Nuovo vocabolario siciliano-italiano/ZU
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Zò. pron. Ciò. Onde zoccu: ciò che; zo è: cioè ecc. In molti dialetti della nostra penisola, e nel veneziano spezialmente, la c viene spesso cangiata in z; mentre nel nostro segue men frequente, anzi questa voce è uno de’ rari esempi. || zoccu cc’è, ogni cosa: ciò che c’è (Buonarroti il giov.).
Zocculanti. V. zucculanti.
Zòcculu. s. m. Pianella col suolo di legno: zòccolo. || T. arch. Piedistallo: zoccolo. || Fascia di color diverso a piè di una parete o altro: zoccolo. || Lastrone di macigno nel centro dei portoni, dove fan capo i paletti per tener le imposte, i cancelli ecc. serrati. || Per surci V.
Zòddaru. s. m. Per lo più usato in pl. Piccola quantità di sterco o altra sporcizia, che rimane attaccata sulla lana delle capre, pecore e simile: còccola, zàcchera. || Per sim. pallottole di sudore e sporcizia sulla pelle di chicchessia: pasterelli. || Piccolo schizzo di fango in sui panni: zàcchera (Dice Pasq. dalla medesima radice zul: vile, basso, onde vien anco zolla).
Zodìacu. s. m. Fascia circolare sotto cui giran i pianeti, raffigurato con vari segni di animali: zodìaco.
Zoira, V. bòria. || V. fasulazzu.
Zolu. V. azzolu.
Zòmmaru. V. rozzu.
Zona. s. f. Lamina fine di acciaio. || Fascia che cinge il contorno di checchessia: zona (z dolce).
Zoologgìa. s. f. Parte della storia naturale che tratta degli animali: zoologia.
Zoppu. s. m. Chi è impedito delle gambe o del piè in modo che non possa camminar bene: zoppo. || Prov. cu’ prattica cu lu zoppu, supra l’annu zuppichìa, col lungo conversare con alcuno se ne piglia il costume: chi pratica lo zoppo impara a zoppicare. || cu cchecchi nun cantari, e cu zoppi nun ballari, sovente sì gli uni che gli altri fanno bene. || quannu ti voi fari gabbu di lu zoppu, bisogna chi tu fussi drittu, chi burla altrui, badi se egli è degno d’esser burlato: chi burla lo zoppo badi d’esser diritto. || a zoppu nun cci servi di diri curri, a chi non sa o non può non vale spingerlo a fare: al cieco non si mostra la strada.
Zoppu. add. Che è impedito delle gambe o del piè in modo da non poter camminar meglio: zoppo. || Per met. delle cose che si reggono in piedi, quando alcuno di essi manca o è corto: zoppo.
Zorba. s. f. T. bot. Albero di frutto noto: sorbo. Sorbus domestica L. || Il frutto che è tondo, più piccino d’una noce: sorba. || zorbi: esclamazione: cocuzze! || zorbi o zorbi marini, espressione per negare.
Zorbi. s. m. Parola che si dice in luogo di altra che non sovvenga: coso. || lu zorbi, espressione per negare.
Zòria. s. f. Parola forse straniera che sta per proposito, volere, intendimento, nella frase livari di zoria, dissuadere, distogliere.
Zoticarìa. s. f. Rozzezza: zoticherìa.
Zòticu. add. Intrattabile, rozzo: zòtico.
Zotta. s. f. Sferza di canapo attaccata a una verga per frustar i cavalli: frusta (Dallo Sp. azote: sferza). || Piccola quantità d’acqua stagnante: pozza, lafacchio. || Luogo avvallato: vallea. || fari la zotta, fig. suol dirsi quando s’incomincia a fare una cosa dal meno importante: prendere il porro per la coda.
Zu. Lo stesso che su; ma dassi agli zappatori, ai facchini e simili. || Alle volte sta per ziu. || zu nuddu, dicesi ad uomo da poco, di veruna autorità.
Zubba. s. f. e add. V. agresta.
Zubbi. V. garufi. || E Mal. V. musuluchi.
Zubbia. V. subbia e simili.
Zubbibbu. V. zibbibbu.
Zùbbiu. s. m. Luogo di grande profondità fra valli e burroni, voragine: baratro. || Incavo sotto i palmenti per dove cola il mosto. Forse dal Lat. sub eo. || Fossa grande, per sepoltura: carnajo. || essiri jittatu ’ntra lu zubbiu, fig. trovarsi in istato lagrimevole senza speranza di migliorare.
Zubbu. V. cazzu (Mal.). || add. V. agrestu, o virdi: immaturo.
Zucari. V. sucari. A Messina.
Zuccanu. V. zaccanu.
Zuccararu. s. m. Chi fa o vende zucchero.
Zuccarateddu. dim. di zuccaratu.
Zuccaratu. add. Dolce condito di zucchero: zuccherato. || Per grazioso, bellino.
Zuccareddu. dim. di zuccaru. || essiri un zuccareddu, essere molto bello o grazioso. || Per zucchiceddu V.
Zuccarera. s. f. Vaso dove tiensi lo zucchero; zuccheriera.
Zuccaridduzzu. dim. e vezz. di zuccareddu.
Zuccarina. s. f. add. Uva di chicchi compatti, dolce a mangiarsi.
Zuccarinu. add. Di pere o pomi di sapore dolce: zuccherino.
Zuccarruni. V. zamparruni (Da zuccu).
Zuccaru. s. m. Materia dolce nota: zùcchero (A. V. ital. in Cecco Angiolieri: zuccaro). || Quasi come add. per dire, buono, bello, caro, vezzoso. || essiri un zuccaru, essere molto grazioso. || – ’n campana, ’m pani, raffinato e ridotto a forme: zucchero in pani. || duci comu lu zuccaru, voce di paragone: dolce come lo zucchero. || essiri ’na pasta di zuccaru, dicesi di uomo di ottime qualità: essere una pasta di zucchero. || Prov. zuccaru nun guasta bevanna, le cose buone non son mai disgradite: zucchero non guastò mai vivanda.
Zuccarusu. add. Che ha in sè dello zucchero: zuccheroso.
Zùccheru. V. zuccaru (Pitrè).
Zucchetta. s. f. Zucca vuota che serva da fiasco: zucchetta.
Zucchiceddu. dim. di zuccu: cepperello.
Zùcchiru. V. zuccaru.
Zuccotta. V. bozza.
Zuccottu. V. zuccaru al § 4.
Zuccu. s. m. Base o piede dell’albero: ceppo, ceppaja. || Propriamente il ceppo troncato: ciocco. || fig. Beni stabili: poderi. || La parte più grossa dell’orecchio esterno, che è impiantata nell’osso pietroso: ceppo dell’orecchio (zòccola, in ital. è il piedestallo; più in Toscana un ciocco chiamerebberlo anco zoccarello, come nel prov. vesti un zoccarello e pare un fantarello, per cui dev’essere un’origine comune). || o zuccu o ventu, frase comune in chi o voglia molto o si contenti del nulla: o Cesare o niente.
Zucculanti. s. m. Frate di quelli che portavano gli zoccoli, eran della regola di S. Francesco: zoccolante.
Zuccularu. s. m. Chi fa zoccoli: zoccolajo.
Zucculì. V. zipepè.
Zuccuni. accr. di zuccu; la parte del ceppo dove sono appiccate le radici: ceppaja. || Prov. vesti zuccuni ca pari baruni, V. in baruni.
Zùchiti. Voce bassa imitativa del suono del violino. || fari zuchiti zuchiti, V. zuchitiari.
Zuchitiari. v. intr. Far il suono del violino. || V. zurrichïari. || Per cataminari V.
Zucu. V. sucu.
Zùcuti. V. zuchiti.
Zucu-Zucu. V. zùchiti.
Zucuzzuni. s. m. Il tronco grosso e duro della zabbara. || fig. Stupido, allocco: baccellone.
Zuddarari. v. a. Empir di zacchere: zaccherare.
Zuddareddu. dim. di zoddaru: zaccherella.
Zuddarusu. add. Pien di zacchere: zaccheroso. || V. rucciulusu.
Zuffa. s. f. Contesa, baruffa: zuffa.
Zuffiari. v. intr. Mangiar con prestezza ed avidità: scuffiare.
Zufficedda. dim. di zuffa.
Zuffiuni. V. suffiuni.
Zufia. s. f. V. gebbia. || A Naro.
Zuinu. s. m. T. zool. Uccello che ha il petto rosso, e un po’ di rosso sul capo: montanello. Fringilla cannabina L. || Per mezzano, specialmente di cose basse (Che venga da ciuire? che è far il fischio del topo, e lo stridere di una cosa tagliata, come p. e. il sughero).
Zuiru. V. lupu (Spat.).
Zuliata. V. suliata, e simili.
Zuminicu. (Catania) fari lu zu Minicu, mettere una mano in sulla snodatura dell’altro braccio piegandolo all’insù, per segno di dispetto al compagno, al quale atto si suole anche aggiungere, struditi e manciati l’ossa: fare il manichetto, il manichino.
Zummari. v. intr. Far quel romore come fanno le api: ronzare (Scob. e Spat.).
Zummu. s. m. Romore che fanno le api: ronzìo.
Zummuliata. V. sassulata, gran quantità.
Zuodi. V. cipuddi.
Zuppa. V. suppa.
Zuppàggini. s. f. L’essere zoppo, la qualità astratta: zoppaggine.
Zuppappata. V. suppappata.
Zuppazzu. pegg. di zoppu: zoppaccio.
Zuppiamentu. s. m. Lo zoppicare: zoppicamento.
Zuppiari, Zuppichiari. v. intr. Andare zoppo: zoppicare, zoppeggiare. || Errare, imbrogliarsi in parlando: barbugliare.
Zuppicuni. avv. O anco a zuppicuni: zoppicone, zoppiconi.
Zuppiddu. dim. di zoppu: zoppetto, zoppettino.
Zuppizza. V. zuppaggini.
Zurbara. s. f. L’albero delle sorbe: sorbo.
Zurbiarisi. v. intr. Affaticarsi invano: acciaccinarsi.
Zurbiata. s. f. L’atto dello acciaccinarsi.
Zurbignu. add. Di sorbo: sorbigno. || V. zurbusu.
Zurbinottu. V. zerbinottu.
Zurbusazzu. pegg. di zurbusu.
Zurbuseddu, dim. Afretto.
Zurbusu. add. Di sapore aspro simile alla sorba immatura: afro, sorbino, lazzo.
Zurriari, Zurrichiari. v. intr. Lo stridere di certe cose fregate: sgrigliolare; o un sughero tagliato: cuire, o simile. || – li denti, stropicciargli in segno d’ira o altro: dirugginar i denti.
Zurrichìu. s. m. Lo sgrigliolare continuato: sgrigliolìo.
Zurritati. s. f. L’esser ruvido: ruvidità. || Rozzezza.
Zurru. add. Contrario di morbido o gentile: rùvido. || Rozzo. || Per zurbusu V.
Zutichellu. add. Alquanto zotico: zotichetto.
Zutichizza. s. f. L’esser zotico: zotichezza.
Zuticuni. accr. di zoticu: zoticone.
Zuttata. s. f. Colpo di frusta: frustata.
Zuttatedda. dim. Frustatina.
Zuttatuna. accr. di zuttata.
Zuttiari. v. a. Percuotere colla frusta: frustare. || v. intr. Agitar violentemente la frusta perchè faccia certo suono rumoroso: schioccare.
Zuttiata. s. f. Il frustare: frustata. || Schioccata.
Zuttiatedda. dim. di zuttiata.
Zuttiatuna. accr. di zuttiata.
Zutticedda. dim. di zotta: frustino. || Pozzetta.
Zuv. V. jugu. A Piazza.
Zuvudda. V. cipudda. A Nicosia.
Zuzzana. V. duzzina.
Zuzzanali. V. duzzinali.
Zuzzanalitati. s. f. Astratto di zuzzanali: dozzinalità.
Zuzzina. V. duzzina, e simili.
Zuzzu. V. jilatina (Rocca).
Zuzzù. Voce che imita il suono del violino: ziro ziro. || Voce per chiamare i montoni.
Supplemento
Zucasarda. V. sucasarda.
Zudda. V. sudda.
Zuppicari. V. zuppichïari.
Zuppicatu. Nella frase iri zuppicatu, zoppicare (Comes).