Nuovo vocabolario siciliano-italiano/CH

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[p. 187 modifica] Checcu. add. Dicesi di colui che replica più volte una medesima sillaba: balbo, balbuziente, tartaglione, troglio, checchèllaro (Fanf. Voc. d. u. Tosc.).

Chèrchiri. s. m. T. bot. Sorta di legume simile al pisello: cicerchia. Lathyrus sativus L.

Chèrmes. V. crèmisi.

Chermisinu. V. carmicinu.

Cherubbinu. s. m. Secondo ordine degli angeli: cherubino.

Chetru. V. ghiacciu.

Chi. Relativo, e si riferisce a tutti i generi e casi: che, il quale. || Interrog. qual cosa, che cosa: che? || Colla particella pri a qual fine: perchè. || Congiunzione dipendente dal verbo: che. || Congiunzione dipendente da avverbio o aggiunta di qualità e quantità: che. || Ecco certi modi: chi genti chi c’era; chi così chi fannu ecc.: la gente che c’era, le cose che fanno. Tigri ne’ Canti popolari Toscani ha: misericordia, la gente che c’era! || chi è chi nun è, quando si vuole dire che è nulla, o che si finge di domandare: che è che non è. || Per quale, p. e. chi omu è iddu: che uomo è egli.

Chiacchettu. s. m. dim. di chiaccu: cappietto. || Detto ad uomo, ribaldo: capestrello, tristanzuolo.

Chiàcchiara. s. f. Discorso senza proposito: chiacchiera. || Il chiacchierare: chiacchiera. || Prov. chiacchiari assai e fatti nenti, quando i fatti non corrispondon alle parole: assai pampani e poca uva. || senza fari tanti chiacchiari, modo d’imporre di non replicare: senza tanti discorsi. || a chiacchiari, si dice per esclamazione quando altri millanta di troppo: a chiacchiere. || aviri gran chiacchiara, essere ciarlone, parolajo: avere gran chiacchiera.

Chiacchiarazza. s. f. pegg. di chiacchiera: chiacchieraccia.

Chiacchiaretta. s. f. dim. di chiacchiera: chiacchieretta, chiacchierella. E anche pel semplice parlare: favellare, s. || Chiacchieramento di donna o di fanciullo: chiaccherina. || Primo grado di ebbrezza, perchè si chiacchiera allora: chiacchierina.

Chiacchiariamentu. s. m. Chiacchieramento.

Chiacchiariari. v. intr. Far discorsi un po’ prolissi, familiari, per leggerezza, passatempo: chiacchierare. || Dir le sue ragioni sensatamente: ragionare. || Attribuito a scrittura giustificante alcuna pretensione, vale aver un saldo appoggio in virtù di quella carta, esprimere chiaramente: cantare. P. pass. chiacchiariatu: chiacchierato.

Chiacchiariata. s. f. Chiacchieramento: chiacchierata.

Chiacchiarunazzu. pegg. di chiacchiaruni: chiacchierone.

Chiacchiaruneddu. s. m. dim. di chiacchiaruni: chiacchierino.

Chiacchiaruni. s. m. Che chiacchiera molto: chiacchierone. || Goffo, millantatore o insulso: cianciere, cianciatore.

Chiacchiceddu, Chiacchiteddu s. m. dim. di chiaccu: cappietto, cappiolino. || Detto ad uomo: furfantello, malignuzzo.

Chiaccolu. s. m. Trappola o laccio teso per cacciare: calappio, galappio. || – pri palummi: scaletta. || s. f. chiaccola di pilu di cavaddu: cappiole (An. Cat.).

Chiaccottu. V. chiacchiceddu.

Chiaccu. s. m. Annodamento che tirato l’un dei capi, si scioglie; e quella parte del nastro, spaghetto o simile che, a guisa di staffa, pende giù dal nodo: cappio. || Sorta di legatura che fanno i vetturini alle some: cappio. || – a scurrituri, sorta di cappio che quanto più si tira più scorre e stringe: cappio o nodo corsojo o scorsojo. || Prov. mettiri lu chiaccu a la gula, soperchiare: sopraffare, opprimere. || cu lu chiaccu a la gula, stentatissimamente. || – di furca, la corda delle forche: capestro. E si dice ad uomo ribaldo: capestro, tristo assaettato. || – chi t’affuca o t’impicca, imprecazione: va in sulla forca! || a chiaccu, posto avv., a bizzeffe: a chiocco.

Chiàfeu. V. ciafalu.

Chiaga. s. f. Disgiungimento di carne fatto per corrodimento o per ferita: piaga. || Dolore morale: piaga. || rinuvari li chiaghi, fig., rinnovar i dolori: rinfrescar le piaghe. || chiudirisi la chiaga, rappiccicarsi le margini della ferita: rammarginare. || arrifriscari li chiaghi, porgere sollievo, soccorrer in danaro. || o vozzu o chiaga, si dice quando vi è certezza di qualche male.

Chiagari. V. ’nchiagari.

Chiagarìa. s. f. Il luogo impiagato: impiagatura. || essiri tuttu ’na chiagaria: essere coperto di piaghe: esser tutto una piaga.

Chiaghicedda. s. f. dim. di chiaga: piaghetta, piaguccia.

Chiaìta. s. f. Discorso vano o importuno: ciarla. || Prov. aviri chiaiti assai e fatti pocu, aver molta ciarla e pochi fatti. || troppi chiaiti mettinu siti, dal molto parlare se ne ha male: troppo grattar cuoce, troppo parlar nuoce.

Chiaiteri. s. m. Che ciarla: ciarlone, ciarliere.

Chiaitiari. v. intr. Dir ciarle: ciarlare.

Chiaìtu. s. m. Il ciarlare, cicalare: cicaleccio.

Chiaja. V. chiaga e così i derivati.

Chiamamentu. (Scob.) s. m. Chiamamento.

Chiamaquagghi. s. m. Arnese da cacciatore per chiamar le quaglie: quagliere.

Chiamari. v. a. Dire ad alcuno che venga, o nominarlo perch’ei risponda: chiamare. || Gridare, invocare: chiamare. || Si dice che: Diu si chiama ad unu; quando questi muore: Dio chiama uno a sè. || – davanti lu judici, lu tribunali ecc.: chiamar in giudizio. || – li cunti, stringere alcuno a dar i conti: chiamar a’ conti. || rifl. chiamarisi li cani: far tela, partirsi, svignarsela. || nun m’haiu a chiamari N. N. si...: non son chi sono se... modo di minacciare solennemente altrui. || T. giuoc. L’invitare al giuoco o nel giuoco a far certe giuocate: chiamare. || Incitare, invitare a bere, onde diciamo che li sardi chiamanu, suscitan sete. (In questo senso è dallo Sp. llamar: chiamare). P. pres. chiamanti: chiamante. P. pass. chiamatu: chiamato.

Chiamata. s. f. Il chiamare: chiamata. || Il suono del tamburro che chiama i soldati: chiamata. || Segno nelle scritture o simili per indicare [p. 188 modifica]ove sia alcuna correzione o nota: chiamata. || Scrittura che si presenta ad alcuno per citarlo: citazione. || chiamata di Diu, ispirazione, disgrazia, morte: chiamata di Dio. || – di corpu: movimento naturale a scaricar il ventre: beneficio, chiamata di corpo. || Detto di bestie da sella o da tiro, è l’adoperare leggero della mano che induce esse a cambiar movimento: chiamata del cavallo. || T. tip. Quella parola che anticamente si metteva a piè d’una pagina, e che era la prima della pagina che seguiva: chiamata.

Chiamatedda. s. f. dim. di chiamata: chiamatina.

Chiamatuna. s. f. accr. di chiamata.

Chiamu. s. m. Chiamamento: chiamo. || Quell’arnese de’ cacciatori per cui imitan il canto degli uccelli: richiamo, fischio. || Qualunque allettamento che si usa per tirare alcuno alle proprie voglie: allettative. || fari lu chiamu, suonar il richiamo: toccare (An. Cat.). || essiri lu chiamu, detto a uomo o cosa: esser l’allettamento.

Chiana. s. f. Spazio di campagna esteso: pianura. || Quello strumento dei bottai che ha un ferro incassato col quale assottigliano e appianano i legnami: pialla.

Chianari. v. a. Lavorar di pialla: piallare. P. pass. chianatu: piallato.

Chianata. V. chianuzzata. || Per pianura, spianato.

Chianca. s. f. Il piede dell’albero tagliato: ceppo, toppo. || Albero, pianta. || Bottega ove si vende la carne, poichè sopra un ceppo la manipolano: macelleria. || chianca di lu strincituri, è la base dello strettojo: lucerna (Pal. Voc. Met.). || chianca di corna, per ispregio a chi per ignavia soffre qualunque rabbuffo. || Nelle zolfaje è masso di zolfo grande e puro. || chianca di la viti: fusto della vite (An. Cat.). Forse è la voce chianta (pianta) cangiata la t in c.

Chiancarutu. add. Dicesi d’uomo goffamente paffuto: tangoccio. || Basso, sproporzionato: tozzo.

Chiancheri. V. vucceri.

Chianchïari. v. a. L’uccidere che fanno i beccai le bestie: macellare. || Pestare co’ piedi in andando: scalpitare. || Fare gran danno a uno con bastonate: zombare, pestare. P. pass. chianchiatu: macellato. || Pesto.

Chianchïata. s. f. Lo zombare: zombatura.

Chiànciri e Chiangiri. v. intr. Mandar fuori per gli occhi le lagrime con gemito ch’è segno di dolore: piangere. || T. agr. Dicesi della vite, quando per il movimento del succhio, in primavera, manda fuori a goccia dalle tagliature un umor acquoso: gemere, piangere, gocciolare (Pal. Voc. Met.). || fari chianciri ad unu, fargli gran danno. || l’hai a chianciri! minaccia che si fa ad alcuno da cui si sia ricevuto qualche offesa o simile: l’hai a scontare. || chianciti picciriddi ca la mamma vi l’accatta, così dicono i venditori di giocattoli: piangete bambini, la mamma la ve le compera. || chianciri per unu, o pi ’na cosa, dolersi, dispiacersi, dolersi, p. e. chianciu pi tia mischinu! mi sa male di te poverino! || a. chianciri unu o una cosa, rammaricarsi per la perdita o simile: pianger uno o una cosa. || chianciri a chiantu ruttu: pianger a dirotto. || chianciri una cosa, vuol dir anche temere, aver sospetto sul conto di essa. || a. e rifl. dolersi, lamentarsi: piangere. || chiancirisi la sditta, dolersi della sventura. P. pres. chiancenti: piangente. P. pass. chianciutu: pianto.

Chianciulinu. Pien di pianto e dolore: piangoloso. || Pien di lagrime: lagrimoso. || occhi chianciulini, pieni di lagrime, o che stan lì per isbucciare: occhi imbambolati. || Che sempre piange: piagnucolone, boccalone.

Chianciuta. s. f. Il piangere: piagnimento, pianto.

Chianciutedda. s. f. dim. di chianciuta: breve pianto.

Chianciutuna. s. f. accr. di chianciuta: lungo pianto, piagnisteo.

Chiàncula. s. f. Ordegno per pigliar animali, ed è una pietra sostenuta da fuscellini posti in bilico, tra cui si mette il cibo, tocchi scoccano e la pietra cade schiacciando chi vi è sotto: schiaccia.

Chianculiari. (Caruso) v. intr. Mangiar bestemmiato.

Chiancuni. s. m. Ceppo grosso e lungo bucato da ambo i lati, e confitto nelle viti del torchio, che compresso col mezzo delle madreviti preme le gabbie in su la base. || met. Uomo grasso, goffo e poltrone: piallone.

Chiancutu. V. chiancarutu.

Chianedda. s. f. Pianella V. tappina. || V. chianozzu.

Chianetta. s. f. Uno strumento de’ fontanieri, di figura simile ad un elmetto per cavar acqua. || fig. Cappello. || ’ncarcari la chianetta, voce malandrinesca, percuotere in sul cappello: dar un lattone. || Arnese di ferro che portavano in capo i soldati: elmo.

Chiàngula. V. chiàncula.

Chianiari. V. chianari, e suoi derivati.

Chianiatura. s. f. Il piallare, e l’effetto: piallatura.

Chianiceddu. V. chianiolu.

Chianiddaru. s. m. Pianellaio V. pantufularu. || E per ischerzo chi ama troppo la moglie e le si soggetta.

Chianiddata. s. f. Pianellata V. tappinata.

Chianidduzza. V. tappinedda.

Chianiolu. s. m. dim. di chianu: pianerotto, pianetto.

Chianiuleddu. s. m. dim. di chianiolu: pianettino.

Chianotta. s. f. dim. di chiana nel primo senso: piccola pianura.

Chianozzu. s. m. T. legn. Strumento di legno, che ha un ferro tagliente incassato, per assottigliare, appianare, pulire i legnami: pialla V. pialla. || chianozzu di pulizziari: cagnaccia (Car. Voc. Met.). || essiricci passatu lu chianozzu, modo prov. dicesi di petto senza poppe.

Chianta. s. f. Nome generico di alberi, erbe ed altri vegetabili: pianta. || Vite novella. || chianta di la manu, il concavo della mano: palma. || purtari ’n chianta di manu: modo prov., amare, proteggere: portar in palma di mano. || grapiri li chianti di la manu, mandar con Dio. || chianta di lu pedi, la parte inferiore: pianta. || chianta di la ’nguanta: palma del guanto.

Chiantamentu. s. m. Il piantare: piantamento. [p. 189 modifica]

Chiantari. v. a. Porre dentro terra il seme o il ramo d’un albero acciocchè germogli: piantare. || Per sim. il conficcar checchessia in qualche luogo: piantare. || Fermare, collocare, e si usa anco rifl.: piantare, piantarsi. || Lasciare o abbandonar chicchessia: piantare. || chiantari manu ad unu, far violenza, metter le mani addosso a uno. || rifl. Tacersi. || Non pagare potendo. || chiantari li tacchi: T. calz. impostar i tacchi (Car. Voc. Met.). || chiàntati: zitto!

Chiantatu. add. Piantato. || Fermo in un luogo: piantato. || Chi ha mezzi o capitali e fa creder il contrario. || Chi non vuol palesare: taciturno, mùtolo.

Chiantaturi. s. m. Strumento da far buchi nella terra: foraterra, piantatojo.|| verb. Chi pianta: piantatore.

Chiantedda. s. f. T. calz. Striscia di cuoio tra il tomajo e il suolo delle scarpe: tramezza. || In voce di gergo: zitto!

Chianticedda. s. f. dim. di chianta: pianticella.

Chiantiddari. V. ’nchiantiddari.

Chiantiddu. (Mal.) s. m. dim. di chiantu: pianto pronto.

Chiantimi. s. f. Pianterelle da trapiantare: piantone. || met. Occultazione rapinosa.

Chiantu. s. m. Il piangere: pianto. || aviri lu chiantu ’mpizzu, esser facile a piangere, o piangere sovente. || chiantu ruttu: pianto dirotto. || a chiantu ruttu, posto avv.: a pianto dirotto. || Prov. doppu chiantu veni lu cantu, alla tempesta segue la calma: dopo il cattivo ne viene il buono.

Chianu. s. m. Luogo piano: piano. || in chianu, posto avv., orizzontalmente, pianamente: in piano. || nni voli di lu chianu, modo prov. e vale egli è bravo, valente. || a pedi chianu, detto di case: a pian terreno. || Prov. sai cu’ torna a casa sanu? cu’ va pri lu chianu, bisogna andar piano: chi va piano va sano. || T. mar. Piano della nave, che son tre, uno di elevazione o lunghezza, uno orizzontale e uno verticale o di projezione: piano (Pitrè).

Chianu. add. Che ha nella superficie egualità in ogni sua parte: piano. || mittirisi a lu chianu, svilupparsi, strigarsi: liberarsi. || pigghiarisinni assai di lu chianu, abusare della bonarietà altrui: andar oltre al convenevole.

Chianu. avv. Con sommessa voce: piano. || Adagio: piano. || chianu! nun faciti pruvulazzu, si dice per derisione a chi fa gran bravazzata: piano ch’e’ non si levi polvere. || chianu chianu: pian piano.

Chianuni. s. m. T. legn. Pialla grande: piallone.

Chianura. s. f. Piano di terra non piccolo: pianura.

Chianuzzata. s. f. Colpo di pialla: piallata. || Corsa della pialla, per quanto in una volta la possono far andare le braccia di chi l’adopera: piallata.

Chianuzzeddu. s. m. dim. di chianozzu: pialletto.

Chianuzziari. v. intr. Lavorar di pialla: piallare.

Chianuzziata. s. f. Il piallare: piallata.

Chiappa. s. f. Parte deretana carnosa del corpo tra la cintura e l’appiccatura delle cosce: chiappa. || Piastra di metallo stretta e lunga con occhio o uncino nella estremità, e che affissa con chiodi serve a sostenere: rampa, rampino, raffio. || chiappa di ficu, due fichi fessi nel mezzo appiccicati così e secchi: piccia di fichi. || chiappi di cuti: ciance, frottole.

Chiàppara. s. f. T. bot. Pianta che ha i gambetti solitari, le foglie rotonde, le caselle ovali: cappero. Capparis spinosa L.

Chiapparata. V. cacata.

Chiapparatuna. s. f. accr. di chiapparata.

Chiapparazza amara o Caulu caninu. T. bot. Pianta sarmentosa rampicante, che nasce nei luoghi marittimi, e passa per risolvente applicata sulla cute: scamonea di Montpellier, topi. Cynanchum Monspeliacum L.

Chiàppari! Esclamazione: capperi! (Pasq.)

Chiapparutu. add. Detto ad uomo grasso, grosso: poccioso. || Detto di bastone: noderuto.

Chiappazza. (Scob.) s. f. Sasso aspro, rupe: balza.

Chiappinazzu. add. pegg. di chiappinu.

Chiappinu. add. Si dice ad uomo tardo nel cammino o nell’operare: spiaccicaragni, ciondolone, piè ciocci.

Chiappitedda. s. f. dim. di chiappa.

Chiappunazzu. s. m. pegg. di chiappuni.

Chiappuni. s. m. Pietra dolce di figura parallelepipeda: cantone. || Detto d’uomo, tardo, pigro: piallone.

Chiara. s. f. Albume d’uovo: chiara. || fari la chiara a lu vinu: far la tira al vino. V. chiarificari.

Chiaramenti. avv. Con chiarezza: chiaramente.

Chiaravallu. V. almanaccu. || fig. Persona leggiera inconcludente: chiappolino, parabolano.

Chiarchiareddu. s. m. dim. di chiarchiaru.

Chiarchiaru. s. m. Massa di pietre: petraja. || Terreno sassoso (Pasq. Dal Gr. κερκις: mucchio).

Chiarellu. s. m. Vino composto con molta parte d’acqua: chiarello.

Chiarìa. s. f. Quello splendore del cielo che apparisce quando si partono le tenebre: albore. || Splendore: chiarore.

Chiariceddu. add. dim. di chiaru: chiaretto.

Chiarificari. v. a. Metter in chiaro, far chiaro: chiarificare. || chiarificari lu vinu, infondere nella botte qualche soluzione di gelatina, o colla di pesce, o chiara d’uovo e gomma arabica, per ottenere un sollecito riposo della fondata: tirar il vino, chiarificar il vino (Pal. Voc. Met.). P. pass. chiarificatu: chiarificato.

Chiarina. s. f. Strumento da fiato: chiarina.

Chiariri. v. a. Far divenir chiaro: chiarire. || Cavar di dubbio, far chiaro: chiarire. || rifl. Certificarsi, cerziorarsi: chiarirsi.

Chiarissimamenti. avv. sup. Chiarissimamente.

Chiarizza. s. f. Lume un po’ più che sufficiente a veder le cose, meno di splendore: chiarezza. || Per luce: chiarezza. || Negli scritti, è la facile intelligenza: chiarezza. || Detto di vini, liquori ecc., limpidezza: chiarezza. || li chiarizzi, chiama il volgo le fedi di stato libero per legalità de’ matrimonii.

Chiaru. s. m. Chiarezza: chiaro. || Vino.

Chiaru. add. Che ha chiarezza: chiaro. || Che tende al bianco: chiaro. || Puro, limpido: chiaro. || Leale sincero: chiaro. || beddu chiaru, modo prov., senza mistero: apertamente. || Manifestissimo, evidente: chiaro. || Agevole alla intelligenza, o udito, vista ecc.: chiaro. || Detto di cielo, senza [p. 190 modifica]nuvoli: chiaro. || Detto d’uovo non fecondo: vano, subscutaneo. E per sim. detto ad uomo: impotente. chiarissimu: chiarissimo.

Chiaru. avv. Chiaramente: chiaro.

Chiaruliddu. V. chiariceddu.

Chiaruri. s. m. Chiaro vivo: chiarore.

Chiaruscurari. v. a. e intr. Dipinger a chiaroscuro: chiaroscurare. P. pass. chiaruscuratu: chiaroscurato.

Chiaruscuru. s. m. T. pitt. Pittura a due colorí chiaro e scuro, con cui s’imitano le ombre e le luci senza badar a colore: chiaroscuro.

Chiàsima. s. f. Quelle macchie che appariscono sulle biade o sulle piante quando intristiscono: ruggine, rubigine. || V. malimiccinu.

Chiassata. s. f. Rumoreggiamento, strepito: chiassata.

Chiassu. s. m. Rumore fracasso: chiasso. || fari troppu chiassu d’una cosa, parlar molto di una cosa, ridirne troppo: far puzzo.

Chiassusu. add. Che ama il chiasso: chiassone. || Detto di vesti o simili, di soperchio lusso, adorno, o di color troppo vivo.

Chiatru. V. gelu.

Chiatta. s. f. T. mar. Barca a fondo piatto: chiatta, piatta.

Chiattaloru. s. m. Colui che conduce la chiatta: chiattajuolo.

Chiattidda. s. f. T. zool. Insetto picciolissimo che molesta le parti pelose come l’anguinaja, le ascelle ecc.: piattone. Pediculus pubis L.

Chiattizza. s. f. Lo stato del corpo animale che è bene in carne: grassezza, pinguedine. || O di cosa piatta e schiacciata.

Chiattu. add. Di superficie piana senza ineguaglianze: piatto. || Pieno di carne: ciccioso, pinzo. || Di cosa bassa e schiacciata: chiatto. || dari di chiattu, colla parte piana dell’arma: dar di piatto. || dirila chiatta o parrari chiattu e tunnu, dir con franchezza: dirla schietta, alla spiattellata.

Chiattuliddu. add. dim. di chiattu, paffutello: grassoccio. || Un po’ schiacciato, chiatto.

Chiattunata. s. f. Colpo dato col piano dell’arma: piattonata.

Chiattuneddi. Sorta di pesci alquanto piatti.

Chiattuniari. v. a. Dar piattonate: piattonare. P. pass. chiattuniatu: piattonato.

Chiavari. v. a. Far entrare per forza: chiavare, conficcare. Met. Usar coito: chiavare.

Chiavata. s. f. Coito: chiavata. || Colpo di chiave.

Chiavatu. add. Chiavato. || Aggiunto a cavaliere di corte che abbia gli onori di maggiordomo: ciambellano.

Chiavatura. V. toppa.

Chiaveddu. s. m. Piccolo legnetto a guisa di chiodo: chiavello, cavicchio.

Chiavera. s. f. Anelletto di ferro con uncino, in cui son invitate le chiavi: campanella. || T. orolog. Cerchietto di metallo invitatevi intorno chiavi d’oriolo di varie dimensioni: stella. || Per acchittera V.

Chiaveri. V. chiavitteri. || Chi tien in custodia le chiavi: chiavajo.

Chiavi. s. f. Strumento noto per aprir e chiudere lo toppe: chiave. || – masculina, quella senza buco: chiave maschia. || – fimminina, quella col buco: chiave femminina. || Quella figura musicale che dinota la varietà de’ tuoni: chiave. || Contraccifera onde si spiega una cifera: chiave. || Quegli uncini sui fornimenti del cavallo, entro cui passan le redini: chiavarde. || T. tess. Denominazione generica di quei legni orizzontali, i quali superiormente e inferiormente formano co’ brancali l’ossatura del telajo: traverse (Car. Voc. Met.). || T. art. Qualunque strumento d’invitar e svitare, aprire o serrare: chiave. || – di l’arcu, quella pietra tagliata a conio, che è in mezzo dell’arco nella parte più alta, e serve a serrarlo: chiave dell’archivolto, serraglio. || – di catini, quel ferro o legno forte che si ficca a traverso l’estremità delle catene fuori del muro, per tenerle tese: chiave. || Pezzetto di metallo che alzandolo o abbassandolo apre e tura i buchi degli strumenti musicali: chiave. || Prov. la chiavi di l’oru apri a tutti banni, ovvero apri porta di ferru chiavi d’oru: colle chiavi d’oro s’apre ogni porta. Il danaro è potentissimo. || Quel segno che si mette al fine delle scritture pubbliche per segnar il sito delle sottoscrizioni. || aviri la chiavi d’una cosa, conoscere o aver il vero mezzo di conoscere: aver la chiave d’una cosa. || – di la percia: cavicchia. || Prov. la chiavi a la cintura e lu focu a lu pagghiaru, quando uno crede essere sicuro, ed è più che mai in pericolo.

Chiaviruni. (Scob.) V. palu.

Chiavitta. s. f. T. mar. Pezzo di ferro a cuneo che si mette nel foro aperto alla estremità di un perno di ferro per fermarlo al suo luogo: chiavetta (Zan. Voc. Met.).

Chiavitteri. s. m. Artefice di piccoli lavori di metallo come toppe, chiavi ecc.: magnano, chiavajuolo.

Chiavuzza. s. f. dim. di chiavi: chiavetta.

Chiazza. s. f. Luogo spazioso, circondato da edifizii: piazza. || Per sim. spazio grande e voto: piazza. || Luogo dove si fa mercato: piazza. || Città o terra fortificata e presidiata: piazza, piazza d’arme. || L’universale de’ mercanti di una città: piazza. || fari lu beddu di chiazza, modo prov., si dice dello starsene ozioso, senza volere far niente: far il bello in piazza. || T. mar. La parte della coperta tra i castelli di poppa e di prua: piazza. || fari la chiazza, fortificar con verghe le pance delle nasse per non cedere.

Chiazzaloru. s. m. Chi s’avvolge sempre per le piazze: piazzeggiante.

Chiazzata. s. f. Chiassata, strepito: piazzata. || fari ’na chiazzata, dar materia di ridere alla gente, col pubblicar cosa che saria meglio tacere: far una piazzata.

Chiazzetta. s. f. dim. di chiazza: piazzetta.

Chiazzittedda. s. f. dim. di chiazzetta: piazzuola.

Chica. V. piega.

Chicari e il P. pass. chicatu V. piegari. || Per arrivare (Dal Gr. κιγεω: pervengo).

Chicatura. s. f. Piegatura.

Chicaturi. s. m. Strumento di legno che si usa dai bottai per piegar le doghe: modano.

Chicchïamentu. s. m. Il balbettare: tartagliamento.

Chicchïari. v. intr. Pronunziar male e con difficoltà le parole per impedimento di lingua, frammettere in favellando la lingua: tartagliare, balbettare, incheccare (Fanf. Voc. d. u. Tosc.). [p. 191 modifica]

Chicchiata. s. f. Il balbettare: balbùzie.

Chicchiatedda. s. f. dim. di chicchiata: un po’ di balbuzie.

Chichicedda. s. f. dim. di chica: piegolina.

Chichirichì. Voce del gallo: chicchirichì.

Chiddu. pron. Per uomo: quegli; per bestia e per cosa: quello; f. quella, per donna, bestia, cosa. || fari comu chiddu: dissimulare, concedere malgrado, per convenienza. || senza nè chistu nè chiddu, modo prov., per abbreviar dissidi: senza più, senz’altro, alla fin delle fini. || ’na chidda, un impulso momentaneo, un movimento improvviso dell’animo: spinta, istinto. || dirò comu chiddu..., modo di dire: dirò come diceva quello... || farinni di chiddi, cose molto grandi, triste: farne di quelle (A. V. ital.: chello, Fagioli).

Chie-chie. Voce per chiamar i porci (Mal.).

Chieffa di lu jugu (Mal.). Cavo del giogo.

Chìerca. V. cherchiri.

Chierchiri. V. cherchiri.

Chièrica. s. f. Rasura tonda che ha il prete nel capo: chierica V. cricchia.

Chiericatu. s. m. Ordine chericale: chericato. || La universalità de’ cherici: chericato.

Chièricu. s. m. Persona ecclesiastica; colui che è indirizzato al sacerdozio che non abbia peranco gli ordini maggiori: chierico, cherico.

Chiericuni. s. m. Dicesi a chi dopo l’età degli ordini sacri non li abbia per anche conseguiti, ma ritenga solo l’abito chericale.

Chiesa. s. f. Congregazione de’ fedeli: chiesa. || Tempio de’ cristiani: chiesa. || Luogo dove cansandosi un uomo si ricovera: rifugio, cansatojo. Onde pigghiari la chesia di pettu, ricorrer ad un sutterfugio, o alla protezione altrui per evitar un ragionamento o cansarsi da cosa altra.

Chifarusa. s. f. Nocciuola vuota e gobba.

Chifarusu. add. Corto e gobbo: caramogio.

Chiffari. s. m. Occupazione, faccenda: affare. Parola composta da chi e fari, p. e. aju chi fari: ho da fare.

Chiffaruni. s. m. accr. di chiffari: affarone.

Chifila. s. f. Sorta di gomma che si trae dall’Astragalus tragacantha L.: diagrante, adraganti.

Chiglia. s. f. T. mar. Quella trave che nel mezzo della carena si prolunga da poppa a prua, ed è come il fondamento della nave: chiglia (Car. Voc. Met.).

Chillu per Chiddu. Si trova in Atanasio da Aci ed altri antichi scrittori Siciliani; e l’usan in certi luoghi ancora.

Chilò, Chilu. s. m. Peso moderno, composto di mille grammi: chilogramma.

Chilu. s. m. Umore alimentare, dolce, bianco, preparato nello stomaco per la digestione; separato dagli escrementi pel mezzo de’ vasi lattei, e condotto pel canale toracico nella massa del sangue: chilo.

Chimera. s. f. Mostro favoloso: chimera. || Bugia, favola: chimera.

Chimèricu. add. Di chimera, vano: chimerico.

Chìmica. s. f. Quella parte della fisica, la quale ricerca per mezzo dell’analisi delle materie componenti de’ corpi misti, e le forze per cui si uniscono; e che per mezzo di sintesi compone corpi nuovi: chimica.

Chìmicu. s. m. Chi esercita chimica: chimico. || add. Appartenente a chimica: chimico.

Chimirizzari. (Pasq. e Mal.) v. intr. ass. Immaginar cose vane, stillarsi il cervello: chimerizzare.

Chimiruseddu. add. dim. di chimirusu: apprensionato.

Chimirusu. add. Chimerico: chimeroso. || puntiglioso, piccoso.

Chimistru. (Mal.) V. uttuni.

Chimu. s. m. Polpa semiliquida, in cui si convertono gli alimenti nello stomaco, pria di farsi chilo: chimo.

Chimurru. (Mal.) add. Di vista corta: mìope.

China. s. f. Sovrabbondanza d’acqua ne’ fiumi, cagionata da piogge o da nevi strutte: piena. || Per sim. furore o inondazione di popolo o altro: piena. || jiri cu la china, modo prov. esser trasportato dalla furia o moltitudine: andarsene colla piena. E fig. seguir l’andazzo de’ più. || una bona china tri jorna mina, prov. che vale, chi ha fatto una buona scorpacciata ne ha per tre dì. || T. bot. Pianta che ha le foglie ovato-lanceolate, lisce; le caselle bislunghe; i fiori lanati; gli stami rinchiusi nel tubo: china, cina. Chincona officinalis L. || Terreno che scende all’ingiù: china.

China-china. s. f. T. bot. Scorza amara d’un albero del Perù: china-china.

China-molli. s. f. Specie di droga medicinale.

Chincagghi e Chincagghirìa. s. f. pl. e sing. Oggetti minuti per ornamento di stanze ecc.: minuterie (Tomm. D.) (Fr. quincaillerie).

Chincagghieri. s. m. Chi vende minuterie: minutiere (Ugolini).

Chinchè. s. m. Arnese di ferro di varie fogge, ma simile a lanterna che si mette al muro: gruppetto (Fanf. Casa Fior. ecc.), lumiera, lume a muro (Fr. quinquet.).

Chinizza. s. f. Stato o qualità di ciò che è pieno: pienezza. || – di stomacu, dicesi quando per qualche corpacciata la digestione vien meno.

Chìnnici. V. quinnici.

Chinottu. add. accr. di chinu: pienotto.

Chinu. s. m. Ciò ch e riempie u na cosa vuota: pieno, ripieno. || Mescolanza di cose tritate che i cuochi cacciano dentro ai polli o altre vivande: ripieno. || – di gaddina, entragni di polli: frattaglie. || sapiri lu chinu di la ’mpanata, conoscere a fondo, esser consapevole di ciò, che si suppone occulto.

Chinu. add. Che contiene tutto quanto è capace di contenere: pieno. || Empiuto, riempiuto: pieno. || Sazio: pieno. || Abbondante: pieno. || Fastoso: che se ne tiene. || essiri chinu un paisi di qualchi notizia, sapersi da per tutto: essere pieno il paese d’alcuna novella. || essiri chinu comu un ovu V. ’ntuciatu. || essiri chinu lu tempu, soprastare una procella: far culaja. || ’n chinu, posto avv. dicesi quando un colpo o simile ferisce direttamente, o colla parte più forte dell’arme o d’altro strumento: in pieno, còrre in pieno. || essirni chinu d’una cosa, o chinu fina ’nta li naschi, esserne stanco: esserne pieno. Sup. chinissimu: pienissimo.

Chìnula. s. f. Sorta di giuoco alle carte: rovescino (Sp. quinolas).

Chinuliddu. add. dim. di chinu: un po’ pieno. || Detto d’uomo: grassoccio.

Chinutteddu. add. dim. di chinottu: polputello. [p. 192 modifica]

Chiò. s. m. T. zool. Spezie d’uccello: assiolo, chiù. Strix scops L. || Prov. quannu canta lu chiò, cui havi patruni tintu, canciari si lu po V. cirrinciò || chiò-chiò, canto d’uccello o di molti insieme: chiocchiolìo.

Chioggia. (Pasq.) V. pioggia.

Chiosi. V. ceusa niura.

Chiostru. s. m. Cortile di convento, circondato di logge e portici: chiostro.

Chiova. V. pioggia (A. V. ital. piova).

Chiòviri. v. intr. Cader l’acqua dal cielo: piovere. || chiovi banni banni, quando non piove per tutto: piover a paesi. || Per met. venire a cader di sopra come pioggia: piovere. || comu chiuvissiru, dicesi di quelle cose che sono in gran copia: a macca, a bizzeffe, in chiocca. || – a quartari. V. dilluviari. || Prov. vogghiu chi chiova, ma no chi dilluvia, o mi cridìa ca chiuvia, ma no ca dilluviava: s’intende acqua e non tempesta, o credevo che avesse a piovere, ma non diluviare. || unni cci chiovi cci sciddica, modo prov. quando ogni cosa va a seconda ad alcuno: chi comincia ad aver buon tempo, l’ha per tutta la vita. || quannu chiovi e malu tempu fa, cui è in casa d’autru mali sta, chi per accidente resta in casa altrui, non può aver tutti i comodi. || fa cuntu chi chioppi e scampau, come se non fosse stato nulla. P. pass. chiuvutu: piovuto.

Chiovu. s. m. Pezzetto di ferro da conficcare: chiodo, chiovo. || aviri un chiovu ’n testa, dolore che trafigge il capo: chiodo, fitta, spranghetta. || Prov. chiantari li chiova da unu, accusarlo esagerando: tagliar la legna addosso a uno. || nun vaja scausu cu simina chiova, chi fa male si guardi: chi semina spine non vada scalzo. || chiovu cu la testa: chiodo col cappello. || un chiovu caccia fora n’autru chiovu, una passione, un vizio, una sventura caccia l’altra: chiodo leva chiodo. || quantu è lu chiovu è lu pirtusu, ogni cosa adattata; significa anche che alla fin fine siam tutti tanto grandi quanto la fossa. || scippari chiova cu li denti, far sovrumani sforzi. || chiovu di l’arvulu, barba maestra della pianta: fittone, fittagnola. || pizzuddu di chiovu, persona trista o maliziosa: cecino, farinello. || chiovu arribbuccatu, uomo tristo: guidone, gancio. || chiovu di lu mecciu, fungo formato dalla lucignola: moccolaja, fungo. Onde fari chiovu: far fungo. || lu cchiù tintu chiovu di la carrozza sempri si senti, chi ha più difetti, più grida: la peggiore ruota è quella che cigola. || fari dui chiova nta ’na cauda, far due cose a un tratto; batter o far due chiodi a un caldo. || Per chiò V. || cuntarisi li chiova, soffrir dolore. || chiovu a martidduzzu: chiodo che invece di capocchia ha una ripiegatura: arpione.

Chippu. s. m. T. anat. Pannicole degl’intestini: omento, zerbo.

Chiragra. s. f. Gotta alle mani: chiragra.

Chirca. V. cricchia.

Chirchiriddu. s. m. Mezzo del capo intorno a cui si vanno rigirando i capelli: cocòzzolo.

Chiribbizzu e Chiribbizzusu. V. chiribizzu e chiribizzusu.

Chiricatu. V. chiericatu.

Chiri-chiri. Voce con cui si chiaman i polli.

Chiricopa. V. varcocu.

Chiricuzzu. s. m. dim. di chiericu: chericuzzo.

Chirurgìa. s. f. Parte della medicina limitata alla cognizione delle malattie, che ricercano per esser guarita l’applicazione della mano, degli strumenti co’ topici come mezzi essenziali di guarigione: chirurgia.

Chirùrgicu. add. Appartenente a chirurgia: chirurgico.

Chirùrgu. s. m. Chi esercita chirurgia: chirurgo, cerusico. || chirurgu di quattru a mazzu o di bon e bon’è: cerusichello.

Chisiedda, Chisietta. s. f. dim. di chiesa: chiesetta, chiesina.

Chisiola. s. f. dim. di chiesa: chiesuola.

Chisiuledda, Chisiulicchia, Chisiuzza. s. f. dim. di chiesa: chiesicciuola, chiesettina, chiesuccia.

Chissi. Voce con cui si caccia la gatta: gatto-là. || Prov. chissi chissi, chi t’avissi, quand’altri dice male d’una cosa, che pur brama o piglierebbe volentieri: tal vi sputa su, che ne mangerebbe. || nun mi nni scantu cchiù di chissi chissi, così dice chi ha già esperienza in data cosa.

Chissu. pron. di seconda persona. Per uomo: cotesti; per bestia o cosa: cotesto. Nel fem. per donna, bestia e cosa: cotesta.

Chistaccà. Parola composta, che vien a significare: un certo che, un non so che. || Per dire: un poco.

Chistu. pron. di prima persona. Per uomo: questi; per bestia o cosa: questo. Nel fem. per donna bestia e cosa: questa. || un chistu cca o ’na chista cca, modi di dire, quando non sovvenga il termine d’un oggetto: un coso. || Per ’na chidda V. chiddu. || essiri capaci di chistu ed autru: esser capace di quello ed altro (A. V. ital. chesto, nel Tesoretto). || ’na chista di jorna o altro: alquanti, parecchi.

Chisuzza. s. f. dim. di chiesa: chiesuccia.

Chitarra. V. citarra.

Chitïari. (Vinci) V. grattigghiari (Dice Pasq. che in Napoli dicon chiticari per solleticare).

Chitichitè. V. grattigghiamentu.

Chittari. V. quittari.

Chittena. V. jittena.

Chiù. V. cchiù.

Chiudenna. s. f. Legname che serve a chiuder uscio o finestra: imposta. || Imposta unica ed esteriore di finestra: ventola. || Tramezzo che divida una camera: chiudenda. || Lastra di ferro o legno che chiude la bocca del forno: chiusino.

Chiudimentu. s. m. Chiudimento.

Chiùdiri e Chiùiri. v. a. Apporre alle aperture lo strumento o ordigno proprio come il coperchio alle casse, l’imposta alle porte ecc. che serve a impedire l’entrata, l’uscita ecc. o simile: chiudere. || Quando è con maggior forza, o a chiave: serrare. || Cingere intorno checchessia di muro, siepe: chiudere. || Turare: chiudere. || Nascondere, imprigionare: chiudere. || – putia: chiudere bottega. || – l’occhi, morire: chiudere gli occhi. Vale anche, condiscendere, dissimulare: chiuder gli occhi. || – occhiu, dormire: chiuder occhio. || – la vucca ad unu, farlo tacere, convincere: chiudere la bocca. || [p. 193 modifica]Nella lotteria, far alto o a una giocata particolare, o a tutto il giuoco per dover finire. || rifl. chiudirisi ntra un cunventu ecc. farsi religioso: chiudersi in un chiostro. || chiudirisi, detto de’ fiori che si restringono nella boccia: chiudersi. P. pass. chiujutu e chiusu: chiuso.

Chiui. V. cchiui.

Chiui chiui Usasi per dinotar una confusione, una paura del pericolo: serra serra.

Chiuitina, Chiujuta. s. f. Il chiudere: chiudimento.

Chiumazzeddu. s. m. dim. di chiumazzu: guancialino, piumacciuolo. || Quel pezzo del guernimento del cavallo, che si assesta a cavalcioni sulla schiena e ha le chiavarde di metallo per dove passano le redini: sopraschiena, selletta (a Firenze). || – di spinguli, guancialino di panno o drappo in cui conservansi gli spilli: guancialino da spilli, torsello.

Chiumazzu. s. m. Sacco pieno di crini, lana o penne, ricoperto da una federa bianca, ove si poggia il capo nel letto: guanciale, piumaccio.

Chiumazzuneddu. s. m. dim. di chiumazzuni.

Chiumazzuni. s. m. accr. di chiumazzu: guancialone. || Cuscino da sedie, da sofà, ecc.: cuscino.

Chiummalora. V. ghiummalora.

Chiummari. V. inchiummari.

Chiummera. s. f. Ove si tengono le palline.

Chiummìa. V. benna. || V. lenza.

Chiummignu. add. Che ha qualità o colore del piombo: piombino.

Chiumminu. s. m. Strumento di piombo, il quale si appicca a una cordicella, per trovar l’altezza dei fondi, o le diritture: piombino. || chiummini, alcuni legnetti lavorati al tornio, ai quali s’avvolge refe, sete ecc. per farne cordelline, trine, giglietti: piombino. || Matita di color di piombo: piombino.

Chiumminu. add. Che ha qualità o color di piombo: piombino, piombato.

Chiummu. s. m. Metallo noto: piombo. || caminari cu li pedi di chiummu, modo prov. andar con riguardo, lento e in cautela: andare col calzar di piombo. || chiummu, dicon i muratori a quel piombo legato a una cordicella col quale aggiustan le diritture: piombo. || a chiummu posto avv., perpendicolarmente: a piombo. E fig. ubbriaco. || Per a proposito. || cadiri a chiummu, fig. avvenir le cose a seconda. || vuliri cadiri sempri a chiummu, pretendere tutto ai suoi versi. || Sigillo: piombo. || T. cacc. pallini: migliarola. || botta di chiummu, imprecazione: schioppettata! || mittirisi cu lu chiummu, e lu cumpassu, fig. procedere troppo lentamente, più per pigrizia, che per altro.

Chiummuseddu. add. dim. di chiummusu.

Chiummusu. add. Gravante come piombo: piomboso, pesante. || met. Che fa male: storpiatore. || manu chiummusa, che picchia bene. Un proverbio Toscano finisce così: mani atroci, che vale come la nostra frase di sopra. || jucari chiummusu, far del male.

Chiumpiri. V. maturari quasi dire compire. P. pass. chiumputu: maturo, compiuto.

Chiunnaccà. avv. cchiù ’n cca: più in qua.

Chiunnaddà. avv. cchiù ’n dda: più in là.

Chiuppami. s. f. V. chiuppu. Come da legno, legname, così noi da chiuppu, chiuppami.

Chiuppiari. v. intr. Stimolare, parlar pungente: frizzare.

Chiuppiri. V. chioviri. || V. scuppari.

Chiuppitu. s. m. Dove son pioppi piantati: pioppeto.

Chiuppu. s. m. T. bot. Albero alto, con la scorza bianchiccia: pioppo. Populus dilatata L. || met. Chi ti stia sempre accosto uggiosamente: ciondolone, impaccioso. || fra chiuppu, per ischerzo come dire: prete pero. || – di la Carulina: pioppo del Canadà. Populus monilifera Act.

Chiuppuseddu. add. dim. di chiuppusu: un po’ frizzante.

Chiuppusu. add. Che frizza: frizzante.

Chiuriri. V. manciaricci: prudere.

Chiuritu. V. manciaciumi: prurito.

Chiurma. s. f. Moltitudine di gente anticamente schiava, ora di servizio, o braccianti o marinari: ciurma. || Moltitudine qualunque: ciurma.

Chiurmàgghia. s. f. Moltitudine di gente vile e inutile: ciurmaglia.

Chiurmazza. s. f. pegg. di chiurma: bordaglia.

Chiusa. s. f. Luogo riservato per pastura, caccia, ecc.: chiusa. || ’ntra chiusa, posto avv. T. art.: non parallelo.

Chiusotta. s. m. dim. di chiusa.

Chiusu. add. Da chiudiri: chiuso. || fig. Dicesi a uomo il quale tiene in sè le cose che sa e difficilmente si può penetrar l’interno: cupo. || Detto di colore, scuro: cupo. || ad occhi chiusi posto avv., senza pensar più oltre: a chius’occhi. || Nella lotteria nummaru chiusu, sopra il quale non si permette giuocar più oltre.

Chiusu. s. m. Luogo circondato, e serrato: chiuso.

Chiusura. s. f. Il chiudere: chiusura. || La parte di ragionamento o altro che conchiude: chiusura.

Chiutostu e Cchiuttostu. avv. che denota elezione d’una delle due cose, di cui si tratta, e vale anzi e innanzi: piuttosto.

Chiuvana. add. Detto dell’acqua di pioggia: piovana.

Chiuvara. s. f. Arnese che serve a far la capocchia ai chiodi: chiodaja.

Chiuvarda. V. ciarda.

Chiuvaru. s. m. Facitor di chiodi: chiodajuolo.

Chiuventi. s. m. I lati del tetto che pendono, onde si dice a dui, a quattru chiuventi: a due o a quattro acque (Car. Voc. Met.).

Chiuvera. V. chiuvara.

Chiuviddicari. v. intr. Piover leggermente: piovigginare. P. pass. chiuviddicatu: piovigginato.

Chiuviddu. s. m. dim. di chiovu: chiodetto.

Chiuvusu. add. Pieno di pioggia, o che apporta pioggia: piovoso.

Supplemento

[p. 1136 modifica] [p. 1137 modifica] [p. 1138 modifica] [p. 1139 modifica] [p. 1140 modifica] Cheiri. v. a. Aborrire, detestare (Pitrè).

Chetari. V. cuitari (Rapisardi).

Chetu. V. cuetu.

Chi. Quando uno ringrazia alcuno, questi dice: nun cc’è di chi, non c’è luogo a ringraziarmi. Vale pure non c’è nulla da dire o di bene o di male: non far una grinza.

Chia chia. V. jia jia. Modo di chiamar i porci.

Chiacchiara. Prov. chiacchiari e scatuli di lignu, lu munti nun nni mpigna, non bastan le ciarle, ci voglion fatti o danari.

Chiaccuni. accr. di chiaccu.

Chiaga. Prov. chiaga ’nvicchiata nun po’ mai sanari, è chiaro.

Chiaitari. v. intr. Ciarlare.

Chiamaturi. s. m. Chi sa l’arte di imitare il canto degli uccelli: fischiatore (Perez).

Chianca. Deposito o vena di zolfo nella terra. || – di mmenzu, capo di famiglia. || – di l’arbitriu: pancaccio.

Chiancata. s. f. Terrapieno o marciapiede alto.

Chianchera. add. e s. f. La coffa che va sopra il pancaccio dello strettojo.

Chiancu. V. ciancu.

Chianiari. V. traccïari.

Chianozzu. – pri scurciari: pialla a ferro ingordo.

Chiantari. cu’ nun chianta, nun scippa: chi non semina non raccoglie.

Chiappara. Per chiappinu V.

Chiappari. V. acchiappari (Rocca).

Chiappata. V. pappata.

Chiappetta. V. scaccheri (In Siracusa).

Chiaranzana. V. chiarìa.

Chiaritati. V. chiarizza (Comes).

Chiascu. V. ciascu. E così altre voci secondo alcuna pronunzia dello interno dell’Isola.

Chiàsiri, V. trasiri.

Chiattiari. V. trizziari.

Chiattunata. fari ad unu ’na chiattunata, venirgli meno, non essergli fedele ecc.: ciurlar nel manico.

Chiavari. Serrar a chiave: chiavare (Rocca). || Per cavari, tirari, p. e. chiava manu. || chiavarisi, ficcarsi, cacciarsi.

Chiavazza. pegg. e accr. di chiavi: chiavaccia.

Chiavera. V. chiavi di la percia.

Chiavinu. s. m. Arnese di ferro atto ad aprire una toppa a colpo: gruccia. || Per chiavicina in generale.

Chiazzuna. accr. di chiazza: piazzone.

Chicuzza. V. cucuzza (In S. Cataldo).

Chietti. V. lazzolu.

Chiffarazzu. pegg. Affaraccio, faccendaccia.

Chiffareddu. dim. di chiffari: affaretto, faccenduola.

Chiffaruni. accr. di chiffari: affarone, faccendona.

Chiffaruzzu. V. chiffareddu.

Chincu. V. scifu.

Chinìa. s. f. Cavallo ambiante. Quel regalo o tributo che gli antichi Re di Napoli mandavan al Papa, cioè una chinea carica di oro: chinea. Onde spenniri ’na chinea, spendere un tesoro.

Chinnu. V. chiddu. Così secondo la pronunzia di Noto.

Chintinu. V. cuntinuu (Nel Messinese).

Chinzi. V. quinnici (In Nicosia).

Chiodu. V. jacobbu (In Catania).

Chiovu. s. m. Sorta di ballo antico, popolare. || [p. 1141 modifica] – di ’ntacciari, di ’ntavulari ecc., varie sorta di chiodi di varie lunghezze, secondo gli usi a cui servono. || appizzari lu chiovu a ’na banna, fermarcisi. || Prov. ognunu havi lu so chiovu, cu’ l’havi vecchiu e cu’ l’havi novu: ognuno ha la sua croce.

Chippi-chiappi. Voce onomatopeica, per dinotare un che parli infelicemente.

Chirchiriddu. ’n chirchiriddu, si dice del portar la berretta sopra la fronte.

Chircu. V. circu e simili.

Chircuopu. V. varcocu.

Chiri-chiri. Voce per chiamar i maiali.

Chisa. V. chiesa (In S. Cataldo).

Chisu. V. chistu (Idiotismo di Nicosia).

Chittiari. V. grattigghiari.

Chiù, s. m. T. zool. Sorta di uccello notturno.

Chiuanu. Per chianu V. E così altre parole, pronunziate a questo modo, nel centro della Isola.

Chiumazzeddu. Asta di legno che nelle carrozze vien trattenuto dalle molle e porta il perno della partita d’avanti.

Calunniari. v. intr. Dicesi dell’ulivo, quando il suo frutto comincia ad esser della grossezza dei pallini, e para tutto l’albero tra le fronde.

Chiuppara, s. f. Pianta di pioppi: pioppaja.

Chiuppu. V. antinna.

Chiurluvì. s. m. T. zool. Uccello di becco lungo che frequenta gli acquitrini: chiurlo, chiurlì. G. Digiovanni, dice tradursi: occhione.

Chiuviddu. s. m. a chiuviddu ’a porta, V. nzifaleri (In Licata).

Chiuvìri. V. chioviri. || Toccar in sorte.

Chiuzzu V. jacobbu. [p. 1142 modifica] [p. 1143 modifica] [p. 1144 modifica]