Nuovo vocabolario siciliano-italiano/OC
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Oca. s. f. T. zool. Volatile noto, grosso, domestico: oca. Anser L. || jocu di l’oca, barbaro giuoco in cui, attaccate alcune oche, si corre a chi lor taglia o spicca la testa di un colpo: giuoco dell’oca. || jocu di l’oca e l’ali, giuoco innocente con dadi, sopra una tavola o foglio a 63 case in giro: giuoco dell’oca, o oca semplicemente (dal Lat. alea: dado). fig. Vale giuocar a ingannare. V. ali. || terra d’oca. V. ocra. || aviri lu ciriveddu comu l’oca, dicesi di chi ha poco senno: aver meno cervello di una oca. || nun essiri oca, non esser sempliciotto: non esser o parer un’oca. || fari lu beccu all’oca. V. in beccu un prov. || Sorta d’uccello di palude, della spezie simile all’anitre: oca granajola.
Ocaru. V. ucaru.
Occasioni. s. f. Idonea opportunità di fare o non fare checchessia: occasione. || Incontro di matrimonio, di un partito, o di opportunità di far checchessia: occasione. || Cagione, motivo: occasione. || Pretesto: occasione. || Caso, avvenimento: occasione. || a la prima occasioni, come prima capiti il momento opportuno: alla prima occasione. || cu l’occasioni ca... avendo la giusta cagione, la scusa di... coll’occasione che... || a l’occasioni, posto avv., quando si presenti l’occasione: all’occasione, a buone occasioni. || Prov. quannu hai l’occasioni servitinni, non bisogna lasciar passare le occasioni. || l’occasioni fa l’omu latru: l’occasione fa l’uomo ladro.
Occasiunali. add. Che porge occasione: occasionale.
Occasiunalmenti. avv. In modo occasionale: occasionalmente.
Occasiunari. v. a. Porger occasione: occasionare. P. pass. occasiunatu: occasionato.
Occasiunazza. pegg. di occasioni.
Occasiunedda. dim. Occasioncella.
Occasiununa. accr. di occasioni.
Occasu. s. m. Occidente: occaso.
Occhiali. V. ucchiali.
Occhialuni. V. gadduzzu d’acqua. || V. gammitta al 2 §.
Occhiata. V. ucchiata.
Occhiettu. s. m. Quel piccolo foro nelle vestimenta, per dove si abbottonano: ucchiello, occhiello, e a Siena dicono occhietto. || V. acchiettu.
Occhittara. s. f. Donna che fa occhielli: occhiellaja.
Occhittera. s. f. La parte del vestimento ove si affibbia: occhiellatura.
Òcchiu. s. m. Parte nota della testa: òcchio. || Vista, sguardo: occhio. || met. Intelletto o simile: occhio. || La parte dell’albero pel quale rampolla: occhio, gemma. || Parte della briglia, cioè quel buco che è nella guardia, dove entran i portamorsi: occhio. || Finestra rotonda che si pratica in varie parti della casa, della chiesa ecc.: occhio. || Foro nel mezzo della martellina o martello dove si ferma il manico: occhio. || La parte della zappa, zappone ecc. dov’entra il manico: occhio. || Quelle belle macchie rotonde che ha nella coda il pavone: occhio. || Buco, apertura, foro qualunque: occhio. Onde essiri occhi occhi o un crivu d’occhi, essere sforacchiato. || – di lu catinazzu, ciascun anello ov’entra la stanga del chiavistello: boncinello. || I vetri dell’occhiale: lenti. || – di la riti, i voti delle maglie. || La prima pagina avanti il frontespizio, dov’è il titolo di un libro o simile: antiporta (Zan. Voc. Met.) || – di puleggia. T. mar. Apertura bislunga in sulla cima di un albero di pappafico, nella quale si mette la rotella d’un bozzello destinato al passaggio dell’amante di drizza: incornatura (Zan. Voc. Met.). || – di cupìa T. mar. Fori tondi accanto alla ruota di prua, per i quali passano le gomene dell’ancora: cubìe (Car. Voc. Met.). || – di la staffa: l’occhio. || – di l’ogghiu, gocciole d’olio o di grasso galleggianti in forma di piccole maglie sopra acqua o altro: scandelle. || occhiu, si dire in genere a cosa preziosa e bella. || – d’acqua, luogo onde scaturisca acqua, vena: polla. || T. tip. La grandezza della lettera alfabetica, non compresa l’asta: occhio. || ad occhi chiusi, posto avv., senza misura, senza pensarvi su, alla cieca: a occhi chiusi, a chius’occhi.|| ad occhi aperti, avvedutamente. || jiri ad occhi chiusi, andar liberamente senza intoppi: andar a chius’occhi. || ad occhiu, posto avv., senza misura: ad occhio. || V. innestu a occhiu. || grapiri l’occhi o stari cu tanti d’occhi aperti o teniri l’occhi aperti, fig. por mente, usar somma cura, badare: aprire gli occhi, stare cogli... o tener gli occhi aperti, star in guardia. Onde si dice: grapi l’occhi sai! bada vè! || fari grapiri l’occhi ad unu, farlo accorto, farlo ravvedere: aprire gli occhi ad alcuno. || a quattr’occhi, posto avv., da solo a solo: a quattr’occhi. || pariri bonu all’occhi, esser di bella vista: aver occhio o buon occhio. || stari cu l’occhi di supra ad unu, star attento a ciò che altri fa: aver l’occhio addosso ad alcuno. || nun aviri occhi, fig. non aver buona cognizione: aver gli occhi di dietro || nun aviri occhi nè oricchi, non guardar e non sentire: non avere nè occhi nè orecchie. || nun chiudiri occhiu, non dormire: non chiuder occhio o gli occhi. || chiudiri l’occhi a qualchi cosa, far vista di non vederla, passarla senza considerazione: chiuder gli occhi a checchessia. || chiudiri un occhiu, dissimulare, fingere di non vedere: chiuder un occhio. || chiudiri o scattaricci l’occhi, ass., morire: chiuder gli occhi. || un battiri d’occhi, un istante: un batter d’occhio. || jittari a ’nn occhi o ad occhiu, rinfacciare: batter negli occhi alcuna cosa. || jittari purvuli ’ntall’occhi. ingannare, far le lustre per far credere: buttar la polvere negli occhi. E per sedurre. || custari un occhiu, o un biancu d’occhiu, esser carissimo: costare o valere un occhio. || essiri l’occhiu drittu, esser il favorito o il sostegno di alcuno: esser l’occhio dritto o destro o semplicemente l’occhio d’alcuno. || scacciari l’occhiu, accennare checchessia ad alcuno: strizzar gli occhi; accennare più nascostamente che si può: far d’occhio. || scacciaricci l’occhiu ad unu, accennargli una cosa con una strizzata d’occhio e con lieve cenno: dar d’occhio ad alcuno. || jittari l’occhiu supra qualchi cosa, vedere: venir veduto. Guardarla con compiacenza e desiderio: gettar l’occhio in checchessia. || jittarisi l’occhi, cacare. Vale anco: vomitare, recere. || taliari di bonu o mal occhiu, veder volentieri o no: guardare o vedere di o con buon o mal occhio o a mal occhio. || mal occhiu, affascinamento: mal occhio. || mettiri davanti l’occhi, rappresentare, descrivere, far prevedere, far ponderare, persuadere: mettere innanzi gli occhi. || perdiri di occhiu, smarrire, non veder più: perder d’occhio. || aviri o staricci ’na cosa ’nta l’occhi, restar impresso: star fitto negli occhi; vale anche quasi prevedere: aver dinanzi degli occhi. || dari o stari ad o all’occhiu, spiccar nelle altre cose: dar nell’occhio. || occhi agri, lagrimosi per indisposizione. || – a vanidduzza, a pampinedda, o occhiu all’ammicusu, socchiusi, molli, affettuosi: a sportello, occhi ammammolati, occhio pio. E, fari l’occhiu a pampinedda: far l’occhio pio o gli occhi di triglia. || – assicchiati, illanguiditi. || – cacati o micciusi, sporchi di cispa: occhi cisposi. E chi li ha così: cispellino. || – pisciati, stillanti. E si dice anco a un uccellino che è una specie di capinera. || – di crapa, l’iride interrotta o una nuvoletta nera nunzia di procella. || – di gatta, o occhiu gattu, di color verde giallognolo, come quello del gatto. || – di granciu, i calcoli gastrici di una specie di granchio, usati già in medicina. || – di grassu. V. di l’ogghiu; vale pure fig. apparenza di bene, di favore, di prosperità ecc. || – di lucirtuni, grandi, belli. || – di schirpiuni, indagatori. || – di pirnici, specie di pasta minuta: occhi di pulce (in Firenze). E ad occhi di pirnici si dice per esprimere una cosa piccolina. || – di suli, sito che guarda il mezzogiorno, e gode più del sole: solatìo. Onde a l’occhi di lu suli: a solatìo. || – fausi, guercio, ovvero burbo, e anco inesperto. || – ’ngruttati, incavati per infermità, o per mal’umore raggrottati. || – ’nvitriati, fissi e lucidi a somiglianza de’ moribondi: occhi di osso. || – agghiu, occhio chiaro. || – cagghiati: modesti. E così di seguito di cui si veda al relativo aggettivo o altro. || – a valanza o a cuddata di luna. V. strallunatu. || ad occhiu di porcu, posto avv., alla grossa, senza minuta considerazione: a occhio e croce. || aviri ad occhiu: aver uno in mira. || aviri occhiu, esser assentito, sagace. || aviri l’occhi darreri lu cozzu, essere magro e smunto di molto: sdiridito, sparuto. || aviri l’occhi mpiccicati, dicesi di chi essendo svegliato di poco è ancora sonnacchioso: aver gli occhi fra’ peli. || casa cu un occhiu, dicesi di chi ha un occhio solo: star a sportello. || lassaricci l’occhi di supra, non si saziare di mirare: non istaccar l’occhio da checchessia. || guardari cull’occhi e li gigghia, custodire con gran cura ed amorevolezza. || curriri l’occhi, scorrere lagrime dagli occhi: lagrimar gli occhi. || è russu st’occhiu? maniera di dire per esprimere che non vogliamo o non ci facciamo canzonare: son tinto qui? || ’nt’all’occhi, in presenza: sotto gli occhi. || fariccilla ’ntrall’occhi, ingannare o fraudare alcuno quasi davanti gli occhi: farla sotto gli occhi o sull’auzzatura (Nerucci), farla in barba ad uno. || fari occhiu, parlando del tempo dicesi quando il ciel nuvoloso comincia a rischiarare. || farisi tanti d’occhi, fig. fare buon pasto: mangiar a crepapelle. E alle volte vale dar busse: tambussare. E anche difendersi ragionando con tutta efficacia || abbruciaricci l’occhi, premere molto: strigner i cintoli p. e. a mia m’abbrucianu l’occhi: a me stringon i cintoli... || taliari cull’occhi torti, guardar burberamente: guardare cogli occhi torti, a squarciasacco, in cagnesco. || fari l’occhi torti, guardare in cagnesco: dare una sguerciata. || sutt’occhiu, nascostamente: sott’occhio, di sottecchi. || jinchirisi l’occhi d’una cosa, piacergli molto, restarne appassionato: sollucherare. || jiri cu li jidita ’ntall’occhi, nuocer altrui: cavar gli occhi. || scippari l’occhi, vale lo stesso, e vale anco aver sempre attorno una persona o una cosa anche non volendola. || jisari l’occhi, alzar lo sguardo: alzar gli occhi. || jucari l’occhi, giocarsi tutto: perdere gli occhi. || pigghiari ad occhiu, tener gli occhi addosso altrui per astio, per meraviglia o che. || nesciri di l’occhi ’na cosa, averne a sufficienza, e anche sostenere gran fatica: farne una camiciata. || nun nni vidiri di l’occhiu, dicesi di chi ama alcuno o alcuna cosa: menare smanie di alcuno, non veder alcuno a mezzo. || nun si cci po diri chi bedd’occhi aviti, di chi si risente d’ogni piccola cosa: e’ non gli si può toccar il naso. || aviri l’occhi grossi, fig. guardar con superbia o disprezzo: stare cogli occhi grossi. || essiri tutt’occhi, sommamente avveduto, cauto: esser tutt’occhi. || occhi bassi, dechinati per modestia o altro: occhi bassi. || –torti: biechi o guerci. || – di pirtusu, per dileggiamento si dice a chi abba gli occhi piccoli. || – di patri eternu o di spirda cavaddu, grandi, e si dice, di quel triangolo con entro un occhio, con cui i preti simboleggian la divinità. || – a mennula, ben fatto, aperto a figura d’una mandorla: occhio a mandorla. || – d’ova, grandi: occhioni. Che si dicon pure quantu un dui d’aremi: occhi che pajon palloni. || – di s. Lucia, erba. Alisso. || – di cucca, le monete d’oro: occhio di civetta. || – sbintati, lagrimosi e rossi per infreddatura: piagnolosi. || – sicchi, cieco, e met. che non si lascian domare dal sonno. || – di spirdu, veggenti o troppo curiosi. || – lucenti. V. tupputu e zingaredda. || – di la gatta, dicevan i ladri alla lanterna degli sbirri. || – grossu, spezie di sgombro men tondo, men pieno e alquanto chiazzato, ha una linea ondeggiante dal capo alla coda, formata d’ossicini a seghetta: sugarello. || – di terra, si dice a paese molto fertile; o a un luogo, a una famiglia ove quasi tutti si somigliano, ed hanno le stesse qualità. E iron. anco a paese di uomini grossi e ottusi. || quantu un occhiu di gaddina, si dice per significar che un oggetto sia piccolo. || cull’occhi comu li pruna, si dice di occhi gonfi dal pianto. || taliari cull’occhi di... p. e. della misericordia ecc., guardar misericordiosamente. || dari un occhiu, osservare, guardare, custodire, p. e. duna un occhiu a la pignata: dài un occhio alla pentola. || un occhiu a Cristu e ’n’autru a s. Giuvanni, si dice di chi è guercio. || cci mettu l’occhi, dice chi assevera un fatto, una cosa. || occhiu vivu! modo d’incitar altrui a star attento: attenti là. || aviri occhiu, esser avveduto, assentito, savio. || pirdirisi l’occhiu, si dice a dinotar grande estensione. || ripusari l’occhiu, trovar armonia, simmetria nella disposizione o ne’ colori. || manciarisi ad unu cull’occhi, fissarlo con ira o con lussuria o grande avidità: divorarlo o mangiarlo cogli occhi. || occhi chi vi mancianu o comu du stiddi, belli e vivaci. || lu chiffari cci cummogghia l’occhi: l’affoga. || occhiu a... per dire badisi a... p. e. occhiu a li manu: occhio alle mani (Giusti). || a perdita d’occhi, si dice di grande estensione: fin che ci si perde l’occhio. || aviri l’occhi o ’na banna, badar colà, guardar là: aver l’occhio a checchessia. || appizzari l’occhi supra ’na cosa, non rifinire di guardarla: lasciare gli occhi su una cosa. || fari occhiu, detto del mosto, schiarire. || occhi aperti! modo di eccitare l’attenzione altrui, badiamo, stiam sull’avviso: gli occhi a’ mochi! (Buonarr. il giov.). || beddu di l’occhi mei, espressione affettuosissima: occhio mio bello! || a corpu d’occhiu: alla prima occhiata, ad un’occhiata. || faricci l’occhiu, avvezzarci l’occhio, assuefarci l’occhio: farci l’occhio. || taliari cu la cuda di l’occhiu, occultamente: guardar colla coda dell’occhio. || Prov. a la terra di l’orvi, biatu cu’ havi un occhiu, fra i piccoli non è mestieri essere grandissimo per elevarsi, ma tanto che sia più di piccolo, si usa in molte occasioni: in terra di ciechi beato chi ha un occhio o chi ha un occhio è signore. || l’occhiu di lu patruni ingrassa lu cavaddu, gli averi se il padrone non vi bada scapitano: l’occhio del padrone ingrassa il cavallo. || l’occhiu nni voli la so parti, nelle cose non solo alla sostanza deve badarsi, ma pur all’apparenza: l’occhio vuol la sua parte. || quattr’occhi virinu cchiù assai di dui, è più difficile errar in quattro anzichè solo: veder più quattr’occhi che due. || apreru l’occhi li gattareddi. V. apriri: i micini hanno aperto gli occhi (Pauli). || l’occhi a mia e li manu a la vertuli, si dice quando uno facendo una cosa bada però a ciò che altri fa: aver un occhio alla padella e uno alla gatta. || luntanu di l’occhiu luntanu di cori poco si ama l’oggetto lontano: lontan dagli occhi lontan dal cuore. || biati l’occhi chi ti vidinu! si dice a chi si vede di rado. || mastru d’occhiu, mastru di finocchiu, spesso erra chi fidando dell’occhio semplice, tralascia le regole dell’arte: occhio ben sano fa spesso veder torto. || l’occhiu è occhi e finocchi, si può indovinare e sbagliare fidando ai soli occhi. || nè occhi in carta, nè manu in tasca, è regola di educazione di non leggere ciò che altri scrive, nè di toccare ciò che altri ha nelle tasche: nè occhi in carta, nè mano in tasca, nè orecchi in segreti altrui. || occhiu chi nun vidi, cori chi non doli, ciò che non si vede non fa impressione: se occhio non mira cuor non sospira, o quel che l’occhio non vede il cuor non crede. || pri scippari un occhiu ad unu, scipparisinni dui iddu, far molto male a sè, per farne poco ad altrui: cavar due occhi a sè per trarne uno al compagno. || occhi chi aviti fattu chianciri, chianciti, si dice a chi avendo tribolato altrui, trovi poi triboli per lui: chi la fa, l’aspetti. || l’occhi su’ la ruina di l’omu, poichè per causa di loro si fan certi peccati... || Però l’occhi su finestra, di lu cori, non sempre, giacchè vi è gente la quale una cosa sente, altra fa veder di sentire. || l’occhiu e l’avaru sunnu insazziabili, bella compagnia! || l’occhiu fa l’erruri e lu cori nni chianci la pena, ogni pena essendo un dolore morale, naturalmente lo sente il cuore. || l’occhiu è la sintinella di lu cori, per discernere. || cull’occhi chiusi e la manu vacanti, di chi rimane illuso o disilluso. || l’occhi si medicanu cu li guvita, cioè con niente: gli occhi s’hanno a toccar colle gomita. || si l’occhiu di la vita vidi lu zappaturi, la spiranza di la vigna si accichirà, parla del modo accorto come lo zappatore deve curar le viti. || è veru ca dui occhi fannu vista, ma sempri è megghiu l’aiutu di la costa, che l’ajuto è meglio della vista da solo. || cc’è un occhiu chi tuttu vidi e un’oricchia chi tuttu senti, cioè Dio. || V. in pani un prov. || cu’ havi un occhiu sulu spissu si lu stuja, chi di qualche cosa ne ha poco, ci tiene più l’occhio: chi ha un’occhio solo spesso se lo netta. || occhiu è anco un albero. V. àzzaru. || aviri l’occhi ’mpiccicati: aver gli occhi tra’ peli. || fari occhiu, detto de’ cavalli quando si fermano sempre a un punto, ombrando.
Occhiuzzu. V. ucchiuzzu.
Occidentali. add. D’occidente: occidentale.
Occidenti. s. m. La parte dove tramonta il sole: occidente.
Occìdiri. V. ocidiri.
Occisioni. V. uccisioni.
Òcciu. V. occhiu,
Occultamenti. avv. In modo occulto: occultamente.
Occultamentu. s. m. L’occultare: occultamento.
Occultari. v. a. Nascondere con grande arte e cura: occultare. P. pres. occultanti: occultante. P. pass. occultatu: occultato.
Occultata. V. occultamentu.
Occultaturi –trici. verb. Chi o che occulta: occultatore –trice.
Occultazzioni. s. f. L’occultare: occultazione.
Occultissimamenti. avv. sup. Occultissimamente.
Occultizza. s. f. Lo stato di ciò che è occulto: occultezza.
Occultu. add. Nascosto bene: occulto. Sup. occultissimu: occultissimo.
Occupari. v. a. Usurpare, appropriar a sè illegittimamente: occupare. || Prender legittimamente cosa che non è di alcuno: occupare. || Impiegare, dar lavoro: occupare. || Detto di tempo, spenderlo, impiegarlo: occupare. || Ingombrare, tenere spazio, luogo, ecc.: occupare. || Impedir la vista: tappare. || rifl. Impiegarsi: occuparsi. || Ricusare d’imprender alcun lavoro, supponendolo aspro o difficile: arrestarsi || V. accupari. P. pres. occupanti: occupante.
Occupateddu. dim. di occupatu.
Occupatizzu. freq. Mezzo occupato. || V. accupatizzu.
Occupatu. add. Da occupare: occupato. Sup. occupatissimu: occupatissimo.
Occupaturi. verb. m. Chi o che occupa: occupatore –trice.
Occupazzioni. s. f. L’occupare od occuparsi: occupazione. || Negozio, faccenda: occupazione.
Occupazziunedda. dim. Occupazioncella.
Occupusu. V. accupusu.
Occurrenti. add. e sost. Che occorre: occorrente.
Occurrenza. s. f. Occasione, incontro: occorrenza. || Bisogno: occorrenza. || Affare, faccenda: occorrenza. || a l’occurrenza, ogni volta che occorre bisogno: alle occorrenze.
Occurrimentu. s. m. L’occorrere: occorrimento.
Occùrriri. v. intr. Accadere, avvenire: occòrrere. || Bisognare: occorrere. P. pass. occursu: occorso.
Occursu. s. m. Occorrimento: occorso.
Ocèanu. s. m. Mare, e specialmente quello fra i due mondi: ocèano. || fig. Cosa vasta e immensa: oceano.
Oceddu, Ocellu. V. aceddu e simili.
Ochicedda. V. uchicedda.
Ociddittu. V. aciddittu.
Occidimentu. V. uccisioni.
Ocìdiri. v. a. Dar morte: uccìdere. || ass. Tirar i tonni dalla rete nella barca, uncinandoli. || Prov. zoccu nun ociri ingrassa, dicon i ghiotti.
Ocidituri. s. m. Luogo dove si scannano gli animali: scannatojo, macello, ammazzatojo. || V. cidituri.
Ocisa. s. f. T. di tonnaja. Uccisione di tonni.
Ocisu. add. Ucciso. || Detto a uomo tristo: impiccatello.
Ocisuni. accr. di ocisu nel 2º §.
Ocisuri. V. uccisuri.
Ocra. s. f. Terra gialla che si trova nelle miniere di metalli: ocra.
Oculari. add. Attenente ad occhio: oculare. || testimoniu oculari, di vista, cioè che ha veduto: testimone oculare.
Ocularmenti. avv.Di veduta: ocularmente.
Oculatamenti. avv. Di veduta, a occhi veggenti: oculatamente. || fig. Con avvertenza, con cautela: oculatamente.
Oculatizza. s. f. Attenzione esatta, vigilanza, circospezione: oculatezza.
Oculatu. add. Veggente, e fig. cauto: oculato. Sup. oculatissimu: oculatissimo (Mort.).
Oculista. s. m. Chirurgo speciale per gli occhi: oculista.
Oculìstica. s. f. La parte della chirurgia che ha per iscopo le malattie degli occhi: oculìstica.
Ocuna. V. ucuna.
Ocutu. Idiotismo per acutu V.
Supplemento
Oca. –marina. V. aipa. || – testa niura, V. marzola (In Messina).
Occa. Idiotismo di Caltanissetta, per acqua V.
Occhialuni. Sorta d’uccello: corriere grosso.
Occhiu. – di voi, sorta di susina.
Occupu. V. accupazzioni.