Nuovo vocabolario siciliano-italiano/ZO

ZO

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ZI ZU

[p. 1117 modifica] . pron. Ciò. Onde zoccu: ciò che; zo è: cioè ecc. In molti dialetti della nostra penisola, e nel veneziano spezialmente, la c viene spesso cangiata in z; mentre nel nostro segue men frequente, anzi questa voce è uno de’ rari esempi. || zoccu cc’è, ogni cosa: ciò che c’è (Buonarroti il giov.).

Zocculanti. V. zucculanti.

Zòcculu. s. m. Pianella col suolo di legno: zòccolo. || T. arch. Piedistallo: zoccolo. || Fascia di color diverso a piè di una parete o altro: zoccolo. || Lastrone di macigno nel centro dei portoni, dove fan capo i paletti per tener le imposte, i cancelli ecc. serrati. || Per surci V.

Zòddaru. s. m. Per lo più usato in pl. Piccola quantità di sterco o altra sporcizia, che rimane attaccata sulla lana delle capre, pecore e simile: còccola, zàcchera. || Per sim. pallottole di sudore e sporcizia sulla pelle di chicchessia: pasterelli. || Piccolo schizzo di fango in sui panni: zàcchera (Dice Pasq. dalla medesima radice zul: vile, basso, onde vien anco zolla).

Zodìacu. s. m. Fascia circolare sotto cui giran i pianeti, raffigurato con vari segni di animali: zodìaco.

Zoira, V. bòria. || V. fasulazzu.

Zolu. V. azzolu.

Zòmmaru. V. rozzu.

Zona. s. f. Lamina fine di acciaio. || Fascia che cinge il contorno di checchessia: zona (z dolce).

Zoologgìa. s. f. Parte della storia naturale che tratta degli animali: zoologia.

Zoppu. s. m. Chi è impedito delle gambe o del piè in modo che non possa camminar bene: zoppo. || Prov. cu’ prattica cu lu zoppu, supra l’annu zuppichìa, col lungo conversare con alcuno se ne piglia il costume: chi pratica lo zoppo impara a zoppicare. || cu cchecchi nun cantari, e cu zoppi nun ballari, sovente sì gli uni che gli altri fanno bene. || quannu ti voi fari gabbu di lu zoppu, bisogna chi tu fussi drittu, chi burla altrui, badi se egli è degno d’esser burlato: chi burla lo zoppo badi d’esser diritto. || a zoppu nun cci servi di diri curri, a chi non sa o non può non vale spingerlo a fare: al cieco non si mostra la strada.

Zoppu. add. Che è impedito delle gambe o del piè in modo da non poter camminar meglio: zoppo. || Per met. delle cose che si reggono in piedi, quando alcuno di essi manca o è corto: zoppo.

Zorba. s. f. T. bot. Albero di frutto noto: sorbo. Sorbus domestica L. || Il frutto che è tondo, più piccino d’una noce: sorba. || zorbi: esclamazione: cocuzze! || zorbi o zorbi marini, espressione per negare.

Zorbi. s. m. Parola che si dice in luogo di altra che non sovvenga: coso. || lu zorbi, espressione per negare.

Zòria. s. f. Parola forse straniera che sta per proposito, volere, intendimento, nella frase livari di zoria, dissuadere, distogliere.

Zoticarìa. s. f. Rozzezza: zoticherìa.

Zòticu. add. Intrattabile, rozzo: zòtico.

Zotta. s. f. Sferza di canapo attaccata a una verga per frustar i cavalli: frusta (Dallo Sp. azote: sferza). || Piccola quantità d’acqua stagnante: pozza, lafacchio. || Luogo avvallato: vallea. || fari la zotta, fig. suol dirsi quando s’incomincia a fare una cosa dal meno importante: prendere il porro per la coda.

Zu. Lo stesso che su; ma dassi agli zappatori, ai facchini e simili. || Alle volte sta per ziu. ||

Supplemento

[p. 1158 modifica] [p. 1159 modifica] Zoiru. s. m. T. bot. Pianta della famiglia delle papilionacee: anagiride. Anagyrides foetida L.