Nuovo vocabolario siciliano-italiano/FR

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FO FU

[p. 398 modifica] Fra. e 'nfra. prep. Tra: fra.

Fra. Accorciativo di frate: fra'.

Fraari. v. intr. Rumoreggiamento che fa la marina quando si vuol levar la tempesta: rubbolare. || Il venir alla superficie dell’acqua che fanno i pesci.

Frabbalà V. farbalà. || Spezie di lasagne lavorate agli orli.

Fràbbica. V. fabbrica.

Frabbuttu. (Mal.) s. m. Truffatore, ingannatore: farabutto.

Fraca. V debbuli (Vinci e Pasq.).

Fracassamentu. s. m. Il fracassare: fracassamento.

Fracassari. v. a. Frangere con rumore, romper in più parti sì che la cosa rimanga malconcia: fracassare. || fracassarisi, andar in fracasso: fracassare (intr.). || met. Sconciare, attraversare i disegni altrui: contrariare. || Andar in rovina: fracassare. || T. mur. Lisciare col pialletto: piallettare, sfratazzare (Fanf. Voc. d. u. Tosc.). P. pass. fracassatu: fracassato. || Piallettato.

Fracassatissimu. add. sup. Fracassatissimo.

Fracassatizzu. dim. di fracassatu.

Fracassatuni. accr. di fracassatu.

Fracassatura. s. f. Fracassamento: fracassatura.

Fracassaturi –tura. verb. Chi o che fracassa: fracassatore –trice.

Fracassìa e Fricassìa. V. fricasè.

Fracassiari. V. fracassari nell’ultimo significato.

Fracassiatu. s. m. Il muro piallettato.

Fracassìu s. m. Fracasso continuato o il frastuono del fracasso: fracassìo.

Fracassu. s. m. Rottura fragorosa; e rumore simile a quello che fan le cose nel rompersi: fracasso. || fari fracassu, far gran rumore: far fracasso. || Una gran quantità: un fracasso. || fig. Strage, ruina: fracasso. || a fracassu, a ruina, a precipizio: a fracasso. || Per met. frastuono, bisbiglio: fracasso. || T. mur. Assicina quadra di una spanna di lato, attraversata nel mezzo da un regoletto a uso di presa, serve a lisciar l’intonaco: pialletto, sfratazzo (Fanf. Voc. d. u. Tosc.).

Fracassuni. accr. Gran fracasso.

Fracassusu. add. Che fa fracasso: fracassoso. || Detto di uomo che troppo e molto comincia, fa e si precipita: acciarpone, abborraccione. || Detto di cosa di più apparenza che sostanza. || Persona che fracassa o fa grande strepito: fracassone.

Fracastòriu. s. m. Medicamento oppiato detto così dal suo autore, Fracastoro. || met. Cosa nojosa.

Fraccata. s. f. Gran quantità e dicesi di legnate, busse: una fraccata di vastunati: una fiacca, un fiacco di bastonate.

Fraccatuna. accr. di fraccata.

Fraccheca. s. f. Cosa vile, vecchia di poco conto: ciarpa.

Fracchecu. add. Misero, senza quattrini: fiaccato, spiantato.

Fracchi. s. m. Vestito da conversazione con le falde a coda: giubba lunga, falda (Fr. frac).

Fracchïari. v. intr. Cominciar a mancar, a venir meno e si dice di molte cose che col tempo e coll’uso perdono di loro essere: sciuparsi. || Detto di persona: indebolirsi. O dar sospetto di mancar o che: vacillare, barellare. || Detto di cosa che di certa divien dubbia: vacillare. || met. Errar colla mente: armeggiare (da fraccu o fiaccu, quasi infiacchire).

Fracchina. V. facchina.

Fracchizza V. fiacchizza.

Fraccò. V. fraccottu.

Fraccòmmudu. s. m. Fuggifatica, che fa le cose a suo comodo: santagio, comodone. [p. 399 modifica]

Fraccottu. s. m. Speciedi giubbone ridotto piccolo e leggiero: giubboncino (Dall’ingl. frakcoat: abito a frak).

Fraccu. V. fiaccu. || V. fracchi.

Fraci, Fracili. V. facili per forse.

Fracillatu. add. Si dice di cosa logora, consumata, quasi sfragellata; rifinito.

Fràcitu. V. fràdiciu.

Fradicissetti-e-fradiciottu. Modo burlesco per dire: fradiciccio. E detto di persona: malaticcio, bacato. E i Toscani dicono: fra’ diciassette e’ diciannove c’è la festa a S. Marcello.

Fràdiciu. add. Corrotto, ma di corruzione innoltrata con umidità laddove non dovrebbe essere: fràdicio, fràcido. || Quando è più: putrefatto. || Detto di drappo: tarlato, fradicio. || farisi fradiciu, fig., irritarsi, rodersi, annojarsi fieramente. || sapiri o aviri ’na cosa fradicia ’n testa, saperla benissimo: saperla per lo senno a mente, a menadito. || scusi o raggiuni fradici, deboli, da nulla. || scacciarili fradicia. V. scacciari. || livari lu fradiciu, correggere levar il male. || fradiciu o fradiciu ’mputia, detto di uomo: malsano, bacato. || jucarisi la fradicia o jucarisilla a la fradicia, di due persone che si somigliano e corrono la medesima sventura: essere a diciotto soldi per lira || grassu fradiciu, si dice per esagerare la grassezza di qualche animale: grasso bracato. || fradiciu marciu, molto fradicio: fradicio marcio o fradicio mezzo. || s. Per fradiciume: fradicio. || Prov. lu fradiciu nun teni, il vecchio non dura.

Fradiciumi. s. m. Aggregato di più cose fradice, ed il fradicio stesso: fradiciume, fracidume. || met. Detto di malattia diuturna: malsanìa.

Fradicizza. s. f. Astratto di fradicio: fradicezza, fracidezza.

Fraenti. s. m. pl. Scogli a fior d’acqua o poco sopra di essa, ne’ quali l’acqua rompe: frangenti, rompenti (Car. Voc. Met.).

Fragàgghia. s. f. Miscuglio di molte sorta di pesciolini di poco pregio, che vengono verso lido in tempi burrascosi: frugaglia. || pl. Cose vili, di poco pregio: ciarpame.

Fragagghiedda. dim. di fragagghia.

Fraganti. add. Odoroso: fragrante.

Fraganza. s. f. Buon odore, soave: fragranza.

Fragari V. fraari. || Far tempesta: tempestare.

Fragarìa. s. f. T. bot. Pianta che fa le fragole: fragaria. Fragaria vesca L.

Fragata. s. f. Nave da guerra di alto bordo, men grande che un vascello, più veloce: fregata. || – a vapuri: a vapore o pirofregata.

Fragatedda. dim. di fragata: fregatina.

Fragatuni. accr. Fregatone.

Fraggellu. V. flaggellu.

Fraggileddu. dim. di fraggili: un po’ fragile.

Fràggili. add. Che agevolmente si rompe: fragile. || Detto di persona, cagionevole: fragile. || fig., Debole d’animo, di virtù non resistente: fragile. || Di cosa che dura poco, non istabile: fragile. || Cosa transitoria, passeggera: fragile. Sup. fraggilissimu: fragilissimo.

Fraggilicchiu. dim. Alquanto fragile.

Fraggilissimamenti. avv. sup. Fragilissimamente.

Fraggilità, Fraggilitati. s. f. Astratto di fragile in tutti i sensi: fragilità, fragilitade, fragilitate. || Fallo commesso per fragilità: fragilità. || Incostanza: fragilità.

Fraggilizza. s. f. Fragilità: fragilezza (voce poco usata).

Fraggilmenti. avv. In modo fragile: fragilmente.

Fraggiluni. accr. di fraggili: molto fragile.

Fràgua, Fràgula. s. f. T. bot. Pianta di frutto noto: fràgola, fràvola, e così il frutto. || – ananassi. Fragaria chilensis Molin. || – di tuttu l’annu. Fragaria vesca semper florens L. || – vranchi, altre varietà. Fragaria vesca flore albo L. || Spezie d’uva: fragola o fravola (Pal. Voc. Met.).

Fragulicchia, Fragulidda. dim. di fragula: fragolina.

Fraguluna. accr. di fragula.

Fraguri. s. m. Strepito, rumor grande: fragore.

Fragurusu. add. Che mena fragore: fragoroso.

Frallòppiu. V. falloppiu.

Frama. V. fama, ma in mal senso.

Framanti. add. Si dice di cosa nuova, nitida, lucente: splendente. Quasi dire fiammante.

Frambua. V. ruvettu di s. Franciscu. (Dal fr. framboise).

Framèttiri. v. a. Metter fra una cosa e l’altra: frammettere.

Framillu. add. Dicesi di cosa malconcia, venuta a mal’essere: tristo, rifinito. || Detto d’uomo poco abile, dappoco: ciarpiere, disutile, sgraziato.

Framingu. Lo dicevano per chi parlava oscuro, quasi in lingua fiamminga.

Framizzari. v. a. Metter fra mezzo: frammezzare. || rifl. Interporsi: frammezzarsi. P. pass. framizzatu: frammezzato.

Frammassunarìa. s. f. Società segreta, potente e umanitaria: massoneria, frammassoneria (Voce d’uso; dal Fr. franc-maçonnerie).

Frammassuni. s. m. Individuo della massoneria: frammassone, massone (Dal fr. franc-maçon: libero muratore).

Frammentu. s. m. Parte di cosa rotta; por lo più pezzo di opera, di scritto o altro: frammento.

Frana. s. f. Spaccatura prodotta da scoscendimento di montagna: frana; sembrano di superficie solida e son invece pregne d’acqua perciò tutte mota a pericolo d’affondare. || Il luogo ove va la frana: frana.

Franari. v. intr. Far frana: franare. P. pass. franatu: franato.

Franata. s. f. Frana: franata.

Franazza. pegg. e accr. di frana.

Francamenti. avv. Con franchezza: francamente.

Francavìgghia. s. f. Modo basso per dire che una cosa si è avuta senza spesa, p. e. la tali cosa mi vinni di francavigghia, lo stesso che non averla comperata: a ufo.

Francavigghiotu. s. m. Dicesi ad uomo che vive a ufo: cavalier d’industria.

Franchissimamenti. avv. sup. Franchissimamente.

Franchizza. s. f. Esenzione: franchezza, franchigia. || Ardimento, bravura: franchezza. || Immunità, privilegio: franchigia. || Pratica nel dar tocchi, nelle arti: franchezza. || Sincerità, schiettezza: franchezza. || aviri la franchizza, pigghiari la franchizza, aver dodici figli, perchè chi arrivava ad averne tanti, godeva privilegio, o una sovvenzione.

Frància. s. f. Guarnizione da mettersi [p. 400 modifica] all’estremità delle vesti o che: fràngia. || fig. Ciò che di falso si aggiunge a un racconto, a una storiella: frangia. || essiricci francia, esservi fame, carestia: aver la picchiarella, aver maffia, aver la stanga. || ’mmiscarisi Francia e Spagna (qui si parla delle due nazioni), confonder cosa e cosa: guazzabugliare.

Francicedda. dim. di frangia: frangetta.

Francisarìa. s. f. Voce di celia, imitazione dalla lingua, dei costumi de’ Francesi. || Spacconata.

Franciscanu. s. m. e add. Frate di uno de’ mille ordini claustrali, che infestavano lo Stato: francescano.

Francischinu. s. m. Così alle volte dicesi il servitore.

Francisi. Per spiantato. V. spòlisu.

Francisiari. v. intr. Usar francesismi: franceseggiare.

Francisinu. Aggiunto di giovane vanerello, che sta troppo nelle mode e spocchia: milordino, zerbino, frustino.

Francisottu. V. francisinu. || T. zool. Uccello di ripa con le gambe lunghe e sottili, si ciba di molluschi e vermi; detto pure oceddu cavaleri: imantopo, cavalier d’Italia (Mort.).

Francittina. dim. di francicedda: frangettina.

Francu. add. Libero, esente: franco. || Ardito, intrepido: franco. || Spedito, pratico: franco. || – di portu, – di posta, si dice di involti o lettere quando son francate da chi li manda: franco di porto, di posta. || Detto di cosa: gratis, detto di mangiare, bere: a ufo, senza pagare. || Contrario di stentato ed è T. art.: franco. || fimmina franca: fantesca. || mancia francu fanullone, disutile: scannapane, scannapagnotte. || fari francu, affrancare: far franco. || Per assicurare, esentare: francare. || E per render gagliardo, far sicuro: francheggiare. || farisilla o passarisilla franca, riuscirsene senza pena, senzi inciampi: averla a buon mercato, passarsela impunita. E vale anche, scansare: schifare, sbucciar a. || jiri francu, camminare senza vacillare: andar franco. E fig. esser sicuro del fatto suo: andar franco. || robba franca, senza spesa o da godersi in brigata: sovvallo. || leggiri francu, speditamente: franco. || francu d’acqua, T. mar., stato d’un naviglio, dal quale si sia cavata l’acqua: franco d’acqua. || jiri di francu a francu, chiaramente, apertamente: francamente. || facci franca, vuol dir anco senza rossore, impudente: faccia franca. || Per francamente. Sup. franchissimu: franchissimo.

Francu. V. lira. || Moneta francese pari alla lira: franco.

Franculinu. s. m. T. zool. Uccello di molto belle penne, con collarino di color rancio, grosso quanto una pernice; ha le penne della coda nere colle sommità bianche: francolino. || Perdrix francolinus Latham, Tedrao lagopus L. || In gergo vale francavigghiotu. V.

Frandina s. f. Spezie di tela di Olanda: olanda, olandetta.

Frandinaru. (Mal.) s. m. Chi vende la tela d’Olanda.

Frandògghiula. (Rocca) s. f. Quei pezzetti di carne di majale avanzati dopo fatto lo strutto: cìcciolo, sìcciolo.

Franella. V. fanella.

Frangagghia, Frangagghiu. s. f. e m. (Rocca). Penùria, inèdia.

Frangenti. s. m. Accidente difficoltoso e travaglioso: frangente.

Frannògghiula. V. frandògghiula.

Frantumi. s. m. pl. Tritume, quantità di frammenti: frantumi e sing.: frantume.

Franusu. add. Di terreno che facilmente frana: franoso.

Franzisarìa. v. francisaria.

Fraponiri. v. a. Frammettere: frapporre. || rifl. Frapporsi. P. pass. frapostu: frapposto.

Frappa. s. f. Trincio de’ vestimenti: frappa. || T. pitt. Più foglie o fronde disegnate insieme: frappe.

Frappari. V. frappuliari.

Frappata. s. f. (Scob.) L’atto e l’effetto del frappare: frappatura.

Frappaturi. (Scob.) s. m. Avviluppatore, giuntatore: frappatore. || Maldicente.

Frapposizioni. s. f. Interposizione, il frapporre: frapposizione.

Frappuliamentu. s. m. Il frappare, il trinciare: trinciatura, cincischio.

Frappuliari. v. a. Minutamente tagliare: frappare. P. pass. frappuliatu: frappato.

Frappuliaturi, Frappulinu. V. frappaturi.

Fràriciu. V. fràdiciu.

Frasa. V. frasi.

Frasàriu. s. m. Raccolta di frasi: frasàrio. || Per dispregio si dice di un dato numero di frasi di cui suol alcuno continuamente far uso: frasario.

Frasazza. pegg. di frase: frasaccia.

Frasca. s. f. Ramoscelli fronzuti boscherecci, o altra erba secca: frasca. || La paglia che rimane sulle barbe delle biade secate: seccia, stoppia. || Detto d’uomo e più di donna leggiera: frasca. || E frasca d’omu, uomo da nulla, o che inganna: uomo di paglia. || ’n frasca, detto di vite, non potata. || E detto di qualunque lavoro abbozzato a pena. || E T. lib., dicesi dei libri non cuciti. || E dicesi della manna di peggior qualità. || Parlando di tessuti affiorati o di ricami, vale con intrecci di fogliami, ecc. || In pl. Quell’unione di mazzi di stipa fatta a capannucci perchè i bachi da seta ci vadan a far i bozzoli: frasca.

Frascamatu. V. ’nfrascamatu.

Frascami. s. f. Quantità di frasche: frascame.

Frascanti. s. m. T. pitt. Dipintore di paesi boscherecci: frascante (Mort.).

Frascarìa. s. f. Frasche, bajata, bagattella: frascherìa.

Frascariedda. dim. di frascheria: frascheriuccia.

Frascata. s. f. Ombra o coperto di frasche: frascata.

Frascàtula. s. f. Specie di focaccia. || Farinata: paniccia. || Vivanda quasi liquida: pappolata. || Spezie di pasta. V. cuscusu, ma più grossa.

Frascheri. s. m. Uomo che fa frascherie: fraschiere.

Fraschetta. s. f. dim. di frasca: fraschetta. || met. Ad uomo leggiero: fraschetta. || T. stamp. Telajetto di ferro con vari spartimenti di carta o simili, che mettesi sul foglio da stampare, [p. 401 modifica] affinchè ciò che ha da rimaner bianco non venga macchiato: fraschetta.

Fraschiari. v. intr. Il raccorre la frasca che fanno i contadini: far la frasca. || Il romoreggiare delle frasche commosse: frascheggiare. || Burlare: frascheggiare. || Usar il coito.

Fraschïatina. s. f. Rumore che fa il vento o altra cosa tra le frasche: frascheggío.

Fraschicedda. dim. di frasca: fraschetta.

Fraschittarìa. s. f. Cosa da uomo leggiero, vano: frascherìa. || Gherminella.

Fraschittedda. s. f. Dicesi a ragazzetto vispo: frùgolo.

Fraschittòla. s. f. Donna leggiera, vana: fraschettuola, frascarella (Rigutini).

Fraschittunazzu. pegg. di fraschittuni.

Fraschittuni. accr. di fraschetta, uomo inesperto, arrogante, vano: ragazzuolo, rogantello. || Detto di donna, anco: civettuola.

Fràscia. s. f. T. legn. Pezzo di legname che fa parte di costruzione: toppo, ceppo. || Per architrave.

Fràscili. V. rosula. Nel Catanese.

Frascinata. V. frascinitu.

Frascinedda. V. dittamu biancu. || V. frassinedda.

Frascinitu. s. m. Luogo dove sian piantati molti frassini: frassineto.

Frascinu. s. m. T. bot. Albero alto, diritto: fràssino. Fraxinus ornus europaea L. || – di manna, altro albero alto, di grosso tronco, di rami poco estesi; le foglie con foglioline ovate appuntate lisce che derivano da gemme nere: frassino. Fraxinus excelsior L. || T. dei mugnai. Le macine di sotto, su cui gira il coperchio della macina: fondo della macina. || V. cucùddia.

Frasconi. V. fratta.

Frascuddi, Frascugghi. s. f. pl. Pezzuoli sottili di ramuscelli, stipa, frasca: fuscelli, brùscoli.

Frasculiari. v. a. Tramenare, sconvolgere confondendo checchessia, agitare: mestare. || Per scanari V. || V. ’mbrugghiari.

Frascusu. add. Leggiero, pieno di frasca: frascheggioso (L. B. Alberti).

Frasi. s. f. Modo di dire, unione di più parole che formino un senso: frase. || Per trasl. si dice anco d’una espressione di musica: frase.

Frasiari. v. a. Usar frasi nello scrivere o nel parlare: fraseggiare.

Frasiatu. add. Detto di discorso o scritto condito di frasi: fraseggiato.

Frasiggiamentu. s. m. L’uso delle frasi: fraseggiamento.

Frasiggiari. V. frasiari.

Frasiggiaturi. verb. m. Chi o che fraseggia: fraseggiatore.

Frasìggiu. V. frasiggiamentu.

Frasologgìa s. f. Raccolta di frasi, o frasario: fraseologia (Mort.).

Frassinedda, Frassinella. s. f. T. bot. Pianta di steli diritti, pelosi, coperti di glandule viscose, midollose; chiamasi anco dittamo bianco: frassinella. Dictamnus albus L.

Fàssinu V. fràscinu, albero.

Frastonu. s. m. Confusione di diversi strepiti e rumori quasi fuor di tuono: frastuono.

Frastornu. V. frica.

Frasturnari. v. a. Dissuadere, impedire: frastornare. P. pass. frasturnatu: frastornato.

Fratacchiunazzu. pegg. di fratacchione: fratacchionaccio.

Fratacchiuneddu. dim. Frate anzi piccolo che no, ma vispo: fratacchiotto.

Fratacchiuni. s. m. Frate paffuto, carnacciuto; e si dice per disprezzo o per beffa: fratacchione, torzone.

Fratantimenti, Fratantu. avv. In questo o in quel mezzo tempo: frattanto.

Fratastru. s. m. Così chiamansi i figli dello stesso padre avuti da due mogli e viceversa: fratelli di padre e non di madre, e nel secondo caso: fratelli uterini o fratelli di madre. || Fratellastro.

Fratata. V. munacata.

Fratazzu. pegg. di fratello: fratellaccio.

Frateddu. V. cucinu. Così in alcuni luoghi.

Fratellu. s. m. Fratello. V. frati. || Uomo di chiostro, e specialmente i laici conversi che non han messa: converso, torzone. || Confratello di una stessa compagnia: confrate, fratello. || scriviricci fratellu carissimu a checchessia, e vale far conto d’averlo perduto: tirargli un zero, fargli dir le messe di S. Gregorio.

Fratempu. avv. In questo o in quel mezzo tempo: frattanto.

Fraterna. s. f. Esortazione, incitamento amichevole. Onde fari ad unu ’na fraterna, cercare di persuaderlo, indurlo colle buone.

Fraternamenti. avv. Da fratello: fraternamente.

Fraternità. s. f. Fratellanza, compagnia fraternale: fraternità, fraternitade, fraternitate. || Concordia ed unione tra fratelli: fraternità.

Fratèrnita s. f. Adunanza spirituale altrimenti detta compagnia: fratèrnita.

Fraternizzari. v. intr. Tirar ad affratellarsi, affratellarsi: fraternizzare (Ugolini vorrebbe si dicesse: affratellarsi).

Fraternu. add. Da fratello, di fratello: fraterno.

Frati. s. m. Nome dei nati dello stesso padre e la stessa madre: fratello, germano. || – uterinu. V. fratastru. || – di latti, gli allevati col latte della stessa nudrice: fratel di latte. || – naturali, i nati secondo natura, non legittimati: fratel naturale. || Compagno, amico intrinseco: fratello. || di frati e frati, da fratello: veracemente, amorevolmente. ||Nel senso di monaco: frate. Onde il prov. frati, ciumi e parrini sunnu li mali vicini, il toscano differisce: nè mulo, nè mulino, nè fiume, nè forno, nè signore per vicino. || Evvi un modo di vocativo che si fa con questa voce p. e. senti ô (a lu) frati, che i Toscani direbbero: senti il mi’ fratello.

Fratìa. V. confraternita.

Fraticeddu. dim. di fratello: fratellino. || dim. di frate, ma sa dell’umile: fraticello.

Fraticida. s. m. e f. Ucciditore del fratello: fratricida.

Fraticìdiu. s. m. Uccisione di fratello: fratricidio.

Fratiddanza, Fratillanza. s. f. Domestichezza fratellevole: fratellanza. || Adunanza spirituale, fraternità: fratellanza.

Fratillazzu. pegg. di frati: frataccio, torzone.

Fratilluni. accr. di frati: fratone. || E vale anche: frate da molto. [p. 402 modifica]

Fratilluzzu. V. fratuzzu. || dim. di frati: fratuccio. (Tomm.), fraticino.

Fratiscamenti avv. A mo’ de’ frati: fratescamente. || Da fratello: fratellevolmente.

Fratiscu. add. Da frate: fratesco. || Detto di chi tratta volentieri coi frati: fratajo, fratesco.

Fratisimu. s. m. Stato e qualità di frate: fratismo.

Fratta. s. f. Macchia o luogo intricato da pruni, sterpi: fratta.

Frattaredda. dim. di fratta.

Frattarìa. s. f. Desiderio di far presto una cosa: fretta (A. V. ital. fratterìa). || Folla, calca di gente: pressa di persone. || Borbogliamento, rumore: borboglio.|| fari frattarìa, spingere a che altri faccia: pressare, avacciare. || Far romore, fracasso.

Frattariazza. pegg. di frattaria: molta fretta, furiaccia.

Frattariddusu. V. frattariusu.

Frattariedda. dim. Un po’ di fretta.

Frattariusu. add. Che opera con fretta: frettoloso.

Frattiatina. s. f. Rumore che si fa tra le frasche: frascheggio, fruscìo.

Frattina. dim. di fratta.

Frattura. s. f. Rottura, l’atto del frangere e lo stato della cosa rotta, e più delle ossa: frattura.

Fratturari. v. a. Rompere, spezzare, e dicesi delle ossa del corpo: fratturare. P. pass. fratturatu: fratturato.

Fratu. V. flatu.

Fratuzzu. dim. e vezz. di fratello: fratellino, fratelluccio.

Fraudari. v. a. Far frode, defraudare: fraudare. P. pass. fraudatu: fraudato.

Fraudi. V. frodi.

Fràula. V. fragula (Anco nel Fiorentino fràola).

Frauliata. s. f. Corpacciata di fragole.

Fràulu. add. Detto di legno. V. fradiciu.

Fràvula. V. fragula.

Frazioni. s. f. T. arit. Numero contenente parte della unità: frazione.

Fraziunedda. dim. di frazioni: frazioncella.

Frazzata. s. f. Coperta di letto fatto di pannolano grosso: schiavina. || – a livra, quelle più gentili: dossiere, dossiero. || Detto a donna brutta e malfatta: scrofa (Sp. frazada: schiavina).

Frazzatàriu. Aggiunto di frate riformato detto di S. Maria della Mercede. V. mercedariu. || Per cattivo, tristo.

Frazzatazza. pegg. di frazzata. || met. Donnàcchera, scrofaccia.

Frazzatedda. dim. Piccola coperta.

Frazzatuna. accr. di frazzata.

Frèccia. s. f. Arma da ferire tirata coll’arco: freccia. || T. mar. La cima degli alberi di pappafico e di belvedere, la quale sta per ornamento: freccia.

Fregata. V. fragata.

Frèggiu. s. m. Fornitura a guisa di lista per adornare e arricchire vesti od arnesi: fregio. || Quel membro d’architettura fra l’architrave e la cornice: fregio. || T. stamp. Tutto ciò che nelle pagine s’imprime per puro ornamento: fregio. || V. anco in fricu.

Freguentari. V. frequentari.

Frementi. add. Che freme: fremente. || Per sim. del mare allorchè romoreggia prima della tempesta: fremente.

Frèmiri. v. intr. Metter fremito, far rumore come fanno le bestie feroci; e per trasl. far un certo strepito per ira: fremere || Per nitrire: fremere. || Detto di mare quando romoreggia: fremere.

Frèmitu. s. m. Rumore di voce tra le fauci, mosso da passione violenta d’ira: frèmito. || E dicesi dello strepito de’ venti anco e del mare.

Frenari. v. a. Metter o tener in freno: frenare. E ha senso fig. P. pass. frenatu: frenato.

Frenesìa. s. f. Il grado estremo della pazzia, continuo, violento e veemente delirio: frenesìa. || Umore o pensiero fantastico: frenesìa.

Freneticamenti. avv. Con frenesia: freneticamenti.

Freneticamentu. s. m. Frenesia, atto di frenetico: freneticamento.

Freneticari. v. intr. Esser in preda a frenesia: freneticare. P. pres. freneticanti: freneticante.

Frenetichizza. s. f. Frenesia: frenetichezza (voce poco usata).

Frenèticu. add. Infermo di frenesia: frenètico. || Per trasl. delirante: frenetico.

Frenìtica. add. T. med. Dicesi della febbre infiammatoria, e della infiammazione del cervello: frenìtica.

Frenu. s. m. Strumento che si mette in bocca al cavallo, appiccato alle redini, per guidarlo, reggerlo: freno. || Per redine, briglia: freno. || Per basette (D. B.). || chiamari lu frenu, o dari la chiamata cu lu frenu, parlando di cavalli, dicesi dell’atto che si fa con esso per farli voltare: volger il freno. || fig. frenu sta per governo, ritegno: freno,.Onde mettiri un frenu, lu frenu di li liggi, ecc.: imporre un freno, il freno delle leggi. E mettiri a frenu, raffrenare: mettere o porre a freno. E teniri ’n frenu o a frenu: tener a o in freno. || allintari lu frenu, lasciar in balìa: rallentare o allargar il freno. || senza frenu, sfrenato: senza freno. || T. pesc. Corda di una specie di giunco colla quale si attacca la nassa.

Frequentari. v. a. Andar frequentemente in alcun luogo, a una cosa: frequentare. P. pass. frequentanti: frequentante.

Frequentativu. add. Che indica frequentazione, e presso i grammatici dicesi de’ verbi che importano l’idea accessoria di frequentazione: frequentativo.

Frequentatu. add. Usato frequentemente: frequentato. || Detto di luogo dove capita molta gente: frequentato. Sup. frequentatissimu: frequentatissimo.

Frequentaturi. verb. m. Chi o che frequenta: frequentatore.

Frequentazioni. s. f. Il frequentare: frequentazione. || Figura rettorica per cui le cose sparse in tutta l’orazione si raccolgono in un luogo per l’effetto oratorio: frequentazione.

Frequenti. add. Che si fa o accade molte volte: frequente. || Detto di luogo frequentato: frequente. || di frequenti, è più di sovente, molte volte: di frequente. Sup. frequentissimu: frequentissimo.

Frequentimenti. avv. Con frequenza: frequentemente. [p. 403 modifica]

Frequentissimamenti. avv. sup. Frequentissimamente.

Frequenza. s. f. Reiteramento di cosa che si fa o accade spesso: frequenza. || Concorso di gente, moltitudine: frequenza.

Fretta. V. frattarìa. || ’n fretta, posto avv., con gran prestezza: in fretta. || ’n fretta ’n fretta, con tutta fretta: in fretta e in furia, o anco: frettolosamente. || Prov. cosa fatta in fretta, prestu è disfatta: chi fa in fretta, ha disdetta.

Frettu. V. furettu.

Frevi. s. f. Moto sregolato del sangue accompagnato da calore e frequenza di polso: febbre (che pure il volgo Toscano storpia per metatesi in: frebe. E Jacopone ha: freve). || – continua: febbre continua. || la frevi cuntinua ammazza l’omu, fig., tutto ciò che nuoce e dura porta a ruina: la febbre continua ammazza l’uomo. || fari pigghiari lu friddu e la frevi, si dice quando alcuno guarda troppo pel sottile, è troppo casoso, e fa difficoltà, sofisticherie: far venire le febbri. || – acuta, pericolosa, che in pochi giorni fa il suo corso: febbre acuta. || – effimera, di un giorno: effimera o diaria. || – epatica, che proviene da affezione al fegato: febbre epatica. || – ettica, lenta, cronica, quotidiana, congiunta colla emaciazione del corpo: febbre etica o polmonare. || – intermittenti, che lascia intervallo tra un parossismo e l’altro: febbre intermittente. || – maligna, d’infezione, accompagnata da eruzioni di varie specie, tifo: febbre maligna. || – putrida, la gastrica: febbre putrida. || – gastrica, che procede da malattia di stomaco: febbre gastrica. || – tirzana, che viene un dì sì e un dì no: febbre terzana. || – quartana, che ritorna ogni terzo giorno: febbre quartana. || – nirvusa, in cui si risente il sistema nervoso: febbre nervosa o sinoca. || – splenica, che proviene da affezione alla milza: febbre splenica. || met. frevi, cosa che tiene altrui in agitazione o pena: febbre. || E anche passione d’animo, voglia intensa: fregola, uzzola. || aviri o nun aviri frevi a ’na cosa, averci o no premura: calere o non calere. || – amurusa, mal d’amore: febbre amorosa. || – d’aria, le periodiche o terzane, ecc. che dànno le malarie: febbri (pl.). || – manciuna per ischerzo a chi non ha nulla, anzi mangia benissimo: febbre mangerina o de’ rosìcchioli. || aviri la frevi di lu ’mpisu, essere grandemente angosciato, in travaglio, in ambasce: trambasciare. || Prov. pri frevi tirzana (o quartana) nun sona campana, non si muore per la terzana o quartana: febbre terzana non fe’ mai sonar campana. || cummattiri cu la frevi e la dibbilanza, fig. aver a fare con persone increscevoli, che in tutto voglian sofisticare e con pretensione. || Prov. frevi cci vegna a cu’ frevi mi misi, ca sugnu ciuri di tutti li misi, si dice anco dagl’innamorati non corrisposti: chi arde e non lo sente arder possa in fino al dente. || frevi quartana li vecchi ammazza e li giuvini sana: febbre quartana, il vecchio uccide e il giovane risana. || frevi autunnali o longa o murtali, è chiaro: febbre autunnale o è lunga o è mortale.

Frica. s. f. Voglia inquieta, ardente bramosia: frègola. || aviri frica, gran premura: aver furia. || frica-frica, è canto di certi uccelli: chiocchiolìo. || E si dice anco per dire ciò che s’è inteso: ridire.

Fricamentu. s. m. Il fregare: fregamento. || Per noncuranza. || Per coito.

Fricari. v. a. Leggermente stropicciare: fregare, e fricare (poco in uso). || fig. Fare qualche beffa, qualche danno: fregare, calarla ad uno. || Usare con donna: fottere. || fricarisinni, non gliene calere: infischiarsene, imbubbolarsene. || fricarisi cu unu, stargli sempre alle costole: fregarsi attorno alcuno. P. pass. fricatu: fregato. || Infischiato.

Fricasè. s. m. Specie di manicaretto d’interiora di polli, con carne tritata, con conditura e guazzetto: cibreo (Dal fr. fricassée). || È però diverso da ciò che nel continente chiamasi fricassea. V. suffrittu (Mort.).

Fricassìa. V. suffrittu.

Fricata. s. f. L’atto del fregare: fregata. || fari ’na fricata, far un danno o una burla seria: attaccarla a uno.

Fricatazza. pegg. di fricata.

Fricatedda. dim. Fregatina.

Fricatina. s. f. Il fregare: fregagione.

Fricatuna. accr. di fricata in ambo i sensi.

Fricatura. s. f. Il fregare: fregatura.

Fricazioni. s. f. Il fregare che si fa sopra qualche parte del corpo per divertire gli umori: fregagione.

Fricaziunedda. dim. di fricazioni: fregazioncella.

Fricaziununa. accr. di fricazioni.

Fricciari. v. a. Tirar o colpir di freccia: frecciare. P. pass. fricciatu: frecciato.

Fricciata. s. f. Colpo di freccia: frecciata.

Friccicari. v. intr. Produrre un senso di desìo, voglia: invogliare, stimolare, eccitare. || Calere, importare: montare. || rifl. Prendersi piacere in una cosa: coccolarvisi (Friccicarsi in Toscana vale fregarsi, star attorno ad alcuno).

Friccichïàrisi. v. intr. pass. Muoversi in qua e in là gingillando: ciondolare, dondolarsi, sdonzellare.

Frichïari. v. a. Fregar una cosa sull’altra: stropicciare. || rifl. Stropicciarsi. P. pass. frichiatu: stropicciato.

Frichïatu. s. f. L’atto dello stropicciare: stropicciato.

Frichïatedda. dim. Stropicciatella.

Frichïatina. s. f. Il frequente stropicciare: stropiccío.

Frichïatura. s. f. Lo stropicciare: stropicciatura.

Fricïari. v. a. Ornar di fregio: fregiare.

Fricïata. s. f. La parte esteriore del discolato, o capo di banda che si adorna colla scultura o dipintura: fregiata. (Zan. Voc. Met.).

Fricïatu. add. Guernito di fregio: fregiato.

Frìcina. V. fiscina.

Friciteddu. dim. di friciu.

Friciu. s. m. Guarnizione a guisa di lista per vesti, ecc: fregio. || Quelle pitture, sculture, ecc. colle quali si circondano le estremità delle mura immediatamente sotto i palchi delle stanze: fregio. || Taglio che si fa altrui nel viso: fregio, sfregio. || fig. Macchia, disonore: fregio. V. freggiu.

Friciuni. V. fruciuni. [p. 404 modifica]

Fricuniari. V. frichïari.

Friddamenti. avv. Con freddezza, pigramente, a malincuore: freddamente. || Con freddura o tepidezza d’affetto: freddamente. || Senza brio: freddamente.

Friddiceddu. dim. di friddu: freddarello. || V. fridduliddu.

Friddissimamenti. avv. sup. Freddissimamente.

Friddizza. s. f. Qualità delle cose sensibili che sono fredde: freddezza. || Pigrezza, lentezza: freddezza. || Poco affetta, poca cura: freddezza. || Pochezza di brio: freddezza.

Friddizzu. add. Alquanto freddo: freddiccio.

Friddu. s. m. Qualità nota de’ corpi: freddo. || – siccu, vento gelato, asciutto di certi tempi: brezzone, uzza. || – chi scorcia, – chi trasi ’ntrall’ossa, gran freddo: freddo che pela. || rizzi di friddu, il tremito cagionato dal freddo e dalla febbre: brividi, ribrezzo. || lu celu a fari friddu e nui a trimari, forza è aver pazienza quando non si può altro: far di necessità virtù. || lu signuri manna lu friddu secunnu li panni (o li lani), dicesi che le disgrazie vengano secondo come altri può soffrirle, non sempre vero! Dio manda il freddo secondo i panni. || Prov. lu friddu di jinnaru, lu malu tempu di frivaru, lu ventu di marzu, l’acqui d’aprili, l’acquazzina di maju, lu bonu mètiri di giugnu, lu bonu pisari di lugliu, li tri acqui d’agustu, cu la bona staciuni vannu cchiù di lu tronu di Salamuni: il gran freddo di gennajo, il mal tempo di febbrajo, il vento di marzo, le dolci acque d’aprile, le guazze di maggio, il buon mieter di giugno, il buon batter di luglio, le tre acque d’agosto con la buona stagione, vagliono più che il tron di Salomone. || lassari unu friddu, ucciderlo: freddar uno. || lu friddu di jinnaru jinchi lu granaru: il gran freddo di gennajo, empie sempre il granajo. || essiri in friddu cu unu, in poca amicizia, anzi in broncio: esser amaro con alcuno (Rigutini), esser male di alcuno, corrucciato. || pigghiarisi di friddu, esser invaso da freddo in moda da non poterlo comportare: infreddolirsi. || lu friddu, ass., la stagione invernale: il freddo. || Prov. lu friddu di marzu s’infila ’ntra lu cornu di lu voi, tanto è forte!

Friddu. add. Che ha la qualità di freddo: freddo. || Detto di uomo pigro, lento: freddo. || Poco affezionato: freddo. || Leggermente stizzito: crucciato, in broncio. || parrari o rispunniri friddu, freddamente. || anca fridda. V. flemmaticu. || a sangu friddu, con calcolo, assentitamente: a sangue freddo. || E sangu friddu si dice ad uomo prudente, accorto, non irascibile: oculato, assentito. || Privo di brio: freddo. || T. Pitt. Di ciò che manca di espressione: freddo, che non esprime nulla. E colorito freddo se è debole. || fera fridda con pochi negozî e negozianti: fiera fredda. || Prov. guardati di la livata di lu friddu, cioè di chi par troppo paziente: guardati da aceto di vin dolce. Sup. friddissimu: freddissimo.

Fridduliddu. add. dim. Freddino, freddarello.

Friddulinu. V. friddusu.

Friddura. s. f. Freddo, ma indica più rigore: freddura. || Trascuraggine, pigrizia: freddura. || Qualsiasi fatto o detto senza brìo nè vivezza: freddura. || Cosa di cui si abbia a tenere poco conto: freddura. || Scemamento di affezione, tepidezza d’affetto: freddura. || essiricci fridduri, dicesi quando fra due comincia a rompersi l’amicizia, e ad entrar lo segno: cruccio, broncio. || V. in calura un prov.

Friddusazzu. pegg. di friddusu.

Fridduseddu. dim. Alquanto freddoloso.

Friddusu. add. Che teme, che cura il freddo: freddoloso, freddoso. Sup. friddusissimu: freddosissimo.

Friddusuni. accr. Di molto freddoloso.

Friggi. V. effiggi (Salomone-Marino, Canti pop. sic.).

Friggiari. V. friciari.

Friggiatura. s. f. Guernimento di abiti, arnesi: fregiatura. || Qualsivoglia altro ornamento: fregiatura.

Friggiditati. s. f. Natura e qualità di ciò che è frigido: frigidità, frigiditade, frigiditate. || Impotenza all’atto carnale: frigidità. || Quella indisposizione che si piglia, a stare in luoghi umidi: frigidezza.

Friggidizza. s. f. Freddezza: frigidezza. || Qualità di ciò che è frigido: frigidezza.

Frìggidu. add. Abitual qualità, mentre freddo indica lo stato: frìgido. || Si dice del terreno che per soverchia umidità non è capace di dare buon frutto: frigido.

Friggilità, Friggiulità. V. friggiditati.

Frigùgghiu. s. m. Freddo rigoroso.

Frigugghiusu. V. friddusu.

Friguliari. v. intr. Cagionare quell’ardore come fa il sale, l’aceto sulla carne viva: frizzare.

Frìgulu. V. frìvulu.

Frìiri. v. a. Cuocere in padella con lardo, strutto, ecc.: frìggere. || friiri li pisci cull’acqua, essere proprio miserabile: non aver pane pe’ sabatini. || friiri ad unu cull’ogghiu so, usargli liberalità del suo; ricambiare una ribalderia cogli stessi mezzi: render pan per focaccia. || va friitillu, ti lu pò friiri, si dice quando spregiamo ad altrui checchessia. || mannari a fari friiri, scacciare: mandare a far friggere. || intr. ass. Cominciar a bollire a secco e si dice di olio e altri grassi: friggere. || Detto di uomo, aver voglia impaziente: aver frègola. || – li manu, esser lì per dar di mano, picchiare: pizzicar le mani. || – li pedi, aver voglia di ballare: prudere le piante. E più propriamente esprimere quel senso che ha ai piedi chi ha camminato troppo: frizzare. || Detto di piaghe, provare quell’ardore, cociore: cuocere, frizzare, martellare. || Di chi è vago spendere il danaro oltre il bisogno diciamo: li dinari cci friinu. || Far quel rumore della frittura nella padella, mentre si frigge: sfriggolare. || sugnu frittu! son rovinato: son fritto! son bell’e fritto! P. pass. frittu e frijutu: fritto.

Friitina. s. f. L’atto e la maniera del friggere: frittura, friggimento. || Strepito che fa un liquido nel friggere: friggìo. || Ciò che si paga al friggitore per friggere.

Friitura. V. friitina. || f. di friituri.

Friituri. s. m. Chi frigge, o chi frigge per mestiere: friggitore.

Frìiu. V. pudia. || V. spiaggia (Scob.). [p. 405 modifica]

Frìjiri. V. friiri.

Frijuta. V. friitina.

Frijutedda. dim. di friuta.

Frìngula, Frìnguli. V. frìnnula.

Frinicìa, Frinisìa. V. frenesìa.

Frinnàculu. (Mal.). V. culu.

Frìnnula. s. f. Pezzo di vestimenta o altro, consumato, stracciato e pendente: strambello, brandello, sbrèndolo. || frinnuli frinnuli, dicesi di un vestito tutto a strappi e strambelli: strambellato, tutto strambelli, tutto brèncioli.

Frinnuliari. v. intr. Dicesi di vestito logoro e stracciato cui ne caschino qua e là i brandelli: sbrendolare (Fanf. Voc. d. u. Tosc.).

Frinza. s. f. Quella particella estrema della tela che si lascia senza riempire, e talora vi si appicca per ornamento: cerro. || Guarnimento che si mette ai vestiti o altro per ornamento: frangia. || E met. il falso che si aggiunge a’ racconti: frangia. || frinzi di nespula, la corona ch’è attorno alla parte superiore delle nespole: smerlini (a Firenze). E vuol dir anco: un nonnulla. || frinzi frinzi. V. frinnuli frinnuli.

Frinzara, Frinzaru. s. f. e m. Colei o colui che fa o vende frange: frangiaja, frangiajo.

Frinzetta. dim. di frinza: frangetta.

Frinziari. v. a. Ornar di frange: frangiare. || Tagliuzzar la carne o altro malamente: cincischiare. P. pass. frinziatu: frangiato. || Cincischiato.

Frinzicedda, Frinzittina. V. frinzetta.

Frinzittinara. s. f. Chi fa o vende frangette, trine, ecc.: trinaja.

Frinzittinedda. V. francittina.

Frinzuni. accr. di frinza: grande frangia.

Frinzusu. V. sfrinzusu.

Friquintari. V. frequentari.

Frisari. v. a. Pettinare e aggiustar il capo come fanno i parrucchieri: acconciar il capo, lisciare. || Per fregiare. Nel qual senso Dante ha nel Credo: I’ dico che ’l battesmo ciascun fresa. Tomm. cita nel suo Nuovo Dizion.: frisare. Ma la nostra voce potrebbe però venire dal Fr. friser: acconciar i capelli, ecc. P. pass. frisatu: acconciato.

Frisata. s. f. L’acconciar il capo: acconciata, lisciata.

Frisatedda. dim. Acconciatina.

Frisatina. V. frisata.

Frisatura. s. f. L’acconciamento e adorno de’ capelli con ricci e vezzi anco: acconciatura, ricciaja. || E gli abbigliamenti di capo posticci che usan le donne, che diciamo anco frisaturi, credo potrebbe tradursi: lisciatura.

Frisaturedda, dim. di frisatura.

Frisaturuna. accr. di frisatura.

Friscalettu. s. m. Strumento rustico musicale di canna o di legno: zùfolo. || Varî strumenti che servono a fischiare: fìschio. || In marina è quello con cui si dànno i segni: fischio. || Per sim. delle gambe secche, gracili; gammi comu un friscalettu: gambe affusolate. || Per frischiceddu. V. || sunari lu friscalettu: zufolare.

Friscalittaru. s. m. Chi fa o vende zufoli.

Friscalittazzu. pegg. di zufulu.

Friscalitteddu. dim. Zufolino.

Friscalittuni. accr. Zufolone.

Friscamenti. avv. Con freschezza, di recente: frescamente.

Friscanzana. s. f. Un fresco più forte che si fa più sentire: frescardito (a Firenze). || pigghiari na bona friscanzana, contrarre una infreddatura: pigliar una freddicaja.

Friscanzanata. s. f. Lo stesso di sopra quasi, ma esprime il venire e il durare.

Friscari. v. a. Mandar fuori il fischio: fischiare, e quando vi ha più arte o destrezza: zufolare. || Lo stridere che fanno i ferramenti o legnami fregati insieme: cigolare. || Dare colla bocca o col naso un suono spiacevole o ridendo forte o pronunziando: cigolare. || Dicesi di qualunque cosa rompa l’aria con velocità: fischiare. || Del vento quando fa rumore: fischiare. || Dicesi degli orecchi nel sentir quel bucinamento, zufolìo o fischio: cornar gli orecchi, fischiar gli orecchi. || Disapprovare con fischi una cantante, uno scritto, ecc.: fischiare. P. pass. friscatu: fischiato.

Friscata. s. f. L’atto del fischiare: fischiata, sufolata. || Disapprovazione manifesta con fischi o che: fischiata.

Friscatedda. dim. di friscata.

Friscatuna. accr. Grande o lunga fischiata.

Friscaturi. s. m. Colui che fischia: fischiatore.

Frischeri. s. m. Chi non è stanco dalla fatica e va a riprenderla: fresco, gagliardo.

Frischettu. s m. dim. di fresco, pero è fresco non sempre piacevole e leggiero: frescuccio, freschetto (Tomm. D.). || Piccolo fischio: fischietto.

Frischïari. V. frisculiari. || V. anco friscari.

Frischiceddu. s. m. dim. Fresco, leggiero: frescolino. || add. Freschetto.

Frischissimamenti. avv. sup. Freschissimamente.

Frischizza s. f. L’esser fresco: freschezza. || Aria fresca: freschezza. || Qualità di ciò che è fresco, contrario di stantìo: freschezza. || Il rigoglio della gioventù: freschezza. || T. pitt. Del colore, della carnagione che abbia bellezza di carni fresche; e del colorito vivace quanto le cose naturali: freschezza. || L’esser nuovo o lavorato di fresco: freschezza.

Frisciari. v. intr. Quel lieve cigolìo che fa la polvere di archibugio quando tarda a divampare, o altro romore simile: friggere. || rifl. pass. (Pasq.) Patire di scorrenza.

Frìscina. s. f. Cesta intessuta di vimini o di canne fesse, tonda, a fondo piano e bocca stretta: corba. || Per fiscina V.

Friscinata. s. f. Quanto cape una corba: corba.

Friscinazza. pegg. di friscina.

Friscinedda. dim. Corbellino.

Frisciola. (Rocca) V. bruciola.

Friscu. s. m. Suono acuto che si fa colle labbra: fischio. || La voce che mandan alcuni rettili: sìbilo, fischio. || Voce di uccelli: fischio. || Quel suono delle palle scagliate con arma a fuoco: fischio. || Strumento che serve a fischiare: fischio. || E specialmente per chiamar gli uccelli: richiamo. || Quel singolar canto che certe volte fa il verdone: striscio. Onde fari li frischi: tirar gli strisci; ed è T. uccell. in Firenze.

Friscu. s. m. Freddo temperato: fresco. || Temperamento del caldo estivo o per soffiar di venti [p. 406 modifica] o per ombra: fresco. || pigghiari lu friscu, goder del fresco in tempi estivi: pigliar il fresco. || cogghiri o pigghiari friscu: infreddarsi. || met. mettiri o teniri ’n friscu, all’aria aperta o in luogo fresco: metter in fresco. || fari friscu, far vento. || cogghiri lu friscu pri la stati, si dice a chi sta al fresco e anco al freddo: pigliar il fresco per l’estate o frescheggiare (Tigri Canti pop. Tosc.) || lu friscu di l’està pri li frumenti, ’ntra l’invernu è poi causa di lamenti, si gode certe volte a danno del futuro: il fresco dell’estate, fa doler il corpo d’inverno. || a friscu, T. pitt., dipingere nel muro intonacato di fresco: a fresco. || L’ora della mattina prima di nascer il sole, e l’ora del tramonto: il fresco (Rigutini). Onde, a lu friscu a lu friscu: per il fresco, nelle ore che non v’è sole.

Friscu. add. Che ha freschezza: fresco. || Della temperatura: fresco. || Di luogo ove non batte sole o non è troppo caldo: fresco. || ventu friscu T. mar., gagliardo ma favorevole: vento fresco. || E met. buona fortuna: vento in poppa. || stari friscu, ironic., esser a cattivo partito, e non aver ciò che si crede: star fresco. || friscu comu ’na rosa, sano, rigoglioso: fresco come una rosa. O sbadato, senza preveder ciò che può accadere: dormirsela fra due guanciali. || Non affaticato, non ancora messo in opera: fresco. || T. pitt. Colorito vivace, pulito, verace: fresco. || Detto di carne, uova, pesci, ecc, che non siano passati, nè stantii: fresco. || pani friscu, ancora caldo: pan fresco. || fig. Di qualunque cosa o fatto recente: fresco. || Detto di persona di poca età: fresco. || di friscu, seguito da poco, recentemente: di fresco. || friscu friscu, freschissimo: fresco fresco. || vaia lu tristu e vegna lu friscu, dice chi si distacca da persona per lui uggiosa, o la scaccia da sè e ne vuol provar altra: aria aria! || li frischi, in gergo, busse: le pacche. || essiri friscu di fari ’na cosa, averla fatta di fresco: esser fresco di far una cosa. || purtari o teniri ’n friscu: tener a bada. Sup. frischissimu: freschissimo.

Frisculiari. v. a. Far vento per rinfrescare: sventolare. || rifl. Farsi vento con ventaglio o simile: sventolarsi. || – a l’oricchi, insinuar segretamente una notizia o un avviso: fischiar negli orecchi. || intr. Spirar vento abbastanza fresco: brezzeggiare.

Frisculiata. s. f. L’atto di sventolare o sventolarsi: sventolata.

Frisculiatedda. dim. Lieve sventolata.

Frisculiatuna. accr. di frisculiata.

Frisculiddu. add. dim. Freschino. || Detto di persona: frescoccio.

Friscumi. s. m. Latticini freschi.

Friscura. s. f. Fresco, ma s’avvicina un po’ al freddo: frescura. || met. Spensieratezza.

Friscuseddu. dim. di frescoso.

Friscusu. add. Che reca fresco: frescoso. Sup. friscusissimu: frescosissimo.

Friscusuni. accr. di frescoso.

Friseddi. s. m. T. bot. Erba sermentosa con foglie spinose, le cui radici son adoperate invece di quelle della salsapariglia: smilace. Smilax aspra L.

Friseddu. s. m. Spazio di una cosa di rincalzo a un’altra.

Frisettu. s. m. Sorta di seta sceltissima.

Frisilli. s. f. pl. Lo stesso che busse, zombate: pacche. || Specie di biscotti, e son celebri: le freselle di Portici in Napoli.

Frisingu. add. Di membra gracili, sparutino: smingherlino. || Nel f. significa anco troja di primo parto.

Frisuni. Aggiunto d’una sorta di cavalli con certe barbette ai piedi: frigione, fregione.

Fritta. V. friitina.

Frittari. a. a. T. mar. Ripulire la parte immersa o carena di un bastimento con le frettazze: frettare (Zan. Voc. Met.).

Frittata. s. f. Vivanda d’uova ribattute con erbe, aromi, strutto, o di altre cose similmente fritte: frittata. || Marrone, sbaglio: frittata. || Onde fari ’na frittata, guastar un negozio, far un errore irrimediabile: far una frittata. || E fari ’na frittata di ’na cosa, guastarla, sformarla, schiacciarla: far una frittata d’una cosa.

Frittatazza. pegg. di frittata: frittataccia (Tomm.).

Frittatedda. dim. di frittata: frittatina.

Frittatuna. accr. Frittatone.

Frittazza. s. f. T. mar. Sorta di scopa grande che serve a nettare per di fuori la parte del bastimento che sta immersa nell’acqua: frettazza (Zan. Voc. Met.). || E accr. di fretta: gran fretta.

Frittedda. s. f. Vivanda di fave fresche fritte in olio o strutto, spesso unitivi piselli, carciofi e simili: frittata di baccelli. || a frittedda, modo di cucinare a guisa della frittata di baccelli.

Frittella. s. f. V. sfincia. || Per busse, percosse.

Frittidduzza. dim. di frittedda.

Frittilledda. V. frittilluzza.

Frittilluna. s. f. pl. fig. Batoste. || dari li frittilluna: picchiare.

Frittilluzza. dim. di frittella: frittelletta, frittelluzza, frittellina.

Frittu. s. m. Vivanda fritta: fritto.

Frittu. add. Da friggere: fritto. || frittu e rifrittu, si dice di cosa detta e ridetta, già saputa: fritto e rifritto.

Frìttula. s. f. Quell’avanzo di pezzetti di lardo o di carne dopo che se n’è tratto lo strutto: cìcciolo, sìcciolo. || zicca frittula o sicca frittula, si dice di un avaro: gretto, tirchio. || ti pari ca’un nn’avemu vistu frittuli di troja, dicesi a chi crede di avere o saper cosa unica al mondo.

Frittuliari. v. a. Far checchessia alla grossa e senza diligenza: acciabattare.

Frittulidda. dim. Ciccioletto.

Frittuluna. accr. Grosso cìcciolo.

Frittulusamenti. avv. Con fretta: frettolosamente.

Frittulusu. add. Che ha fretta od opera con fretta: frettoloso.

Frittumi. s. m. Cose fritte o da friggersi: frittume.

Frittura. s. f. L’atto o la maniera del friggere: frittura. || Vivanda fritta o cose da friggere: frittura, frittume. || Fritto. || Sottigliumi di carnaggi come cervella, granelli, ecc. soliti a friggersi: frittura. || Pesciolini buoni a friggersi: frittura. || a frittura, modo avv., cucinato, fritto: a frittura.

Fritturari. V. friiri.

Fritturaru. V. sfinciaru. [p. 407 modifica]

Fritturazza. pegg. di frittura.

Fritturedda. dim. Fritturina.

Frìulu. V. frivulu.

Frivareddu. dim. e vezz. di febbrajo: febbrajuzzo (come dal prov.: febbrajuzzo peggior di tutti).

Frivarotu. add. Nato di febbrajo o che matura allora: febbraino (in Toscana).

Frivaru. s. m. Secondo mese dell’anno: febbrajo. frivaru curtu e amaru, esprime la brevità e la cattiveria di questo mese: febbrajo corto peggior di tutti. Che noi diciamo anco: frivaru lu curtu, lu peju di tutti. || si frivaru nun frivìa, marzu nun erburìa, dipende da febbrajo l’andar bene: se febbrajo non febbreggia, marzo non campeggia. || curtuliddu è frivaru, menzu duci e menzu amaru, come i due primi proverbi. || frivaru l’aceddi a paru a paru, comincian ad accoppiarsi.

Frivazza. pegg. di frevi: febbraccia (credo d’uso), febbrettaccia.

Frivicciòla. dim. Febbretta.

Frivicciulazza. pegg. di frivicciòla: febbrettucciaccia.

Frivicciuledda. dim. Febbricciàttola, febbricina.

Frivicedda. dim. di frevi: febbricella.

Frivigghiuni. accr. di frevi, febbre acuta e di breve durata, specie di febbre efimera.

Frivugghiu. s. m. Accesso di febbre.

Frivugghiusu. add. Che ha febbre: febbricoso.

Frivularìa. s. f. Cosa frivola: baja, frascheria.

Frivulinu. (Damiano) add. dim. Frivoletto.

Frivulizza. s. f. Qualità di ciò che è frivolo: frivolezza.

Frìvulu. add. Di poco valore: frìvolo. Sup. frivulissimu: frivolissimo.

Frivuna, Frivuni. accr. di frevi; febbre forte: febbrone.

Frivuri. V. fervuri.

Frivuzza. dim. di frevi: febbricina, febbruzza.

Frizzamentu. s. m. Il frizzare: frizzamento (z dolce).

Frizzanteddu. add. dim. Un po’ frizzante: frizzantino.

Frizzanti. add. Si dice del vino quando par che punga: frizzante. || Aggiunto di concetto arguto, pungente: frizzante. || Si dice di chi è arguto: frizzante. || s. Il sapore frizzante che ha il vino: frizzante. || Come add. ha il Sup. frizzantissimu: frizzantissimo.

Frizzantimenti. avv. In modo frizzante: frizzantemente.

Frizzantissimamenti. avv. sup. Frizzantissimamente.

Frizzantuni. accr. Di molto frizzante.

Frizzeari. v. intr. Cagionare quel dolore in pelle come fa l’aceto, il sale sugli scalfitti: frizzare. || Il pungere che fa certo vino nel berlo: frizzare. || fig. Esser destro, ingegnoso e satirico: frizzare (sempre z dolce in ital.).

Frizziari. v. intr. Sentire quel ribrezzo che si desta all’aspetto o al pensiero di cosa che disgusti forte o che impaurisca: ribrezzare. || Per frizzari. V. || T. mus. Suono che dà la corda di musica quando è ossigenata.

Frizzicari. V. friccicari.

Frizziceddu. dim. di frizzu.

Frizzu. s. m. Il frizzare: frizzo. || Motto arguto e pungente: frizzo. || Bruciore: frizzore, frizzo (z dolce).

Frizzusu. V. sfrinzusu.

Fròcia. s. f. Vivanda di uova dibattute con cacio e altri ingredienti: frittata. || fig. Sbaglio, marrone: frittata. || guastirissi ’na frocia di centu ova, si dice a chi non sia buono a nulla. || finiri a frocia, riuscir male.

Fròciu. (Biundi) add. Detto ad uomo scimunito, baggeo: baccellone, moccicone.

Froda. V. frodi.

Frodamentu. s. m. Frode: frodamento.

Frodari. V. fraudari: frodare.

Frodaturi. verb. Chi o che froda: frodatore.

Frodi, Frodu. s. f. L’effetto del dolo, sottrazione dei diritti altrui: frode. || Oltre all’atto può essere l’intenzione e l’abito, frodolenza: frode. E fraude direbbesi della interiore reità dell’intenzione. || Il far passare cosa soggetta a dazio senza pagare è: frodo; ed è anche ogni sutterfugio per cui si voglia nasconder checchessia ad alcuno. || macchinari frodi: tesser frodi; capitar uno mentre fa frodo: coglier frodo. || Prov. cui trama frodi sè stissu rruina: l’inganno va a casa dell’ingannatore.

Frodulenti. add. Che frauda: fraudolente, fraudolento. Sup. frodulentissimu: fraudolentissimo.

Frodulentimenti. avv. Con frode: fraudolentemente.

Frodulentu. V. frodulenti.

Frodulenza. s. f. L’intenzione e l’abito alla frode: frodolenza, fraudolenza.

Frollari. v. a. Far divenir frollo: frollare. P. pass. frollatu: frollato.

Frollo. add. Di carne da mangiare che abbia ammollito il tiglio e divenuta tenera: frollo. || pasta frolla, fatta con farina, burro e zucchero, che serve per far croste ai pasticci o altr’uso: pasta frolla. || fig. Indebolito, spossato: frollo. || Per frullu. V.

Frollatura. s. f. Il frollare: frollatura.

Frollaturi. V. frullu.

Frontispìzziu. s. m. Membro d’architettura a forma d’arco, o con l’angolo dalla parte superiore, che si pone in fronte o sopra a porte, finestre o simili per difenderle da pioggia: frontispìzio, frontispìcio. || La faccia principale d’un edificio o d’un oggetto. || La prima faccia del libro dov’è il titolo: frontispicio.

Fròsciu. V. flòsciu. || Aggiunto di velo di seta detta frisettu simile al tullo V.

Frotta. s. f. Moltitudine di gente, quantità: frotta. || jiri ’n frotta, in molti, a torme: andar in frotta. || a frotta, posto avv., in gran quantità: in frotta.

Fròttula. s. f. Canzone di versi di più maniere e in baja, oggi si usa per trovato non vero, bugia: fròttola.

Frualoru, Fruareddu. V. frugareddu.

Frucchiuni. V. furchiuni.

Frucchiuneddu. dim. di frucchiuni.

Fruceri. s. m. Uomo buono a nulla, che fa papere: acciarpatore, ciabattone, brachierajo, affrucione.

Frucetta. dim. di frocia: frittatina. || Specie di dolciume o pasticciotto.

Frucïari. v. intr. e si fa pass. met. Mandar fuori escrementi liquidi o abbondantemente: scacazzare, squaccherare, squacquerare. [p. 408 modifica]

Frucïata. s. f. La quantità di escremento liquido messo fuori in una volta: squàcchera. || L’atto dello scacazzare: scacazzìo.

Fruciatedda. dim. di fruciata.

Fruciatuna. accr. di fruciata

Frucitedda. dim. di frocia in ambo i sensi: frittatina.

Frucittedda, Frucittina. dim. di frucetta.

Fruciu. V. fruciuni.

Fruciuna. accr. di frocia: frittatone.

Fruciunazzu. pegg. di fruciuni.

Fruciuneddu. dim. di fruciuni.

Fruciuni. s. m. Quella quantità di acqua o zampillo d’altro, che spiccia fuori con violenza dal luogo che la contiene: sgorgo. || a fruciuni, posto avv., abbondantemente: a sgorgo, a fusone. || cavaddu fruciuni, si dice di chi fa le cose prestamente e senza cure: affrucione, acciabattone.

Fruciuniusu. (Mal.) add. Orribile, crudele.

Frugali. add. Parco, sobrio, detto di vitto e simili: frugale. Sup. frugalissimu: frugalissimo.

Frugalità. s. f. L’esser frugale: frugalità.

Frugalmenti. avv. In modo frugale: frugalmente.

Frugareddu. s. m. Fuoco lavorato ristretto in boccioli che si spara per allegrezza; ve n’ha di quelli che pur vanno per aria detti frugareddu d’aria: razzo, spazzalone. || met. Si dice ai fanciulli che non istanno mai fermi: frùgolo. || aviri lu frugareddu a fari ’na cosa, farla precipitosamente. || aviri lu frugareddu ’n culu, non poter star fermo: aver il fuoco al culo. || appizzari ad unu un frugareddu a la cura, stimolarlo, tanto che si persuada fare ciò che si vuole da lui: far frullare uno. (Forse deriva da folgore per similitudine, come in fatti abbiamo anco fùrgaru).

Frugariddaru. s. m. Artefice che fa i fuochi di artificio, i razzi: razzajo, fochista.

Frugaridduni. accr. di frugareddu.

Frugaridduzzu. dim. E propriamente que’ razzi che si spiccano e corrono serpeggiando quasi: serpe, razzo matto.

Fruiri. v. intr. Godere, far pro: fruire.

Frullari. V. frollari.

Frullu. s. m. Quell’arnese di legno con che si frulla la cioccolata: frullino. || E quell’arnese per romper il latte quagliato: frullino (An. Cat.). || Cosa da nulla: frullo. Onde: ’mpurtari un frullu, caler poco: importar un frullo.

Frumentàciu. add. T. bot. Delle piante che producono spighe, ed han somiglianza col frumento: frumentàceo (Fanf., suppl.).

Frumentu. V. furmentu.

Frummàggiu. V. furmaggiu.

Frummìggiula. A Nicosia. V. furmicula.

Frumminga. A S. Fratello. V. furmicula.

Frunda. V. fogghia, ma in italiano si dice delle foglie col ramo: fronda.

Frundiari. V. frundiggiari.

Frundicedda. dim. di frunda: frondetta, frondicella.

Frundiggianti. add. Cha genera od è coperto di fronde: frondeggiante.

Frundiggiari v. intr. Produr fronde: frondeggiare, frondire.

Frundusu. add. Che ha fronde: frondoso.

Frunduteddu. dim. di frundutu.

Frundutu add. Che ha fronde, coperto di fronde: fronzuto, fronduto.

Frunna. V. frunda.

Frunnusu. V. frundusu.

Fruntàgghiu. s. m. Quella parte della briglia che è sotto gli orecchi del cavallo e passa per la fronte: frontale.

Fruntaleddu. s. m. Ornamento che si mette ai fanciulli intorno alla fronte: frontaletto. || Quell’arnese che si mette a’ bambini in capo perchè potendo cascare non si facciano bernoccoli: cèrcine.

Fruntali. s. m. Ornamento che si mette alla fronte o armadura: frontale. || Paliotto da altare: frontale. || Parte callosa della testa del tonno che si sala. || Per cercine. V. fruntaleddu al 2º §. || Quello della briglia: frontale. V. fruntigghiu.

Fruntali. add. Della fronte appartenente alla fronte: frontale.

Fruntazza. accr. di frunti: frontone (Mort.).

Fruntera. s. f. Luogo ne’ confini d’uno Stato, a fronte d’altro Stato: frontiera.

Frunti. s. m. Parte anteriore nel capo: fronte. || Per tutto il volto: fronte. || La parte d’avanti di checchessia: fronte. || La linea de’ soldati che è dalla parte d’avanti: fronte (masc.). || a frunti, posto avv., di rincontro: a fronte. || a prima frunti, a prima giunta, a prima vista: a prima fronte. || stari a frunti, fig., regger al paragone: star a fronte. || E star a competenza con altri: star a o alla fronte. || Più, star al posto, difenderlo, contrastare: mostrar la fronte. || di frunti, a faccia a faccia: a fronte a fronte. || E dalla parte dinanzi, o dalla parte principale: da fronte. || a facci frunti, a rincontro, rimpetto: a fronte. || fari lu facci frunti, far il mallevadore, esser mallevadore. || pigghiari ad unu ’n frunti, fig., sputar bottoni contro uno: sbottoneggiarlo. || liggirisi ’n frunti, vedersi allo esterno ciò che vi è internamente: legger in fronte. || jiri di frunti, T. mar. Marciar colle navi tutte a fianco colle prore nell’istessa linea: andar di fronte. || piegari la frunti, sottomettersi: chinar la fronte. || a frunti scuperta, francamente, senza tema, colla coscienza sicura: a fronte scoperta. || frunti di la manu, la superficie superiore: il dosso o dorso della mano. || fari frunti, opporsi: far fronte. || attaccari quattru a frunti, dicesi dei cavalli attaccati tutti sotto la carrozza. E a ottu a frunti, dicesi quando sono 4 innanzi e 4 alla carrozza.

Frunticedda, Fruntidda. dim. di frunti: fronticina.

Fruntignanu. s. m. Nome di vino come quello che si fa in Francia a Frontignan: frontignano.

Fruntili. V. fruntagghiu o fruntali.

Fruntispizziu. V. frontispizziu. || Gli speziali dicono così i cartellini di etichetta loro o polizzini.

Fruntizza. s. f. T. magn. Rinforzo piano di ferro per tener salde le giunture nelle opere di legno o che. || Quella parte dell’arpione, cioè quella lamina di ferro nell’occhio della quale infila l’ago dell’arpione: bandella. || E in generale, congegnatura di due ferri ad alie, [p. 409 modifica] snodati in mezzo e conficcati l’uno nello sportello e l’altro al telajo, o similmente: mastietto.

Fruntizzuna. accr. di fruntizza, ed è termine de’ carrozzai.

Fruntuna. accr. di frunti: frontone (Tomm.).

Fruntutu. add. Che ha gran fronte: frontoso.

Fruntuzza. V. frunticedda.

Frunzutu. (D. B.) V. frundutu.

Frùsca. V. frùscula.

Frusciari. v. a. Il venir in quantità a sgorgo: sgorgare. || – la testa, a li linniri. V. in abbuttari. || Sciupare. || Il rumore che fanno le frasche mosse: sfrusciare, frascheggiare.

Frusciteddu. dim. di frusciu.

Frùsciu. s. m. Lo sgorgare che fanno i fluidi con violenza e abbondanza, e le scaturiggini naturali: sgorgo, sbruffo. || Rumore che fa il vento o altro fra le frasche: frascheggìo, fruscìo. || Nel giuoco della primiera è quando le quattro carte che si dànno sono del medesimo seme: frussi, frusso. || a frusciu, posto avv.: a sgorgo.

Frùscula. s. f. Que’ fuscelluzzi secchi che sono su per gli alberi: fruscello, frusco, frùscolo. || mala fruscula, fig., furfante, di mal’affare: mala sciarda. || In pl. Cose cattive, bastonate.

Frusculiari. v. a. Mescolare e confondere talmente le cose che in niun modo si discerna l’una dall’altra: infruscare.

Fruseddu. s. m. Piega del vestito sgualcito: grinza, o quelle fatte anco ad arte: crespe.

Frusciu. (Scob.) V. toppa.

Frussioni. V. flussioni.

Frussu. V. flussu.

Frusta. V. zotta. || Specie di gastigo infamante che davasi a’ malfattori portandoli in giro sur un giumento e frustandoli alle spalle nude: frusta. || E alle volte era una semplice berlina. || met. Disonore, vergogna.

Frustari. v. a. Batter colla frusta: frustare. || Punire colla pena della frusta come in antico facevasi: frustare. || met. Pubblicar i fatti altrui per disonorarlo: scorbacchiare. O solamente agir in modo che ridondi vitupero alla famiglia: svergognare, vituperare. || farisi frustari o frustarisi, farsi burlare per qualche scempiataggine: farsi frustare. || frustarisi, detto di merci o altro, esservene in copia: averne a josa o a buon mercato.

Frustatòriu. add. Disonorevole, degno di beffe.

Frustatu. add. Percosso colla frusta: frustato. || s. Chi ha avuto la pena della frusta. || Dicesi per dileggio frustatu o facci di frustatu a persona sfrontata, trista: impiccatello, malardito.

Frustatura. s. f. L’atto del frustare: frustatura.

Frusteri. V. forasteri. || jiri a frusteri, uscir di patria, poichè fuori del proprio paese si diventa tosto forestiere.

Frustinata. s. f. Colpo di frustino, di scudiscio: scudisciata.

Frustinazzu. pegg. di frustinu: scudiscio.

Frustineddu. dim. di frustinu: scudiscio: scudiscella, scudisciuolo.

Frustinu. s. m. Bacchetta ricoperta di strisce sottili di pelle o di altro, che se ne servon i cavalcanti per toccar il cavallo: frustino. || Sottile bacchetta: scudiscio.

Frustrari. v. a. Render vano, deludere: frustrare (Mort.).

Frustustù. indecl. Giuoco fanciullesco, che consisteva nel pigliar tutti un posto fuorchè uno che rimaneva in mezzo, ad un segno colla voce frustustù dovean tutti cangiar posto, e chi non arrivava a tempo rimaneva alla sua volta in mezzo: a birri e ladri (Biundi dice che così lo chiamò il Minucci). || a frustustù, per sim., senza ordine, trascuratamente: a catafascio.

Frùtici. s. m. Dicesi delle piante che sono il mezzo fra gli alberi e le erbe, e mettono dalle radici più rampolli: frùtice (Mort.).

Fruticicchiu. dim. di frutici: fruticello, fruticetto.

Fruticusu. add. T. bot. Che è a forma di frutice, con fusto solo che si dirama: fruticoso.

Fruttajolu, Fruttaloru. (Mort.) s. m. Chi vende frutta: fruttajolo, fruttajuolo.

Fruttami. s. f. Frutte di più maniere: fruttame (s. m.). || Ogni sorta di frutta di infima qualità: fruttame. || Lavoro a frutta: fruttame.

Fruttari. v. intr. Far frutto, e met., giovare, esser utile: fruttare. || Cagionare, produrre: fruttare. || Detto di danaro dato ad interesse: rendere. P. pres. fruttanti: fruttante. P. pass. fruttatu: fruttato.

Fruttatu. s. m. Il prodotto: fruttato. || Ciò che rendono i capitali impiegati: rendita, profitto. || add. Dicesi di terreno che ha frutti o alberi fruttiferi: fruttato.

Fruttera. s. f. Luogo coltivato a piante da frutte: frutteto. || Stanza dove si conservan le frutte: fruttajo. || Piano o vaso da frutta come l’altro vasellame da tavola: fruttiera.

Frutticeddu. dim. di frutto: frutticello, frutterello.

Fruttiferu. add. Che fa frutto: fruttifero. || Salutifero: fruttifero. || Fecondo, prolifico: fruttifero.

Fruttificari. v. intr. ass. Fruttare: fruttificare. || met. Produrre qualche effetto, qualche vantaggio: fruttificare. P. pres. fruttificanti: fruttificante. P. pass. fruttificatu: fruttificato.

Fruttificazioni. s. f. Il fruttificare: fruttificazione. || Presso i botanici, quella parte della pianta che termina, ed è consacrata alla generazione: fruttificazione.

Fruttìficu. add. Fruttifero: fruttìfico.

Fruttiredda. dim. di fruttera.

Fruttu. s. m. Tutto ciò che la terra produce per alimento e sostegno degli uomini e degli animali: frutto. || Prodotto particolare delle piante: frutto. || E colte che siano dalla pianta dicesi anco frutta, e nel pl. fa sempre frutte o frutta. Per tutto il resto fa: frutti. || Si dice anco dell’albero che produce frutta: frutto. || Entrata, rendita annuale: frutto, profitto. || Utile, giovamento: frutto. || Premio, rimerito: frutto. || Interesse che si ritrae dal danaro impiegato: frutto. || L’effetto, gli avanzamenti, l’intento di una cosa sperata o desiderata: frutto. || Conseguenza di una cagione buona. o cattiva: frutto. || Prole: frutto. || frutti primintii o primi frutti, precoci: primaticci. || – di mandra. V. lattazzinu. || fari fruttu, fruttare: far frutto.|| E far effetto o giovamento: far frutto. || met. Prolificare. || frutti ’ncilippati, confezionate nel giulebbe: frutte in giulebbe. || – canditi, preparati al giulebbe, ma conservati asciutti: frutte candite. || [p. 410 modifica] – di marturana, dolciume che facevano le monache della Martorana, ch’era uno de’ mille Monisteri. || E si dice fruttu il sorbetto di frutto: frutto. || E tutti frutti, un sorbetto dov’entran minuzzoli di molte frutta: giardinetto. || frutti, le imitazioni in pittura, ricamo, ecc.: frutti. || fruttu di fruttu, usura dell’usura, interesse dell’interesse. || frutti fora tempu, oltre al senso proprio cioè frutto che si mangia passata la sua stagione: frutti di stagione, significa anche avvenimento inaspettato: inaspettatezza. || – di mari, gli animali marini tutti del genere delle telline, arselle, ecc.: frutti di mare. || E frutti assolutamente è il servito delle frutte nel desinare: la frutta.

Fruttuàriu. s. m. Colui che gode dei frutti d’un capitale temporariamente.

Fruttuusamenti. avv. In modo fruttuoso: fruttuosamente.

Fruttuusissimamenti. avv. sup. Fruttuosissimamente.

Fruttuusitati. s. f. Qualità di ciò che è fruttuoso: fruttuosità, fruttuositade, fruttuositate.

Fruttuusu. add. Che reca frutto: fruttuoso. || Fruttifero: fruttuoso. || Per sim., utile, che giova: fruttuoso. Sup. fruttuusissimu: fruttuosissimo.

Frutu. add. Contratto di firutu: ferito (Pitrè).

Fruvuliata di ventu. s. f. Nodo di vento, vento tutto a un colpo e che duri poco: folata di vento.

Supplemento

[p. 1146 modifica] [p. 1147 modifica] Frandocchiula. V. frandogghiula.

Frantugghiari. v. intr. Nevicar a pochi fiocchi e radi.

Frasa. Per ’mpapocchia V.

Frascatularu. s. m. Venditior di frascatula V. || Imbroglione: treccone. || Ficcanaso.

Fraschettu. V. fraschetta (Pitrè). || Per ragazzo.

Frasciu. V. pagghiuni (In Valledolmo).

Frascucacatu. Per scherzo si dice a bambino.

Fràula. Per favula V. (in Taormina).

Fràulu. add. Fragile.

Fravecchia. s. f. Sorta di legume che si dà ai piccioni: veccia (In Licata).

Frazzu. V. vrazzu.

Frenu. V. fenu.

Friccia. V. fiscina (Così in Messina). || E per freccia V.

Frienza. s. f. Ribrezzo, schifo (In Castrogiovanni).

Frischiuni. V. gebbia (Caglià).

Frisignu. V. frisingu (In Canicattì).

Frisillu. V. orru, delle scarpe.

Frivetta. V. frivuzza.

Frollu. Per mulinigghiu (Caglià).

Frusciu. Per diarrìa V.

Frustiri. V. frusteri (In S. Cataldo).