Nuovo vocabolario siciliano-italiano/VR
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Vraca. s. f. In pl. calzoni corti, o di sotto: brache. Per pantaloni. || T. mar. Cavo grosso per uso di tirare o trasportar pesi: braca. || fig. Imbroglio, intrigo. || Quella parte del fornimento che sorretta dalla groppiera, è sospesa contro le cosce del cavallo: braca, imbraca. || Il trave che, ne’ ponti da muratore, sta sopra. || calarisi li vrachi, darsi per vinto: calar le brache. || vrachi di cucca, T. bot. Pianta che ha gli steli erbacei volubili, le foglie alterne picciolate, i fiori solitari, bianchi color di rosa o porporini; nasce fra le biade: vilùcchio. Convolvulus arvensis L. || – di tudiscu, così chiamasi una specie di melo. || arristari cu li vrachi ’n manu, perdervi le spese: perder la lisciatura. || ’n’autra vraca, maniera di esprimere una tal quale noja che sopraggiugne. || lu culu ca nun è nsignatu ad aviri vrachi, quannu l’havi tutti si li caca, modo basso per deridere o un millantatore di frivolezze, o un che non sia avvezzo alle grandezze: chi è uso alle cipolle, non vada ai pasticci. || jittarisi ’n vraca, far la carogna, non voler mettersi di voglia a fare: scarognare; non andar risoluto e di buone gambe a far checchessia: tentennarla, dimenarsi nel manico. || Prov. si li to vrachi su’ di vitru, nun cci pò fari pidita d’azzaru: chi ha testa di vetro, non faccia a’ sassi, chi è debole non istia a cozzare.
Vracalaru. s. m. Facitore di brachieri: brachierajo. || Dappoco, buon a nulla: bracherajo.
Vracaleddu. dim. di vracali. || Corto cilindro girevole sul suo asse, alla base di ciascuna molla intorno cui s’avvolge la estremità del cignone della carrozza: subbietto, organetto.
Vracalettu. V. vracaleddu. || In pl. corde attaccate da un capo agli staggi della rete, e dall’altro al piolo: contrine. (a Firenze).
Vracali. s. m. Fasciatura per sostenere gl’intestini che cascano nella coglia: brachiere, allacciatura.
Vracalista. V. vracalaru. || Per ingiuria, seccatore, sofistico. || Si dice pure a’ soldati veterani, specialmente della guardia nazionale composta di vecchi o acciaccati. || E si dice al partito così detto moderato o malva.
Vracaluni. s. m. Brache grandi. || accr. di vracali. || Si dice anco a uomo rozzo, materialone.
Vracazza. pegg. di vraca. || Dicesi ad uomo dappoco: bracone. Ad uomo instabile, volubile.
Vrachetta. dim. di vraca: brachetta. || Que’ fornimenti di cuoio che servono per sostener la spada che si porta accanto: pendaglio. || Parte delle brache che cuopriva lo sparato dinanzi: brachetta, toppa.
Vrachi di cucca. V. in vraca.
Vrachïari. v. intr. Si dice di cosa che non assetti bene, ma che sia più grande, quasi a mo’ che stan le brache all’uomo, p. e. sta cosa mi vrachïa, è larga per me.
Vrachitti. V. suttacalzuni.
Vrachittuni. s. m. Tutto quello che fascia un arco e ne fa l’ornato: brachettone. || Ornato di legname scorniciato, attorno e lungo gli spigoli degli stipiti di finestra o di porta.
Vracottu. s. m. T. mar. Bozzello con lungo stroppolo incappellato nelle cime de’ pennoni, in cui passa una fune per issar checchessia: bracotto. || Nelle piccole navi, è una fune legata da una parte all’estremità delle spuntiere nei traboccoli, e dall’altra è unita colle teste: bracotto (Zan. Voc. Met.).
Vracuni. accr. di vraca: bracone.
Vramari. V. abbramari.
Vrancarìa. V. biancaria e seg.
Vrancarrussina. V. branca ursina.
Vrancu. V. biancu e tutti i simili. || Per grancu V. (Macaluso Storaci).
Vranculidda. V. olivuzza. || V. bianculidda.
Vrancura. V. biancura.
Vrancutu. s. m. Specie di buccino, brogna, piccola.
Vrattiari. (Scob.) V. vibbrari.
Vrazzaleddu. dim. di vrazzali: braccialetto.
Vrazzali. s. m. Parte dell’armatura antica, che armava il braccio: bracciale. || Arnese di legno che arma il braccio per giocar al pallone grosso: bracciale. || Galloni piegati a cappio che servono di sostegno alle braccia di chi sta dentro la carrozza: manòpole. || – di la serra: manichetti. T. legn.
Vrazzata. s. f. Tanto quanto può stringersi colle braccia: bracciata. || Colpo di braccio.
Vrazzatedda. dim. di vrazzata: bracciatella.
Vrazzeri. s. m. Colui che dà braccio alle signore: bracciere.
Vrazziari. v. intr. Dimenar le braccia camminando. || T. mar. Manovrar i bracci e far muovere con queste corde i pennoni in senso orizzontale, secondo che richiede la direzione del vento: bracciare. || a brazziari, si dice del nuotare stendendo e battendo le braccia: nuotare di spasseggio.
Vrazziata. s. f. Dimenìo di braccia.
Vrazziceddu, Vrazziteddu. V. vrazzuddu.
Vrazzolu. s. m. Ramicello della grossezza del braccio (pl. anco vrazzola). || Sostegno a similitudine di seste, dei quali si servono i segatori per tener sollevati i legni da segare: piedica. || Per manigghia V. || vrazzola di lu conzu: braccioli del palamite (An. Cat.).
Vrazzu. s. m. Membro noto del corpo: braccio. || Branca, ramo, ciò che sporge da checchessia a guisa di braccio: braccio. E quel della lumiera: viticcio. || fig. Protezione, balìa, autorità, forza: braccio. || Una delle parti della verga trasversale della bilancia dove è attaccato il bacino o piatto: braccio. || Spazio di terra stretto che sporge in mare o viceversa: braccio. || Parte della macchina che faccia ufficio di leva, di asse: braccio. || pl. vrazza: braccio. (A. V. ital. brazzo. Jacopone). || ammuddiricci o cadiricci li vrazza, avvilirsi, perdersi d’animo: cascar le braccia, caderti le braccia. || vrazza di mari, dicesi ad uomo operoso, faccendiere. || essiri lu vrazzu drittu di unu, esser il sostegno di alcuno, essergli utilissimo: esser il braccio destro di checchessia. || stuccari li vrazza, fig. render incapace ad operare, inabilitare. || aviri un vrazzu longu e ’n’autru curtu, esser buon a prendere e ritroso a dare. || dari lu vrazzu, offerire, porgere il braccio perchè altri vi si appoggi: dar di braccio o il braccio. || a vrazza aperti, molto volentieri, con gran desiderio: a braccia aperte. || ’n vrazza, sulle braccia: in braccia.
Vrazzuddu. dim. di vrazzu: braccetto, bracciolino, bracciotto (pl. vrazzudda).
Vrazzuleddu. dim. di vrazzolu. || V. bracciulettu.
Vrazzutu. add. Di buone e forti braccia.
Vrichiceddu. dim. di vricu.
Vricu. s. m. Canaletto de’ vasi da stillare: beccuccio. || Quel vaso con canaletto per dar bere agli ammalati: beccuccio, becchetto. || Anco quello dell’ampolla: beccuccio (Fr. briche, Spat.).
Vrigogna. s. f. Dolore di quelle cose che ci pajono indecorose, sconvenienti, disonorevoli: vergogna. || Una certa modestia: vergogna. || Quel rossore che si sparge nel volto di chi si vergogna: vergogna. || Disonore, vitupero, biasimo: vergogna. || Azione vergognosa: vergogna. || Oggetto di vergogna, di disonore: vergogna. || vrigogna! esclamazione di rimprovero per qualsiasi azione vergognosa: vergogna! || ogni vrigogna cci fa onuri}}, dicesi di uno spudorato affatto: avere mandata giù la visiera. || è megghiu muriri chi campari cu vrigogna: è meglio morire con onore, che vivere con vergogna. || cui perdi la vrigogna nun la trova cchiù: chi ha buttato via una volta la vergogna, non la ripiglia più (metatesi di virgogna o vergogna). || la nostra naturali vrigogna nun si pò nigari; pirchì quannu si caccia di lu cori, sinni fui a la facci: la coscenza è come il solletico, dice un analogo prov. toscano.
Vrigugnarisi. v. intr. pron. Aver vergogna: vergognarsi. P. pass. vrigugnatu: vergognato.
Vrigugnazza. pegg. di vrigogna: vergognaccia.
Vrigugnedda. dim. Vergognuccia.
Vrigugnuna. accr. di vrigogna.
Vrigugnusamenti. avv. Con vergogna: vergognosamente.
Vrigugnuseddu. dim. di virgugnusu: vergognosetto.
Vrigugnusissimamenti. avv. sup. Vergognosissimamente.
Vrigugnusu. add. Tocco da vergogna: vergognoso. || Vituperevole: vergognoso. || Timido, peritoso: vergognoso. Sup. vrigugnusissimu: vergognosissimo.
Vriogna. V. vrigogna e simili.
Vrisca. s. f. Quella materia lavorata a cellette in cui le api depongon il miele: favo, fiale. || pirtusa di la vrisca: le celle del favo (Forse dal vischio, per simiglianza di materia o qualità).
Vriscali. s. m. Soprasolfato di calce, calce solforata calcarifera, pietra metamorfizzata e corrosa dalla esalazione sulfurea; resa spugnosa, acre, leggiera più o men bianca, è indizio di zolfo.
Vriscari. v. a. Si dice del fuoco, e vale accenderlo, specialmente il destare il fuoco mercè frasca, trucioli o simili materie.
Vrischettu. s. m. Quella carne di porco appiccicata alle costole: costereccio.
Vriscu. V. viscu.
Vriscusu. add. Spugnoso (Da vrisca).
Vrisinga. V. frisinga.
Vritati. V. verità.
Vròcculu. s. m. Cavolo di cui si mangia il fiore, che gli dà la figura d’una palla: cavolfiore, cavolo broccoluto. || Pipita o tallo del cavolo, rapa, o simili erbe quando incominciano a dar segno di fiorire: bròccolo. || vrocculi, moine, lezii: fichi. || vrocculu sammartinaru, che si fanno per S. Martino. || – nataliscu, che fa per Natale. || – innaloru, che si fa in agosto. || nè nsusu cu li cavuli, nè gnusu cu li vrocculi, vale in verun modo: nè per diritto né per traverso.
Vrodu. V. brodu. || nun aviri bisogno di vrodu d’unu, non aver bisogno del suo aiuto. || cu’ nun po’ manciari carni vivi vrodu: chi non può bere nell’oro beva nel vetro.
Vrucali. add. Generoso: liberale.
Vruca. V. bruca.
Vrucara. s. f. T bot. Erba medicinale: enula. Inula viscosa.
Vrucari. Contratto da vruricari V.
Vruccula. V. fibbia o vuccula.
Vruccularu. s. m. Venditor di broccoli o cavolfiori.
Vrucculiarisi. v. intr. pron. Ostentare ardire, potere, voglia con sole parole: burbanzare. || V. mmizzigghiarisi: far gestri.
Vrucculiata. s. f. L’atto del burbanzare: burbanza, boria.
Vrucculidda. V. fibbiedda.
Vrucculiddu. dim. di vrocculu. || Broccolino.
Vrucculuna. accr. di vruccula.
Vrucculuneddu. dim. di vrucculuni.
Vrucculuni. accr. di vrocculu. || Broccolone. || Pipita o tallo del cavolo, rapa, e simili erbe, quando incomincian a dare segni di voler fiorire: broccolo.
Vrucculusu. add. Vanitoso, vanaglorioso. || V. mmizzigghiatu: gestroso.
Vruchi. s. m.pl. Fruscolo o rimettiticcio stentato, secco: sterpo.
Vruccu. s. m. Nome generico di tutti gl’insetti nel primo stato di vita: bruco.
Vrudacchia. s. f. Cosa liquida, o rimasuglio di minestra, o acqua fangosa: broda, brodiglia, brodicchio, brodaia.
Vrudacchiarisi. v. intr. pron. Macchiarsi di broda: imbrodolarsi, imbrodicchiarsi. || Vantarsi, burbanzare.
Vrudacchiata. s. f. Vivanda molto tenera e quasi liquida, che non si tenga bene insieme: pappolata, brodaja. || Cerimonia fredda e stentata fatta per mero dovere.
Vrudacchieri. s. m. Chi va tutto ridicendo, chi va riportando ciò che ode: rinvesciardo. || Per adulatore.
Vrudacchiusu. V. vrudusu. || V. vrudacchieri.
Vrudagghia. V. brudagghia.
Vrudami. s. f. Roba cotta in brodo e lasciata liquida: brodame (s. m.).
Vrudaria. V. brudaria.
Vrudaru. s. m. Ghiotto di brodo: brodajo.
Vruddu. V. bruddu.
Vruderi. V. vrudacchieri.
Vruderu. V. vrudaru. || V. vruderi.
Vrudettu. V. vrudiceddu.
Vrudicari. V. vruricari.
Vrudiceddu. dim. di vrodu: brodetto.
Vruduseddu. dim. di vrudusu: brodosetto.
Vrudusu. add. Abbondante di brodo: brodoso.
Vrunettu. V. brunettu e simili.
Vrunniari. v. intr. ass. Essere o apparire biondo: biondeggiare.
Vrunnitteddu. dim. di vrunnu: biondinello.
Vrunnu. V. biunnu.
Vruricari. V. sepelliri.
Vrusca. V. fruscula. || Le lische del lino.
Vruscari. V. abbruscari.
Vruscata. s. f. Campo ove siansi bruciati sterpi, la ristoppia: debbio.
Vruscatu. V. vruscata. || V. abbruscatu.
Vruscia. V. bruscia.
Vruscula. s. f. Strumento col quale si separa il lino dal capecchio: scapecchiatoio (Capuana).
Vrusculiari. v. a. Nettare il lino dal capecchio: scapocchiare, diliscare.
Vrusculiatura. s. f. La parte liscosa che si cava dal lino collo scapecchiatoio: lisca.
Supplemento
Vranculidda. s. f. T. zool. Sorta di uccello: bigiarella.
Vrazzolu. vrazzola pl. Trappola pei conigli (In Licata).
Vriuni. s. pl. Lunghe canne dove i marinai sciorinan il loro bucato (In Licata). Forse corruzione di virguni.
Vromu. V. bromu. Altri spiega: medusa.