Nuovo vocabolario siciliano-italiano/GI
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Giardinu. V. jardinu.
Giarina. s. f. Terreno vicino al fiume. Nell’alta Italia la contrada circostanti all’Adda son detti Ghiara-d’Adda; e l’usa Guicciardini. E giara per ghiaja è anco A. V. ital.
Giarlizza. V. giallizza.
Giarnaruseddu. dim. di giarnarusu.
Giarnarusu. V. giarnusu.
Giarnazzu. pegg. di giarnu. || Pallidaccio.
Giarniari. V. aggiarniari.
Giarniusu. V. giarnusu.
Giarnizza. s. f. Qualità di ciò che è giallo; ma più comunemente in senso di pallidezza: giallezza.
Giarnizzu. add. Alquanto giallo: gialliccio.
Giarnu. add. L’istesso che giallu; ma più comunemente nel senso di pallido: giallo.
Giarnuliddu. dim. Alquanto giallo: gialletto.
Giarnumi. s. m. Giallezza: giallume, giallura.
Giarnusantu. s. m. Specie di color giallo, fatto colle coccole non mature dello spincervino: giallosanto.
Giarnuseddu. V. giarnuliddu.
Giarnusu. add. Giallognolo: gialloso. || Detto di colorito della pelle: pallido.
Giarra. s. f. Vaso grande di terra cotta per uso di tenervi olio: coppo, orcio. || Specie di cisternetta dove le acque radunate si depurano: conserva. || I fontanieri chiamano que’ fabbricati dove fanno capo le acque introdottevi per doccionati, onde suddividerle per le case: conserva d’acqua. || Que’ vaselli dove i sorbettieri dànno i gelati men densi: giara (Mort.). || T. mar. V. mataciuni. Benchè Pasq. la dica voce araba, vi è una A. V. ital.: giarro che significa vaso di terra. E gli Spagn. chiamano jarre una specie di tazza: giara.
Giarraffa. Denominazione di una sorta d’oliva grossa.
Giarrazza. pegg. di giarra: orciaccio.
Giarretta, Giarricedda, Giarritedda, Giarrotta. dim. Coppino, orcetto, orciuolo, vettina.
Giarruna, Giarruni. accr. di giarra: coppo od orcio grande.
Giavu. V. picciottu. In quel di Nicosia.
Gibbari. V. aggibbari. || V. appujari.
Gibbedda. s. f. Anello di ferro o di pietra dove si legano le bestie alla mangiatoja: campanella.
Gibberna. s. f. T. mil. Quella cassettina di cuoio che i soldati portan a cintola, per tenervi le cariche: giberna. || A S. Giuliano chiaman così il portico che è innanzi la Chiesa.
Gibbiazza. pegg. di gebbia.
Gibbiedda, Gibbiola, Gibbiotta. dim. Vivajetto.
Gibbiuna. accr. di gebbia.
Gibbiuni. s. m. Ricettacolo d’acqua grande e murato per uso di adacquar giardini: vasca. || V. gebbia nel 2º §. || Pila grande da lavarvi i panni: lavatojo.
Gibbu. V. jimmu (Lat. gibbus: gobba).
Gicaru. V. anzaru.
Gièrdula. V. lucerta. A S. Fratello.
Gigantazzu. pegg. di gigante: gigantaccio.
Giganti. s. m. Uomo di smisurata grandezza: gigante.
Gigantiscamenti. avv. Da gigante: gigantescamente.
Gigantiscu. add. Da gigante, oltremisura: gigantesco.
Gigantissa. f. di gigante: gigantessa.
Gigantunazzu. accr. di gigantone.
Gigantuni. accr. di gigante: gigantone.
Gigghia. (Pasq.) s. f. Cima di monte: vetta.
Gigghiari. V. aggigghiari.
Gigghiceddu. dim. di giglio: giglietto, gigliettino. || dim. di ciglio.
Gigghiettu d’invernu. (D. B.) T. bot. Pianta: narciso.
Gìgghiu. s. m. (pl. gigghi: gigli). T. bot. detto anche gigghiu di s. Antuninu. Pianta bulbosa, che fa sopra allo stelo de’ fiori di sei foglie, ve n’è di varî colori, ma per lo più è bianco: gìglio. Lilium candidum L. ||– di Francia. Amaryllis formosissima. ||– azzolu, giglio pavonazzo: ghiaggiuolo. Iris florentina L. ||– muscatu: lilio convallio. || – di siminati, giglio selvatico: emerocale. Ornitholagum umbellatum. || – marinu. narciso marino. Pancratium maritimum. || La parte sopra l’occhio con piccolo arco di peli: ciglio; e l’arco de’ peli propriamente si chiama: sopracciglio (il pl. gigghia: ciglia). || aviri lu gigghiu a unu, aver odio: aver della ruggine contro alcuno. Onde quel detto tradizionale dal Vespro: aviricci lu gigghiu comu lu francisi. || ccu l’occhi e li gigghia, con comma diligenza e accuratezza. || arristari comu la zita cu li gigghia rasi, rimaner deluso nelle aspettative, e dopochè uno si era messo anco in ordine: perder la lisciatura, rimaner lì come berlicche (Giusti). || fina ’ntra li gigghia, modo prov. per dire tutto immerso, a più non posso: fin a’ capelli; p. e., ’nnamuratu fina ’ntra li gigghia: innamorato alla maledetta. || chinu fina ntra li gigghia, di chi ha mangiato molto: rimpinzato. || Il germoglio o pollone del grano delle fave, delle patate, ecc. che esce anco quando queste si tengon ammassate in luogo umido: pio, piolo. || aviri lu gigghiu una cosa, metter radici. || E fari lu gigghiu: metter il pio, piare, piolare. met. Dimorar a lungo in qualche parte: appillottarsi (Vi è esempio di cigghio nel Nerucci).
Gigghiutu. add. Chi ha grosse ciglia: cigliuto.
Gigghiuzzu. dim. di gigghiu.
Giggiuni. s. m. T. mar. Parte del remo, tonda e di quattro facce, su cui il rematore fa forza, perchè la pala faccia il suo effetto: giglione.
Gigliu. V. gigghiu.
Gilari. V. gelari.
Gilatina. V. gelatina.
Gilè, Gileccu. V. cileccu.
Gileppu. V. cileppu.
Giliccuni. V. ciliccuni.
Gìliu. V. gigghiu.
Gilìu, V. girìu. || V. catascia.
Gillebba. (Scob.) V. gibbedda.
Gilona. (Scob.) s. f. Panno tessuto a vergato col quale si cuopre il letto: celone (s. m.). || Tappeto senza pelo: celone.
Giluccuni. V. ciliccuni.
Gilusamenti. avv. Con gelosia: gelosamente.
Gilusazzu. pegg. di gilusu: gelosaccio.
Gilusìa. s. f. Passione e travaglio d’anima per timore che altri goda la cosa amata o propria: gelosìa. || fig. Sospetto o timore: gelosìa. || Prov. cu’ pati gilusìa rusica favi, chi ha gelosia sempre si stizzisce. || Certo ingraticolamento che si tiene alle finestre: gelosìa. || T. bot. Pianta bella da giardini; con foglie miniate di verde, giallo ed incarnate: fiore di gelosìa, amaranto variato. Amaranthus tricolor L.
Gilusiàrisi. v. rifl. pass. Divenir geloso, pigliar gelosia: ingelosire (v. intr.). || Detto delle bestie: insospettirsi, aombrare. P. pass. gilusiatu: ingelosito, aombrato.
Gilusissimamenti. avv. sup. Gelosissimamente.
Gilusu. add. Travagliato da gelosia: geloso. || Sollecito, pauroso: geloso. || Detto di oggetto delicato o da esser maneggiato con cura: geloso. || Prov. li gilusi morinu curnuti: Chi è geloso è becco, avviso a chi spetta! || cui nun è gilusu nun è amanti, la gelosia certo nasce dall’amore. Sup. gilusissimu: gelosissimo.
Gilusuni. accr. di gilusu: di molto geloso.
Gimellu. V. jémmulu.
Gimiari. (Pasq.) v. intr. Lagrimare e pianger pianamente: gémere.
Gimimentu. (Pasq.) V. gemitu.
Gimitriamentu. (Scob.) s. m. Lo abbacare: abbacamento.
Gimitriari. v. intt. Metter la mente in una idea complicata, ponderando, considerando: abbacare. || Volger la mente per ordire una trama: mulinare, macchinare. || – lu ciriveddu. V. allammicari. || Metafora pigliata dalla geometria, come l’italiana è presa dall’àbbaco.
Gincili. V. cingili.
Ginestra. V. jinestra.
Gingìbbaru. s. m. Aromato di sapore simile al pepe: zènzero, gengiovo.
Gingili. V. cincili.
Ginialeddu. dim. di giniali.
Giniali. V. geniali.
Giniazzu. pegg. e accr. di geniu: geniaccio.
Ginìparu. V. jiniparu.
Ginirali. V. generali.
Ginirari. V. generari.
Ginirusitati. V. generusità.
Ginisi. s. m. Polvere di carbone, o carbone minuto: carbonigia. || – di la forgia, quello delle fucine: brasca. (O dallo Sp. ceniza: cenere; o dall’ital. cinigia: cenere calda e che ha del fuoco).
Ginnàsiu. s. m. Scuola di grammatica in fino a rettorica: ginnàsio.
Ginnàstica. s. f. Esercizi del corpo per acquistare forza e destrezza: ginnàstica.
Ginocchiu. V. dinocchiu.
Gintagghia. s. f. Gente vile e abbietta: gentaglia.
Gintareddi. pl. dim. Gente di poco conto: genterella.
Gintazza. pegg. di genti: gentaccia.
Ginticeddi. dim. Genticciuola.
Gintildonna. V. gentildonna.
Gintilìa. (Venziano e Caruso) V. gentilìa. E così i simili.
Gintuzzi. dim. Gente vile o di poco conto: gentuccia.
Ginucchiari. V. agginucchiari.
Ginuina. s. f. Sorta di antica moneta di Genova: genovina.
Ginuinu. V. genuinu.
Ginuisateddu. dim. di ginuisatu: orticello.
Ginuisatu. s. m. T. agr. Spazio di terra dove si coltivan ortaglie: orto (Chi sa che non derivi dall’esser la Riviera di Genova ben coltivata ad orti e giardini?).
Ginuisi. Dice Vinci che significava uomo parco, secondo i costumi dei Genovesi.
Ginziana. V. genziana.
Ginzianedda. (D. B.) Pianta che ha quasi la stessa virtù della genziana: cruciata.
Gioda. s. f. Combriccola, moltitudine di ribaldi: ribaldaglia (Mal.) A me pare più vicino all’ital. geldra, in senso di moltitudine, anzichè all’ebraico jadah: mano, quindi mano di gente, come cenna Pasq.
Giògghiu. s. m. T. bot. Pianta che nasce fra le biade il cui frutto è nero: lòglio. Lolium tumulentum L. || curriri giogghiu ad unu, essere in calamità, incorrer pericoli.
Gioja. s. f. Pietra preziosa: gioja. || Di cosa goduta da chi ne è immeritevole si dice: è ’na gioja ’ngastata ’nt’on occhiu di zappa. || fig. Cosa da aver cara e in gran pregio: gioja. || gioja o gioja mia, si dice a persona cara, e talora ironicamente: gioja, bella gioja. || Allegrezza più viva e intensa: gioja.
Giojellu. s. m. Più gioje legate insieme da portarsi per ornamento: giojello. || Un lavoro di oro: giojello.
Gioppu. s. m. Còccola dura, liscia e lucida di una pianta, da cui si fan corone: lagrima di Giobbe. Coix lacryma Job L.
Giornaleddu, Giornalettu. dim. di giornali: giornaletto.
Giornali. s. m. Libro in cui i negozianti notano dì per dì le loro partite: giornale. || Quel foglio quotidiano dove si notano i fatti del giorno: giornale. || essiri lu giurnali di lu paisi, saper tutto ciò che succede, esser intrigante.
Giornalìsimu. s. m. L’insieme de’ giornali che si stampan in una nazione: giornalismo. || L’arte di compilare giornali: giornalismo (Fanf. Voci del parlar fior.).
Giornalista. s. m. Scrittore di giornale: giornalista.
Giornalmenti. avv. In ciascun dì: giornalmente.
Giornu. V. jornu.
Giotta. V. zotta, detto d’acqua però, o simile.
Gioveddì. V. jòvidi.
Gioventù. s. f. Quando significa l’età giovanile, quella che segue all’adolescenza: gioventù e giovanezza. || Quando significa moltitudine di giovani: gioventù. || Prov. gioventù disordinata fa la vicchiaja tribulata: gioventù disordinata fa vecchiezza tribolata. || mentri sì ’n gioventù acquista virtù, è chiaro. || cu’ in gioventù nun fa qualchi pazzìa, la fa in vicchiaja: chi non fa le pazzie in gioventù, le fa in vecchiaja.
Gioviali. add. Piacevole, di buon umore: gioviale. Sup. giovialissimu: giovialissimo.
Giovialità. s. f. Qualità di chi è gioviale: giovialità.
Giovialuni. accr. di gioviali: giovialone (Rocca).
Gira. s. f. T. bot. Pianta mangereccia di radice carnosa, steli angolati, ramosi, lisci, foglie grandi e fiori aggruppati in rade spighe: biètola, barbabietola. Beta vulgaris L. (Pasq. la deriva dallo Sp. azigla).
Gira. s. f. Scrittura o polizza con cui si gira il denaro ad uno: gira.
Giràbbili. add. Che può girare o essere girato: girabile. || girari lu girabbili, girar per tutto: girar il girabile.
Giraffa. s. f. T. zool. Quadrupede d’Affrica, quanto un mezzo cammello, ha le gambe anteriori e il collo lunghissimi: giraffa. Camelo pardalis L.
Giralettu. V. turnialettu.
Giramentu. s. m. Il girare: giramento. || – di testa, vertigine: giramento di capo.
Giràniu. s. m. T. bot. Pianta odorosa che si coltiva ne’ giardini: geranio. Ve n’ha di più specie. Pelargonium odoratissimum, noctulens, ccc. L.
Girannolu. add. Chi va molto attorno senza proposito: girandolone.
Girànnula. s. f. Ruota di fuochi lavorati, che appiccandovi fuoco gira: giràndola.
Girarchìa. V. gerarchia.
Girari. s. m. L’atto del girare: girare.
Girari. v. a. Rivolgere, muover in giro: girare. || Circondare: girare. || Volgere: girare. || Far andar attorno, far girare: sfrullare. || Andar attorno a un luogo: girare. || intr. e intr. pron. Andare e muoversi o volgersi a ruota: girare. || Detto di luogo, aver tanto di circuito: girare. || girari largu o tunnu, o di bordu, allontanarsi da un luogo: girar largo o di bordo. || – di bordu, virare di bordo: girar di bordo. || – li dinari ad unu, assegnarli a uno in pagamento: girar i danari ad uno. E presso i negozianti, far girata di creditore, di debitore e si dice delle cambiali: girare. || – li così attornu, ciò che sperimenta in apparenza chi patisce vertigine: girar il capo. || – comu la bannirola di lu campanaru, esser instabile: girar come una véntola. || gira, vota e firria, come dire, guardata la cosa per ogni verso: gira gira. || girari lu cintimulu: girar il girabile. V. girabbili. || V. anco firriari. P. pass. giratu: girato.
Girarrustu. s. m. Arnese per girar lo spiedo e muover l’arrosto: girarrosto.
Girasa. V. cirasa.
Girasuli. s. m. T. bot. Pianta nota di fiori grandi col raggio giallo, che gira dietro il corso del sole: girasole. Helianthus annus L.
Girata. s. f. Il girare, voltata: girata. || Ne’ giuochi alle carte, darne un determinato numero in giro, a’ giuocatori: girata. || T. merc. Cessione di una cambiale firmata dal girante a favore del giratario: girata. || fari ’na girata, andar un po’ a spasso: far una girata. || dari ’na girata, andar alquanto attorno; dar una giravolta. || a la girata, al ritorno.
Giratedda. dim. di girata: giratina.
Giratina. Lo stesso che girata. V.
Giratuna. accr. di girata.
Giraturi. V. giriaturi.
Giravaneddi. Voce composta. Vagabondo: girellone.
Giravota. s. f. Movimento in giro, via fatta in giro: giravolta.
Giravòtuli. s. f. pl. Aggiramento, intrigo: giràndola.
Girbigghiuni. V. ciafagghiuni.
Girbinu. add. Detto degli occhi: cilestre.
Girbuniscu. add. In gergo: gergone.
Girettu. dim. di giro, viaggio: giretto (credo usato). || T. calz. Pezzo di suola che va in giro nel calcagno ed è quel primo pezzo che si unisce al quartiere: guardione.
Girfiri. v. intr. Dicesi delle erbe che s’innalzano per far il seme: tallire. P. pass. girfitu: tallito.
Giri. (Salom. da Lentini) V. jiri: gire.
Girialettu. v. turnialettu.
Girialoru. V. firrialoru.
Giriari. v. girari.
Giriasuli. V. girasuli.
Giriasulini. Diconsi certi piccoli fiori simili alla clizia nella forma.
Giriata. V. girata. || – di quasetta, l’intera serie di maglie nel verso della larghezza: giro. V. giru.
Giriaturi. V. turnialettu. || verb. m. Che fa girare: giratore (Mort.).
Giriceddu. dim. di giro, cerchietto: girello.
Girichianu. s. m. T. calz. Striscia d’alluda che va in giro alla scarpa per maggiore fortezza della solettatura: formanze. || V. girettu.
Giriju. V. girìu.
Giritedda. dim. di gira.
Girìu. V. giru. || V. firrìu. || V. orlu.
Giriuni. V. firriuni. || V. giruni.
Giriusu. V. sfirriusu.
Girianna. V. ghirlanna.
Girmanu. V. germanu.
Girmugghiari. V. germogghiari.
Giru. s. m. Cerchio, circuito: giro. || Orlo de’ vasi: giro. || Ordinata collocazione delle parole che forman un periodo: giro. || Avvolgimento di parole. Tutto ciò che si dice prima di venir al fatto: giro. || jiri o mittirisi ’n giru, andar attorno a sbrigar affari: andare o porsi in giro. || T. forense. Lo informar i giudicanti della causa, pria di giudicare. || a o in giru, posto avv., intorno: in giro. || Vale anche, a vicenda, un per volta: in giro, a turno. || Per gira. V. || L’intera serie di maglie le une accanto alle altre, nel verso della larghezza della calza: giro. || giru d’occhi: occhiaja. || – lisciu, certo numero di maglie nel lembo superiore della calza che si alternano colle diritte: giro rovescio. || – a puntiari, quelle al contrario dei rovesci: giro diritto (Car. Voc. Met.).
Giruchianu. V. girichianu.
Giruneddu. dim. di giruni.
Giruni. accr. di giru: girone. || Svoltamento: svolta. || Luogo dove si svolta: svolta. || – di l’occhi, orbitali: occhiaja.
Giruppa. (Vinci) Fagiuolo lungo (Barb. gryppus).
Giseri. s. m. Ventricolo carnoso degli uccelli: ventriglio (Fr. gésier: ventriglio).
Gisireddu. dim. di giseri.
Gisterna. V. cisterna.
Gistiari. V. gestiri.
Gistiiu. V. gestu (Meli).
Gistra. s. f. Arnese intessuto di vimini a mo’ di gran paniere, ad uso di tenervi o portare robe: cesta. || Specie di carrozza di lusso, di verghe intrecciate.
Gistraru. s. m. Chi fa ceste: cestajo.
Gistrazza. pegg. di gistra: cestaccia.
Gistricedda. dim. di gistra: cestella, cestello, cestino. || Anco nel senso di carrozza.
Gistridduzza. dim. di gistricedda: cestellina, cestellino.
Gistritedda. V. gistricedda.
Gistru. V. gistra (Rocca).
Gistrudda. V. gistritedda.
Gistruna. accr. di gistra: cestone.
Gistrunazza. pegg. di gistruna.
Gistruneddu. dim. di gistruni.
Gistruni. s. m. Cesta entro cui si è un letticciuolo per servir come di culla a’ bambini: zana.
Gitati. V. cità (Atanasio da Aci). V. A. E così gitatinu per citatinu. V.
Gittari. (Salom. da Lentini) V. jittari.
Giù. V. jusu. Così più italianamente dicono a S. Fratello.
Giubba. s. f. Chioma folta che cuopre il collo del leone: giubba. || Per facchina. V. || – di èdera, di vrocculu, ecc.: corimbo, che è il grappolo dell’ellera.
Giubbatu. (Rocca) add. Che ha fatto il grappolo, detto dell’ellera, che ha fatto corimbo.
Giubbicedda. dim. di giubba: giubetto, giubettino.
Giubbiiamentu. s. m. Giubilo: giubilamento.
Giubbiiari. v. intr. Far festa, giubilo: giubilare, giubbilare. || v. a. Dispensar alcuno dal servizio o dall’impiego assegnandogli una provvisione: giubilare. P. pres. giubbilanti: giubilante. P. pass. giubbilatu: giubilato.
Giubbilazioni. s. f. Il giubilare in ambo i significati: giubilazione.
Giubbilèu. s. m. Piena remissione de’ peccati che il Papa concede a chi vi crede: giubbilèo, giubilèo.
Giubbìliu. V. A. per giùbbilu (A. V. ital. giubilio).
Giubbilìzziu, Giùbbilu. s. m. Gioia più viva che si manifesta negli atti esterni o che si spazia nel cuore: giùbilo.
Giubbitedda. V. giubbicedda.
Giubbunazzu. pegg. di giubbuni.
Giubbuni. s. m. Farsetto più lungo: giubbone.
Giucari. V. jucari.
Giucca. s. f. Segno di cruccio che apparisce nel volto: broncio. Onde stari cu la giucca: esser in broncio, tener broncio. E calaricci la giucca: pigliar il broncio. || Per ciucca. V.
Giuccatureddu. V. giucchiteddu.
Giuccaturi. V. giuccu.
Giuccazzu. pegg. di giuccu.
Giucchiteddu. dim. di giuccu.
Giuccu. s. m. Arnese dove si appollajano i polli: bastone del pollajo. || Quella canna orizzontale nelle gabbie, su cui saltano o si posano gli uccelli: saltatojo. || jiri a lu giuccu, l’andar a dormire de’ polli, e per sim. dicesi giocosamente degli uomini: andar a pollajo (Fr. juc.). || Detto di persona dappoco: ciuco.
Giucunnitati. (D. B.) s. f. Astratto di giocondo: giocondità, e ant. gioconditade, gioconditate.
Giucunnu. add. Cha ha o reca gioja; piacevole: giocondo.
Giudàicu. add. Attenente a giudeo: giudàico.
Giudaìsimu. s. m. Legge e rito giudaico: giudaismo.
Giudèu. V. judeu.
Giudicàbbili. add. Da esser giudicato: giudicabile.
Giudicamentu. s. m. Il giudicare, giudizio; gastigo: giudicamento.
Giudicari. v. intr. Risolvere, determinare per via di ragione, dando sentenza: giudicare. || Stimare, far giudizio: giudicare. || Condannare, gastigare: giudicare. || Prov. cu’ opera giudica, si giudica altrui secondo il nostro operare: misurar gli altri colla propria canna. || lu giustu giudicari dipenni di lu bonu intènniri, è chiaro. || pri giudicari ad autru penza a tia, o penza di tia e poi giudichi d’autru: chi vuol dir mal d’altrui, pensi prima a lui (a sè). || nun giudicari cosa chi nun sai, se no si fanno giudizi temerarî: nessun riprenda che non intenda. || nun si giudica l’omu di l’apparenza: l’uomo si giudica male alla cera. || cu’ prestu giudica, nun po’ fari bonu giudiziu: chi tosto giudica tosto si pente. || cu’ voli beni giudicari, li parti voli ascutari: a sentir una campana sola si giudica male. P. pres. giudicanti: giudicante. P. pass. giudicatu: giudicato.
Giudicativu. (D. B.) add. Giudiciario, che giudica: giudicativo.
Giudicatòriu. add. Che ha o conferisce facoltà di giudicare o che giudica: giudicatòrio.
Giudicatu. s. m. Uffizio di giudice: giudicato. || Luogo, distretto, della giurisdizione di un giudice: giudicato. || Giudicamento: giudicato. || passari ’n giudicatu, esser cosa affermata, per giudizio datone e che serve di norma: passare in giudicato.
Giudicatura. s. f. Officio de’ giudici: giudicatura. || L’ordine o il ceto de’ giudici: giudicatura.
Giudicaturi. verb. m. Chi o che giudica: giudicatore.
Giudicazioni. s. f. Il giudicare: giudicazione.
Giùdici. V. judici.
Giudizziali. add. Pertinente a giudizio: giudiziale.
Giudizziariamenti. avv. In forma di giudizio, per via giudiziaria: giudizialmente, giudicialmente.
Giudizziàriu. add. Che pertiene a giudice o a giudicio: giudiciàrio, giudiziàrio. || Si dice dell’astrologia che pretende predire il futuro: giudiciario.
Giudizziazzu. pegg. E si dice ironicamente a chi è di poco senno: giudiziaccio.
Giudizzieddu. dim. di giudizziu, nel senso di senno.
Giudìzziu. s. m. Determinazione del giusto e dello ingiusto; atto del giudicare: giudìcio, giudìzio. || Condanna, gastigo: giudizio. || Senno, prudenza; onde uomu di giudiziu: uomo di giudizio || Lite, contesa innanzi al magistrato: contestazione. || dari giudizziu, giudicare: dare giudizio. || mettiri giudizziu; far senno. || perdiri lu giudizziu, far cose da bambino, abbassarsi, far cose che non si debbono: perdere la scrima. || a giudizziu, posto avv. secondo il parere: a giudizio. Secondo che si giudica: a giudizio. E vale: prudenzialmente. || giudizziu temerariu, il credere o accusar reo alcuno senza indizio veruno di certezza: giudizio temerario. || giudizziu universali, quel giudizio che, secondo la Chiesa, farà Dio al finimondo: giudizio universale. || chiamari unu ’n giudizziu, citarlo al tribunale: chiamar in giudizio. || Parere, opinione: giudizio. || Uso di ragione: giudizio. || senza giudizziu, si dice a persona vana, scapata: poco giudizio. || giudizziu! formula con cui si avverte altri di star in cervello: giudizio! || cci fu lu giudizziu! per dire vi fu uno scombuglio, un casa del diavolo. || lu ’ndumani di lu giudizziu, per dire: non mai. || Prov. lu giudizziu pocu vali, a cui nun canusci lu so mali, è chiaro. || lu giudizziu si pisca ’ntra li peni: ognuno impara a sue spese. || a cui Diu voli mali cci leva lu giudizziu: cui Dio vuol male gli toglie il senno. || cu’ fui lu giudizziu si cundanna, vuol dir che lo teme poichè è in dolo: chi fugge il giudizio si perde.
Giudizziusamenti. avv. Con giudicio, con gran senno: giudiciosamente, giudiziosamente.
Giudizziuseddu. dim. di giudizziusu: sennino.
Giudizziusu. add. Fatto con giudizio, che ha giudizio: giudicioso, giudizioso, sennato. || Ragionevole, prudente. Sup. giudizziusissimu: giudiziosissimo.
Giuellu. V. giujellu.
Giufà. s. m. Si dice a uomo soro e nello stesso tempo lepido e bizzarro: goffo. E forse deriva da qualche celebre scioccone detto Giovanni indi Giuvà, ecc.
Giufalè. s. m. Giuoco puerile in cui uno nasconde nel pugno una quantità di checchessia e l’altro deve indovinare o la quantità nascosta o in qual pugno. Vinci dice che proverrebbe da Fr. joues valet quasi dire: giuoca ragazzo.
Giufanti. V. giganti.
Giugaleddi. dim. di giugali.
Giugali. s. m. pl. Quantità o filza di gioje: gioje, vezzo. || – di chiesa, tutti gli arnesi e vasellami sacri.
Giugghiatu. V. aggiugghiatu.
Giugghiusu. add. Pien di loglio: loglioso.
Giuggiana. V. acqua giuggiana.
Giuggiastra. V. sarpa.
Giùggiula. V. ddisa.
Giuggiulena. s. f. T. bot. Erba dal cui seme, dello stesso nome, si estrae l’olio; il detto seme si mette anche nella superficie del pane: sìsamo, sésamo, giuggiolena. Sesamum orientale L.
Giuggiulinazzu. pegg. di giuggiulinu.
Giuggiulineddu. dim. di giuggiulinu.
Giuggiulinu s. m. Sorta di loglio buono a ingrassar i cavalli; forse: loglierella.
Giugnettu. V. lugliu (Fr. juillet: luglio). Prov. giugnettu li fauci ’mpettu, in luglio è spedita la messe.
Giugnu. s. m. quarto mese: giugno. || Prov. vegna giugnu e vegna di notti, e lavuri mai si facissi, in ogni modo in giugno sempre si matura il grano. || giugnu fauci ’mpugnu, s’in pugnu nun po’ stari, torna maju a frischïari: giugno la falce in pugno, se non è in pugno bene luglio sen viene.
Giugu. V. juvu.
Giuilleri. s. m. Quegli che lega le gioje: giojelliere.
Giuiri. v. intr. Star in gioja: gioire.
Giuittatu, Giuittu. s. m. Bitume nero che indurito come una pietra riceve un bel lustro, corallo nero: giojetto. || add. Nerissimo.
Giujeddu, Giujellu. s. m. Più gioje legate insieme, lavoro prezioso da giojelliere: giojello. || met. Ogni cosa perfetta e preziosa nel suo genere: giojello.
Giujicedda. dim. di gioja: giojetta.
Giujilleri. V. giuilleri.
Giujiri. V. giuiri.
Giujuseddu. dim. di giujusu: giojosetto.
Giujusu. add. Pien di gioja: giojoso.
Giujuzza. dim. e vezz. di gioja: giojetta, giojuzza.
Giuleppu. V. cileppu.
Giùlia. s. f. T. bot. Erba detta anco cento foglie, muschio, agerato: giulia. Achillea ageratum L.
Giuliana. s. f. Ristretto che si fa nelle scritture delle cose principali poste ad alfabeto: sunto, indice.
Giuliari. V. gilusiari.
Giùliu. s. m. Sorta di moneta: giùlio.
Giulìu. V. gilusìa.
Giuliusu. V. gilusu.
Giulivu. add. Lieto, giocoso: giulivo.
Giumentu. V. jumentu.
Giummara. s. f. Foglie di cefaglione. || Per la stessa pianta V. ciafagghiuni. Giummar è voce araba usata anco in ital. per significare la midolla della palma.
Giummaritu. s. m. Luogo piantato a palme, presa la parte pel tutto: palmeto.
Giummarru. V. giummu.
Giummazzu. pegg. e accr. di giummu: nappone.
Giummiari. v. intr. Di pianta coperta tutta di fronde e pannocchie in fiori: infrondire. || Il portar nappa al berretto.
Giummiceddu, Giummiteddu. dim. di giummu: nappetta, nappina.
Giummu. s. m. Ornamento composto di varî fili uniti da un capo: nappa. || – di pinni. V. pinnacchiu. || – di vintagghiu, fiocco di nastro che pende dal ventaglio: cicisbèo. || Fascettino di peli rigidi sul petto del tacchino: pennello. || Più fili d’erba o molti fiori o foglie insieme riunite a guisa di pennacchio sulla cima di un gambo o ramo: ciuffo (Pal. Voc. Met.) || – di riggina. T. bot. Pianta di fiori porporini, senza odore e di lunga durata. Gelosia cristata L. Ve n’ha a fiori gialli.
Giummuni. V. giummazzu.
Giummutu. add. Si dice di cavoli fiori quando hanno bel cesto: cestito.
Giunchigghiu. s. m. T. bot. Pianta di fiori gialli odorosi, e vi ha la semplice e la doppia: giunchiglia. Narcissus jonquilla L.
Giuncu. V. ciuncu.
Giunta. s. f. Magistrato pubblico, congresso di più persone per consultare o deliberare: giunta. || chiamari ’na giunta, chiamar a consulto altri medici o avvocati: sopracchiamare.
Giuntamentu. V. aggiuntamentu.
Giuntiari. v. intr. Fraudare, far inganno: giuntare.
Giuramentu. s. m. Affermazione di una cosa col chiamar Dio in testimone: giuramento. || Prov. giuramentu di latruni e lacrimi di bagasci nun ci criditi, è chiaro.
Giurana.
Giurana. s. f. T. zool. Anfibio noto: rana. || Prov. la giurana nun sapi nèsciri di lu pantanu, si dice a chi non sa ripulirsi od elevare: nè per caldo o per freddo, o poco o assai, si può la rana trar dal fango mai; o, la rana avvezza nel pantano, s’ella è al monte torna al piano.
Giuranazza. pegg. di giurana: ranocchiaccio (in uno stornello di Pistoja).
Giuranedda. dim. Ranocchiella, ranella.
Giuraniari. v. intr. Bagnarsi e tuffarsi continuamente nell’acqua come la rana.
Giuranuna. accr. di giurana: ranocchione.
Giurari. v. intr. Chiamar Dio in testimone per corroborare il detto o fatto: giurare. || Promettere di osservare, con giuramento: giurare. || giurari a unu, far giuramento a uno di fedeltà: giurar ad uno. || Prov. cu’ giura m’inganna: chi giura è bugiardo.
Giuratu. s. m. Giudice di un fatto, che promette, giurando, di giudicar secondo giustizia: giurato.
Giurgïari. v. intr. Dir giorgi giorgi, cioè a terra a terra, come dicono i ladri assaltando: gridar lasciali lì.
Giurgiula. V. ddisa.
Giurgiulena. V. giuggiulena.
Giuricunsultu. s. m. Legista: giureconsulto.
Giuridicamenti. avv. Con modo giuridico: giuridicamente.
Giurìdicu. add. Appartenente a giustizia o a legge, o secondo le formole di esse: giuridico.
Giurisdizioni. s. f. Podestà di render altrui ragione: giurisdizione. || Territorio, luogo in cui il giudice esercita sua autorità: giurisdizione.
Giurisprudenza. s. f. Scienza legale: giurisprudenza. || Studio e professione da legali: giurisprudenza. || Il sistema delle leggi: giurisprudenza.
Giurista, s. m. Dottor in legge: giurista.
Giurlanda, Giurlanna. V. giurranna.
Giurnaleri. s. m. Operajo, chi lavora a giornata: giornaliere.
Giurnaleru. add. Di ciascun giorno, che passa o si muta ciascun dì: giornaliero.
Giurnali. V. giornali.
Giurranna. V. ghirlanna. || Muro secco circolare che si fa ai piedi degli ulivi o altri alberi, acciò mantenga loro la terra attorno, ne’ terreni declivi: mortajo, ciglione, lunetta (Pal. Voc. Met.).
Giustacori. s. m. Sorta di veste fin al ginocchio: giustacuore.
Giustalisa. s. f. Sorta di grano gentile, buono per farne pan buffetto: calvello.
Giustamenti. avv. Con giustizia, in modo giusto: giustamente. || Per l’appunto, senza fallare: giustamente.
Giusteru. V. giustu al 3º §.
Giustificàbbili. add. Che può essere giustificato: giustificabile.
Giustificamentu. V. giustificazioni.
Giustificari. v. a. Provare o mostrare con ragioni la verità o innocenza d’un fatto: giustificare. || Far giusto, dichiarar giusto: giustificare. || rifl. a. Scolparsi: giustificarsi. P. pres. giustificanti: giustificante. P. pass. giustificatu: giustificato.
Giustificatamenti. avv. Con giustificazione: giustificatamente.
Giustificatissimamenti. avv. sup. Giustificatissimamente.
Giustificatìssimu. add. sup. Giustificatissimo.
Giustificativu. add. Atto a giustificare: giustificativo.
Giustificaturi –tura. verb. Chi o che giustifica: giustificatore –trice.
Giustificazioni. s. f. Il giustificare o giustificarsi: giustificazione. || Prova o documento che giustifica: giustificazione. || Operazione colla quale i fonditori di caratteri, mediante la squadra della giustificazione, verificano la giustezza de’ caratteri: giustificazione (Car. Voc. Met.).
Giustitati. (Mal.) V. giustizza.
Giustizza. s. f. Qualità di ciò che è giusto, esatti: giustezza. || T. stamp. La lunghezza eguale di un verso o lineo d’una pagina: giustezza.
Giustìzzia. s. f. L’adempimento della legge naturale insieme e civile, virtù per la quale si rende a ognuno ciò che gli è dovuto, per cui si rispetta ogni diritto; e non riguarda che ai fatti esterni, all’apparenza de’ fatti, ed ha sanzione nella legge scritta: giustìzia. || L’equità si reca più direttamente alla legge naturale e all’intimo sentimento. V. equità. || Ciò che per giustizia è dovuto: giustizia. || Tribunale criminale, le sue sentenze, e i suoi agenti in complesso: giustizia. || fari giustizzia, amministrarla: far giustizia. || Prov. fari la giustizzia a manicu di mola, senza misura, alla grossa: far la giustizia coll’asce o coll’accetta. || farisi la giustizzia cu li so manu, vendicarsi, rendersi giustizia abusivamente senza le vie regolari: farsi giustizia da sè. || cu’ havi dinari ed amicizia, nun havi timuri di la giustizzia; o la giustizzia è fatta pri li poviri: i poveri mantengono la giustizia, pur troppo è così in queste società! || tutti vulemu la giustizzia ’n casa d’autru; o la giustizzia piaci a tutti fora di la nostra casa; o è bedda la giustizia ma no davanti la nostra porta, sono chiari: ognuno ama la giustizia a casa d’altri. || giustizzia originali, perfezione dell’uomo prima del peccato: giustizia originale. || vidiri ’na cosa pri giustizzia, ricorrer ai debiti tribunali: andar alla giustizia.
Giustizziari. v. a. Eseguire sopra i condannati la sentenza di morte: giustiziare. P. pres. giustizzianti: giustiziante. P. pass. giustizziatu: giustiziato.
Giustizzieri. s. m. Carnefice, boja: giustiziere, giustiziero.
Giustra. s. f. L’armeggiar a cavallo con lancia, correndo un cavaliere contro l’altro per iscavalcarlo: giostra.
Giustrari. v. intr. Armeggiar in giostra: giostrare. P. pres. giustranti: giostrante.
Giustraturi. verb. m. Chi o che giostra: giostratore.
Giustu. s. m. Giustizia, equità: giusto. || Prov. dumanna lu giustu pri aviri l’assai: dimanda pur assai che non manca a calar mai. || Uomo giusto: giusto. || Prov. lu giustu pecca setti voti lu jornu, a che miseria ci riducono le nostre credenze, per forza dobbiam essere cattivi: il giusto cade sette volte al giorno. || chianci lu giustu pri lu piccaturi, anco questa è giustizia divina, siccome dicon i preti; non crederei giammai un Dio così ingiusto: patisce il giusto per il peccatore.
Giustu. add. Che non si parte da’ precetti della ragione, diritto, leale: giusto. || T. teolog. Chi ha grazia santificante: giusto. || Quel che è di grandezza o di quantità ben proporzionata, nè troppo grande nè troppo piccolo, secondo l’uso cui è destinato, o che torna per l’appunto: giusto. || Esatto, puntuale: giusto. || campari giustu giustu, non aver da sprecare, anzi aver da desiderare: star ritto per l’appunto, viver a stecchetto. || è giustu, si dice come per affermazione di ciò che altri dice: è giusta. E interrogativamente: è giustu? si dice quando si vuol l’altrui approvazione: dico bene? va bene? ne convieni? || Solo, soltanto. || Per modo d’indirizzar il discorso si dice: giustu...: giusto... || giustu! modo ironico di disapprovazione: giusto! || dirla giusta, dirla schiettamente come sta: dirla giusta.
Giustu. avv. Appunto, esattamente: giusto. || S’usa in certi modi come p. e. uno casca da cavallo e per coprir la sua vergogna dice: giustu vulia scinniri: giusto volevo scendere; e in molti altri casi in cui si mostra o indifferenza, o come un riempitivo p. e. giustu ddà: giusto là, proprio là. || giustu giustu: per l’appunto; e vale anche: a gran pena. || arrivari giustu, vale anche star lì lì per morire. || giustu giustu si usa variamente per dire: per un caso, nel mentre, in quello, in sul punto, giusto... || E quando accenna contraddizione alla volontà o desiderio altrui: giusto giusto. || E per quasi quasi: giusto giusto, come l’esempio di Tomm.: al sentir esclamar sempre contra i preti, e’ par giusto giusto che non ce ne sia punto de’ buoni. || E per precisamente, appunto appunto. || giustu giustu tantu havi ad essiri: giusto..., per forza..., proprio... || Per: fortunatamente, giusto...
Giustu. prep. Secondo, conforme: giusta, giusto.
Giustuliddu. dim. di giustu.
Giustulisa. V. giustalisa.
Giuvamentu. s. m. Il giovare: giovamento.
Giùvani. V. giuvini (Pitrè).
Giuvanili. add. Da giovane: giovanile.
Giuvari. v. a. Dar aiuto, far pro: giovare. || giuvarisi d’una cosa, servirsene: giovarsi d’una cosa. || pocu sa cui non giuva a se stissu, perchè l’uomo di tutto impara giovar a sè. P. pass. giuvatu: giovato.
Giuvèvuli. add. Che giova: giovèvole.
Giuviali. V. gioviali.
Giùvina. f. di giuvini. V.
Giuvinastru. s. m. Giovinaccio di mali costumi: giovanastro.
Giuvinazzu. pegg. di giuvini: giovinazzo. Più spesso l’usiamo come accr. cioè giovane di buona statura, o vigorosa: giovanone. || E vale anche uomo quasi uscito da giovanezza.
Giuvineddu. dim. di giuvini: giovinetto, giovinello (Cino da Pistoja).
Giuvinettu. dim. Giovanetto, giovinetto.
Giùvini. s. m. pl. anco giuvina. chi è nella età che segue all’adolescenza: giòvane, giòvine. L’infanzia è l’età finchè l’uomo comincia a parlare, segue la puerizia che dura fin a’ dodici anni, indi l’adolescenza che è il primo stadio della giovanezza. || Quegli che va con altri per lavorare: garzone. || Quella persona che tengon i banchieri o i legali perchè lor dia mano ne’ loro negozî: giovane. || giuvina di mudista, quelle ragazze che aiutano la modista e imparano l’arte: crestaina, fattora, fattorina. || Per picciottu di putìa. V. || mittirisi o jiri a giuvini, acconciarsi come garzone presso alcuno: aggarzonarsi (Fanf. Voc. d. u. Tosc.), mettersi per garzone. || Prov. giuvini è cui è sanu: giovane è chi è sano. || giuvini oziusu vecchiu bisugnusu, chi non lavora da giovane, non si serba nulla per la vecchiaja: giovane ozioso vecchio bisognoso.
Giùvini. add. Che è in giovanezza: giòvane, giòvine. || giuvini d’anni e vecchiu di sennu, si dice in lode di giovane sennato. Sup. giuvinissimu: giovanissimo.
Giuviniscu. add. Da giovane: giovanesco.
Giuvinottu. dim. Giovinetto. In ital. giovinotto è quasi accr. di giuvini, esprime maggior vigoria e robustezza, come pure più fresca età.
Giuvintù, Giuvintuti. V. gioventù (Dante usò: gioventute).
Giuvinuni. accr. di giuvini: giovanone.
Giuvinutteddu. dim. di giuvinottu: giovanettino.
Giuvittu. V. giuittu.
Givacari. (Verdone) V. sdivacari.
Givili. (Pasq.) add. Debole. Forse da civile, coll’idea che que’ della classe civile siano meno robusti di quelli della classe operaja che versa in lavori materiali.
Supplemento