Nuovo vocabolario siciliano-italiano/ME

ME

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MB MI

[p. 583 modifica] Me’. pron. possess. mio, e mia. Anco in Firenze usano me’ per mio. E vale anco miei e mie; così anco a Firenze: oh li me’ reni! || pron. pers.: me.

Mecca. V. in lecca. || (Rocca). Luogo dove si esercitano arti meccaniche: opificio. || a mecca, si dice quando gli orefici scambio d’oro adopran argento e poi vi passan la coloritura ad oro: doratura a mecca.

Meccànica. s. f. Parte della fisica che ha per oggetto l’applicazione delle leggi motrici: meccanica. || aviri meccanica, aver industria, esser ingegnoso: saper di meccanica. || canusciri la meccanica, sapersi destreggiare.

Meccanicamenti. avv. In modo meccanico, e si dice pure di quelle azioni fatte per pura pratica, senza concorso dell’intelletto: meccanicamente.

Meccànicu. add. Attenente a meccanica: meccanico. || azioni meccanica, senza il concorso dell’intelletto: azione meccanica. || s. Chi esercita meccanica: meccanico. || add. Ingegnoso. Sup. meccanicissimu: meccanichissimo.

Meccanìsimu. s. m. Unione delle parti formanti una macchina: meccanismo. || Maniera con cui una causa produce il suo effetto: meccanismo.

Mèccia. s. f. T. legn. Quella parte del legno che incastra nella tacca di un altro legno: dente. || Per pene. || Per miccia V. (Fr. mêche e Sp. mecha V. sotto).

Mècciu. s. m. Fila di bambagia che si mettono nella lucerna per accendere: lucìgnolo, stoppino. || Quel pezzo di panno o checchessia unto che serve a far accendere i carboni rammontativi sopra per avviar il fuoco nel fornello: cencio. || Per mèccia V. || Fila di tela o filacci che si metton entro le ferite: stuello, tasta. || – a funcia: lucignolo a fiaccola. || – d’occhi. V. cuzzica. || – a quasittedda, quelli a mo’ di calzina. || aviri lu mecciu terminatu, essere pressato ed aver il tempo determinato. || essiri comu don cola mecciu chi ogni cosa cci fa ’mpacciu: esser casoso, fisicoso. || sentiri lu fetu di lu mecciu, fig. presentire, prevedere le cose dannose. || mecci di picuraru, spezie di erba: etiopide. Aetiopis. (Fr. mêche e Sp. mecha: stuello, stoppino).

Meccu. V. mecciu. || La parte del lucignolo che arde divenuta lunga, arsa e che ha bisogno di essere tagliata: moccolaja, smoccolatura.

Medesimamenti. avv. Allo stesso modo: medesimamente. [p. 584 modifica]

Medèsimu. pron. Stesso, però questo esprime proprio identità, mentre medesimo esprime meno: medèsimo.

Mèdia. s. f. Quella quantità in mezzo ad altre due, di cui la prima stia a questa come questa sta alla seconda: media proporzionale.

Medianti. V. midianti. || prep. Per mezzo, mercè: mediante. || A condizione, sì veramente che...

Mediàri. v. a. Interporre: mediare. || rifl. Interporsi. P. pass. mediatu: mediato.

Mediaturi –trici. verb. Chi o che s’intramette: mediatore. || È anco un giuoco a carte: calabresella, di cui ogni partita dicesi mediatore, onde dicesi facciamo un mediatore.

Mediazzioni. s. f. Intercezione interposizione: mediazione.

Mèdica. s. f. Spezie di trifoglio: mèdica. || fem. di medico.

Medicari e relativi V. midicari.

Mèdicu. s. m. Chi professa la scienza medica, chi cura le infermità: mèdico. || – di pusu: medico fisico. || – di chiaga: chirurgo. || – di cavaddi, di poco conto: medichino, medico da sùcciole. || Prov. lu medicu piatusu fa la chiaja virminusa, l’eccedere in compassione arreca poi danno: medico pietoso fa la piaga puzzolente. || medicu vecchiu e varveri picciottu o e mammana picciotta, il medico è buono vecchio per la esperienza, il barbiere dev’esser giovine per la mano ferma, così della levatrice: medico vecchio e barbiere giovane. Onde poi si dice; medicu nuvellu ruina parintatu: medico giovane fa la gobba al (empie) cimitero. || mentri lu medicu studia (o disputa) lu malatu si nni va, nelle cose urgenti non bisogna dormirvi su: mentre il medico studia l’ammalato se ne va, o mentre l’erba cresce muore il cavallo. || visita di medicu, visita breve: visita da medico. || aviri lu medicu ’nta la sacchetta, esser sicuro del fatto proprio: aver buono in mano. || nè pr’ogni mali iri a medicu, nè pr’ogni liti all’avvucatu, nè pr’ogni siti a la funtana, non bisogna sempre ricorrere a una cosa, ma secondo le circostanze saper trovare altronde i rimedî. || è gran pazzìa fari lu medicu eredi, vi affretterebbe la morte. || lu medicu nun pigghia mai medicina, nel fig. chi sa prevedere non ha il male: nessun buon medico piglia mai medicine. || onura lu medicu pri ’n’au- tra vota, cioè tienti apparecchiato al male che ti può seguire. || lu medicu nun avi bisognu di la grammatica pri fari declinari la malattia, ma ha bisogno della pratica di sua scienza. || tra medicu e mammana squagghia la criatura, met. col troppo passare di mano in mano va dissipandosi checchessia.

Mèdicu. add. Di medico, curativo: mèdico.

Medietà, Medietati. V. metà. In ital. medietà esprime lo stato o la qualità d’esser medio.

Mediocri. add. Che è in mezzo tra il grande e il piccolo, fra l’assai e il poco, ovvero fra il buono e il cattivo: mediocre. Sup. mediocrissimu: mediocrissimo.

Mediocrimenti. avv. Con mediocrità: mediocremente.

Mediocrissimamenti. avv. sup. Mediocrissimamente.

Mediocrità, Mediocritati. s. f. Astratto di mediocre: medio.

Mediòculi. V. mediocri.

Meditabbunnu. add. Che sta meditando: meditabondo.

Meditari. v. intr. Considerar attentamente coll’intelletto una cosa: meditare. P. pres. meditanti: meditante. P. pass. meditatu: meditato.

Meditatamenti. avv. A bello studio, pensatamente: meditatamente.

Meditativu. add. Dedito a meditare: meditativo.

Meditazzioni. s. f. Il meditare e la cosa meditata: meditazione.

Meditazziunedda. dim. di meditazzioni: meditazioncella.

Mèdiu. add. Di mezzo: mèdio. || Il dito lungo che sta in mezzo: dito medio.

Mègghiu. avv. compar. Più bene: meglio. || Invece di più: meglio. || Per piuttosto: meglio. || vuliri megghiu, amar piuttosto: voler meglio... (megghio è in Fagiuoli).

Mègghiu. add. compar. Più buono: meglio. E si usa talora coll’art. in forma di s. il meglio. || per ottimo: il meglio. || di beni in megghiu, posto avv. il passaggio di una in più buona condizione: di ben in meglio. || megghiu di nenti: è meglio tale che senza nulla stare. || pigghiarisilla cu cu’ si senti lu megghiu, non aver riguardi: pigliarsela col più bravo. || viju lu megghiu e m’attaccu a lu peju, prov. ch’esprime la cecità di alcuno: i’ veggio il meglio, ed al peggior m’appiglio. || a la megghiu, posto avv. nel miglior modo possibile: alla meglio. || campari a la megghiu, miseramente: campare alla meglio. || a lu megghiu, quanto meglio si può: al meglio. || di megghiu, meglio: di meglio. || aviri la megghiu, vincere: aver la meglio. || fari lu to, lu sò megghiu, far ciò che torna più conto: far il tuo, il suo meglio. || lu megghiu megghiu, il più buono, il migliore di checchessia: il meglio meglio. || lu fazzu pri lu tò megghiu: lo fo pel tuo meglio. || zittuti pri lu tò megghiu: chetati pel tuo meglio. || Per mostrare che si è soddisfatti di una cosa, esclamasi: meglio! E alle volte ironicamente anco. || veniri megghiu, tornar più utile: metter meglio. || megghiu chi sacciu: meglio che so. || megghiu chi vui faciti, megghiu sariti pagatu: meglio che voi fate e più sarete rimeritato. || la megghiu cosa è...: la miglior cosa è... || preggiati trattari cu li megghiu di tia, se non altro ci si guadagna di riputazione. || cchiù megghiu: meglio, migliore, meglio ancora; e non mai più meglio o più migliore.

Melenosi. s. m. Sorta di tessuto di fior di lana.

Meli. s. m. Liquore fatto dalle api: miele, mele || – virgini, quello semplice e puro. || aviri lu meli ’m mucca e lu diavulu a lu cori, dar buone parole e tristi fatti: avere il mele in bocca e il rasojo a cintola. || nun si mancia meli senza muschi, non si può aver del bene senza incomodi, fastidî ecc.: non si può aver il mele senza le mosche o le pecchie. || calaricci lu meli pri cannarozzu, avvenir una fortuna inattesa e che torna in concio: cascar il cacio sui maccheroni. || lu meli si fa liccari e lu feli si fa sputari o lu meli si fa [p. 585 modifica] liccari pirch’è duci, chi vuol essere amato sia buono: il mele si fa leccare perche è dolce. || a cu’ havi la frevi, o guastu lu balataru, lu meli sapi amaru: allo svogliato il mele par amaro. || quantu va una iditata di meli nun va una vutti d’acitu, quanto può la dolcezza nel persuadere, non può la forza a costringere. || cu’ avi lu meli a la manu si la licca, chi ha buono in mano ne gode.

Meli-d’apa. V. fanfarricchi.

Melilotu, s. m. T. bot. Erba medicinale simile al trifoglio: meliloto. Trifolium melilotus officinalis L.

Melimuschi. s. m. Sorta di danza non più in uso.

Melinfanti. V. milifanti.

Melissa. s. f. T. bot. Erba odorosa, grata alle api: melissa, cedronella. || Per melissi. V.

Melissi, Melìssima. Nella frase essiri in melissi, esser ubbriaco: esser in pernecche.

Melma. s. f. Terra che è nel fondo delle paludi, de’ fossi acquosi, ecc: melma.

Melodìa. s. f. Concento, soavità di musica: melodìa.

Melodiusu. add. Pieno di melodìa: melodioso.

Melodramma. s. m. Dramma in musica: melodramma.

Membrana. s. f. Tessuto dell’animale che serve ad avviluppare certi organi: membrana. || La parte delle piante composta di fibre a mo’ di rete: membrana.

Membranedda. dim. Membranetta, membranella.

Membranusu. add. Che ha sostanza di membrana: membranoso.

Membrettu. dim. di membru: membretto.

Membru. s. m. Parte del corpo destinata a qualche funzione, come braccio, mano, ecc.: membro. || Detto ass. il pene: membro. || Si dice di molte altre cose, parte di esse: membro.

Membruni. accr. di membru: membrone.

Membrutu. add. Di grosse membra: membruto.

Memmè. V. mmemmè.

Memorabbili. add. Degno di memoria: memorabile.

Memorannu. add. Memorabile: memorando.

Memoria. s. f. Potenza dell’animo che fa rammentare: memoria. || Commemorazione, reminiscenza: memoria. || Ricordo, annotazione: memoria. || Scrittura di ragioni e fatti che valgano a persuadere, o per mezzo di cui si implori checchessia: memoria. Onde memoria legali, scrittura dell’avvocato a favore del suo cliente: consulto. || memoria ferrea, buona a ritenere: memoria ferrea. || – di gatta: memoria labile. || La riputazione buona o cattiva che sopravvive ad uno: memoria. || di bona o felici memoria, per ricordare con onoranza i morti: di buona o felice memoria. || aviri a memoria, ricordarsi: aver a memoria. || ’nsignarisi a memoria, imparar a mente: mandar a memoria. || sapiri a memoria, sapere una cosa da poterla ripetere: saper a mente. || tirata di memoria, atto fantastico, strano e improvviso: scatto. || Atto o detto per trarsi d’impaccio o pigliar vantaggio: alzata d’ingegno. || E anche per ghiribizzo. || a memoria d’omini, fin da tempo remotissimo: a memoria d’uomini. || pirdirisinni la memoria, non esservene più traccia di reminiscenza: perdersene la memoria.

Memorialazzu. pegg. di memoriali

Memorialeddu. dim. di memoriali.

Memoriali. s. m. Supplica, petizione, domanda: memoriale.

Memorialicchiu. dim. di memoriali.

Memorialuni. accr. di memoriali.

Memoriazza. pegg. e accr. di memoria: memoriaccia.

Memoriedda, Memorietta. dim. di memoria: memoriuccia; il secondo è in senso di scrittura: memorietta.

Memoriuna, Memoriuni. accr. di memoria: memoriona.

Memoriuzza. dim. di memoria: memoriuccia.

Memuoriusu. add. Che ha memoria: memorioso, mèmore.

Menda. V. mendu (Pasq.).

Mendicari. v. a. Chiedere limosina: mendicare. P. pres. mendicanti: mendicante.

Mendicu. V. minnicu.

Mendu. s. m. Difetto, pecca: mendo.

Meni. Paragoge di me: me. Anco mene per me, dissero gli antichi, e dice alcuno del volgo ancora in Toscana.

Mennu. V. mendu.

Mènnula. s. f. Arbore noto: màndorlo. Amygdalus communis L. E il frutto: màndorla. (A. V. ital. mandola). || a mennula, posto avv. a rombo, a guisa di mandorla: a mandorla. || Per sim. quel lavoro laterale nelle calze, che corrisponde alla noce del piede: mandorla. || In pl. e in gergo, per danari: bezzi. || mennula cavalera, primaticcia e di guscio ancor verde: càtera (a Firenze). || aviri li mennuli, aver gonfiore nello stomaco, a cagione delle febbri d’aria. || mennuli atturrati: mandorle bruschite. || mennula a rappa: mandorla a grappolo. Amygdalus racemosa. || mennuli agghiazzati: mandorle confettate. || Prov. la mennula ciurisci e la fimmina ’mpazzisci, Quando il mandorlo fiorisce, la donna s’innamora (forse).

Mensa. s. f. Tavola apparecchiata per desinare: mensa.

Mensili. add. D’ogni mese: mensuale. || s. V. misata.

Mènsula. s. f. Membro d’architettura, per sostegno di trave o altro: mènsola.

Menta. e così i derivati. V. amenta.

Mentali. add. Di mente: mentale.

Mentalmenti. avv. Colla mente: mentalmente.

Menti. s. f. La facoltà intellettiva: mente. || Per animo, affetto, volere: mente. || Pensiero, fantasia: mente. || tèniri a menti, ricordarsi. E in tipografia, confrontare con altri la composizione fatta: riscontrare. || nesciri di menti, dimenticarsi: uscir di mente. || ’nsignarisi a menti, cacciarsi a memoria: imparar a mente. || vèniri in menti, rammentarsi: venir in mente. || diri, fari a menti, senz’altro aiuto che la propria mente: dire, fare a mente. || sapiri a menti, sapere una cosa da poterla ripetere: saper a mente. || essiri ’ntra la menti di Diu ’na cosa, esser di là da venire, o nella immaginazione d’alcuno: esser in mente Dei. || Prov. semu tutti di ’na ventri, ma no tutti di ’na menti, poichè nasciamo tutti a un [p. 586 modifica] modo, non è il sangue che nobilita, ma l’ingegno. Avviso ai così detti Nobili.

Menti. V. mentri.

Mèntri. V. mettiri.

Mentìri. V. mintiri.

Mentri. avv. di tempo. Nel tempo che, durante: mentre. || ’nta mentri: nel mentre. || ’nta stu mentri: in questo mentre. || Per poichè: mentre. || Per quando invece.

Mentu. V. varvarottu.

Menu. avv. di quantità. Manco, al contrario di più: meno. || veniri menu, svenire: venir meno. Mancare: venir meno. || aviri menu, o pri menu una cosa, stimarla meno: avere per meno una cosa. || fari a menu o di menu di...: astenersi da: far a meno o di meno di... || essiri menu d’unu, essergli inferiore: esser da meno di alcuno. || almenu, a lu menu: al meno, al meno, meno, alla meno. || in menu chi vi lu dicu, in un subito: in meno di che. || nenti menu o nenti di menu, si usa per esprimere maraviglia, esagerazione: niente meno, niente di meno. || a menu chi: salvochè, fuorchè, eccettochè (meno che è ripreso dall’Ugolini). || menu chi chistu: fuorchè questo. || tutti vinniru menu di vui: tutti vennero eccetto che o tranne o fuorchè voi.

Menu. add. compar. Più poco ecc.: meno. Alle volte è coll’art. e sta per l’add. minore: meno. || la menu cosa è chista: la minor cosa è questa.

Menza. s. f. Si dice la menza cioè mezz’ora dopo mezzogiorno o dopo mezzanotte: la mezza. || menza di manu, due strisce di cuojo che si affibbiano alle estremità delle redini e con le quali il guidatore dirige il cavallo. || – d’arreri, parti delle scarpe: i quartieri (Di Marco). || Per mensa. V.

Menzacanna. s. f. Misura che valeva M. 1,03 || Per bastone in generale: muzza, pertica. || V. canna. || Prov. misurari cu la so menzacanna, giudicar come sè gli altri: misurar col suo passetto.

Menzafòrficia. s. f. Ognuna delle due travi inclinate che forman i lati del cavalletto di armatura del tetto: puntone, arcale.

Menzalana. s. f. Grosso e rozzo panno di lana e lino: mezzalana.

Menzalinu. V. minzalinu.

Menzaluna. s. f. Cosa a guisa di luna falcata: mezzaluna. || Coltello da cucina circolare: mezzaluna. || Nello annaffiatoio è il coperchio: tettino. || Arnese di chiesa ove si pone l’ostia: lunetta.

Menzannata. s. f. Metà dell’annata.

Menzannotti. s. f. L’ora a metà della notte: mezzanotte.

Menzarànciu. s. m. Fabbricato o altro a guisa di una mezza arancia: segmento. || Dicesi a persona da nulla o leggiera: chiappolino, scalzagatti. || Spezie di vaso: gotto. || V. menzuculu.

Menzatesta. s. f. Di poco cervello: cervellino.

Menzavutti. s. f. Vaso di legno a doghe: tino, mezzabotte.

Menzioni. s. f. Nominazione, memoria: menzione.

Menziornu. s. m. L’ora a metà della giornata: mezzogiorno, mezzodì.

Menziuneddu. s. m. T. legn. Certa misura di travicelli per diverse opere di loro arte: assicella, asticciuola.

Menzomu. s. m. Per ischerzo si dice a uomo piccolo o da nulla, o ache eunuco: mezz’uomo.

Menzu. s. m. La mezza parte: mezzo (z dolce). Delle volte è avv. e delle volte s. || Quello che è ugualmente distante dagli estremi: mezzo. || Aiuto, modo, interposizione: mezzo. || nun aviri menzu, non aver modo: non aver mezzo. || mettiri ’m menzu, metter in campo, promuovere allegare: produrre in mezzo, metter in su, cavar fuori. || iri ’mmenzu o ntra lu menzu o pri lu menzu, patirne pregiudizio: andarne di mezzo. || mittirisi ’m menzu, esser mediatore: essere o entrar di mezzo. || Vale pure mostrarsi, voler comparire per fare o dire: venir fuori. || nesciri ’mmenzu, vale l’istesso. E vale pure, opporsi, impacciarsi, contraddire: entrare di mezzo. || spartiri in menzu. V. spartiri la turta, ecc.: dare in quel mezzo. || ’m menzu: in mezzo o nel mezzo. || menzu bonu, menzu malatu ecc. seguito da qualunque aggettivo, ha forza di quasi: mezzo buono ecc. || Mediocre, mezzano; mezzo. || menzu fattu, alquanto ubbriaco: alticcio. || menzu menzu, in parte, alquanto: mezzo mezzo. || menzu tempu, primavera: mezzo tempo. || menza tinta, colore fra chiaro e scuro: mezza tinta. || nun aviri menzu, non aver moderazione: non aver mezzo. || levati di mmenzu, modo di scacciare: va via, levamiti di torno. || a menz’aria, incompiutamente: a mezzo. || menzu jornu, l’ora a metà del giorno: mezzogiorno, mezzodì. E il vento del Sud: mezzogiorno. || mittirisi ad unu ’mmenzu, insidiarlo, ingannarlo: metter in mezzo. || T. calz. menzu d’avanti o d’arreri: quartieri della scarpa. || livari di ’mmenzu, uccidere, togliere di vita. (Lat. de medio tollere. Cicerone). || di ’mmenzu vale anco di intorno, da presso: di fra le gambe (Guerrazzi). || ’m menzu, detto di cose fuori il proprio posto, in modo che faccian ingombro: in disordine. || Modo o via da riuscire a un fine: mezzo. || in pl. facoltà, ricchezze, omu di menzi: uomo di mezzi, ricco. || mettiri menzi e quartucci, scherzando sulla voce menzu in senso di mezzo quartuccio e nel senso di modo, via: usar mezzo.

Menzubbrasili. s. m. Sorta di tabacco: mezzobrasile.

Menzubbustu. s. m. Statua rappresentante la sola testa e parte del busto: mezzobusto.

Menzuculu. Per dispregio a giovane cattivo, ridicolo: giovinastro, scalzagatti.

Menzuculuri. s. m. Color di mezzo: mezzocolore.

Menzujornu. V. menziornu.

Mènzula. V. mensula.

Menzumarinaru. s. m. T. mar. Asta armata di gancio che serve al marinaro di una piccola barca per afferrare a uno scoglio o altro: gancio di lancia (Zan. Voc. Met.).

Menzupitturali. s. m. Parte del finimento che dal petto va fin alle tirelle: attacco.

Menzuponti. s. m. T. mar. Due tavolati uno a destra e altro a sinistra, per la comunicazione del cassero col castello di prua: passavanti (Pitrè).

Menzurrilevu. s. m. Scultura non del tutto a rilievo: mezzorilievo.

Menzutèrmini. s. m. Ripiego, scusa: mezzotèrmine (benchè l’Ugolini lo biasimi). [p. 587 modifica]

Mera. V. A. (Pasq.). Mala sorte. (Gr. μοῖρα).

Merca. s. f. Segno a cui si dirizza la mira dell’arma da fuoco: bersaglio. || V. mira al 2º §.

Mercè. avv. In o per grazia: mercè.

Mercedi. s. f. Ricompensa: mercede. || Prov. servizziu fattu, mercedi aspetta: lavoro fatto, danari aspetta. || Prov. nun livari la mercedi all’operariu, se si desse tutta la mercede, come di diritto spetterebbe, all’operaio il lavoro sarebbe emancipato dal capitale.

Mercenariu. add. Che serve a prezzo, venale: mercenàrio.

Merci. add. Le robe che si mercanteggiano: merce. || Ognuna delle quattro sorta in cui si dividono le carte da giuoco: seme. || Prov. tempu vinni merci, l’occasione fa bene vendere: stagione o il temporale vende merce.

Mèrcia. V. sopra. (A. V. ital. mercia).

Mercoldì, Mercordì. s. m. Il quarto giorno della settimana: mercoledì. E per idiotismo toscano anco: mercordì.

Mercu. s. m. Impressione, contrassegno, segno: màrchio. || Saldatura delle ferite: màrgine (maschile e fem.). || Taglio fatto altrui in sulla carne: sfregio, sberleffe. || Segno o lividura lasciata da percossa: maltito (Rigutini), lìvido (s. m.), pesca, monachino. || nun essiri mercu di sgarrarisi, dicesi di persona assai facile a conoscersi ai contrassegni. || Nella Maremma Toscana, dice Tommaseo, l’operazione del marchiare il gregge dicesi: merco.

Mercuredda. V. mircuredda.

Mèrcuri. V. mercoldì. || lu mercuri ’mmenzu la simana, dicesi per beffa a chi stia in luogo troppo esposto, dando impaccio altrui. || Prov. zoccu nun s’ha fattu tra mercuri e jovidi, nun si fa ’ntra venniri e sabbatu, ciò che si fa in tempo utile o in principio, non si fa poi (A. V. ital. mèrcore usata da Bembo, Castiglione e Berni).

Mercùriu. s. m. Argento vivo: mercurio.

Merenda. V. mirenna.

Meretricedda. (D. B.). dim. di meretrici: meretricetta.

Meretrici. s. f. Femmina che fa copia di sè per mercede: meretrice.

Mergu. s. m. T. zool. Uccello palustre che vive di pesci: mergo, marangone. Colymbus cristatus L.

Mèrgula. s. f. Parte superiore di muraglia, situata a intervallo da altre: merlo. || I becchetti della corona: merlo. || Pezzetti di drappo pendenti a pizzi attorno il lembo di baldacchini, ecc: drappellone. || Cinciglio, ornamento pendente da abito ecc: drappellone.

Meridiana. s. f. Orologio a sole: meridiana.

Meridianu. add. (Mort.) Appartenente a mezzodì: meridiano.

Meridionali. add. Di mezzodì, del Sud: meridionale.

Merinos. s. m. T. zool. Varietà di pecora spagnuola: merina. || Tessuto di lana di merina.

Meritamenti. avv. Secondo merito: meritamente.

Meritari. v. a. Dar merito o premio, rimeritare: meritare. || intr. Esser degno di male o bene: meritare. Che noi usiamo piuttosto intr. rifl. || miritarisilla una cosa, per lo più gastigo o simile: stargliene il dovere p. e. ti la meriti: te ne sta il dovere. P. pass. meritatu: meritato.

Meritèvuli. add. Che merita: meritèvole. Sup. meritevulissimu: meritevolissimo.

Meritevulmenti. avv. Con merito: meritevolmente.

Meritìvuli. V. meritevuli.

Meritoriamenti. avv. In modo meritorio: meritoriamente.

Meritòriu. add. Degno di merito: meritòrio.

Mèritu. s. m. Ciò che rende degno di premio o di gastigo: mèrito. || Premio: merito. E in cattiva parte, demerito: merito. || trasiri ’ntra lu meritu, entrar nella ragione o nella sostanza di checchessia: entrar nei meriti. || veniri a mali meriti, scadere dagli agi primieri: volger al dechino. || omu di meritu: meritevole. E per uomo di vaglia. (Tomm. D. dice, uomo di merito mi sa di francese; direi meglio di grandi meriti).

Merlettinu. dim. di merlettu.

Merlettu. s. m. Fornimento o trina di refe o di oro filato per guarnimento: merletto.

Merlinu. s. m. T. mar. Spago di tre fili per cucire ralinghe alle vele dove hanno a soffrire maggiormente: merlino, gherlo (Zan. Voc. Met.).

Merlu. V. mèrgulu. || V. merru.

Merluzzu. V. mirruzzu.

Merru. s. m. T. zool. Uccello tutto nero, e il maschio ha il becco giallo: merlo. Turdus merula L. || merru varvariscu. Merula torquata Gesn. Av. || – di cannitu. V. sturneddu. || – di passa. V. cudurrussuni.

Mesa. s. f. Agguato: posta. Onde mittirisi a la mesa: far la posta a uno.

Mesciuni. V. A. (Salom. da Lentini) V. messi. || Il tempo del mietere: mietitura.

Messi. s. f. Ricolto: messe.

Messìa. V. missìa.

Mestìzzia. s. f. Stato di esser mesto: mestizia.

Mestruali. add. Di sangue o purgazioni mensuali: mestruale.

Mestruanti. add. Che è nei mestrui: mestruante.

Mestruata. add. Che patisce i mestrui, o ne è imbrattata: mestruata.

Mestruazzioni. s. f. Il venir il mestruo: mestruazione.

Mèstruu. s. m. Si usa spesso nel pl. Le purghe di sangue che periodicamente soffrono quelle atte alla generazione: mèstruo.

Mestu. add. Addolorato, triste: mesto. Sup. mestissimu: mestissimo.

Metà. s. f. La mezza parte: metà, e ant. metade, metate. || fari ’na cosa a metà, incompiutamente: far una cosa a mezzo.

Meta. s. m. Termine, scopo: meta. || Quel prezzo fissato ai venditori e che non posson oltre passare: tariffa, prezzo determinato. (Ugolini biasima meta qual francesismo).

Metaddu. V. metallu.

Metafisicari. V. sufisticari.

Metafisicarìa. V. sufisticarìa.

Metafisichïari. V. metafisicari.

Metafisicu. add. Di metasifica: metafìsico. || Fantastico, che la guarda pel sottile: fisicoso.

Metàllicu. add. Di metallo: metàllico.

Metallinu. V. mitallinu.

Metallu. s. m. Materia dura che si cava dalle viscere della terra: metallo. || metallu di vuci, il suono di essa: metallo della voce.

Meticulusu. add. Timido, dubbioso: peritoso. || [p. 588 modifica] Che si piglia a male le cose: permaloso. || Che d’ogni cosa fa caso: casoso.

Mètiri. v. a. Segar le biade: miètere. (A. V. ital. mètere). || Prov. nun mi mitennu nenti cchiù tegnu, si fa dire alla biada, cioè se non si miete a tempo, il grano casca. || cu’ nun po’ metiri, liga, chi non può far quanto vuole, fa quanto può. P. pass. mitutu: mietuto.

Metitura. V. mititura.

Metodicamenti. avv. Con metodo: metodicamente.

Metòdicu. add. Che tratta con metodo: metòdico.

Mètodu. V. mètudu.

Metròpuli. s. f. Città principale: metròpoli. Il prof. Vincenzo Di Giovanni, uomo intendente e competente, assicuravami averio udito dire da contadini.

Mètricu. add. Di metro: mètrico.

Metru. s. m. Unità di misura, che si divide in 100 centimetri: metro.

Mèttiri. v. a. Porre, collocare: mettere. || Spendere: mettere. || Introdurre o far ricevere: mettere. || intr. Detto delle piante, pupullare: mettere. || Cominciar a nascere, a spuntare: mettere, p. e. metter i denti, la barba ecc. || Detto di vestimenti, vestire: mettere. || Scommettere: metter checchessia. || In commercio contribuir la messa per formar il capitale: mettere. || Detto de’ fiumi, sboccare: mettere. || Nel giuoco metter su il danaro: mettere. || rifl. Mettersi. || Entrare: mettersi. || mittirisi a..., imprendere: mettersi a... || mittirisicci tuttu, adoperarsi tutto per fare: far suo potere, mettersi sotto, esservi accanito. || mettiri sutta, umiliare, deprimere: metter basso . || – focu, attizzar lite. || – omini, ordinare che parecchi si affatichino intorno checchessia: sollecitare . || – ’n caudu, porre al fuoco le vivande: metter a fuoco , riscaldarle . || – ’n grazia o in disgrazia, mettere in buono o cattivo concetto: metter alcuno in grazia o in disgrazia . || mettiri a ’nn ordini: metter in pronto o in punto . || – a versu: porre in assetto ; far sì che altri faccia il proprio dovere: fare arar diritto . E mittirisi a versu, agire assennatamente: metter cervello . || mettiri in testa , persuadere: metter nel capo . || || – di cuscenza , offender la cos cienza: mettere di coscienza . || – ’n canzuna , burlare: metter in novelle . || – ’m musica , adattare alle parole la musica: metter in musica . || – ’m prattica , praticare: metter in pratica . || – ’m puntu , o ’m puntigghiu , piccare: metter al punto . || – mali o puncigghiuna , irritar uno contro altro: metter male . || mittirisi a criatu , a giuvini , a patruni , a garzuni , andar a stare come servitore: acconciarsi o mettersi per servidore , porsi con alcuno , aggarzonarsi . || mettiri all’arti , insegnar un bambino ad un’arte: avviare , porre uno a un’arte . || – a li celi , lodare: metter in cielo . || mettiri a li viti : costrignere , distrignere , importunare . || – a mazzu , far poco conto: metter in non cale , batter a fascio . || – a solu , appianare: atterrare . || mettiri di lu so , scapitare: metter del su o. Vale anche aggiunger la frangia a ciò che si racconta: metter di bocca . || Questo verbo si usa per piantar un’ipotesi p. e. mittemu ca io issi dda: mettiamo che io andassi là o poniamo caso. || Per cominciare p. e. mettinu a viniri li tunni: comincian a venire i tonni. || mittirisi cu unu, provarsi, contendere e anco azzuffarsi con alcuno: porsi con alcuno. || nun mittirisi pri picca, non mettersi a checchessia per poco: non uccellar a pìspole. || mettiri unu a la strata, mostrare la via: metterlo nella via. Vale pure, levargli il da vivere: mettere in sul lastrico. || mettiri di banna, conservare, accumulare: porre da parte. E vale pure tralasciare: metter da banda. || – la tavula, apprestar la mensa: metter la tavola. || – manu, cominciare: metter mano. || mettiri putìa, aprir bottega: far bottega. || mettiri sennu, rinsavire: metter cervello. || metti o menti pri mia, modo di ripigliarsi nel raccontar checchessia volendo correggersi. || mettiri boni paroli, fare rappaciare: metter bene. || mettiri unu a li tri vuci, porlo in cantona: metterlo in novelle. || misi a fari chi diu nni libbra: cominciò a far il diavolo. || mittirisi a tavula, andar a desinare: mettersi a tavola. || mittirisi ’n testa, voler fare, ostinarvisi: ficcarsi in capo. Vale pure determinarsi: porsi in cuore. || mettiri, per paragonare, confrontare: porre. || Per piantare: porre. || mettiri amuri: porre amore. || – in opera, in esecuzione: porre in opera, in atto. || – la tuvagghia, stender la tovaglia della mensa: apparecchiare. || mettiri lu ferru, chiudere una porta o finestra col paletto: tirar il paletto; e mittirisi lu ferru, cioè chiudersi col paletto da dentro: tirarsi il paletto. P. pass. mittutu e misu: messo.

Mètudu. s. m. Modo di fare con ordine: mètodo. || Stile, usanza, costume: mètodo.

Meu. s. m. La voce del gatto: miao. || T. bot. Sorta d’erba alpestre, delle ombrellifere: meo, meu, finocchiana. Aethusa meum L.

Meu. pron. poss. Mio. || s. La mia proprietà: il mio. || Prov. nun cc’è nè tò, nè meu, tutto è in comune, non v’è nè tuo, nè mio.

Mèusa. s. f. Viscere del corpo, posto a sinistra del ventricolo: milza. || V. mastramèusa. || Per berretta, nel Catanese. || fari la meusa, burlare, sojare: dar la quadra.

Mezzaporti. V. purteddu.

Mezzu. V. menzu. || V. mizzuddu.

Mezzujornu. V. menziornu.

Supplemento

[p. 1151 modifica] Meffi. V. cioè (La Manna) (In Termini).

Memmara, Memmaru. Membro virile.

Menziurnista. add. Di chi suol desinare a mezzogiorno.

Menzupuntu. V. retipuntu.

Menzutestu. s. m. Sorta di tegamino.

Merru. || – d’acqua: merlo acquajolo. || – a pettu jancu, merlo col petto bianco || – di rocca, V. passaru sulitariu. [p. 1152 modifica] [p. 1153 modifica]