Nuovo vocabolario siciliano-italiano/RA
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Ràatu. V. ràgatu.
Rabba. V. tali (a S. Fratello). || Granajo pubblico pe’ bisogni d’un paese.
Rabbacotu. (Pasq.). Commissario di grano V. A.
Rabbateddu. (Mal.). dim. di rabbatu: borghicciuolo.
Rabbatisi. s. m. Abitator di borghi: borghigiano.
Rabbatu. s. m. Borgo, sobborgo. (Arabo rabaa: vicolo).
Ràbbia. s. f. Malattia mortale propria dei cani avvegnachè gli altri animali vi siano soggetti, la quale ispira loro orrore all’acqua: ràbbia. || Ira forte, bestiale: rabbia. Rabbica. (Mal.) s. f. Provvisione di vitto.
Rabbidiri. V. ravvidiri e derivati.
Rabbiedda. V. rabbiicedda.
Rabbieddu. dim. di rabbiu.
Rabbiicedda. dim. di rabbia: rabbietta, rabbiolina.
Rabbinu. s. m. Prete ebraico: rabbino. || V. ràbbiu: rabino.
Rabbiscami. s. m. Quantità di rabeschi: rabescame.
Rabbiscari. v. a. Ornar con rabeschi: rabescare. P. pass. rabbiscatu: rabescato.
Rabbiscu. s. m. Arabesco: rabesco.
Rabbiscuni. accr. di rabiscu: rabescone.
Ràbbiu. add. Rabbioso: rabino. || Che per lieve cagione monta in ira: focoso (Fanf. Voci ecc. d. parlar Fior.).
Rabbiusamenti. avv. Con rabbia: rabbiosamente.
Rabbiusazzu. pegg. di rabbiusu: rabbiosaccio.
Rabbiuseddu. dim. Rabbiosetto.
Rabbiusissimamenti. avv. sup. Rabbiosissimamente.
Rabbiusu. add. Infettato di rabbia: rabbioso. || Arrabbiato: rabbioso. || Adirato: rabbioso. || V. ràbbiu. Sup. rabbiusissimu: rabbiosissimo.
Rabbivari. V. ravvivari.
Rabbò. s. m. T. fond. di carat. Piccola pialla colla quale si fa sul tagliatojo il canale e la spalla ai caratteri, e si pianano altri segni tipografici: pialletto. || – di lu canali, quello che fa il canale al piede dei caratteri: pialletto del canale. || – di la spadda, quello con cui si fa la spalla: pialletto della spalla (Car. Voc. Met.).
Rabbuffamentu. s. m. Il rabbuffare: rabbuffamento.
Rabbuffari. v. a. Scompigliare, avviluppare, disordinare peli, penne o simili: rabbuffare. P. pass. rabbuffatu: rabbuffato.
Racatu. V. ragatu.
Raccamari. V. arricamari. Vi è anco in ital. raccamare benchè poco usato.
Raccamu. V. riccamu.
Raccapizzari. v. a. Metter insieme cosa per cosa e con diligenza: raccapezzare. || Intendere, capire: raccapezzare. P. pass. raccapizzatu: raccapezzato.
Raccapricciari. v. intr. Cagionar altrui commovimento di sangue con arricciamento di peli, per paura, orrore ecc.: raccapricciare. || intr. pron. Raccapricciarsi. P. pass. raccapricciatu: raccapricciato.
Raccapricciu. s. m. Il raccapricciare o raccapricciarsi: raccapriccio.
Raccapricciusu. add. Che cagiona raccapriccio.
Racchetta. s. f. Strumento di minugia a rete, col quale si giuoca alla palla: racchetta, lacchetta.
Racchiari. V. ’ngriddiri. || Sentirsi dei brividi: rabbrividire.
Ràcchiu. s. m. Tremito cagionato dal freddo: brìvido. || Eccessivo freddo: ghiado. || add. Detto ad uomo piccolo, basso: tangoccio, caramogio. V. rancugghiu.
Racchiùdiri. v. a. Serrar dentro, rinchiudere: racchiudere. P. pass. racchiusu: racchiuso.
Raccògghiri. V. arricogghiri.
Raccolta, Raccoltu. V. ricota.
Raccrapicciu. V. raccapricciu.
Raccugghimentu. s. m. Il raccogliere: raccoglimento. || Allontanamento dalle distrazioni: raccoglimento. || Atto del concentrar attentamente il pensiero in una cosa: raccoglimento.
Raccumannamentu. s. m. Il raccomandare: raccomandamento.
Raccumannari. v. a. Pregar alcuno che voglia aver a cuore e proteggere quello che gli si propone: raccomandare. || Attaccare, legare una cosa a checchessia: raccomandare. || Dar in accomandigia: raccomandare. || Affidare, commetter all’altrui cura: raccomandare. || rifl. a. Implorare l’altrui protezione: raccomandarsi. || raccumannari l’anima, far le ultime preci pel moribondo: raccomandar l’anima. || a bellu santu vi raccumannati, per dire che una cosa avrà effetto contrario, o essa è raccomandata a chi ha poca voglia, ovvero è contrario. P. pass. raccumannatu: raccomandato.
Raccumannata. s. f. L’azione del raccomandare: raccomandata (V. participiu).
Raccumannatedda. dim. di raccumannata.
Raccumannateddu. dim. di raccumannatu.
Raccumannatina. V. raccumannizzia.
Raccumannatissimu. add. sup. Raccomandatissimo.
Raccumannativu. add. Atto a raccomandare: raccomandativo.
Raccumannatizzia. V. raccumannizzia.
Raccumannatòriu. add. Di raccomandazione: raccomandatorio.
Raccumannaturi –tura –trici. verb. Chi o che raccomanda: raccomandatore –trice.
Raccumannazzioni. s. f. Il raccomandare: raccomandazione, raccomandagione. || littra di raccumannazzioni, lettera con cui si prega alcuno ad usar favore e protezione per chicchessia: lettera di raccomandazione.
Raccumannazziunedda. dim. di raccumannazzioni: raccomandazioncella.
Raccumannizza, Raccumannìzzia. s. f. Raccomandazione: raccomandìgia, raccomando. V. raccumannazzioni.
Raccumannizziedda. dim. di raccumannizzia.
Raccuntari. v. a. Narrare, ma è più semplice: raccontare. P. pass. raccuntatu: raccontato.
Raccuntaturi. verb. m. Che racconta: raccontatore.
Raccuntu. s. m. Raccontamento, la cosa che si racconta: racconto.
Rachìticu. add. Infermo o difettoso per rachitide: rachìtico.
Rachìtidi. s. f. Malattia per cui lo ossa perdendo la durezza prendono forma viziosa: rachìtide.
Raciatu. s. m. (Mal.). Fiochezza di voce: raucèdine.
Raciatusu. V. ràucu.
Racina. s. f. Frutto della vite, noto: uva. (Fr. raisin: uva). || – cadduni: uva duracina. || – di preula: uva pergolese. V. agli aggettivi relativi alle altre qualità. || – inniana, spezie di uva bianca, di acini piccoli, buona a mangiare. || aviriccilla a unu comu racina d’appenniri, esser adirato contro alcuno. || Prov. cogghi appena matura la racina, cu bonu tempu, asciutta d’acquazzina, cogli l’uva appena matura, col bel tempo e asciutta di rugiada.
Racinanti. s. m. Tralcio che si lascia alla lunghezza di due, tre, o più occhi: cursoncello, tralcio uvifero. || add. Dicesi di quelle viti che fruttano abbondevolmente o sempre.
Racinazza. pegg. di racina.
Racinazzu. V. vinazzu.
Racinedda. dim. Uvetta. || Pianta spinosa, non molto grande, che fa chicchi come l’uva: uvaspina. || – di surci: semprevivo minore. Sedum album L. || – sarvaggia, turca, di li pitturi, di tinciri o di mari, pianta venutaci d’America, i chicchi hanno un sugo porporino: uva turca o selvatica, belladonna. Phytolacca decandria L.
Racioppu. s. m. Racimolo scampato dalle mani del vendemmiatore: raspollo.
Raciuni. V. raggiuni.
Raciuppamentu. s. m. Il raspollare, il racimolare. || V. raciuppatura.
Raciuppari. v. a. Andar raccogliendo i raspolli: raspollare, racimolare. || Per sim. ingegnarsi di fare qualche guadagnuccio: guadagnucchiare. P. pass. raciuppatu: raspollato.
Raciuppata. s. f. V. raciuppamentu.
Raciuppatedda. dim. di raciuppata.
Raciuppatura. s. f. Il raspollare, e ciò che si cava raspollando: raspollatura, racimolatura.
Raciuppaturi –tura. verb. Chi racimola: racimolatore (An. Cat.).
Raciuppeddu. dim. di racioppu: raspoluzzo, racimoletto.
Raciuppiari. V. raciuppari e derivati.
Radari. V. arradari.
Raddena. V. riddena.
Raddu. s. m. Lordume, sudiciume invecchiato e ingrommato: loja, roccia.
Raddulcimentu. s. m. Il raddolcire: raddolcimento.
Raddulciri. v. a. Far divenir dolce: raddolcire || fig. Mitigare: raddolcire. P. pass. raddulciutu: raddolcito.
Radduppiamentu. s. m. Il raddoppiare: raddoppiamento.
Radduppiari. v. a. Addoppiare, crescer del doppio: raddoppiare. || Accrescere di molto: raddoppiare. P. pass. radduppiatu: raddoppiato.
Radenti. prep. e vale tanto vicino che quasi tocchi: rasente. S’usa col quarto e talora col terzo caso. || iri o passari radenti radenti: rasentare.
Ràdica. s. f. La parte inferiore delle piante, per la quale si appigliano alla terra: radìce, ràdica, barba. || Si dice anco delle unghia, dei capelli, de’ carbonchi, fistole ecc.: radice. || T. bot. Pianta indigena d’America, ha la radice ramosa, fibrosa; gli steli legnosi, diritti, ramosi, foglie alterne, ovate, pelose sotto e nel margine; fiori ascellari, solitari, bianchi, odorosi. In medicina è emetico: ipecacuana. Viola ipecacuana L. || pigghiari la radica, met. ridire i fatti altrui, non tener segreto: svesciare. || nun vidirisinni nè funnu nè radica, sparire, dileguarsi, non esser vero. E detto di persona, fuggire: spulezzare. || mettiri la radica a lu suli, svellere: metter le barbe al sole (Crusca). || V. anco radici. || radica d’anzaru, si dice a uomo piccolo o nano: caramogio.
Radicali. add. Che deriva da radice: radicale. || met. Principale, capitale: radicale.
Radicalmenti. avv. In modo radicale, principalmente, originalmente: radicalmente.
Radicamentu. (Spat.) s. m. Il radicare: radicamento.
Radicari. v. intr. ass. e intr. pron. Appigliarsi alla terra colle radici, si dice delle piante e di altro, come denti e simili: radicare, radicarsi. || met. Internarsi, profondarsi, allignare: radicare. P. pass. radicatu: radicato.
Radicata. nun cci n’essiri nè fumu nè radicata, V. in radica.
Radicateddu. dim. del part. radicatu.
Radicatissimu. add. sup. da radicatu: radicatissimo.
Radicchia. s. f. Erba simile alla cicoria, che mentre è tenera si mangia: radicchietta. || Specie di anemone: anemone pratense. Anemone pratensis L. || Altra pianta di elleboro: elleboro di boccone. Helleborus bocconi Ten.
Radicchiari. V. arradicchiari.
Radichedda. dim. di radica: radicella, radicetta, radicina, barbolina.
Radici. V. radica. || T. bot. Pianta che ha la radice carnosa, bianca, bislunga & rotonda, di forte sapore, e suole mangiarsi cruda: radice. || met. Cagione, origine: radice. || T. mat. Si dice di quella quantità che moltiplicata per sè si eleva a quadrato, a cubo ecc.: radice. || Dicesi anco dai cerusici, di alcuni mali che sopraggiungon al corpo come cancheri, calli, polipi ecc.: radice. || La parte invariabile del vocabolo: radice. || V. ramurazza.
Radicuneddu. dim. di radicuni: barbolina.
Radicuni. accr. di radica: radicone. || La radice maestra delle piante: fittone, barbicone. || Quella radice unica di certe piante, come quella della carota: barba. || – di li denti: barba del dente. || – di la lingua, la parte carnosa interna. || – di li pinni, la parte che sta dentro la carne: radice. || radicuni a lu suli, per ischerzo si dice che sia il rimedio contro il dolor di denti: essenza del cavarlo.
Radingottu. s. m. Mantello con maniche: gabbano, pastrano. (Fr. redingote: pastrano).
Ràdiri. v. a. Levar il pelo col rasojo: radere. || Per sim. si dice anche d’arme taglientissima: radere. || Per sim. nettare, raschiare: radere. || Andar rasente, rasente: radere. || Il levar colla rasiera il colmo sopra la misura: radere. || rifl. a. Levarsi il pelo col rasojo: radersi.|| radiri e pagari, servire e ringraziare; avere scapito invece di guadagno: andar il mosto e l’acquerello. P. pass. radutu: raso.
Radugnamentu. s. m. Lo smozzare: smozzatura. || Ciò che si smozza: smozzatura. || Tosamento.
Radugnari. v. a. Tagliare, scemare da sotto la lunghezza di un vestito o di checchessia: smozzare, succidere. || Pareggiare che fanno i sarti e i calzolai colle forbici, col coltello, i loro lavori: raffilare. || Detto delle monete, tosare sull’estremità in giro ugualmente: tosare. P. pass. radugnatu: mozzato ecc. (da arradugnari che alla sua volta potrebbe venire da arritugnari o arritonnari: arritondare. O potrebbe trarre origine dallo stesso radere).
Radugnata. V. radugnamentu.
Radugnatedda. dim. di radugnata.
Radugnatina, Radugnatura. V. radugnamentu.
Radumìa. V. rabbia.
Radunamentu. s. m. Il radunare, il radunarsi, le persone o cose radunate: radunamento.
Radunanza. s. f. Le persone radunate: radunanza.
Radunari. v. a. Il raccogliere persone o cose a qualche fine: radunare, ragunare. || rifl. a. Radunarsi. P. pass. radunatu: radunato.
Radunata. s. f. L’azione del radunare o radunarsi: radunata.
Radunatedda. dim. di radunata.
Radunatizzu. acc. Raccolto qua e là, raccogliticcio: ragunaticcio.
Raduta. s. f. Il radere: raditura, rasura.
Radutedda. dim. di raduta.
Raduteddu. dim. di radutu.
Radutu. V. in radiri.
Rafanellu. V. ramurazza.
Rafanu. V. ramurazza. ||– rusticanu: rafano, rusticano. Coclearia armoracea L.
Raffazzunari. v. a. Adornare, abbellire, rassettare con diligenza: raffazzonare.
Raffigurabbili. add. Che può raffigurarsi: raffigurabile.
Raffiguramentu. s. m. Il raffigurare: raffiguramento.
Raffigurari. v. a. Riconoscere alcuno a’ lineamenti, alla figura, veder meglio qualsivoglia objetto: raffigurare. || Rassomigliare, paragonare: raffigurare. || nun raffigurari cchiù ’na pirsuna o ’na cosa, non la riconoscere: non raffigurar più. P. pass. raffiguratu: raffigurato.
Raffinamentu. s. f. Il raffinare: raffinamento.
Raffinari. v. a. Render più fine, perfezionare: raffinare. || rifl. pass. Purificarsi, perfezionarsi: raffinarsi. P. pass. raffinatu: raffinato.
Raffinata. s. f. L’azione del raffinare: raffinata.
Raffinatedda. dim. di raffinata: raffinatina.
Raffinatissimu. add. sup. Raffinatissimo.
Raffinatizza. s. f. Raffinamento, che si avvicina alla perfezione: raffinatezza.
Raffinaturi. verb. m. Che raffina: raffinatore.
Raffinerìa. s. m. Fabbrica ove si raffina il salnitro, lo zucchero ecc.: raffinerìa (Mort.).
Raffrenamentu. s. m. Il raffrenare: raffrenamento.
Raffrenari. v. a. Ritener con freno: raffrenare. || met. Reprimere, moderare: raffrenare. P. pass. raffrenatu: raffrenato.
Raffriddari. V. arrifriddari.
Raffu. s. m. Strumento con uncino, graffio: raffio (Rocca).
Rafu. V. pùmici (Scob.).
Ragamiari. V. ragumiari.
Ragatarisi. v. intr. pass. Divenir rauco: arrocare.
Ràgatu. s. m. Ansamento molesto con risonante stridore del petto: ràntolo. || junciri a lu ragatu, arrivar allo estremo della vita.
Ragatusu. add. Che ha rantolo: rantoloso. || Di chi per catarro o altro ha perduto la chiarezza della voce: roco.
Ragazza. s. m. Fanciulla da marito: ragazza.
Ragazzata. s. f. Azione da ragazzi: ragazzata.
Ragazzeddu. V. ragazzettu.
Ragazzetta. dim. di ragazza: ragazzetta.
Ragazzettu. dim. di ragazzu: ragazzetto.
Ragazzina. dim. Ragazzina.
Ragazzinu. dim. Ragazzino.
Ragazzottu. modif. di ragazzu: ragazzotto.
Ragazzu. V. picciriddu. || V. muzzuni.
Ragazzuni. accr. Ragazzone.
Raggera. s. f. Parte dell’ostensorio, che è fatta a guisa di raggi: raggiera.
Ragghiari. V. arragghiari.
Ragghiceddu. dim. di ragghiu.
Ragghiu. s. m. Voce dell’asino: raglio. || Prov. ogni asinu si prega di lu so ragghiu: ogni campanile suona le sue campane, ognuno loda sè e il suo. || ragghiu d’asinu nun arriva ’n celu: raglio d’asino non arrivò mai in cielo.
Ragghiunciri. v. a. Arrivar uno nel camminare: raggiùngere.
Raggia o Rraggia. s. f. V. rabbia. (Fr. rage: rabbia). || Per invidia. || – muta, malattia dei cani; ed è pure imprecazione contro i ciarlieri. || raggia di cori, dolore acutissimo, molestia fiera: crepacuore; rabbia furente: ed è anco una imprecazione. || cu’ havi raggia di cori mancia nivi, che poi non è bel mangiare. || a raggia o pri raggia: a dispetto.
Raggiazza. pegg. di raggia.
Raggirari. v. a. Di nuovo aggirare: raggirare. || fig. Ingannare, trappolare: raggirare. P. pass. raggiratu: raggirato.
Raggirata. V. riggirata.
Raggiratedda. dim. di raggirata.
Raggiratureddu. add. dim. Raggiratorello.
Raggiraturi. verb. m. Ingannatore: raggiratore.
Raggiru. s. m. Negoziato coperto a fine di checchessia: raggiro, rigiro. || per sfirriu V.
Raggirusu. add. Imbroglione: raggiratore, rigirone.
Raggiteddu. dim. di raggiu.
Raggiu. s. m. Splendore o striscia di luce che esce da corpo lucido: raggio. || met. Dicesi di varie cose per mostrare che esse partecipano alquanto d’altra cosa più eccellente, o per mostrare che se ne scorge qualche parte: raggio. || T. geom. Quella linea che partendosi dal centro di un cerchio arriva fin alla circonferenza: raggio. || Il razzo di una ruota: raggio.
Raggiunamentu. s. m. Il ragionare: ragionamento. || Discorso: ragionamento.
Raggiunaminteddu, Raggiunamintuzzu. dim. di raggiunamentu: ragionamentino, ragionamentuccio.
Raggiunari. v. intr. Discorrere con ragioni, con senno, argomentare: ragionare. || Dar la valuta, stimare: valutare. P. pass. raggiunatu: ragionato.
Raggiunari. s. m. Ragionamento, discorso: ragionare.
Raggiunata. s. f. L’azione del ragionare: ragionamento. || Proporzione e ragguaglio di prezzo: ragione.
Raggiunatamenti. avv. Con ragione, con senno: ragionatamente.
Raggiunatedda. dim. di raggiunata.
Raggiunatissimu. add. sup. Ragionatissimo.
Raggiunaturi –tura. verb. Chi o che ragiona: ragionatore –trice.
Raggiunedda. dim. di raggiuni: ragioncella, ragioncina.
Raggiunevuli. add. Che ha in sè ragione: ragionevole. || Competente, convenevole: ragionevole. || Cosa che può essere accettata o considerata come non assolutamente cattiva nella sua specie: ragionevole. Sup. raggiunevulissimu: ragionevolissimo.
Raggiunevulizza. s. f. Qualità di ciò che è ragionevole: ragionevolezza.
Raggiunevulmenti. avv. Con ragione; per quanto si puo scorgere colla ragione: ragionevolmente. || Convenevolmente; mezzanamente: ragionevolmente.
Raggiuni. s. f. Facoltà intellettuale per cui l’uomo discerne e giudica: ragione. || Cagione, motivo, il perchè: ragione. || Il giusto, il convenevole, dovere, diritto: ragione. || Pretensione: ragione. || Giurisdizione: ragione. || Proporzione e ragguaglio di prezzo, rapporto d’una quantità ad un’altra: ragione. || T. comm. Compagnia di traffico: ragione. || Conto di dare e avere: ragione. || cu raggiuni, pri raggiuni, posto avv., ragionevolmente, giustamente; a dovere: con o a ragione, per ragione. || di raggiuni, per ragione: di ragione. || fari raggiuni, approvare, dar la ragione: dar ragione. || aviri raggiuni di vinniri, averne di molta. || cu giusta raggiuni, giustamente, secondo ogni ragione: a buona ragione. || senza raggiuni, ingiustamente: senza ragione. || nun sentiri raggiuni, non voler ragionare. || in raggiuni di..., rispetto a...: in ragione di... || in raggiuni di tantu pri centu, a tanto per cento ecc.: in ragione di tanto per cento. || dari raggiuni, confessare la ragione altrui: dar ragione. || dari o diri la raggiuni, assegnare o render la propria ragione: dar la ragione. || dumannari o renniri cuntu e raggiuni, domandar o render conto o intera notizia di checchessia: chieder o render ragione. || stari a la raggiuni, persuadersi, cedere alle ragioni: star alla ragione. || di raggiuni pubblica, manifesta a tutti: di ragion pubblica. || raggiuni di Statu, secondo richiede la politica, lo Stato: ragione di Stato. || Prov. la raggiuni va cu lu so pedi, si fa strada. || cuntari la raggiuni a li sbirri. V. in sbirru. || cu’ cchiù grida havi cchiù raggiuni: chi più urla ha più ragione. || cu’ nun senti raggiuni nun pò fari li così cu raggiuni, è chiaro.
Ragogghia, Ragoglia. V. ravogghia.
Raggruppari. v. a. Aggruppare: raggruppare.
Ragnu. s. m. Spezie di rete da pescare: cogolària (An. Cat.).
Ragù. V. stufatu. (Fr. ragoût: intingolo, salsa).
Ragumari, Ragumiari. v. intr. Il rimandar in bocca il cibo inghiottito, come fanno i buoi, le pecore e simili: rugumare, ruminare. || Leggere, parlare sottovoce. P. pass. ragumiatu: ruminato.
Ragumiata. s. f. Il rugumare: rugumata ( V. participiu).
Ragumiatedda. dim. di ragumiata.
Ragumiatina. V. ragumiata.
Ragumari. V. radunari.
Raguncinu. dim. di ragù.
Raibbu. (Pasq.) V. ruggina.
Raibbusu. V. rugginusu.
Ràiri. Idiotismo per dari.
Ràisi. s. m. T. pesc. Capo di pescatori, padrone di barca, direttore della tonnara: rais. || capu raisi, bastimento che sostiene la camera di morte delle tonnare, e sta sempre fisso: capo rais. (Voce araba che valeva capitano, capo e specialmente di barca).
Raitanu. s. m. Colui che spia quanto tonni entrano nella tonnara.
Ràitu. V. ragatu.
Raja. V. raju. || V. raggia. || Pesce del genere delle razze, simile alla ferraccia, ma con ale più appuntate, e coda sottile: raja. || Aurèola. || Pianta spinosa: smilace. Smilax aspera L.
Raiatu. s. m. Rimasuglio che resta dell’albero tagliato, e che col tempo cresce: sterpo. || V. raju.
Rajetta. s. m. Striscia di ferro di varia lunghezza e larghezza, che adoperasi a cerchiar ruote, botti ecc.: reggetta. || V. righetta.
Rajittari. v. intr. Spandere raggi: raggiare.
Raju. V. raggiu.
Ralligramentu. s. m. Il rallegrare, o rallegrarsi: rallegramento.
Ralligrari. v. a. Indurre allegrezza: rallegrare. || rifl. a. Prender allegrezza e piacere: rallegrarsi. P. pass. ralligratu: rallegrato.
Ralligrata. V. rallegramentu.
Ralligrateddu. add. dim. di ralligratu.
Ralligraturi. verb. m. Che rallegra: rallegratore.
Rallintamentu. s. m. Il rallentare: rallentamento.
Rallintari. v. a. Allentare: rallentare. || met. Scemare, diminuire, rilassare: rallentare. P. pass. rallintatu: rallentato.
Rallintata. s. f. L’azione del rallentare: rallentata (V. participiu).
Raloggiu. V. roggiu.
Rama. s. f. Parte dell’albero a guisa di braccio che deriva dal tronco: ramo; il piccolo fusto che nasce sul ramo: rama. || Per sim. d’altre cose che diramino da checchessia: ramo. || Quelle parti di fiumi che spandonsi a guisa di rami d’albero: ramo. || aviri ’na rama di pazzia, mostrare in un’azione poco senno: aver un ramo di pazzia o di pazzo. || rami, i discendenti la schiatta: ramo, rami. || rama. T. pesc. Quel pezzo di legno situato in cima alla rete da tartana, raccomandato a un libano, ed a quel cavo d’erba sottile, che porta i sugheri mediante i quali è tenuta la rete: mazzetta (Zan. Voc. Met.). || fig. Le divisioni dei vasi del corpo animale: ramo.
Ramagghia. s. f. La legna minuta che si ottiene ripulendo gli alberi: ramaglia. || Le tagliature degli ulivi che invecchiandosi diventano di colore smorto: libbie.
Ramagghiedda. dim. di ramagghia.
Ramagghiu. V. ramagghia.
Ramari. V. arramari.
Ramatura. s. f. Morbo delle pecore o vacche quando giacciono all’ombra degli alberi in primavera.
Ramazza. pegg. di rama: ramaccio, ramaccia. V. ramazzu.
Ramazzari. V. carramari. Ma si dice delle noci, mandorle ecc. per gli altri cutulari V.
Ramazzu. s. m. Bastone da abbacchare (ramazzari): bacchio.
Rametta. s. f. Que’ fiori artificiali a mazzolini a mazzolini piramidali che si pongono fra un candeliere e l’altro, sugli altari per adornamento: ciocche.
Ramiari. v. intr. Produrre rami; spandersi in rami: ramificare.
Ramicedda, Ramiceddu, Ramiddu. dim. di rama: ramicello, ramoscello. || Il secondo è anco dim. di ramu.
Ramificari. V. ramiari.
Ramificazzioni. s. f. Il ramificare, diramazione: ramificazione.
Ramigghiari. V. ramiari.
Ramingari. v. intr. Andar ramingo: ramingare.
Ramingu. add. Dicesi di chi va per lo mondo errando: ramingo. || iri ramingu, andar errando, andar vagabondo: andar randagine. || Fuggiasco: ramingo.
Ramitedda. V. ramuzza.
Ramittari. V. arramari.
Ramittedda. dim. di rametta.
Rammarginari. V. rimarginari.
Rammaricamentu. s. m. Il rammaricarsi: rammaricamento.
Rammaricarisi. v. intr. pron. Lamentarsi, dolersi: rammaricarsi. || Mandar fuori voci lamentevoli: rammaricarsi. P. pass. rammaricatu: rammaricato.
Rammaricata. V. rammaricamentu.
Rammaricazzioni. s. f. Il rammaricarsi: rammaricazione.
Rammaricazziunedda. dim. Rammaricazioncella.
Rammarichïarisi. V. rammaricarisi.
Rammmarichìu. s. m. Rammaricazione: rammarichìo.
Rammàricu. s. m. Rammaricamento, doglianza: rammàrico. || Afflizione, cordoglio di un bene perduto: rammarico (che l’infranciosata aristocrazia ignorante del proprio parlare dice regret).
Rammaricusu. add. Che agevolmente si rammarica: rammaricoso. || Detto di cosa, fatta con rammarico: rammaricoso.
Rammemurari. v. intr. Ridurre a memoria, ricordare: rammemorare. P. pass. rammemuratu: rammemorato.
Rammemurazzioni. s. f. Il rammemorare: rammemorazione.
Rammintari. v. a. Far menzione, richiamar alla mente: rammentare. || Richiamar all’altrui mente: rammentare. || rifl. a. Ridursi alla memoria: rammentarsi. P. pass. rammintatu: rammentato.
Rammintata. s. f. Il rammentare: rammentamento.
Rammintaturi –trici. verb. Chi o che rammenta: rammentatore –trice.
Rammorbidiri. V. ammorbidari.
Rampa. s. f. Branca, zampa: rampa. || Salita, erta, ma non troppa: rampa (Mort.).
Rampanti. s. m. Luogo sterile: grillaja. || Scoscendimento di terreno, e la terra scoscesa: motta.
Rampicanti. add. Dicesi delle piante che salgono, si avviticchiano su pe’ corpi che incontrano: rampicante.
Rampicari. V. arrampicari.
Rampicuni (A. posto avv. A mo’ degli animali che rampicano, rampicando.
Rampineddu. dim. di rampinu
Rampina. s. f. Ferro fatto a uncino: rampino. || La ripiegatura della parte estrema del ferro del cavallo quando ha i piedi malfatti: rampone (Car. Voc. Met.). || Lama cattiva di coltello.
Rampinu. add. Fatto a mo’ di rampino: rampino. || Di cavallo o mulo che abbia il difetto di camminare colle punte dei piedi: rampino. Onde mulu rampinu: mulo rampino; che noi diciamo anco per dare ad uno del tristo, del baronfottuto.
Rampogna, Rampugna. s. f. Ingiuria di parola, rimprovero forte: rampogna.|| Motto pungente: bottuta.
Rampugnari. v. a. Fare rampogna: rampognare. || rifl. a. Querelarsi, lamentarsi: rampognarsi. || Pugnersi. P. pass. rampugnatu: rampognato.
Rampugnedda. dim. di rampogna.
Rampugnusu. add. Pieno di rampogne, solito a rampognare: rampognoso.
Ramu. s. m. Metallo noto: rame. || Moneta di rame: rame. Onde sapiri di ramu, costare: saper di rame. || Per piancia V. al § 2. || Gli utensili di rame da cucina: i rami. || Per rama V., e nel pl. anco ràmura (ràmora. Dante). In questo senso ha anco significato di parte o spezie di un genere: ramo. || ramu di pasta di garofalu. V. mustazzola.
Ràmula. s. f. Cura, sollecitudine, rompicapo: ràngola (ma è V. ital. A.). || S’usa nella esclamazione p. e., chi ramula hai? che diavolo tu hai? Pasq. la fa derivare da ramula sorta di malattia de’ cavalli.
Ramuna. accr. di rama.
Ramurazza. s. f. T. bot. Sorta di pianta di cui la radice è buona a mangiarsi: ramolaccia, rafano, ramoraccia. Raphanus raphanistrum L.
Ramurazzedda. dim. Ramolaccino, ravanello.
Ramurchiari. V. arrimurchiari.
Ramusu, Ramutu. add. Pieno di rami: ramoso, ramoruto.
Ramuzza. dim. di rama: ramoscello, ramuccio.
Rana. V. giurana.
Rananocchia. V. ranocchia in S. Fratello.
Ranazza. pegg. di rana: granocchiaccio (Nerucci).
Rancari. V. arrancari. || (An. M.) V. accuminzari.
Rancata. s. f. Un piccolo spazio di tempo: un poco. (Forse dall’ital. rancare l’andare storto e stentato degli zoppi). || Per impresa, intrapresa. || fari ’na rancata, lavorar di seguito; accingersi ad un’opera. || perdiri la rancata, perder l’intrapresa.
Rancatedda. dim. Un pochino.
Rancatu. V. rancugghiu.
Rancatuna. accr. di rancata: buona pezza.
Ranceri. s. m. T. mil. Quegli fra’ soldati che deve apparecchiar e scodellar il rancio: ranciere.
Rancheri, Ranchiteddu, Rànchiu. V. rancugghiu.
Ranciari. v. a. Cercar d’ottenere, d’avere: brigare (potrebbe derivare per idea traslata dal Fr. s’arranger, in senso di regolarsi, disporsi, acconciarsi).
Ràncidu. V. rancitu e tutti i derivati.
Rancidutu. V. rancitusu.
Rancitari. V. arrancitiri.
Ranciteddu. V. rancituseddu.
Rancitiri. V. arrancitiri.
Rancitizza. s. f. Rancidità: rancidezza.
Ràncitu. s. m. Corruzione putrida che contraggono le cose oleose e grasse, quando si guastano: rancidità. || sapiri di rancitu, avere rancidità; e si dice anco di quelle pietanze che piglino quello spiacevol odore come d’olio bruciato: saper di rinfrigolato.
Ràscitu. add. Vieto, putrido e dicesi delle cose grasse, del burro e simili: ràncido, ràncico. || fig. Di cosa morale insulsa, sciocca. Sup. rancitissimu: rancidissimo.
Rancituliddu. dim. di rancitu.
Rancitumeddu. dim. di rancitumi.
Rancitumi. s. m. Il sapor di rancido: rancidume. || Cosa dismessa, fuor d’uso: rancidume.
Rancituseddu. dim. di rancitusu.
Rancitusu. add. De’ metalli che han contratto ruggine: rugginoso. || Rancido: rancicoso. add. Sup. rancitusissimu: rugginosissimo. || Rancidissimo.
Rancitusuni. accr. di rancitusu.
Rancitutu. V. rancidutu.
Ranciu. s. m. T. mil. Il pasto de’ soldati: rancio. || fari ranciu, far desinare a lira e soldo fra più persone: far rancio. || T. mar. Quadrilungo formato di quattro liste di legno per riporvi un materazzo e servire da letto sulla nave, branda: rancio (Zan. Voc. Met.).
Rancu. add. Dicesi di chi avendo le gambe storte cammina arrancando: ranco, ranchella.
Rancugghieddu. dim. di rancugghiu: nacherino, sbiobbino.
Rancugghiu. s. m. Si dice di chi è piccolo di statura, o ranco: spersonito, nàchero, ranchella. sbiobbo, caramogio (da rancu V.).
Rancura. V. nnecca.
Rancurarisi. v. intr. pron. Dolersi, attristarsi, mandar fuori voci lamentevoli: rammaricarsi, rancurarsi (V. ital. ant.). || Prov. cavalcatura chi rancura, cavalcala sicura, dicono che resista più, o almeno sia meno pazza. P. pass. rancuratu: rammaricato.
Rancurata. s. f. Il rammaricarsi: rammaricamento.
Rancuri. s. m. Odio coperto, sdegno: rancore. (A. V. ital. rancure. G. Cavalcanti).
Rancuru. s. m. Affanno, doglianza, compassione: rancura (è V. ital. A.), rammarichìo.
Rancurusu. add. Che si rammarica: rammaricoso.
Randigghia. V. rannigghia.
Ràndula. V. rànnula.
’Ranfa. V. granfa.
Rangu. s. f. Grado, condizione: rango (ma è francesismo). || Riga, linea, fila.
Ranna. V. trina. (Vigo Canti pop. Sic. ). || T. mar. Vela di brigantino: brigantino (Zan. Voc. Met.).
’Ranni. V. granni. E così pure altre voci comincianti per gr, che per vizio di pronunzia perdono la g.
Rannicchiari. v. a. Raccorre, restringer tutto in un gruppo a guisa di nicchio: rannicchiare. || rifl. a. Rannicchiarsi P. pass. rannicchiatu: rannicchiato.
Rannigghia. s. f. Collare antico alla spagnuola: grandiglia.
Rànnula. s. f. Arnese che s’invita alla estremità della sala delle ruote de’ carri ecc. che serve a tenerle a segno perchè non escano fuori nel girare: dado. || Quel dado su cui girano gli usci a bilico: rallino. || Fornimento di filo con laccio, che appiccasi ad una estremità delle fasce pe’ bambini, e serve a fermar la fascia, perchè non si svolga. || Per grannula V.
Rannuledda. dim. di rannula: dadino.
Ranocchia. (D. B.). V. giurana.
Rantarìa. s. f. Luogo dove si rinserra il bestiame la notte: bovile. || Carcere per gli animali erranti che danneggiano le possessioni altrui: parco. || Per staddaggiu V. (Dice Pasq. che viene da errante, quasi dicessesi erranteria).
Rantaru. s. m. Colui che ha in custodia gli animali carcerati, e ricava dal padrone di essi il danno da essi stessi fatto.
Renteri. V. rantaru.
Ranti. avv. V. radenti. || ranti ranti, appresso appresso, non nel mezzo, ma lungo il confine; a randa a randa, randa randa (Giuliani). || iri ranti ranti, fig., vale anche penare; e campucchiare stentatamente: tapinare.
Rantiari. v. a. Cercar in qua e in là, trovar modo d’avere, industriarsi d’avere: procacciare, andar ratìo. || Vagare: errare. || intr. Andar ramingo: ramingare. || Essere raro. P. pass. rantiatu: procacciato ecc.
Rantiatura. s. f. Rimasuglio di frutta e propiamente delle ulive scampate dalle mani del raccoglitore: avanzo.
Rantizzu. posto avv. Nascostamente, fuor via. || iri rantizzu, andar cercando in qua e in là: andar ratìo.
Rantunazzu. pegg. di rantuni.
Rantuni. V. ramingu || fig. Si dice a persona rozza, zotica: zoticone. (Quasi errantone).
Ranugghia. V. ranunchia.
Rànula. s. m. Sorta di malore o sia postema, sotto la lingua: ranella.
Ranunchia, Ranuncu. V. giurana: ranocchia.
Ranunculeddu. s. m. T. bot. Pianta della famiglia de’ ranuncoli. Ranunculus bollatus L.
Ranunculu. s. m. T. bot. Pianta che ha la radice tuberosa, affastellata, alquanto nera; stelo ramoso, peloso, foglie semplici o lobate, intagliate acute, pelose sotto; fiori rossi, bianchi, gialli, inodori: ranùncolo, ranunculo. Ranunculus asiaticus L.
’Ranza. V. granza. E così ranzusu.
Ranzudda. V. lanzudda.
Raogghia. V. ravogghia.
Rapa. s. f. T. bot. Pianta che ha la radice carnosa, rotonda, buona a mangiarsi; lo stelo alto più d’un braccio e ramoso; foglie grandi, alterne, verde-cupo, fiori gialli: rapa. Brassica rapa L. || Prov. l’urtulanu sapi ca la terra travagghiata e picca fumeri ’ngrossa la rapa, è chiaro.
Rapacchiari. v. a. Produrre macchie o butteri: picchiolare.
Rapacchiu. s. m. Chi ha la faccia butterata: butteroso, picchiolato.
Rapaci. add. Che rapisce, rapitore: rapace. || avv. Rapacemente. Sup. rapacissimu: rapacissimo.
Rapacità. s. f. Avidità di togliere con violenza la roba altrui: rapacità.
Rapanella. V. ramurazza.
Rapari. v. a. Tritar il tabacco acconcio a divenir rapè. P. pass. rapatu: tritato.
Rapatunnu. V. sirpenti. (Chi sa che rapa-tunnu non voglia significare che è tondo come rapa?).
Rapè. s. m. Sorta di tabacco da naso, nero, non sottile come il giallo: rapè (Mort.).
Rapicanu. add. Dicesi del manto del cavallo color bianco, grigio e bajo mischiato: rapicano (An. Cat.). || – di la varva. V. muschitta.
Rapidamenti. avv. In modo rapido: rapidamente.
Rapiddu. s. m. Piccole scorie mescolate con cenere o sabbie vulcaniche che lancia il vulcano: rapillo. || Per pizzulami V.
Rapidissimamenti. avv. sup. Rapidissimamente.
Rapidità. s. f. Astratto di rapido: rapidità, rapiditade, rapiditate.
Ràpidu. Che scorre veloce: ràpido. || Si dice anco di discesa troppa: ràpido. Sup. rapidissimu: rapidissimo.
Rapiduliddu. dim. di rapidu; alquanto rapido.
Rapimentu. s. m. Il rapire: rapimento. || fig. Estasi: rapimento.
Rapina. s. f. Rapimento: rapina. || animali di rapina, quelli che vivono di rapina: animale di rapina.
’Ràpiri. V. gràpiri. || V. rapìri.
Rapìri. v. a. Torre con violenza: rapire. || Far andar in estasi: rapire. || sintirisi rapiri, gioire, godere: sollucherarsi. || Prov. nuddu ti rapi si nun ti sapi, nessuno ruba, che non sappia se ci è da rubare; insomma dice di guardarsi da’ vicini.
Rapista. V. rapa. E anco per ramurazza V. || fig. per minchia V.
Rapitu. add. di rapiri: rapito. || In estasi: rapito. || Assorto, fiso nella contemplazione: rapito.
Rapituri –tura –trici. verb. Chi o che rapisce: rapitore –trice.
Rapoccia. V. rappugghia.
Rapònticu. s. m. T. bot. Pianta alta un braccio, con foglie grandi, rotonde, lisce, un po’ peloso sotto; fiori bianchi: rapontico. Rheum rhaponticum L.
Rapònzulu. s. m. T. bot. Pianta di radice fusiforme, carnosa, bianca, steli angolosi, semplici; foglie lanceolate, ovali, seghettate, pelose, odorose; fiori celesti: raperonzo, raperonzolo. Campanula rapunculus L.
Rappa. s. f. Ramicello del tralcio, nel quale stanno appiccati gli acini dell’uva: gruppolo. || – d’ova, le uova non uscite dal ventre degli ovipari, attaccate e strette fra loro a guisa di grappolo. || – d’api, le pecchie agglomerate insieme a mucchio. || sapiri di rappa, dicesi del vino spremuto dall’uva unita al raspo: asprino. || Prov. rappa di maju e liga di giugnu, in maggio comincia a germogliare, in giugno allega. || V. scanaturi di quacina. || Rappa vale anco ciocca spiccata da qualunque pianta; delle volte in ital. si dice grappo invece di grappolo, come delle volte noi diciamo rappu per rappa; dunque il nostro vocabolo è legittimo, non avendo altro che la fognatura della g. || rappa per grinza. || fari rappa: aggrinzare, detto di panni ecc.
Rappaciari, Rappacificari, v. a. Metter pace: rappacificare, rappaciare. || recipr. Rappacificarsi. P. pass. rappacificatu: rappacificato.
Rappareddu. s. m. T. zool. Uccellino che somiglia il lucherino; è di becco corto; e canta soavemente: raperino, raperugio.
Rapparidduzzu. dim. di rappareddu.
Rapparineddu dim. di rapparinu.
Rapparinu. add. Di una sorta di prugne pavonazze. Forse dette così per esser prodotte a grappoli. || fig. Si dice di persona piccola è ridicola.
Ràpparu V. rappareddu. || V. culu.
Rappezzu. s. m. T. tip. Supplimento di lettere in aggiunta al carattere: rappezzo (Car. Voc. Met.).
Rappicedda. dim. di rappa: grappoletto, grappolino.
Rappiceddu, Rappitedda. V. rappicedda.
Rappoccia, Rappocciu, Rappogghia. V. rappugghia.
Rapportu. s. m. Rapportamento: rapporto. || Conto che alcuno rende altrui di una commissione: rapporto. || Confronto: rapporto. || iri a rapportu, presentarsi al superiore per riferire o ricever ordini: andar a rapporto. || rapportu a... posto avv., rispetto a..., rapporto a...
Rapprisagghia. s. f. Il prender o ritenere la roba altrui per sicurtà o come rifacimento di danni sofferti, quando non vi è tribunale competente: rappresaglia. || Maltrattamento che si fa a un nemico, e su cose che gli appartengono, per vendicarsi: rappresaglia.
Rapprisintabbili. add. Che può rappresentarsi: rappresentabile.
Rapprisintanti. add. Che rappresenta: rappresentante.
Rapprisintanza. s. f. Il rappresentare: rappresentanza. || E la scrittura con cui si fa presente altrui un affare: ragguaglio.
Rapprisintari. v. a. Condurre alla presenza: rappresentare. || Mostrare, mettere avanti agli occhi: rappresentare. || Figurare, formar la figura d’alcuna cosa: rappresentare. || L’imitare, negli spettacoli le azioni o le persone di qualche favola o storia: rappresentare. || Tener la voce o il luogo di un altro, p. e. egli rappresenta un tale. || rifl. a. Rappresentarsi. P. pass. rappresentatu: rappresentato.
Rapprisintata. s. f. L’azione del rappresentare: rappresentamento.
Rapprisintatina. V. rapprisintata. || V. anco rapprisintazzioni.
Rapprisintativa. s. f. Il talento e l’efficacia del rappresentare: rappresentativa (Mort.).
Rapprisintativu. add. Atto a rappresentare: rappresentativo.
Rapprisintazzioni. s. f. Il rappresentare: rappresentazione. || Il rappresentare in teatro, e la cosa che si rappresenta: rappresentazione.
Rapprisintazziunedda. dim. di rapprisintazzioni: rappresentazioncella.
Rappu. V. rappa.
Rappucciamentu. V. raciuppamentu.
Rappucciari. V. raciuppari.
Rappucciaturi. verb. m. Racimolatore.
Rappugghia. s. f. Il grappolo da cui siano stati spiccati i chicchi dell’uva: graspo.
Rappugghiedda. dim. di rappugghia: graspellino.
Rappuna, Rappuni. accr. di rappa: grappolone.
Rappurtari. v. a. Riferire, riportare: rapportare. P. pass. rappurtatu: rapportato.
Rappuzza. dim. e vezz. di rappa: grappolino.
Rapucciari. V. raciuppari.
Rapudda. s. f. T. bot. Erba: cardoncello maggiore, fior di S. Giacomo. Senecio jacobea L.
Raputu. P. pass. di rapiri: rapito.
Raramenti. avv. Di raru: raramente, radamente.
Rarari. V. varari.
Rari. V. dari.
Ràrica. V. radica.
Rarifari. v. a. Far divenir raro, indurre rarefazione: rarefare. P. pass. rarefattu: rarefatto.
Rarifazzioni. s. f. L’atto per cui un corpo si dilata, il rarefare o rarefarsi, e lo stato di ciò che è rarefatto: rarefazione.
Rarissimamenti. avv. sup. Rarissimamente.
Rarità, Raritati. s. f. Scarsezza, poco numero: rarità, raritade, raritate. || Cosa rara: rarità.
Rarizza. s. f. Rarità: rarezza.
Rarozzu. add. Alquanto raro.
Rarreri. V. darreri.
Raru. add. Che non è sovente: raro. || Non fitto: rado. || Prov. raru comu li corvi bianchi: raro come i can gialli o le mosche bianche. || li così rari sempri su cchiù cari: le cose rare sono più care. Sup. rarissimu: rarissimo in ambo i sensi. || Per dadu V. (Pitrè Canti pop. Sicil.).
Raru. avv. Raramente, di rado: raro.
Rasa. s. f. Piccolo bastone ad uso di levar il colmo alle misure di capacità per gli aridi: rasiera. || passari la rasa a tutti, non aver riguardo ad alcuno: non risparmiarla ad alcuno. || Il radere: rasura || add. acqua rasa, fluido resinoso ricavato da certi pini: acqua di ragia.
Rasari. V. arrasari. || T. capp. Tagliare rasente la pelle il pelo che si vuole feltrare; o ripulire del carniccio le lane, o i peli della vigogna o del cammello: accappare (Zan. Voc. Met.).
Rasatura. s. f. Rottami di pietre che servono per rendere uguale il piano della grossezza del muro: scheggioni.
Rasaturi. V. rasa.
Rascaddusu. V. rascusu.
Rascagnari. v. a. Far de’ guadagnetti: guadagnucchiare (Biundi).
Rascagnatu. add. Così chiamarono un tempo i mercanti una qualità di velluto di superficie ronchiosa.
Rascagnusu. V. rascusu. || V. facci di trippa.
Rascari. V. arrascari e seg.
Rascatigna. Così a Trapani ciò che in Palermo dicesi tirantula V.
Rascaturi. s. m. Arnese con cui si raschia la scrittura da sulla carta: grattino, raschietto.
Rascia. V. grascia. || Crosta che fa il vino dentro alla botte: gromma. || – niura: catrame.
Raschiceddu. dim. di rascu.
Raschigghia. s. f. Vivanda di pasta manipolata con grande squisitezza e delicatezza. || pasta di raschigghi, è meno densa e serve per avvolgervi entro altre cose da friggersi (da rascu per sim.)
Ràsciri. V. murmuriari e incuitarisi. (Forse dal Lat. irasci: sdegnarsi). || Sta anco per scusari V. || E per arrinesciri.
Rascogni. s. m. T. bot. Spezie di pianta.
Rascu. s. m. La parte più sostanziosa, e più fine del latte: panna. (Forse da rascari; essendo la panna il fiore che quasi sia raschiato dalla superficie del latte; è una mia vaga idea e nient’altro).
Rascuneddu. dim. di rascuni: graffiaturina.
Rascuni. s. m. Lo straccio che fa il graffiare: graffiatura, sberleffe. || V. arrascatura.
Rascuseddu. dim. di rascusu: scabrosetto.
Rascusitati. s. f. Qualità di ciò che è scabro: scabrosità.
Rascusu. add. Ruvido, scabro: scabroso. || Dicesi di quelle vivande fritte in olio cattivo o burro rancido che fanno ràncico alla gola. Sup. rascusissimu: scabrosissimo.
Rasenti. V. radenti.
Rasimigghiu. V. rassimigghiu.
Rasintari. v. a. Accostarsi, in passando, tanto a una cosa che quasi la si tocchi: rasentare. P. pass. rasintatu: rasentato.
Rasinu. s. m. Raso più fine dell’ordinario.
Rasizzu. add. T. mar. Di bastimento, nel quale il piano posato de’ madieri è retto, e senza acculamento alle sue estremità: piatto (add.) (Pitrè).
Ràsola. V. ràsula.
Rasolu. s. m. Arnese da radere il pelo: rasojo. || armatu o priparatu a rasolu, modo prov., che vale nel miglior modo possibile, a tutta prova. || V. in sfirruzza un modo prov.
Raspa. s. f. Spezie di lima che serve a raffinare i lavori in legno, in marmo ecc.: raspa. || Quella che in una faccia, l’inferiore, ha un sol online di solchi, e l’adoperano gli stagnai, i legnajuoli: scuffina. || – di tagghiu, così chiamano i pettinagnoli, ciò che da altri artieri si chiamerebbe coltello a petto: parò, parone (Car. Voc. Met,). || – di maidda, arnese, di ferro, con cui si raschia quella pasta che rimane attaccata alle sponde della madia: radimadìa. || – grossa: raspa ingordina.
Raspari. V. arraspari.
Raspatina. V. arraspatina. || V. anco manciaciumi. || Il razzolare dei polli: razzolatina.
Raspazza. pegg. di raspa.
Raspicedda, Raspudda. dim. di raspa.
Raspuna, Raspuni. accr. di raspa.
Raspuseddu. dim. di raspusu.
Raspusu. add. Aspro al tatto, come tale è la raspa: rasposo. Sup. raspusissimu: rasposissimo.
Rasserenamentu. s. m. Rischiaramento, chiarificazione: rasserenamento.
Rasserenari. v. a. e intr. Far chiaro e sereno, e propriamente si dice del cielo: rasserenare. || fig. Rifar lieto, ricreare: rasserenare, e si usa anco pron. || Deporre la tristezza, racconsolarsi: rasserenarsi. P. pass. rasserenatu: rasserenato.
Rassicurari. v. a. Far sicuro, dar animo: rassicurare. || rifl. a. Prender animo: rassicurarsi. P. pass. rassicuratu: rassicurato.
Rassigna. s. f. Rassegnamento e specialmente il rassegnare dei soldati: rassegna.
Rassignamentu. s. m. Il rassegnare: rassegnamento. || Rassegnazione, conformazione: rassegnamento.
Rassignari. v. a. Riscontrare il numero di checchessia: rassegnare. || Consegnare, restituire: rassegnare. || rifl. a. Presentarsi, comparire dinanzi: rassegnarsi. || Uniformarsi: rassegnarsi. P. pass. rassegnatu: rassegnato.
Rassignazzioni. s. f. Il rassegnarsi: rassegnazione.
Rassimigghianza. s. f. Rassomigliamento: rassomiglianza.
Rassimigghiari. v. a. Aver somiglianza: rassomigliare. P. pres. rassimigghianti: rassomigliante. || Prov. comu ti viju, ti rassimigghiu: a’ segni si conoscon le balle, spesso ai segni, all’apparenza, si giudica. P. pass. rassimigghiatu: rassomigliato.
Rassimigghiu. s. m. Rassomigliamento: rassomiglianza.
Rassudamentu. s. m. Il rassodare: rassodamento.
Rassudari. v. a. Far sodo, render forti le cose deboli: rassodare. || met. Confermare, fortificare: rassodare. || Confermarsi nella opinione: rassodarsi. || fig. Farsi stabile in alcuna cosa: rassodarsi. P. pass. rassudatu: rassodato.
Rassumigghiu. V. rassimigghiu e simili.
’Rasta. V. grasta.
Rasteddu. s. m. Strumento sì di ferro che di legno, col quale si sceveran i sassi dalla terra, la paglia dalle biade ecc.: rastrello. || Quello steccato che si fa dinanzi alle porte delle fortezze, o di altri luoghi: rastrello, rastello. || Porta fatta di stecconi: rastrello, cancello. || Quel legno dove i calzolai appiccano le scarpe: rastrello. || Arnese a guisa di scala o di gabbia, che si mette sulle mangiatoje, per riporvi il fieno: rastrelliera. || Arnese dove si appiccano gli arnesi del fornimento da cavalli: rastrelliera. || Quello dove si posano le armi: rastrelliera, rastrello. || Quella pertica ricurva che serve a tirar la brace dal forno: tirabrace. || Arnesi che si mettono al cavallo per correggerlo da qualche vizio. || – di l’urditura, legno molto lungo in cui, ad uguale distanza, stanno conficcati tanti pioli di legno o di ferro a denti: rastrello dell’orditora (Di Marco). || Semicircolo di ferro che serve nelle voltate a far girare su di sè la partita d’avanti della carrozza: tondo.
’Rastera. V. grastera.
Rastiari. v. a. Andar i cacciatori dietro all’orma della fiera (o non fiera): ormare.
Rastiddata. s. f. Quella quantità di roba che si piglia col rastrello: rastrellata.
Rastriddera, Rastrigghiera. V. rasteddu al § 5 e 6.
Rastru. V. rastu (D. B.).
Rastu. s. m. Impressione che lascia il piede in terra: orma. || fig. Segno: indizio. (Pasq. sospetta che venga dal rastro o rastrello, fig. per il segno che lascia in terra). || aviri rastu, aver sentore appena: aver fumo di checchessia.
Ràstula. V. rasteddu al § 1.
Rasù. V. rasolu. In Piazza.
Rasu. s. m. Drappo di seta liscio, lustro, fine: raso.
Rasu. add. da radiri: raso. || Per sim. spianato, pareggiato: raso. || Detto di vasi: colmo. || Detto di luogo aperto, non ingombro da alberi, case ecc: raso. || Detto di militare, surdatu rasu, gregario comune, milite semplice. || a la rasa, posto avv., a misura rasa: alla rasa.
Rasugghia. V. rasatura.
Ràsula. s. f. Strumento di ferro fatto a guisa di piccola pala, per uso di nettare zappa e simile: paletta. || T. pettinagn. Ferro lanceolato, tagliente dalle due parti, immanicato, di cui si servono i pettinagnoli: lama. || T. manis. Strumento di ferro tagliente, quasi a foggia di vomere, con manico, per pareggiare l’ugna al cavallo: rosetta. || Per rasa V. || Parte in cui si divide la vigna. || Solco trasversale nel campo seminato, per raccogliere gli scoli degli altri solchi: acquajo. || E anche la estremità o limiti di un pezzo di terreno. || passari la rasula a ’na banna, portar via, rubare ogni cosa. || passari la rasula ’nta li spaddi ad unu, bastonarlo.
Rasulata. s. f. Colpo di rasojo, ferita di rasojo: rasojata. || Spazio di terreno tra un acquajo (rasula) all’altro: acquajata.
Rasulatuna. accr. di rasulata.
Rasulazzu. accr. di rasolu: rasojaccio.
Rasuleddu. dim. di rasolu: rasoino. || In pl. rasuleddi chiamansi una spezie di pesci.
Rasuliari. v. a. Pulire la zappa colla rasula V. al § 1. || rasuliari a unu o una cosa, derubarlo, rubarla.
Rasulicchia. V. rasuleddu.
Ràsulu. V. rasolu (in S. Stefano).
Ràsulu. add. Di solco che serva per iscarico delle acque troppe della terra. || s. V. ràsula al § 4.
Rasuluni. accr. di rasolu.
Rata. s. f. Parte o porzione di checchessia, che tocca ad uno: rata. || Le terre fra i conterai delle coste, dove le navi possan avvicinare: rada.
Ratafìa. s. f. Vino o rosolio fatto colle ciriege: ratafìa.
Ratìfica. V. ratificazzioni.
Ratificari. v. a. Confermare quanto altri ha permesso per te: ratificare. || Confermare la propria confessione: ratificare. P. pass. ratificatu: ratificato.
Ratificazzioni. s. f. Il ratificare: ratificazione.
Ratizzari. v. a. Far parti: partire, dividere, (ratizzare è voce barbara).
Ratizzu. s. m. (ratizzo è voce barbara. Ugolini). Il partire: partigione, partimento.
Rattafìa. V. ratafìa.
’Rattalora. V. grattalora.
’Rattari. V. grattari.
Rattaula. V. taddarita. Quasi ratta-vola, vola veloce.
Rattedda. s. f., Ratteddu. s. m. Piccola faccenda: faccenduola.
Rattera. (An. Cat.) V. trappula. (Da ratto: topo).
Rattidduzza. dim. di rattedda: faccenduzza.
Rattidduzzedda. dim. di rattidduzza.
Rattina. s. f. Specie di panno lano che ha il pelo lungo da rovescio: rovescio.
Rattoddi. V. nòlitu. || V. rattedda (Pasq.).
Rattu. s. m. Rapimento: ratto. || Rapina, furto: ratto.
Rattu. add. Di cavallo che subito si muove a lussuria ad ogni menomo odore di femmina: sitoso.
’Ràttula. V. grattula.
Ràu. V. musca (in S. Fratello).
Raù. V. ragù.
Raucèdini. s. f. Fiochezza di voce: raucèdine.
Ràucu. add. Che ha raucedine: ràuco, roco.
Raunari. V. radunari e simili.
Raustina. s. f. T. pesc. Maniera di pesca che si fa con due barche, le quali si accostano per buttare insieme una rete, la cui manica è meno fissa di quella della rezzuola. Poi dànno la volta ciascuna alla sua volta, e fatto pigliar fondo alla rete, fanno vela del pari strascinandola, e quindi si rovesciano salpando la rete, col pesce preso: bilancelle.
Ràutu. V. ràgatu.
Ravastinu. s. m. Imbroglione, truffatore.
Ravazzata. s. f. Specie di focaccia composta di varie cose impastate e mescolate insieme: torta grassa, schiacciata.
Ravazzatedda. dim. di ravazzata: tortello, schiacciatina.
Ravazzatina. s. f. Spezie di pagnotta simile alla schiacciata, ma più piccola: schiacciatina.
Raviola. s. f. Vivanda in piccoli pezzetti, fatta di erbe battute, con ricotta, cacio, uova ed altro ravvolti in pasta: raviuoli (pl.).
Raviularu. s. m. (Biundi). Amese di ferro che serve a dare la forma a’ raviuoli: stampa, taglia pasta, sprone.
Raviuledda. dim. di raviola.
Ravogghia o Ragogghia. s. f. Anello. || Quell’anello di ferro attaccato nel centro della bilancia, in cui s’introduce il timone della carrozza, per ivi trattenerlo. || Arnese di ferro che si mette nella bocca del cavallo, onde obbligarlo a tener la gola aperta e così potergli somministrare i medicamenti. || bocci e ravogghia, sorta di giuoco che si fa con palle di legno, le quali si fanno passare per un anello, fitto in terra e movibile: trucco, palle a maglio. (Sp. argolla: grosso anello di ferro).
Ravugghiedda. dim. di ravogghia: anellino.
Ravugghiuni. accr. Anellone.
Ravviari. v. a. Rimettere nella via così al proprio come al fig.: ravviare. || Ordinare le cose confuse o disperse: ravviare. P. pass. ravviatu: ravviato.
Ravvicinari. v. a. Di nuovo avvicinare: ravvicinare. || Far più vicino: ravvicinare. P. pass. ravvicinatu: ravvicinato.
Ravvidimentu. s. m. Il ravvedersi: ravvedimento.
Ravvidirisi. v. intr. pron. Riconoscere i suoi errori, dannarli e pentirsene: ravvedersi. P. pass. ravvidutu: ravveduto.
Ravvisari. v. a. Riconoscer al viso: ravvisare. || Scorgere: ravvisare. P. pass. ravvisatu: ravvisato.
Ravvivamentu. s. m. Ritorno in vita: ravvivamento.
Ravvivari. v. a. Far tornar in vita: ravvivare. || Dar vigore, avvivare: ravvivare. P. pass. ravvivatu: ravvivato.
Razina. V. racina. (in Nicosia).
Razioni. V. razzioni. || Aferesi di orazioni; e spezialmente quelle leggende sacre in versi cantate dal popolo.
Razza. s. f. Schiatta, Stirpe: razza. || – di cavaddi, o di altri animali, la mandria delle femmine e dei maschi che si tiene per averne le figliature: razza de’ cavalli o d’altri animali. || chi razza di genti, chi razza di cosi, si dice per mostrare la pessima qualità: che razza di gente, che razza di cose. || fari razza, generare: far razza. || Specie di ramolaccio selvatico: rapa selvatica. Raphanistrum. L. || Prov. megghiu lu tintu di bona razza, ca lu megghiu di mala razza, meglio il cattivo di buona razza, che il migliore di cattiva razza.
Razzari. V. arrazzari.
Razzazza. pegg. di razza: razzaccia.
’Ràzzia. V. grazzia.
Razzicedda. dim. Razzina.
Razzicunari. V. arrisicari e arrazzicunari.
Razzimi. V. razza (An. M.).
Razzina. vilif. di razza. || Vale anco, tutte insieme le barbe della pianta: barbata. || Onde fari razzina: abbarbicarsi.
Razzioni. s. f. Mercede pattuita che si dà a chi serve: salario. || Porzione giornaliera di vitto che si dà a’ soldati, a’ marinai: razione.
Razzitedda. dim. di razza.
Razziucìniu. s. m. Operazione della mente per cui essa ragiona, discerne, giudica: raziocinio.
Razziunali. V. cuntaturi. || V. raggiunevuli.
Razziunedda. dim. di razzioni.
’Razziusu. V. grazziusu.
Razzuni. V. arrazzuni.
Supplemento
’Rada. V. grada.
Radiccia. V. ramurazza.
Rafalata. V. lignata.
Raitteri. V. rigatteri al § 3 (In Siracusa).
Rajaliscia. V. raja, pesce.
Rampinu. Strumento da muratore: marra (Macaluso-Storaci).
’Ranatara. s. f. Albero delle melogranate: granato.
’Rancu. V. granciu.
Randigottu. s. m. Sorta di cappotto: randigotto (Caglià).
’Rannula. V. grannula.
Rantiaturi. verb. m. Chi va ratìo, chi si va raggirando.
Rappagghiu. V. rappugghia.
’Rara. V. grada.
Raricia. V. ramurazza.
Rarunchia. V. giurana (In Siracusa).
Rasolui. V. rosoliu.
’Rassizza. V. grassizza, e simili.