Nuovo vocabolario siciliano-italiano/GA
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Gabbacumpagnu. s. m. Giuoco fanciullesco simile alla mosca cieca: beccalaglio. || jucari a gabbacumpagnu, vale anche cercar di addossare la colpa ad altrui, o cercar ingannarsi l’un l’altro. || Per furbo, giuntatore: gabbacompagno.
Gabbamentu. s. m. Il gabbare: gabbamento.
Gabbareddu. V. calunniaturi. || V. ammucciareddu.
Gabbari. v. a. Ingannare e burlare: gabbare. || Prov. cu’ gabba è gabbatu, spesso sopra l’ingannatore cade l’inganno: chi inganna è ingannato. || ’na vota si gabba la vecchia, dicesi di uomo cui il pericolo o l’inganno l’abbia reso accorto. || fa quantu voi chi gabbari nun mi poi, così dice chi s’è avveduto dell’inganno. || rifl. a. Farsi beffe: gabbarsi.
Gabbarra. s. f. Grossa barca a fondo piatto che serve a carico e discarico delle navi: gabarra.
Gabbasanti. s. m. Ipocrita, bacchettone: gabbasanti, gabbadèo.
Gabbatina. V. gabbamentu.
Gabbatu. add. Da gabbare: gabbato. || cuntenti e gabbatu, di chi non s’avvede dell’inganno e crede anzi esserci andato bene.
Gabbaturi –turi. verb. Chi o che gabba: gabbatore –trice.
Gabbella. s. f. Ciò che si paga al Comune o allo Stato delle cose che si comprano, vendono, portano, ecc.: gabella || Luogo dove si pagano le gabelle: gabella. || Prezzo che si paga da’ fittajuoli delle possessioni ch’ei tengono da altri: fitto. Onde a gabbella o ’n gabbella: a fitto. E dari ’n gabbella: allogar a fitto.
Gabbillàbbili. add. Che può affittarsi: affittabile.
Gabbillanti. add. Colui che alloga a fitto un podere: allogatore.
Gabbillari. v. a. Dar a fitto un podere: allogare, affittare. || Sottometter alla gabella, pagando la somma da ciò agli ufficiali delle gabelle: gabellare. P. pass. gabillatu: allogato, affittato. || Gabellato.
Gabbillazioni. s. f. L’allogare: allogagione.
Gabbilledda. dim. di gabbella: gabelletta. || Tenue fitto.
Gabbilleri. s. m. Chi riscuote o appalta le gabelle: gabelliere. || Ministro della gabella: gabellotto.
Gabbillicchia. V. gabbilledda.
Gabbillotu. s. m. Appaltatore di gabella: gabelliere, gabellotto. || Quegli che tiene le altrui possessioni a fitto: affittajuolo, fittajuolo.
Gabbilluzza. V. gabbilledda.
Gabbinettu. s. m. Stanza interna da studio da conservar cose preziose o che: gabinetto. || Luogo dove i ministri si trattengono di politica, e le persone che ne fan parte: gabinetto.
Gabbiuni. (D. B.) s. m. Cesta senza fondo, piena di terra per ripari: gabbione.
Gabbu. s. m. Burla, beffa: gabbo. || fàrisi gabbu, burlare o burlarsi di uno: farsi gabbo. E vale anco: farsi meraviglia. || Prov. cu’ si fa gabbu cci cadi lo labbru, si può inciampare ne’ medesimi difetti che si appongon ad altri: chi d’altrui parlar vorrà, guardi se stesso e tacerà. || da ’n gabbu, o a gabbu, posto avv., per giuoco, da beffe: a gabbo. || lu gabbu arriva, la gastima no, si dice a chi impreca, cioè che la beffa punge, la imprecazione non giunge.
Gabbuneru. V. gabbaturi.
Gadda. s. f. Gallozza che nasce sulla quercia: galla. || met. Inganno, frode concertata: gherminella, tranelleria. || fari ’na gadda. V. tinciri. || nun ni sapiri ’na gadda, non saperne niente: non ne saper cica o buccicata. || Lordume, sudiciume invecchiato nella persona: loja. || fari la gadda: ringalluzzire (Rapisardi). E forse starebbe qui gadda per gaddina.
Gaddaredda. s. f. Gallozzola di grandezza di una ciriegia, prodotta dalla quercia o simili, la quale entra in alcune tinture, ed anche nell’inchiostro: galluzza.
Gaddariari. V. intr. Rallegrarsi soverchiamente: galluzzare.
Gaddarita, Gaddarizza. V. lònara. || E gaddarizza sta pure per nucipersa. V.
Gaddazzu. accr. e pegg. di gaddu: gallaccio. || Uccello quanto una pernice, che ha sopra la testa una fascia nera, ha il becco diritto e rossiccio alla radice, piedi color carnicino, e cosce pennute: beccaccia. Scolopax rusticola L.
Gaddemi. s. m. (Pasq.) Colui che somministra legna alla caldaja per cuocere la ricotta. || Per ischerno si dice ad uomo abjetto.
Gaddetta. s. f. Fosserella che fanno i fanciulli per giuocar alle nocciuole: buca. || jucari a la gaddetta: far alle buche. Deriverebbe da galla con cui forse potè aver origine questo giuoco.
Gaddiari. V. intr. Star in pretensioni, far il dottore in checchessia: spadroneggiare, star in sul quanquam.
Gaddimi. V. gaddemi.
Gaddina. s. f. La femmina del gallo: gallina. || Prov. gaddina vecchia fa bon brodu, la donna matura sebbene priva di bellezze ha altre qualità: gallina vecchia fa buon brodo. || figghiu di la gaddina niura, dicesi di chi è poco curato, meno trattato degli altri. || la gaddina chi camina s’arricogghi cu la vozza china, chi vuol far roba esca fuori, e anco si dice per chi non mangia a tavola che avrà mangiato altrove, che meglio si dice: gaddina chi non becca biccatu ha: gallinetta che va per cà o becca o l’ha beccà. || la gaddina fa l’ova pri lu pizzu, ben pasciute fanno uova: le galline fan l’ova dal becco. || – carvana o di muntagna: gallina pratajuola. || – di farauni o turchisca: gallina di faraone. || – marsalisa, razza ben grossa e co’ piedi pennuti: gallina calzata. || Prov. la gaddina si tacissi, chi avirria fattu l’ovu nun si capissi, per troppo parlare vengonsi a risaper tante cose: la gallina che schiamazza è quella che ha fatto l’uovo. || la gaddina fa l’ovu e lu gaddu grida, vi è chi fa, mentre altri si appropria il vanto. || gaddina chi ha fattu l’ovu nun si chiama puddastra, chi ha partorito non è vergine, e si dice di tante cose. || a la cannilora ogni gaddina veni ad ova (o figghia la vecchia e figghia la nova): non v’ha gallina nè gallinaccia che a gennajo uova non faccia. || cu un paru di gaddini e una vivuta si sugnu scaltru accattu ’na tinuta, lo dicono i contadini della facilità di comperar poderi: con un par di polli si compra una tenuta. || guai a dda casa unni gaddina canta e gaddu taci, cioè dove comandano le donne: in quella casa è poca pace, dove gallina canta e gallo tace. || gaddini e picciriddi cacanu la casa, oltre il proprio senso significa che i ragazzi non possono far da uomini: ragazzi e polli imbrattano le case. || essiri figghiu di la gaddina bianca, il beniamino, il prediletto: aver il cencio rosso, esser il cucco. || la gaddina si spinna quannu è morta, l’eredità si piglia dopo la morte del testatore. || la gaddina sapi scapisari l’ova. V. in ciocca. || – cairisa, carisa o cariota: gallina del Cairo. || – tupputa, quella col ciuffo: gallina cappelluta || – rizza, colle penne ricce: gallina ricciuta. || – nana: gallina nana. || – d’Innia, la femmina del tacchino: tacchina, gallina d’India.
Gaddinaru. s. m. Luogo dove stanno le galline: gallinajo. || Guardiano di galline: guardapolli. || Chi alleva o vende galline: pollajuolo, gallinajo.
Gaddinazza. pegg. di gallina: gallinaccia. || jiri lu stomacu comu ’na gaddinazza, per sim. provar grandissima paura: patir la battisoffiola. || In pl. cacherelli de’ polli: pollina. || Altro uccello acquatico nero, coperto il capo di una membrana carnosa: fòlaga. Fulica atra L. (G. Di Giovanni).
Gaddinazzu. V. gaddu d’Innia. || Prov. cu lu rigalu d’un bon gaddinazzu, di la tinuta patruni mi fazzu. V. in gaddina.
Gaddinedda. dim. di gaddina: gallinella. Uccello che ha ali grigie con macchie brune, becco rosso detto anche gaddinedda ’mpriali: gallinella acquatica, voltolino: Rallus aquaticus L. || Insetto che rode i legumi: tònchio, gorgoglione. || In pl. le stelle plejadi. V. puddara.
Gaddinuna. accr. di gaddina.
Gaddittu. s. m. Gallo giovane: galletto.
Gaddotta. V. gallotta.
Gaddottu. V. gaddittu.
Gaddu. s. m. Uccello domestico noto: gallo. || – d’Innia, più grosso e diverso: gallo d’India, tacchino, gallinaccio. || lassarisi jiri comu un gaddu, avventarsi voler predominare. || ogni gaddu canta ’ntra lu so munnizzaru, ognuno fa da spocchia in casa sua: ogni tristo cane abbaja da casa sua. || cu gaddu e senza gaddu Diu fa ghiornu, quando la cosa dev’essere non valgon gli accessori: con gallo e senza gallo si fa giorno. || lu gaddu di lu spitali, ciò a cui tutti ambiscono e fanno a più non posso per avere. || cantu di gaddu, il tempo circa a mezza notte, quando i galli soglion cantare: gallicinio. || quannu canta lu gaddu fora d’ura, a canciari lu tempu nun addimura: quando canta il gallo al pollajo aspetta l’acqua al grondajo. || – d’acqua, uccello acquatico, nero: folaga. || – facianu, stazionario in Sicilia, e domesticabile; vola di raro e cammina impacciato dalla lunghezza delle dita: pollo sultano. Porphyrion antiquorum Bon. || Aggiunto di una sorta di pesce. || dui gaddi nta un puddaru ’un ponnu stari, si dice quando vi son due pretendenti: non istanno bene due galli in un pollajo.
Gadduffu. s. m. Gallo non ben capponato, che è tra i capponi e i galli: gallione.
Gadduni. accr. di gaddu: gallastrone.
Gaddutu. add. Impettorito, che ha pretensione o che brava: ringallettato, trònfio. || Rissoso. || T. mar. Aggiunto di nave o altro legno che abbia degli alloggiamenti molto elevati allo indietro ed alla poppa, con un gran rialzo sul davanti e all’indietro: galluto.
Gadduzzeddu. dim. di gadduzzu: gallettino. || Bizzosello. V. in gadduzzu.
Gadduzziari. V. gaddiari.
Gadduzzu. dim. di gaddu: galletto, ceccherino. || T. magn. Pezzetto di metallo forato a vite per aprire o fissar la vite: galletto. || Si dice a ragazzo iracondo, che si rissa: bizzoso, attacchino. || fari lu gadduzzu, esser arrogante: far il galletto. || – di lu granatu. V. spicchiu. || – d’acqua, uccello piccolo di mare; quelli più grossi: corriere grosso. Charadrius hiaticula L. E i più piccoli: corriere piccolo. Charadrius curonious Gmel. || fig. Colpo dato altrui sotto il gozzo: sergozzone.
Gaffa. s. f. Si dice del ferro che sostenga o rinforzi checchessia, di forma quadra o curva: staffa. || Spranga di ferro che sostenga, che serva a tener collegate pietre o altro: grappa. || La parte dell’arpione che ha l’occhio dov’entra l’ago dell’altra parte: bandella (Sp. gafa: uncino). || Per incastro.
Gafficedda, Gaffitedda. dim. di gaffa: staffetta.
Gaffuni. s. m. Ferro uncinato nell’ago del quale entra la bandella e serve per le imposte delle porte finestre, ecc.: arpione.
Gagati. V. giuittu.
Gagghia da gabbu. (An. Cat.) s. f. Strumento da uccellare o pescare che abba il ritroso: bertovello. || Per gaggiata. V. || (Pasq. e Vinci) Cassa in cui il macellajo ripone il danaro.
Gagghiardu. V. guagghiardu.
Gagghiaredda. s. f. Rena grossa con sassuoli, menata dai fiumi: ghiaja, ghiara. || Per terreno ghiajoso.
Gagghieri. s. m. Macellajo che ripone il danaro nella cassetta (gagghia).
Gàgghiu. add. Di diversi colori: mischio. || Cangiante. || Del mantello di cavallo quando è macchiato a pezzi grandi di colori, si dice anco de’ cani: pezzato.
Gagghiusu. V. lagnusu.
Gàggia. s. f. Arnese par rinchiudervi uccelli: gàbbia. ||Per ogni altra similitudine e per altri animali: gabbia. || met. Prigione: gabbia. || T. mar. Piattaforma che ha nel mezzo un’apertura quadra, ed è situata alla sommità degli alberi, su cui fa la vedetta il marinaro di guardia: gabbia, gaggia, coffa. || – di gaddini, dove si tengon i polli a ingrassare: stia. || – di surci, quella per pigliar i topi: tràppola. || Per gaggiata. V. || a gaggia, posto avv., di ciò che situasi in contatto con oggetti simili ma che lasci assai vuoto non necessario nello interno. E a gaggia di ventu, dicesi del far la misura empiendo la capacità con dei vuoti fra gli oggetti, per frodare: fognare la misura. || quannu l’aceddu è scappatu nun servi chiudiri la gaggia, non serve far dopo, ciò che doveasi far avanti.
Gaggìa. (Pasq.) s. f. Pecora che non ha tanta lana.
Gaggïari. v. intr. Il saltellar tranquillo che fa l’uccello per la gabbia.
Gaggiaru. s. m. Chi fa gabbie: gabbiajo.
Gaggiata. s. f. Tanta quantità di volatili che stia in una gabbia: gabbiata.
Gaggiazza. pegg. di gaggia: gabbiaccia.
Gaggiola. dim. di gaggia: gabbiola. || V. gargiola.
Gaggitedda. dim. di gaggia: gabbietta.
Gaggiuna. accr. di gaggia: gabbione.
Gaggiuneddu. dim. di gaggiuni: gabbioncello.
Gaggiuni. s. m. Sorta di gabbia usata dagli uccellatori per mettervi gli uccelli che pigliano: gabbione.
Gaggiuzza. dim. di gaggia: gabbiuzza.
Gagliardu. V. guagghiardu.
Gagliaredda. V. gagghiaredda.
Gaglioffu. s. e add. Uomo sol bono a far cose triste: gaglioffo.
Gagliuffarìa. s. f. Azione da gaglioffo: gagliofferìa.
Gagnuni. V. maccagnuni.
Gàla. s. f. Riparo di pruni, spini o altro che cingono e chiudon un podere: siepe (Fr. haie: siepe).
Gàimu. s. m. T. zool. Uccello d’acqua; cocalo (D. B.).
Gaìmu. add. Malizioso, versuto: versipelle. Forse dal tristo Caino.
Gàipa V. àipa.
Gàiru. V. agru.
Gaìtu. V. A. Giudice, a tempo degli Arabi (Ar. Kaid: giudice).
Gajamenti. avv. Allegrameme, in modo gajo: gaiamente.
Gajizza. s. f. Astratto di gajo: gajezza.
Gàju. add. Allegro, lieto: gajo. || Di color chiaro, vivace: gajo.
Gàjula. s. f. T. zool. Sorta di pesce: sparo. Sparus mormirus L.
Gàjulu. s. m. T. zool. Uccello ghiotto di ciriegie; viene di aprile e maggio: rigògolo, galbedro. Oriolus galbula L.
Gala. s. f. Ornamento di cui si fa mostra in occasione di festa: gala. || vistirisi ’n gala, con vesti nuove, o più belle del solito: mettersi o vestirsi in gala. || vistutu, carrozza, ecc. di gala, di cui si fa mostra in occasione festiva e solenne: vestito, carrozza, ecc. di gala. || – di curti, gran gala, festa che richiede la gala, ed è occasione di quella: gala a corte, gran gala.
Galantarìa. s. f. Bel modo, gentilezza nel tratto: galanterìa. || Atto di galante o simile: galanteria. || Mercanziuole di lusso o di lavoro gentile: galanteria. || Si dice di ogni cosa bella o buona nel suo genere, ed anco di cose da mangiare: galanteria, bellezza; corrispondente alla eleganza usata in aurei scrittori, la gentil cosa di... Noi l’usiam a ufo, e per ogni cosa; di edifizio, di spettacolo, anco di bellezza naturale ben si dice (Tomm. D.): una magnificenza. E di cosa bellissima o azione fatta con garbo si dice: è una bellezza. Di altro poi secondo le circostanze dicesi anco: è un piacere, è una delizia, ecc. || stari ’na galantaria, star benissimo, e si dice dell’esser proporzionato, adequato, ecc. || Intrigo amoroso: galanteria.
Galantariuna. accr. di galantaria nel senso del 3º e 4º §.
Galanti. add. Elegante ne’ modi, nel costume, nel vestire: galante. || Dato agli amori: galante. || Manieroso nel conversare, specialmente con donne: galante. || Fatto con grazia leggiadra: galante. || Piacevole, grazioso: galante. || s. Drudo: galante. || fari lu galanti, far il bello, l’attillato: far il galante. E usar liberalità: largheggiare. || avverb. vale galantemente: galante. Sup. galantissimu: galantissimo.
Galantimenti. avv. Con galanteria: galantemente.
Galantinu. Sarebbe il dim. di galante, ma è usato pel positivo stesso: galante, galantino.
Galantissimamenti. avv. sup. Galantissimamente.
Galantizza. V. galantarìa.
Galantomu. s. m. Uomo da bene, onorato: galantuomo. || Uomo di condizione civile: civile, signore (come oggi s’usa dire). || Detto ironic. vale: capestro, uomo degno di forca. || Nel primo senso ne facciamo anche il Sup. galantumissimu. || Prov. a lu galantomu ogni paìsi è patria, è rispettato ovunque: ogni paese al galantuomo è patria.
Galantumazzu. pegg. di galantomu, ma non sempre in cattivo senso.
Galantumicchiu. dim. di galantomu, nel secondo senso: civilino (Nerucci).
Galantumìsimu. s. m. Qualità di chi è galantuomo: galantomismo. || Ceto civile.
Galantumuni. accr. di galantomu: galantomone.
Galarìa. s. f. Comprende gli abbellimenti più eleganti o diversi dell’ordinario: le gale. || Per galantarìa.
Galatèu. s. m. Titolo del libro di monsignor Della Casa; oggi vale, buona creanza: galatèo. || ’nsignari lu galateu, sapiri di galateu, ecc., insegnar la buona creanza, o saperla, ecc.: insegnar o saper il galateo, ecc.
Galbanu. s. m. Liquore o gomma prodotta da una specie di ferula dell’Africa ch’è la ferula galbanifera; il suo colore è gialliccio, l’odore ingrato, il sapore amaro: galbano.
Galbiggiari. V. sfrazziari. Da albagia dice Pasq.
Galència. s. f. T. agr. Nome che si dà alle barbe di scopa, che si bruciano per farne carbone dai fabbri: ciocchetto. || Sorta di carbone che usano i fabbri: carbone di ciocchetto. || – Erica peduncolaris L. ed Erica arborea. || fari galencia, far de’ guadagni illeciti e considerevoli in un negozio: rapinare. || Mangiar e sollazzarsi insieme: accozzar i pentolini, far tarisca. || Darsi buon tempo: far tempone, sguazzare.
Galera, s. f. Sorta di bastimento a remi: galèa, galera. || Luogo di pena ove stan chiusi i condannati a’ ferri: galera. Onde mannari ’n galera, ecc., condannare alla galera: mandar in galera. || ’n galera non c’è cumpari, in galera non vi son legami più. || Cacio d’infima qualità quasi degno de’ galeotti.
Galeru, s. m. Foggia di berretto antico: galero (Mort.).
Galessi. s. m. Vettura con mantice a due ruote: calesso. || E si dice però delle carrozze che s’affittan in piazza per le corse in città per lo più o anco per fuori: carrozzella (a Napoli, e credo il miglior termine), fiacchero (a Firenze), pincionella (a Roma).
Galìa. V. galera (Veneziano).
Galiassa. V. palantra.
Galiazza. s. f. Lunga ferita, e per lo più in faccia: sfregio, sberleffe. || Nave maggiore della galea: galeazza.
Galibbari. V. arari (Pasq.). || Metter a maggese: maggesare.
Galibbici. (A. Modo avv. In buona disposizione, di buon umore: in buona.
Galibbu. s. m. Stato del terreno che si lascia per qualche tempo in riposo: maggese. Onde lassari a galibbu: tener a maggese. || E quella terra che dopo un certo riposo si coltiva di nuovo: noveto.
Galiggi. s. m. Rivolo d’acqua che subito scema e manca: torrentino.
Pasq.).
. add. Che fa vezzi: vezzoso (Galimmu. add. V. tortu, add.
Galiotta. s. f. dim. di galera: galeotta.
Galiotu, s. m. Chi vogava alla galera; condannato alla galera: galeotto. || Uomo tristo, degno di star in galera: galeotto. || Spezie di cavalletta.
Galisseri. s. m. Chi dà le carrozze a nolo, e che anco le guida: cocchiere, carrozziere, fiaccherajo (a Firenze) (Sp. calesero).
Galissina. V. galissinu.
Galissinedda. dim. di galissina.
Galissinu. dim. di calesso: calessino.
Galiuni. V. rificuni.
Galla. (A. Posto avv. Sulla superficie del liquido: a galla.
Gallarìa. s. f. Stanze da passeggiarvi, e dove si tengon pitture, statue e simili adorni: gallerìa. || T. mar. Lungo poggiolo che sporge dalla poppa e ne occupa la larghezza, a livello del cassero, circondato da ringhiera, e comunica colla camera del consiglio per due porte: galleria. || Luogo sì pubblico che privato, ove sia gran raccolta di quadri o simili oggetti d’arte: galleria.
Gallariedda. dim. di gallaria: gallerietta.
Gallariuna. accr. di gallaria: gran galleria.
Galletta. s. f. Biscotto che serve di pane ai marinari e ai soldati: galletta.
Gallinacciu. V. gaddu d’Innia.
Gallitta. s. f. Spezie di capannino o torretta dove si ricovera la sentinella: casotto (Fr. guérite.).
Gallittina. dim. di galletta.
Gallòria. (Mal.) s. f. Allegrezza eccessiva manifestata con gesti: gallòria.
Gallotta. s. f. La femmina del tacchino: tacchina, gallinadindia.
Gallunari. V. ’ngallunari.
Gallunaru. s. m. Facitor di galloni.
Gallunazzu. pegg. e accr. di galluni.
Galluncinu, Galluneddu. dim. di galluni: galloncino.
Galluni. s. m. Guarnitura d’oro, d’argento o che, tessuta a guisa di nastro: gallone.
Galòfanu. V. galòfaru.
Galofarina, V. gingibbaru.
Galòfaru. s. m. Aromato di color rosso cupo che ha la figura di un chiodetto, che viene dalle Molucche: garofano. Caryophillum aromaticum L. || Sorta di viola che ha l’odor di garofano: viola, garofano. Dianthus caryophillus L. || L’incontro di due correnti che si rigirano in vortice: gorgo. || E specialmente quello dello stretto di Messina.
Galòfferu. V. galòfaru. Così nel Messinese.
Galoffu. add. Di una specie di pero. V. piru.
Galoppu. s. m. Il galoppare: galoppo. || – a la ’ngrisa o tirranu: galoppo sul tappeto, raddoppio (An. Cat.). || di galoppu, a galoppu, modi avv., correndo con velocità: di galoppo, a galoppo.
Galòscia. V. caloscia.
Galufareddu, Galufarinu. dim. di galòfaru: garofanino, violina. || – a mazzettu. Dianthus barbatus. || – di vigna, agrostemma color rosa.
Galufaruni. accr. di galofaru.
Galuppari. v. intr. Il correr forte del cavallo: galoppare. || Si dice del cavaliere che fa andar di galoppo il cavallo: galoppare. || Per sim. il correre di chicchessia: galoppare. P. pass. galuppatu: galoppato.
Galuppata. s. f. Corsa di galoppo: galoppata.
Galuppatedda, Galuppatina. dim. di galuppata: galoppatina.
Galuppaturi. verb. m. Chi o che galoppa: galoppatore.
Galuppiari. V. galuppari.
Gamiddu, Gamillu. s. m. T. zool. Mammifero grosso quanto un cavallo circa, con gobba sulla schiena, gambe e collo lungo, piedi fessi solo nella parte anteriore, e il labbro superiore fesso: cammello. Camelus L. || essiri un gamiddu, si dice di persona alta e col collo lungo.
Gamma. s. f. La parte del corpo animale dal ginocchio al piede: gamba. || La parte di molti oggetti che vi ha similitudine d’uffizio; gamba. || essiri o sintirisi bonu ’n gammi, essere o sentirsi forte, sia nel fisico che nel morale: essere o sentirsi bene in gambe. || aviri boni gammi, essere instancabile nel camminare: aver buone gambe. || gamma ’nchiagata, ulcerata: gamberaccia. || vrazzu ’n coddu e gamma a lettu, prov. che indica potersi curare anco senza giacere il braccio, ma la gamba doversi curare col riposo: braccio al collo, gamba a letto. || gammi torti o a gucciddatu, di chi ha le game storte, malfatte: gambe a bilia, gambe a settanzette. || Per pidicuddu. V. || a gammi all’aria, a precipizio, in rovina: a gambe levate, a gambe all’aria. || gammi caruti, si dice quando si hanno le calze non ferme ma riboccate e cascanti: calze a cacajuola o a bracaloni. || Prov. la gamma fa zoccu voli lu dinocchiu, chi è meno è ubbidiente a chi è più: la gamba fa quello che fa il ginocchio. || gammi di lu spiruni: le braccia. || mittirisi la strata ’mmenzu li gammi, mettersi a camminar velocemente: mettersi o cacciarsi la via o la strada tra gambe. || mittirisi li gammi ’n coddu, andar velocemente: metterrsi le gambe in capo. || nun haju chiù gammi, dice chi è stanco molto: non ho più gambe.
Gammala, Gammali. s. f. e m. Striscia di cuojo od altro a cui sta appiccata la staffa: staffile. || La forma di legno che s’introduce nel tronco dello stivale: gambale. || La parte dello stivale che fascia la gamba: gambale. || – pri allastigari, assi di legno configurati a forma di gamma su cui piegan la pelle i calzolai: stecche da piegare. || Spezie di calze di lana da contadini. || Una delle due parti che forman i calzoni.
Gammapèu. (A. V. cavu cavuseddu Così in quel di Modica.
Gammaredda. V. gammicedda. || fari gammaredda, attraversar improvvisamente, alle gambe di chi cammina, un piede o altro per farlo cadere: far il gambetto, o la gambetta.
Gammareddu. dim. di gammaru: gamberello, gamberino.
Gammariari. v. intr. Camminar incerto quasi come i bambini: gambettare. || Andar in rovina: andar a gambe levate. || Per arruzzulari V.
Gàmmaru. s m. T. zool. Animale acquatico, piccolo, del genere de’ molluschi, buon a mangiare: gambero. Cancer cammarus L.
Gammaruni. accr. di gammaru.
Gammata. s. f. Percossa di gamba: gambata.
Gammazza. pegg. di gamma: gambaccia.
Gammera. V. gammali al 2º §. || Armatura delle gambe: gambiera.
Gammetta. s. f. Nella frase jucari di gammetta, cercare di scavalcare, nuocere altrui: far gambetto. || T. zool. Uccello di ripa, che si ciba di vermi o insetti marini: gambetta (Mort. traduce: corriere grosso; si consultino le zoologie).
Gammiari. v. intr. Dimenar le gambe: sgambettare, gambettare. || met. Usar coito: scuoter il groppone.
Gammicedda, Gammiceddu. (D. B.) dim. di gamma: gambetta.
Gammigghia. s. f. Quella parte dei calzoni che s’affibbia sotto i ginocchi: cinturino.
Gammillottu. s. m. Tela fatta di pel di capra, e anticamente di cammello: ciambellotto.
Gammiolu. add. Dicesi di chi ha le gambe lunghe: gamberone.
Gammitta. s. f. T. agr. Solco maestro trasversale che serve a ricevere le acque soverchie del campo, acciocchè per via delle bocchette correr possano ne’ fossati con più facilità: capezzàggine.
Gammittedda. dim. di gammitta.
Gammozzu. s. m. Quel raggio che partendosi dal mozzo della quota collega e regge il cerchio di fuori: razza, razzuolo (z dolce in entrambo). || Per gammuni. V., cioè di gambe grosse.
Gammuna. V. gammazza.
Gammunazza, Gammunazzu. pegg. di gammuni: gamberone.
Gammuneddu. dim. di gammuni. || Gamboncello, gambicino.
Gammuni. s. m. Coscia di pollame. || Stelo di pianta: gambo. || Per coscia di porco: prosciutto. || Gamba grossa, varicosa: gamberone.
Gammutu. add. Fornito di buone gambe: gambuto.
Gammuzza. dim. di gamma: gambina. || Gambuccia in ital. sa di sprezzo. || Quella parte dello stelo di sommacco che resta dopo triturato: fuscelluzzo.
Gana. s. f. Voglia grande: gana. || di gana o di bona gana, di buona voglia: di gana o di buona gana. || di mala gana, a mal in corpo: di mala gana. || ’n gana, in propensione, buona disposizione: in buona, in umore.
Ganari. v. intr. Cedere la carta da giuoco al compagno, acciò questi faccia giuoco.
Gancettu. dim. di ganciu: gancetto. || V. ganciteddu.
Gancitanu. s. m. Frate di uno de’ mille corpi parassiti dell’ordini religiosi, ora soppressi.
Ganciteddu. V. gangettu. || Quell’arnese che fisso al muro da una parte, serve a ritener o fermar le imposte che non si chiudano: contraffortino.
Gancitteddu. dim. di gancettu: gancettino.
Gancittuni. accr. di gancettu.
Gànciu. s. m. Uncino per lo più di metallo per afferrar o ritener checchessia: gàncio.
Ganga. s. f. Dente da lato: dente mascellare o molare. || jiri comu li ganghi di mè nannu, di cosa che non istia ferma: tentennare. || Ogni punta della forchetta: rebbio. || ganga di lu pettini, ognuna delle fine punte che ci ha: dente del pettine. || – di vintagghiu: stecche del ventaglio. || – di la pinna: punte o baffi (Tumminello). || – di lu sennu, dente ultimo a nascere fra i 25 o 30 anni: dente del giudizio. || dari ’n ganga, far voglia altrui per lodare, compiacere: dare roselline, piaggiare. || nun essiri pri li ganghi d’unu, non esser cosa da goderla quegli: non esser pe’ denti di alcuno. || E nun aviri ganghi di fari ’na cosa, non esser da ciò: non aver borra di... || jiri ’nto ’na ganga, si dice quando un cibo è troppo poco: non toccar l’ùgola. || A Messina dicono ganga per mascella. || masticari cu du’ ganghi. guadagnar da due parti, e con l’uno e con l’altro: aver mantello da due acque. || a ganga. V. a sgangu. || ganghi di vecchia, specie di pasta: maltagliati; e se è lavorata: sedani grossi o piccoli (a Firenze). Pasq. lo deriva del Gr. αγχο: stringo. In Italiano vi è gangola per glandula; e vi è gangheggiare che è il torcer la bocca come fa il cavallo per dolore. Ciò mostrerebbe poter la nostra voce derivate da glandula, per sim. o per estensione di senso.
Gangalà (A, Gangalalà (A. V. babbalà (a.
Gangalarruni. V. mariolu.
Gangalata. V. gangata.
Gangali. s. m. Mascella dell’animale: ganascia. || V. gangata al 3º §.
Gàngamu. s. m. T. pesc. Sorta di rete da pescare rotonda, larga di bocca, e stretta di fondo, a secco, e di maglie fitte: gangamo. || Aggiunto ad uomo: avaro, tirato.
Gangata. s. f. L’addentare, o colpo di dente (ganga): dentata. || Il mordere, e la parte ferita col morso: morso. || dari ’na gangata, fig., dar un pugno sul viso: dar un grifone.
Ganghïari. V. ganguniari. || Temporeggiare astutamente: bargagnare. || Dir una cosa oscuramente, fra se stesso o a bassa voce: dir checchessia fra’ denti, o fra dente e dente.
Ganghicedda. V. ganguzza.
Gàngiu. V. ganciu.
Ganguliari. V. ganguniari.
Ganguluni. (A. Posto avv. Senza fretta, lentamente: pian piano.
Ganguni. s. m. Dente lungo da lato, solito nascere a’ giumenti nella vecchiaja, che lor impedisce di liberamente masticare.
Ganguniari. v. intr. Mangiar alcun poco, masticacchiare: dentecchiare.
Ganguzza. dim. di ganga: dentuccio. || V. ganghi di vecchia, in ganga.
Gara. s. f. Concorrenza, contesa: gara. || a gara, posto avv., a competenza, a concorrenza: a gara. || a la ’n gara, lo stesso che a gara, vale anche con poca cura: abborracciatamente.
Garabbugghiu. V. garbugghiu.
Garagolu. V. caragolu. || scala a garagolu. V. a babbaluci. || Intrecciature di linee fatte colla penna: ghirigori. || ballu a garagolu, in tondo: ballo tondo. || Caracollo: garagallo (ma è voce poco usata in ital.).
Garamedda. s. f. Cosa da niun conto: bazzécola, bagattella.
Garammuli. s. pl. Fessure irregolari, grandi nella terra: fenditure (Pasq.).
Garamuncinu. s. m. T. stamp. Carattere minore del garamone, e maggiore del testino: garamoncino.
Garamuni. s. m. T. stamp. Carattere di mezzo tra la filosofia e il garamoncino, inventato da Garamone: garamone.
Garana. s. f. T. bot. Pianta con foglie alterne, picciolate, palmate a 5 o 7 lobi dentati, lucidi; fiori di un giallo pallido, anellari, peduncolati, solitari, e frutti carnosi, tubercolati, rossi: balsamina. Momordica balsamina L.
Garanti. add. Che è mantenitore per altri: mallevadore. La voce garante non è bella.
Garantiri. v. a. Proteggere da ingiuria, da danno, rispondere per altrui: guarentire. P. pass. garantitu: guarentito.
Garanzìa. s. f. Quella cautela che dà il mallevadore, o chi guarentisce: guarentìgia, garanzia (Tomm. D.). || Salvamento,franchigia: guarentìgia.
Garàvulu (A. V. babbaluci (a.
Garba. V. gàrbula.
Garbaggiusu. V. vanagluriusu (Rocca). Corruzione di albaggiusu.
Garbatamenti. avv. Con garbo: garbatamente.
Garbateddu. dim. di garbatu.
Garbatizza. s. f. È qualità abituale degli atti esteriori, mentre garbo è il pregio attuale, o l’atto stesso: garbatezza.
Garbutu. V. aggarbatu.
Garbazzu. pegg. di garbo, cattivo garbo: garbaccio.
Garberi. (pasq.). Tarma che rode la quercia. || Spaccature ne’ filoni delle cave di zolfo (Gaet. Di Giovanni).
Garbettu. V. garbiceddu. || Sorta di panno grosso.
Garbiari. V. cardacïari.
Garbiatizzu, Garbiatu. V. cardacïatu.
Garbiceddu. dim. di garbu: garbino (Tomm. D.).
Garbizzari. v. a. Piacere, aver a gusto: garbare. P. pass. garbizzatu: garbato.
Garbona. V. gorbona.
Garbu. s. m. Certa disinvoltura, delicatezza, be’ modi nel dire o fare, meno di grazia: garbo (V. garbatizza). || omu di garbu, dabbene: uomo di garbo. || Presso alcuni artisti, curvatura, piegamento in arco di alcune opere: garbo. || di garbu, aggiunto a checchessia, vale buono, eccellente: di garbo. || Forma, maniera, foggia: garbo.
Garbugghiu. s. m. Ravviluppamento, confusione, intrigo: garbuglio.
Gàrbula. s. f. Cerchio di sottile asse, che serve a far cerchi di crivelli, tamburri, ecc: cassino.
Gardùbbulu. V. cardùbbulu.
Gareggiamentu. s. m. Il gareggiare: gareggiamento.
Gareggiari. v. intr. Far a gara: gareggiare. P. pass. gareggiatu: gareggiato.
Garfata. (Rocca) s. f. Quanto cape nella bocca: boccata.
Gargana. s. f. Tutte l’ossa di un animale morto, carogna: carcame.
Gargariari. V. intr. T. mus. Ribattere mezzo in gola, cantando, i passaggi: gorgheggiare. (Forse dallo Sp. gàrgara: gorgoglio; o che per sim. da gargarizzare).
Gargariggiari. V. gargariari.
Gargarìgghiu. s. m. Trillo di voce fatto nel gorgheggiare: gorghèggio.
Gargarìsimu. s. m. T. med. Rimedio liquido che adoperasi per le malattie della bocca, della gola, solamente sciacquandosi la bocca o facendolo rigurgitare per la strozza senza inghiottirlo; e l’atto del gargarizzare: gargarismo.
Gargarizzari. v. intr. Far gargarismi: gargarizzare. || V. gargariari.
Gàrgia, s. f. (pl. gargi) Quelle parti del collo poste sotto il ceppo delle orecchie e i confini delle mascelle: gavigne. || Sboccatura della canna della gola in bocca: fàuci. || farisi li gargi tanti, ingrassare: far cotenna. || farisi tanti di gargi. V. in fari. || – di pisci: branchie, gàrgie. || sentiri pri li gargi comu li pisci, si dice a chi non vuol sentire le cose dirittamente. || dari ’na gargia, un colpo sotto il mento: dar un golino.
Gargiari. V. sgargiari.
Gargiata. V. gargiuni.
Gargiazza. pegg. di gargia. || V. gargiuni.
Gargiola. V. gargia.
Gargitedda. dim. di gargia. || Branchino.
Gargiùbbula. V. gorbona.
Gargiuliari. v. intr. Avere certo stimolo di dire una cosa che non si voglia o debba dire. || V. granciuliari.
Gargiuneddu. dim. di gargiuni: golino, sgrugno.
Gargiuni. s. m. Colpo dato veramente sotto il mento, ma per estensione in sul viso: sgrugnone, sergozzone.
Gargiuteddu. dim. di gargiutu: grassottino, paffutello.
Gargiutu. add. Alquanto grasso: grassoccio, paffuto; Tomm. alla voce garzuto dice: che ha le garze o mascelle grosse.
Garibbaldinu. s. e add. Voce storica. Colui che segue l’illustre e magnanimo Garibaldi, e il partito democratico stesso che quel grand’uomo rappresenta: garibaldino.
Garìbbuli. add. Aggiunto a pignatte o altro vaso di certa terra cotta; corruzione di Gallipoli, città nel Napolitano, donde dovette venire questa specie di pentole.
Gariddu. s. m. Noccioletti che sono appiccati sotto la lingua: gàngola. || scippari li gariddi a unu, soffocarlo. || Colpo dato sotto il mento: golino.
Garifeddu. dim. di garifu.
Garifu. s. m. T. bot. L’erba tenera che rinasce ne’ prati dopo le piogge, dopo la prima segatura: còtica, guaime. (Dal Gr. αλειφαρ: unzione Vinci vorrebbe derivarlo, essendo questa erbetta per le bestie una purga, una unzione).
Garigghia. V. rancata.
Gariggiari. V. gareggiari.
Gariggiusu. add. Che spesso gareggia: gareggioso.
Gariofillata. s. f. T. bot. Pianta alta un braccio; foglie pennate o lirate, quinate inferiormente; fiori gialli peduncolati, terminati con petali più corti del calice; la sua radice ha odor di garofano: garofanata. Geum urbanum L.
Garìpuli. V. garìbbuli.
Garita. V. gallitta. || V. pinnularu di li crapi.
Garitta. V. gallitta.
Garìuli. (Pasq.). V. piattu. E forse corruzione ancora di garìpuli.
Garòfalu. V. galòfaru.
Garòttulu. V. carusu. Forse da carus fatto quasi carotulus, dim. (Pasq.).
Garozza. V. crozza (misura).
Garra. s. f. Quel nerbo a piè della polpa delle gambe, che si congiunge col calcagno: garetto, garretto. || Voglia di scherzare: ruzzo. || menza garra, per ispregio si dice a un cicisbèo. || E in pl. aviri li garri: aver fretta. || nun è garra pri mia, vale, non è cosa per me, non è impresa da me. || manciari la garra, aver voglia di scherzare: aver il ruzzo.
Garraffa. V. carraffa.
Garraffeddu. dim. di garraffu, nome di un fonte in Palermo. || aviri tastatu l’acqua di lu Garraffeddu, aver preso gusto a’ costumi palermitani.
Garraffu. s. m. Apertura per cui a volontà si dà o si toglie l’accesso all’acqua destinata a volger la ruota del mulino: cateratta. || Per buco. || Garraffu granni, fontana in Palermo (Dall’Ar. garaf.: raccolta d’acqua).
Garresi. s. m. Parte del corpo del cavallo detta dal Crescenzio sommità delle spalle: garresi (Mort.).
Garriari. v. intr. Scherzare, lascivire, far baje: ruzzare. || rifl. pass. Far atti di vivacità per parrre amabile, spiritoso, importante: sgallettare. V. fissiarisi.
Garriata. s. f. Il ruzzare. || Lo sgallettare: sgallettìo.
Garrittïari. V. quacïari. (Da garretto).
Garrittuni. add. Che garrisce, che ciarla molto: ciarlone, gàrrulo.
Garra. V. gazzu (Veneziano).
Garruneddu. dim. di garruni.
Garruni. V. garra. || jiri cu li garruna di fora, chi va senza calze, e si dice ad uomo miserabile: esser truciante.
Garruniari. V. garruttuniari.
Garrusarìa, Garrusata. s. f. Azione da bardassa, o cosa ridicola o da nulla.
Garrusazzu. pegg. di garrusu: bardassonaccio.
Garruseddu. V. bardasceddu.
Garrusìa. s. f. L’esser bardassa.
Garrusiàrisi. V. fissiarisi.
Garrusu. s. m. Il paziente nell’atto della sodomia: bardassa, zànzero, bucajuolo. || V. bardascia.
Garrusuni. accr. di garrusu: bardassone.
Garruttunazzu. pegg. di garruttuni: bighellonaccio.
Garruttuneddu. dim. di garruttuni.
Garruttuni. s. m. Chi va ozieggiando attorno senza darsi da fare: bighellone. (Sempre da garretto).
Garruttuniari. v. intr. Andare attorno oziando, o scioperatamente: bighellonare.
Garsella. s. f. Lume a olio congegnato in modo che si carica come un orologio, e secondo che si scarica porta l’olio nel lucignolo: moderatore.
Garùbbuli. V. affàbbili (a Gangi).
Garuddu. add. Ostinato e fermo in una opinione: pertinace.
Garufiari. v. intr. Metter quel poco d’erba restata dal primo mietere: metter guaime. || E mietere il rimasto dopo una prima segatura: risegare.
Garufu. s. m. T. bot. Pianta alta due braccia, di stelo semplice e frondoso, foglie trilatere, striate; fiori gialli che si aprono gli uni dopo gli altri in lunghe spighe: asfodello, asfodillo. Asphodelus luteus L.
Gàrvula. V. garbula.
Garzu. Amante disonesto: ganzo, drudo, bertone. E nel f.: ganza, druda.
Garzunazzu. pegg. di garzuni: garzonaccio.
Garzuneddu. dim. Garzoncino, garzoncello, garzonetto, e si dice anche per fanciulletto.
Garzuni. s. m. Servo di fondaco, di campagna; chi va con altrui per lavorare e apprendere: garzone. || Nel contado è quell’uomo che per mestiere mena le bestie da soma, o è addetto al governo di esse, o è tenuto da’ proprietarî per simili servigi. || Prov. lu vastuni ’nsigna lu garzuni, è chiaro, ma è poco civile.
Gas. s. m. T. chim. Fluido aeriforme; quello che s’adopera a illuminar le città: gas, gasse.
Gasena. s. f. Scansia praticata sul muro ad uso di credenza: scancerìa.
Gasinedda. dim. Piccola scanceria.
Gàsinu. V. àsinu, ma più nel senso fig. (a S. Cataldo).
Gaspa. s. f. Fornimento appuntato che si mette alla estremità del fodero della spada: puntale, ghiera. || – di la bacina: fiòcine (Rocca).
Gaspicedda. dim. di gaspa: puntaletto.
Gaspu. s. m. Tutti que’ raspi e vinacciuoli ammonticellati nel tino o altrove, e calcati in modo che ne coli giù il mosto: vinacce. Pare corruzione di raspo.
Gassa. s. f. Apertura più o meno larga, e per solito ferite nel corpo animale prodotte da percossa o altro: squarciatura. || T. pesc. Una delle quattro estremità superiori del rettangolo formato dalla tonnara. || T. mar. Maniglia o cappio fatto alla estremità di un cavo ripiegato su di sè, onde poterlo prontamente incocciare senza dar volta: gassa, gassa di bozzello, di paranco, del timone, ecc. (Car. Voc. Met.).
Gassella. V. garsella.
Gassi. V. gas.
Gassina. s. f. Piccola stuoja di giunco marino che si pone alle finestre per riparare il sole: stoino. || Quella da tener sotto i piedi fatta pure di giunco: stoina, stoino. || E in generale, tessuto di giunchi, di sala, o di canne per vari usi: stuoja, stoja.
Gassinaru. s. m. Chi fa stuoje: stuojajo (a Firenze).
Gassinedda. dim. Stoina, stoino.
Gassinuni. accr. di gassina.
Gassira. V. gassina.
Gassoliu. s. m. T. min. Sorta di olio minerale che vien dall’America: petrolio, gas-olio.
Gastema, Gastima. s. f. L’imprecare: imprecazione. || Prov. li gastimi su’ di canigghia, cu’ li jetta si li pigghia, l’imprecazione cade sul capo all’imprecatore: chi vuol male, male il colga, o le bestemmie fanno come le processioni, cioè ritornano da dov’elle escono (forse dall’A. V. ital. biastema.).
Gastimari. v. intr. Desiderare o pregar male contra checchessia: imprecare, maledire.
Gastimatu. add. da gastimari: imprecato. || Maledetto.
Gastimaturazzu. pegg. di gastimaturi.
Gastimaturi –tura. verb. Chi o che impreca: imprecatore –trice.
Gastricìsimu. s. m. T. med. Nome generico collettivo delle affezioni gastriche: gastricismo.
Gàstricu. add. Appartenente allo stomaco: gàstrico. || V. frevi gastrica.
Gastu. V. ’ngastu.
Gatta. s. f. di gatto: gatta. || V. in gattu i prov.
Gattafura. (Auria e Mal.) s. f. Spezie di torta alla genovese: gattafora.
Gattalora, Gattaloru. s. m. e f. Buco da basso nella imposta dell’uscio, acciocchè i gatti vi passino: gattajola, gattajuola.
Gattalureddu. dim. di gattaloru.
Gattaredda. dim. di gatta: gattina. || Razza di pesci della specie dei cani, di pelle macchiata a guisa di vipera: gattuccio. || – di li nuciddi, fiocco dell’avellone. || In pl. quel suono che si fa nell’arteria aspra dagli asmatici, e talvolta da’ moribondi. || V. jannimmisca. || V. aprocchi. || Quelle prime lagrime che gocciano senza però gemiti: lucciconi, luccioloni. Onde affacciari li gattareddi: far i lucciconi. || V. in apriri un prov. || Certi bachi pelosi: bruchi.
Gattaredda. dim. di gattu: gattina.
Gattarìa. s. f. T. bot. Pianta medicinale: gattaria, erba gatta, napeta.
Gattaruneddu. dim. di gattaruni.
Gattaruni. s. m. Piccolo gatto.
Gattazzu. pegg. di gattu: gattaccio.
Gattiari. v. intr. Dicesi delle gatte quando vanno in amore; e fig. degli uomini: andar in gattesco.
Gattifilippi. s. m. pl. Carezze svenevoli delle donne: lezii, moine, fichi. Pasq. opina derivare dalla voce atto e il Gr. φιλιτικοί: amabili, quasi dire atti amabili.
Gattigghiamentu. s. m. L’atto del solleticare: solleticamento.
Gattigghiari. v. a. Far il solletico: solleticare. || rifl. gattigghiàrisi: temer il sollètico. || fig. Gioire, gongolare. P. pass. gattigghiatu: solleticato (Fr. égratigner: solleticare; benchè Pasq. dica derivare dal Gr. componendo la propos. κατα e il verbo τυλλω: vellicare).
Gattigghiata, Gattigghiu, Gattigghiuni. s. f. e m. Eccitamento nervoso che si desta in noi allorchè altri ci tocca: sollètico.
Gattigliari. V. gattigghiari.
Gattignu. add. Di gatto: gattesco.
Gattò. s. m. Vivanda di uova dibattute, strutto, cacio, talora ricotta, erbucce, aromi e zucchero, che per via di fuoco si gonfia e si assoda, in italiano secondo le cose mischiatevi si ha: frittata erbata o erbolata, frittata ripiena, e se vi sono pezzetti di prosciutto, salsiccia, ecc: frittata in zòccoli (Fr. gâteau: focaccia).
Gattu. s. m. T. zool. Animale domestico noto: gatto. Felis L. || occhi gatti o di gatta, di colore simile a quelli del gatto. || amici comu cani e gatti, nemici: amici come cani e gatti. || fari la gatta morta, far le viste di non vedere, e intanto far il fatto suo: far la gatta morta o la gatta di Masino. || gatti di firraru e surci di campanaru, di coloro a cui non fanno impressione più le cose forti, perchè avvezzi. || la gatta priscialora fa li gattareddi orvi, ci avverte che la troppa fretta guasta gli affari: gatta frettolosa fa i mucini ciechi. || lu sannu li cani e li gatti, si dice di cosa risaputissima: saperlo sino i pesciuolini. || avirinni li cani e li gatti, di cosa comunissima, o larghissimamente donata. || pigghiari gatti a pittinari, mettersi ad imprese inutili a sè; o dannose: tor gatti a pelare, pigliarsi una scesa di capo. || quannu la gatta nun po’ junciri a la saimi (o a lu prumuni) dici ca feti, quando altri finge rinunziare, perche nol può ottenere: la volpe che non poteva arrivar all’uva disse ch’era acerba. || fari la minestra pri li gatti, affaticarsi invano o per altrui: pescar pel proconsolo, o far la panata al Diavolo (Pauli). || testa di gatta, si dice a chi ha poco cervello: cervel di gatta . || la gatta mi talìa e lu surci mi nichìa, di coloro che van cercando il pelo nell’uovo onde contrariarsi a vicenda. || fari comu la gatta cu lu prumuni ’mmucca, del dolersi sempre anco avendo bene: far come il gatto che mangia e miagola. || un granu di prumuni a centu gatti, di cosa poca che vogliasi divider a molti. || nun c’essiri mancu ’na gatta, di luogo dove non vi sia alcuno: non esservi nè can nè gatto. || quattru gatti, pochissime persone: quattro gatti. || sciarra di gatti, fig., musica cattiva: strimpellata. Il discordare di molte persone: dissensione. || gattu, fig., chi abbia il poter di soprastare, chi incute. || V. in abballari un prov. || stari comu la gatta cu lu culu arsu, preso da paura per errore commesso. || a la gatta chi licca lu spitu, nun ci dari carni salata, a cui piace una cosa non gliela affidare: al gatto che lecca spiedo non gli fidare arrosto. || chi curpa la gatta si la massara è matta? quando una cosa è mal custodita, non è tutta la colpa di chi la piglia: che colpa n’ha la gatta se la massaja è matta. Che diciamo pure: li cani e li gatti disianu li servi matti. || pigghiari ’na gatta, ubbriacarsi. || a li gatti cchiù chi l’allisci, cchiù la cuda cci crisci, a certa gente più fate bene, più male vi vogliono: quanto più si frega la schiena al gatto, più rizza la coda. || gattu gattu, posto avv., pian piano, nascostamente: quatto quatto. || gattu, lo dicono anco a un bicchiere di corno. || – ciminedu,V. cimineddu. || – sarvaggiu: gatto salvaggio. Felis catus ferus L. || fari la gatta ’mpisa, far il bacchettone. || gatta cinniredda. V. cinniredda. || Per attu. V. || Prov. tantu va la gatta a la saimi ’nfina chi cci lassa la granfa: tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. || a gattu vecchiu, surci tinnireddu, l’astuto cerca il balordo: a gatto vecchio, sorcio tenerello. || fari comu la gatta chi quannu accarizza sgranfugna, dicesi di certuni che anco nel credere di far bene fan del male.
Gattuffu. V. gattaruneddu.
Gattugghiari. V. gattigghiari.
Gattumammuni. s. m. T. zool. Specie di scimia che ha coda: gattomammone. Simia sylvanus L., Cercopithecus L.
Gattunazzu. pegg. di gattuni: mensolaccia.
Gattuneddu. dim. di gattuni: mensoletta, mensolina. || Per arpione.
Gattuni. accr. di gattu: gattone. || s. m. Mensola che si pone a sostegno sotto i capi delle travi, sotto i terrazzini, ballatoj e altri sporti: beccatello.
Gattupardu. s. m. T. zool. Fiera dell’Africa, con manto picchiettato di macchie nere: gattopardo. Catus pardus L.
Gattuzzu. V. gattaredda.
Gau. V. gaddu. Così a Nicosia.
Gaudibbìlia. V. godibbìlia.
Gaudiri. V. gòdiri.
Gàudiu. s. m. Allegrezza interiore, placida e secondo ragione ed ha senso quasi religioso: gàudio. || Prov. gaudiu d’un’ura e trivulu d’un annu, un po’ di contento si sconta col rovescio: per un dì di gioja, se n’ha mille di noja. || gaudiu di ruga e trivulu di casa, quando nelle feste pubbliche alcuno spende tanto da patirne poi a casa.
Gaudiusu. add. Pien di gaudio: gaudioso. || misteri gaudiusi, dove si rammentino le allegrezze di Maria: misteri gaudiosi.
Gàuju. V. gàudiu,
Gàutu. V. àutu.
Gàvita. s. f. Specie di volta: tetto o volto a padiglione, che noi diciamo anco: a testa di gavita. || Vassojo da portar calcina, a sponde basse: giornello. || (Scob.) Per cantaru. V.
Gavitamentu. s. m. V. rispàrmiu.
Gavitari. v. intr. Astenersi dalle spese soverchie: risparmiare. || Custodir l’erba di pastura per migliori usi. P. pass. gavitatu: risparmiato.
Gàvitu. s. m. Erba custodita per pastura.
Gàviu. V. cirrùviu (Veneziano e Muse Sic.).
Gaviuni. V. godibbìlia (Pasq.).
Gavòttula. V. picciotta. Ed è per sim. siccome anco in ital. gavotta è una gallinella.
Gazza. V. carcarazza. || Sorta di trina: garza, bigherino.
Gazzana. V. gasena.
Gazzara. s. f. Strepito di molti spari: gazzarra. L’usò anche Atanasio Da Aci.
Gazzelu. s. m. T. zool. Quadrupede quanto una capra, di color falbo, e leggiero al corso; ha le corna a forma di lesina, curvate e rugose: gazzella.
Gazzetta. s. f. Foglio di stampa periodico contenente le notizie politiche, letterarie, ecc.: gazzetta.
Gazzittanti. add. Chi si diletta di gazzette. || Chi scrive gazzette: gazzettante.
Gazzittedda. dim. di gazzetta: gazzettino.
Gazzitteri. s. m. Colui che scrive le gazzette e anco chi le dispensa: gazzettiere.
Gazzittina. dim. di gazzetta: gazzettino.
Gazzittuna. accr. di gazzetta
Gazzu. add. Di corta vista: balusante, losco. || Aggiunto di colore di occhio cilestre: gazzerino.
Gazzusa. s. f. Bevanda spumante nota: gazosa.
Supplemento
Gabbaruazzu. s. m. Gobba, specialmente del terreno, V. muntarozzu.
Gaddarizza. V. caddarita.
Gaddinazza. V. pidocchiu di fava. || Dicesi anco ad altro insetto infetto agli aranci: cocciniglia. Coccus hesperidum Jab.
Gaddinedda. Per papuzzana. || – d’acqua, V. perciasciara (In Catania).
Gadduzzu. Taglio di carne di bue adatto a far lesso: falda (Perez).
Gaffa. Anco ognuna di quelle staffe entro cui scorre il saliscendo, il paletto: piegatello. Detto pure gaffa di lu sùcchiaru.
Gaggiotta. V. gaggitedda.
Gaggiu. V. jaci (In Licata).
Gaggiuni. Ramo specialmente d’ulivo, scosceso, staccato.
Gagumidda. V. camumidda.
Gaitana. add. Di specie d’uliva.
Galbuli. V. garbuli.
Galinci. V. galiggi. V. vadduni. || Burrone.
Gallaria. V. baddaturi (Macaluso-Storaci).
Galòffaru. V. galofaru.
Gamiari. V. camiari.
Gamma. – di la tinagghia: le branche.
Gammigghia. Calzare dal ginocchio al piede: gambale.
Gammittuni. V. strucciu.
Gangularu. V. masciddaru.
Ganguzza. V. fravecchia nel Supplemento.
Ganinanza. V. carignu.
Garbera. s. f. Vena, strato, specialmente di minerali.
Garbuli. s. pl. I frutti della savina.
Gargana. V. gurgana.
Garrari. V. sgarrari.
Garrateddu. V. carrateddu. Sorta d’uva (in Licata).
Garufalaria, Garufalata. s. f. T. bot. Sorta di erba, geo comune: garofanaja, cariofillata. Geum urbanum L. || – di margiu: cariofillata acquatica. Geum rivale.
Gassu. s. m. Fosso rivestito attorno da muro a secco, su cui si eleva la capannuccia.
Gattu. Nel giuoco così detto toccamuru è colui che sta sotto (In Aci).
Gaumidda. V. camumidda.
Gàvita. Forma di legno in cui si forma il pane o pezzo di zolfo che poi si trasporta.
Gavitari. Anco per afferrare, aggavignare.
Gazzetta. T. zool. Cosi in Catania chiamasi l’uccello airone minore (Caglià).