Nuovo vocabolario siciliano-italiano/UR
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Ura. s. f. Una delle ventiquattro parti in cui è diviso il giorno: ora. || Tempo semplicemente: ora. || uri, diconsi que’ salmi o preci recitate in coro o privatamente dagli ecclesiastici: ore, ore canoniche. || all’urtim’ura, posto avv. tardi, fuor di tempo: all’estremo. || di ura in ura, o ura per ura, di tempo in tempo: di ora in ora, ora per ora, a ora a ora. E anche a momenti, quanto prima: d’ora in ora, ora per ora. || di bon’ura, per tempo: di buon’ora. || nun vidiri l’ura, aspettare con grande ansietà, che diciamo anche, un’ura pari mill’anni: non veder l’ora, parere un’ora mille. || Quando p. e. una cosa comincia ad annojare, si dice, mi parirria ura di finirila, è ura di finiri: mi parrebbe ora di smettere, è ora di finire. || a ura di gaddu munciri, modo prov. tardissimo, specialmente del levarsi di letto: all’alba dei tafani. Contrario dell’altro modo proverbiale ad ura di scuppulari milinciani, prestissimo: a brùzzico. || essiri a 23 uri e ¾, essere in sul finire, o a mal punto. || a la bon’ura, bene, bene sta: alla buon’ora. || a la mal’ura, imprecazione, che vale in perdizione: alla malòra. || cu un’ura di matinu, un’ora innanzi giorno. || un’ura di roggiu e roggiu, un’ora intera o precisa: un’ora d’orologio. || a st’ura ed ora, ora, adesso, a quest’ora. || è ura? è tempo? è ora? (Tigri). || ad un’ura, posto avv. nel medesimo tempo: ad un’ora, a un’otta. || a cert’ura, ad una data ora. || in pocu d’ura, in poco tempo: in poco d’ora. || ad un’ura di notti, per antonomasia la prima ora dopo l’ave: l’un’ora, l’ordinotte. || Prov. mentri cunti l’uri, lu tempu si nni va: mentre l’erba cresce il cavallo muore, non bisogna perder tempo quando è ora di decidersi. || quannu è junta l’ura nun cc’è medicu nè vintura, quando è tempo di morire non valgono rimedi, si dice anco d’altre cose: a mal mortale nè medico nè medicinale (A. V. ital. ura. Latini).
Uraganu. s. m. Turbine che è un complesso di più turbini imperversanti nelle burrasche: uracano, uragano.
Urata. s. f. Lo spazio di un’ora.
Uratedda. dim. di urata.
Urbanamenti. avv. In modo urbano: urbanamente.
Urbanissimamenti. avv. sup. Urbanissimamente.
Urbanità, Urbanitati. s. f. Civiltà, maniera civile: urbanità, urbanitade, urbanitate.
Urbanu. add. Di costumi civili e cittadineschi, gentile: urbano. || Di città: urbano. Onde vi era la milizia detta: urbana. Sup. urbanissimu: urbanissimo.
Urciula. V. ulcera.
Urdica. V. ardìcola.
Urdignu. V. ordignu.
Urdimentu. s. m. L’ordine: ordimento.
Urdinari. V. ordinari e simili.
Urdiri, Urdìri. v. a. Distendere e mettere in ordine le fila sull’orditoio per fabbricar la tela: ordire. || fig. Macchinare: ordire. P. pass. urdutu: ordito.
Urditu. s. m. Unione di più fili distesi per lungo sul telaio per fare la tela: ordito.
Urditura. s. f. L’ordine: orditura. || fem. di urdituri: orditura.
Urdituri –tura. verb. Chi o che ordisce: orditore –trice. || s. m. Strumento sul quale si ordisce: orditojo.
Urduta. V. urdimentu.
Uretra. s. f. T. anat. Canale che dalla vescica conduce fuori l’orina: ùretra.
Uretta, dim. di ura: oretta.
Urfanàggiu. s. f. Orfanità: orfanezza.
Urfaneddu. dim. di orfanu: orfanello, orfanetto.
Urfanità, Urfanitati. s. f. Qualità e stato dell’orfano: orfanità, orfanitade, orfanitate.
Urfaru. V. càrtamu.
Urganaru. V. organaru.
Urganettu. V. organettu.
Urgenti. add. Che urge, che preme: urgente. Sup. urgentissimu: urgentissimo.
Urgentimenti. avv. In modo urgente: urgentemente.
Urgenza. s. f. Stretto bisogno, occorrenza imminente: urgenza.
Urgiata. s. f. Bevanda rinfrescante di orzo cotto, o anco di semi di poponi: orzata.
Urgiatedda. dim. di urgiata.
Urgiri. v. intr. Essere di stretto bisogno, spingere: ùrgere.
Uricchiedda. V. oricchiedda.
Uricchina. V. oricchina.
Uricchiuni. V. oricchiuni.
Uricedda. V. uretta.
Urìfici. V. orìfici.
Urina. V. orina e derivati.
Urlari. v. intr. Mandar fuori urli: urlare.
Urlettu. dim. di orlu: orletto.
Urlìa. s. f. Sorta di grano gentile.
Urlu. s. m. La voce del lupo, e anche degli altri animali quando si lamentano: urlo. || Anco della voce lamentevole e forte dell’uomo: urlo. || Per orlu V.
Urmiggiari. v. intr. T. mar. Termine collettivo delle varie operazioni che si fanno per ancorarsi: ormeggiare.
Urmìggiu. s. m. Cavo od altro necessario per ormeggiare: ormeggio.
Urmu. V. ulmu. || Nel giuoco del toccu, si dice a colui che resta senza bere. || Privo. || dari l’urmu, fare una cosa a mal grado (Capuana).
Urna. s. f. Specie di vaso da tenervi acqua: urna. || Vaso da raccogliere i voti: urna. || Vaso da riporvi le ceneri de’ morti: urna.
Urnetta, Urnicedda. dim. di urna: urnetta.
’Urpa, ’Urpi. V. vulpi, e così i simili.
Urriari. v. a. Orlare, e specialmente dell’orlare le scarpe. || v. intr. Far la voce delle colombe: tubare.
Urriatina. s. f. L’orlare: orlatura.
Urriatu. add. Da orlare: orlato. || sost. L’orlo stesso: orlatura.
Urriatura. s. f. L’orlare: orlatura. || Pelle sottile o nastro cucito in modo che ricuopra il lembo estremo del tornaio e del soppanno delle scarpe: orlo, orlatura.
Urriaturi –tura. verb. Colui o colei che per mestiere orla le scarpe.
Urricari V. urvicari.
Ursa. fem. di ursu: orsa. || Costellazione celeste una maggiore, e l’altra minore: orsa.
Ursacchiolu. s. m. Orso giovane: orsacchiotto.
Ursacchiu. dim. di ursu: orsacchio.
Ursazzu. pegg. di ursu: orsaccio. || Scortese, dispettoso: scontrosaccio. E si dice ad uomo che fugge ogni consorzio: rospaccio.
Ursiceddu. dim. di ursu: orsetto, orsicello. || Chi è alquanto intrattabile: sospetto. || Scontrosetto.
Ursignu. add. D’orso, simile all’orso: orsino. || Ritroso, che non piglia in grado cortesìe o carezze: scontroso.
Ursottu. V. ursacchiolu.
Ursu. s. m. T. zool. Animale del nord, feroce, molto più grosso del cane: orso. || Bùrbero. E si dice in generale di chi fugge la società, il consorzio, che è selvatico e scontroso: rospo. Caro usò orso, add. per sgraziato, che ha indoli e modi da orso. || pigghiari l’ursu, ubbriacarsi: pigliar l’orso. || fari lu jocu di l’ursu, dimenarsi goffamente e sconciamente. || lu jocu di l’ursu, vale anche: arruffìo, abbaruffìo. || aviri chiddi di l’ursu, bastonate da orbo.
Urtàggiu. V. ortaggiu.
Urtanti. add. Irritante, provocante. || Noioso, importuno: uggioso, peso.
Urtari. v. a. Spingere incontro con impeto e violenza: urtare. || Contraddire, venire in controversia: urtare. || Irritare, fare spiacevole impressione da alterarsi: urtare, urtar i nervi, dar a’ nervi. Onde dice Tomm. che lo stile fastidioso non ristucca, ma urta. || Recar noia ed uggia: uggire. || mi urta, mi è antipatico, mi irrita: mi urta i nervi, mi fa uggia. P. pass. urtatu: urtato, irritato ecc.
Urtata. s. f. L’urtare: urtata.
Urtazzu. pegg. di urtu. || pegg. di ortu: ortaccio.
Urticeddu. dim. di urtu. || dim. di ortu: orticello.
Urtimata (All’. posto avv. Finalmente: all’ultimo degli ultimi, alla fatta fine.
Urtimu. V. ultimu.
Urtu. s. f. Spignimento: urto. || fig. Rancore, malevoglienza: urto. Onde, aviri in urtu a unu, volergli male, averci rancore: aver in urto qualcheduno.
Urtulaneddu. dim. di urtulanu.
Urtulanu. s. m. Quegli che lavora, coltiva e custodisce l’orto: ortolano.
Urtuni . accr. di urtu: urtone.
Urvacchiunarìa. s. f. Stato di chi è balusante.
Urvacchiuni s. m. Di corta vista: balusante. || Per dispregio di chi vede poco o pale: ciccone, ciechinaccio.
Urvaggini. s. f. Astratto di orvu: cecità.
Urvicari. V. sepelliri. || Prov. ognunu urvica a so patri comu megghiu pò, ognuno fa come meglio può.
Urviceddu. dim. di orvu: cecolino.
Urvignu, Urvinu, Urviscu. add. Alla maniera dei ciechi: cechesco || Alquanto cieco. || all’urvisca, a mo’ dei ciechi: alla cieca.
Urvitùtini. s. f. Astratto di orvu: cecità.
Urvu. V. orvu. Idiotismo di S. Cataldo.
’Urza. Aferesi di vurza. || V. ursa.
Urzari. v. intr. Andar a orza: orzare.
Urzata. V. urgiata.
Supplemento
’Urgiuni. V. gurgiuni, altri spiega: paganello.