delle parti esterne del corpo cagionata da pienezza: crepatura. || Formazione di piccoli solchi nella superficie per aridità, strignimento ecc.: screpolatura. || Il cascar degl’intestini nella borsa: crepatura.

Cripaturedda. s. f. dim. di cripatura.

Cripazza. s. f. Crepatura più grande: crepaccio (A. V. ital. crepaccia). || Malore che viene pelle pastoie al cavallo, al nodello sotto le barbette, che getta acqua rossigna fetente: crepaccio.

Cripazzedda. s. f. dim. di cripazza: crepacciuolo.

Cripèntitu di lu chiantu. (Pasq.) V. chiantu ruttu.

Cripïari. v. a. e intr. pass. Piegare malamente, malmenare: gualcire. || a. e intr. Il formarsi dei piccoli solchi alla superficie d’un corpo per aridità, strignimento ecc.: screpolarsi. P. pass. cripiatu: gualcito. || Screpolato.

Cripintàrisi di li risati. V. cripari.

Cripùsculu. V. crepùsculu.

Crisàlidi. s. f. Verme da seta o altro bruco rinchiuso nel bòzzolo: crisalide.

Criscennu. s. m. T. mus. Il rinforzar in un passo: crescendo.

Criscenti. add. Da crìsciri: crescente. || luna criscenti, sino al plenilunio: luna crescente. || s. Per lèvitu V. || facci di criscenti, pallida. || panza a punenti, luna criscenti: pancia a ponente luna crescente. || panza a livanti, luna calanti, pancia a levante luna calante, entrambi prov. marinareschi.

Criscenza. s. f. Il crescere: crescenza. || fari o tagghiari li robbi in criscenza, farle più lunghe acciò possano servire a quelli che crescono di statura: tagliar un vestito a crescenza. || pl. T. agr. L’aumento naturale che trovasi nel misurare il frumento dopo ch’è stato qualche tempo ammonticchiato. || essiri l’aria in criscenza, aver finito di trebbiare, esser il grano fuor della lolla.

Criscenzia. V. sopra.

Criscimentu. s. m. L’atto del crescere: crescimento. [p. 239 modifica]

Criscimogna. s. f. Lo stesso che criscimentu. Si applica più ai vegetabili che son vegnenti: rigoglio, vegnenza (A. V. ital.).

Criscinteddu. s. m. dim. di criscenti. s. Pagnotta di lievito.

Criscintellu. (An. M.) s. m. Arnese da forbire: forbitojo.

Crisciolu. (Vinci) s. m. Vasetto di terra cotta ove si fondono i metalli: crogiuolo.

Crìsciri. v. intr. L’aumentarsi di checchessia per intimo svolgimento: crescere. || a. e intr. Detto di merci, derrate, prezzo: rincarare, incarire. || a. Aumentare, accrescere: crescere. || – pri chiattu: impinguarsi. || essiri ’ntra lu crisciri, pigliar incremento, vigore: invigorire. || finiri di crisciri: finir di crescere, conseguire il pieno sviluppo. || – ad ura ed a puntu, andar di bene in meglio rapidamente: prosperare. || Per allevare, p. e.: come figlio mi avete cresciuto. Onde; crisciri ’nta li manu di unu, essere allevato da lui: crescere tra le mani... (Di Giovanni, Modi scelti ecc.) || Detto delle calze, far un maggior numero di maglie in quei giri della calza, dov’essa ha da venire più larga: crescere (Car. Voc. Met.). || – lu vermi V. allargari lu vermi (A. V. ital. criscere, Guido Orlandi). P. pass. crisciutu: cresciuto, in tutti i sensi. E anco per adulto.

Criscitura. s. f. Il crescere e la cosa cresciuta: crescenza. || Certo numero di maglie che s’aumentano nelle calze, ne’ luoghi dov’essa deve essere larga, e la parte così aumentata: cresciuto s. (Car. Voc. Met.).

Crisciuneddu di Rrocca. s. m. T. bot. Pianterella selvaggia della famiglia delle crocifere, che cresce nelle rupi: tlaspi del sapore del crescione. Thlaspi nasturtii sapore.

Crisciuni. s. m. T. bot. Pianta di radici traccianti, stelo alto un mezzo braccio, ramoso, tenero; foglie pennato-dispari, foglioline rotonde, sugose; fiori piccoli, bianchi, a grappoli corti: crescione, sisimbrio. Sisymbrium nasturtium L.

Crisciuta. s. f. Il crescere: cresciuta.

Crisciuteddu. add. dim. di cresciuto: cresciutoccio.

Crisciutissimu. add. sup. Cresciutissimo.

Criselli. s. m. pl. T. mar. Giri di corda minore, annodati trasversalmente fra le sartie, a comode distanze per servir di scala ai marinai: griselle.

Crisi. s. f. t. med. Quel nuovo periodo che piglia il male quando è per volger in bene: crisi, crise.

Crìsima. s. f. T. eccl. Secondo sacramento che conforma, mercè l’olio santo, il battesimo: cresima. || Olio misto con balsamo sacrato dal Vescovo nel giovedì santo: cresima.

Crisimanti. add. e s. Chi fa la cresima: cresimante.

Crisimari. v. a. Conferir la cresima: cresimare. || crisimàrisi, ricever la cresima: cresimarsi. || Dicesi anche di chi avendo ricevuto qualche leggiera ferita in testa, la porti fasciata, come avviene per lo più ai fanciulli. P. pass. crisimatu: cresimato.

Crisimaturi. verb. m. Che cresima: cresimatore.

Crisiola. s. f. V. chisiola. || T. mar. Coperto o stanza di tavole impeciate, costruito in poppa o nel mezzo del burchio, perchè la gente vi stia riparata dalle intemperie: tiemo. || Cassetta o armadio di legno situato davanti al timoniere, dove si tengono le bussole e di notte un lume per regolarsi sulla direzione della nave: chiesola (Zan. Voc. Met.).

Crisiuledda. V. chisiuledda.

Crìsma. V. crìsima.

Crisòlitu. s. m. T. min. Pietra preziosa di un color verde oscuro, con un’ombra di giallo: crisolito.

Crisòmmula. s. f. Albicocco. || fig. Palla.

Crispa, Crispari. V. incrispari e derivati. || V. arraccamari.

Crispedda. s. f. pl. Frittella fatta di pasta soda, la quale mettendola a cuocere si raccrespa: crespello.

Crispu. s. m. Tessuto finissimo di seta o di lana: crespo.

Crispuni. s. m. Sorta di panno ordito di seta e ripieno di stame, il quale riesce alquanto crespo: crespone.

Crissi. V. ecclissi.

Crista. V. cricchia.

Cristallami. s. e m. Quantità di cristalli lavorati per utensili: cristallame. || Con frase secentista si dà questo nome agli occhiali, quando stanno inforcati sul naso p. e. rumpiri la cristallami, rompere gli occhiali.

Cristallaru. s. m. Chi lavora o vende cristalli: cristallajo.

Cristallina. s. f. T. bot. Pianta che sembra sparsa di globetti o gocciole di cristallo: erba cristallina. Mesembryanthemum crystallinum aut glaciale L.

Cristallinu. add. Di cristallo o simile: cristallino. || s. T. anat. Piccolo corpo lenticolare trasparente come cristallo, che si novera fra gli umori più densi dell’occhio: cristallino.

Cristallizzari. v. a. Collegare a guisa di cristallo: cristallizzare. || rifl. Dei corpi che divengono come il cristallo: cristallizzarsi. P. pres. cristallizzanti: cristallizzante. P. pass. cristallizzatu: cristallizzato.

Cristallizzazioni. s. f. Il cristallizzarsi e la cosa cristallizzata: cristallizzazione.

Cristallu. s. m. T. min. Materia trasparente che si fa di terra silicea fusa con alcali: cristallo. || V’è anche il cristallo naturale: cristallo di miniera o di monte. || – di rrocca, pietra trasparente, colorita o senza, dura e fa fuoco percossa coll’acciaio: cristallo di rocca. || Per sim. cosa lucida e netta: cristallo. || Le lastre di vetro delle finestre: vetro. || V. in specchiu la frase rumpiri specchi.

Cristaredda o Tistaredda. s. f. T. zool. Uccello rapace, di piuma rossiccia, con la testa e il groppone cenerino-piombato, piedi gialli, unghia nere. La femmina è più grossa: gheppio, acertello. Falco tinnunculus, Falco novemboracensis L.

Cristariddotta. s. f. Piccolo gheppio.

Cristàudi. s. m. pl. Infermità cutanea che viene ai fanciulli, specie di vaiuolo benigno con vesciche più grosse e lucenti: morviglione, morbiglione, penfigo.

Cristeri. s. m. T. med. Composizione liquida acconcia con ingredienti che si mette in corpo [p. 240 modifica]per l’ano con uno strumento apposito (siringa): cristeo, clistere, lavativo, serviziale.

Crìstia. s. f. Testa. Onde aggiustari la cristia fig. far passare la pazzia: aggiustare la coccola (Forse tolta l’idea da cresta).

Cristianamenti. avv. In modo cristiano: cristianamente.

Cristianazzu. s. m. pegg. di cristiano: cristianaccio.

Cristianeddu. s. m. dim. di cristiano: cristianello. || Omicciolo di poco affare: cristianello. || Scaltrito, avveduto.

Cristianìsimu. s. m. La dottrina cristiana: cristianesimo. || Comunità di cristiani, e tutti i luoghi ove si adora Cristo: cristianesimo.

Cristianità, Cristianitati. s. f. Tutta la repubblica cristiana e suo dominio: cristianità, cristianitade, cristianitate. || Religione, modo e rito: cristianità.

Cristianizzari. v. a. Far cristiano: cristianare.

Cristianu. s. m. Che vive sotto la legge di Cristo: cristiano. || Marito: cristiano. || Uomo o donna semplicemente: cristiano. || di cristianu, giuramento: da cristiano. || cosi di cristianu, buone, giuste: cose da cristiani. || comu l’autri cristiani, specie di avverbio che vale, convenientemente: dicevolmente, con decenza. || farisi cristianu: farsi cristiano; persuadersi. || Per antonomasia: savio, prudente, forte. Sup. cristianissimu: cristianissimo.

Cristianuni. s. m. accr. di cristiano in senso d’uomo grande e grosso: cristianone. || Uomo dotato di grande abilità: valente uomo.

Cristu. s. m. Che significa unto, e per antonomasia Gesù Cristo: Cristo. || Imagine di esso: Cristo. || essiri lu Cristu ’mmenzu li iudei, esser l’innocente fra’ tristi. || un cristu di pietati, dicesi d’un uomo pieno di malanni: essere un cristo spirante. || nun cc’e cristu chi teni, non si può rintuzzare non si può far contro: non c’è cristo che tenga (Giusti). || nun c’essiri cristu, non v’esser modo: non c’è cristo.

Crisudda. V. camedriu.

Crisuli. (Scob.) V. piatti d’argentu.

Crita. s. f. T. geol. Carbonato di calce, bianco d’ordinario e rare volte bigio con frattura terrea, tenero, leggiero, non untuoso: creta. || Noi più spesso l’usiamo per argilla V. || In pl. sta pure per fanghi. || Per sim. di cosa nera, e per lo più di pane scuro da non potersi mangiare. || truvari la crita di fari baddi, fig. trovare chi sappia rispondere, all’uopo, senza paura.

Critaciu. add. Che è della natura della creta, o composto e pieno di creta: cretaceo.

Critazza. s. f. pegg. di crita. || Nel numero del più, terra intenerita dall’acqua e quella porcheria che generano le paludi: limaccio, fangaccio. || critazzi, terre cretose: cretone.

Critazzali. (Scob.) s. m. Luogo dov’è creta, o argilla.

Critazzu. pegg. di creta. Terreno argilloso V. critazza.

Critèriu. s. m. Norma o fondamento per cui si forma un giudizio: criterio. || omu di criteriu, illuminato, fornito delle necessarie cognizioni per giudicar rettamente: colto, dotto. || – morali, argomento ben fondato per induzione, o per esempî simili: criterio morale.

Crìtica. s. f. Parte della logica, che insegna a giudicare: critica. || Arte ed atto di censurare: critica. || Censura o componimento fatto per censurare checchessia: critica. || Per maldicenza.

Criticamenti. avv. In modo critico: criticamente.

Criticari. v. a. Giudicare delle cose altrui, notandone i difetti: criticare. P. pres. criticanti: criticante. P. pass. criticatu: criticato.

Criticaturi –tura. verb. Chi o che critica: criticatore –trice.

Criticazioni. s. f. Il criticare: criticazione.

Criticedda. s. f. dim. di creta.

Critichetta. s. f. dim. di critica. Voce di spregio.

Critichettu. s. m. Critico ignorante e presuntuoso: critichetto.

Critichinu. add. Che spesso e volentieri critica, sparla: criticuzzo, maldicente.

Criticu. s. m. Chi critica: critico.

Critica. add. Dedito a criticare; appartenente a critica: critico. || Appartenente a crisi: critico. || jorna critici, quelli de’ quali il medico giudica dell’infermo: dì critici.

Criticuni. s. m. accr. di critico: criticone.

Critignu. add. Color di creta.

Critticeddu. s. dim. di crettu: scriatello.

Crittu. V. cridutu.

Critusu. add. Di qualità di creta, pieno di creta: cretoso.

Crivari. v. a. Passare pel buratto o vaglio: abburattare, vagliare (Sp. acribar).

Crivaru. s. m. Colui che fa o vende buratti, vagli, stacci: vagliajo, stacciajo. || Prov. lu figghiu di lu crivaru fa li criviceddi, i bambini scimiottano i più grandi: chi nasce di gallina convien che razzoli.

Crivata. s. f. Quantità che cape lo staccio: stacciata, vagliata (V. participiu).

Crivatedda. s. f. dim. di crivata: stacciatina, vagliatina.

Crivazzu. pegg. di crivu.

Criveddu. s. m. Vaglio di pelle concia con buchi alquanto larghi per nettare dalle mondiglie più grosse le biade: crivello.

Criviceddu. s. m. dim. di crivu: piccolo staccio, staccetto, vaglietto.

Crividdari. V. cèrniri.

Crividdu. V. criviceddu.

Crivillari e derivati. V. cèrniri.

Crivillusu. add. Uomo fantastico, stravagante, che in ogni cosa pone difficoltà, e vuole tutto scandagliare per minuto: cacapensieri.

Crivu. s. m. Arnese da separare la crusca dalla farina: staccio, buratto. O il frumento e biade dalle materie eterogenee: vaglio, cribro (voce poetica). || Del frullone: burattello V. firruni. || – d’acciurari, è il più fino: staccio da fior di farina. || essiri un crivu d’occhiu, tutto fori: bucherato, sforacchiato. || fari stari un crivu d’occhi, per sim. conciarlo pel dì delle feste: sconciarlo. || V. in suli un prov.

Cro. V. gro. || cro-cro v. tringuli-minguli. || È anche la voce del corvo: crai.

Crocchè. V. crucchè.

Crocchiu. s. m. Adunanza di persone per discorrere: crocchio. || fari crocchiu, adunarsi a discorrere: far crocchio, far capannelli.

Cròcchiula. s. f. T. zool. Nicchio marino, quasi piccola conca, e si dice del nicchio solo o [p. 241 modifica]coll’animale dentro: conchiglia. Chama L. || Anco quelle fossili che trovansi nelle viscere della terra: conchiglia. || – di s. Japicu, specie di conchiglia bivalve scanalata, di cui i pellegrini adornano il loro cappello e il sarrocchino: cappa santa o di S. Giacomo. || met. Meli l’usò per innamorata: dama, amante. || Per sim. persona magra, grinzosa: scarna, stecchita. || aviri li crocchiuli, essere decrepito, poichè la pelle diventa quasi scagliosa. || sunari li crocchiuli, dar la baja ad alcuno: dar la quadra, sonar le nacchere o le tabelle. || Per zolla. || Per crucchiuluni di pani V.

Croccu. s. m. Strumento per lo più di ferro, adunco per uso di aggrappare: uncino, rampino, raffio, crocco. || manu a croccu, quelle dei ladri: mani a uncino. E aviri li mani a croccu, rubar segretamente: esser delle mani, ass. || Nelle tonnare è quel gancio di ferro inastato con cui si ammazzano e si tiran i tonni nel palischermo: crocco. E generalmente in marineria ogni strumento a uso di afferrare: uncino, gancio, crocco. || lu croccu di la carni, arnese di ferro con molti uncini attorno ad uso di appendervi carne: appiccatojo, appicagnolo. || Rametto secco a forma di angolo, di cui un lato è attaccato al paniere, e coll’altro si appende agli alberi per comodo di riporre i frutti nell’atto di coglierli: ranfione. || Uno strumento per abbrancare qual cosa sott’acqua o sollevar dal fondo una àncora ed una gomena: rampone, rampicone. || sta cosa è appizzata a lu croccu, dicesi proverbialmente di un provvedimento, una concessione, un assenso facile ad aversi: essere nel carniere. || Arnese per tirar la roba da entro il tamburlano: forchetto. || a croccu, posto avv., torto in punta: adunco, a uncino. || croccu masculinu, uomo tristo: figuro. E vale anche: cattivo pagatore. || appizzari lu croccu ad unu, cogliere l’occasione d’incolparlo: attaccar il ferro addosso a uno. || essiri un croccu, malsano, tutto rattrappito.

Crollu. s. m. Tracollo, danno: crollo. || dari l’ultimu crollu, andare in rovina: dar l’ultimo crollo.

Croma. s. f. T. mus. Nota musicale di otto a battuta: croma.

Crònaca, Crònica. s. f. Storia che procede secondo l’ordine de’ tempi e narrata alla semplice: cronaca, cronica.

Cronichista. s. m. Scrittore di cronache: cronichista, cronista.

Crònicu. add. Aggiunto di male lungo, opposto all’acuto ch’è veloce e precipitoso: cronico.

Cronista. V. cronichista.

Cronologgìa. s. f. Ordine e dottrina de’ tempi: cronologia.

Cronologgicamenti. avv. In modo cronologico: cronologicamente.

Cronologgista. s. m. Chi sa o professa cronologia: cronologista.

Cronòmetru. s. m. Strumento che serve a misurar il tempo; e per eccellenza dicesi di orologio esatto: cronometro.

Cropa. s. f. Fastello di spine: manata di spine. || Legatura usata dai mulattieri: legatura a rete.

Cròpanu. V. abbìtu (albero).

Crovu. V. corvu.

Crozza. s. f. La parte superiore del capo: cranio || La sola cassa ossea del cranio spoglia di pelle: teschio. || Pietra tondeggiante di cui la superficie sia senza terra: macigno. || – munnata, dicesi d’un calvo: zuccone. || Sorta di misura V. carozzu. || Bastone alto alla spalla d’uomo, con in cima confitto un pezzo di legno traversalmente, serve per appoggiarvisi gli zoppi adatiandolo alla loro ascella: gruccia. || Bastoncino alto circa m. 0,50 con in cima confitto un legno per appendere le vesti nel ferro del guardaroba: gruccia. || jiri cu li crozzi, adagio, pianamente: a rilento. || arrivari cu li crozzi, fig., a grande stento. || Per dispregio a femmina vile: berghinelluzza, scrofa. || Misura con cui il mugnaio piglia parte della roba macinata per sua mercede: bozzolo.

Crua. V. grua.

Cruàcchiu. V. curvacchiu.

Cruàtta. V. cuvarta. || fari cruàtti V. fari badagghi.

Crucchè. s. m. sing. e pl. Specie di polpettine gentili fatte o di riso o di patate o altro: crocchette, crocchettine.

Crucchera. s. f. Pezzo di ferro a cui son attaccati uno o più uncini.

Crucchettu. s. m. Da croccu. Coppia di strumenti di fil di ferro o rame doppio, l’uno detto masculino adunco da un capo e l’altro capo in due piegature simili al calcagno delle forbici: ganghero, gangherello, crocchetto; l’altro detto fimmininu simile al precedente salvo che invece dell’un capo uncinato è aperto a ucchiello: gangherella, femminello.

Crucchïari. v. intr. Rubare, portar via: grancire, uncicare, colleppolare.

Crucchiceddu, Crucchiteddu. s. m. dim. di croccu: uncinetto, raffietto.

Crucchitteddu. s. m. dim. di crucchettu: gangherino, gangherello piccolo. Può dirsi masculinu e fimmininu come crucchettu.

Crucchittu. V. crucchettu.

Crucchiulidda. s. f. dim. di cròcchiula: conchiglietta, nicchiolino. || fig. Vecchietta sparutina: vecchicciuola. E in cattivo senso: sgualdrinella.

Crucchiuluneddu. s. m. dim. di crucchiuluni: nicchietto. || Rosicchiolo.

Crucchiuluni. s. m. accr. di crocchiula: nicchione. || – di pani, pezzetto di pane o altro indurito o risecchito: rosicchio, seccherello.

Crucchiulusu. add. Di animale o cosa squamosa.

Crucera. s. f. t. art. Qualsivoglia attraversamento di legno, ferro, ecc. a foggia di croce: crociera. || T. arch. Volta sulle seste acute con gli spigoli ossia costole da rilievo: volta a crociera. || T. astr. Costellazione australe formata da 4 stelle: crociera. || T. mar. Pezzo di legno quadro o tondo inchiodato a traverso de’ mascellai del castello verso prua: crociera. || Paraggio dove uno o più bastimenti da guerra incrociano il mare: crociera. || mittirisi in crucera: mettersi in crociera. || – di l’animulu: crociera dell’arcolaio (An. Cat.). || Luogo dove si attraversan le strade: crocicchio. || V. crucitta.

Crucetta. s. f. dim. di cruci: crocetta. || Gioiello fatto a croce che portasi dalle donne appeso al collo per ornamento: croce. || Quelle de’ [p. 242 modifica]cavalieri negli ordini civili ecc.: croce. || T. mar. Barre di legno che si dispongono a traverso delle costiere e nel verso della larghezza per sostenere la piattaforma della gabbia: crocette (Zan. Voc. Met.).

Cruci. s. f. Due legni a traverso l’un dell’altro: croce. || Insegna de’ cristiani: croce. || La croce che fanno i cristiani segnandosi colla mano: il segno della croce. || farisi la cruci o farisi la cruci a lu viddicu o cu la manu manca, fig. restare grandemente meravigliato: farsi il segno della croce di checchessia. || Per sim. ogni cosa formata a somiglianza di croce: croce. || Tribolazione, pena: croce. || prigari o mittirisi cu li vrazza ’n cruci, mettersi le braccia a croce in segno di preghiera e umiliazione: far croce, far delle braccia croce, star con le braccia in croce. || pigghiari la cruci, pigliar l’abito di alcuna religione militare: prendere la croce. || mèttiri ad unu ’n cruci o cu li vrazza ’n cruci, pregare vivamente: scongiurare. Insolentire: provocare, stizzire. || tutti avemu la nostra cruci, ciascuno ha le sue afflizioni: ognuno ha la sua croce. || a cruci o ’n cruci e nuci, a foggia di croce: in croce. || pri sta santa cruci di carni, giuramento che si fa incrociando due dita e baciandoli: alla croce di Dio. || la santa cruci, l’alfabeto: croce santa, perchè in principio vi si solea metter la croce. || – di chiesa, quella parte di essa tagliata a mo’ di croce: crociata. || – di via, il luogo dove attraversansi più vie: crocicchio, crociata. || àcula e cruci V. àcula (giuoco). || Prov. fabbricarisi la cruci cu li so manu, far cosa onde gliene venga male: aguzzarsi il palo in sul ginocchio. || nun si pò cantari e purtari la cruci, non si posson fare due cose opposte nel tempo stesso: non si può cantare e portar la croce. || fari la cruci a una parti, a una cosa o faricci la cruci, allontanarsene con dispetto e con intenzione di non più tornarvi, non volerne più sentir parlare, o anche esser astretto a disfarsene: baciar il chiavistello, far un crocione. || farisi la cruci: principiare. || I venditori quando fanno nella giornata la prima vendita dicono facèmunni la cruci. || fari cruci, concepir orrore: far crocione. || – di Malta, insegna de’ cavalieri gerosolimitani: croce di Malta. || la cruci di li spaddi, gli omeri, fig. idoneità a fare, a operare. || la cruci pettorali, quella che portano pendente al collo i Vescovi: croce pettorale. || È anche quel segno che si fa sopra le parole scritte erratamente: crocellina, nota. || fari lu firriu di li cruci virdi, quando si va in giro per tante cose e non se ne riesce: andar in volta. || si junceru li santi cruci! quando si uniscono due i quali non si concordan mai o che vanno per molestar altrui: eccoli insieme! || cci sunni cruci, cruciddi e cruciazzi, per dimostrare le diverse tribolazioni cui siam sottoposti. || gran cruci, dignità di certi ordini: gran croce. || – di s. Andrìa, a forma di X: croce di S. Andrea || – di muru. T. mur. Il sito dove due muri si toccano e forman angolo: spigolo. || la cruci di la trippa, chiaman i venditori di frattaglie, i siti nelle trippe bovine, dove incontransi quei cordoni lisci e polposi. || sapiri ’na cosa comu ’na santa cruci, saperla bene: averla come alfabeto. || purtari a cruci e nuci V. a siggitedda || la cruci d’autru t’insigna a purtari la tua, riguardando certuni assai più infelici di noi, sembriamo felici colle nostre pene. || – di l’urditu. T. tess. Estremità dell’ordito opposta al piede, nella quale i fili s’incrociano e sono in qualsiasi modo raccomandati al subbiello: croce dell’ordito (Car. Voc. Met.). || teniri unu ’n cruci, fargli provare tormenti: tener altrui in croce. || fari ’na cruci supra un dèbbitu ecc. cancellarlo: far una croce sopra un debito. || scinniri ad unu di la cruci, fig. biasimarlo vivamente, fieramente: porre in croce alcuno, gridargli la croce addosso, rodergli il basto.

Cruciari. v. a. Tormentare: cruciare, crociare.|| Segnar altrui col segno della croce: crociare. || Attraversare due cose a mo’ di croce: incrociare, incrocicchiare. || rifl. Darsi tormento: cruciarsi. || intr. L’attraversarsi delle penne maestre delle ali quando son venuti ad un certo crescimento. || – la tunnara, scegliere il luogo con le funi segnando la traccia per calare le reti. E met. deporre ogni speranza di cosa pretesa: far crocione.

Cruciata. s. f. Così si chiamava l’esercito dei cristiani, contro i turchi, i protestanti o contro i cristiani nemici politici del papa: crociata. || la bulla di la cruciata, grazie accordate dal papa mercè pagamento con cui fare guerra agl’infedeli, agli eretici ed ai liberali: bolla della crociata. || T. bot. santa cruciata, salicornia che nasce spontaneamente in Trapani. || Attraversamento di più vie in un punto che facciano come croce: crociata.

Cruciatu. add. Da cruciari in tutti i sensi: crociato, cruciato. || Controsegnato di croce: crociato. Quelli che entravano nella crociata.

Cruciazza. s. f. pegg. di cruci.

Crucicchia. dim. di cruci: crocetta, crocellina. || fari crucicchi, met. patir fame: far delle crocette.

Crucicchiu. s. m. Luogo dove due vie si attraversano: crocicchio.

Crucidda. V. crucicchia. || fari cruciddi, fig. non aver da mangiare: far delle crocette. || fari li cruciddi, uffiziar in più chiese. E fig. far molte visite: far molte chiesine.

Crucìfari. s. m. pl. Uno degli ordini religiosi soppressi, i di cui membri portavan una croce rossa nel vestito nero: crociferi. || T. bot. Le piante di cui i fiori sian composti di 4 petali e di sei stami: crociate.

Crucìfaru. s. m. Ognuno dell’ordine de’ crociferi, o chi porta croce: crocifero. || fari lu crucifaru, fig. di chi fa vista d’avere molte faccende o brighe: acciaccinarsi.

Crucifiàrisi. p. intr. pass. Far segni di croce per attestare o negare o meravigliarsi o detestare dando forza, crucifiarisi tuttu: segnarsi.

Crucificari, Crucifìggiri. v. a. Conficcar sulla croce: crocifiggere. || Affliggere, travagliare: crocifiggere. || rifl. Mortificarsi, macerarsi: crocifiggersi.

Crucifissaru. s. m. Chi fa crocifissi in legno o carta ecc.: crocifissajo.

Crucifissazzu. s. m. Crocifisso grande e brutto.

Crucifisseddu. s. m. Crocifisso piccolo: [p. 243 modifica]crocifissino. || fig.Uomo sparutino, tristanzuolo: tisicuzzo, smingherlino.

Crucifissioni. s. f. Il crocifiggere: crocifissione. || fig. Mortificazione: macerazione.

Crucifissu. add. Da crucifìggiri: crocifisso. || s. Gesù in croce: crocifisso. || stari cu lu crucifissu a lu pettu V. stari cu l’ostia in mucca in ostia.

Crucifissuri. verb. m. Chi crocifigge: crocifissore.

Crucisignatu. add. Controsegnato di croce, crociato: crocesegnato.

Crucitta. s. f. T. mar. Uno de’ due pezzi di legno che vanno alla estremità degli alberi di parocchetto e di gabbia, e servono per inferirvi le due sartie di velaccio. || armari crucitta, guarnire un bastimento colle sole crocitte cioè senza coffe negli alberi maggiori. || Nel linguaggio met. marinaresco vale pure per far le corna: far le fusa torte.

Crucittina. s. f. dim. di crucetta: crocellina.

Cruciuna, Cruciuni. accr. di cruci: crocione.

Crudamenti. avv. Con crudezza: crudamente.

Crudeltà, Crudeltati. s. f. Atrocità d’animo nel volere troppo imperversare o nel non voler avere compassione: crudeltà, crudeltade, crudeltate. || Azione crudele: crudeltà.

Crudignu. add. Non ben cotto: crudetto. || Detto di pane, semi-crudo: pastoso.

Crudilazzu. add. pegg. di crudili: crudelaccio.

Crudileddu. (Rocca) dim. di crudele: crudeletto.

Crudili. add. Chi ha crudeltà: crudele, meno di atroce. || Operato fatto con animo atroce: crudele. || Detto di cosa che rechi afflizione: crudele. || Gli amanti lo dicono a chi non loro corrisponde: crudele! Sup. crudilissimu: crudelissimo.

Crudilissimamenti. avv. sup. Crudelissimamente.

Crudilitati. V. crudeltà.

Crudilizza. Lo stesso che crudeltà (A. V. italiana, crudelezza).

Crudilmenti. avv. Con crudeltà: crudelmente.

Crudilitati. V. crudeltà.

Crudità. s. f. Astratto di crudo, in sign. di non cotto: crudità, cruditate. || Astratto d’immaturo: crudità. || Stato morbifero degli umori, che cagionano o accrescono la malattia: crudità.

Crudizza. s. f. Qualità di ciò che è crudo: crudezza. || Acerbezza, immaturità: crudezza. || pl. Quelle materie nello stomaco non concotte, e l’effetto cagionato da esse: crudezze. || T. pitt. Difetto delle pennellate, linee ecc. che non hanno grazia: crudezza.

Crudu. add. Non cotto: crudo. || Acerbo, non facile a digerirsi: crudo. E per le carni e pesci sotto sale, non pervenuti alla perfezione: non fatto. || tirrenu crudu, non istagionato, non cotto dal sole: terra, campo crudo. || met. Crudele, aspro: crudo. || nutizia cruda, non bene appurata, esaminata: inesatta. || diri ’na cosa cruda cruda, e purtarila cruda cruda o troppu cruda, annunziar un fatto senza preamboli, o con poca precauzione che altri se la possa aver a male: schiccherarla lì. || cchiù crudu ca cottu: poco men che crudo. || vinu crudu, non maturo, non fatto: vino crudo. || sita, filu crudu, senza concia, non bollito: seta, filo crudo. Sup. crudissimu: crudissimo.

Cruduliddu. add. dim. di crudu: crudetto.

Crudumi. V. crudità.

Cruduzzu. s. m. T. anat. Osso delle vertebre formante l’estremità inferiore della colonna rachitica: coccige. || L’estremità delle reni più apparente negli uccelli sopra il sesso: codrione, codrizzo, codione. || La parte del quadrupede a piè della schiena: groppa. || E di tutti gli animali: groppone. || Pasq. lo dice derivato da clunes quasi clunuzzu.

Cruna. s. f. Contratto da curuna V. || Il forellino dell’ago: cruna, che pur diciamo curuna. || pl. I due lati della rete: scaglietti (An. Cat.).

Crunetta. V. cunetta.

Crunicazza. s. f. pegg. di cronaca: cronicaccia.

Crunichedda, Crunichetta. s. f. dim. di cronaca: cronachetta, cronichetta.

Crupa. V. muzzuni.

Crusca. V. ciusca. || L’Accademia fiorentina per le cose della lingua: crusca.

Cruscè. s. m. Arnese in punta uncinato, con manico, o tutto un pezzo per far lavori a magliette: uncinetto, ago da ricamo. || Strumento di ferro uncinato che serve nelle fonderie di caratteri a staccare e far cadere il carattere gettato dopo aver aperto la forma: rampino (Fr. crochet).

Cruschïari. v. intr. Parlare studiato l’italiano: cruscheggiare.

Cruselli. s. m. pl. Sorta di paste.

Crusta. s. f. Quella coperta di escrementi riseccati che si genera naturalmente sopra la pelle rotta o magagnata: crosta. Onde si dice anche della corteccia del pane: crosta. || – di solu, quella di sotto, – di facci, quella di sopra. || met. La parte apparente, la corteccia di checchessia: crosta. || met. Lordume, sozzura: loja. || Le incrostature di alcuni corpi formatevi nella superficie qualora siano state lungamenie nell’acqua o esposti a stillicidio: crosta. || Ciò che si distacca dalle pitture o dalla superficie d’altri corpi: crosta. || – di latti, o lattìa, bolle con molta crosta che vengono a’ bambini poppanti: crosta lattea o lattime. || Quella parte che si secca sulla pelle ulcerata: schianza.

Crustàceu. add. e s. Aggiunto di animali marini armati di crosta: crostaceo.

Crustana. V. custana e derivati.

Crustata. s. f. Crosta di zucchero che si stende alla superficie di molti dolci: crostata.

Cruscazza. s. f. pegg. di crosta.

Crusticedda, Crustidda. s. f. dim. di crosta: crosterella.

Crustineddu. s. m. dim. di crustinu: crostinetto (parmi d’uso).

Crustinu. s. m. Fettuccia di pane arrostito: crostino. || Alle volte vi si stende su qualche diverso condimento, e si portan a tavola per inframesso: crostini.

Crùstuli. s. m. pl. Paste dolci fritte in forno.

Crustuneddu. V. crustineddu.

Crustuni. s. m. accr. di crosta: crostone.

Crustusu. add. Che ha croste, o è della natura delle croste: crostoso, crostuto.

Cruva. V. crapa. Verso Nicosia.

Cruvata. V. cuvarta. [p. 244 modifica]

Cruvecchia. V. cartedda. Nel Catanese.

Cruvecchiu. Metatesi di cuverchiu.

Cruvedda, Cruveddu. V. cartedda. Corruzione di corbello.

Cruvicchiaru. V. cartiddaru.

Cruvicchiuni. V. cartidduni.

Cruviseri. V. curviseri.

Cruzzari. V. truzzari.

Cruzzata. s. f. Colpo dato colla gruccia: grucciata.

Cruzzazza. s. f. accr. e pegg. di crozza in tutti i sensi. || Teschione, scrofaccia.

Cruzzetta. s. f. dim. di crozza, gruccia piccola: gruccetta.

Cruzzicchia, Cruzzicedda, Cruzzitedda, Cruzzitta. dim. di crozza in ogni significato. || Gruccetta, gruccettina. || Berghillenuzza.

Cruzzularu. V. trunzu.

Supplemento

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Craculuni. V. carrumi (Appendice).

Crapu. s. m. Capro (Rapisardi).

Crastuni. Per curnutu. || Quei chioccioloni di color chiaro: marinella (Perez).

Cri-cri. V. ’ia ’ia.

Criàntulu. V. picciriddu (Rocca).

Criatu. s. m. Prov. a bonu criatu nun manca patruni: a buon cavallo non manca sella.

Cricchia. T. orol. Stretta piastrettina di acciaio, la quale, imperniata all’un dei capi, imbocca nel ruotino dell’orologio, per farlo girare in un solo verso: nottolino (Perez).

Cridenza. s. m. Prov. cridenza fu aucisa, l’ammazzau lu pagaturi, far credenza non è buono. || cu’ fa cridenza tocca dinari quannu manca penza, chi fa credenza riha i danari quando meno ci pensa.

Cridiri. v. a. Prov. cu’ cchiù sapi, mancu cridi, ragion per cui vi è chi odia la scienza. || cu’ facili cridi, facili è ingannatu: chi tosto crede, tardi si pente.

Criesa. V. chiesa.

Cripiatura. s. f. Brutta piega nella stoffa o simile: grinza (Perez).

Crisciu. V. griggiu.

Cristafidi. V. cabbarasi.

Cristàudu. V. cristallu (Nel Caltanissettese).

Cristiari. V. santiari. Specialmente dell’imprecar sempre a Cristo.

Crìstira. V. tistaredda (Nel Caltanissettese).

Crividduzzu. dim. di crividdu.

Crivili. Nella frase nun aviri nè crivili nè criminali, non aver nulla che si possa dire sul conto di alcuno.

Crivuzzeddu. V. crividduzzu.

Cròstula. s. f. Sorta di trappola da pigliar uccelli, fatta di ossa (In Licata).

Cruciata. V. cruciatu. Uccello.

Cruciatu. Sorta di anatra: volpoca (Caglià).

Cruciddi. fari cruciddi, vale anco anfanare: far de lunarii.

Cruppera. V. cudera.

Crusuleu. V. ajula. Uccello.

Cruveddu. In Licata chiaman così anche una certa sorte di pesce.

Cruvucari. V. sepelliri (In Licata) [p. 1144 modifica]