Nuovo vocabolario siciliano-italiano/FO

FO

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[p. 393 modifica] Foa. V. fuga al 6º e 7º §.

Foca. s. f. T. zool. Animal anfibio marino che ha due zampe le quali pajon due mani; si chiama anche vitello o vacca marina: foca. Phoca L.

Fochista. s. m. T. mil. Soldato che fabbrica fuochi artificiali: fochista. || Chi fa fuochi artificiali da feste: fochista.

Foci. s. f. La bocca onde i fiumi sboccan a mare: foce. || fig. Origine, principio: foce.

Focu. s. m. Elemento noto: fuoco. || Quella mistura di luce e di calorico che si produce nel bruciar i corpi: fuoco || Per fiamma. V. || Per incendio: fuoco. || Ira grande: fuoco. E jittari focu o jittari focu pri li naschi, compreso grandemente d’ira: sputar fuoco, esser accerito. || pigghiari focu, fig., adirarsi: pigliar fuoco. || essiri ’ntr’on focu o ’ntra un focu vivu, esser in continua discordia, lite: stare o esser nel fuoco. || focu lentu, tenue: fuoco lento. || fari focu, accender fuoco: far fuoco. E sparar l’arme da fuoco: far fuoco. || essiri un focu vivu, per sim. dicesi di chi è sommamente vivace, pronto: fuoco lavorato. || parrari cu focu, con calore, con efficacia. || fari li così cu focu, fig., adoperarsi con tutto l’animo, con fervore: far fuoco. || dari focu, bruciare: dar fuoco || met. Cominciar risolutamente una cosa: dar fuoco alla girandola. || – d’artifiziu, o jocu di focu, V. in jocu. || – friddu, sorta di medicamento caustico: fuoco morto. || – di s. Antoni o focu sagru, malattia infiammatoria della pelle: fuoco selvatico. || – di s. Elmu, fuochi elettrici che compariscon in notti burrascose sulle antenne della nave, detti anticamente Castore e Polluce: fuoco di Sant’Elmo. || Voce di comando ai soldati che sparino: fuoco! || essiri un focu, di alcuni commestibili o potabili che producon ardore nel ventre o nella bocca. || focu e spirdi! parole di detestazione intorno a cosa cattiva e nocevole: tolga Dio! || focu granni! esclamazione per cosa spaventosa o disastrosa: ohimè! oh Dio! || nun aviri cchiù nè locu nè focu: non aver più nè luogo nè fuoco. || focu e fraschi, detestazione che indica allontanarsi dal pericolo: alla larga sgabelli || ’n focu e ’mpici! imprecazione che si manda anche a se stesso per comprovare la propria innocenza. || un focu granni, si dice di un eccesso di ruina, lizza, ecc: un tramestìo, un finimondo. || fari un focu granni, risentire e dolersi fortemente di checchessia: fare gran rumore. || mettiri ad unu ’ntra lu focu, buttarlo in gran pericolo. || mèttiri la manu supra lu focu, assicurare sulla propria responsabilità: metter la mano sul fuoco. || pigghiari lu focu cu la granfa di la gatta, far fare ad altrui [p. 394 modifica] le cose più pericolose: cavar il granchio dalla buca con man d’altri; cavare la castagna coll’altrui zampa, o colla zampa del gatto. || agghiunciri ligna a lu focu, attizzar vieppiù, e si dice nel fig.: mettere o giugner legne al fuoco. || livarisi di lu focu e cadiri ’nta la braci, da male andare in peggio: cascare dalla brace nel fuoco o dalla padella nella brace. || culuri di focu: vermiglio acceso. || focu la pena del fuoco, di esser arso vivo, fur complimenti del cattolico zelo: fuoco. || – eternu, l’inferno: fuoco eterno. || T. diottrico. L’unione de’ raggi refratti dalle lenti: fuoco. || Per trasl., ardente passione: fuoco. || Eccessivo calore dell’estate: fuoco. || diri o fari così di focu, violente, grandissime: dire o far cose di fuoco. || fochi, in pl. per met., le famiglie che hanno stanza in un paese, contando un focolare per famiglia: fuoco, foco, fochi. || T. mat. Punto nell’asse delle sezioni coniche, al quale concorrono i raggi riflessi dal concavo di essi: fuoco. || V. luci. || Prov. si nun ti voi abbruciari nun ti mettiri accantu a lu focu, se non vuoi pericolare scansa le occasioni. || cu’ happi focu campau, e cu’ happi pani muriu, per esprimere quanto necessario sia il fuoco. || omu di pocu pari a l’appiccicari di lu focu: chi vuol veder un uomo da poco, lo metta ad accender il lume e il fuoco. || In pl. facciamo anche fòcura, come faceva: focora, Ciullo d’Alcamo. || ogni gran focu cumenza di pocu, o picciula faidda fa gran focu: piccola scintilla brucia una villa. || ogni focu addiventa cinniri, ogni cosa perisce. || – di pagghia, cosa che avvenuta o piglia voga a un tratto, ma dura poco: fuoco di paglia. || E per significar che tal cosa incomincia con grande ardore ed è per durar poco, si dice: è fuoco di paglia. || Prov. cu’ fa focu di canni o di pagghia, perdi lu tempu e maluri cunsigghia: chi di paglia fuoco fa, piglia fumo e altro non ha. Perchè, lu focu di pagghia pocu dura, cci vonnu zucchi di cantaru. || lu focu nun pò stari accantu la linazza, se no brucia questa. || essiri un focu, esser oltremodo sudato quasi rosso come fuoco. || lu focu forti facili s’astuta, è così nel morale: tosto scaldato, tosto raffreddato, che si dice de’ caratteri irascibili. || di focu, infocato: di fuoco. || essiri ’ntra du’ fochi, fra due danni o pericoli, alle strette: esser tra due fuochi. || pri l’Italia mi jittirria ’ntra lu focu, farei qualunque sacrifizio: per l’Italia mi butterei nel fuoco. E al contrario, di uno e di una cosa antipatica direbbesi, cci darrìa focu: gli o le darei fuoco.

Fodali. V. fadali.

Fòdara. s . f. Tela o stoffa o pelle che si mette alla parte di dentro de’ vestimenti, per difesa od ornamento: fòdera, soppanno. || V. ’nfurra. || fodara di cuscinu, sacchetto entro cui si mette il cuscino: fèdera. || T. mar. Contrabbordo o lavoro che si fa nella parte esteriore delle navi: fodera. || fodari di puppa: piattabande (Pitrè).

Fodarari e Foderari. v. a. Munir di fodera i vestimenti: foderare, soppannare. P. pass. fodaratu: foderato, soppannato.

Fodaratura. s. f. L’atto e la manifattura del foderare: federatura.

Fòdaru. s. m. Strumento entro cui si possan conservare altri arnesi, ferri, ecc.: fodero. || – di cuteddu, custodia del coltello: coltellesca. || Presso i militari è la guaina entro cui sta la spada: fodero.

Fodata. V. faudata.

Fòddaru. V. fava in senso di cocciuola.

Foddi. add. Che ha pazzia: pazzo. || Leggiero d’ingegno, svanito di senno, che si perde in vani pensieri, discorsi: folle. || Quando è tra il pazzo e il folle: matto. || E si dice anco per vezzo: mattarello. || foddi nettu, del tutto pazzo: pazzo a bandiera. || nesciri foddi di unu, amarlo fortemente: andarne matto. || fari nesciri foddi: far ammattire, far impazzare, far dare volta. || Prov. cu’ nasci foddi nun guarisci mai: chi nasce matto non guarisce mai.

Fòddira, Fòddiru. V. fava per enfiagione: cocciuola. (Rocca).

Fòdera. V. fodara.

Foderari. V. fodarari.

Fòderu. V. fodaru.

Fodìgghia. s. f. Sopravvesta di drappo nero di seta usata un tempo dalle donne, fatta a gonnella, accompagnata da altra coperta del busto e del capo.

Fodigghiazza, Fodigghiedda. pegg. e dim. di fodigghia.

Fodillineddu. dim. di fodillinu.

Fodillinu. s. m. Gonnelletta di drappo di seta a colori con fregi e nastri, usata in contado ne’ dì festivi.

Fodincina. V. faruncina.

Fòdira. V. fodara.

Fodutu. add. Detto di piante, piene di fronde: fronduto.

Foga. V. fuga al 6º e 7º §.

Fògghia. s. f. Parte delle piante che serve loro per attrarre dall’atmosfera i principi vegetativi: foglia. || Ogni erba buona a mangiare: camangiare, erbaggio, ortaggio. || La foglia del gelso pe’ bachi da seta: foglia. || Quella mistura di diversi metalli, quasi come un orpello, che si mette nel castone per fondo alle gioje: foglia. || Quello stagno mescolato con argento vivo, che si mette dietro il cristallo per farne specchio: foglia. || Quelle lamine di acciajo onde son fatte le molle delle carrozze: foglie della molla. || – di libbru. V. fogghiu. || a fogghia a fogghia, a parte a parte: a foglia a foglia. || vutari ’n’autra fogghia, cambiar materia del discorso: voltar carta. || trimari comu ’na fogghia, per l’effetto della paura: tremar come una foglia. nun si movi fogghia d’arvulu si nun è volontà di Diu, e il male che si fa per volontà di Dio? non si muove foglia senza che Dio non voglia. || – carnusa, non troppo sottile e secca: foglia carnosa || (An. Cat.). || assai fogghi e nenti frutti, molt’apparenza e poca sostanza: poca uva e molti pampani. || manciarisi la fogghia, accorgersi di ciò che si tratta, anticipatamente indovinare: mangiarsi la foglia (in uno scritto fiorentino del Giornale Lo Zenzero). || – di cipudda. V. spogghia. || Metallo ridotto in lama sottilissima: foglio. || Fogghia è anche voce Toscana. (Nerucci).

Fògghiu. s. m. Pezzo di carta secondo le diverse misure ed uso: foglio. || Un foglio stampato [p. 395 modifica] diviso in più pagine secondo in quanto è piegato: foglio. || Per pagina. || Giornale, periodico, gazzetta: foglio. || ’n fogghiu, T. lib., Si dice de’ libri della grandezza di un foglio ripiegato: in foglio. || a fogghiu a fogghiu o fogghiu pri fogghiu, parte per parte, minutissimamente: a foglio a foglio, foglio per foglio. || mannari a fogghiu quintu, mandar via, al diavolo, con Dio, ecc. (Anco in Toscana v’è chi pronunzia fogghio, Nerucci).

Fògghiuli Fògghiuli. Posto avv. A guisa di foglie, o a parte a parte: a foglia a foglia.

Fòggia. s. f. Maniera, guisa: fòggia. Onde a foggia di...: a foggia di... || Usanza di vestire o che: foggia. || T. zool. Uccello acquatico nero, col capo simile alla gallina; becco conico e lateralmente compresso; fronte calva e coperta d’una membrana callosa: fòlaga. Fulica, fulix L.

Foggiari. v. a. Dar foggia: foggiare. P. pass. foggiatu: forgiato.

Foglia. V. fogghia.

Foliari. v. a. Porre i numeri ai fogli de’ libri: cartolare.

Fòliu-Indianu. s. m. T. bot. Albero di Siria detto anco Malobatro, dalle foglie bislungate del quale si trae un olio odoroso: folio, folio indo. || ’n foliu. T. lib. V. ’n fogghiu alla voce fogghiu.

Fomentari. v. a. Applicar il fomento: fomentare. || met. Incitare, promuovere: fomentare. P. pass. fomentatu: fomentato.

Fomentaturi –trici, verb. Chi o che fomenta, istiga: fomentatore –trice.

Fomentazioni. s. f. L’atto del fomentare: fomentazione.

Fomentu. s. m. Applicazione di una sostanza semplice o medicata sopra una parte del corpo, per calmar dolori, ecc.: fomento. || Tutto ciò, che in qualsiasi modo, esteriormente applicato al corpo, lo riscaldi: fomento. || Per sim. checchè promuova, istighi, accresca l’attività di chicchessia: fomento.

Fòmiti. s. m. met. Qualsivoglia casa che continuamente istighi, provochi: fòmite, fòmito.

Fondau. V. fadali. A Nicosia.

Fonti. s m. e f. Luogo onde scaturiscon acque: fonte. || Pila posta sotto dove vien l’acqua doccionata nelle case: acquajo. V. anco funticeddu. || Vaso dell’acqua benedetta nelle Chiese: fonte. || met. Origine: fonte. || aviri lu casu in fonti, aver un esempio autentico che calzi: veder una cosa in fonte. || T. pesc. Rete di spago per dove entra il pesce nella manica.

Fora. Voce del verbo essere: sarebbe; e poet.: fôra.

Fora. prep. che nota separamento o distanza, s’accompagna al quarto e al secondo caso: fuora, fuore, fuori, o fora come dicon i Toscani. || – tempu, in tempo non proprio: fuor di tempo. || – usu, diversamente dell’uso: fuor dell’uso. || – moda, non in moda: fuor di moda. || – modu, – misura, smisuratamente: fuor di modo, fuormisura. || Per fuorchè, eccetto che: da ciò in fuori, fuor solamente, fuor di... || Oltre, al di là, di più: fuori. || – jocu, non partecipe, estraneo: fuor del gagno. || nesciri fora o di fora, non esser compreso, esser privo di una cosa: esser fuori di una cosa. || E detto di cosa, riboccare per superfluità. || lu vugghiu nesci di fora, si dice quando non si sa mantener alcun segreto. || fora manu, discosto fuor di via, lontano dall’abitato: fuor di mano. || – tiru, che non si posse arrivare sparando: fuor del tiro. || – strata, nel propr. e nel fig., lontano della via battuta: fuor di strada. || – scaru, appartatamente. || – cuntu, per giunta, per soprappiù, che non è in conto: il contentino. || essiri fora d’una cosa, esser uscito d’un qualche intrigo: esser fuori di qualche cosa. || Per senza: fuori. || fora mi chiamu, ho vinto, dicono nel giuoco: fora mi chiamo, fuori mi dico. || Onde chiamarsi fuori, non averci che fare nè punto nè poco, che si dice pure: dirsi fuori. || di fora via, di paese lontano, straniero: di fuori via. || fora, vale uscito di casa: fuori, e andato fuori. || dòrmiri o manciari fora, fuori la propria casa, in casa altrui: dormire o mangiare fuori. || di fora, fuori città, in campagna: di fuori. || jittari fora: gettar di fuori. || nesciri di fora, traboccare: dar di fuori, p. e. quella pentola bolle troppo, bada non dia di fuori.

Fora. avv. Contrario di dentro: fuora, fuori. || essiri fora, non ritrovarsi in casa: esser fuori. || Allo scoperto, all’aria libera: fuora. || fora fora, dalle parti di fuori: per di fuori. || di fora e fora, nella parte esterna solamente: fuor fuora, fuor fuore. || canusciri di dintra e di fora, conoscere per bene, appuntino. || vucari di fora, T. mar. allontanarsi da terra: allargarsi. E fig. non esser impossibile dissentire, discordare. || di fora banna, d’altro luogo, d’altra persona: d’altronde. || dari o mannari fora, pubblicare: dar fuori. || nesci fora! modo imperioso di scacciare: va fuori! || nun essiri fora...: non esser fuori probabilità: non esser di fuori (Rigutini). || fora di li nostri pudii, e unni sbatti sbatti, frase egoistica di chi pur di trovarsi fuori del pericolo, poco si cale che esso incolga altrui.

Foraggiari. v. intr. Andare per foraggio: foraggiare. || furaggiarisilla, fuggire: fumarsela, battersela.

Foràggiu o Furàggiu. s. m. Provvisione di fieno, paglia, orzo, avena, ecc. per lo bestiame particolarmente nella guerra: foraggio. || L’atto del foraggiare: foraggio, foraggiamento.

Forami. V. pirtusu.

Foràniu. add. Quegli che il Vescovo ordina per trattare nelle parocchie di campagna: foràneo. || add. Del foro: foraneo.

Foranu. add. Di fuori, estraneo: forano.

Forari. V. spirtusari.

Forascitu. V. foruscitu.

Forasìa! Voce composta da fora e sia, cioè non sia mai: tolga Dio!

Forasterariu. s. m. Colui fra i monaci che aveva l’uffizio di accogliere e far servire i forastieri: forastierajo.

Forasteri. Di altra patria: forestiere, forestiero. || L’usiamo anco per: straniero, cioè d’altra nazione, più di forestiere. || Ospite, cioè colui che da fuori vien ad alloggiar in casa nostra: forestiere.

Foràsticu e Furesticu. add. Cha fugge ogni compagnia: foràstico.

Forbannitu. V. sbannutu (A. V. ital. forbannuto). [p. 396 modifica]

Forbannu. s. m. Bando || listi di forbannu, i cataloghi degl’inquisiti con tutti i connotati, e con la intimazione di presentarsi in un tempo dato o far conoscere i motivi di loro assenza.

Fòrbici. pl. e Fòrbicia. sing. s. f. Strumento da tagliare stoffa, carta e simili: fòrbice, forbici (pl.), forbicia (sing.) || essiri ’ntra ’na forbicia, trovarsi alle strette, in fra due pericoli: esser tra l’incudine e il martello. || forfici foru (e si sottintende chiddi chi tagghiaru), modo di esprimere la caparbietà altrui nell’incocciarsi: forbice! o le sono state forbici! || Le bocche degli scorpioni, locuste, ecc.: forbici. || Detto di chi ha mala lingua, che dice sempre male dell’uno e dell’altro: malèdico. || Censura de’ fatti altrui fatta dagli oziosi o maledici. || a forbicia, a guisa di forbicia: a forbicia. || T. uccell. La divisione che fa il tiratojo dove comincian le contrine (vracali) nelle reti. V. anche fòrficia.

Forensi. add. Del foro: forense.

Foresta. V. furesta.

Foresterìa. s. f. Luogo nei conventi o che, dove si mettono ad alloggiare i forestieri: foresterìa. || Moltitudine di forestieri: foresteria.

Forestieri. V. forasteri.

Fòrfaru. V. fiammiferu. Nel Catanese.

Fòrficia. V. forbicia. || Congegnatura di travi o altro legname in triangolo, posta a intervalli lungo l’armatura del tetto: cavalletto. || menzi forfici, le due travi inclinate che formano i lati del cavalletto: puntoni, arcali (Car. Voc. Met.). || T. zoot. Bacherozzolo di coda biforcata a guisa di forbice che sta ne’ fichi, nelle melegranate: forfecchia, forbice (Vi è esempio anco in italiano di forfice ma raro). || Per surfizziu || V. anco forbicia.

Fòrgia. s. f. Luogo dove i fabbri bollono il ferro: fucina. || armari forgia, met., fermarsi a cicalare: far crocchio, combriccolare. Onde: unni va arma forgia comu li zingari, ovunque si ferma a cicalare: far come l’asino del pentolajo, che si ferma a ogni poco (Fr. forge: fucina). || Per foggia. || Luogo profondo dove l’acqua che corre trova ostacolo e vi rigira per trovar esito: gorgo. || Per certo uccello. V. foggia.

Fori. V. fora (Anco in ital. vi è esempio di fori).

Fòrira. V. fòdara.

Forista. s. m. Chiamavasi chi era dipendente per affari contenziosi da un foro particolare, e questo potea esser per ufficio o per privilegio.

Forma. s. f. Ciò che determina la sostanza ad esser in questo o quel modo: forma. || La esterna apparenza, la disposizione delle sue parti: forma. || Immagine, sembiante: forma. || T. teol. Quella parte essenziale de’ sacramenti, che dà loro la natura ed efficacia, e consiste nelle parole del ministro: forma. || Maniera, guisa: forma. || T. leg. Regole stabilite da osservarsi ne’ processi, ecc: forma. || nun cc’essiri forma di..., riuscir impossibile: non esserci modo. || nun aviri forma, vale anche non aver mezzi acconci, esser poverissimo. || fari forma, ingegnarsi di trovare: veder modo. E per procacciarsi da vivere. || in forma, solennemente, con formalità. || a forma, a similitudine di...: a forma. || Pezzo intero di formaggio: forma. || V. furma. || cu forma ca, posto avv. sotto colore di..., col pretesto di...

Formàbbili. add. Atto ad esser formato, a prender forma: formabile.

Formali. add. Di forma, che dà forma, che è necessario a compier l’essenza: formale. || causa formali, per cui una cosa è qual essa è: causa formale. || paroli formali, le precise, esse stesse: parole formali.

Formalista. s. m. e f. Che sta sulle formalità: formalista. || Spezie di filosofia.

Formalità. s. f. Maniera formale, espressa, di procedere nella giustizia: formalità, formalitade, formalitate. || Cosa di pura forma: formalità. || Per modo, maniera.

Formalitatedda. (D. B.) dim. di formalità.

Formalitati. V. formalità.

Formalizzarisi. s. intr. pron. Sofisticare sopra alcuna cosa, prendersela in mala parte, scandalezzarsi: formalizzarsi. P. pass. formalizzatu: formalizzato.

Formalmenti. avv. Con forma, rispetto alla forma, alla natura d’una cosa: formalmente.

Formamentu. s. m. L’atto del formare: formamento.

Formari. v. a. Dar la forma: formare. || Comporre, creare: formare. || Concepir nella mente: formare. || Detto di parole, articolarle: formarle. || Produrre: formare. || T. art. Far il cavo e la forma da gettare: formare. || formarisi un concettu di ’na cosa, farsene idea: farsene un concetto. || Aver forma: formare. || rifl. pass. Generarsi, esser prodotto: formarsi. || Venir su acquistando le dovute forme: formarsi.

Formatamenti. avv. Con forma, nella debita forma: formatamente.

Formatu. add. Da formare: formato. || Detto di uomo, grosso, venuto a perfezione, a compimento: formato. || tavula furmata, ben messa, apparecchiata, con solennità: pranzo formato. || cunvirsazioni furmata, ben numerosa. || caratteri furmatu, bello, secondo le regole di calligrafia.

Formatu. s. m. Forma, formamento: formato.

Formaturi –trici. verb. Chi o che forma: formatore –trice.

Formazioni. s. f. Il formare: formazione. || T. geol. La guisa e i mezzi con cui il terreno fu formato: formazione. || L’operazione che dà la forma all’oggetto: formazione. || La maniera di metter molte cose insieme con tal disposizione, forma: formazione.

Formidàbbili. add. Spaventoso; che reca torrore: formidabile. Sup. formidabilissimu: formidabilissimo.

Formidabbilità. s. f. Astratto di formidabile: formidabilità.

Formidabbilmenti. avv. In modo formidabile: formidabilmente.

Fòrmula. s. f. Maniera di locuzione; modo di dire stabilito dalla legge o dall’uso: fòrmola, fòrmula. || T. mat. Risultamento di un calcolo algebrico o di una operazione geometrica sopra un dato oggetto: formola.

Formulàriu. s. m. Libro di regole, modelli o termini prescritti, come formole degli atti, ecc.: formolàrio, formulàrio.

Forsi. avv. di dubbio: forse (e anche forsi, ma raro). || In circa, intorno, presso: forse. || senza forsi, senza dubbio: senza forse. || in forsi, in [p. 397 modifica] dubbio: in forse. || trasiri o mittirisi ’n forsi, mettere in dubbio: metter in forse. || forsi e senza forsi, formola dubitativa, ma vicino alla certezza: forse e senza forse. || si forsi, modo ellittico, p. e. m’affacciavi si forsi passassi qualcunu...: mi affacciai se forse passasse alcuno... || forsi forsi, ha più forza: forse forse. || stari ’n forsi, star in dubbio: star in fra due.

Forsicchì. Forse: forse chè. || Ironic. per dinotare non dubbio ma certezza: forse che.

Fortementi. avv. Con forza: fortemente. || Grandemente: fortemente.

Fortettu. dim. di forte: fortetto.

Forti. s. m. Il nervo, il fiore delle forze: forte. || Uomo forte: forte. || essiri lu sò forti, si dice di ciò ove altri faccia la sua miglior prova: esser il suo forte. || lu forti di lu ’nvernu, il cuore, il più freddo. || T. mil. Paese o luogo fortificato: forte. || ciauru o sapuri di forti, di cose che comincian ad inacetirsi, e de’ vasi che ne sitino: fortezza, forte. || lu forti, di quelle cose che in parte sono guaste è il punto ancora buono. || Qualità di grano.

Forti. add. Che ha forza, fortezza: forte. || Detto di uomo che ha forza o gagliardia: forte. || spiritu forti, libero pensatore, che non pensa colla mente altrui: spirito forte. || Detto di luogo fortificato: forte. || Rigoroso, severo: forte. || passu forti, orribile, malagevole: passo forte. || pariri forti ’na cosa, aver ripugnanza a crederla o a farla: parer forte. || Di difficile intelligenza, malagevole e di dubbio successo: forte. || pigghiari lu forti comu li cunigghia, mettersi in sicuro: attenersi alla colombaja. || Detto di vino: puro. || Detto di stoffa, panno: sodo. || Di terreno: fertile. E anco saldo, resistente: sodo, forte. || fari forti ad unu, aiutarlo di danaro, gente o altro: far forte. || sapiri o essiri forti, p. e. sta cosa mi è forti, rincrescevole, mi è grave: questo mi è duro, mi è di sentimento o mi sa duro. Vale anche, mi par incredibile; onde Guerrazzi scrive: non ti parrà forte davvero se ti dirò, ecc. || chista è forti, quando ad alcuno si ode dargli qualche grave battuta: questa è forte. || è forti, come dire, l’è curiosa, l’è strana, pare impossibile, è cosa dolorosa e a fatica comportabile: questa l’è grossa, l’è strana. || essiri forti nta ’na cosa, saperla bene, p. e. egli è forte nel latino. || Intenso: forte. || Qualità di sapore come dell’aceto pepe, ecc.: forte. || farisi forti cu paroli, ecc., opporre parole, ecc: farsi forte con parole, ecc. || forti chi..: poichè, dopo che, appena che, da che.

Forti. avv. Fortemente: forte. Onde Salom. da Lentini ha: fu forti adiratu. || Crudelmente: forte. || Velocemente: forte. || Attentamente, fisamente: forte. || parrari forti, ad alta voce: forte. E così piangere, chiamare, ecc. || Voce con che s’impone in alcune arti di far alto, o pausa. || T. mus. Per indicare di rendere o pronunziare un passo con forza: forte. || forti-pianu, il rinforzar e addolcire il suono: forte-piano. || manciari o viviri forti, molto, bene: di forza. || stari o tinirisi forti, non cedere: star forte. E per non lasciarsi aggirare: star forte al macchione. || tiniri forti, stringere checchessia che non vada via: tener forte. || tinirisi forti, si dice a chi siasi riavuto da infermità, acciò non vi ricada.

Fortificàbbili. add. Che puo fortificarsi: fortificabile.

Fortificamentu. s. m. L’atto del fortificare: fortificamento.

Fortificari. v. a. Render forte: fortificare. || E si dice nel morale: fortificare. || rifl. a. Divenir forte: fortificarsi. P. pres. fortificanti: fortificante. P. pass. fortificatu: fortificato.

Fortificatissimu. add. sup. Fortificatissimo.

Fortificativu. add. Atto a fortificare: fortificativo.

Fortificaturi –trici. verb. Chi o che fortifica: fortificatore –trice.

Fortificazioni. s. f. Il fortificare: fortificazione. || T. mil. Opera di riparo, contro i nemici: fortificazione.

Fortignu. add. Che principia ad aver il sapor forte: fortigno.

Fortitùtini. s. f. Fortezza: fortitùdine.

Fortizza. V. furtizza.

Fortuitamenti. avv. Per caso: fortuitamente.

Fortùitu. add. Di caso inaspettato, a caso: fortuito.

Fortuna. V. furtuna.

Foru. s. m. Luogo dove si giudica, o si negozia: foro || Tutto l’aggregato de’ forensi: foro. || Era un privilegio di alcuni in forza di che godevan certe esenzioni nello esser giudicati.

Foruscitu. s. m. Cacciato dalla patria: fuoruscito. || Per assassin da strada: masnadiero.

Forza. s. f. Vigore, possanza: forza. || Balìa, dominio: forza. || Quantità di milizia, e potere assolutamente: forza. || Quantità, buon numero: forza. || Violenza: forza. Onde fari forza, violentare: far forza. || Più significa, persuadere: far breccia, far colpo. || a forza di... o pri fari forza di... per tal cosa: per forza, a forza, a furia di... || – d’incegnu, vigoria d’ingegno: forza d’ingegno. || – di raggiunari, ecc. forza di ragionare, ecc. || Efficacia, virtù, effetto e dicesi delle medicine: forza. || forzi d’Erculi, prove di maestria nel muover il corpo o maneggiar pesi: forze d’Ercole. Onde fari li forzi, far queste prove. || Prov. la forza vinci (o caca) la raggiuni: la forza caca addosso alla ragione. E contra la forza nun ci po’ raggiuni o raggiuni contra la forza nun havi locu: contro la forza la ragione non vale, che noi diciamo anche, unni cc’è forza e dinari la raggiuni nun vali. || li così pri forza nun hanno valìa, o cosa pri forza nun vali ’na scorza: cosa per forza non vale scorza. || A parvificare un’azione della quale altri meni vanto, si dice ironicamente: bella forza! bella forza! || i forzi, quegli spettacoli pubblici dove altri fa prove di sua forza e destrezza: le forze. || di forzao di tutta forza, modo avv., con tutto potere: di forza o di tutta forza. || pri forza o per amuri, voler o no: per forza o per amore. || a forza o pri forza, contro voglia forzatamente: a forza, per forza.

Forzatamenti. V. furzatamenti.

Forzu. s. m. Lo stesso che forza, e sta per: sforzo (A. V. ital. forzo).

Fosfatu. s. m. T. chim. Sostanza risultante dalla combinazione dell’acido fosforico con alcuna delle basi salificabili: fosfato. [p. 398 modifica]

Fosfiti. s. f. T. chim. Sale formato dalla combinazione dell’acido fosforoso, non compiutamente ossigenato con base salificabile: fosfite.

Fosforescenza. s. f. Proprietà di apparir lucente per effetto di calore, strofinamento, ecc.: fosforescenza.

Fosforicu. add. Che è o partecipa del fosforo: fosfòrico.

Fòsforu. s. m. Nome della stella Venere mattutina: fòsforo. || T. fis. Nome generale di molti corpi che, senza essere in istato manifesto di combustione o di elettricità, tramandan luce: fosforo. || Materia elementare luminosa e che abbrucia senza il fuoco: fosforo.

Fosforusu. add. Che ha fosforo: fosforoso (Mort.). || add. Di un acido che s’ottiene decomponendo il protocloruro di fosforo con l’acqua: acido fosforoso.

Fossa. s. f. Spazio di terreno cavato per ricever acque, ecc: fossa. Buca da grano: fossa. || Sepoltura: fossa. || Onde: aviri li pedi a la fossa, esser presso a morire: aver il piè nella fossa. || – di quacina, quella buca dove si stempera la calce: truògolo. || T. anat. Alcune cavità del corpo umano: fossa. || Pe’ gettatori è una bocca a piè della fornace ove sotterrasi e si serra la forma: fossa. || T. mar. La camera delle gomene verso prua: fossa delle gomene. || T. mil. Scavo intorno le mura o altro della fortezza: fosso. || fossa pi pigghiari vulpi: trabocchetto.

Fòssili. add. Delle sostanze in generale che si cavano dal seno della terra: fòssile. || Che è della natura de’ fossili: fossile. || Come s., sostanza fossile: fossile.

Fossu. s. m. Fossa: fosso. || Piccolo borratello: fosso. || La buca che si fa a terra per piantar alberi: formella. || fig. Le miserie e le calamità della vita umana: gogna. || purtari o mettiri ad unu a lu fossu, metterlo in posizione dove non sia agevole il districarsi. || – di la nivi: giacciajo. || E quell’avvallamento che fa il corpo in sulle materassa: buca del letto. || cu’ scava lu fossu, lu primu iddu cci cadi, chi apparecchia il male per altrui, ci cade egli pel primo.

Fotografari. v. a. Ritrarre colla fotografia: fotografare (Comincia ad esser in uso).

Fotografìa. s. f. Arte di ritrarre per mezzo della luce, per mezzo della camera oscura: fotografìa. || L’oggetto ritratto sulla carta: fotografia.

Fotograficamenti. avv. Per fotografia: fotograficamente.

Fotograficu. add. Di fotografia: fotogràfico.

Fotografiedda. dim. Piccolo soggetto ritratto per fotografia: fotografietta (Credo d’uso).

Fotografista. s. m. e f. Fotografo: fotografista.

Fotògrafo. s. m. Chi esercita la fotografia: fotògrafo.

Supplemento

[p. 1146 modifica] [p. 1147 modifica] Fodedda, Fodetta. V. fadedda.

Foggia. Per foce del fiume. || Per forgia V. (In Licata).

Fonti. T. oref. Macine per amalgamare. || – di l’arbitriu: campana (Di Marco).

Forfici. Per taruni. V.

Forgia. Per foce del fiume.

Fortirreali. V. realforti: grano maggiore.