Nuovo vocabolario siciliano-italiano/LU

LU

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LO M

[p. 543 modifica] Lu. art. m. Il, lo. (Nel Boezio di Rinaldo vi è lu per lo).

Lubbirtina. V. cutra.

Lubbricari. v. a. Render lùbrico: lubricare. P. pres. lubbricanti: lubricante. P. pass. lubbricatu: lubricato (Mort.).

Lubbrichizza. s. f. Qualità di ciò che è lubrico: lubrichezza.

Lubbricità. s. f. Lubrichezza: lubricità. || Contrario di stitichezza: lubricità.

Lùbbricu. add. Sdrucciolevole: lùbrico. || Contrario di stitico: lùbrico. || fig. Facile a sdrucciolar nel male: lùbrico.

Luca. s. f. Furia o calca confusa di molti nel prendere: ruffa. || fari luca, quando ognuno si butta con avidità a pigliare e il più che si può in confusione: far a ruffa e raffa, o ruffola e raffola. || Far presa (Lat. lucare: grancire, rapire Pauli).

Lucalazzu. pegg. di lucali: localaccio.

Lucaleddu. dim. di lucali: localetto.

Lucali. V. locali.

Lucanna. s. f. Quella casa che riceve a prezzo i forestieri per dormirvi e mangiarvi: locanda.

Lucanneri. s. m. Chi tiene camere a locanda: locandiere.

Lucari. V. locari e derivati.

Lucariu. (Pasq.) V. locu o locali.

Luccaggini. s. f. Scempiaggine: sciocchezza, scioccheria, scempiaggine, alloccheria.

Luccareddu. dim. di loccu: grullino, scioccherello, grullerello, alquanto scemo.

Lùccari. Nella frase aviri li luccari, aver danaro, esser agiato. Da luccar pecunia che si dava per i giuochi teatrali. Vinci.

Luccarìa. V. luccaggini.

Luccazzu. pegg. di loccu: alloccaccio, babbaccione.

Lucchettu. s. m. Serratura dell’uscio che è una lametta di ferro, che imperniata dall’un capo a una parte della imposta cade sopra un monachetto all’altra imposta: saliscendo, saliscendi. (Fr. loquet).

Lucchiceddu. V. loccareddu.

Lucchignu. add. Che ha dello scemo: merlotto, mogio.

Lucchitteddu. dim. di lucchettu.

Lucchitutini. V. luccaggini.

Luccicari. V. luciri.

Lùcciula. V. cannilicchia di picuraru.

Luccuni. accr. di loccu: alloccone, scioccone, babbione, semplicione.

Lucenti. add. Che luce: lucente.

Lucerna. s. f. Vaso, per lo più di metallo, nel quale si mette olio e lucignolo che si accende per far lume: lucerna. || Finestra sopra tetto per dar lume alle stanze, che si fa con certa alzata di muri: abbaino.

Lucernali. s. m. V. lucerna nel senso di abbaino.

Lucerta. s. f. Piccolo serpentello con quattro gambe, bigio: lucèrtola, lucerta. Lacerta vulgaris L. || V. lucirtuni. || – libbrusa. V. schirpiuni.

Lucertu. s. m. T. macel. Taglio del culaccio, che è più vicino alla coscia: lucèrtolo, scannello.

Luchettu, Luchiceddu. dim. di locu: loghetto. || Piccolo podere: loghicciuolo.

Luci. s. f. La causa del lume, la sostanza, la vibrazione: luce. || dari a la luci, pubblicare: venir in luce. E vale anche: partorire. || Papilla dell’occhio: luce. || – niculiana. T. bot. Nicoliana tabacum L. || T. arch. Il vano di qualunque finestra o porta: luce.

Luci. s. m. Legne o altra materia arsa per riscaldare o cuocere: fuoco.

Lucidamenti. avv. Con lucidezza: lucidamente.

Lucidamentu. s. m. Il lucidare: lucidamento.

Lucidari. v. a. Ricopiare al riscontro della luce, sopra cosa trasparente, disegni o altro: lucidare. P. pass. lucidatu: lucidato.

Lucidizza. s. f. Qualità di ciò che è lucido: lucidezza.

Lùcidu. s. m. La materia che dà il lucido, e l’effetto: lùcido.

Lùcidu. add. Che luce, che ha in sè luce: lùcido. || lucidu intervallu, quello spazio di tempo in cui il pazzo ragiona: lucido intervallo. Sup. lucidissimu: lucidissimo.

Lucìfaru. s. m. Nome del maggior diavolo: lucìfero.

Lucipicuraru. V. cannila di picuraru (Rocca).

Lùciri. v. intr. Mandar luce, meno di splendere: lùcere, rilùcere. || luciri com’un oru o com’un specchiu, essere terso, pulito: rilucere come di argento, lustrare come uno specchio. || luciricci, comparire ben grasso, vederglisi il giovamento: far prò, rilucergli. || E luciricci lu pilu, comparire benestante, esser grasso e [p. 544 modifica] fresco: lucergli o rilucergli il pelo. || nun vidiri luciri, non veder comparire danaro. || Per giovare, p. e. ti lucìu ca nun cc’era io, te l’hai passata liscia perchè non c’ero io.

Lucirnarìa. s. f. (D. B.) Officina del lucernajo.

Lucirnaru. s. m. Facitore di lucerne: lucernajo.

Lucirnata. s. f. Quella quantità di olio che tiene la lucerna: lucernata.

Lucirnazza. pegg. di lucerna: lucernaccia (Tomm.).

Lucirnedda. dim. di lucerna: lucernina, lucernetta.

Lucirnuna. accr. di lucerna.

Lucirtazza. pegg. di lucerta: lucertolaccia (a Firenze).

Lucirtedda. dim. di lucerta: lucertolina.

Lucirtuneddu. dim. di lucirtuni.

Lucirtuni. s. m. T. zool. Lucertola più grossa, e verde: lucertolone, ramarro. Lucerta agilis L. || – macchiatu, rettile di coda rotonda, dita senza unghie, corpo nudo e poroso; sostiene la fame per molto, tramanda umidità dalla bocca e dai pori: salamandra. Lacerta salamandra L. || iri l’occhi comu un lucirtuni, girar gli occhi destramente per iscoprire in silenzio e di nascosto.

Luciteddu. dim. di luci: focherello.

Lucrari. V. guadagnari.

Lucriceddu. V. guadagneddu.

Lucru. s. m. Guadagno: lucro.

Lucrusamenti. avv. Con lucro: lucrosamente.

Lucruseddu. dim. di lucrusu.

Lucrusu. add. Che reca lucro: lucroso.

Ludari. V. lodari.

Ludìbbriu. s. m. Scorno, derisione: ludìbrio. || essiri o divintari lu ludibbriu di l’autri, esser beffato: esser lo zimbello, servir di zimbello.

Lùdiu. V. ritrusu.

Lueri, Lueru. s. m. Prezzo che si paga per l’affitto della casa: pigione. || stari a casa di lueri, a casa non propria: star a pigione. || a casa di lueri sdirrubba cu li pedi, non aver cura a conservarla, però non è maniera civile. (O dal Lat. luere: pagare. O dal Fr. louer: appigionare).

Luffa. s. f. Bolle con crosta che nascon sul capo ai bambini lattanti: lattime. || Malumore, seccaggine.

Luffari. v. intr. Nascer il lattime sul capo ai bimbi. || Intristire.

Luffiu. s. f. Vento che esce per le parti da basso senza rumore: loffia.

Luggetta. dim. di loggia: loggetta. || Edificio in luogo eminente per godere le belle vedute: belvedere. || – scuverta, loggia aperta al di sopra del tetto: altana.

Luggittedda. dim. di luggetta: loggettina.

Lugheri. V. lueri.

Lugliu. s. m. Nome del settimo mese dell’anno: luglio.

Lugubbri. add. Di cosa che denota dolore e lutto: lùgubre.

Lui. pron. di terza persona e di caso obbliquo: lui (Rarissimo anzi non mai usato, altro che in un canto popolare, di quelli raccolti dal Pitrè).

Lullu. add. (An. M.). Sbalordito, balògio.

Lumaca. V. babbaluci.

Lumbaggini. s. f. Reumatismo ne’ lombi: lombaggine.

Lumbardu. V. lummardu e derivati.

Lumbi. V. lummu.

Lumbricu. V. casentula.

Lumera. s. f. Arnese a più lumi: lumiera (A. V. ital. lumera). || Specialmente per una specie di candela di creta siccome usavano gli antichi. || Gran quantità di lumi: luminara. || Specchio innanti cui si accendano lumi. || T. artigl. Piccola apertura, per cui si dà fuoco alla carica del cannone: lumiera. || Prov. la lumera fa luci ad autru, e idda resta oscuru. V. in cannila. || vucca o facci di lumera, per dire a uno brutto ceffo.

Lumi. s. m. Splendore che nasce dalle cose che lucono: lume. || E in generale lucerna, candela ecc: lume. || fig. Notizia, contezza: lume. || fari lumi, accompagnar altrui con un lume: far lume. E fig. intervenire in qualche maneggio senza avervi utile: tener il lume. || pigghiari, dari lumi, pigliare o dare qualche principio di notizia: pigliare o dar lume. || dari lumi, si dice poi delle finestre ecc. per cui passa la luce: dar lume. || I pittori dicon lume quella chiarezza dove batte la luce nell’oggetto. || lumi di Diu, quella ispirazione che Dio dà perchè altri vada rettamente: lume divino. || – di gloria, T. teol., soccorso che Dio dà a’ beati di vederlo: lume di gloria. || Sorta di giuoco che si fa, passando di mano in mano ai giuocatori un pezzo di carta accesa, colui che lo lascia spegnere paga il pegno. || Prov. a cu’ voli mali Diu ci leva lu lumi: a cui Dio gli vuol male gli toglie il senno (Villani).

Lumìa. s. f. Spezie di limone, dolce: lumia.

Lumiceddu. dim. di lumi: lumicino.

Lumiedda. dim. di lumìa.

Lumiggiari. v. a. Illuminare; e in pittura è il porre i colori chiari ne’ luoghi rassomiglianti le parti luminose del corpo: lumeggiare.

Luminari. s. m. Astro, stella: luminare. || met. Uomo sommo nella propria arte o scienza: luminare.

Luminària. s. f. Quantità di lumi accesi per festa o allegrezza: luminaria, luminara. || Fuoco di stoppa o altro che levi molta fiamma e di poca durata: falò. || fari luminaria: far falò, abbruciare.

Lumincella. s. f. Spezie di piccolo limone: limoncello. || Spezie di mela di Napoli.

Luminu. dim. di lumi: lumino. || – di notti, quel lumetto che si tiene acceso di notte nella camera: lumino da notte.

Luminusamenti. avv. In modo luminoso: luminosamente.

Luminusu. add. Pieno di lume, lucente: luminoso. || Illuminato, rischiarato: luminoso. Sup. luminusissimu: luminosissimo.

Lumirazza. pegg. di lumera: lumieraccia (a Firenze).

Lumiredda. dim. di lumera: lumierina. || Per luminu di notti. V.

Lumiricchia. V. sopra.

Lumiruni. accr. di lumera: lumierone. || V. luminu di notti. [p. 545 modifica]

Lumiunarìa. s. f. Sciocchezza: scimunitàggine, scempiàggine.

Lumiunata. s. f. Colpo di limone tirato per dileggio. In Firenze non butterebbero certo limoni perchè costano, ma mele o torsoli, onde direbbero: melata, torsolata.

Lumiunazzu. pegg. di lumiuni. || Detto a uomo baggeo, scemo: citrullone, sparagione.

Lumiuncella. V. limuncella.

Lumiuneddu. dim. di lumiuni: limoncello.

Lumiuni. s. m. Albero e frutto noto: limone. || Citrus medica L. || Per ispregio detto ad uomo balordo: pascibietola, citrullo. E si suol dire lumiuni senz’ariddari: baccellone, svivagnato. || farisi tirari li lumiuna, farsi fischiare: farsi tirar le mele.

Lummaggini. V. lumbaggini.

Lummardìsimu. s. m. Il ceto de’ lummardi. V.

Lummardu. V. facchinu. || Colui che vende vino nelle canove: canovajo, bettoliere. Forse perchè in un tempo dovettero esser Lombardi i canovai.

Lummezzu. V. puntetta.

Lummi. V. lummu.

Lummiceddi. (D. B.) dim. Lombetti.

Lummu. s. m. Arnione vestito co’ suoi muscoli e con i suoi intengumenti: lombo.

Lumunata. V. limunata.

Luna. s. f. Pianeta noto: luna. || – criscenti, nova, mancanti ecc., maniere che denotano il crescere o diminuire: luna crescente, nuova, scema ecc. || Il tempo del suo corso visibile: luna. Onde dicesi due lune, tre lune ecc. || Per sim. la parte calva del capo umano: calvizie, zucca monda. || Umore; disposizione d’animo: luna. || lustru di luna: lume di luna. || menza luna, ciò che ha figura di un mezzo cerchio quasi: mezza luna. || secunnu la luna, secondo come mi salta in capo: secondo la luna. || luna di meli, si dice il primo tempo del matrimonio: luna di miele. || aviri la luna, essere di mal umore, di strane idee: aver le lune, la luna matta, le lune rovesce. || truvari unu in bona luna, disposto a compiacere: trovar uno in buona luna. || pariri ’na luna nova, di chi ha un grosso volto e tondo: parere la luna in quintadecima. || Prov. luna curcata, marinaru addritta, quando non vi è luna il marinaio bisogna che stia più attento poichè non ha l’aiuto del chiaro di luna. || fari a vidiri la luna nta lu puzzu, dar ad intendere una cosa per un’altra, far credere ciò che non è: mostrar la luna nel pozzo. || la luna mastra di marzu guverna, la luna maestra di marzo governa. || la luna di san Micheli guverna se’ misi: la luna settembrina seco sette ne trascina. || all’ossu, all’ossu di la luna e cu’ l’ascia s’incuruna, cantilena de’ fanciulli in cercando al lume di luna dei pezzetti di ferro o sassetti e simili. || luna lunaria nun ci vegna e nun ci para, che la luna troppo estrosa fa male.

Lunanti. add. Sinonimo di scalvaratu: zuccone. || Bisbetico, pazzotico.

Lunaredda. V. lodanedda.

Lunari. add. Della luna: lunare. || Mensuale: lunare. || signi lunari, dicono gli stampatori quelli che servono per rappresentare nei lunarî i diversi termini della luna: lunari.

Lunària. s. f. T. bot. Pianta alta un braccio e mezzo; foglie cuoriformi, appuntate, dentate, sessili e alterne al di sopra; fiori porporini brizzolati o bianchi, a ciocca terminale e producenti una riliquetta quasi rotonda; lunaria. Lunaria annua L.

Lunariari. v. intr. Mutare, cambiare: variare. Presa la sim. dal lunario.

Lunariista. s. m. Chi fa lunari, chi almanacca su cose future: lunarista.

Lunàriu. s. m. Scrittura in cui son notate le variazioni della luna: lunàrio. || add. Volubile, strano, pazzericcio: estroso.

Lunàticu. add. Colui di cui il cervello patisce alterazione di tempo in tempo, come le variazioni della luna: lunàtico.

Lunatu. add. Di forma curva, come la luna: lunato.

Lunazza. pegg. di luna, ma si dice di capriccio, estro matto, uscita stravagante: estraccio (Tomm. D.).

Lunazzioni. s. f. Tempo del corso della luna, fra due nuove lune consecutive: lunazione.

Lundrinu. s. m. Sorta di panno fabbricato alla foggia di quelli di Londra: londrino.

Lunedda. dim. di luna: lunetta. || Forma di pane gentile: chifel.

Luneddì. s. m. Il secondo giorno della settimana: lunedì.

Lunetta. s. f. T. arch. Quello spazio o mezzo cerchio che rimane tra l’uno e l’altro peduccio delle volte: lunetta. || T. oref. Parte dell’ostensorio, a foggia di luna, in cui si adatta l’ostia consacrata: lunetta. || Cerchio superiore delle casse d’orologio all’inglese, che reggon il vetro: lunetta. || T. torn. I fori quadrati degli zoccoli del tornio: lunette. || Le assicelle minori, che mettono in mezzo la mezzana e le contromezzane e compiscono il fondo delle botti, tini ecc: lunette. || T. calz. Pezzetti di pelle che reggono il tomajo là dove s’unisce al quartiere: lunetta.

Lungamenti. V. longamenti.

Lungara. s. f. Specie di rete grande: sagena ovvero gorro (Zan. Voc. Met.).

Lungareddu. dim. di longu: lunghetto.

Lungarìa. s. f. Lunghezza, procrastinazione: lungherìa. || Discorso prolisso: lungherìa, lunghiera.

Lungarina. (Pasq. e D. B.) s. f. Piccola gonnella già usata a foggia degli Ungheri.

Lungarineddu. dim. di lungarinu.

Lungarinu. V. lunguliddu.

Lungarutu. add. Che nell’operar è lento e irresoluto: lungo, tiepido, neghittoso. || Lungo e magro di corpo: fuseràgnolo, spilungone (Sp. langaruto).

Lungazzu. pegg. di longu: lungaccio.

Lunghettu. dim. di longu: lunghetto.

Lunghïamentu. V. dunniamentu.

Lunghïarisi. V. dunniarisi.

Lunghiceddu. V. lunghettu.

Lunghimi. s. f. La seta che serve ad ordire: orsojo. || E di tutti gli altri tessuti non di seta: orditura. || Discorso lungo e nojoso: lungherìa, lungàgnola.

Lunghittu. V. filatu cu lu pirtusu, sorta di pasta. [p. 546 modifica]

Lunghizza. s. f. Una delle dimensioni del solido: lunghezza. || Durazione o continuazione eccedente: lunghezza.

Lunguliddu. V. lunghettu.

Luni. s. m. pl. V. lunetta T. calz. || V. luneddì.

Lùnidi, Lunidìa, Lùniri. V. luneddì.

Luntananza. s. f. Lunga distanza da luogo a luogo: lontananza. || Veduta a prospettiva che rappresenta luogo in lontananza: lontananza. E per sim. chiamiamo così la lanterna magica ed ogni cosa simile. || in luntananza, modo avv., da lontano: in lontananza. || la luntananza nun cunsuma amuri, ma non è sempre così poichè lontan dagli occhi, lontan dal cuore.

Luntaneddu. dim. di luntanu: lontanetto.

Luntanu. add. Remoto, distante per lungo spazio: lontano. || Alieno dal far checchessia: lontano. || met. Diverso, vario: lontano. || a la luntana, modo avv. da lontano: alla lontana, dalla lontana. || l’omu prudenti sta a la luntana di certi cosi: l’uomo prudente sta alla lontana di... || lu scaltru a la luntana fa certi discursi pri sapiri: l’uomo accorto, dalla lontana fa certi discorsi ecc. (Tomm. D.). Sup. luntanissimu: lontanissimo.

Luntanu. avv. Discosto, lungi: lontano. || di luntanu, modo avv., da parte lontana: di lontano. Da luogo lontano: da lontano, di lontana. || Prov. luntanu di l’occhi luntanu di cori, la lontananza scema l’affetto: lontan dagli occhi, lontan dal cuore. || picciula cosa di luntanu purtata da tutti veni bramata: cosa rara cosa cara.

Lupa. La femmina del lupo: lupa. || Erba che nasce fra le radici de’ legumi e li fa seccare: orobanche, succiamele. || Sorta di nebbia infesta alle biade. V. risina. || Fame eccessiva, insaziabile: lupa. Onde aviri la lupa, mangiare eccessivamente: aver il mal della lupa, allupare. || lupa di russedda, pianta parassita che nasce sulle radici de’ cisti legnosi, e di altri arbusti: ipocistide. Cytinus hypocistis L. || – di voscu, pianta di stelo sarmentoso, rampicante; foglie opposte, sessili, ovate, intere; fiori carnicini, odorosi a verticillo: madreselva. Lonicera caprifolium L. || – di siminati. V. furmentu sarvaggiu. || lupa si dice anco a meretrice non mai sazia. || Fossa stragrande ad uso di sepoltura: ipogèo. || Prov. la lupa, la risina e la furmica si mancianu la fava e la favuzza, il succiamele, la ruggine e la formica infestano le favi.

Lupacchiolu, Lupacchiu. dim. di lupu: lupacchiotto, lupatto.

Lupacchiuneddu. dim. di lupacchiuni: lupattino, lupattetto.

Lupacchiuni. V. lupacchiolu: lupicione.

Lùpalu. s. m. T. bot. Pianta di stelo minuto, angolato, scabro, rampicante, foglie opposte, picciolate, cuoriformi, dentate; fiori maschi a grappoli piccoli, ascellari, fiori femmine a coni scagliosi membranosi, verde-giallo; il seme rotondo, rosso inviluppato in tunica membranosa: lùppolo. Humulus lupulus L.

Lupanaru. V. ’nchiuituri.

Lupara. s. f. Sorta di munizione par caccia, più piccolo delle palle e più grossa della migliarola, usata per uccidere i lupi: pallini, gocciolone, lagrima.

Lupareddu. s. m. T. bot. Pianta. Bartsia trixago L.

Lupària. s. f. T. bot. Erba perenne a fiori gialli: lupària.

Luparottu. V. lupacchiolu. (Rocca).

Lupazzu. pegg. di lupu: lupaccio.

Lupiari. v. intr. Mangiar voracemente: dilluviare. || Far il lupo.

Lupiceddu. dim. di lupu: lupicino.

Lupignu. add. Di o da lupo: lupigno, lupino. || Del mantello di cavallo del colore del lupo: lupino.

Lupinaru. V. lupuminaru.

Lupini. s. m. Fosso dove cascata la pecora è presa dai lupi.

Lupitati. (Pasq.) Sorta d’imprecazione.

Luppina. s. f. T. bot. Pianta di radice legnosa, ramosa, fibrosa, stelo un po’ peloso, foglie pelose; fiori bianchi, grandi, a spighe terminanti; seme rotondo, schiacciato: lupino. || nun valiri una luppina, valer poco: non valer un lupino. || nun jucamu a luppini, non si fa per ischerzo, ma davvero: non si giuoca a crusca, si fa da buono. || Prov. jucari cu du favi e ’na luppina, tener il piede in due staffe.

Luppinaru. s. m. Chi va vendendo i lupini: lupinajo.

Luppinedda. dim. di luppina. || V. caprinedda. || Per lupino selvatico. Lupinus varius L.

Lupu. s. m. T. zool. Animale vorace, selvatico, simile a un grosso cane: lupo. Canis lupus L. || met. Divoratore dell’altrui sostanze: lupo. || jiri o mettiri mmucca di lu lupu, in potere del nemico: andar o mettere in bocca al lupo. || Prov. lu lupu cangia lu pilu, nun perdi lu viziu, o lu lupu è sempri lupu, l’abitudine al vizio o la mala natura non si perde col tempo: il lupo cangia il pelo, ma non il vizio. || lu lupu vinni carni, di un malvagio che dia salutevoli ammonimenti: parole di santo e unghia di gatto. || lu lupu è ntra la favula, quando comparisca uno di cui si stia parlando: il lupo è nella favola. || la guerra o la morti di li lupi è la paci di l’agneddi, sempre è così che la guerra dei despoti è la felicità degli oppressi. || li lupi cu li lupi nun si mangianu, o lupu non mancia lupu, i tristi fra loro non si nocciono: cane non mangia cane. || hai lu lupu e vai circannu lu rastu: quando tu vedi il lupo non cercar le pedate, bisogna esser pronto in certe circostanze e non cercar più oltre. || lu lupu cc’è ’mparatu a li gridati, si dice del tristo che non ascolta riprensioni o minacce: la catena non teme il fuoco. || lu lupu pigghia di li cuntati: il lupo non guarda che le pecore sian conte, non valgono certe piccole precauzioni delle volte. || lu lupu mancia ogni sorti di carni ma la sua la licca, contro sè stesso non va alcuno: il lupo mangia ogni carne e lecca la sua. || prima di sentiri abbajari fui lu lupu: il lupo avanti al gridare fugge. || essiri lupu vecchiu, essere scaltro: esser volpone, esser cimato e bagnato. || [p. 547 modifica] – cirveri. s. m. Animale noto, con pelle indainata, e di acutissima vista: lupo cerviero, lince.

Lupucùviu. add. e s. Dicesi di chi tenga in sè i suoi pensieri, nè si lasci scoprire o intendere: sornione.

Lùpulu. V. lupalu.

Lupumanaru. s. m. Chi è infermo di licantropia o colui al quale si dànno le convulsioni sì forti, che va, spinto dal male, urlando per le vie: licantropo, lupo mannaro.

Lupumarinu. s. m. T. zool. Sorta di pesce. Godus mustela L.

Lupuminaru, Lupunaru. V. lupumanaru.

Luquela. V. loquela.

Lurdazzu. pegg. di lordu: lordaccio, sudiciaccio.

Lurdìa. s. f. Sporchezza, non nettezza: sudiciume; e se più materiale come materia sovrapposta o mescolata al corpo: imbratto. Lordezza, lordume, lordìzia sono più generali e dinotano anco più. || Sudiceria non poca di materia appresa: pacciame, se meno asciutta: pattume. || Mondiglia che rimane nel crivellar il grano: vagliatura. || – di l’aricchi, quel pattume che si genera nell’orecchia: cerume.

Lurdiamentu. (Scob.) V. allurdamentu.

Lurdiari. V. allurdari.

Lurdiazza. pegg. di lurdìa: lordezzaccia.

Lurdiceddu. dim. di lordu: sudicetto, sudicino, lorderello.

Lurdiedda. dim. di lurdìa.

Lurdimi. V. lurdia.

Lurdissimu. add. sup. Lordissimo, sudicissimo.

Lurdizza. V. lurdìa.

Lurdu. V. lordu. (Rocca).

Lurduliddu. dim. di lordu: sudicetto, lorderello.

Lurdunazzu. pegg. di lurduni: sudicionaccio.

Lurduni. accr. di lordu: sudicione.

Lurdura. s. f. Schifezza, sozzura: lordura.

Luscu. add. Che non vede da lontano, e guardando restrigne ed aggrotta le ciglia: losco, lusco.

Lusetu. (Scob.) V. risignolu.

Lusinga. s. f. Artificio di parole o di atti con cui vuolsi trarre alcuno a cosa giovevole al lusingante: lusinga.

Lusingamentu. s. m. Il lusingare: lusingamento.

Lusingari. v. a. Allettare con lusinghe: lusingare. P. pass. lusingatu: lusingato.

Lusingaturi –tura. verb. Chi o che lusinga: lusingatore –trice.

Lusinghedda. dim. di lusinga: lusinghetta.

Lusingheramenti. avv. In modo lusinghevole: lusinghevolmente.

Lusingheri. add. Atto a lusingare, pieno di lusinghe: lusinghiero, lusinghiere, lusinghieri. || S’usa anco s. || Dolce, soave: lusinghiere.

Lusingheru. V. lusingheri. (Rau).

Lusinghèvuli. add. Lusinghiere: lusinghèvole.

Lussari. v. a. T. chir. Dicesi dell’ossa quando escono dal loro sito naturale, s’usa anco rifl. e intr. pron.: slogare, slogarsi, o come dicono i Francesi: lussarsi. P. pass. lussatu: slogato.

Lussazzioni. s. f. Il lussare o lussarsi: slogamento, slogatura.

Lussu. s. m. Superfluità nel mangiare, vestire, addobbare: lusso.

Lussùria. s. f. Sfrenato e ardente appetito carnale: lussùria.

Lussuriari, Lussuriggiari. v. intr. Commettere lussuria: lussuriare, lussureggiare. P. pres. lussuriggianti: lussureggiante.

Lussuriusamenti. avv. Con lussuria: lussuriosamente.

Lussuriusazzu. pegg. di lussurioso: lussuriosaccio.

Lussuriuseddu. dim. di lussurioso: lussuriosetto (a Firenze).

Lussuriusu. add. Che ha lussuria: lussurioso. Sup. lussuriusissimu: lussuriosissimo.

Lussuriusuni. accr. di lussuriusu.

Lustina. s. f. T. mar. Fune la quale tiene l’un capo dell’antenna che tiene la vela pendente; e si dice pure dello stato destro della nave: poggia. (Pitrè nel Borghini).

Lustrata. V. crustata.

Lustrinu. s. m. Sorta di drappo serico: lustrino.

Lustru. s. m. Splendore, lume: lustro. || Nobiltà, decoro: lustro. || Pulimento, lustratura, levigatezza lucente nella superficie di checchessia tirato a pulimento: lustro. || Spazio di cinque anni: lustro. || nun si putiri vidiri cchiù lustru: non aver più bene. || essiri a lustru di cannila, esser in agonia || fari lustru, illustrare. E anche: far lume. || – di li robbi: fiore de’ vestimenti (An. Cat.).

Lustru. add. Che lustra, che luce: lustro. || Ubbriaco: brillo.

Lustruliddu. dim. di lustru: lucidetto. || Un po’ ebro, brillo: cotticcio.

Lustrura. s. f. Splendore: lustrore.

Luta. s. f. Terra inumidita: loto. || Qualunque materia con cui si loti alcun vaso: loto.

Luteranìsimu. s. m. Dottrina dei luterani: luteranismo.

Luteranu. s. m. Seguace di Lutero: luterano.

Lutra. (Pasq.) s. f. Animal rapace che vive di pesci, la sua grandezza è quanto un gatto: lontra. Lutra L.

Lutta. V. lotta. || fari lutta, dicesi di cibo o medicamento che dia travaglio.

Luttari. v. intr. Far alla lotta: lottare. || Contrastare, contendere: lottare.

Luttaturi. verb. Chi fa alla lotta: lottatore.

Luttu. s. m. Mestizia per perdita di parenti: lutto. || Mestizia e pianto semplicemente: lutto. || Abito nero portato da chi perde parenti: bruno. Onde essiri a luttu o di luttu: esser a bruno. || purtari lu luttu: portar il bruno. || Si dice del tempo anche in cui si porta il bruno: bruno.

Luttusu. V. luttuusu (S. Salomone Marino. Bar. di Carini).

Luttuusamenti. avv. Con lutto: luttuosamente.

Luttuuseddu. dim. di luttuusu.

Luttuusu. add. Pien di lutto: luttuoso. Sup. luttuusissimu: luttuosissimo.

Lutu. s. m. Fango: loto.

Luvareddu. dim. di lùvaru: piccolo parago.

Lùvaru. s. m. T. zool. Pesce simile al fravolino, più grosso e cenerino sul dorso: parago, pagello. Sparus Crythrinus L.

Supplemento

[p. 1150 modifica] Lucaru. s. m. T. zool. Sorta d’uccello: lucherino.

Lucchiari. v. a. e intr. Burlare: canzonare.

Lucculiari. dim. di lucchiari.

Lucentula, Luciculu. V. cannilicchia di picuraru (Perez e Macaluso-Storaci).

Lumiunara. s. f. Albero del limone.

Lungariusu. add. Lungamente nojoso nel fare, nel dire.

Luppina. Macchia bianca nella pupilla dell’occhio: maglia.

Lupu. Per lupucuviu V.

Lutatu. add. Intonacato, o impiastricciato di loto.

Lùvatu. V. lèvitu (In Licata).

Luviri. V. lueri.

Lùvuru. V. lùvaru.