Nuovo vocabolario siciliano-italiano/SC

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[p. 866 modifica] Scabbia. V. rugna.

Scabbiusa. s. f. T. bot. Pianta perenne, creduta buona contro la scabbia: scabbiosa. Scabiosa arvensis L.

Scabbiusu, add. Che ha scabbia: scabbioso. || Si dice per sim. anco delle piante: scabbioso.

Scabbruseddu. dim. di scabbrusu: scabrosetto.

Scabbrusità, Scabbrusitati. s. f. Qualità di ciò che è scabroso: scabrosità, scabrositade, scabrositate. || fig. Difficoltà grande: scabrosità.

Scabbrusu add. Che ha la superficie ruvida: scabro, scabroso. || met. Difficile intrigato: scabroso. || Pieno di difficoltà: scabroso. Sup. scabbrusissimu: scabrosissimo.

Scacari. v. intr. Cedere, fallire. || Cessar di fare, arrendersi: desistere. || Venir meno, fallire: ciurlare nel manico. || Detto di galline non far più uova: sterilire. || Detto della trottola, cessar di girare. || Sbagliare. || Male e svogliatamente far checchessia: scarognare. P. pass. scacatu: ceduto ecc.

Scacata. s. f. Il cedere, lo sterilire ecc.

Scacazzari. v. intr. Mandar fuori gli escrementi in copia: scacazzare.

Scacazzu. s. m. Scacazzamento: scacazzìo. || V. cacazzu.

Scaccaneddu. dim. di scaccanu.

Scaccaniari. v. intr. Ridere con istrepito: sghignazzare. P. pass. scaccaniatu: sghignazzato (da scàccanu).

Scaccaniata. s. f. Lo sghignazzare: sghignazzata.

Scaccaniatedda. dim. di scaccaniata.

Scaccaniatina. V. scaccaniata.

Scaccaniatuna. accr. di scaccaniata.

Scàccanu. s. m. Riso rumoroso, sghignazzamento: sghignazzo. (o dal Lat. cachinus, o dal fr. cancan: schiamazzo).

Scaccavigghiatu. V. scarcavigghiatu in scarcavigghiari.

Scacchera. s. f. Tavoletta tutta a scacchi, dove si fa certo giuoco con vari pezzi, detti scacchi: scacchiere, scacchiero.

Scaccheri. s. m Quel ripiano che è in capo a ogni branca di scala: pianeròttolo, ripiano.

Scacchettu. dim. di scaccu. || a scacchetti, posto avv., fatto a scacchi, detto per lo più di tessuto: scaccheggiato.

Scacchïateddu. dim. di scacchïatu.

Scacch ï atu . add. Fatto a scacchi: scaccato. || Macchiato: schiazzato.

Scacchieri. V. scaccheri.

Scacchirazzu. pegg. di scaccheri: pianerottolaccio.

Scacchireddu. dim. di scaccheri: pianerottolino (in Firenze).

Scacchiruni. accr. di scaccheri: pianerottolone.

Scacchitteddu, Scacchittinu. dim. di scaccu. || Piccole figure quadrate in su’ panni: dadolino. || a scacchittinu, de’ tessuti a quadri piccoli: a dadolini.

Scaccia. V. scacciu (In Aci).

Scacciamargiu. V. arcirutteddu.

Scacciamènnuli. s. m. T. zool. Uccello rossiccio giallastro, colla gola nera, e macchie bianche sulle ali, grossa è la sua testa, e il [p. 867 modifica] becco del pari, ma corto e tenace: frosone, frusone, Lexa coccothraustes L.

Scacciamentu. s. m. Lo schiacciare: schiacciamento.

Scaccianedda. V. scattiola.

Scacciànnuli. V. nnacari.

Scacciari. v. a. Rompere, infrangere con forza soverchiante: schiacciare, stiacciare. || intr. Cascar sotto i piedi del cavallo, sotto le ruote, o fra una pressa di persone: schiacciare. || Uccidere un insetto come mosca e simile: schiacciare. || scacciari l’occhi, far cenno cogli occhi: strizzar gli occhi. || – un jiditu ecc., chi gli rimane un dito o altro fra uscio e uscio o stretto altrimenti, dice: mi sono strizzato un dito, o mi son fatto un granchio a secco. || ass. Dar ad intendere: infinocchiare, imbubbolare. || chi vai scacciannu: che vai rinfrancescando! quando alcuno cerca infinocchiare, o darla a bere. || scacciari l’anca, indovinare: apporsi. || scacciarila fradicia, rimaner deluso, sbagliarsi: stiacciarla, dar in ciampanelle. || rifl. a. Rompersi, infrangersi: schiacciarsi. || fig. Scansare con accortezza fatica o briga: sbucciare, sgabellarsela. || Consumare il tempo senza far nulla: dondolarsela. || E anco male e svogliatamente fare checchessia: scarognare (intr.). || Prov. cadi la casa e mi scaccia, si dice a persona che sempre pone innanzi dubbi. P. pass. scacciatu: schiacciato.

Scacciata. s. f. Lo schiacciare: schiacciamento, schiacciatura. || Focaccia: schiacciata, stiacciata. || – d’occhi: strizzata d’occhio.

Scacciatedda. dim. di scacciata. || Schiacciatina. || Sorta di forma particolare di pesce. || manciari scacciateddi, fig. V. scacciari al § 9 e 10 || – d’occhi: strizzatina d’occhi.

Scacciateddu. dim. di scacciatu, piatto: schiacciatino (Tomm. D.).

Scacciatina. s. m. Schiacciamento: schiacciatura. || La disgrazia di essere schiacciato da un carro, da una carrozza ecc., o calpestato da un cavallo. || V. scacciata.

Scacciatu. add. Da schiacciare: schiacciato. || Piatto: schiacciato. || parrari scacciatu, con istrascico.

Scacciaturi. s. m. Strumento da schiacciare, da strignere: strettojo.

Scacciogni. V. chiacchiari.

Scacciu. s. m. Nome collettivo di frutte secche atte ad essere schiacciate, come noci, mandorle, nocciuole ecc.

Scacciuneddu. dim. di scacciuni.

Scacciuni. s. m. Mordimento, schiacciamento colla bocca, o con altro: stretta, morso, acciaccamento.

Scacciuniari. v. intr. Mangiar alcun poco, rosicchiare: dentecchiare. || intr. pass. V. scacciari al § 9 e 10.

Scacciuniusu. add. Chi sotto un pretesto o sotto un altro cerca di scansar fatica: sbuccione.

Scaccu. s. m. Uno di quel quaderletti dipinti o d’intarsio che si vedono l’uno accanto all’altro nelle insegne, nelle divise, negli scacchieri: scacco. || Quello in sui tessuti: scacco, dado. || T. agr. Spazio quadrato ove sta seminata una specie soltanto di checchessia: quadro. || scacchi, certo giuoco con alcuni pezzi o figure, sur una tavola o sacchi detta scacchiera: scacchi. || menzi scacchi, giuoco simile, ma con sole pedine: dama. || scaccu mattu, quando nel giuoco degli scacchi si vince, chiudendo l’adito al pezzo detto re: scacco matto o scaccomatto. || Onde fig., dari o aviri scaccu mattu, avere o fare danno, onta ecc.: dare, avere o ricevere scacco o lo scacco o scacco matto. || essiri ’nta lu scaccu di..., essere nel procinto, o nella probabilità di dover fare o dare || essiri fora di scaccu, esser fuori rischio. || a scaccu, o a scacchi, posto avv., dicesi di checchessia fatto a quadretti l’un accanto all’altro: a scacchi, a dadi. || scaccu, si dice anche alla quarta od ottava parte di un foglio: facciuola, scàccolo, quarto di foglio.

Scaccumattu. V. in scaccu.

Scaciuni. V. caciuni. || V. scusa.

Scaciunusu. add. Di debole complessione e salute: cagionoso, cagionevole.

Scadduzzamentu. s. m. L’ingollare. || Il prender su di sè un obbligo, un affare.

Scadduzzari. v. a. Mandar nel pozzo, inghiottire senza masticare avidamente: ingollare, ingozzare, scuffionare (Buscaino). || Prender sopra di sè un obbligo, un peso, un affare: accollare, sgobbare. P. pass. scadduzzatu: ingollato. || Accollato, sgobbato (da caddozzu).

Scadduzzaturi. V. sbarratozzi.

Scadenti. add. Dicesi della qualità di checchessia inferiore a un’altra, o che ha perduto: scadente.

Scadenza. s. f. T. comm. Termine del doversi pagare una cambiale: scadenza.

Scadenziariu. s. m. T. comm. Libro dove si registrano le scadenze.

Scadimentu. s. m. Lo scadere: scadimento.

Scàdiri. v. intr. Declinare, venire in peggiore stato: scadere. || Cessare, finire. || T. comm. Dicesi dello scorrer un tempo prefisso a un pagamento od a checchessia: scadere. P. pass. scadutu: scaduto.

Scaduta. s. f. Lo scadere. V. scadenza. || a la scaduta: alla fine.

Scafagghiuni. s. m. Il tronco, il ceppo del ciafaglione.

Scafarari e derivati. V. scalvarari. || Per scarificari V.

Scafari. V. scarfari.

Scafariri. V. scafarari.

Scafazzamentu. s. m. Lo schiacciare; lo spiaccicare.

Scafazzari. v. a. Dicesi di cosa morbida della quale premendola coi piedi o con altro si distende, e se ne fa come una paniccia: spiaccicare, abbiaccare, accofacciare, scofacciare. || Pestare, premere: pigiare || Disfare, ridurre come in pappa: spappolare, p. e. cervella che, appena tocche, si spappolano (Bellini). || rifl. a. Spappolarsi, spiaccicarsi. || Pigiarsi. (Da scofacciare: schiacciare a guisa di cofaccia o focaccia). P. pass. scafazzatu: spiaccicato.

Scafazzata. s. f. L’azione dello spiaccicare: spiaccicata.

Scafazzatedda. dim. Spiaccicatina (V. participiu).

Scafazzateddu, dim. di scafazzatu. [p. 868 modifica]

Scafazzatina. V. scafazzata.

Scafazzatizzu. add. Alquanto spiaccicato.

Scafazzatuna. accr. di scafazzata.

Scafazzuni. Lo spiaccicare in una volta e con forza.

Scaffa. s. f. Asse confitto a muro per riporvi stoviglie o checchessia: palchetto. || Quelli che dividono in ordini un armadio: palchetto, scaffa (Fanf. Voc. d. u. Tosc.). || Arnese per lo più di legno che ha varie capacità e scompartimenti: scaffale, scansìa. || Avvallamento o buca che s’incontra nelle strade un po’ guaste: dogaja, tocca. E met. intoppo, inciampo; e anco sbaglio, strafalcione. || pigghiari scaffi, l’inciampare in dogaje che fanno i veicoli nelle strade mal conce.

Scaffali, Scaffami. V. scaffa al § 2.

Scaffaratu. V. scarfaratu e simili.

Scaffarrata. s. f. Foggia di stipo trasparente da una o più parti, per ripararvi cosa minuta o preziosa: vetrina, scarabàttola, scarabàttolo (Sp. escaparates). || fig. Piccola stanzetta: scarabattolo. || putirisi mettiri ’nta ’na scaffarrata, dicesi di cosa pregevole, graziosa, delicata od anche debole.

Scaffarratazza. pegg. di scaffarrata.

Scaffarratedda. dim. Scarabattolino.

Scaffarratuna. accr. di scaffarrata.

Scaffarrizzu. V. casciarizzu (Mal.).

Scaffiateddu. dim. di scaffiatu.

Scaffiatu. s. m. Ordine di più piani di assiti per riporvi checchessia: scaffale.

Scafficedda. dim. di scaffa: scaffaletto (Guerrazzi).

Scaffiriri. V. scarfidiri.

Scaffitedda. V. scafficedda.

Scaffu. s. m. T. mar. Il corpo di una nave senza armamento: scafo. Quel piano su cui sta in piedi il servitore dietro la carrozza: asse (Car. Voc. Met.). || Per schiaffu.

Scaffusu. add. Di strada mal concia, piena di dogaje. V. scaffa al § 4.

Scafisari. v. a. Travasar l’olio da vaso in vaso V. cafisu. P. pass. scafisatu: travasato.

Scafudana. (An. M.). V. bagascia.

Scafuliari, Scafuniari. V. scrafuniari (Vinci).

Scafurchiari. v. a. Cavar da una buca (caforchiu), far venir fuori: sbucare, sbucciare. || met. Venire in cognizione d’una cosa occulta, celata: scovare, discoprire (dal Gr. σκαπτω: scavo, cavo). || Staccar a poco a poco qualche parte di checchessia: scalficcare || Levare, guastare l’intonaco del muro: scalcinare.

Scagghia. s. f. Quel piccolo legno che salta dalla pietra lavorandola a scalpello: scaglia. || Squama: scaglia. || In pl. i ritagli o frammenti che si formano lavorando il rame: scaglie, ramina. || Quelle piastrelle dure che formano la scorza o pelle del serpente: scaglie. || Sporgere nel suolo della scarpa che il calzolajo raffila: orlicci, tramezzetti (Tumminello).

Scagghiamentu. s. m. Lo scagliare: scagliamento. || Delusione.

Scagghiari. v. a. Lanciare, tirare: scagliare. || rifl. a. Avventarsi: scagliarsi. || V. scardari, al § 2. Pareggiare un muro con iscaglie. || met. Restar conquiso, abbattuto, per delusione: rimaner brutto, scaciato, esser deluso, sbaldanzire quasi squagliare, struggersi tutte le speranze ecc. P. pass. scagghiatu: scagliato. || Deluso, sbaldanzito.

Scagghiata. V. scagghiamentu.

Scagghicedda, Scagghidda. dim. di scagghia: scaglietta.

Scagghiola. s. f. Spezie di gramigna del cui seme si nutriscono le passere e simili: scagliuola. Phalaris canariensis L. || Spezie di pietra tenera simile al talco, ed è anche una spezie di mistura con cui si ricopron le tavole: scagliuola, scagliuolo.

Scagghiozza. s. f. Vivanda di farina di granone, spessita prima, e poi ridotta a piccole forme: gnocco. V. panella.

Scagghiu. s. m. La parte che vagliando il grasso si leva, e che si suol dare ai polli per lo più: vagliatura; e perchè s’usa darlo beccare ai polli dicesi anco: becchime.

Scagghiuledda. dim. di scagghiola.

Scagghiunata. s. f. Morso: dentata.

Scagghiunazzu. pegg. di scagghiuni.

Scagghiuneddu. dim. di scagghiuni.

Scagghiuni. (pl, scagghiuna) s. m. Dente posto fra gl’incisivi e i molari: dente canino. || I denti canini del cavallo: scaglioni. || aviri li scagghiuna, met. essere uomo davvero. || mustrari li scagghiuna: mostrar i denti, far viso brusco.

Scagghianutu. add. Che ha grossi denti: sannuto. || fig. Prudente, destro: co’ baffi.

Scagghiusu. add. Che ha scaglia: scaglioso.

Scagliari. V. scugghiari.

Scagnari. Idiotismo di Noto per sgagghiari V.

Scagnu. s. m. Tavola presso la quale stanno i mercanti a scrivere i loro conti: banco, scrittojo. || La stanza destinata a ciò: scrivania.

Scajulari. V. scarpinari.

Scala. s. f. Ciò che è fatto ad uso di salire, di scendere: scala. || Quella di legno portatile: scala a piuoli. || Ordine di checchessia, che vada gradatamente mutando, crescendo: scala. || Una determinata misura posta per paragone o norma sotto i disegni di architettura ecc.: scala. || met. Tutto ciò che da una cosa ne conduce ad un’altra: scala. || T. mar. Per porto: scala. || – a sproccu, a barruni, a sgroppu o livatizzu: scala a piuoli. || – a babbaluci, quella che rigirando su di sè, si volge attorno a un pilastro o che: scala a chiocciola o a lumaca. || – a forficia, a due pezzi uniti da un capo e che aprendosi formano angolo acuto: scalco, scala a due branche, scala doppia. || – a matassaru o ad occhiu apertu, simile di quella a chiocciola, ma lascia nell’asse attorno a cui gira un vuoto, come un pozzo: scala a pozzo. || – franca, passo libero, libertà di andare o stare: scala franca. || – isolata, non fiancheggiata da muraglia: scala a volo, o volante || – a libbru, è una scala a piuoli girevolmente imperniati ne’ due staggi, e che possono nascondersi dentro di essi staggi, quando questi si chiudon a formar tutto un pezzo come una trave sana: scala da scorrere. || – a coddu di oca: scala a collo. || – a volu: scala a volo. || fari scala, fig., guidare: fare scala ad [p. 869 modifica] alcuna cosa. || farisi scala, fig. condursi ad alcuna cosa per via di un’altra: farsi scala. || a scala, posto avv., gradatamente: a scala. || a menza scala, a metà della scala, ovvero in un piano di casa medio fra il superiore e l’inferiore: al mezzanino. || Prov. pri nun pagari un granu a lu varveri si fa fari la testa scali scali, si dice di uno spilorcio che per un quattrino lascia rovinare checchessia. || unni cci arriva nun cci metti scala, dicesi di chi si scalmana a far tutto, o che non lascia cosa intentata per operare, per cercare di fare.

Scalambru. (Vinci) V. scalambruni.

Scalambruni. V. cardùbbulu: scalabrone || Ozioso, scioperato: bighellone.

Scalandrunata. s. f. Ordine di scalandruni V.

Scalandruneddu. dim. di scalandruni.

Scalandruni. s. m. Trave rotonda, segata in due pel lungo, serve per farne scale a piuoli (O dalla radice scala, o dal Gr. καλινδεω: volgo, quasi dire cilindro).

Scalamentu. s. m. Calamento. || Digradamento.

Scalari. v. a. Scemare di prezzo: calare, rinviliare, invilire (Giuliani). || Scemare, venire in declinazione, mancare: calare. || Diminuire: calare. || att. e intr. Scendere di grado in grado, scemar a grado a grado: digradare (intr.) || Decrescere. || met. Peggiorare: digradare || Il diminuirsi o scorciare degli spazi ecc.: digradare. || Salir sulle mura assediate con scale: scalare. P. pass. scalatu: scalata.

Scalata. s. f. L’azione del calare, del digradare: calata, digradata. || Lo scalare: scalata.

Scalaturi. verb. m. Che sale o monta con iscala: scalatore.

Scalazza. pegg. di scala: scalaccia.

Scalcagnari. V. scarcagnari.

Scaldinu. s. m. Arnese da scaldare: scaldino. || Quello delle signore, di metallo con coperchio traforato: cassetta.

Scalembru, Scalerciu. V. sguinciu.

Scaleri. s. m. Tallo di cardone. || Ordine di gradini avanti a chiese ecc.: scaliere.

Scaletta. dim. di scala: scaletta. || T. oriol. Quel pezzo dell’oriuolo a ripetizione che si spigne col pulsante e si ritira col cordone: scaletta. || Quel bastone sopra il quale si regge, e si dimena lo staccio nella madia, quando si staccia: cernitojo. || Quella specie di scala a due o tre montate, per salire in carrozza, la quale si ripiega poi su di sè: predellino. || E quella fissa a guisa di staffa a una sola montata, parimenti per salire in vettura: montatore, staffone. || T. torn. Regolo di legno, a sinistra del tornitore, in cui sono intagliate, le une accanto alle altre, profonde tacche o denti, in alcuno dei quali imbocca lo spigolo dell’appoggiatojo (Barra) a convenienti distanze angolari: scaletta. || Per antitilaru V. || Arnese usato in carnevale per porgere checchessia in distanza; è formato da una serie di regoli a X mobili. || frutti a scaletta, lo scemar dei frutti d’un capitale, via via che scema il capitale a cui quei frutti corrispondono: frutti a scaletta.

Scalfambru. s. m. Corpo qualunque a forma di scarpa. In S. Giovanni di Cammarata (Verdone).

Scalfari. V. scarfari e seg.

Scaliamentu. s. m. Il razzolare: razzolata, razzolìo. || Il frugare: frugamento.

Scaliari. v. a. Il raspar che fanno i polli in terra per cercar cibo: razzolare. || Leggermente zappare. || Per sim. frugare, cercare con curiosità: razzolare. || V. arrimiscari. (O dal Gr. σκαλλω: scavo, gratto colle unghia, o scorciato da scavuliari). P. pass. scaliatu: razzolato.

Scaliata. s. f. L’azione del razzolare: razzolata.

Scaliatedda. dim. Razzolatina.

Scaliatina. Lo stesso che scaliata e non dim. bensì sa più del freq.: razzolìo.

Scalicedda, Scalidda. dim. di scala: scalina. || Una scala di legno manevole di pochi gradini che si regge da sè nella propria base: scalèo.

Scalimmìri. V. muganazzi.

Scalinu. V. scaluni e derivati.

Scalmaria. V. calma.

Scalmu. V. caluri (Vi è in ital. scalmarsi per riscaldarsi, ond’ecco origine analoga). || V. scarmu.

Scalmusu. V. calurusu.

Scalogna. s. f. T. bot. Spezie di cipolla che nasce a certi tempi, ha i fiori porporini, ed è buona a mangiarsi: scalogno. Allium ascalonium L. || In pl. i germogli che mettono le cipolle.

Scalora. Più comune che indivia V. || Per cicoria. V. Sp. escarola, e in ital. anco scariola, scheruola. (Fanf. Voc. d. u. Tosc. ha anco scarola).

Scaltramenti. avv. In modo scaltro: scaltramente.

Scaltriri. v. a. Di rozzo e inesperto far altrui astuto sagace: scaltrire. P. pass. scaltrutu: scaltrito.

Scaltrizza. s. f. Accortezza, sagacità: scaltrezza.

Scaltru. add. Che ha scaltrezza: scaltro. Sup. scaltrissimu: scaltrissimo.

Scaltruliddu. dim. di scaltru.

Scaltruni. accr. di scaltru.

Scalu. s. m. Scemamento di prezzo: scemo, rinvilio. V. discalu. || Diminuzione che si fa nel saldar un conto o nel prezzo di ciò che si compra: sbasso. || Per scaru V.

Scalugnari. v. a. Seminar buon grano scelto, per farne buona semenza di frumento. P. pass. scalugnatu.

Scalugnata. s. f. L’azione dello scalugnari.

Scaluna. accr. di scala: scalone (m.).

Scalunata. s. f. Ordine di gradini, scale dinanzi una chiesa o altro edifizio: scalinata, gradinata.

Scalunatedda. dim. di scalunata.

Scalunatuna. accr. di scalunata.

Scalunazzu, pegg. di scaluni: scalinaccio. || accr. Scaglione, scalinone.

Scaluneddu. dim. di scaluni.

Scalunera. s. f. Ordine di gradini in sull’altare: gradinata.

Scaluni. s. m. Ogni piano della scala dove si mette il piede salendo; se è destinato ad opera d’arte, di pompa, vicino a un altare ecc.: [p. 870 modifica] gradino; se per altri usi dimessi, domestici o simili: scalino. Se poi è grande: scaglione. || Quello della scala di legno portatile: piuolo.

Scalurazza. pegg. di scalora.

Scaluredda. dim. di scalora.

Scalvaramentu. s. m. Mancanza di capelli: calvezza.

Scalvarari. v. intr. Divenir calvo: incalvare, incalvire.

Scalvaratu. add. Che non ha capelli: calvo. Sup. scalvaratissimu: calvissimo.

Scalzacani. s. m. Mascalzone: scalzacane.

Scalzuni. V. mascanzuni.

Scama. V. squama.

Scamari. v. a. Levar le scaglie ai pesci: scagliare, scardare.

Scamarru. s. m. Arnese simile a un martello con una bocca appuntata, e serve a levar i sassi di sulla terra.

Scamazza. pegg. di scama.

Scamazzu. V. schiamazzu e seg.

Scamicedda, Scamidda. dim. di scama.

Scamina. V. cutra.

Scaminamentu. s. m. Il traviare: traviamento. || L’armeggiare: armeggiamento.

Scaminari. v. intr. Uscir di cammino, di via, perder la via: traviare. || met. Uscir di proposito, saltar di palo in frasca: traviare. || Lambiccarsi, stillarsi il cervello a trovare, pensare ecc.: arzigogolare, arcolajare. || Frugare. || scaminaricci lu ciriveddu, vagar in una idea senz’ardire, indeterminatamente: armeggiare. E vale anco: insanire, uscir di senno, dar la volta. || Fantasticar, eccitar la fantasia. (Da caminari, colla s premessa che gli dà valore di azione opposta, contraria). P. pass. scaminatu: traviato. || Arzigogolato. || Armeggiato. || Che ha dato la volta ecc.

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" title="Àncora: scaminatura._s._f.'_v._scaminamentu.

" class="Citazione">Scaminatura. s. f.' V. scaminamentu.

Scaminaturi. s. m. Strumento di ferro a guisa di scalpello per cacciar in dentro i chiodi: cacciatoja.

Scamintatu. add. Dicesi del legname della trave disseccato dal sole o dai venti: scommentato (Zan. Voc. Met.).

Scammaràrisi. v. intr. pass. Non mangiar carne o latticinii: mangiar di magro, far di magro (da cammaru).

Scammaratu. add. da scammarari. || Senza cibi di carne o latticinii: di magro. || fig. pastizzu scammaratu, scioccheria: balordaggine,

Scàmmaru. s. m. Cibo dove non entra nè carne, nè sugo di carne: magro. || jornu o tempu di scammaru, quelli in cui la chiesa proibisce di mangiar carne o latticini, salvo esserne dispensati mercè dell’oro: di magri, dì neri. || manciari di scammaru: mangiar di magro.

Scammiari. V. scanciari.

Scammisàrisi. v. intr. pron. Levarsi la camicia: scamiciarsi.

Scammisatu. add. Spogliato di camicia, ovvero in camicia, o co’ soli calzoni: scamiciato.

Scàmmiu. s. m. Cambio: scambio. || avv. In iscambio: scambio.

Scammunia. s. f. T. bot. Pianta medicinale originaria della Siria, il succo di essa serve a purgar la bile e la sierosità per da basso: scamonèo. Convolvulus scammonia L.

Scammuscìri. v. intr. Divenir passo, vizzo, e dicesi di erbe, fiori ecc.: appassire. || met. Illanguidire, venir meno: appassire (da musciu). P. pass. scammusciutu: appassito.

Scammuzzamentu. s. m. Lo scapezzare: Scapezzamento.

Scammuzzari. v. a. Tagliar i rami agli alberi infino nel tronco: scapezzare, scoronare, scapitozzare, scamozzare. P. pass. scammuzzatu: scapezzato ecc.

Scammuzzata. s. f. L’azione del capitozzare: scapezzata ecc.

Scammuzzatedda. dim. di scammuzzata.

Scammuzzatura. s. f. V. scammuzzata. || Troncamento: smozzicatura.

Scammuzzuneddu. V. scamuzzuneddu e seg.

Scampagnari. v. a. Salvar e liberar dal pericolo: scampare. || Schifare, fuggire: scampare. || intr. Liberarsi da pericolo: scampare. || Scappare, uscir di mano: scampare. || Scansare con accortezza fatica o briga: sbucciare. || scampagnarisilla, liberarsi da grave pericolo: scamparsela. P. pass. scampagnatu: scampato.

Scampagnata. s. f. L’azione dello scampare: scampata, scampamento.

Scampagnatizzu. add. Che è scampato: scampaticcio.

Scampamentu. s. m. Lo spiovere: spiovimento.

Scampaniari. v. intr. Far un gran sonar di campane: scampanare. P. pass. scampaniatu: scampanato.

Scampaniata. s. f. L’atto dello scampanare: scampanata.

Scampaniatuna. accr. Lunga scampaniata: scampanìo.

Scampari. v. intr. Cessar di piovere: spiovere. || E anco per cessare, restare di qualunque atto. || Familiarmente per cessar di piagnere. || scamparisilla, liberarsi da pericolo: scamparsela. || bonu! chiuviu e scampau, modo di imporre fine ad un diverbio o simile: basta! è finito, non se ne parli più. P. pass. scampatu: spiovuto.

Scampata. s. f. Lo spiovere: spiovuta. || a la scampata: dopo spiovuto, quando sarà spiovuto.

Scampatedda. dim. di scampata.

Scampatina. V. scampamentu.

Scampatuna. accr. di scampata.

Scampavìa. s. f. Nome di un navilio turchesco, usato un tempo da’ corsari di Barberia, detto così dalla sua celerità: scampo (Mort.).

Scampirreddu. dim. di scampirru.

Scampirru. V. sciccareddu (Gr. κανθων: asino).

Scampittu. s. m. Sotterfugio: scampo. || Per ritrosia (Mal.) (quasi dim. di scampo).

Scampu. s. m. Salvezza da pericolo, salute: scampo.

Scampuliddu. dim. di scampulu: scampolino, scampoletto. || fig. Diverbio lieve discordia: disparere.

Scàmpulu. s. m. Pezzo di panno, avanzo di pezza: scàmpolo.

Scampuniari. v. intr. Campare stentatamente: scampacchiare. [p. 871 modifica]

Scamugghia. (Vinci), dim. di scama.

Scamuna. accr. di scama.

Scamunia. V. scammunìa.

Scamusciari. v. a. Dar la concia al camoscio: camosciare. || V. strapilari.

Scamusu. V. squamusu.

Scamuzzari. V. scammuzzari.

Scamuzzuneddu. dim. di scamuzzuni: minuzzolino. || Moccolino. || Scampolino.

Scamuzzuni. s. m. Piccolo residuo, minima parte di checchessia: scamùzzolo, minuzzolo, scàmpolo. || Pezzetto di candela arsa rimasto: mòccolo.

Scanalari. V. scanniddari.

Scanari. v. a. Pigiar la pasta sulla gramola: gramolare. || Pestar merda col piede camminando, mettervi il piede dentro. || – la quacina: intridere la calcina. (Credo corruzione di spianare).

Scanata. s. m. L’azione del gramolare: gramolatura.

Scanatedda. dim. di scanata.

Scanatina. V. scanata.

Scanaturazzu. accr. e pegg. di scanaturi.

Scanatureddu. dim. di scanaturi.

Scanaturi. s. m. Tavola su cui si spiana la pasta onde darle la voluta forma: tavola da spianare. || Per lasagnaturi. || Per sbriga. || – di quacina, strumento con cui il calcinajo intride la calcina nel bacino: marra. || T. orof. Pezzo quadrangolare di legno, per comprimere e spianare la terra nelle mezze staffe: spianatojo.

Scancamorri. s. m. pl. Voce antica, lezii, moine: svenevolaggini.

Scancaramentu. s. m. Lo sgangherare: sgangheramento.

Scancarari. v. a. Cavar da’ gangheri: sgangherare. || met. Levar di sesto, slogare: sgangherare. || Onde noi lo diciamo dello sconciar la temperatura della penna: stemperare. || E scancararisi, diciamo lo slogarsi delle ossa. || fig. scancarari la pinna: temperarsi; ma vale anche scrivere il parer suo liberamente: scrivere di buon inchiostro. P. pass. scancaratu: sgangherato.

Scancarata. s. f. Lo sgangherare, lo stemperare ecc.

Scancarateddu. add.dim. Dicesi di penna alquanto guasta nella temperatura.

Scancari. V. sgangari.

Scancaruni (A. posto avv. In modo sgangherato.

Scanciamentu. s. m. (D. B.) Lo scambiare: scambiamento.

Scanciamunita, Scanciapicciuli. s. m. e f. Chi cambia o baratta moneta: cambiatore, barattatore.

Scanciari. v. a. Dare de’ valori e de’ danari equivalenti ad altro valore o danaro: cambiare, scambiare. || Il pigliare in iscambio una cosa per l’altra, per isbaglio o apposta: barattare, scambiare. Onde si dice p. e. mi scanciaru lu cappeddu nta la fudda: mi è stato barattato il cappello nella confusione. E si dice anco per sbagliare p. e. fiori finti che si sbagliano dai veri. || scanciari ’na cosa pri ’n’autra, pigliar una cosa per un’altra: scambiare da una cosa ad un’altra; e dicesi anco solamente: scambiare. || scanciari unu cu ’n’autru, porlo in cambio di esso: scambiare uno per un altro. || va scanciati chissa, modo prov., si dice a chi abbia ricevuto batoste, rabbuffo per castigo, quasi avesse ricevuto un viglietto di banca. || a scancia e mancia, si dice di chi sciupa senza darsi pensiero al mondo. P. pass. scanciatu: cambiato, scambiato, barattato.

Scanciata. s. f. L’azione dello scambiare: scambiata, barattata.

Scanciatina, Scanciatura V. scanciata. V. anco scanciu.

Scanciaturi –tura. V. scanciapicciuli.

Scancillari. v. a. Cancellare: scancellare. || Per sbagghiari V.

Scànciu. s. m. Lo scambiare: scàmbio; il barattare: baratto. || La massa delle monete spicciole onde barattare le grosse: scambio. || Il vantaggio sullo scambio: aggio. || pigghiari a scanciu, pigliar una cosa o persona per una altra: cogliere o pigliar in iscambio. || scanciu, o a scanciu, posto avv. vale in vece: scambio o a scambio.

Scanfardari. V. scafazzari.

Scanfardu. add. Epiteto d’ingiuria a persona vile: cialtrone, guidone. || Miserabile (In ital. vi è scanfarda detto solo a donna; e anco zanfarda, che vale donna disonesta ecc. Ovvero che venga da scansarro che vale fuggifatica?).

Scanfardunazzu. pegg. di scanfarduni.

Scanfarduni. accr. di scanfardu: cialtronaccio.

Scansazzu. add. Si dice della più scadente qualità delle frutta. || Dicesi de’ cocomeri non venuti a buona maturazione || E detto di altre cose vili e di verun pregio: ciarpe. || Dicesi pure di persona abietta, dappoco: cialtrone.

Scaniari. V. scanciari.

Scanigghiari. v. a. Separare collo staccio il fino dal grosso della farina: stacciare. || fig. Esaminare, in chiaro: chiarirsi. || scanigghiarisi, dicesi del palesarsi, dello scoprirsi di checchessia e quando che sia. || Per svignarisilla V. || met. Corrompersi, in senso osceno. P. pass. scanigghiatu: stacciato. || Chiarito.

Scanigghiata. s. f. Lo stacciare.

Scanigghiatura. s. f. Ciò che rimane nello staccio, nello stacciare: stacciatura.

Scanigliari. V. scanigghiari.

Scanna. s. f. V. macellu. || Strage.

Scannabbeccu. s. m. Spezie di coltello colla punta ritorta: scannabecco.

Scannagghiari. v. a. Gettar lo scandaglio, misurare collo scandaglio: scandagliare. P. pass. scannagghiatu: scandagliato.

Scannàgghiu. s. m. Piombo appiccato a una corda con cui si misura la profondità d’un mare: scandàglio. || met. Calcolo, esperimento: scandaglio.

Scannaliari. v. a. Dar a divedere. || Dar o metter in sospetto: insospettire. || Render malizioso: ammalizzire, smaliziare. || Far che altri cessi di esser minchione: sminchionire. || Recar altrui nocumento forte, travaglio o dispiacere eccessivo: scottare. || Castigare. || Divezzare. || Dar una ricordanza, acciocchè altri si ricordi sempre dal non far checchessia. || Per [p. 872 modifica] scannalizzari V. || rifl. a. Insospettirsi, ombrare, avvedersi. || Ammalizzirsi. || Essere scottato. || ti nni scannaliasti?, hai avuta la debita lezione per l’avvenire?: ne hai avuto la ricordanza? P. pass. scannaliatu: avveduto. || Ammaliziato. || Scottato.

Scannaliateddu. add. dim. Alquanto reso accorto: accivettato.

Scannaliatu. add. da scannaliari: avveduto, ammaliziato, scozzonato, accivettato. || Scottato. || Si dice pure di una parte del corpo che ha patito dolore e che tosto si risente senza pur toccarlo.

Scannaliatuni. accr. di scannaliatu.

Scannalizzari. v. a. Dare scandalo: scandalezzare. P. pres. scannalizzanti: scandalizzante. P. pass. scannalizzatu: scandalizzato.

Scannalu. s. m. Ciò che dà altrui esempio od occasione di cadimento in errore, di peccare: scàndalo. || fig. Dubbio, indizio: sospetto. || Discordia, disunione: scandalo. || la petra di lu scannalu, cagione di scandalo: pietra di scandalo.

Scannalusamenti. avv. Con iscandalo: scandalosamente.

Scannalusazzu. pegg. di scannalusu: scandalosaccio.

Scannaluseddu. dim. di scannalusu.

Scannalusu. add. Che dà scandalo: scandaloso. Sup. scannalusissimu: scandalosissimo.

Scannamentu. s. m. Lo scannare: scannamento.

Scannari. v. a. Uccidere tagliando la canna della gola: scannare. || Semplicemente: uccidere. || fig. Rovinare altrui: scannare. || rifl. a. Affaticarsi grandemente: scalmanarsi.

Scannarìa. V. ocidituri.

Scannaruzzari. V. scannari al § 1.

Scannata. V. scannamentu.

Scannatamenti. avv. Con oltraggio: oltraggiosamente. || Vale anche faticosamente.

Scannateddu. dim. di scannatu al § 3 e 4.

Scannatissimanenti. avv. sup. Oltraggiosissimamente.

Scannatu. add. da scannari: scannato. || – a lu travagghiu, tutto dedito, immerso: accanito al lavoro. || Cattivo, p. e. haiu ’na parti scannata, cattiva. || Scomodo: disagiato, p. e. cci vaju, cci arrivu scannatu, con disagio; ovvero a mala pena, e più spesso avverso disagiatamente. || Detto di prezzo: basso, vile. Sup. scannatissimu: cattivissimo.

Scannatura. s. f. Quella parte del collo sotto la nuca: collottola. Però degli animali da macello più specialmente. || Il Mortillaro dice sia quella parte della gola dove ha principio la canna: fontanella della gola.

Scannaturi. V. ocidituri.

Scanneddu. Sorta di giuoco V. canneddu. || Piccola panca da sedere: scannello. || Quegli arnesi del violino dove si attaccano le corde: bischero || – di l’artaru: predella.

Scannellari. v. a. Incavare legno, pietra o altro per ridurla a guisa d’un piccolo canale: scanalare. P. pass. scannellatu: scanalato, scannellato.

Scannellatura. s. f. Lo scanalare, e lo incavo che lo forma: scanalatura, scannellatura.

Scannelli. s. m. pl. V. scannellatura.

Scanniari. v.a. Avere splendore: splendere. || Per sim. si dice della bianchezza della carnagione (Pasq. da candido, quasi ex-candidare o candiare ecc.).

Scanniceddu. dim. di scannu: scannello.

Scanniddari. V. scannellari. || Svolger il filo di sul cannello: scannellare. || rifl. jirisinni ’n cannedda. V. cannedda. P. pass. scanniddatu: scannellato.

Scannu. s. m. Panca corta da sedere: scanno. || scannu scanneddu, quando due intrecciate le mani portano uno seduto su esse mani: a predelline.

Scannulari. v. intr. Divenir sottile: assottigliare. || Smagrito.

Scansari. V. scanzari.

Scantari. v. intr. ma s’usa più spesso rifl. pron. Aver paura, impaurire, impaurirsi, spaurirsi. || Spaventarsi. || Temere. || fari scantari: far paura, impaurire (att.). || Spaventare. || nun si scantari di..., dicesi di cosa o persona buona da non temer il confronto o paragone con chicchessia: non aver paura di..., timore alcuno, non aver suggezione di... || mi scantu mi scantu chi..., modo dubitativo: ho paura che... temo che... || att. Per trapiantare (Rocca) (Viene da spantari, che a sua volta è scorciato di spavintari).

Scantateddu, Scantatizzu. add. dim. Alquanto spaurito.

Scantatu. add. Da impaurire: impaurito, spaurito. || Si dice per pregiudizi sciocchi, a colui che si crede abbia gli spiriti: spiritato, invasato; ossia veramente coloro che hanno certe malattie di convulsioni di cui il volgo non conosce le cause. || scantatu granni: spaventato, atterrito. Sup. scantatissimu: spaventatissimo.

Scantatuni. add. Di molto impaurito: spaventato.

Scantaviddanu. V. spaventaviddanu.

Scantazzu. accr. di scantu: pauraccia. || Ma si dice di una paura pànica: pauriccia, pànico.

Scanticeddu. dim. di scantu: pauretta, timore.

Scàntitu. V. scantu. || Il trapiantare: trapiantamento.

Scantu. s. m. Immaginazione di male vicino, sbigottimento d’animo: paura, è più di timore. || Lo spaurirsi: spaurimento.

Scantulinu. add. Che di leggieri ha paura: pauroso. || Sospettoso.

Scantunari. v. a. Levar i canti a checchessia: scantonare. || intr. o rifl. a. Andarsene nascostamente e alla sfuggita: scantonare, scantonarsi. P. pass. scantunatu: scantonato.

Scantunatura. s. f. Il luogo o la parte scantonata: scantonatura.

Scantuniarisi V. scantunari, al § 2. || Esser timido: timidarsi (Tomm. T.).

Scantusazzu. pegg. di scantusu.

Scantuseddu, dim. Paurosetto (in Firenze).

Scantusu. add. Che ha paura che di leggieri teme: pauroso. || (Caruso) Asinello. || avv. Paurosamente. Sup. scantusissimu: paurosissimo.

Scantusuni. accr. di scantusu.

Scanuscenti. add. Ingrato: sconoscente. Sup. scanusciutissimu: sconoscentissimo. (Bonagg. Urbiciani ha: scanoscente). [p. 873 modifica]

Scanuscenza. s. f. Ingratitudine: sconoscenza.

Scanuscimentu. s. m. Ingratitudine: sconoscimento.

Scanùsciri. v. intr. Essere ingrato, sconoscente: sconoscere.

Scanusciutu. add. Non conosciuto: sconosciuto. || Oscuro, senza fama: sconosciuto. || Si dice del viaggiare privatamente di alcuni grandi personaggi: incognito.

Scanzafatiga. s. m. e f. Che cerca sfuggire il faticare: scansafatiche, sbuccione, sbucciafatiche.

Scanzamentu. s. m. Schifamento, sfuggimento: scansamento.

Scanzapidita. Foggia di vestito corto, con maniche: tiraculo.

Scanzari. v. a. Discostare alquanto la cosa dal suo luogo: scansare. || Sfuggire, schivare: scansare. || rifl. a. Discostarsi, sottrarsi da ogni incontro prossimo, differendo da evitare che comprende incontri lontani: scansarsi. || scanzarisilla, liberarsi da un pericolo: scamparsela. || Diu nni scanza, dicesi nel nominar cosa pericolosa o dannosa: Dio ne liberi, tolga Dio. || scanza scanza, posto avv., lo stesso che guarda guarda, bada ecc. P. pass. scanzatu: scansato.

Scanzasurvizzu. V. scanzafatiga.

Scanzata, Scanzatina, Scanzatura. s. f. L’azione dello scansare: scansata (V. participiu).

Scanzaturi. verb. Che scansa: scansatore.

Scanzìa. s. f. Arnese di legno composto di vari palchetti, ad uso di riporvi checchessia: scanzìa, scaffale.

Scànzica Scànzica. V. scanza scanza in scanzari. || si scanzica scanzica fai..., se per poco fai: se nulla nulla fai...

Scanziedda. dim. di scanzìa.

Scanzirru. V. scampirru.

Scanzu. s. m. Scansamento: scanso (Ugolini). || a scanzu di..., a sfuggire: a scanso di...

Scapaci. add. Contrario di capace, inintelligente: grosso.

Scapicchiari. v. a. Levar la poppa ai bambini: spoppare. V. smammari. || Vale pure lasciar per poco il capezzolo.

Scapicchiuneddu. s. m. Si dice di un bambino quasi che sia divezzato da poco: zinnino direbbero i Toscani (Da scapicchiari).

Scapiddari. v. a. Scompigliar i capelli: scapigliare, scarruffare.

Scapiddata. s. f. Lo scapigliare, l’arruffare.

Scapiddatizzu. add. Alquanto scapigliato, arruffato.

Scapiddatu. add. Da scapigliare: scapigliato, arruffato. || Dissoluto, scapestrato: scapigliato. || a la scapiddata, posto avv., scapestratamente: alla scapigliata. Vale anco alla disperata.

Scapigghiatu. V. scapiddatu. || V. anche scavigghiatu. || Elevato di mente.

Scapillu. A Noto per scapiddatu V.

Scapillatu. V. A. per scalvaratu V. (Atanasio da Aci).

Scapinzari. v. intr. Dicesi de’ travi quando la testa di essi si muove dal muro (da capo).

Scapisari. V. scarpisari.

Scapistrari. V. scrapistrari.

Scapitamentu. s. m. Lo scapitare: scapitamento.

Scapitari. v. a. Perdere o metter del capitale, metterci del suo: scapitare. || Perdere di sua virtù o efficacia: scapitare. || Diminuire, scemare. P. pass. scapitatu: scapitato.

Scapitata. V. scapitamentu.

Scàpitu. s. m. Lo scapitare: scàpito.

Scapizzari. v. a. Tagliar i rami dell’albero infino sul tronco: scapezzare. V. scammuzzari.

Scapizzunata. V. capizzunata.

Scapozza. s. f. Testa di sardella spiccata e salata. || V. scapozzu.

Scapozzu. V. scanfazzu.

Scappamentu. s. m. T. oriol. Ordigno mobile su di un pernio, e che mette in comunicazione il regolatore colla ruota ultima dell’oriolo: scappamento (Car. Voc. Met.).

Scappari. v. intr. Fuggire da male già incolto o che stia per incogliere: scappare. || scappari la pacenzia, entrar in collera: scappare la pazienza. || – di ’mmanu: sfuggire di mano, anche fig. || – ’na parola, o simile: scappare un motto, un sorriso, un moto di stizza. || scappari la magghia, il disfarsi di qualche maglia nel far la calza: scappar la maglia. || scapparicci di fari ’na cosa, avere grande stimolo o bisogno di fare p. e. mi scappa di orinare ecc. || scapparicci pocu, esservi poco differenza; poco divario: scattarci poco. || nun si putiri nè fuiri nè scappari, dicesi quando non si può dar riparo, o far altrimenti di checchessia. || a scappa scappa, posto avv., in fretta: a scappa scappa. Vale anco di passaggio: scappa scappa. || Prov. cu’ scappa la cunta, chi ne scampa, riman libero. P. pass. scappatu: scappato.

Scappata. s. f. L’atto dello scappare: scappata. || La prima mossa nel correre con furia che fanno le bestie ritenute: scappata. || met. Errore grave e poco considerato: scappata. || fig. Slancio di fantasia: scappata. || Riprensione: rabbuffo, rincanata. || dari la scappata, far fare le prime mosse alle bestie da correre: dar l’aire. || dari ’na scappata a ’na banna, andarvi per poco e ritornarsene: dar una scappata in un luogo.

Scappatedda. dim. di scappata: scappatella, scappatina. || Errore, per poca prudenza o effetto di bollor giovanile, e specialmente in cose amorose: scappatella.

Scappatizzu. V. fuggiascu.

Scappatuna. accr. di scappata. || Forte rabbuffo: rammanzinata.

Scappiddari. v. a. Cavar il cappello: scappellare. || rifl. a. Levarsi il cappello, spezialmente per salutare: scappellarsi. P. pass. scappiddatu: scappellato.

Scappiddata. s. f. Levata di cappello, saluto; scappellata.

Scappiddatedda. dim. di scappiddata.

Scappiddatuna. accr. di scappiddata.

Scappucciari. v. a. Levar il cappuccio: scappucciare. || rifl. a. Levarsi il cappuccio: scappucciarsi. P. pass. scappucciatu: scappucciato. [p. 874 modifica]

Scappuccinu. Lo stesso che cappuccinu V. Anco in Toscana ecc.: scappuccino per cappuccino. || Per scapularu V.

Scappucciu. V. cappucciu.

Scappularu. V. scapularu.

Scapricciari. v. a. Cavar altrui di testa i capricci: scapriccire, scapricciare. || rifl. a. Cavarsi i capricci: scapriccirsi, scapricciarsi. P. pass. scapricciatu: scapriccito.

Scapu. s. m. T. arch. Il fusto della colonna: scapo. || Metatesi di spacu o spagu V.

Scapucchiari. V. scappucchiari. || Per rubare. || nun aviri chi scapucciari ad unu (Valenti), non aver che male od onta fargli.

Scapula. s. f. Paletta della spalla, che con l’omero è legata al braccio: scapola.

Scapularazzu. pegg. e accr. di scapularu: capperuccione.

Scapulareddu. dim. di scapularu.

Scapulari. v. a. Liberare, discostare da checchessia: scansare, scapolare. || Scampare. || Levar dal giogo i buoi. || intr. Oltrepassare, trapassare. || Figliare, quasi sorpassare i pericoli che s’incorrano nel parto. || Fuggire, scappare: scapolare. || scapularisilla: scamparla, sbucciarla, liberarsi da un pericolo. P. pass. scapulatu: scapolato, scampato ecc.

Scapulari, Scapularu. s. m. Quel cappuccio che tengono in capo i frati: scapolare, scapulare. || Quel piccolo gabbano con cappuccio da contadini: capperuccio, capperuccia, scapperuccio, capperone. || Certa striscia di panno che pendeva davanti e dietro a certi ordini di frati: scapolare. || V. abbitinu al § 2.

Scapularuni. V. scapularazzu.

Scapulata. s. f. Lo scansare o scampare. V. scapulari.

Scàpulu. add. Libero di soggezione: scàpolo. || Detto di animale sciolto, libero e si dice spezialmente di quel cavallo che sciolto precede i cavalli della carrozza. || Detto di terreno sgombro da alberi, case ecc. atto alla seminagione: campo. V. anco galibbu.

Scapuzzari, V. scapizzari. || V. truppicari. || Tagliar il capo o la sommità di checchessia: scapezzare. E specialmente spiccar il capo alle Sardelle per salarle: scapare.

Scapuzzaturi. verb. m. Colui che scapa le sardelle per salarle.

Scapuzzu. V. truppicuni (Pasq.).

Scapuzzuliari. v. a. Mieter in quantità.

Scapuzzuni. s. m. Luogo alto dominato dai venti.

Scarabbèu. s. m. Insetto, della cui famiglia è lo scarafaggio: scarabèo.

Scarabbocchiu. s. m. Scrittura fatta alla peggio: scarabocchio.

Scarabbucchiari. v. a. Far degli scarabocchi: scarabocchiare. P. pass. scarabbucchiatu: scarabocchiato.

Scarabbucchiata. s. f. L’azione dello scarabocchiare: scarabocchiata (V. participiu).

Scarabbucchiaturi. verb. Che scarabocchia: scarabocchiatore, scarabocchino.

Scarabbucchieddu. dim. di scarabocchiu: scarabocchino.

Scarafunarìa. V. scroccu: rampichina.

Scarafunazzu. pegg. di scarafuni.

Scarafuneddu. dim, di scarafuni.

Scarafuni. s. m. Rapitore, che scarraffa: scarraffone.

Scarafuniamentu. s. m. Il far illeciti guadagni.

Scarafuniari. v. a. Far guadagno illecito su checchessia: leccare (fig.), sfruscellare (Rigutini), sgraffignare, ranfignare, babbuscare (Batacchi). || Arrappare, portar via: scarraffare.

Scarafuniata. s. f. L’azione dello sgraffignare: sgraffignato.

Scarafuniaturi. V. scarafuni: rampichino.

Scaragghiuni. s. m. Toro giovane: giovenco.

Scarammari. (Rapisardi) ...’ntra lu stomacu nni ’nghiummara, un mali, chi di tia nun si scarammara, credo voglia dire, che di te non teme il paragone.

Scaramuccia. s. f. Piccolo combattimento: scaramuccia.

Scaramucciari. v. intr. Combattere alla spicciolata, a scaramucce: scaramucciare.

Scaramulletta. V zivittula.

Scarana. V. buttana: baldracca. Voce di dispregio per altri (da scherano, uomo vile, facinoroso. || figghiu d’una scarana: figlio di una serenissima direbbero a Firenze.

Scarànciulu. (Vinci) V. ghiribizzu.

Scaranzìa. V. schirinzia.

Scarari. V. schiariri.

Scarcagghiari. v. a. Svoltare le palpebre degli occhi, in modo che si veda il rosso: sciarpellare.

Scarcagghiatu. add. Sciarpellato. || Per sgangulatu V. || E anco per sgarbatu V. (Verdone).

Scarcagliari. V. scarcagghiari.

Scarcagnari. v. a. Pestare o calcar altrui il calcagno della scarpa, andandogli appresso: scalcagnare. || fig. Torre qualche parte da checchessia: scamozzare. || Sciupar le scarpe dalle calcagna. || Per sparagnari V. || Cercare di tirare più che si può nel comperare o contrattare: squattrinare. P. pass. scarcagnatu: scalcagnato ecc.

Scarcagnaturi. s. m. T. pett. Spezie di sega simile al gattuccio, per istaccare dalla costola del pettine i denti falsi: guidetto.

Scarcagnuni (A. posto avv. Dicesi delle scarpe che hanno la parte che copre il calcagno abbassata: a ciabatta, a cianta. || pigghiari a scarcagnuni: pigliare per zimbello.

Scarcarari. v. intr. Vuotare la fornace, torre dalla fornace: sfornaciare (Da carcara).

Scarcavigghia. s. f. Spezie di ragnatura nei tessuti prodotta da alcune fila del ripieno o mancanti, o più sottili o non bene colpeggiato colla cassa: chiarella (Voc. Car. Met.).

Scarcavigghiari. v. intr. Dicesi del tessuto che mostra una difettosa trasparenza, prodotta da logoramento: ragnare, sperare (Car. Voc. Met.). || V. scarcagnari.

Scarcavigghiatu. add. Da ragnare: ragnato. || testa scarcavigghiata: cervel balzano, cervellino.

Scarcavigghiatu. s. m. V. scarcavigghiatu al § 2.

Scarcerari. V. scarzarari.

Scarcerazzioni. s. f. Lo scarcerare: scarcerazione.

Scarciarari. V. scarzarari.

Scarciari. V. scarnificari (quasi squarciare). [p. 875 modifica]

Scarcina. s. f. Arma atta a squarciare: squarcina. || aviri la scarcina, le gambe torte come la squarcina, che è una specie poi di scimitarra. || V. libbànu.

Scarcinata. s. f. Colpo dato colla squarcina. || Nel giuoco di calabrace (Belladonna ) è il lasciar il tavolino senza carte in terra momentaneamente.

Scarcinedda. dim. di scarcina.

Scarciunaria. s. f. Braverìa: smargiasseria (da scarciuni).

Scarciunazzu. pegg. e accr. di scarciuni: smargiassone.

Scarciuni, add. Spaccone: smargiasso (da scarcina, poichè chi la portava era bravo. Pasq.). || fari lu scarciuni, dicesi de’ bovi quando si dànno colpi di corna: cozzare.

Scarciuniscanenti. avv. In modo da spaccone.

Scarciuniscu. add. Da spaccone. || a la scarciunisca. V. sganghesa.

Scarda. s. f. Pezzetto di legno che nel tagliar i legnami si vien a spiccare: scheggia, sverza. || Per sim. i pezzetti che si spiccano nel romper checchessia: scheggia. || Per squama V. || Un tantin di checchessia: un minuzzolo, una sbruciola se di solido; e un zinzino se è anco di liquido. || jittari scardi, aver concepito un grandissimo calore per temperatura calda e per grande fatica; met. esser preso da grande ira: arrapinare, sputar fuoco. || mettiri li scardi all’ugna, costrignere, sforzare: porre fra l’uscio e il muro (Gr. σκιδες: scheggia).

Scardari. v. a. Raffinar la lana cogli scardassi: scardassare. || Levar la squama a’ pesci: scardare. || fig. aviri chi scardari, esser travagliato da molti affari, da gravi cure: aver che ugnere. P. pass. scardatu: scardassato. || Scardato.

Scardata. s. f. L’azione dello scardassare: scardassata.

Scardatedda. dim. di scardata.

Scardatina. s. f. L’operazione dello scardassare: scardatura.

Scardazzari. V. scardari al § 1.

Scardiari. v. intr. Fare schegge: scheggiare. || att. Ridurre in minuzzoli: minuzzolare. P. pass. scardiatu: scheggiato. || Minuzzolato.

Scardiata. s. f. L’azione dello scheggiare: scheggiamento.

Scardicchia, Scardidda. dim. di scarda: scheggiola. || Minuzzolino. || Zenzinino.

Scarduneddu. dim. di scarduni.

Scarduni. s. m. T. mur. Pezzuolo di pietra di forma irregolare: scaglia, sverza (da scarda).

Scarduzza. dim. di scarda: scheggiuzza.

Scarfalettu. s. m. Vaso di rame e simile con coperchio traforato, dentro al quale si mette il fuoco per scaldar il letto: scaldaletto.

Scarfamanu. s. m. Giuoco fanciullesco, che consiste nel metter tutti le mani una sopra l’altra, indi quella di sotto si tira e si va a metter sopra, e così via via sempre battendo fra loro: scaldamano.

Scarfamentu. s. m. L’atto o l’effetto dello scaldare: scaldamento.

Scarfaminestri. V. scarfavivanni.

Scarfaratu. V. scalvaratu. || V. anco scarfidutu.

Scarfari. V. quariari. || – lu vancu, star in ozio sedendo: culattar le panche (Sp. escalfar, o dal Gr. καρφο: secco, asciugo). P. pass. scarfatu: scaldato.

Scarfata. s. f. L’azione dello scaldare: scaldata.

Scarfatedda. dim. di scarfata.

Scarfatizzu. add. Alquanto scaldato.

Scarfatuna. accr. di scarfata.

Scarfatureddu. dim. di scarfaturi.

Scarfaturi. s. m. Vaso ad uso di tenervi fuoco per riscaldare: caldano, scaldino.

Scarfavancu. s. m. Ozioso, scioperoso, detto degli scolari che non fanno pro della scuola: scaldapanche, dicesi anco degl’innamorati: scaldaseggiole.

Scarfavivanni. s. m. Vaso di latta o di ferro dove si possa tenere fuoco sotto, per tener calde le vivande che sono ne’ piattelli superiori: scaldavivande.

Scarfetta. V. scarfaturi. || V. anco scarfamanu.

Scarfìa. V. pòlisa.

Scarfidiri. v. intr. Divenir passo, vizzo, e dicesi delle erbe, fiori ecc.: appassire (forse da scarfari).

Scarfìdumi. s. m. Puzzo che mandano le erbe appassite, e che comincian ad infracidirsi. || Per tanfu V.

Scarfidutizzu. add. Alquanto appassito.

Scarfidutu. add. Appassito. || met. Detto di convenienze fatte per apparenza e come per forza: smanceroso.

Scarfillicchiu. s. m. Verme che inghiottito dai cavalli, se ne muojono. || met. Zerbinotto gracile e delicato.

Scarfogghi. s. m. pl. Nome collettivo di stoppe, frasche, seccumi di piante ecc.: stipa.

Scarfuniari. V. sfrucuniari.

Scàrica. V. scarrica, e così i simili.

Scarificari. v. intr. Intaccar la pelle con ispessi tagli per curar certe malattie: scarificare. P. pass. scarificatu: scarificato.

Scarificaturi. s. m. Strumento destinato a fare la scarificazione: scarificatore.

Scarificazzioni. s. f. Lo scarificare: scarificazione.

Scarigghiu. V. scaragghiuni.

Scàriri. V. scadiri.

Scarìri. v. a. Arrivare a vedere e distinguere oggetti troppo minuti: scoprire, discernere (da schiarire). || nun si scariri un ugnu di lu pedi, non lasciar nulla di intentato.

Scarlatina. s. f. T. med. Malattia contagiosa, con macchie rosse alla pelle, accompagnata da febbre e spesso da angina: scarlattina.

Scarlatu. s. m. Colore rosso molto vivo: scarlatto.

Scarlatu. add. Di colore rosso vivo: scarlatto.

Scarlatuni. accr. di scarlatu. add. e s.

Scarmari. v. intr. Dicesi dei fichi quando per soverchio caldo pria di maturarsi appassiscono (da scarmi V. O da scalmarsi: riscaldarsi). || Per scarmusciri V. E anco per squadari.

Scarmateddu. dim. di scarmatu.

Scarmatizzu. add. Mezzo appassito. || Riarso dalla nebbia: annebbiato, dicesi d’ogni frutta e anco di biade.

Scarmatu. add. Appassito. || Detto di cavallo, guasto ne’ lombi: slombato. [p. 876 modifica]

Scarmera. s. f. T. mar. Spazio quadrato che si lascia sul capo di banda di certi bastimenti per collocarvi il remo, invece dello scalmo: scalmiera (Zan. Voc. Met.).

Scarmi di caudu. V. quadanata. || Aria grave, calda o soffocante: afa.

Scarmigghiari. v. a. Arruffare, dicesi de’ capelli: scarmigliare.

Scarmigghiata. s. f. Lo scarmigliare: scarmigliata.

Scarmigghiatizzu. add. Mezzo scarmigliato.

Scarmigghiatu. add. Da scarmigliare: scarmigliato. || a la scarmigghiata, posto avv. V. a la scapiddata.

Scarmigghiatura. s. f. L’atto e l’effetto dello scarmigliare: scarmigliatura.

Scarminari V. scaliari. || V. scarmigghiari.

Scarmintari. V. curreggiri (Sp. escarmentar) (Vinci).

Scarmottu. s. m. T. mar. Pezzi di legno onde componesi la terza giunta dell’ossatura sopra le staminare: schermotto (Zan. Voc. Met.).

Scarmu. s. m. T. mar. Caviglie di legno o di ferro, piantati a bordo della barca per servire di appoggio e di punto di lieva al remo che vi è legato: scalmo.

Scarmugghiu. V. carmuciu.

Scarmusciari. v. a. La prima pigiatura che si dà all’uva per trarne il mosto: ammostare. Così in Mineo (Capuana).

Scarmusciri. V. scammusciri.

Scarmuzzari. v. a. Torre piccola parte da checchessia: scamozzare. || Per scaramucciari V. || V. anco ammazzari.

Scarnagghiari. v. a. (Pasq.). Punire a suo arbitrio il bestiame che ha fatto alcun male.

Scarnaggiari. (Mal.). V. scarnagghiari.

Scarnamentu. s. m. Lo scarnare: scarnamento.

Scarnari. v. a. Levar alquanto di carne superficialmente: scarnare. || Per sim. di qualunque cosa che si levi alquanto della superficie: scarnare. || T. conc. Nettare, far fine le pelli collo scarnatojo: scarnare. || met. Diminuire, impicciolire: scarnire. || Dimagrare: scarnare.

Scarnata. s. f. L’azione dello scarnare: scarnata.

Scarnatedda. dim. di scarnata.

Scarnateddu. dim. di scarnatu. Dimagrato, estenuato: sparutino.

Scarnatina. s. f. L’atto e l’effetto dello scarnare: scarnatura.

Scarnatu. add. Scarnato, scarnito. || Magro, scarno: scarnato. Sup. scarnatissimu: scarnatissimo.

Scarnazzari. V. scarnari.

Scarnificari. v. a. Lacerar altrui la carne, cincischiare di ferite: scarnificare. || fig. Affliggere, travagliare: tribolare, balestrare. P. pass. scarnificatu: scarnificato.

Scarnificazzioni. s. f. Lo scarnificare. || Maltrattamento.

Scarnu. add. Magro, affilato: scarno.

Scarola. V. scalora.

Scarpa. s. f. Il calzare del piede: scarpa. || Quel pendìo che si dà ad un muro o ad un terrapieno: scarpa || Quel ferro incurvato, attaccato ad una stanga del carro, e che si adatta sotto le ruote perchè non girino precipitosamente alla discesa: scarpa. || – a tappina o scarcagnata. V. scarcagnuni, messa a cianta: cianta. || – cu lu suvaru: scarpa sugherata. || a scarpa, posto avv., a pendio, inclinato: a scarpa, dicesi delle muraglie larghe nella pianta e che poi vanno restrignendosi. || scarpa vecchia: ciabatta. || nun cci putiri mancu stujari li scarpi, o stari a la scarpa, esser di molto inferiore ad uno: non esser buono a legare le scarpe a qualcuno. || tincirisi li ’mpigni di li scarpi, per celia si dice quando alcuno non ha dolore di cosa che segua. || servu di la scarpa, espressione bassa per umiliarsi altrui. || pigghiari ad unu a scarpi vecchi, sprezzare o scacciare bruscamente alcuno. || Prov. a jornu pari cu’ persi la scarpa, alla fine si vedon i danni: al levar delle tende si vede la festa o al batter del martello si scuopre la magagna. || cu’ havi la scarpa rutta si la sola, chi ci ha interesse, ci pensi: chi l’ha a mangiar la lavi.

Scarpareddu. dim. di scarparu: calzolajuccio. || Rattoppatore di scarpe: ciabattino. || Denominazione della larghezza di alcuni nastri.

Scarparìa. s. f. Bottega del calzolaio: calzolerìa.

Scarparicchiu. V. scarpareddu.

Scarparu. s. m. Chi fa le scarpe, stivali ecc.: calzolajo, calzolaro.

Scarpata. s. f. Colpo dato colla scarpa: scarpata (in Firenze). || Muro o altro a scarpa.

Scarpazza. pegg. di scarpa: scarpaccia. || passari la scarpazza, modo familiare, picchiare, zombare.

Scarpeddu. s. m. Strumento di ferro per battere, in varie arti in uso: scarpello, scalpello. || – di muru, tozzo e da far forza, serve principalmente a far buchi: scarpello a scarpa, con taglio ingordo. || – a canali, quello con cui i calafati caccian a forza la stoppa nelle giunture del bastimento: patarasso. || – pri scanniddari V. piranu.

Scarpetta. dim. di scarpa: scarpetta.

Scarpiddari. v. a. Lavorare, battere collo scarpello: scarpellare. P. pass. scarpiddatu: scarpellato.

Scarpiddatura. s. f. La parte delle lastre di pietra, che rastrema, da sotto.

Scarpiddata. s. f. Colpo di scarpello: scarpellata. || Lo scarpellare.

Scarpiddaturi. V. scarpillinu.

Scarpiddazzu. pegg. di scarpeddu: scarpellaccio (in Firenze).

Scarpiddiari. V. scarpiddari.

Scarpiddicchiu. dim. di scarpeddu: scarpellino.

Scarpiddinu. V. scarpidduzzu.

Scarpidduni. accr. di scarpeddu: scarpellone.

Scarpidduzzu, dim. di scarpeddu: scarpellino,

Scarpillinu. s. m. Quegli che lavora le pietre collo scarpello: scarpellino.

Scarpina. s. f. Scarpa di pelle sottile, gentile, a tonajo basso: scarpino.

Scarpinari. v. intr. Camminare in fretta, dar di gamba: scarpinare.

Scarpinaria. V. scarparia.

Scarpinaru. V. scarparu.

Scarpinata. V. scarpinu.

Scarpineddu. dim. di scarpinu. [p. 877 modifica]

Scarpinu. s. m. Camminata lunga e faticosa: sgambata. || fari un scarpinu, scarpinare; s’intende anco d’un viaggio senza pro, o con molta fatica: sgambarsi.

Scarpisamentu. s. m. Il calpestare: calpestamento, scalpitamento.

Scarpisanti. s. m. Suolo, pavimento: spazzo.

Scarpisari. v. a. Calcar co’ piedi: calpestare, scarpicciare (Giuliani). || Pestare, calcar coi piedi in camminando: scalpitare. || Pestare alcuna cosa non molto consistente, premere: abbiaccare. || Scalpitare con rumore dei piedi: scalpicciare. || fig. Aver o tener a vile, spregiare: scalpitare. P. pass. scarpisatu: calpestato. || Scalpitato.

Scarpisata. s. f. Il calpestare: calpestìo. || Scalpitio.

Scarpisatedda. dim. di scarpisata.

Scarpisateddu. dim. di scarpisatu.

Scarpisatizzu. add. Mezzo pesto, alquanto acciaccato.

Scarpisatu. s. m. Pannina ordinaria, ora non più in uso. || aviri scarpisatu cu unu, aver contatto con alcuno, avvicinarlo (in Termini).

Scarpisuni. s. m. L’atto del calpestare: calpestamento.

Scarpitta. s. f. Scarpa fine: scarpetta.

Scarpu. Così in Messina intendono la scarpa da uomo.

Scarpuna. V. scarpuni.

Scarpunata. s. f. Colpo dato collo scarpone. || Rabbuffo: canata.

Scarpuneddu. dim. di scarpuni: scarponcello.

Scarpunera. V. prantali. || Sorta di scarpa di cuojo porcino, ad uso del pecorai, contadini ecc. di alcuni paesi, composta del tomajo unito in punta con corregge, e poi raccomandato al piede con altre corregge.

Scarpuni. accr. di scarpa: scarpone. || Scarpa grossolana: scarpone.

Scarpuniari. V. scarafuniari.

Scarpuzza. dim. e vezz. di scarpa: scarpellina.

Scarrapoju. V. puggettu.

Scarrica. s. f. Sparata di più arme da fuoco: scarica. || Lo scaricare: scaricamento. || V. carrica; e V. carricari.

Scarricacanali. s. m. Giuoco fanciullesco, in cui uno si curva e l’altro vi salta su a cavalcioni. || Altro giuoco V. in bozza.

Scarricacrinu. s. m. Pettine di ferro che serve a strigare o strappar i crini al cavallo (M. Siciliano).

Scarricamentu. s. m. Lo scarricare: scaricamento.

Scarricalanavi, Scarricanali, Scarricanavi. V. scarricacanali.

Scarricari. v. a. Levar il carico da dosso: scaricare. || Detto di colore, fargli perdere alquanto la vivacità: scaricare. || intr. Porre giù da un baroccio, da una nave la mercanzia: scaricare. || Detto del vino, chiarirsi. || Detto di pioggia, tuoni ecc., venir giù a ribocco. || scarricari la scupetta, sparare: scaricare l’archibuso. E vale anche levar la carica senza spararlo. || – lu ventri, cacare: scaricare il ventre. || – la testa, trarne per le narici o altrimenti i soverchi umori: scaricar la testa. || Detto de’ capelli, tosarli. || scarricari un timpuluni ecc., darlo: appiccicar uno schiaffo. || – una cosa supra unu, rimetterne ad esso la cura: scaricar una cosa addosso a uno. || jocu di scarrica e carrica, giuoco da farsi al tavoliere: sbaraglino, e forse scaricalasino. P. pass. scarricatu: scaricato. || Chiarito.

Scarricata. s. f. L’azione dello scaricare: scaricata. || Alleggerimento: sgravio. || a la scarricata, posto avv., dopo il raccogliere delle frutta, dopo la raccolta. || fig. Finita alcuna briga, finito il da farsi.

Scarricatedda. dim. Scaricatina. V. participiu.

Scarricatina. s. f. L’atto e il risultato dello scaricare: scaricatura. || Il prezzo che si paga per iscaricare: scaricatura.

Scarricatuna. accr. di scarricata.

Scarricatureddu. dim. di scarricaturi.

Scarricaturi. s. m. Luogo dove si scarica: scaricatojo. || Arnese di legno che serve a scaricar l’uva nel tino dove si pigia: tinello. || E anche quello usato per levare il mosto cotto dalle caldaie e metterlo nelle botti.

Scarricavarrili. V. scarricacanali.

Scàrricu. s. m. Scaricamento, sgravio: scàrico. || Luogo destinato a portarvi i materiali di demolizione ecc., che si buttan via: scarico. || Essa materia scaricata dai carrettoni consistente in calcinacci, terra, rovinacci ecc.: scarico. || met. Giustificazione, scusa: scarico.

Scarricu. add. Scaricato: scàrico. || Detto di liquore, chiaro, limpido: scarico. || Detto di annata, che non ha prodotto molto: annata sterile. || Detto di colore, non troppo vivace: scarico. || Detto di arma da fuoco, non caricata: scarico, vuoto. || scarricu di coddu, di gammi ecc., parlando di cavalli o simili, che abbiano il collo, o le gambe sottili, snelle: scarico di collo, di gambe ecc.

Scarriculiddu. dim. di scarricu. || Di colore un po’ smorto: sbiadito.

Scarrozzu. s. m. Pezzi di pietra in forma di colonnini o di altro, posti dinanzi i portoni ove passano carri, perchè le ruote non urtino gli stipiti: piuolo (Car. Voc. Met.). Si usa più in pl. piuoli. || T. mar. Moto di fianco e sottovento, la cui direzione fa angolo colla direzione apparente, mostrata dalla chiglia: scaronzo, deriva.

Scarrubbari. V. scarricari § 5 e 10. || Mandar giù, inghiottire: ingollare.

Scarruneddu. dim. di scarruni.

Scarruni. s. m. Rialzo di terreno pietroso.

Scarruzzari. v. intr. Scendere dalla carrozza: smontare, che in italiano per catacresi dicesi sbarcare. || Deviare e allora deriverebbe da scarrozzu V. || Detto di carri, o di oggetti gravi, andar fuori strada con pericolo e precipizio. || fig. Romper il discorso altrui: tagliare o rompere le parole. || T. agr. Spiantar le canne. || T. mar. Essere il bastimento in deriva: scaronzare, derivare (Car. Voc. Met.). || Dire bugie, inventar novelle: schiantar bugie ecc.

Scarruzzata. s. f. L’azione dello smontare dalla carrozza. || Il deviare, ma detto di casi gravi o grandi.

Scarruzzunari. V. scarruzzari al § 5.

Scarsamenti. avv. Con iscarsità: scarsamente. [p. 878 modifica]

Scarsettu. V. scarsiceddu.

Scarsiari. v. a. Fare scarso, menomare: scarsare, scemare. || intr. Essere o avere scarsità di checchessia: scarseggiare. || Andar a rilento nello spendere o col danaro ecc.: scarseggiare. P. pass. scarsiatu: scarseggiato.

Scarsiata. s. f. Lo scarseggiare.

Scarsiceddu. dim. di scarsu: scarsetto.

Scarsissimamenti. avv. sup. Scarsissimamente.

Scarsità, Scarsitati. s. f. Scarsezza: scarsità, scarsitade, scarsitate.

Scarsizza. s. f. Miseria, tenacità, strettezza: scarsezza. || Pochezza, mancanza: scarsezza. || Prov. quannu pri tanta scarsizza di lazzu, quannu pri tanta funnizza di puzzu, quando o per un conto o per un altro non si può aver o venir a fine di checchessia: il povero uomo non fa mai bene: se muor la vacca gli avanza il fien, se la vacca campa il fien gli manca.

Scarsu. add. Alquanto manchevole: scarso. || Misero che spende a rilento: scarso. || Detto di veste, stretta o corta al bisogno: scarso. Di moneta, che non ha il giusto peso: moneta scarsa. || Di misura, minore del giusto: scarso. || Vale anche ignorante o corto d’ingegno. || Raro. E detto di produzioni naturali s’intende o troppo nelle prime o dopo finita l’abbondanza nel terminare. || a la scarsa, scarsamente. Si dice de’ servitori impiegati al semplice salario, senza il mangiare. || stari bonu ’ntra lu scarsu, modo ironico: penuriare. || s. Scarsezza: scarso. || avv. Scarsamente. Sup. scarsissimu: scarsissimo.

Scarsuliddu. V. scarsiceddu.

Scartabellu. s. m. Scrittura di poco pregio: scartabello.

Scartabbiddari. V. scartabbillari.

Scartabbillari. v. a. Scorrer un libro, voltandone e rivoltandone i fogli, senza seria attenzione: scartabellare. || Cercar con diligenza entro checchessia: rifrugare. P. pass. scartabbillatu: scartabellato. || Rifrugato.

Scartafaziu, Scartafazzu. s. m. Scartabello: scartafaccio.

Scartamentu. s. m. Lo scartare: scartamento. || Lo scegliere: sceglimento.

Scartapiddari. v. a. Dire la cosa com’ella sta senza riserba: spiattellare. || Per scartabbillari V.

Scartapiddata. s. f. Lo spiattellare. || Rimprovero forte: rabbuffo.

Scartari. v. a. Gettare in giocando, a monte le carte che non servono: scartare. || met. Ricusare, rigettare: scartare. || E siccome levando via le carte inutili rimangono le buone quasi le scelte, così fig. noi l’usiamo per: scegliere, pigliare fra più cose quella che piace più: ricapare. || scartari di mazzi, fig., dar nelle furie: dar nello scartato. P. pass. scartatu: scartato. || Scelto, ricapato.

Scartata. s. f. Scartamento: scartata. || fari ’na scartata, scartari di mazzi: scelta.

Scartatedda. dim. di scartata.

Scartatizzu. add. Rifiutato. || s. La parte peggiore e più vile delle cose scelte: scegliticcio.

Scartatura. s. f. Ammasso di ciò che si rifiuta o che si mette da parte come inutile: scarto, chiappolo, sceltume. || Per dispregio di persona creduta inferiore per sapere, per ricchezze ecc.

Scartazza. s. f. Carta inservibile o di poco valore nel giuoco: cartaccia, scartina.

Scartiari. V. scartabbillari.

Scartillatizzu. add. Mal concio, mal messo: sciatto (Minutilla).

Scàrtitu. V. scartatura. || V. scartu.

Scartocciu. s. m. Adornamento architettonico a guisa di cartoccio: scartoccio. || V. cartocciu.

Scartu. s. m. T. giuoc. Lo scartare che si fa delle carte giocando, e le carte scartate: scarto. || Per sim. cosa rigettata dopo sceltone il meglio: scarto. Nel Giuliani si legge: della sua famiglia non c’è uno scarto, non dubitate.

Scartucciari. V. intagghiari.

Scartuni. V. scartu. || V. scartatura.

Scaru. V. cala. || Luogo acconcio e destinato a sbarcare: scalo.

Scaruteddu. dim. di scarutu. || Per scadutu.

Scarutu. add. da scariri: scoperta. || Detto di vino: schiarito.

Scarvaccari. V. scavarcari.

Scarvacchiu, Scarvagghiu. V. scravagghiu. Per metatesi.

Scarvaratu. V. scalvaratu.

Scarzarari. v. a. Torre di carcere: scarcerare, sprigionare. || intr. Uscire di prigione o da altro luogo dove stiasi mal volentieri: affrancarsi. P. pass. scarzaratu: scarcerato, sprigionato.

Scarzarazzioni. V. scarcerazioni.

Scarzetta, V. scazzetta.

Scasamentu. s. m. Lo scasare.

Scasandaru V. cacaninu.

Scasari. v. intr. Mutar casa: scasare (Nerucci). || fari scasari, obbligare altrui a lasciar la casa dove abita: scasare (att.). || Venire molta gente verso un luogo, trarre molta gente affollarsi. || T. mar. Disfare o mutare lo stivaggio del bastimento: distivare (Zan. Voc. Met.). || Uscire: scasare. ||scasari la vucca di lu stomacu, concepire grande terrore, ambascia: trambasciare. P. pass. scasatu: scasato.

Scasata. s. f. L’azione dello scasare.

Scasciari. v. a. Cavar dalla cassa: scassare. || Parlando di armi da fuoco, scaricarsi, esplòdere da sè, senza il volere di chi la maneggia. || Ridire a una volta ciò che si teneva occulto: svesciare. P. pass. scasciatu: scassato.

Scasciata, Scasciatina. s. f. L’azione del cavar dalla cassa: scassatura. || Lo scaricarsi accidentalmente di un’arma da fuoco.

Scasciatu. s. m. Quel danaro che dava il municipio (allora Senato) di Palermo ai cherici invece della franchigia. || pagari cu lu scasciatu, fig. essere ritroso a soddisfar i debiti, pigliando tempo quasi per aspettare la riscossione di ciò che era solito una volta all’anno.

Scascittari. v. a. Torre da cassa o cassetta, vuotar la cassa: scassare.

Scasciu. s. m. V. scasciatina al § 2. || Rumore grande, prodotto da rovina o precipizio: rovinìo. || Danno, diffalta. || fari scasciu, palesar delle cose segrete: svesciare. || Vale anco in generale, far cosa cattiva. [p. 879 modifica]

Scasciunari. v. a. Cavar dalle cassette (casciuni). || V. scasciari

Scasciuni. V. scaciuni.

Scasiddari. V. scasari, ultimo §. || – lu cori, trabalzar il cuore da paura, da sorpresa ecc.

Scassari. v. a. Aprire porta o simile sforzando, rompendo: scassare, scassinare. || T. agr. Divegliere, sbronconare: scassare. || Cancellare, cassare: scassare (Nerucci). || Dicesi in alcuni paesi dello eruttare che fa l’Etna || V. scassiari. || Per scasciari § 2 V. || rifl. pass. Divenir orgoglioso, andar altero di checchessia: inorgogliarsi, inorgoglirsi. || scassarisicci, prendere lungo e grande diletto: smammolarcisi .

Scassata. s. f. L’azione dello scassinare.

Scassatedda. dim. di scassata.

Scassatina. s. f. Frattura di porta, cassa ecc. per furto o che: scasso. || L’atto dello scassinare in generale.

Scassatu. add. Da scassinare: scassato. || essiri scassatu V. scassari al § 6 e 7. || V. mmizzigghiatu.

Scassatuni. accr. di scassatu al § 2.

Scassi. s. m. pl. Delizie, agi. || Divertimenti. || V. mmizzigghi.

Scassiari. V. mmizzigghiari.

Scassu. s. m. Gran romore: rovinìo. V. scasciu.

Scassuneddu. dim. di scassuni.

Scassuni. s. m. Si dice di fabbricato, casa, stanza grande, mal messa, o vuota di mobilia: badìa a spazzavento; quasi dire tutta scassinata.

Scastrari. v. a. Contrario di incastrare (Spat.).

Scatacchiari. V. scatasciari. || V. anco scuttari.

Scataddittu. V. babbaluci.

Scatamasciu. s. m. (An. M. e D. B.). Romore forte, grida: schiamazzo.

Scatanzirru. V. attuppateddu.

Scatarrari. V. sgraccari: scatarrare.

Scatarrata. s. f. Lo scatarrare: scatarrata.

Scatasciari. v. a. Levar la bozzima: sbozzimare (da catasciu). P. pass. scatasciatu: sbozzimato.

Scatasciata. s. f. Lo sbozzimare. || met. Smargiassata.

Scatasciusu. add. Dicesi di chi di tutto fa caso, ha apprensione: casoso.

Scatastari. v. a. Contrario di accatastare (Pasq.). || Scolmare (D. B.).

Scatinamentu. s. m. Lo scatenare: scatenamento. || Lo scassar la terra.

Scatinari. v. a. Trar di catena: scatenare. || T. agr. Rompere la terra coll’aratro: dissodare. || met. Incitare contro: sguinzagliare. || rifl. a. Uscire dalla catena: scatenarsi. || Detto delle ossa, dislogarsi: schiovolarsi. || met. Scappar fuori, sollevarsi con furia ed impeto: scatenarsi. || scatinari la terra. V. scassari. § 2. P. pass. scatinatu: scatenato. || Sguinzagliato.

Scatinata. s. f. L’azione dello scatenare: scatenata. || Sguinzagliata (V. participiu).

Scatinu. s. m. Lo scassare la terra. Onde si dice fari lu scatinu.

Scatirnari. v. intr. Detto del terreno, franare: smottare. || Dissodare. V. scassari al § 2.

Scatriciari. V. squatrasciari.

Scattacori. V. crepacori.

Scattafeli, Scattafìcati. (A. posto avv. A più non posso: alla stracca.

Scattagaviu. V. tirruri (Pasq.).

Scattagnetti. V. castagnetti.

Scattagnola. V. zicchittuni.

Scattamentu. s. m. Lo scoppiare: scoppiamento.

Scattaminnacchi. s. m. pl. V. affittazioni. || Finte dimostrazioni di affetti: lezii, moine.

Scattamugghieri. s. f. (Pasq.). Sorta di torta di raviggiuolo e verdura.

Scattanasu. V. giuggiulena.

Scattari. v. intr. Crepare per non potersi contenere: schiattare. || Aprirsi, rompersi per troppa pienezza, o altra simile violenza: scoppiare. || Uscire, derivare, nascere: scoppiare. || Rompere con violenza e scoppio: schiantare. || fig. Essere fortemente agitato dalla rabbia, d’invidia: scoppiare di rabbia, d’invidia. Vale anche aver gran dispiacere o compassione: scoppiare a uno il core di checchessia. E aver gran voglia: scoppiare di far checchessia. || Il primo germinare delle piante: scoppiare; e Giuliani ha anco: riscoppiare, il nuovo germinare. || Detto delle parti del corpo quando scoppiano in malori: esulcerarsi. || Detto di legno, carbone e simili, il fare rumore quando bruciano: scoppiettare. || Morire, onde scattaricci l’occhi, la facci, per più spregio: dilefiare, crepare, schiattare. Onde il Lori fa dire alla Mea: Ci ho che far io, se dopo m’ènno schiatti (schiattati). Detto di cosa, essere in istato di poterne usare, appena compiuta o di recente avvenuta. || scattari lu feli, morir d’angoscia, di crepacuore o di stanchezza per lunga e faticosa corsa fatta. || scattari di li risa. V. in cripari. || – di siti, morir dalla sete: affogar di sete. || grapitimi ca scattu, dicesi a uomo bilioso troppo, o a uomo soverchiamente tronfio di sè. || a scattari, posto avv., a più non posso.

Scattata. s. f. L’azione dello scoppiare: scoppiata.

Scattatu. add. Da scoppiare: scoppiato. || mortu scattatu, putrefatto, puzzolente.

Scattiari. v. a. Dar percosse: battere, crocchiare, dare, ass. || V. scuppari. || Venire, dare addosso, piombare. || V. sbattiri. || Far il rumore come le legne e simili al fuoco: scoppiettare. || Cominciar a fendersi: screpolare. || fig. Rubare, arraffiare. P. pass. scattiatu: battuto. || Scoppiettato.

Scattiata. s. f. Il battere.

Scattiaturazzu. pegg. di scattiaturi.

Scattiatureddu. dim. di scattiaturi.

Scattiaturi. s. m. Ladroncello, colui che ruba di nascosto fazzoletti, orologi, borse per le vie del paese, in mezzo la folla, senza violenza: borsajuolo.

Scattiola. s. m. Fico immaturo: tortone. È anco add. (da scattari).

Scattiolu. V. scupittuni (Rocca).

Scattìu. s. m. Si dice per lo più del sole, del caldo, l’ora più calda, fitto meriggio: stellone, caldana, fitto meriggio. || Anco del punto più forte di un’azione qualunque: nel forte, nel buono, nel fitto p. e. siamo nel buono delle faccende (Giuliani).

Scattiuledda, dim. di scattiola. [p. 880 modifica]

Scattivari. v. a. Liberar dalla cattività: riscattare (da cattivu V.).

Scattu. s. m. Voglia irrefrenabile (da scattari di fari) || Scoppio, schianto.

Scattusu. add. Che fa dispetti: dispettoso. || Rabbioso. || V. urtanti.

Scàtula. s. f. Arnese a foggia di cassetta da riporvi checchessia: scàtola. || Tabacchiera: scatola.

Scatuletta, Scatulicchia, Scatulidda, Scatulina. dim. di scàtula: scatoletta.

Scatulineddu. dim. di scatulinu: scatolinetto.

Scatulinu. dim. di scatula: scatolino. || aviri lu scatulinu, per ischerzo si dice a chi si picca di sapere cose rare o segrete.

Scatuluna. f., Scatuluni. m. accr. di scatula: scatolone, scatolona.

Scaturiggini. s. f. Sorgente dell’acqua: scaturigine.

Scaturiri. v. intr. Il primo sorgere dell’acqua dalla terra: scaturire. || Mandar fuori: scaturire. || Derivare.

Scaucïari. V. cauciari.

Scaucinari. V, squacinari (Metatesi di qua in qau o cau).

Scaudari, Scaurari: V. squadari e simili.

Scauratedda. s. f. In Messina intendono quel tonno cotto tagliato a pezzi (Verdone).

Scausa. s. f. ll levar la terra d’attorno le barbe delle piante: scalzamento, scalzatura.

Scausacani. V. scalzacani. (Solito scambio della l in n).

Scausari. V. squasari e simili.

Scausu. add. Senza calzare: scalzo. || Detto dei cavalli, che non hanno ferri ai piedi: sferrato. || Prov. nun vaja scausu cu’ simina spini, ca poi si punci a la sdiminticata, non se lo dimentichi chi ha fatto del male: chi semina spine non vada scalzo.

Scausuni. V. squasuni, e derivati.

Scausunìsimu. s. m. Il ceto degli scalzoni (Scarpitta).

Scautelatu. add. Senza cautela, malsicuro.

Scauzacani. V. scalzacani.

Scauzari. V. squasari.

Scàuzu. V. scausu.

Scavaddari. v. a. Scavalcare: scavallare. || fig. scavaddari ad unu, farlo cadere in disgrazia di altrui, o farlo cadere di grado sottentrando in suo luogo: scavallare.

Scavaddatizzu. add. Alquanto sciamannato.

Scavaddatu. add. Da scavallare: scavallato. || Scomposto negli abiti e nella persona: sciatto, sciamannato. || Licenzioso: scapigliato.

Scavaddaturi. (D. B.). Chi o che scavalca: scavalcatore.

Scavaddunatu. add. Senza rispetti, arrogante: scorbellato.

Scavafunnu. V. annetta-portu.

Scavagnari. v. a. Cavare, estrarre dal cavagno.

Scavamentu. s. m. L’atto dello scavare, e il punto della cosa scavata: scavamento.

Scavarcari. v. intr. Scender da cavallo: scavalcare. || att. Fare scendere da cavallo: scavalcare. || met. Levar una cosa di sopra l’altra. || V. scavaddari al § 2. P. pass. scavarcatu: scavalcato.

Scavarcata. s. f. L’azione dello scavalcare: scavalcata (V. participiu).

Scavareddu. dim. di scavu.

Scavari. v. a. Cavar sotto: scavare. || Estrarre, cavar fuori: scavare. || fig. Scoprire cosa occulta o segreta. P. pass. scavatu: scavato.

Scavata. s. f. L’azione dello scavare: scavatura, scavamento.

Scavatedda. dim. di scavata.

Scavateddu. dim. di scavatu.

Scavatina. V. scavata.

Scavazzu. V. schiavazzu.

Scavialarisi. V. falliri.

Scavialatu. V. paccariatu.

Scavigghiari. v. a. Liberar dalla caviglia: scavigliare. || Sconficcare: schiavare. || Freneticare: farneticare. V. scaminari. || V. anco scunucchiari. || rifl. Mettersi tutto intento ad un lavoro: mettersi accanito al lavoro.

Scavigghiateddu. dim. di scavigghiatu.

Scavigghiatizzu. freq. di scavigghiatu.

Scavigghiatu. add. Da scavigliare: scavigliato. || Schiavato. || fig. Disordinato, sregolato: stravolto. || Stravagante: balzano (Da scapigghiatu V.).

Scavigghiatuni. accr. di scavigghiatu.

Scavigghiatura. s. f. Qualità di ciò che è stravagante: stravaganza. || Fantasticare. || Disordine, sconficcamento, stravolgimento: stravoltura.

Scavigghiaturi. V. cavillusu.

Scavigna. s. f. Caparbieria: caparbiaggine.

Scavina. s. f. Copertura di letto di panno grosso: schiavina.

Scavottu. add. e s. Brunetto, moretto.

Scavu. s. m. Lo scavare: scavo. || La parte scavata di qualche cosa: scavo. || Per schiavu V.

Scavuliari. v. a. freq. di scavari. V. scaliari. Come in ital. da voltare si fa voltolare ecc. || V. anco scrafuniari.

Scavuni. s. m. T. bot. Pianta simile al nasturzio, di larghe foglie, nasce spontanea nelle fontane, e passa per aperitiva ed antiscorbutica: sio. Sion L.

Scavunisca. Nella frase acchianaricci la scavunisca o lu scavuniscu, montar in collera: montar in bizza.

Scavuniscu. V. scavunisca.

Scàvusu. V. scàusu.

Scavuzza. V. mascaredda al § 2. || f. di scavuzzu.

Scavuzzari. v. a. Spargere in qua e in là, sparpagliare: sparnicciare.

Scavuzzu. V. schiavuzzu. || Sorta di grano che fa le spoglie nereggianti.

Scazza. s. f. T. mar. Intelajatura di legname nella quale è contenuto il piede dell’albero, come un maschio nel suo incastro: minchia dell’albero (Zan. Voc. Met.). || Pezzo di legno che mettesi a piè degli alberi della nave: scassa.

Scazzetta. s. f. Spezie di berretto da uomo, che si usa per lo più per casa: papalina. || E quello che si porta anco fuori e in varie fogge.

Scazziddu. add. Piccolo di statura: cazzatello. || Dicesi anco di cosa piccola. [p. 881 modifica]

Scazzittedda, dim. di scazzetta: berrettino.

Scazzittuni. accr. di scazzetta: berrettone.

Scazzùbbulu. s. m. T. zool. Sorta di pesce, detto altrimenti occhiu russu. || Per scazziddu V.

Scebba. s. f. T. bot. Pianta perenne che ha gli steli biancastri, le foglie alterne, picciolate, quasi deltoidi, un poco carnose, i fiori a grappoli, piccioli terminanti: alimo, porcellana marina. Atriplex halimus L.

Scebbalistita. V. cinnirazzu. Così in Naro (Pasq.).

Sceca. V. frica.

Sceccu. s. m. Asino: ciuco (Pasq. dice venga dall’Ebr. scech quieto o sciach dimesso. Chi dice che è voce turca. A me pare che da ciuco si sia fatto sciuccu in sceccu. Onde ne viene il Napolitano ciucciu). || mannari o mettiri lu sceccu carzabatu: rincarare il fitto, e si dice quando uno non s’incarica o non cura ciò che altri minaccia, p. e. mi metti o mi manna lu sceccu carzabatu: mi rincari il fitto. || pigghiari un sceccu, o aviri un cauciu di sceccu, aversi un mal francese. || e chi figghiò qualchi sceccu masculu! quando succede cosa difficile, o che un avaro divenga generoso, o che un sudicione si lavi ecc.: e che è caduta una saetta in un palo aguzzo! o che s’è fatto prete il diavolo! || Prov. lu sceccu vecchiu nun torna pudditru, le cose passate non tornano indietro. || sceccu e mulu carricalu ’nculu, a tali bestie la soma deve mettersi loro vicino la groppa: cavallo e cavalla cavalcali sulla spalla, asino e mulo cavalcali al culo. || perdiri o appizzari lu sceccu cu tutti li carrubbi: perder la capra e i cavoli, perder l’uno e l’altro. || ogni sceccu si preggia di lu so ragghiu, ognuno loda il suo. || cui sceccu fa cavaddu, lu primu cauciu è so, chi innalza o benefica un ingrato, sarà ricompensato pel primo e con ingratitudine: non introdurre l’asino in sala, che poi ti manderà fuori della sala e della camera. || cu sceccu si curca, sceccu si leva: chi asino nasce, asino muore. || V. in asinu altri proverbi.

Scèdiri. V. odiari.

Scègghiri, Scègliri. v. a. Mettere di per sè cose di qualità diverse, per distinguerle ed eleggerne la parte migliore: scegliere, scerre. || Talvolta eleggere semplicemente: scegliere. P. pass. scigghiutu: scelto (Fagiuoli ha: scegghiere).

Scèjiri. V. scèdiri.

Sceleratu. V. sciliratu e derivati.

Scelta. s. f. Lo scegliere: scelta. || La parte scelta: scelta.

Sceltizza. s. f. Qualità di ciò che è scelto: sceltezza.

Sceltu. add. Da scegliere: scelto. || Buono, squisito: scelto. Sup. sceltissimu: sceltissimo.

Scemari. v. a. Ridurre a meno: scemare. || rifl. a. Scemarsi. P. pass. scematu: scemato.

Scembru, Scempru. s. f. Sorta di tessuto di tela, per coltri e simili.

Scemu. add. Di poco senno: scemo. || Che manca della grandezza o pienezza di prima: scemo. Sup. scemissimu: scemissimo.

Scena. s. f. La parte del teatro dove gli attori agiscono: scena. || Il paese e il luogo finto sul palco scenico: scena. || Le tele dipinte che rappresentano il luogo finto: scena o meglio scene in pl. || Una delle parti in cui son divisi gli atti del dramma ecc.: scena. || Vista: scena. || Mutazione, vicenda: scena. || Chiassata, trista figura, romore levato a un tratto in luogo inopportuno, e con maraviglia degli astanti: scena. Onde fari certi sceni: far delle scene. || mutarisi la scena, fig. mutarsi le cose, i tempi, gli affari: mutarsi la scena. || cumpariri ’na scena, apparire, venire al pubblico: venire, comparire in scena. || turnari in scena, rimetter fuori certe cose, o ragioni che parevano dimenticate: tornar in iscena.

Scenàriu. s. m. Il mandafuori: scenario. || Per suggirituri V. || Le scene dipinte insieme rappresentanti cose relative a ciò che si recita: scenario.

Scenata. s. f. Apparenza poco durevole, infignimento, finzione: mostra, simulazione.

Scenetta. dim. di scena: scenetta. || met. Caso ridicolo.

Scènicu. add. Di scena: scenico. || palcu scenicu, quel luogo dove recitano i comici: palco scenico.

Scenografia. s. f. L’arte di dipingere le scene, e quella di disegnar le cose secondo appariscono: scenografìa.

Scenuni. s. m. Foglio in cui son descritti i recitanti e le loro parti secondo le scene: scenàrio.

Scerba. V. spinedda. || V. cìnniri (Pecorella).

Scèrfidu. V. sciapitu.

Scerra. V. sciarra.

Scertu. V. sceltu.

Scervellarisi. V. smiduddarisi.

Scesu. Esclamazione: Dio! Forse è la voce Gesù, corrotta.

Sceta. V. scelta.

Scetta. s. f. Treccia di fichi secchi (Rocca): rocchio.

Scetti. V. lazzu e lazzolu.

Scetticìsimu. s. m. Dottrina appoggiata a scrupolosa osservazione ed a personale convincimento: scetticìsmo.

Scètticu. add. Chi dubita d’ogni cosa, e crede non esservi cosa assolutamente vera: scèttico.

Scettru. s. m. Bacolo regale, segno di autorità: scettro. Finchè l’uomo è calcolato bestia, naturalmente il segno di autorità, di dominio è il bastone! è logico.

Scèusa. V. ascinzioni.

Scheda. s. f. Chiamano i librai quel foglio stampato, su cui i sottoscrittori ad un’opera mandan il proprio nome: cartella, sceda. || Pezzetto di carta dove si scrivono cose che poi debbano andare ordinate: scheda.

Schèlitru. s. m. L’ossa spolpate, insieme legate, del corpo animale, e per sim. delle piante: schèletro. || Il disegno di un lavoro: scheletro. || roggiu a scheletru, quello di cui il meccanismo è visibile.

Schera. s. f. Numero di soldati in ordinanza: schera. || Ogni ordinata moltitudine: schiera. || Per sim. moltitudine ordinata di checchessia: schiera. || a schera, posto avv., in ischiera: a schiera.

Schèretru. V. scheletru.

Scherma. s. f. Arte di misurar i colpi, pararsi [p. 882 modifica] coll’arme propria ecc.: scherma, schermo. || mastru di scherma, chi insegna la scherma, maestro di scherma. || jucari a la scherma, riparare con arte il corpo, e cercare di offendere: schermire. || putirisi jucari a la scherma, fig. dicesi di uno stanzone grande e senza mobili.

Schermiri. V. schirmiari. || rifl. a. Difendersi: schermirsi.

Scherzari. v. intr. Ruzzare, folleggiare: scherzare. || Spassarsi: scherzare. || Non far da senno: celiare, scherzare. || att. Burlare: canzonare. || scherzari cu unu: scherzare con alcuno. || Per dare importanza o checchessia suolsi dire: ma chi si scherza! ma che si celia!

Scherzu. s. m. Trastullo, baja: scherzo. || Cèlia. || Ironia, cattivo giuoco, offesa, danno: scherzo. || pri scherzu, posto avv., per giuoco, da burla: da scherzo, per chiasso. || livannu lu scherzu, o senza scherzu: senza chiasso. || D’un’arma da fuoco, d’una malattia ecc. si dice che vi fa un brutto scherzo!

Schettamenti. avv. Con ischettezza: schiettamente.

Schettizza. s. f. Sincerità, candidezza: schettezza.

Schettu. add. Detto di uomo che non ha moglie: scàpolo, smogliato, cèlibe. || Detto di donna che non ha preso marito: ragazza, nùbile || add. Ingenuo, candido, sincero: schietto. (Sp. escueto: esente d’impacci).

Schètula. Rapisardi ha: prima ca veni la morti... pensa a lassari ’na schetula esatta, forse cedola o asse di beni.

Schì, Schia. Modo di cacciare i porci: porci-là, trucci-là, pruzz’in là (in Firenze). || Modo proverb. nun sentiri nè schì, ne passiddà, non ascoltare nè riprensione, nè minacce; essere sfacciato, non sentir vergogna.

Schiaccari. v. a. Levar dal cappio: scappiare.

Schiaffiari. v. a. Dare schiaffi: schiaffeggiare.

Schiaffu. V. timpuluni.

Schiamazzari. v. intr. Gridar forte, far chiasso: schiamazzare. P. pass. schiamazzatu: schiamazzato.

Schiamazzu. s. m. Romore, strepito, grida forti: schiamazzo.

Schiamazzusu. add. Che fa schiamazzo: schiamazzatore.

Schiantamentu. (D. B.) s. m. Lo spiantare: spiantamento.

Schiantari. v. a. Sbarbar delle piante: spiantare. || Svellere: spiantare.

Schiariri. V. inchiariri.

Schiaviceddu. dim. di schiavu: schiavetto, schiavolino.

Schiavitù, Schiavituti, Schiavitutini. s. f. Stato e condizione di uno schiavo: schiavitù, e ant. schiavitudine.

Schiavottu. dim. di schiavu.

Schiavu. s. m. Quegli che violentemente è in intera potestà altrui, che ha perduto la libertà: schiavo. || Per sim. uomo di pelle nera: moro. || schiavu vostru, modo di salutare; è modo anco di annunziare una cosa per perduta: schiavo, padrone, o addio fave. || Prov. a bonu schiavu nun manca patruni, quando una cosa è buona trova posto, ovvero chi sa fare, trova il modo: a buono cavaliere non manca lancia. || schiavi su schiavi nun cci dari chiavi, ciò vuol dire di non fidare su colui a cui si fa del male; ma il prov. intende di non fidar ne’ servi. || schiavu fidili nun ha mai libbertà, perchè rincresce al padrone perderlo.

Schiavuzzeddu. dim. di schiavuzzu: schiavettino. || Prov. ogni scavuzzeddu a so matri pari beddu: all’orso pajon belli i suoi orsacchini.

Schiavuzzu. dim. di schiavu: schiavetto, schiavolino.

Schibbeci. s. m. Vivanda di pesci con olio, aromi, cipolle e passole. || V. schimbesci.

Schicari. V. spiegari.

Schicciari. V. sghicciari.

Schiera. V. schera.

Schieramentu. s. m. Lo schierare: schieramento.

Schierari. v. a. Mettere, ordinare in ischiera: schierare. Usasi anco fig. P. pass. schieratu: schierato.

Schierata. V. schieramentu.

Schiettu. V. schettu.

Schifata. s. f. Quanto cape in uno schifu V.

Schifazzu. s. m. Piccola barca a remi, per servizio dei bastimenti: schifo. || pegg. di schifu.

Schifènziu. V. schifinzìa. || V. anco schifìu.

Schiffarateddu. dim. di schiffaratu.

Schiffaratu. add. Scioperato, senza aver che fare: scheffarato (Fanf. Voc. d. u. Tosc.), sfaticato (Giusti).

Schifìa. V. schifìu. || Si dice ad uomo per ingiuria, inetto dappoco.

Schifiamentu. s. m. Lo schifare: schifamento. || Stomacàggine.

Schifiari. v. a. Aver a schifo, a stomaco: schifare, non giovarsi. || nun schifiari ad unu, modo prov., potergli stare a paragone: non aver paura. || Prov. zoccu si schifìa veni tempu ca s’addisìa, il tempo non è sempre l’istesso. P. pass. schifiatu: schifato.

Schifieddu. dim. di schifìu: schifetto.

Schifìgnusu. V. sghinfignusu.

Schifinzìa. s. f. Stomacaggine: schifezza. || Laidezza, sporcizia: schifezza. || Il recarsi a schifo ogni cosa: schifezza, schifiltà.

Schifìu. s. m. Schifiltà, schifezza: schifo. || Laidume, sporcizia: schifezza.

Schifiusamenti. avv. In modo schifoso; ma si usa per dire poco, miseramente, grettamente.

Schifiusarìa. s. f. Azione da uomo sleale, gretto, disonesto ecc.: porcherìa.

Schifiusazzu. pegg. di schifiusu. || Porconaccio.

Schifiuseddu. dim. di schifiusu: schifosetto. || Per ingiuria si dice a bambino: cattivaccio, tristanzuolo.

Schifiusu. add. Sporco, lordo: schifoso. || Stomacoso: schifoso. || Per ingiuria, vile: vigliacco. || Tristo. || Misero, gretto. || Uomo sleale e capace di ogni mala azione: porco. Sup. schifiusissimu: schifosissimo.

Schifiusuni. accr. di schifiusu. || Porcone.

Schifu. s. m. Vaso che serve a tenervi il mangiare pe’ polli, pei porci ecc.: truogolo. || fig. Di piatto grande, o di quantità di vivanda spropositata, per un mangione. || V. pila. Così a Sciacca. || Per schifazzu V. || T. arrot. Cassa [p. 883 modifica] di legno che contiene l’acqua caduta dal botticello sulla ruota da arruotare: truogolo. || – di mola, il telaio che sostiene la ruota, il frullone ecc.: castello. || Vaso di pietra dove il fabbro immerge il ferro rovente per farlo raffreddare: pila (Gr. σκαφή: concavo. Però vi è in ital. schifo, che vale: vassojo con ispallette ad uso di trasportar calcina o altro).

Schigghia, Schigghiu. V. sguiddaru.

Schigghiusu. add. Di voce di suono acuto, chiaro: squillante.

Schilimbruni. V. schirinzia.

Schilitruni. accr. di scheletru

Schimbesci (A. posto avv. Torto, obliquo, a sghembo: a sghimbescio.

Schimicceddu. dim. di schimicciu: sparutino, sparutello.

Schimicciu. add. Di poca apparenza e presenza, gracile: sparuto, scriato, spersonito, scarso (Gr. σκυμνικιον; catellino) || Persona piccola di statura, ma vivace: scricciolo. || E nel fem. si dice per amante, amica.

Schimicciusu. add. Delicato: spersonato.

Schimmeci. V. schimbesci.

Schimmenti. (Mal.) s. m. Diagonale: schiancìo. || pigghiari schimmenti: andar di schiancìo.

Schimmintiari. v. a. Dare o percuotere di schiancìo: schiancire.

Schina. s. f. La parte deretana delle spalle, e nelle bestie la parte delle spalle alla groppa: schiena. || Catena del dorso lungo il centro: colonna vertebrale. || – di munti, il dosso. || – di porcu: arista. || travagghiu di schina, materiale, dura: lavoro di schiena. || a schina di mulu, il trasportare non su carri, ma su i basti delle bestie: portar a basto o a bastina. || schina appuzzata, o schina puzzata, salti più rilevati che la corvetta di un cavallo: groppata; vale anco strapazzo, rabbuffo, onde fari ’na schinapuzzata, usar mali termini, far angherie, dari ’na schinapuzzata, ricalcitrare.

Schinanzìa. V. schirincìa.

Schinapuzzata. V. schina.

Schinci e linci. V. squinci.

Schincirinatu. add. Magro, esile: smingherlino. || Venuto su o cresciuto a stento: scriato.

Schinciu. (Vinci). V. schimbesci.

Schineci. V. schinofeggiu.

Schinfignusu. add. Difficile a contentarsi specialmente in cose di gusto: schifiltoso, boccuccia, spuzzolo (Nerucci), schifo (add.). || Ritroso, lezioso: schizzinoso.

Schinofeggiu. s. m. Goffaggine, lezio: smanceria, gestro. || Per ischerzo, cerimonia, complimento: salamalecche.

Schinu. s. m. Schiena.

Schìrbii. Esclamazione di meraviglia (Pitrè).

Schirbizzu. V. schiribizzu e seg.

Schirchigghiari. V. scippari. || V. sbignarisilla. || Sviluppare, spiegare.

Schirdari. V. scardiari.

Schirìa. s. f. Capriccio, ticchio: fìsima.

Schiribbizzari. v. intr. Fantasticare: ghiribizzare.

Schiribbizzu. V. ghiribizzu: ghiribizzo.

Schiribbizzusu, add. Pieno di ghiribizzi: ghiribizzoso.

Schiribizziu. V. surfiziu.

Schirincia, Schirinzia. s. f. Infiammazione nelle fauci e nella laringe che rende difficoltà nel respirare: squinanzìa, scheranzia. || Si dice anche come una imprecazione: accidenti! ecc.

Schirmiari. v. a. Riparar il colpo e cercar nello stesso tempo di offendere: schermire. || Giocar di spada: schermire. || rifl. a. Difendersi: schermirsi.

Schirmicciu. V. schimicciu.

Schirmintari. V. spirimintari.

Schirmiri. V. schirmiari.

Schirmituri. verb. Chi o che schermisce, o chi insegna la scherma: schermidore, schermitore.

Schiropeggiari. v. intr. Fare lezii, smorfie (Da schirofeggiu).

Schiropeggiu. V. schinofeggiu.

Schiropiggïari. V. schiropeggiari.

Schirpiuni. s. m. Serpentello schifoso grosso come una lucertola, bianchiccio, chiazzato come di lentiggine: taràntola.

Schirturiaru. V. scritturiaru.

Schirzari. V. scherzari.

Schiticchiata. V. schiticchiu.

Schiticchieddu. dim. di schiticchiu.

Schiticchiu. s. m. Sollazzevole convito fra amici, senza solennità: spuntino, ribotta.

Schittari. v. a. Far quitanza: quitare. || Far la voce del bracco quando leva la fiera: squittire. || Per scuttari V.

Schittu. add. Si dice del pane senza companatico: asciutto, scusso, scrio. E si dice di altre cose, di altri commestibili mangiati senza pane ecc.: scusso, scrio. || schittu schittu: scrio, schio, detto di checchessia. || a schittu: a mala pena. || Per schettu V. (A S. Cataldo).

Schittuliddu, dim. di schittu. || dim. di schettu.

Schittunazzu. accr., Schittuneddu. dim. add. Derisorio di schiettu. || Per donna si direbbe: pulzellona.

Schiuma. s. f. Il fiore o la parte delicata, come la spuma del mare, che si fa di vivande dolci ecc.: schiuma. || Quella materia di cui si fanno pipe, bocchini ecc.: spuma. || Certo dolce di latte: panna montata.

Schiumuni. s. m. Sorbetto ripieno di panna montata: spuma. || Per ischerzo il cappello alto: tuba.

Schiuvari. v. a. Sconficcar i chiodi.

Schiuvatu. add. Schiodato. || un cristu schiuvatu, si dice a uomo di apparenza miserissima, macilente, malconcio, o insanguinato.

Schizzari. V. sgricciari. || att. Sbozzar un disegno, disegnar alla grossa, cennar appena con linee: schizzare.

Schizzera. V. stizzana. || aviri schizzera a lu capizzu, aver continua ricordanza.

Schizzettu, Schizziceddu. dim. di schizzu: schizzetto.

Schizzu. s. m. Sbozzo di disegno appena cennato: schizzo. || Piccolo saggio o mostra di checchessia: schizzo.

Sci. Voce di ammirazione. || E a Nicosia per sì, affermativa. || Esclamazione in vari sensi.

Sciabbachïari. v. a. Ingordamente mangiare, e assai: scuffiare (quasi dovesse empire una sciabbica). || Godersela in bisbocce o gozzoviglie: bisbocciare. [p. 884 modifica]

Sciabbacuni. accr. di sciabbica. || Per sciampagnuni V.

Sciabbeccu. s. m. Sorta di naviglio: zambecco, stambecco, sciabecco. || Foggia di cappello a due punte, a foggia di barca come quello dei carabinieri: lucerna, a Livorno detto per ischerzo: paranza, paranzella.

Sciàbbica. s. f. T. pesc. Sorta di rete di pescare: sciàbica, rezza. || Divertimento, gozzoviglia: bisboccio.

Sciabbicaru. s. m. Pescatore addetto alla sciabica.

Sciabbiccottu. dim. di sciabbeccu: zambecchino.

Sciabbicheddu. dim. di sciabbica: sciabichello (Zan. Voc. Met.).

Sciabbicuni. accr. di sciabbicu,

Sciabbò. V. scibbò. || Lasagne larghe e incannellate: pappardelle.

Sciàbbula. s. f. Arme da taglio piatta e ricurva: sciàbola.

Sciabbulata. s. f. Colpo di sciabola: sciabolata. || fig. Contraccambio per vendetta.

Sciabbulazza. pegg. di sciabbula: sciabolaccia.

Sciabbuletta. dim. di sciabbula.

Sciabbuliari. v. a. Dar colpi di sciabola: sciabolare (Tomm. D.).

Sciabbuliata. s. f. Il dar colpi di sciabola. || Zuffa con colpi di sciabola.

Sciabbuliatuna. accr. di sciabbuliata.

Sciabbuliaturi. verb. Chi sciabola: sciabolatore.

Sciabbulicchia, Sciabbulidda. dim. di sciabbula: sciabolina.

Sciabbulottu. s. m. Mezza sciabola: sciabolotto, (Tomm. D.).

Sciabbuluni. accr. di sciabbola: sciabolona (in Firenze).

Sciàcasu. s. m. Pietra dolce, friabile, che stemperata con acqua serve a pulire le masserizie di legno (Pasq. da ciaca).

Sciaccà. V. accà.

Sciacca. V. ciacca. || Piccole divisioni fatte negli orti per agevolare la irrigazione, e la coltivazione: quadro.

Sciaccò. s. m. T. mil. Spezie di berretto da militari. V. taschettu.

Sciaccu. s. m. Vasetto a guisa di una scodella che serve a’ barbieri nel far la barba: bacino. O nel pulire i denti e vari usi.

Sciàccula. V. ciaccula.

Sciacqualattuchi. s. m. Detto ad uomo sciocco: bietolone. || Non curante. || Per sciacquatu.

Sciacquamentu. s. m. Il risciacquare: risciacquamento,

Sciacquari. v. a. Lavare e pulir con acqua, dicesi per lo più de’ vasi, ma anco di altre cose: risciacquare, sciacquattare, sciacquare. || sciacquarisi la vucca, dir male di alcuno, sparlarlo: risciacquarsi la bocca.

Sciacquata. s. f. L’azione dello sciacquare: risciacquata. || fem. di sciacquatu V.

Sciacquatedda. dim. Risciacquatina.

Sciacquateddu. dim. di sciacquatu.

Sciacquatina. s. f. L’atto del risciacquare: risciacquatura.

Sciacquatu. add. Da risciacquare: risciacquato. || Detto a persona, vegeto, di bel colore, bella cera: prosperoso, rigoglioso. || Avvenente, grasso: bòffice, bofficione, specialmente di bambino e di donna. Si dice anco di cosa: appariscente. || Detto di carnagione: colorita, incarnatina; e in senso di frescoccia.

Sciacquatunazzu. accr. di sciacquatuni.

Sciacquatuni. accr. di sciacquatu: bofficione.

Sciacquatura. s. f. L’atto del risciacquare: risciacquatina. || Quel che resta del liquido con cui si è risciacquato: risciacquatura.

Sciacquiari. V. sciacquari. Si usa come frequentativo però: sciaguattare.

Sciacquiata. s. f. Lo sciaguattare: sciaguattamento.

Sciacquiatedda. dim. di sciacquiata.

Sciacquiatuna. accr. di sciacquiata.

Sciàcquu. s. m. Il risciacquare: risciacquamento, risciacquatura.

Sciadditru. V. zammataru.

Sciaddu. V. sciarabba (Caruso).

Sciaguaratu. add. Scomposto, sconcio negli abiti e nella persona: sciamannato (Chi sa non sia corruzione di sciagurato).

Sciaguatta. V. sciaguazza.

Sciaguattari. v. a. Risciacquare: sciaguattare.

Sciaguazza V. fucaccia. || Donna sfacciata, plebea: cialtrona, sciacquina, strisciona.

Sciagura. s. f. Malaventura, disgrazia: sciagura, sciaura.

Sciaguratamenti. avv. Disavventuratamente: sciaguratamente.

Sciaguratazzu. pegg. di sciaguratu: sciagurataccio.

Sciagurateddu. dim. di sciaguratu: sciaguratello, sciaguratino.

Sciaguratu. add. Infelice, sgraziato: sciagurato, sciaurato.

Sciaguratuni. accr. di sciaguratu: sciaguratone.

Scialabba. V. sciarabba.

Scialabbiata. V. scialibbiata.

Scialacca. s. f. Abito da uomo ora in disuso.

Scialacori. s. m. Sfogo, esalo, lo scialare: scialo. || Ristoramento. add. Vago di sollazzi: sollazzevole.

Scialacquamentu. s. m. L’atto dello scialacquare: scialacquamento.

Scialacquari. v. a. Far andare come l’acqua, alla larga: scialacquare. P. pass. scialacquatu: scialacquato.

Scialacquata. V. scialacquamentu.

Scialacquaturazzu. pegg. di scialacquaturi: scialacquatoraccio.

Scialacquatureddu. dim. di scialacquaturi.

Scialacquaturi –tura –trici. verb. Chi o che scialacqua: scialacquatore –trice. || Quando indica maggior biasimo: scialacquone.

Scialàcquu. s. m. L’atto e l’effetto dello scialacquare: scialacquo.

Scialamentu. s. m. Lo scialare: scialamento.

Scialampari, V. allavancari || V. arrimazzari.

Scialaratu. V. sciliratu.

Scialari. v. intr. Darsi bel tempo sfoggiando ad abiti, a pranzi ecc.: scialare || Prender sollazzo, e allora si può dire anco degli animali: sollazzarsi. || E se si vuole usare anco delle cose inanimate: ricrearsi. || att. Sfogare, esalare: scialare. || scialarisìcci, intr. pron. Prendere grande e prolungato diletto di checchessia: smammolarcisi, grogiolarvisi. || , [p. 885 modifica] scialarisilla, far vita allegra e senza pensieri: sbirbarsela, sbajoccarsela. || scialarisi un’anca, sbirbarsela; e significa pure il semplice divertirsi a mangiar bene: alzar il fianco. P. pass. scialatu: scialato. || Sollazzato. || Sbirbato.

Scialarizzu. V. scialata.

Scialata. s. f. Lo scialare: scialo. || Festa in campagna di desinare, sonare, ballare ecc.: scialata (Nerucci), scampagnata.

Scialatedda. dim. di scialata.

Scialatuna. accr. di scialata.

Scialaturazzu. accr. di scialaturi. || Sollazzevolissimo.

Scialaturi. verb. Che sciala: sollazzevole. || Dissipatore: scialone.

Scialè. add. T. comm. Di una qualità di saja a colori, usata ne’ tempi andati.

Scialema. V. stratagemma.

Scialìbbia. s. f. Giorno di festa e di allegria: sciabà.

Scialibbiari. V. scialarisilla in scialari.

Scialibbiata. V. scialata.

Scialinguatu. V. scilinguatu.

Scialìzziu, Scializzu. V. scialata.

Scialla. s. f. Scialle di minor pregio. || V. anco sciallu.

Sciallabba. V. sciarabba.

Sciallazzu. pegg. di sciallu: sciallaccio (in Firenze).

Scialletta. V. pagnuletta. || dim. di scialla.

Sciallicedda. V. scialliceddu.

Scialliceddu. dim. di sciallu.

Sciallina. V. sciarpa.

Sciallinu. V. scialliteddu.

Sciallitedda, V. sciallicedda.

Scialliteddu. dim. di sciallu: scialletto, sciallino.

Sciallittedda, Sciallittina. dim. di scialletta.

Sciallu. s. m. Drappo quadro più o meno fine, che le donne portano sulle spalle: scialle.

Sciallunazzu. pegg. di scialluni.

Scialluneddu. dim. di scialluni.

Scialluni. accr. di sciallu: sciallone (in Firenze).

Scialoma. V. cialoma.

Scialòppia. s. f. Allegrezza eccessiva, mostrata con gesti, con motti: gallòria.

Scialu. s. m. Lo scialare: scialo. || Sollazzo.

Scialupa. s. f. T. zool. Piccola formica di color caffè.

Scialuppa. s. m. T. mar. La maggiore delle barche destinate al servizio dei vascelli da guerra: scialuppa. || Schifo: scialuppa.

Scialusu. add. Vago di sollazzi, di bisbocce: bisboccione, sollazzevole. || Che dà sollazzo: sollazzevole.

Sciamari. v. intr. Raccogliersi, fare sciame, si dice delle pecchie: sciamare. || E per sim. di uomini o altri animali. || att. (Caruso). Desiderare ardentemente.

Sciamarru, add. Rustico, rozzo: zòtico. || s. m. Sorta di zappa, grossa e stretta: beccastrino.

Sciamata. s. f. Lo sciamare.

Sciamatu. add. Da sciamari: sciamato. || Avvilito, calpestato, acciarpato.

Sciami. V. sciamu.

Sciamiari. (Scaduti) V. sciamari. || fig. Andar a zonzo: bighellonare.

Sciamiceddu. V. sciamiteddu.

Scimiddari. V. sdragari.

Sciamina. V. esami.

Sciaminari. V. esaminari. || V. straminari.

Sciamiteddu. dim. di sciamu.

Sciamitu. s. m. Spezie di drappo di varie sorte e colori: sciamito.

Sciammarari. V. assammarari.

Sciampacatu. V. strampallatu.

Sciampagna. s. f. Sorta di vino spumante francese: sciampagna (da Champagne che è una provincia di Francia). || Vino fatto a imitazione di quello: sciampagna.

Sciampagnata. s. f. Gozzoviglia, divertimento di mangiare e bere, per lo più in campagna: bisboccia. || V. scialata.

Sciampagnedda. dim. di sciampagna.

Sciampagnari. v. intr. Darsi sollazzo e bel tempo: bisbocciare, sbirbare. || sciampagnarisilla: sbirbarsela, sbaccaneggiarsela. P. pass. sciampagnatu: sbirbato (forse dal Fr. champagne: campagna, perchè in campagna si va a fare le scampagnate).

Sciampagnunarìa. s. f. Spasso, divertimento: sollazzo. || V. sciampagnata.

Sciampagnuni. s. m. Chi ama sbirbare, sollazzarsi: sollazzatore, sollazzevole. || Gozzovigliatore: sgolione (Rigutini), bisboccione (Fanf. Voci ecc. d. parlar fior.). || Chi ama le compagnie, e spesso in senso non buono: compagnone.

Sciampagnuniari. V. sciampagnïari.

Sciampirru. add. Storpio, storto.

Sciamprari. v. intr. Lo sdrucciolare del cavallo. E per sim. d’uomo: sguittare.

Sciamprata. V. sciampruni.

Sciampratedda. dim. di sciamprata.

Sciampruneddu. dim. di sciampruni.

Sciampruni. s. m. Sdrucciolamento: sdrucciolone.

Sciampulari. V. sciamprari.

Sciampuluni. V. sciampruni.

Sciamu. s. m. Quella moltitudine di pecchie che stanno insieme ammucchiate: sciame, sciamo. || Per sim. moltitudine qualunque: sciame. || Prov. sciamu di marzu, bonu meli ti fazzu: sciame di marzo fa buon mele. || sciamu di maggiu, tu mi pigghi ed io ti lassu, e per rafforzar detto prov. si dice pure: tantu durassi lu malu vicinu, quantu dura lu sciamu majulinu, insomma lo sciame di maggio non è buono ad empir le arnie. || sciamu e nidu cu’ è lu primu, chi arriva prima se li piglia.

Sciàmula. s. f. Cavità della pietra dove risiede l’acqua.

Sciamuliari. V. sfamuliari.

Scianca. s. f. Gamba storta o più corta degli zoppi: ranca. || aviri la scianca, andare zoppo: rancare.

Sciancaravella. Voce scherzevole per sciancatu V.

Sciancari. v. a. Rompere o guastar l’anca: azzoppare. || rifl. a. Azzopparsi. || Detto di alberi, spaccarsi: scoscendere. || Per struncari.

Sciancateddu. dim. di sciancatu.

Sciancatu. add. Che ha rotta o guasta l’anca: sciancato. || fig. Imperfetto, difettoso, monco: sciancato. [p. 886 modifica]

Sciancatuni. accr. di sciancatu.

Scianceli. V. sangunazzu.

Scianchïari. v. intr. Andare zoppo: rancare.

Scianchïata. s. m. Lo zoppicare: rancata.

Scianchina (A. posto avv. Di fianco, diagonale: a sghembo.

Sciancu. V. ciancu. E così molte voci di simile pronunzia.

Sciangazza. Idiotismo per ciaccazza V.

Sciannaca. V. cinnaca.

Sciannachedda. dim. di sciannaca.

Sciannarinu, add. Di qualità di rosa, cioè quella detta rosa alessandrina V. in rosa.

Sciannazzu. add. Mal messo, mal composto negli abiti: sciamannato.

Sciantari. V. schiantari.

Sciapiteddu. dim. di sciapitu.

Sciapitizza. s. f. Qualità di ciò che è scipito: scipitezza.

Sciapitu. add. Senza sapore, sciocco: scipìto, scìpido, sciapito, sciàpido. Sup. sciapitissimu: scipitissimo.

Sciapituni. accr. di sciapitu.

Sciara. s. f. Riparo di pruni ecc. attorno un campo per chiuderlo: siepe. || Per lava V. (Arabo sciaarà, spazio incolto, campo ecc. § 1º. E charar: bruciare pel § 2. Pasq.).

Sciarabba. Voce araba che vale bevi o vino o simile. || sciarabbi diconsi le sponde di un fiume, quando sono grandi.

Sciarabbà. s. f. Spezie di carrozza con più sedili paralleli a cassa. (char-à-bancs: carro a banchi). || – a gistruni, carrozza da viaggio: benna.

Sciarabbaddacchiu. V. sticchiu.

Sciàrabbu. V. sciarabba.

Sciarada. s. f. Indovinello, poesia enigmatica che contiene il senso di una qualche parola: sciarada.

Sciarapàntulu. V. sciaguaratu.

Sciarappa. s. f. T. bot. Radice purgante, venutaci dall’America: sciarappa. Convolvulus jalappa L.

Sciarata. s. f. Siepe fatta: siepaglia (da sciara).

Sciarbu. add. Sflavido, pallido: scialbo (Fanf. Voc. d. u. Tosc.).

Sciarbuzzia. V. focaccia.

Sciarda. V. ciarda.

Sciardari. V. sfardari. (Più vicino al fr. déchirer: stracciare).

Sciamentu. s. m. Lo sciare.

Scïari. v. intr. T. mar. Vogar a ritroso: sciare. || Pel semplice vogare: remare || Aferesi di asciari V.

Sciariapantulu. V. stravaganti.

Sciariatu. add. Dicesi di vino che ha dato la volta.

Sciarmari. V. ciarmari e simili.

Sciarpa. s. f. Banda di seta o altro che si cingono alla vita o ad armacollo i militari: sciarpa. || Quella che portano nelle spalle le donne: sciarpa.

Sciarpetta, Sciarpettina. dim. di sciarpa. || È anco un certo boa, che fa solamente il giro del collo, e allacciasi con nastrini sul davanti: sciarpetta (Car. Voc. Met.).

Sciarra. s. f. Contesa, zuffa: rissa, sciarra. || Per ’ncagna V. || Adiramento, lieve inimicizia, rottura, divisione, discordia: cisma. || – di gatti, suono disarmonico: strimpellata. || nun fu cca la sciarra, modo di dire per torsi d’attorno chi cerca indagar minutamente checchessia. || sciarra di mulinara, guarda li sacchi, poichè essi si acconciano e il terzo ne soffre.

Sciarrabba. V. sciarabba.

Sciarreri. add. Che fa spesso rissa: rissoso. || cavaddu sciarreri, persona intollerante e attaccabriga. || Prov. lu sciarreri sempri vivi in guerra, è chiaro.

Sciarriamentu. V. sciarra. || Scorrucciamento.

Sciarriarisi. v. intr. pass. Far rissa: rissare, rissarsi. || Andar in collera. || Pigliar corruccio: scorrucciarsi. || fari sciarriari: far rissare, fare scorrucciare. || Contrastare, quistionare: contèndere, p. e. noi non si contende mai... non contendere mai nè con questo, nè con quello (Giuliani), tincionare. || Contrastare a parole: bisticciare. || Altercarsi. || Far broncio. || essiri sciarriati: essere bronci, essere in collera, esser corrucciati, esser in cisma con uno. || V. incagnarisi. || sciarriarisi cu lu pani e cu lu vinu, modo prov. che metton avanti le persone pacifiche, che sfuggono qualunque briga. || Prov. quannu li dui nun vonnu, li tri nun si sciarrianu, quando ognuno sfugge la briga, nessuno più fa rissa; quando vi sono dei prudenti, risse non ve n’è. P. pass. sciarriatu: rissato. || Scorrucciato.

Sciarriata. s. f. V. sciarriamentu.

Sciarriateddu. dim. di sciarriatu.

Sciarriatissimu. sup. di sciarriatu.

Sciarriatuni. accr. di sciarriatu.

Sciarricedda. dim. di sciarra.

Sciarrinu. V. sciarreri. Così a Modica.

Sciarritedda. dim. di sciarra.

Sciarruna. accr. di sciarra.

Sciàrvidu. V. sciarbu.

Sciarzia. V. sarziami. || V. armiggi.

Sciascu. V. ciascu e così le voci di simile pronunzia.

Sciassa, Sciassi, Sciassu. V. fracchi. || E per ischerzo sciassi cu li tammurina.

Sciassuni. accr. di sciassi.

Sciassurru. V. facchina.

Sciata. s. f. L’atto dello sciare, o del vogare.

Sciatara o sciatara-e-màtara. Interiezione ammirativa: oibò, poffare, capperi, deh, oh ecc. || sciatara e matara acqua e sali zoccu voi fari nun pozza pruvari, parole usate da chi crede alle fattuccherie, per romperle. || sciatara e matara, per piditera V. (Pasq. dice: «è stata creduta dal Gr. σωτήρ: salvatore, e μήτερα: madre cioè Maria: ma io credo venga dal Lat. flatus: correggia, mutando la fl in sc, come in sciumi (da flumen), e da matula: orinale, quasi vaso-da-peti, e met. stravaganze)».

Sciataredda. dim. di sciàtara.

Sciatra. V. piricò.

Sciatremmatri. V. in sciàtara.

Sciatu. V. ciatu e derivati. E così molte voci della medesima pronunzia.

Sciaùra. V. sciagura.

Sciaurìu. V. àura. [p. 887 modifica]

Sciauru. V. ciauru e tutte le voci di simile.

Sciavaratazzu. pegg. di sciavaratu.

Sciavaratu. add. Imbecille, sgraziato. In Bagheria, Casteldaccia ecc. || V. sciaguaratu (D. B.).

Sciavazza. V. sciaguazza.

Sciavazzari. V. sguazzari.

Sciavintrari. (An. M.). v. a. Trarre le interiora del corpo, sbudellare: sventrare.

Scibba. V. nasiddu (Voce araba).

Scibbili. s. m. Ciò che può sapersi, tutte le discipline onde si compone l’umana sapienza: scìbile.

Scibbita. s. f. T. bot. Pianta simile al finocchio, che si coltiva negli orti: aneto. Anethum gravolens L.

Scibbò. s. m. Francesismo per indicare quella strisciuola di pannolino fine e riccio, che si pone talora per ornamento al petto della camicia: lattuga. || Nome generico di simili guarnizioni, lisce o increspate ecc.: gala.

Scicari. V. sfardari (Più vicino al Fr. déchirer: stracciare).

Scicata. V. sfarduni.

Sciccaggini. s. f. Asinaggine: ciucagine.

Sciccardarìa. s. f. Astratto di scicchi. L’esser a modo: eleganza. || Atto da logica: logicata, spocchia, grammatigia (Lori nella Mea).

Sciccareddu. dim. di sceccu: asinetto. || Scioccherello: grullerello, ciuchino.

Sciccaru. s. m. Chi guida asini: asinajo, ciucajo.

Sciccazzu. pegg. di sceccu: ciucone, ciucaccio, asinaccio. || Si dice ad uomo ignorante: asinaccio, ciucciolaccio.

Scicchi. Voce indeclinabile, si usa come add. e come avv. nel senso di eccellente, come dev’essere: smàfero, ammodo. || Detto di uomo elegante, ben vestito: preciso, di sboccio. E sost. chi fa l’elegante ecc.: smèfero (in Toscana).

Scicchiata. s. f. Corso a cavallo all’asino, per divertimento o altro: asinata, ciucata.

Scicchignacchi. s. m. Voce straniera per indicare una specie di velo a reticella, oggi non più in uso. || Ciondoli, fronzoli, gale.

Scicchittuni. V. sciccazzu.

Scicchitùtini. V. sciccaggini. || L’esser elegante, atto da asino: logicata. || V. sciccardarìa.

Sciccunazzu. pegg. di sciccuni: asinonaccio.

Sciccuneddu. dim. Asinotto.

Sciccuni. accr. di sceccu: asinone, ciucone.

Sciculari. V. sciddicari.

Scicuni. V. sfarduni (da scicari).

Scidda. s. f. Concavo che è sotto il braccio nell’appiccatura di questo colla spalla: ascella. || – arsa, così in alcuni paesi chiamano gli spiantati.

Sciddareddi. s. f. pl. Pannicelli di lino ad uso di pulire a’ neonati gli umori, e il latte che rendono per la bocca, e asciugar loro il capo dall’acqua battesimale: pannicini, benducci.

Sciddicaculu (A. posto avv. È un giuoco da ragazzi che consiste nel lasciarsi andare seduto su qualche sdrucciolo.

Sciddicalora, s. f. Sentiero o altro che va alla china, dove camminando si sdrucciola: sdrùcciolo. || a sciddicalora: a sdrucciolo.

Sciddicamentu. s. m. L’atto dello sdrucciolare: sdrucciolamento. || Negligenza negli abiti: sciattaggine.

Sciddicari. v. intr. Scorrere senza ritegno, come fa il piede posto sopra cosa lùbrica: sdrucciolare, scivolare. || V. sciamprari, detto delle bestie. || E generalmente si dice di qualunque altra cosa: sdrucciolare. || fig. Trapassare, incorrere con facilità per lo più in senso cattivo: sdrucciolare. || Venir giù, scendere, detto di oggetti legati, attaccati a un luogo: essere brenciolone, sdrucciolare. || E att. far abbassare, tirar giù; p. e. sciddicati na fadedda: tira giù una sottana. || unni cci chiovi si sciddica, modo prov., di chi ha fortuna negli affari e tutto gli ritorna a seconda.

Sciddicata. s. f. L’azione dello sdrucciolare: sdrucciolata, sdrucciolo.

Sciddicateddu, dim. di sciddicatu, nel § 2.

Sciddicatizzu. add. Scomposto negli abiti: sciatto.

Sciddicatu. add. Da sdrucciolare: sdrucciolato. || Mal messo, mal composto sugli abiti: sciatto.

Sciddichenti. add. Di cosa sopra la quale si sdrucciola: sdrucciolevole.

Sciddichenzia. V. cacaredda.

Scìddicu. s. m. Inciampo: sdrùcciolo. || pigghiari sciddicu, sciuparsi checchessia senza prò: andarsene pel buco dell’acquaio.

Sciddicuneddu. dim. di sciddicuni,

Sciddicuni. s. m. Sdrucciolamento: sdrucciolome. || pigghiari un sciddicuni, sdrucciolare: dar uno sdrucciolone. || a sciddicuni, sdrucciolando: sdrucciolone.

Sciddicuseddu. dim. di sciddicusu.

Sciddicusu. add. Che sdrucciola, facile a sdrucciolare: sdruccioloso. || Atto a fare sdrucciolare: sdruccioloso. || Detto di discorso senza fondamento, ovvero lascivo: lùbrico. Sup. sciddicusissimu: sdrucciolosissimo.

Sciddicusuni. accr. di sciddicusu.

Sciddottu. s. m. Quella striscia di roba appiccata tra il corpo e la manica della camicia, che cuopre la ascella: quaderletto.

Sciddutteddu, dim. Quaderlettino.

Scidduzza. dim. di scidda.

Scièdiri. V. odiari.

Scienti. add. Sapiente: sciente. || Che ha notizia di un fatto: consapevole. || Perito.

Scientificamenti. avv. In modo scientifico: scientificamente.

Scientìficu. add. Appartenente a scienza: scientifico.

Scientimenti. avv. Con cognizione: scientemente.

Scienza, Scienzia. s. f. Ogni sorta di disciplina che richiede profonde cognizioni e ha rapporto alla speculazione: scienza, scienzia. || Notizia certa od evidente: scienza. || di causa e scienza, dicesi del saper una cosa dalla sua origine ed appuntino. || Prov. havi bonu mastru cu’ havi la scienza, è maestro egli stesso. || la scienza è pazzia, si nun si querenna cu lu bon giudiziu, e se pazzia non è, sarà inutilità. || l’omu chi di scienza è amaturi, cu lu so tempu si fa onuri, e il prov. toscano dice: non c’è avere che vaglia sapere.

Scienziali. add. Appartenente a scienza: scienziale.

Scienziatu. add. Che ha scienza: scienziato. || sost. Professore di qualche scienza: scienziato. [p. 888 modifica]

Scifiteddu. dim. di scifu.

Scifu. V. schifu. || Per pila V.

Scigghiutu. P. pass. di scegliere: scelto.

Scignò. s. m. Acconciatura di capelli da donna, raccolti tutti in dietro: cipollotto, panierino (Fr. chignon).

Scigottu. s. m. Specie di manicaretto brodoso di carne tritata, grasso ed altri ingredienti: guazzetto.

Scigulari. V. scivulari.

Scigutteddu. dim. di scigottu: guazzettino.

Scilanca. V. cinanca.

Scilinguatu. add. Che scilingua, che balbetta: scilinguato.

Sciliraggini. s. f. Scelleratezza, ma indica più l’atto: scelleraggine, sceleraggine.

Scilirataggini. s. f. Scelleratezza: scellerataggine.

Sciliratamenti. avv. Con iscelleratezza: scelleratamente, sceleratamente.

Sciliratazzu. pegg. di sciliratu.

Scilirateddu. dim. di sciliratu; ma si dice per vezzo, senza attribuirgli cattivo senso.

Sciliratizza. s. f. L’essere scellerato, indica e l’atto, e l’abito e la qualità: scelleratezza.

Sciliratu. add. Empio ma è più: scellerato; se esprime più, dicesi: nefando. || Per celia si dice di cosa cattiva nel suo genere, p. e. quadro, tragedia ecc.: scellerato. Sup. sciliratissimu: scelleratissimo.

Sciliratuni. accr. di sciliratu.

Scilla. s. f. T. bot. Pianta simile alla cipolla; ha virtù diuretica: scilla. Scylla L.

Scillampuni. V. sciddicuni.

Sciloccu. s. m. Vento caldo, che spira fra mezzodì e levante: scirocco, scilocco. || Prov. cu sciloccu jetta simenza cu tramuntana no, collo scirocco puossi seminare, colla tramontana no.

Sciloma. V. cialoma. || Ragionamento lungo e nojoso: sciloma.

Sciluccali. add. Appartenente a scirocco: sciroccale.

Sciluccata. s. f. Lo spirare dello scirocco.

Sciluccatu. V. asciluccatu.

Sciluccazzu. pegg. di sciloccu: sciroccaccio (in Firenze).

Sciluccheddu, Scilucchettu, Scilucchittu. dim. Scirocchetto (id. id.).

Sciluccuni. accr. Sciroccone.

Sciluccusu. add. Caldo come lo scirocco.

Scimeca. V. licenza (Pasq.).

Scìmia. V. signa.

Scimiari. v. a. Imitare goffamente chicchessia: scimmiottare. || intr. Far atti e lezii svenevoli: bertucciare. || Fignere, far lo sciocco: far lo gnorri o il nesci. || Scansare con accortezza fatica o briga: sbucciare. P. pass. scimiatu: scimiottato. || Sbucciato.

Scimiata. s. f. Sciocca e ridicola imitazione: bertucciata.

Scimiatura. s. f. Ridicola imitazione: scimierìa. || fem. di scimiaturi.

Scimiaturi. verb. Chi scimmiotta: scimmiottatore. || fari lu scimiaturi: far il nesci, fingere di non sapere. || Scansafatica: sbuccione.

Scimiddiari. v. a. Tagliar le cime: svettare. || Stracciare. || Sconciare, disordinare: arraffare. P. pass. scimiddiatu: svettato. || Arruffato.

Scimitarra. s. f. Sciabola turca, molto ricurva: scimitarra.

Scimiuni. accr. di scimia: bertuccione. || Dicesi a uomo brutto: bertuccione.

Scimiusu. add. Di scimia (Pecorella).

Scimmenti. V. schimmenti.

Scimmìccu. V. schimicciu.

Scimuniteddu. dim. di scimunitu: scimunitello.

Scimunitu. add. Sciocco, scemo: scimunito.

Scina. V. biddaca.

Scinàriu. V. scenariu.

Scinaru. V. biddacaru.

Scincili. V. cincili.

Scinigghia. s. f. Nastrino o tessuto di seta, vellutato, a foggia di bruco, che serve per guarnizioni: ciniglia.

Sciniri. V. nitriri (An. M.).

Scinnimentu. s. m. Lo scendere: scendimento.

Scinniri. v. a. e intr. Andar in basso: scendere. || Scemare di prezzo: rinviliare. || a scinniri, posto avv. vale, declive, a pendio.

Scinnuta. s. f. Lo scendere: scesa. || Via o luogo per la quale si cala da alto in basso: scesa. || Decadimento di pregio o di fortuna, usasi fig.

Scinnutedda. dim. di scinnuta.

Scinnutu, add. Da scendere: sceso. || Basso. || avv. Giù a basso: sceso.

Scintari. V. A. (Pasq.) V. spiriri.

Scintilla. s. f. Sprazzo di luce: scintilla.

Scintillari. v. intr. Mandare scintille: scintillare.

Scintillazzioni. s. f. Lo scintillare: scintillazione.

Scintinazzu. pegg. di scintinu: disutilaccio.

Scintineddu. dim. di scintinu.

Scintiniamentu. (Mal.) V. erramitati.

Scintiniari. v. intr. Andar ramingo: ramingare, tapinare. || Andar fuggiasco. || Mandar a male: sciampannare.

Scintinu. add. Inetto: disutile. || Scomposto negli abiti, mal messo: sciatto. || erramu e scintinu, chi va ramingo alla ventura. Sup. scintinissimu (Pasq. conviene poter derivare da scintari V.).

Sciocca. V. ciocca. || Sorta di uva bianca.

Scioccaggini. s. f. Sciocchezza: scioccagine.

Scioccamenti. avv. Con isciocchezza: scioccamente.

Sciocchizza. s. f. Scipitezza: sciocchezza. || Stoltezza, atti e parole da sciocco: sciocchezza.

Scioccu. add. Senza sapore, scipito: sciocco. Senza saviezza, senza prudenza: sciocco. || vroru scioccu, non salato, e magro da servire per ammalati: brodo sciocco. || avv. Scioccamente: sciocco.

Sciògghiri, Sciògliri. v. a. Slegare, disfar i legami: sciogliere, sciorre. || Liberare: sciogliere. || Assolvere: sciogliere. || – la lingua, cominciar a parlare: sciorre la lingua. || rifl. a. Sciogliersi. P. pass. sciugghiutu o scioltu: sciolto.

Sciolettu. dim. di sciolu: scioluzzo (D. B.).

Scioltamenti. avv. Con iscioltezza: scioltamente.

Scioltissimamenti. avv. sup. Scioltissimamente.

Scioltizza. s. f. Qualità di ciò che è sciolto: scioltezza. || fig. Franchezza di tratto e di [p. 889 modifica] maniere: scioltezza. || Libertà nel pensare e nello agire: scioltezza.

Scioltu. add. Non legato: sciolto. || Libero da obbligo, peso ecc.: sciolto. || Disciolto, distemperato: sciolto. || fig. Di uomo franco di tratto, libero nello agire: sciolto, spregiudicato. || Detto di donna, può avere anco senso cattivo: sciolto. || corpu scioltu V. diarrìa. Sup. scioltissimu: scioltissimo.

Sciolu. (D. B.). s. m. Saputello: sciolo.

Scioperatamenti. avv. In modo scioperato: scioperatamente.

Scioperatizza. s. f. Spensierataggine, trascurataggine: scioperatezza.

Scioperatu. add. Sfaccendato, ozioso: scioperato.

Scioperatuni. accr. di scioperatu: scioperatone.

Sciorba. V. zorba.

Sciorta. s. f. Qualità: sorta. || Detto di frutti: sceltezza. Così di sciorta, vale: scelto. E per antonomasia intendonsi i limoni. || a la sciorta, posto avv. vale assortito. || ’mpaiari a dui o quattru sciorti, dicon i cocchieri dello attaccar a due o a quattro cavalli.

Sciota. V. sciugghiuta. || Riprensione: canata.

Sciottu. V. picatigghiu (Pasq. e D. B.).

Sciotu. V. scioltu. || sciotu sciotu, vale anco: liquido o stemperato.

Scipitaggini. s. f. Scipitezza: scipitaggine.

Scipitu. V. scipitu.

Scippadenti, Scippaganghi. add. Colui che a prezzo cava i denti: cavadenti. || Lo strumento a ciò: cane.

Scippamentu. s. m. Lo svellere: svellimento. || Cavamento. || – d’arma, noja, fastidio: rottorio.

Scippapurteddi. add. Tanaglia per cavar le porticine della fecciaja, e tener forte il cerchio della botte acciò non iscappi, quando il bottaio la batte: cane.

Scippari. v. a. Cavar con forza radice o altro conficcato o attaccato: svellere, svegliere, sverre. || Detto di erbe, radici, barbe di piante: sbarbare, sbarbicare, sradicare; se di sterpi o fusti meno gentili: estirpare, sterpare. || E in generale: cavare. || scippari un denti, l’occhi ecc.: cavare un dente, gli occhi ecc. || Sguainare, sfoderar un’arma, la sciabola ecc. || Per aggranfari V. || Guadagnare con accortezza: beccare, p. e. quel rifiuto di galere andava a difender il Papa-re perchè v’era da beccare be’ scudi. || Levar via con violenza: strappare. || Ottenere. || Ottener una cosa o per forza o per astuzia: strappare, levar di sotto una cosa a uno. || scippari di ’mmanu, di ’m mucca: cavare o strappare di mano, di bocca una cosa. p. e. Quel ragazzo le cava di mano le bastonate. || Cercar o trarre guadagno di qua e di là: piluccare, buscare. || fig. Cercare di sapere, di appurare: sottrarre, dar intorno alle buche a uno. || intr. V. abbuscari, si usa att. scippari vastunati: toccarne. || scippari ass. o scippari lu cavigghiuni, arrabbiarsi: pigliar il cappello. || scipparisi l’arma cu un croccu, affaticarsi grandemente: affacchinarsi. || – la pidata, alzare il piede, camminare a stento. || – lingui di mpisi, di color che hanno una particolar abitudine a trar profitto di checchessia o a scroccare (da scèrpere, che vale svellere. O da cippa). P. pass. scippatu: svelto. || Sbarbicato. || Cavato ecc.

Scippastivali. s. m. Arnese per cavare gli stivali: cavastivali.

Scippata. s. f. L’azione dello sverre: svelta (crederei). || Cavata, cavatura ecc. (V. participiu).

Scippatacci. s. m. Strumento di ferro, rifesso ad una testata, con cui si cavan le bullette: cavabullette.

Scippatina. V. scippata || – d’occhi, met. grave molestia, nocumento. E anche scorno.

Scippiduni, Scippuni. V. scruccuni.

Scippuniari. v. a. e intr. Trarre, guadagnar alla meglio qua e colà: piluccare, buscacchiare. || V. scruccari. || rifl. pass. Stracciarsi, tirarsi i capelli per dolore, per rabbia ecc.

Scirari. V. sfardari (Fr. déchirer: stracciare).

Scirbi. V. stirpi a S. Fratello. || iri scirbi scirbi o scirpi scirpi, vale, andare per luoghi scoscesi, pieni d’inciampi. Tolta l’idea dallo scirpo: giunco figurato come cosa d’inciampo. Si adopera pure a dinotar luogo remoto: in oga magoga.

'Sciri. V. nesciri. Nel Messinese. Anco in ital. scire aferesi di uscire.

Sciroccu. V. sciloccu.

Sciroppu. s. m. Zucchero sciolto nell’acqua e ridotto per via di bollore a una cotal densità, unitovi poi sughi di frutta o altri ingredienti: sciroppo. || Per celia, il vino.

Scirpa. V. stirpi. || V. in scirbi.

Scirrari. V. al § 4 sfirrari. A Noto.

Scirru. s. m. T. med. Gonfiezza straordinaria, dura, spesso senza dolore, irresolubile, che viene nelle parti glandulose, o anco nella faccia, nella lingua e nell’utero: scirro.

Scirrusu. add. Di o da scirro: scirroso.

Scirucchettu. V. scilucchettu.

Sciruni. V. sfarduni (da scirari). || Puntello agli stipiti delle porte (Rocca). || Pezzo di trave che si pone a mo’ di mensola sotto la estremità di un trave, per rafforzarlo. Potrebbe essere corruzione di sciàvero; o venire dal sic. scirari.

Scirupparisi ’na cosa o 'na persuna. v. intr. pron. Tollerare, prendersi con pazienza cosa molesta o persona fastidiosa: succiarsi una noja ecc. giulebbarsi, asciugarsi, cuccarsi una cosa. p. e. È stato da me quell’uggioso di Antonio, e bisogna che me lo giulebbi per due ore di orologio. E Giusti scrisse: mi son dovuto asciugare un letterone che non finiva mai. || Attinger notizie artifiziosamente da alcuno: dar intorno alle buche ad uno, scalzare, tirar su le calze a uno.

Sciruppera. s. f. Vaso da sciroppi.

Scirvari. v. a. Nettar le biade dall’erbe: arroncare, sarchiare.

Scisa. V. scinnuta. || V. cacaredda.

Scisci. s. m. pl. Ornamenti frivoli: ninnoli, gingilli, frònzoli.

Scìsima. s. m. Separazione dalla comunione di una qualche religione: scisma. || Qualunque divisione o separazione, o discordia: scisma.

Scismàticu. add. Che promuove scisma, che si separa per iscisma: scismàtico.

Scismi. V. chiaiti. [p. 890 modifica]

Scissura. s. f. Disunione, discordia, divisione: Scissura.

Scisu. P. pass. di scinniri: sceso.

Sciu. add. Di carta a colori diversamente marezzata a onde o in altra guisa. V in carta.

Sciù. Voce per cacciar polli, uccelli, mosche ecc.: sciò. || Si dice anco per negare checchessia, che altrimenti dicesi cu lu cozzu a dda banna. V. in cozzu.

Sciucamanu. s. m. Tovaglia da asciugarsi le mani ecc.: asciugamano, asciugatojo, sciugamano, sciugatojo.

’Sciucari. Aferesi di asciucari V.

Sciucchissimamenti. avv. sup. Sciocchissimamente.

Sciucchizza. V. sciocchizza.

Sciucculiddu. dim. di scioccu: scioccherello.

Sciuccuni. accr. Scioccone.

Sciuciarìa. V. ciuciunarìa.

Sciuddu. V. vinu (Muse Sic.).

Sciugghimentu. s. m. Lo sciogliere: scioglimento. || Flusso di ventre, diarrea: scioglimento.

Sciugghitina. V. sciugghiuta. || La corda sciolta dai covoni di spighe.

Sciugghiuta. s. f. Lo sciogliere: sciolta.

Sciugghiutedda. dim. di sciugghiuta.

Sciugghiuteddu. dim. di sciugghiutu.

Sciugghiutu. add. Da sciogliere: sciolto.

Sciuili. add. (Pasq.). Fievole per fame.

Sciulari. V. scivulari.

Sciulottu. add. Saputello, saccentuzzo: sciolo.

Sciuma. V. rimarra.

Sciumeli. s. m. T. farm. Liquore composto di aceto, mele ed acqua: ossimele.

Sciunna. V. ciunna. || farisi la ciunna: corrucciarsi.

Sciu-nna-ddà. Voce composta per dire va via: sciò in là.

Sciunneriu. V. sfunneriu.

Sciunniari. v. intr. Quel romore che fa il sasso, o altro corpo lanciato in aria: rombare. || Il rumore che fanno i volatili volando: frullare. || Forte tirar del vento: frullare (da ciunna, siccome quella che suol fare chiaramente questo rumore).

Sciunniata. s. f. Il romore del corpo lanciato: rombo; e quello dei volatili quando volano: frullo,

Sciunniatedda, dim. di sciunniata.

Sciunniatina. V. sciunniata.

Sciùnniri. V. sburdiri. || V. anco ciunnari.

Sciurbari. V. spampinari al § 2.

Sciuri, V. ciuri. E così altre voci di simile pronunzia.

Sciurnicaturi. V. cacanidu.

Sciurrari. V. sfugari (Rocca).

Sciurru di cannedda. (Pasq.). Certa quantità di cannella posta a fascio.

Sciurta. V. sirinata. || mastru di sciurta, per dileggiamento si dice a chi ostenta sapere e non sa fare: ceccosuda, ciarpiere. || e chi cci voli lu mastru di sciurta, si dice quando una cosa non è poi tanto difficile.

Sciurtiari. v. intr. Avere, ottenere in sorte: sortire. || Riescire. || Aver sorte, fortuna: assortire (Nerucci). || Accadere, avvenire: sortire. || sciurtia, si dice per esclamazione, come dire: non mancherebbe altro, bella sarebbe! P. pass. sciurtiatu: sortito. || Assortito. || Riuscito.

Sciurtidda. dim. di sciorta.

Sciuta. V. nisciuta. || la sciuta di lu corvu, proverbialmente dicesi dell’andata senza ritorno. || Prov. facisti la sciuta di Vartulu quannu ïu a ligami, chi supra li sett’anni cumpariu lu faucigghiuni, quando uno non torna più da un luogo.

Sciutu. P. pass. di sciri: uscito.

Scivulari. V. sciddicari.

Scivulata. s. f. Sdrucciolamento: scivolata. || T. mus. Scala fatta senza muover le dita.

Scivulenti. V. sciddicusu.

Scìvulu. s. m. Sentiero o altro che va alla china: sdrucciolo. || Leggiero sproposito: sdrucciolo. || add. Detto di legno: fragile, dolce. || scivulu di vurza, spiantato: corto a danari.

Sclamari. V. esclamari.

Scocari. V. A. (Scob.) Per cogghiri V. || Per dislucari V.

Scocca. s. f. Dicesi di frutte, fiori, foglie, quando nascono insieme e sono attaccate nella cima de’ rami: ciocca. || scocca di rosi, fig. si dice ad un viso venusto, fresco, bello; e il vermiglio delle gote: rosa. || Nodo fatto in modo che lasci come due staffe di qua e di là: fiocco. || Per rametta V. E quando è per mero ornamento, o a più staffe: galano. || T. fabb. – di tagghiaturi, spezie di tagliuolo senza codolo, che sta piantato in un manico, serve per tagliar il ferro: tagliuolo a manico. || essiri ’na scocca di rosi, sano e lieto: esser fiori e baccelli. || scocca d’orci, V. aggeratu.

Scòciri. v. intr. Cuocere eccedentemente: stracuocere.

Scodda. s. f. Estremità superiore del vestimento e delle maniche verso l’appiccatura: scollatura.

Scoddi. s. m. pl. T. bot. Erba che trovasi fiorita lungo le strade o luoghi incolti, quando è tenera è buona a mangiarsi, si raccoglie per nutrire e far la purga ai cavalli: scardiccione, Scolymus hispanicus. || Altra erba selvatica che fiorisce in estate, il cui cesto si mangia cotto come i carbucci: scardiccione. Carduus vulgaris.

Scoddu. s. m. Stremità superiore del vestimento: scollatura. || Quell’apertura da collo nelle camice da donna: scollo, scollato. || a menzu scollu, non molto scollato: a mezzo scollo, alla vergine.

Scogghiu, Scogliu. s. m. Masso nudo nel mare, o masso. eminente in qual si voglia luogo: scoglio. || Per simbolo di imperturbabilità e di fermezza: scoglio. || fig. Per occasione d’inciampo: scoglio. || Prov. l’occultu scogghiu ’nganna li marinara cchiù saggi, è chiaro ed ha senso fig. anche.

Scògnitu. add. Incognito. || Per insolito, non ordinario, p. e. ad ura scognita. || Per inconsapevole, inconscio.

Scojattulu. s. m. T. zool. Animale che ha i piedi dinanzi con 4 dita, e quelli dietro con 5, la coda con lunghi peli: scojattolo.

Scola. s. f. Luogo dove s’insegna: scuola (Jacopone: scola) || Adunanza di scolari o di seguaci di qualche grand’uomo: scuola. || T. cavall. Il sito dove resta ogni animale legato alla sua mangiatoja. [p. 891 modifica]

Scolla. s. f. Abbigliamento gentile, che usano le donne per coprire le spalle e il collo lasciato nudo dalle vesti: scollino, golettone (Tumminello). || Per cuvarta.

Scollatu. add. Di veste che lasci il collo scoperto: scollato. || Di persona che ha la veste scollata: scollacciato, scollato.

Scollu. V. scoddu.

Scolopéndriu. s. m. T. zool. Insetto lungo, piatto: scolopendra. || Pianta medicinale, spezie di felce: scolopendra.

Scolòpiu. s. m. Sacerdote regolare delle scuole pie: scolopio.

Scòmitu. V. scommudu.

Scomudamenti. avv. Con iscomodità: scomodamente.

Scommudari. v. a. Incomodare: scommodare, scomodare. || rifl. a. Scomodarsi. P. pass. scommudatu: scomodato.

Scommuditati. s. f. Scomodo, incomodità: scomodità, scomoditade, scomoditate.

Scòmmudu. s. m. Incomodo: scomodo.

Scommudu. add. Contrario di comodo: scòmodo, scòmmodo. || avv. Scomodamente. Sup. scommudissimu: scomodissimo.

Scommuduliddu. dim. Alquanto scomodo, alquanto disagiato: disagiatino.

Scòmmuru. V. scommudu.

Scompiacenti. V. scumpiacenti.

Scompigliu. V. scumpigghiu.

Scompòniri. V. scumponiri e seg.

Scomputari. V. scuttari.

Scòmputu. V. scuttitu.

Sconcassari. V. scunquassari.

Sconcatinari. V. scuncatinari.

Sconcertu. V. scuncertu.

Sconcettizzari. v. a. Toglier il concetto che si avea di chicchessia. P. pass. sconcettizzatu.

Sconchiudiri. V. scunchiudiri.

Sconciamenti. avv. Con isconcezza: sconciamente.

Scòncita. V. scommudu.

Sconciu. s. m. Danno, disordinamento, scomodo: sconcio.

Sconciu. add. Contrario di acconcio, sconvenevole: sconcio. || Malfatto, deforme: sconcio. || avv. Sconciamente. Sup. sconcissimu: sconcissimo.

Sconciuliddu. dim. di sconciu.

Sconcizza. s. f. Disordinamento, contrario di acconcezza: sconcezza.

Sconcordari. V. scuncurdari e seg.

Sconnessu. V. scunnessu e derivati.

Sconsajocu. V. guastajocu.

Scontrafari. V. scuntrafari.

Scontru. s. m. Incontro: scontro. || Combattimento di due persone, due schiere ecc. che si affrontano: scontro.

Sconvòlgiri. v. a. Travolgere: sconvolgere.

Sconzu. s. m. Danno: sconcio. || Disagio.

Sconzu. add. Malfatto, deforme: sconcio.

Scoppiari. V. scuppiari.

Scoppiu. s. m. Fracasso che nasce dallo scoppiare: scoppio.

Scoppu. s. m. Lo scattare che fanno le cose ritenute o compresse: scatto. || Serratura la cui stanghetta a mezza mandata è smussa, in guisa che l’uscio spingendolo si chiude da sè, e non si chiude a chiave: serratura a sdrucciolo o a colpo. E a scoppu, diconsi pure tali serrature: a colpo. || Il movimento che fa la stanghetta della toppa spinta dalla chiave: mandata, onde si dice a una o due mandate. || Caduta, stramazzone, colpo di chi cade: pattone, ciòmbolo, sbacchio, picchio. || Sproposito: scappuccio, scerpellone. E si vuol dire per baja: chi scoppu di ciminu duci. || Ferro da salassare le bestie.

Scòppula. s. f. Colpo dato dietro del capo: scapaccione, scappellotto. || fig. Danno, perdita: scossa, batosta. || Pericolo, malattia sofferta: batosta.

Scòpriri, Scoprìri. V. scupriri.

Scoquenchiaru. s. m. A ragazzo picciolo e presuntuoso: cazzabubbolo. || Uomo di poco conto, o che esercita male un mestiere: sciattino. || Mascalzone, uomo di vile condizione: scalzacane.

Scoraggiri. V. scuraggiri.

Scorbùticu. s. m. Malattia che offende principalmente le parti membranose, producendo ingorgamento ne’ vasi sanguigni di esse, produce macchie livide alla pelle, ed emorragia ne’ vasi più deboli, segnatamente alle gengive: scorbuto.

Scorbuticu. add. Appartenente a scorbuto: scorbutico. || E per ischerzo si dice di cosa, di affare nojoso, grave; o di individuo rustico, rozzo: ruvido. || E anco in senso di bacchettone.

Scòrbutu. V. scorbùticu (s. m.).

Scorcia. s. f. La superficie legnosa, scabra, grossa del tronchi degli alberi: scorza. || Quella meno grossa delle piante: corteccia || La buccia dell’acino di uva: fiòcine (singolare), fiocini (plurale). || Quella fine delle frutta: buccia. || L’involucro delle noci, delle nocciuole, delle uova, de’ pinocchi, come quello delle chiocciole, delle ostriche ecc.: guscio. || Quello delle civaie, come fave, piselli, fagiuoli ecc.: baccelli. || E quello che cuopre il guscio delle noci verdi: mallo. || I resti del grano macerato per trarne l’amido, che dànnosi poi in pasto ai polli. || Per sim., le vesti: scorza. || E la divisa de’ militari, la livrea dei servitori, e simile: scorza. || La crosta del pane: corteccia. || Quella del muro: corteccia. || Quella del formaggio: roccia. || Quella materia che si indurisce attorno un corpo, e li riveste come d’una crosta: corteccia. || L’apparenza, ciò che apparisce e si dimostra al di fuori: corteccia, buccia. || Quella de’ pesci, o de’ serpenti: scaglia. || Quella delle testuggini: guscio. || E anco la pelle: corteccia, buccia. || tintu finu ’nta la scorcia, tristo infino dalla nascita, fin nel ventre della madre: cattivo o tristo in fin del guscio. || aviri ancora la scorcia ’n culu, esser in età molto tenera, tolta la metafora da pulcini: essere col guscio in capo. || nun sapirinni mancu li scorci, esserne al tutto ignorante. E sapirinni li scorci, saper checchessia appena || nun nni vidiri li scorci, di ciò che spetta averne poco: non aver del sacco le corde. || vidirinni li scorci, vale l’istesso. E si dice quando uno non eredita che poco delle ricchezze paterne, rimanergli nulla. || [p. 892 modifica]

arristarinni li scorci, rimanerne -gli avanzi. || scorcia scorcia, lontano sia dalla folla, che dal pericolo, alla larga. || Vale anco leggermente, in pelle in pelle: buccia buccia. || cu li scorci, rozzo, villano: rustico, presa la similitudine dalle frutte non ancora mondate.

Scorciacugghiuna. s. m. Seccante: scocciacoglioni.

Scorciadicoddu. s. f. Colpo di mano dietro in sul collo: collata, scollata, sprimacciata, sprimaccione. || met. Danno, traversia: scossa, batosta.

Scorciaredda. s. f. T. bot. Erba che nasce tra il seminato, e intorno a lei non nasce grano.

Scorciavacchi. s. m. Vento ponente.

Scordiu. s. m. T. bot. Pianta di steli numerosi, ramosi, un po’ pelosi; le foglie simili a quelle della querciuola, ma maggiori, non tanto intagliate, grinzose, e un po’ lanuginose: fiori rossi; ha odore d’aglio, ed è medicinale: scòrdeo, scòrdio. Teucrium camaedrys o Scordium L. || Discordamento: discordanza. || manciari scordiu, fig., dimenticarsi.

Scorgiri. v. a. Discernere, vedere: scorgere.

Scòria. s. f. Materia che si separa da’ metalli nelle fornaci: scoria, rosticci.

Scoriari. V. scurciari.

Scornabeccu. s. m. T. bot. Albero di tronco bruno e liscio; rami lunghi e frondosi; foglie alterne, pennate a 7 o 9 foglioline ovato-bislunghe, ottuse con nervi alquanto gialli, e che nell’autunno diventano rossi, fiore a pannocchi con gli stami porporini; frutti globosi, aridi, quanto un pisello; questa pianta silla la trementina: terbinto. Pistacia terebinthus L. || essiri comu la fastuca e lu scornabeccu dicesi di due persone che amino star sempre vicino.

Scornavoi (A. Sorta di giuoco ginnastico che fanno i ragazzi, che l’uno mette le ginocchia nel culo dell’altro e colle mani gli afferra i piedi, così rotolano.

Scornu. s. m. Umiliazione con disprezzo e con vergogna sofferta per propria colpa o per fallo: scorno. || T. legn. Quella porzione circolare, estrema, che si cava colla sega dalla tavola che si riquadra: sciàvero.

Scornu. add. Maschio. Onde poi si fa scornabeccu V.

Scorporari. V. scurpurari e seg.

Scorreggiu. V. piditu.

Scorrettu. V. scurrettu e derivati.

Scorta. s. f. e m. Guida, conduttore, compagnia: scorta.

Scortari. v. a. Guidare o accompagnare per sicurezza: scortare.

Scosari. V. squasari.

Scosuni. V. squasuni.

Scoscisa. V. scuscisa.

Scossa. s. f. Scotimento: scossa.

Scossu. add. Da scuotere: scosso.

Scostumatu. V. scustumatu e simile.

Scotelatu. V. scautelatu.

Scòtiri. v. a. Muovere e agitare checchessia violentemente: scuotere. S’usa anco rifl. a. || Per arrisbigghiari V. || Levarsi da dosso: scuotere. || Commuoversi da subita paura: scuotersi.

Scotta. s. f. T. mar. La fune principale attaccata alla vela, la quale regola il cammino del naviglio: scotta.

Scottari. v. a. Far cottura col fuoco sul corpo dell’animale vivo: scottare. || Esser eccessivamente caldo: scottare. || Per sim. recar altrui nocumento, travaglio ecc.: scottare. P. pass. scottatu: scottato.

Scottatura. s. f. Lo scottarsi o la parte scottata: scottatura.

Scottu. s. m. T. comm. Specie di drappo spianato di stame: scoto.

Scottu. P. pass. di scociri: stracotto.

Scotu. Nella frase essiri suttilissimu scotu, per dileggiare chi è troppo minuto e cauto per ignoranza o fantasticheria.

Scotula. V. scutulamentu.

Scotula-panzi (A, Scotula-pettu (A. Modo avv. Si dice del mangiare, bere ecc. soverchiamente: a crepa pelle.

Scotula-vurzi. s. m. Chi smugne le borse altrui: segavene.

Scotula-vurziddi. dim. di scotula-vurzi.

Scòtulu. s. m. Rolle rosse che vengono alla pelle per troppo calore interno: orticaria (Ha analogia col verbo scottare).

Scraccari. V. sgraccari.

Scraccu. V. sgraccu e simile.

Scrafaratu. V. scalfaratu.

Scrafari. Metatesi di scarfari V.

Scrafucchiari. v. a. Cavar fuori, cavar dalla buca: sbucare (att.). || Ritrovar checchessia con industria o fatica: ripescare. || Scoprire, investigare dopo minute ricerche: scovare. V. scafurchiari.

Scrafucchiatu, add. Da sbucare: sbucato. || Ripescato. || Detto di muri a cui si sia levato parte d’intonaco: scalcinato.

Scrafunchiari. V. scrafucchiari.

Scrafuniari. v. a. Andar frugando e malmenando alcuna cosa: rovistare, trambustare, sconciare. V. scavuliari. P. pass. scrafuniatu: trambustato, sconciato.

Scramazzari. V. schiamazzari.

Scramusciri. Metatesi di scarmusciri V.

Scrapicciari. V. scapricciari.

Scrapistari. V. scapistrari.

Scrastari. V. scrustari. || Tor via: estirpare.

Scravaccari. V. scarvaccari.

Scravagghiari. v. a. e intr. Imbrattar carta con iscarabocchi: scarabocchiare.

Scravagghiazzu. pegg. di scravagghiu: piattolaccia.

Scravagghieddu. dim. Piattolina. || Scarafaggino. || Per celia, ragazzetto: cazzatello, cazzabùbbolo. || – niuru, magnacozzi, insetti infesti alle viti. Scarabeus vitis, Curculio baccus L. || aviri lu scravagghieddu, quando alcuno appena levatosi o ad ore insolite ha appetito. || Prov. ogni scravagghieddu a so matri pari beddu, alla madre i figliuoli pajon belli, e così nel fig.: all’orsa pajon belli i suoi orsacchini.

Scravagghiu. s. m. Insetto nero, piatto, che vive in luoghi umidi, dietro le imposte, entro le cassette, sotto i focolai ecc.; è vago della farina: piattola. || Quello poco dissimile che sta in campagna, e va formando pallotte di letame, detto altrimenti da noi, scravagghiu [p. 893 modifica] arrozzula baddi: scarafaggio. || fig. Ragazzo, piccino: cazzabùbbolo, cazzatello, scricciolo. || Imbratto nella carta, carattere cattivo: scarabocchio, arpionaccio, sgorbio. || essiri lu scravagghiu ’ntra la stuppa, non saper trarre le mani da nulla, trovarsi impacciato: essere un pulcin nella stoppa.

Scravagghiunazzu. pegg. di scravagghiuni.

Scravagghiuni. accr. di scravagghiu: piattolone.

Scravugnari, Scravunchiari. V. scrafucchiari. || V. scripintari. || Ritrovare: rinvenire.

Scrianzateddu. dim. di scrianzatu.

Scrianzatu. add. Senza creanza, rozzo, villano: screanzato.

Scrianzatuni. accr. di scrianzatu.

Scribbaci. s. m. Scarabocchiatore: scarabocchino.

Scribbenti. s. m. Chi scrive: scrittore. || add. Scrivente.

Scricchia. patri scricchia, si dice per ignominia ai preti: schericato.

Scricchiari. v. intr. e intr. pass. Fendersi la superficie di un corpo: screpolare. || Dicesi della roba quando si allarga il tessuto per vecchiezza o per essere sforzato: ragnarsi, sperare. || Fare quel crepito di cosa dura o secca che voglia rompersi: scricchiare, scricchiolare. (Onde preso l’effetto per la causa venne l’uso nostro di detta voce.) || att. Rompere la cresta. || Privar della cherica: schericare. || Levare dalla buccia: sbucciare. || Torre dal baccello le fave ecc.: sbaccellare. || V. sgranari. || V. scuppulari al § 3. || – li sensi, scervellarsi. || Per scarcavigghiari V. P. pass. scricchiatu: screpolato. || Ragnato ecc.

Scricchiuni. s. m. Colpo dato a pugno chiuso, colle nocche delle dita.

Scriditari. v. a. Levare il credito: screditare. P. pass. scriditatu: screditato.

Scrifilliri. V. svaniri.

Scrignu. s. m. Forziere: scrigno. || Gobba: scrigno.

Scrima. s. f. Quel rigo che divide i capelli in due parti pettinati: divisa, dirizzatura, scriminatura.

Scrimaloru, Scrimaturi. s. m. Strumento che serve a separare i capelli in parti: dirizzatojo.

Scrimiari. V. schirmiari.

Scrimìcciu. s. m. Uomo piccolo di corporatura: caramogio, cazzatello.

Scrimituri. V. scrimaloru. || V. schirmituri.

Scrìncia. V. schirincìa. || V. strinciutu.

Scripintari. v. a. Spaccare, aprire un corpo, una postema, far crepare stringendo colle dita o simile: strizzare. || Aprirsi da sè per maturità: scoppiare, crepare. || rifl. pass. Crepare (intr.) || E anco bucare o tagliare un enfiato per dar via alla marcia: pannare. || Per scrafucchiari V. al § 2 e 3. || V. anco cripari, e scafazzari (forse da escremento quasi escrementare e così screpentare). P. pass. scripintatu: crepato.

Scripintata. s. f. Lo strizzare, il pannare.

Scripintinchiu. s. m. Si dice a uomo di bassa condizione: plebeo, ciano.

Scrippiuni. V. schirpiuni.

Scrispari. v. a. Disfar le crespe: screspare.

Scristianirisi. v. intr. pass. Disperarsi: scristianire (Pasq.).

Scritta. s. f. Scrittura: scritta.

Scrittàbbulu. V. scartafazziu.

Scrittarellu. dim. di scrittu: scrittarello, scritterello.

Scrittazzu. pegg. Scrittaccio.

Scritticeddu. V. scrittarellu.

Scrittòriu. s. m. Piccola stanza per uso di scrivere, leggere ecc.: scrittojo. || Scrigno, piccolo stipo: studiolo.

Scrittu. s. m. Scrittura: scritto. || Opera letteraria di piccola mole: scritto. || li scritti, in pl. le opere di un autore: gli scritti. || per iscrittu, posto avv., in modo come fosse scritto: per iscritto.

Scrittu. add. Da scrivere: scritto, p. e. fiori scritti ecc. || Detto di fiori, fagioli e simili, mescolati di due o più colori minutamente: brizzolato. || Prov. zoccu è scrittu, leggiri si voli: quel che è scritto non stinge.

Scrittura. s. f. L’arte di scrivere: scrittura. || La cosa scritta: scrittura. || Quello che si trova scritto in alcun libro o testo: scrittura. E per antonomasia la Bibbia: scrittura. || Modo di scrivere le voci rispetto alla ortografia: scrittura. || Il contratto fatto tra un cantante e l’impresario: scrittura. || I libri di una ragione mercantile: scrittura. || Ciò che si scrive nei libri e quaderni di conti: scrittura. || aggiustari la scrittura, met. rivedergli il pelo, scoprirgli le mancanze: rivedergli le bucce. || Prov. cu’ nun sapi leggiri la sò scrittura è asinu di natura, dicesi di coloro che non sanno leggere più ciò che hanno scritto: è asino di natura chi non sa leggere la sua scrittura. || l’anima di la casa è la scrittura, ciò che regola tutto con documenti: lo scritto non si manda in bucato.

Scritturali. s. m. Scrivano: scritturale.

Scritturari. v. a. Far la scrittura fra impresario e cantante, artista di suono ecc.: scritturare. || Registrare. P. pass. scritturatu: scritturato.

Scritturazza. pegg. di scrittura: scritturaccia.

Scritturedda. dim. Scritturetta.

Scrittureddu, dim. di scritturi: scrittorello. || dim. di scrittojo.

Scritturi. s. m. Chi scrive, autore: scrittore. || Piccola stanza appartata ad uso di leggere, scrivere ecc.: scrittojo.

Scritturiaru. Legnajuolo che fa lavori gentili, masserizie ecc.: stipettajo, ebanista. (Ebanista come se lavorasse solo ebano; stipettajo perchè fa stipi, e noi scritturiaru, come se facesse solamente scrittoi). || E anche per falegname: legnajuolo.

Scritturicchiu. dim. e vilif. di scritturi: scrittorello.

Scritturieddu. dim. di scrittoriu: studiolino.

Scritturista. s. m. T. teol. Interprete della scrittura ossia della Bibbia: scritturista.

Scrivanìa. s. f. Tavolino, o cassetta quadra, in varie fogge, ad uso di scrivervi e riporvi carte ecc.: scrivanìa.

Scrivaniedda. dim. di scrivanìa.

Scrivanu. s. m. Scrivente: scrivano. || Copista: [p. 894 modifica] scrivano. || Colui che scrive nel libro de’ conti: scrivano.

Scrìviri, Scrivìri. v. a. Significare con caratteri le parole: scrivere. || Scriver lettere: scrivere. || Descrivere: scrivere. || Comporre, far componimenti: scrivere. || Ascrivere, registrare: scrivere. || scriviri a cuntu di unu, notare a conto di alcuno: scrivere a ragione d’uno. || comu mi viditi mi scriviti, modo prov., e dicesi di chi null’altro possiede che ciò che indossa. || scriviri cu lu pedi di la gaddina, scrivere biasimevolmente e in modo poco leggibile, impiastrare i fogli scorbiandoli: fare raspature di galline, scrivacchiare. || scriviri fratellu carissimu, tener una cosa per perduta: farne il pianto, farli persi. || scrivirisi ’na cosa ’n testa, o ’ntra lu cori, non deporne il pensiero: legarsela al dito. || iri a farisi scriviri: andar al diavolo, andar a farsi scrivere. Onde si dice, p. e. vatti a far friggire o va a bere. || scriviri come jetta la pinna: scrivere come la penna getta. || cu’ nun sa scriviri dici ca la pinna è scancarata: cattivo lavoratore a ogni ferro pon cagione. P. pass. scrivutu o scrittu: scritto.

Scrivuta. s. f. Lo scrivere.

Scrivutedda. dim. di scrivuta.

Scroccu. s. m. Lo scroccare: scrocco.

Scròfana. s. f. T. zool. Sorta di pesce: troja di mare. Scorpaena scropha L.

Scròfanu. s. m. T zool. Pesce di mare, bruno, che sta nelle alghe, ha il capo grosso, il busto piccolo e pieno di gobbi, di lische: scrofano. Scorpaena porcus L.

Scrófina. V. scrofana.

Scròfula. s. f. T. med. Ingrossamento nelle glandule linfatiche del collo, lente alla supporazione, e lasciano piaghe pertinaci: scròfola.

Scrofulària. V. scrufularia.

Scròpiri. Metatesi di scrupiri V.

Scròpulu. V. scrùpulu.

Scrotu. s. m. La borsa dei testicoli: scroto.

Scrozza. s. f. Femmina deforme, abietta e scema. || In senso disonesto: sgualdrina. || Di cosa vile, guasta: ciarpa.

Scrozzu, add. Infermiccio: bacato. || Venuto su, cresciuto a stento: scriato. || Imbozzacchito, indozzato.

Scruccari. v. a. Levar la cosa dal luogo dove essa è appiccata: spiccare || Levar de’ gangheri: sgangherare. || Fare checchessia alle spese altrui, a uso: scroccare. || Levar dalla cocca del fuso: scoccare. P. pass. scruccatu: spiccato. || Scroccato. || Scoccato.

Scruccata. s. f. L’azione dello spiccare: spiccamento. || Lo scroccare: scrocco.

Scrucchigghiari. V. scrucchittari. || V. scruccuni.

Scrucchigghiuni. V. scruccuni.

Scrucchittari. v. a. Sfibbiar i gangherelli. || fig. Romper l’amicizia: non esser d’accordo.

Scrucchiulari. v. a. Levar la crosta appiccata.

Scruccunarìa. V. scroccu.

Scruccunazzu. pegg. di scruccuni.

Scruccuneddu. dim. di scruccuni.

Scruccuni. s. m. Che scrocca volentieri: scroccone.

Scruduzzari. v. a. Dar pugni sulla spina dorsale, in modo da guastar i lombi quasi: slombare (da cruduzzu V.). || rifl. pass. Patir male ai lombi per eccessivo sforzo o percossa: dilombarsi. P. pass. scruduzzatu: slombato, dilombato.

Scrufina. V. scufina.

Scrùfula. V. scròfula.

Scrufulària. s. f. T. bot. Pianta di radice tubercolosa, compressa; di stelo scuro, quadrangolare; foglie picciolate, opposte; fiori neri; serve a risolvere le scrofole: scrofolària. Scrophularia nodosa L.

Scrufulazza. pegg. di scrofula: scrofolaccia (in Firenze).

Scrufuledda, Scrufulicchia. dim. di scrofula: scrofolina.

Scrufuluna. accr. di scrofula: scrofolona.

Scrufuluseddu. dim. di scrufulusu.

Scrufulusu. add. Degli umori dai quali son prodotte le scrofole: scrofoloso.

Scrufuniari. V. scrafuniari. || V. sfrucuniari. || V. scaliari.

Scrupiri. Metatesi di scupriri V.

Scrupuliarisi. v. intr. pron. Avere scrupolo: scrupoleggiare, scrupolizzare (intr.).

Scrupulicchiu. dim. di scrupulu: scrupoletto, scrupolettuccio.

Scrupulizzarisi, V. scrupuliarisi.

Scrùpulu. s. m. Dubbio intorno alle cose di coscenza, che perturba la mente: scrùpolo. || Dubbio, sospetto assolutamente: scrupolo. || Difficoltà: scrupolo. || Peso di un denaro: scròpolo. || farisi scrupulu: avere scrupolo, farsi scrupolo. || farisi scrupulu di li ’nziti, o di la stizza di lu latti, farsi coscienza di cose piccole, e passarsi delle gravi.

Scrupulusamenti. avv. Con iscrupolo: scrupolosamente.

Scrupuluseddu. dim. di scrupulusu: scrupolosetto (in Firenze).

Scrupulusissimamenti. avv. sup. Scrupolosissimamente.

Scrupulusità, Scrupulusitati. s. f. Scrupolo: scrupolosità, scrupolositade, scrupolositate. || Lo scrupoleggiare: scrupolosità. || Soverchia delicatezza nell’operare: scrupolosità.

Scrupulusu. add. Che si fa scrupolo agevolmente: scrupoloso. || Sollecito, delicato, esatto: scrupoloso. Sup. scrupulusissimu: scrupolosissimo.

Scrupulusuni. accr. di scrupulusu: di molto scrupoloso.

Scrusci-scrusci. s. m. Giocherello puerile, in forma di tamburro piccolo e schiacciato con pietruzze dentro, e un manico: tamburino. || Rumore forte come di ferri o di catene scosse: scatenaccio.

Scrùsciri. v. intr. Formar quel suono che esce dal pan fresco, o da altra cosa secca e frangibile nel masticarlo: scrosciare, scricchiolare. || Quello che fa la terra in vivanda non ben lavata, nel masticarla: scricchiolare, scrosciare, sgretolare, schiacciolare (Rigutini). || Il bollire che fa l’acqua smoderatamente: scrosciare; e quando è sul cominciare: grillettare. || Il cadere della subita e grossa pioggia: scrosciare, crosciare. || Quello strepitare che fa il fuoco abbruciando legni verdi: crosciare, ' [p. 895 modifica] crepitare. ||Dicesi del modo che rendono certe cose fesse o scommesse o sconfitte, quando son percosse: crocchiare, crocchiolare. || Il rumore di catene o simili scosse: scatenacciare. || Quel suono che fa la frusta agitata con forza nell’aria: schioccare. E si usa att. || E il suono che fa il bacio sonoramente dato: schioccare. || Il rumore che fanno cose come p. e. armi battute insieme: sgrigiolare, sgrigliolare. || E quello che si fa battendo insieme cose di majolica, stoviglie ecc.: acciottolare. || Quel rumore che fanno le scarpe nuove delle volte, ne’ movimenti che fa il piede in andando: sgrigliolare. || Quel rumore p. e. di una sedia su cui sia seduto uno pesante: sgrigliolare; e se più forte: scricchiolare. || Fare quel romore come in passeggiando, scalpitar il terreno, movendo roba da luogo a luogo: zufolare, rumicciare, p e. che diavolo c’è di là? sento zufolare. || E in generale far rumore. || att. Dar busse: chioccare, briscolare, crocchiare, barcocchiare, p. e. ah birba, ti vo’ briscolare. || scrusciri lu cozzu: dare scapaccioni. || scrusciri lu culu: dare sculaccioni. P. pass. scrusciutu: scrosciato, scricchiolato, sgrigliolato, crocchiato ecc.

Scrusciteddu. dim. di scrusciu. || Stiantellino.

Scrùsciu. s. m. Rumore, scròscio. || Leggiero strepito di corpi che si muovon sopra o attraverso altri corpi: fruscìo. || Il suono che esce dal pan fresco o altro corpo secco frangibile: scricchiolìo. || Crépito. || Lo sgretolare: sgretolìo. || Il romore che fa l’acqua quando cade, o quando bolle: scròscio. || Il suono reso dalle cose fesse: scrocchio. || Lo sgrigliolare delle scarpe ecc.: sgrìglio. || Lo schioccare della frusta: schiocco. || – di piatti: acciottolìo. || – di risati, riso strepitoso: scroscio di risa. || Rumore che fanno certe volte le ossa, in muovendosi: stianto, stiantettino. || scrusciu di carta senza cubbaita, apparenza senza sostanza: gran rombazzo e poca lana; molto fumo e poco arrosto ecc.

Scrusciuta. s. f. L’azione dello scrusciri V.: scrosciata. || Scricchiolìo. || Sgrigliolìo. || Sgretolamento. || – di catini: scatenaccìo. || Barcocchiata.

Scrusciutedda. dim. di scrusciuta.

Scrustamentu. s. m. Lo scrostare: scrostamento.

Scrustari. v. a. Levar la crosta: scrostare. || Levar l’intonaco a’ muri: scrostare. || rifl. pass. Scrostarsi. P. pass. scrustatu: scrostato.

Scrustata. s. f. L’azione dello scrostare: scrostatura.

Scrustatizzu. add. Alquanto scrostato.

Scrustatura. s. f. La parte scrostata di checchessia: scrostatura. || L’atto dello scrostare: scrostatura.

Scrutinari. v. a. Esaminare, ricercare, investigare minutamente per entro: scrutinare. || Squittinare: scrutinare. P. pass. scrutinatu: scrutinato.

Scrutìniu. s. m. Ricercamento, esame: scrutìnio. || Adunanza di cittadini per eleggere magistrati: squittinio.

Scruzzidda, Scruzzitedda. dim. di scrozza V.

Scruzzùfaru. V. munèfaru.

Scu. V. schìu.

Scuccari. v. a. Lo scappare che fanno le cose tese o ritenute: scoccare.

Scucchetta. V. scucchidda. || aviri li scucchetti, esser bianco e rosso della pelle: esser latte e sangue (Rosini).

Scucchiacani. s. m. Ingiuria che si dà altrui; quasi non sia ad altro adatto che a scacciar i cani...

Scucchiarari. V. scucinari.

Scucchiari. v. a. Dividere le cose accoppiate: disgiungere, separare. || scucchia ccà, dicon i ragazzi unendo in croce gli indici delle mani, quando voglion rompere l’amicizia. || V. scugnari. P. pass. scucchiatu: disgiunto.

Scucchicedda, Scucchidda. dim. di scocca: ciocchetta. || Fiocchettino.

Scucchiu. s. m. Nome finto, di personaggio ridevole e ridicolo. || scucchi in pl. per moine: lezii.

Scucciari. v. a. Spiccare, levar via. || Sgangherare. || Detto di armi portatili, dar di piglio, qualora si hanno addosso. || T. mar. Sciogliere un bozzello, uno stroppo od altro incocciato prima: scocciare (Zan. Voc. Met.). || –li cugghiuna, frase sudicia per dire, seccare: scocciar i coglioni. P. pass. scucciatu: scocciato.

Scuccuni. accr. di scocca. || Fiocco appiccato dove il frontino col sovraccapo si unisce colla sguancia della briglia: rosa.

Scucinari. v. intr. Romper l’amicizia: nimicarsi.

Scuciutu. V. scottu.

Scucìvuli. add. Di legumi non facile a cuocersi: duro, crudele. || Per ischerzo: scortese, o anco ritroso.

Scucucciari. v. a. Tor via la colmatura: scolmare. P. pass. scucucciatu: scolmato.

Scucuddari. V. scucuzzari. || V. scapizzari || Levar un po’ di checchessia: spilluzzicare. || Per scippari V.

Scucuzzari. v. a. Troncare: mozzare. || Tagliar il collo: decollare.

Scucuzzatu. add. Mozzato. || Decollato, senza testa.

Scucuzzunatu. add. Dicesi di chi ha la testa scoperta, cioè senza capelli: zuccone. || O senza cappello in capo.

Scudari. v. a. Tagliar la coda: scodare.

Scudatu. add. Privo di coda: scodato.

Scuddamentu. s. m. (Spat.) L’esser scollacciato.

Scuddaratu. add. Di persona con collo scoperto, o con colletto troppo aperto e cascante: scollacciato. || Aggiunto di cosa che lasci il collo scoperto: scollato.

Scuddari. v. a. Scollare d’insieme le cose incollate: scollare, spastare per quelle incollate colla pasta. || Tagliare le vesti che rimangano scollate: scollare. || met. Allontanare, divezzare: svezzare. || Tirar giù la bilancia, e simile, torla d’equilibrio: sbilanciare. || intr. V. cuddari.

Scuddata. s. f. Lo scollare o scollarsi.

Scuddateddu. dim. di scuddatu.

Scuddatu. add. Da scollare: scollato. || V. scollatu.

Scuddatura. s. f. Estremità superiore del vestimento: scollatura. || Scollegamento, sconnessione: scollatura. [p. 896 modifica]

Scudduriari. v. a. Contrario di avvolgere: svòlgere, storcere. || scudduriarisi per scantarisi V. || scudduriarisilla, fig. sbrigarsene. P. pass. scudduriatu: svolto.

Scuderìa. s. f. Stalla grande e un po’ addobbata all’uopo: scuderìa.

Scudu. V. scutu.

Scuetu. V. incuetu e simili.

Scuffari. v. a. Cavar dalla sporta. || Vuotar le gabbie: scuderìa. V. coffa. || scuffarisi, V. || sdillabbrarisi. || scuffarisilla: scamparsela.

Scùffia, Scùfia. s. f. Copertura del capo feminile, in varie guise: cuffia, scuffia. || Abbigliamento che tengon in capo le donne: cresta.

Scufiara. s. f. Donna che lavora le cuffie: scuffiara, e con voce più generale: crestaja.

Scufiazza. pegg. di cuffia: cuffiaccia.

Scufiedda, Scufietta. dim. Cuffietta. || Quella da notte, o da bambini: berrettino.

Scufina. s. f. T. art. La parte della vite dov’è il buco cogl’incavi dove incastrano le spire: madrevite. || Scuffina piatta con cui si appuntano i denti, e si spiana e ripulisce il pettine: pianetta.

Scufinari. v. intr. Votare il cofano. || att. Cavar dal cofano o conca la biancheria aspersa di ranno, o altra cosa simile: sconcare. || Inventare, ritrovare bubbole per piacevolezza o bizzarria: sballare, schiantar bubbole. || V. scuffari anco.

Scufinu. V. cappucciu.

Scufiuna, Scufiuni. accr. di scufia: cuffione, scuffione.

Scufizzu. V. schirpiuni. || V. anco surfizziu.

Scugghiari. v. a. Raccogliere a stento e minutamente: ribruscolare.

Scugghiari. v. a. Castrare. || – lu tunnu, levargli le interiora: sbuzzare.

Scugghiatu. add. Castrato: scoglionato.

Scugghiaturi. verb. m. Chi castra: castratore.

Scugghiazzu. pegg. di scogghiu: scogliaccio.

Scugghiceddu. dim. Scoglietto.

Scugghiera. s. f. Quantità, mucchio di scogli nudi: scogliera.

Scugghieri. s. m. T. mar. Barca sulla quale si trasportano grossi e pesanti cantoni di pietra ed altri massi, per fare e rafforzare le scogliere: puntone da scogliere (Pitrè).

Scugghitina. s. f. ll ribruscolare: ribruscolamento. || ogghiu di scugghitina, olio dalle olive cascate e non mature: olio onfacino.

Scùgghiu. V. scugghiatu.

Scugghiunari. v. a. Tagliare o cavare i testicoli: castrare, scoglionare, smaschiare. P. pass. scugghiunatu: castrato.

Scugghiusu. add. Pieno di scogli: scoglioso.

Scugliu. V. scugghiu, e così i simili.

Scugnanmentu. s. m. Allontanamento per forza di un oggetto dall’altro. || met. Esclusione di persona da un luogo.

Scugnari. v. a. Scostare, staccare. || Mandar via alcuno da un luogo, scacciare; scaciare, dare sfratto. || Spinger fuori. || – lu nasu, far uscire il sangue del naso per urto o simile. E scugnarisi lu nasu: smoccolarsi (Fanf. Voc. d. u. Tosc.). || scugnari lu mussu, romper il muso con qualche ceffata, o con qualche caduta. || intr. ass. scugnarisi, vale anco dar fuori sangue naturalmente da qualche parte come il naso ecc. || Scostarsi, allontanarsi: slontanarsi (da cuneo quasi dire scuneare, credo). || T. agr. Fare la zappa alle viti; zappare un terreno e ridurlo a monticciuoli.

Scugnatu. P. pass. di scugnari: scostato, smoccolato ecc. || sost. fari lu scugnatu, V. scugnari all’ultimo §.

Scugnu. V. scugnatu al § 2.

Scuitamentu. s. m. L’inquietare.

Scuitari. V. incuitari.

Scuitateddu. dim. di scuitatu.

Scuitatizzu. add. Alquanto inquietato.

Scuitatu. add. Inquietato. || Innamorato che è preso di chicchessia: bacato.

Scuitatuni. accr. di scuitatu.

Scuiteddu. V. incuiteddu, e così i simili.

Scujetu. V. incuetu.

Sculacchiatu. add. Senza culo.

Sculamentu. s. m. Lo scolare: scolamento.

Sculampullini, Sculampulluzzi. Per derisione si dice a’ sagrestani, non che a’ beoni.

Sculapasta. s. m. Vaso bucherato per far colare l’acqua dalla pasta o altro dietro la bollitura: scotitojo.

Scularazzu. pegg. di scularu: scolaraccio (Tommaseo D.).

Sculareddu. dim. Scolaretto, scolarino.

Sculari. v. intr. L’andar in giù a poco a poco che fa il liquido: scolare. || Esser tutto bagnato da pioggia, da sudore o altro in copia: grondare. || Detto del naso quando il moccio vien fuori: gocciolare, colare il naso. || E in generale cader un liquido a gocciole: gocciolare. || Leggiero stillare del liquido delle botti o di altri recipienti: gèmere. || V. culari. || att. Capovolger un vaso perchè si faccia uscire il liquido: sgocciolare. || Bere un bicchiere o altro sin in fondo: sgocciolare.

Scularicchiu. dim. e vilif. di scularu: scolaruccio.

Scularinatu. add. Dicesi a persona da nulla e degna di beffe: scopapollai, lavaceci.

Scularisca. s. f. Moltitudine di scolari: scolaresca.

Scularu. s. m. Chi va a scuola: scolare.

Sculastica. s. f. Specie di sopravvesta che indossavano i Gesuiti.

Sculàsticu. add. Di o da scuola: scolastico. || a la sculastica, posto avv., a mo’ degli scolari: alla scolastica.

Sculata. s. f. L’azione dello scolare, dello sgocciolare.

Sculatizzu. add. pegg. di sculatu.

Sculatu. add. Da gocciolare: scolato, gocciolato, sgocciolato, grondato. || Si dice a donna vestita senza gonne gonfiate: baco, lucignolo. || E da culu si dice a chi sia tanto magro che paja senza culo.

Sculatura. s. f. La materia scolata: scolatojo. || Rimasuglio di cose liquide: fondigliuolo. || met. Il fine, il termine di checchessia.

Sculaturedda. dim. di sculatura.

Sculatureddu. dim. di sculaturi.

Sculaturi. s. m. Luogo pendente pel quale scolano le cose liquide: scolatojo. || Vaso bucherato in cui si mette l’insalata o altro per iscuoterlo dall’acqua: scotitojo. || T. agr. V. gam- [p. 897 modifica] gammitta. || – di li morti,quelle nicchie murate nelle sepolture ove i cadaveri depongono le interiora.

Sculazzari. v. a. Levar la culatta a checchessia. || Dicon i venditori, il vender il rimasuglio delle derrate.

Sculazzioni. s. f. T. med. Stillicidio involontario dell’uretra dell’uomo: scolazione.

Sculazziunedda. dim. di sculazzioni.

Scullatu. V. scollatu.

Scullinu. dim. di scolla.

Scullucari. v. a. Contrario di collocare.

Sculpari. V. scurpari.

Sculpiri. v. a. Formar immagine su pietra: scolpire. || met. Di cosa che faccia profonda impressione e rimanga al cuore o alla mente: scolpire. P. pass. sculpitu, sculputu: scolpito.

Scultura. s. f. L’arte dello scolpire: scultura. || La cosa scolpita: scoltura.

Sculturedda. dim. di scultura: sculturina (in Firenze).

Scultureddu. dim. di sculturi.

Sculturi. s. m. Colui che scolpisce: scultore.

Sculu. s. m. Lo scolare, esito delle cose liquide: scolo.

Sculurimentu. s. m. Lo scolorire: scolorimento.

Sculuriri. v. intr. Perder il colore: scolorire. P. pass. sculuritu, sculurutu: scolorito.

Sculuruta. s. f. Il perder il colore.

Sculuruteddu. add. dim. Un po’ scolorito.

Sculurutizzu. add. Alquanto scolorito.

Scuma. s. f. Aggregato d’infinite bolle che si producono nel liquido o per calore o per forte agitamento: schiuma, spuma. || Per bava V. || – di birbanti, per dar più forza alla ingiuria: schiuma de’ ribaldi, e simili. || – di zuccaru, V. ciurettu. || met. Per vezzo, carino, bellino. || scumi, T. conf. Dolciumi delicati di varie maniere. || scuma di mari, dicesi di cosa che presto svanisca. || E dicesi di cosa sommamente bianca. || farinni la scuma a la vucca d’unu, lodarlo grandemente. || cu la scuma a la vucca, si dice di chi ha fatto una cosa più che sollecitamente, e specialmente di chi ha corso a più non posso. || Dicesi anco di chi è adirato. || lassari unu cu la scuma a la vucca, dargliene tante da lasciarlo quasi morto.

Scumalora. s. f. Mestola forata ad uso di levar via la schiuma delle cose che si fanno cuocere: schiumatojo.

Scumari. v. a. Togliere la schiuma: schiumare. || intr. Fare o generare schiuma: schiumare, spumare || Si dice anco del terreno quando comincia a coprirsi di germogli delle cose seminatevi. || Prov. quannu la pignata scuma, lu focu troppo adduma, e s’usa pure al fig. di chi parla risentito. P. pass. scumatu: schiumato.

Scumatura. s. f. L’atto dello schiumare la pentola, e la schiuma che se ne cava.

Scumaturi. V. scumalora.

Scumazza. pegg. di scuma; e s’intende la bava. || fari scumazza, gridare, sparlare contro alcuno: sbraitare, far la bava. E anche: sbravazzare. || farisi la scumazza a la vucca, lodare grandissimamente: lodare a piena bocca. || Certi sprazzi di spuma interrotti siccome le onde dibattentisi: pecorelle.

Scumazzari. v. intr. Fare grande spuma. || V. in scumazza fari scumazza.

Scumbrari. v. a. Levar da un luogo, pulire: sgombrare.

Scumbrisciri. V. A. (Scob.) V. sparnuzzari.

Scumera. V. scuma (Pasq. e D. B.).

Scumiari. v. a. T. pesc. Vuotare la verta arrovesciandola: svertare.

Scumicedda, Scumidda. dim. di scuma.

Scumidda. s. f. Tessuto antico di seta, oggi in disuso: spumiglia.

Scumijari. v. a. Guardare con attenzione, cercare di scoprire, aguzzare la vista: sbilurciare.

Scumìnica. V. scumunica.

Scumitanza. V. scommuditati. || Prov. la scumitanza ogni erruri fa fari, la necessità non ha legge.

Scumitari. V. scommudari.

Scumituliddu. V. scommuduliddu.

Scùmiu, V. minchiuni.

Scummegna, Scummenia. V scunvènia.

Scummettiri. v. a. Giuocare per mantenimento di sua opinione pattuito quel che si deve vincere o perdere: scommèttere. || fig. Seminar discordie: scommettere. || Fare istanza, importunare, stimolare e specialmente in amore: invitare, sollecitare all’amore. || Vale anco: provocare. || E anco semplicemente rivolger la parola ad uno, attaccar discorso. || V. scuncicari. || Muoversi, far parola: far senso. P. pass. scummittutu: scommesso. || Sollecitato.

Scummigghiari. v. a. Contrario di cummigghiari: scoprire. || scummigghiaricci lu culu, per dare sculaccioni: alzare uno dietro (Lori). P. pass. scummigghiatu: scoperto.

Scumminamentu. s. m. Rimescolamento, confusione: scombussolìo.

Scumminari. v. a. Scomporre: scombinare. || Guastare, disfare, sconciare. || Di una cosa che ci scomoda e ci frastorna i disegni già fatti: dissestare. || Rimescolare, metter sossopra: scombussolare. || Seminar discordie: scommettere. || scumminarisi, venire in discordia: scommettersi.

Scumminatu. add. Da scombinare: scombinato. || Strano. || Disfatto. || Dissestato. Scommesso. Vale anco: balzano, pazzericcio. || Scomposto negli abiti ecc.: sciamannato, arruffato.

Scummissa. s. f. Patto che si debba vincere o perdere sotto alcuna determinata condizione: scommessa. || scummissa ca io cci vaju!, scommettiamo che io ci vo: vale e che io ci vado!

Scummissedda. dim. è talora l’istesso che scummissa.

Scummittituri. verb. m. Provocatore.

Scummudari. V. scommudari.

Scumpagginamentu. s. m. L’atto e l’effetto dello scompaginare: scompaginamento.

Scumpagginari. v. a. Torre la simmetria, confonder l’ordine: scompaginare. P. pass. scumpagginatu: scompaginato.

Scumpagginazioni. s. f. Lo scompaginare: scompaginazione. [p. 898 modifica]

Scumpagnamentu. s. m. Lo scompagnare: scompagnamento.

Scumpagnari. v. a. Disunire, separare da compagni: scompagnare || rifl. a. Scompagnarsi.

Scumpagnatu. add. Senza compagno: scompagnato. || Spajato. || Vale anco disuguale.

Scumpariri. v. intr. Perder di pregio una cosa posta a confronto di altra: scomparire. || V. spiriri. P. pass. scumparutu: scomparito.

Scumpartimentu. s. m. Lo scompartire e la parte della cosa scompartita: scompartimento.

Scumpartiri. v. a. Dividere, compartire: scompartire. P. pass. scumpartitu: scompartito.

Scumpiacenti. add. Ritroso al piacere e al desiderio altrui: scompiacente.

Scumpiàciri, Scumpiacìri. v. intr. Contrario di compiacere: scompiacere. || scumpiacirisi di fari ’na cosa, farla contraggenio, dispiacersi di farla: scompiacersi di far una cosa. P. pass. scumpiaciutu: scompiaciuto.

Scumpigghiamentu. s. m. L’atto e l’effetto dello scompigliare: scompigliamento.

Scumpigghiari. v. a. Disordinare, confondere: scompigliare. P. pass. scumpigghiatu: scompigliato.

Scumpigghiu. s. m. Confusione, perturbamento: scompiglio.

Scumpigliu. V. scumpigghiu e derivati.

Scumpiri. v. intr. Dicesi di quella carta che per difetto di colla non regge all’inchiostro: sugare. || Venir meno.

Scumpitari. v. a. (Mal.) Defalcare: scomputare.

Scumpiu. s. m. È una varietà di limone, di polpa dolce e delicata.

Scumpòniri. v. a. Guastar il composto: scomporre. || T. tip. Separare i caratteri già composti distribuendoli di nuovo nelle cassette: scomporre. || Per scummettiri al § 2, 3, 4 || scumpunirisi, turbarsi, alterarsi: scomporsi. || Muoversi, affrettarsi. P. pass. scumpostu e scumpunutu: scomposto.

Scumpostamenti. avv. Con iscompostezza: scompostamente.

Scumpostu. add. Immodesto: scomposto.

Scumpunimentu. s. m. L’atto dello scomporre: scomponimento. || Trascuranza della aggiustatezza e dell’ordine: scomponimento.

Scumpunutu. add. Di persona che abbia spirito nelle parole e nei fatti: facèto. || In Catania add. di persona che sia aspra a parole e a fatti a chi l’ha provocata.

Scumpusizzioni. s. f. L’atto e l’effetto dello scomporre: scomposizione.

Scumpustizza. s. f. Immodestia: scompostezza. || Scomponimento: scompostezza.

Scumputari. V. scumpitari.

Scumputu. add. Di carattere che non si possa più facilmente leggere.

Scumuneddu. dim. di scumuni.

Scumuni. s. m. Sorbetto gentile e delicato, men duro de’ pezzi gelati, manipolato a guisa d’una schiuma in alcune parti.

Scumunica. s. f. Pena colla quale la Chiesa priva un suo credente di partecipare ai sacramenti, e di commerciare cogli altri credenti: scomunica. || jittari la scumunica, scomunicare. || fig. Disavventura, disgrazia. || aviri la scumunica, essere scomunicato, dicesi di taluno a cui ogni cosa vada a male: essere scomunicato.

Scumunicari. v. a. Imporre scomunica: scomunicare.

Scumunicatu. add. Da scomunicare: scomunicato. || Per sim. iniquo, pessimo: scomunicato. || essiri scumunicatu. V. aviri la scumunica. || facci di scumunicatu, uomo di deforme aspetto o tristo: faccia di scomunicato. || Prov. megghiu scumunicatu, ca cumunicatu a la ’mprescia, si dice dei moribondi per cui deve tosto correre al viatico, dunque meglio non aver questo bisogno cioè esser sano senza comunicato, che nel caso di dover frettolosamente comunicarsi; cioè essere in pericolo di vita.

Scunnusu. add. Pieno di schiuma: schiumoso.

Scunafari. V. spavintari.

Scuncarisi. v. intr. pron. (Pasq.). Pavoneggiarsi.

Scuncatinari. v. a. Sciogliere, sconnettere: sconcatenare. P. pass. scuncatinatu: sconcatenato.

Scuncatinazzioni. s. f. Lo sconcatenare: sconcatenazione.

Scuncertu. s. m. Disordine tanto nelle cose fisiche quanto nelle morali: sconcerto. || – di stomacu, piccolo sconvolgimento: sconcerto di stomaco. || aviri li scuncerti, aver nausea che è segno di gravidanza: avere gli stomachini.

Scunchiudiri. v. intr. Venir meno: mancare. E si dice frequentemente scunchiri lu cori. || Illanguidire. || Dimagrare: emaciare. || Sgonfiare. || Detto di un liquido: evaporare. || Dicesi di quella carta che per difetto di colla non regge all’inchiostro: sugare (quasi dire scompiere contrario di compiere).

Scunchiudiri. v. a. Rompere, stornare un contratto: disconchiudere, sconcludere. P. pass. scunchiudutu e scunchiusu: disconchiuso, sconcluso.

Scunchiusioni. s. f. Lo sconcludere: sconclusione.

Scunchiuteddu. dim. di scunchiutu, detto di persona: sparutino, sparutello, scriato. || Detto di cosa: un po’ scemato.

Scunchiutu. add. Da mancare: mancato. || Dimagrato, emaciato: estenuato, sparuto. || Detto di cosa: scemato, sminuito. Sup. scunchiutissimu.

Scunciatu. V. scunnutu (Così all’Etna).

Scuncica. s. f. Burla, beffa: berta. || dari la scuncica: dar la berta. E vale anco aizzare.

Scuncicamentu. s. m. Il provocare: provocamento.

Scuncicari. v. a. Incitare, stuzzicare l’ira altrui: provocare. || Stimolare. P. pass. scuncicatu: provocato. || Stimolato.

Scuncicaturi. verb. m. Che provoca: provocatore.

Scunciziatu. V. scuscinziatu.

Scuncirtamentu. s. m. Lo sconcertare: sconcertamento.

Scuncirtari. v. a. Produrre sconcerto: sconcertare. || Disordinare: sconcertare. || Mettere sossopra: scombussolare. || scuncirtari la testa, far traviare, persuadere a far checchessia. || Vale anche innamorare. || Metter in pensiero, in passione. || rifl. a. Sconcertarsi. || Turbarsi fortemente: rimescolarsi. [p. 899 modifica]

Scuncirtatamenti. avv. (D. B.). Con isconcerti. || Disordinatamente.

Scuncirtateddu. dim. di scuncirtatu.

Scuncirtatizzu. add. freq. Mezzo sconcertato. || Di chi comincia più mestieri e non ne segue alcuno: scopamestieri.

Scuncirtatu. add. Da sconcertare: sconcertato. || Dicesi di chi ha il baco per alcuno, ne è mezzo innamorato: bacato. || Disordinato. Sup. scuncirtatissimu: sconcertatissimo.

Scuncirtatuni. accr. di scuncirtatu.

Scuncirtaturi. verb. m. Chi o che sconcerta: Sconcertatore.

Scuncirteddu. dim. di scuncertu: sconcertuccio.

Scuncirtusu, add. Che sconcerta: sconcertatore, || Nauseante, stomachevole.

Scunciuramentu. s. m. Lo scongiurare: scongiuramento.

Scunciurari. v. a. Costringere i demoni: scongiurare. || – a unu, esorcizzarlo: scongiurar alcuno. || Costringere o provocare a far alcuna cosa con giuramento esecratorio: scongiurare. || Stornare, rimandar checchessia indietro con pratiche più o meno superstiziose: contraddire p. e. chiamò il prete per contraddire i bruchi, per far che i vermi andassero via. || Ricercar alcuno strettamente, pregare caldamente di checchessia: scongiurare. || ti scunciuru pani duru, lacchezzo spiritoso per mostrare ignoranza o sorpresa. P. pass. scunciuratu: scongiurato.

Scunciurata. V. scunciuramentu.

Scunciuraturi. verb. m. Colui che scongiura: scongiuratore.

Scunciuru. s. m. Lo scongiurare: scongiuro.

Scuncurdanza. s. f. Contrario di concordanza: sconcordanza.

Scuncurdari. v. a. Non concordare: sconcordare. P. pass. scuncurdatu: sconcordato.

Scunfidari. v. intr. Diffidare: sconfidare.

Scunfiggiri. v. a. Rompere il nemico in battaglia: sconfiggere.

Scunfinari. v. intr. Trapassare i confini: sconfinare. P. pass. scunfinatu: sconfinato.

Scunfitta. s. f. Rotta, disfatta: sconfitta.

Scunfittu. add. Da sconfiggere: sconfitto. || malu scunfittu, scontento, dispiaciuto, conquiso.

Scunfortu. s. m. Contrario di conforto: sconforto.

Scunfùnniri. v. Confondere con violenza, mettere in gran disordine: sconfondere.

Scunfurtari. v. a. Recare sconforto: sconfortare.

Scunfurtusu, add. Sconfortevole.

Scungiatura. (Catania) V. scunciatura.

Scungiurari. (Catania) V. scunciurari.

Scunnessu. add. Stravagante. || Che non conclude nulla: sconclusionato.

Scunnèttiri. v. intr. Discorrere o scrivere senz’ordine e connessione: sconnettere. P. pass. scunnessu: sconnesso.

Scunnissioni. s. f. Incoerenza: sconnessione. || Stravaganza.

Scunnissuni. accr. di scunnessu.

Scunnutu, add. Non condito: scondito.

Scunquassari. v. a. Scassinare, conquassare: sconquassare. P. pass. scunquassatu: sconquassato.

Scunsagrari. v. a. Profanare, ridurre ad uso profano: sconsacrare, sconsagrare. || Degradare un ecclesiastico: schericare. P. pass. scunsagratu: sconsacrato. || Schericato.

Scunsari. V. scunzari.

Scunsidiratamenti. avv. Con isconsideratezza: sconsideratamente.

Scunsidiratizza. s. f. Contrario di consideratezza: sconsideratezza.

Scunsigghiari. v. a. Consigliare contrariamente.

Scunsigghiatamenti. avv. Senza consiglio: sconsigliatamente.

Scunsigghiatizza. s. f. Sconsideratezza, mancanza di consiglio, di prudenza: sconsigliatezza.

Scunsigghiatu. add. Dissuaso, consigliato contrariamente: sconsigliato. || Privo di consiglio: sconsigliato.

Scunsulamentu. s. m. Sconsolazione: sconsolamento.

Scunsulari. v. a. Contrario di consolare: sconsolare.

Scunsulatu. add. Senza consolazione: sconsolato. || Per avvilito.

Scunsulazioni. s. f. Afflizione, travaglio: sconsolazione.

Scunsultari. v. a. Dissuadere: sconsigliare.

Scuntari. V. scuttari.

Scuntentamentu. s. m. Scontento: scontentamento.

Scuntenti. add. Non contento: scontento. || Misero. || Malsaniccio: bacato. Sup. scuntintissimu: scontentissimo.

Scuntentu. s. m. Mala contentezza: scontento.

Scuntintari. v. a. Rendere scontento: scontentare. || rifl. a. Non contentarsi, non soddisfarsi: scontentarsi. P. pass. scuntintatu: scontentato.

Scuntintizza. s. f. Scontento: scontentezza. || Prov. doppu scialu, scustintizza, come anco segue poi al rovescio, così è il mondo dopo un bene viene un male.

Scuntintuni. accr. di scuntenti.

Scuntinutu. add. Contento oltremodo, gongolante, quasi che non sappia più contenersi dal piacere.

Scuntòrciri. v. a. Storcere: scontorcere. || rifl. a. Travolgere le proprie membra o per dolore o per altro: scontorcersi. P. pass. scuntortu, scunturciutu: scontorto.

Scuntrafari. v. a. Contraffare: scontraffare. || rifl. a. Deformarsi: scontraffarsi.

Scuntrafattu. add. Contraffatto, deformato: scontraffatto.

Scuntrafazzioni. s. f. Lo scontraffare o scontraffarsi.

Scuntrari. v. a. Incontrare: scontrare. P. pass. scuntratu: scontrato.

Scuntri. s. m. pl. T. mar. Quei pezzi di metallo o di ferro, che si dispongono obliquamente, per fermare qualche pezzo, sicchè non possa muoversi verso quella parte: scontri (Zan. Voc. Met.).

Scuntu. s. m. Diminuzione di debito che fa il creditore al debitore: sconto.

Scunturcimentu. s. m. Lo scontorcere o scontorcersi: scontorcimento.

Scunucchiari. v. a. Trarre d’in su la conocchia [p. 900 modifica] il pennecchio, filando: sconocchiare (da cunocchia). || Levar i bozzoli della seta di sulla frasca: sbozzolare. || Scollegare gli oggetti incastrati, commessi: scommettere. || Fiaccare, rompere, fracassare, come nell’esempio del Giuliani, ... questo peso al maneggiarlo, sfiaccola l’osso. || rifl. Dislogarsi la nocca o la giuntura delle ossa: dinoccolarsi. || Si dice pure del venir meno per debolezza, per istanchezza.

Scunucchiatu. add. Da sconocchiare: sconocchiato. || Debole, stanco, languido: sfiaccolato, dinoccolato.

Scunucchiatura. s. f. Piccolo residuo di pennecchio rimasto sulla rocca: sconocchiatura.

Scunuscenti. V. scanuscenti e seg.

Scunvènia. s. f. Lo sconvenire: disaccordo. || nesciri di scunvenia, non istar a’ patti, non istar all’accordo.

Scunvèniri. V. scunviniri.

Scunveniu. V. scunvenia.

Scunvinèvuli. add. Non convenevole: sconvenevole.

Scunvinienti. add. Che sconviene: sconveniente.

Scunvinienza. s. f. Contrario di convenienza, inconveniente: sconvenienza. || Sproporzione delle parti: sconvenienza.

Scunviniri. v. intr. Non esser conveniente, disdirsi: sconvenire. || Discordare, dissentire: disconvenire. P. pass. scunvinutu: sconvenuto, disconvenuto.

Scunvòlgiri. v. a. Travolgere: sconvòlgere.

Scunvoltu. add. Sconvolto. || Perturbato, scompigliato: sconvolto.

Scunvulgimentu. s. m. Scompiglio, perturbamento: sconvolgimento.

Scunzari. v. a. Guastare, disordinare: sconciare. || Incomodare: sconciare. || Detto della mensa: sparecchiare. || Detto del letto: disfare. || E guastare e disfare in generale. || rifl. a. Sconciarsi. || Diventar men bello, e dicesi di persona, e di cosa. || Prov. scunzari ’n’artaru pri cunzarinni ’n’autru. V. in artaru. P. pass. scunzatu: sconciato. || Sparecchiato. || Disfatto ecc.

Scunzata. s. f. L’azione dello sparecchiare: sparecchiata. || Il disfare, il guastare: disfacimento.

Scupa. s. f. Arboscello molto piccolo simile al ginepro: scopa. || Arnese da spazzare il pavimento: granata più comunemente; però se è fatta di scopa dicesi anco scopa. || scupa nova, cosa che levi subito gran rumore e per poco; si dice di chi entra appena in carica che pare voglia fare per cento, e poi si addormenta (cosa frequentissima, dice Mort.). Per cui dice il prov. ogni scupa nova fa scrusciu, ogni cosa nuova leva rumore. || scupa d’agustu, met. lo spogliare le case e venderne le masserizie per bisogni pressanti. || essiri la scupa di la casa, o passari cchiù la scupa ca... dicesi di chi vien calcolato poco o bistrattato. || Prov. scupa e ziti pri tri jorna (V. j.) sunnu boni, perchè poi vengon a noja e si sciupano, dicesi di ogni cosa che pei primi giorni promette molto e poi si guasta: granata nuova spazza bene tre giorni. || V. in erva altro prov. || Sorta di giuoco a carte: scopa.

Scupamari. s. m. T. mar. I coltellacci ossia vele strette aggiunte alle vele basse: scopamari.

Scupari. v. a. Nettare colla granata: spazzare, scopare (quest’ultimo poco usato, perchè accenna a certa pena che si dava percuotendo colle scope). || Votare o portar via ogni cosa senza riguardi: ripulire, spazzare. || fig. Fare scarto di persone o troppe o che dispiacciano: ripulire. P. pass. scupatu: spazzato.

Scuparigghia, Scuparina. s. f. T. bot. Erba simile alla digitale. Verbascum thapsoides L. || V. ciafagghiuni. || Granata fatta di virgulti o vermene buona a nettare le aje, le stalle ecc.: scopa.

Scuparu. s. m. Colui che fa o vende granate: granatajo.

Scupata. s. f. Colpo o percossa data colla granata: granatata. || L’azione dello spazzare: spazzata. || pigghiari a scupati, scacciare a furia di granatate.

Scupatedda. dim. Spazzatina.

Scupatina. V. scupata.

Scupatuna. accr. di scupata.

Scupaturi –tura. verb. Che spazza: spazzatore –trice. || Colui che spazza le strade della città: spazzino.

Scupazza. pegg. di scupa. || Per scupuni al § 1.

Scupazzu. V. ciafagghiuni.

Scuperta. s. f. Scoprimento: scoperta, scoverta. || fari scuperta: scoprire. Cercare di conoscere o sapere checchessia: far la scoperta. || bella scuperta! per ironia si dice a chi dà per nuova una cosa vecchia e risaputa: bella scoperta. || a la scuperta, posto avv., scopertamente: alla scoperta.

Scupertamenti. avv. Alla scoperta, palesemente: scopertamente, scovertamente.

Scupertu. s. m. Parte o luogo scoperto: scoperto, scoverto. || a lu scupertu, posto avv., scopertamente, in luogo scoperto: allo scoperto, a scoperto.

Scupertu. add. Non coperto: scoperto, scoverto. || met. Palese: scoperto. || a frunti scuperta, senza vergogna: a fronte scoperta. || Detto di conto, non saldato: aperto, acceso. || ristari scupertu, non poter essere pagato o per non esservi il pieno, o per esservi altri avanti: rimaner allo scoperto.

Scupetta. s. f. Nota arme da fuoco: schioppo, scoppio (Sp. escopeta e Fr. escopette). || Per fucili V.

Scupicedda, Scupidda. dim. di scupa: granatella, granatina.

Scupina. V. scufina.

Scupinu. s. f. Piccola granata che serve per pulir vasi, cose piccole ecc.: granatino.

Scupitta. s. f. Arnese da ripulire dalla polvere i panni: setola, spazzola; e meno usato: scopetta. || – di ’ncatasciari. V. catasciu.

Scupittata. s. f. Colpo fatto collo schioppo: schioppettata, scoppiettata. || pigghiari a scupittati: fare alle schioppettate. || acqua di scupittati, liquore medicinale antico.

Scupittedda. dim. di scupetta: schioppetto, scoppietto. || dim. di scupitta: setolina.

Scupitteri. s. m. Colui che lavora schioppi, archibusi: archibusiere.

Scupittiamentu. s. m. Il far alle schioppettate. || Il setolarsi, lo spazzarsi.

Scupittiari. V. fucilari. || Pulire colla setola: setolare. P. pass. scupittiatu: setolato. [p. 901 modifica]

Scupittiata. s.f. Sparo di vari schioppi a un tratto o fitti: sparata. || Combattimento: scontrazzo. || Il pulire colla setola: setolata, spazzolata.

Scupittiatuna. accr. di scupittiata.

Scupittuni. s. m. Gentile setolina per pulire i denti o simili: setolino. || Quello con cui i lustrini dànno il lustro alle scarpe: bruschino.

Scupittuni. s. m. Arnese di legno a guisa di schizzatojo, nel voto del quale turato con due stoppacci s’introduce la bacchetta e serve per fare scoppi, è balocco da fanciulli: schizzetto. || taliari ad unu pri scupittuni, averlo in uggia: guardarlo in cagnesco. || fari comu lu scupittuni, cacciar alcuno per forza e pigliarne il posto; o non potere sottentrare a chi non sia per anco andato via.

Scuppari. v. intr. Cascare con forza o violenza: piombare. || Precipitare || Cedere precipitosamente: stramazzare. || Sopravvenire inaspettatamente: sopraggiungere. || att. Abbatter giù, fare stramazzare: abbacchiare. || Cavare dal (coppu) cartoccio: scartocciare. || fari scuppari ad unu...: sbalzarlo. || scuppari comu ’na petra darreri lu cozzu, venire inaspettato: cascar addosso come un tegolo sul capo. || mi scuppau stu malu tempu, mi sopraggiunse, mi venne addosso: mi precipitò questo male ecc.

Scuppata. V. scoppu.

Scuppateddu. dim. di scuppatu.

Scuppatina. V. scuppatura.

Scuppatizzu add. freq. di scuppatu.

Scuppatu. add. Da piombare: piombato ecc. || Dicesi di chi ha pochi rispetti umani, beffatore, che non cura riguardi: scoglionato. || Stravagante: caposcarico. || Cavato dal cartoccio.

Scuppatuni. accr. di scuppatu.

Scuppatura. s. f. Venuta altrui all’impensata: sopravvenimento.

Scuppiari. V. scattari.

Scuppiari. v. intr. Dire, inventare bugie, favole: schiantare. || Spropositare.

Scuppulamentu. s. m. Lo sberrettarsi.

Scuppulari. v. intr. Salutar altrui col cavarsi il berretto: sberrettarsi. || Cavarsi il berretto o altro dal capo per caldo o per che sia. || Per scuzzulari V. || Tirar il prepuzio: scappellare. P. pass. scuppulatu: sberrettato.

Scuppulata. s. f. Il cavarsi per riverenza il berretto: sberrettata. || Scappellata.

Scuppulatedda. dim. di scuppulata.

Scuppulateddu, dim. del part. pass. scuppulatu.

Scuppulatina. V. scuppulata.

Scuppuliari. v. a. Dare scappellotti: scappellottare.

Scuppuliata. s. f. Lo scappellottare.

Scuppuliatedda. dim. di scuppuliata.

Scuppulicchia. dim. di scoppula.

Scuppuluneddu. dim. di scuppuluni.

Scuppuluni. accr. di scoppula.

Scuppuni. V. sbattuni. || a scuppuni, posto avv., violentemente o improvvisamente.

Scuprimentu. s. f. Lo scoprire: scoprimento.

Scupriri. v. a. Contrario di coprire: scoprire. || Vedere o far vedere quello che non si vedeva prima: scoprire. || Manifestare, palesare: scoprire || Palesare trattati, azioni che siano celati o segreti: scoprire, p. e. o mi dai 100 scudi o ti scopro. || Il trovare, viaggiando, regioni ignote: scoprire. || Ciò che fa lo scultore sopra una statua abbozzata, lavorando finamente finchè vadano comparendo le membra: scoprire. || intr. Venire a sapere cosa che passi segreta, p. e. ho scoperto che quei birboni insinuano ecc. || scupriri tirrenu, vedere nuova terra, e fig., riuscire a sapere cosa segreta: scoprir paese o terra. || nun ci scopru, non ci vedo bene: non ci sbornio, non ci sguinguo (Rigutini) da sguinguere, sbilurciare. P. pass. scupertu o scuprutu: scoperto.

Scupulari. V. tagghiari. || – stuppagghiu. V. cummigghiari (Scob.).

Scupuliaturi, Scùpulu V. scupuni.

Scupuni. s. m. Arnese per ispazzar il forno: spazzaforno. || Sorta di giuoco alle carte.

Scuraggiari. V. scuraggiri.

Scuraggimentu. s. m. Il perder il coraggio: scoraggiamento.

Scuraggiri. v. a. Toglier il coraggio: scoraggiare, scoraggire. || rifl. a. Perder il coraggio: scoraggiarsi, scoraggirsi. P. pass. scuraggiutu: scoraggito.

Scuramentu. s. m. Avvilimento d’animo: scoramento. || Scurazione: scuramento.

Scurari. v. intr. Farsi sera: imbrunire, abbujarsi, p. e. come s’ abbuja mi tocca andar tastone (Giuliani). Anco in Dante Purg. XVII || Farsi notte: annottare || att. Oscurire: scurare, abbujare. || ti scura ccà: ti fa notte qui, la notte ti sopraggiugne mentre stai qui, ti fa notte qui. || mi scuranu li nuttati ecc., mi passan le notti. || la notti scura niura, la notte si fa buja. || scurari a ’na banna: pernottare, albergare in un luogo. || scurari l’occhi, render buja la vista: abbacinare. || scurari lu cori: accorarsi. || si scura nun agghiorna? modo prov. per dire che sarà fra poco, non passerà molto. || Att. Scoraggiare: scorare. P. pass. scuratu: imbrunito. || Scurato. || Pernottato. Scorato.

Scurata. s. f. L’imbrunire. || a la scurata: in sull’imbrunire.

Scurba. V. tripiolu.

Scùrbia. s. f. Scarpello fatto a doccia: sgorbia.

Scurbiedda. dim. di scurbia: sgorbiolina.

Scurchittari. v. a. Levare dai gangherelli, sfibbiare.

Scurciamentu. s. m. Lo scortecciare: scortecciamento. || Il levar la buccia: sbucciamento. || Leggera ferita: scalfittura.

Scurciari. v. a. Levare la scorza: scorzare. || met. Spogliare: scorzare. || Levar la corteccia: scortecciare. || Detto de’ muri, scalcinare: scortecciare, scrostare. || Levar la buccia: sbucciare. || Torre il baccello: sbaccellare. || Levar il mallo alle noci: smallare. || Tor via la pelle: scorticare. || Detto delle piante, muoversi a sugo (La Via). || fig. Cavar altrui astutamente danaro, pelare: scorticare. || Distruggere colle troppo gravezze le sostanze: scorticare. || Imitare al vivo, dipingere tale quale: contraffare. || T. leg. Sgrossare. || rif. a. per sim, cavarsi di dosso i vestiti immollati di pioggia, di sudore ecc. || Intaccarsi leggermente la pelle: [p. 902 modifica] scalfirsi. || Prov. tantu ’nn’havi cu’ scorcia, quantu cu’ tira,tanto fa male chi lo fa che chi lo consiglia o vi consente: tanto ne va a chi tiene, quanto a chi scortica. || cu’ nun sapi scurciari guasta la peddi, ha pure senso fig. chi non sa scorticare intacca la pelle.

Scurciari. v. a. Corbellare, canzonare: scuffionare. V. smaccari.

Scurciata. s. f. Canzonatura, smacco.

Scurciata. s. f. V. scurciamentu. || Scalcinata. || Scalfittura ecc.

Scurciatedda. dim. di scurciata.

Scurciateddu. dim. di scurciatu. || s. m. Lieve scalfittura.

Scurciatina. V. scurciamentu. || V. scurciatura.

Scurciatu. add. da scurciari: scorzato. || Scortecciato ecc. || Imitato perfettamente, p. e. è iddu scurciatu: è lui maniato o nato e sputato. Mania era l’effigie di cera che gli antichi appendevan a’ santi, dal Lat. mania.

Scurciatura. s. f. Piaga leggera in parte, ove si leva la pelle: scorticatura, scalfittura, sbucciatura. || La pelle stessa scorticata: scorticatura. || Lo sbucciare: sbucciatura.

Scurcidda, dim. di scorcia: cortecciuola, bucciolina. || jucari a li scurciddi, met., far le viste di secondare, e poi sottomano contrariare.

Scurelli. Per guai V.

Scurcinu. V. piallicedda.

Scurcitedda. V. scurcidda.

Scùrciu. s. m. T. pitt. Prospettiva di un corpo in modo che non presentisi per la sua lunghezza, ma si veda quasi il principio e la fine più o meno vicino: scòrcio. || vidiri di scurciu, contrario di vedere di faccia: vedere di scorcio.

Scurciuna. s. f., Scurciuni. s. m. accr. di scorcia. || Crosta di muro o di pietra di non piccola dimensione.

Scurciutu. add. Di forte o buona buccia o scorza: scorzuto.

Scurdamentu, Scurdanza, Scurdanzia. s. m. Dimenticanza: scordamento. || Il non accordare.

Scurdari. v. a. Contrario di accordare: Scordare. || intr. Dissonare, non accordare: scordare. || Dimenticare: scordare; e si usa intr. pron. scordarsi.

Scurdata. s. f. V. scurdamentu. || a la scurdata, quando non ci si pensa: impensatamente.

Scurdatina. V. scurdata. || V. anco lassatina.

Scurdateddu. dim. di scurdatu al § 1.

Scurdativu. add. Di poca memoria: scordèvole, dimentichevole.

Scurdatizzu. add. freq. di scurdatu, nel § 2.

Scurdatu. add. Non accordato: scordato. || Dimenticato: scordato. || s. m. V. lassatina. || avv. Scordatamente. Sup. scurdatissimu: scordatissimo.

Scurdatuni. accr. di scurdatu al § 1.

Scurdatura. V. scurdatina.

Scurdusu. add. Che facilmente dimentica: dimentico.

Scurenti. V. scurusu.

Scurìa. V. oscurità.

Scuriari. v. a. Spellare: escoriare. V. scurciari. || T. fal. Segare una tavola in più liste in modo da non lasciar sane le fibre. || Il rompersi la pelle incotta, specialmente nei bambini grassocci: ricidersi. P. pass. scuriatu: escoriato. || Riciso.

Scuriata. s. f. Escoriazione. || Ricidimento.

Scuriatura. s. f. Il ricidersi: riciditura.

Scurinari. v. intr. Detto delle piante, mandar fuori il garzuolo: tallire (Pal. Voc. Met.). Tallire ha l’altro e più comune senso di germogliare, impiolire.

Scurità, Scuritati. V. oscurità.

Scurittari. v. a. Il raffilar torno torno il tacco che fanno i calzolai nella formazione di esso tacco.

Scurittu. add. Meschino: gramo.

Scurizza. s. f. Oscurità, oscurezza: scurezza.

Scurmari. V. scucucciari. || scurmarisi, il dilombarsi del cavalli: slombarsi.

Scurmatu, add. Guastato di lombi: slombato.

Scurmu. s. m. T. zool. Pesce marino, tondo, carnoso, senza squama e liscio, ceruleo e risplendente a tale che ha del fosforo, chiazzato di macchie scure: sgombro. Scomber L.

Scurnari. v. a. ll percuotere colle corna: cozzare, scorneggiare, scornare. || met. Svergogna re: scornare. || rifl. a. Prendere o ricevere vergogna: scornarsi || Il segare gli scioveri delle tavole (scornu al § 2). P. pass. scurnatu: cozzato, scornato.

Scurnata. s. f. Colpo di corno: cozzata, scornata, cornata.

Scurnatedda. dim. Cornatella.

Scurnatuna. accr. di scurnata.

Scurniarisi. v. intr. pron. Dirsi, farsi villanie: svillaneggiarsi.

Scurniciamentu. s. m. Lavoro di cornice, e la cornice stessa: scorniciamento.

Scurniciari. v. a. T. arch. Ridurre in forma di cornici: scorniciare. || Tor via la cornice: scorniciare.

Scurniciatu. add. da scurniciari: scorniciato. || sost. Per scurniciamentu V

Scurniciatura. s. f. Lo scorniciare e lo stato della cosa scorniciata: scorniciatura.

Scurpari. v. a. Tor via la colpa, difendere: scolpare. || rif. a. Giustificarsi: scolparsi. P. pass. scurpatu: scolpito.

Scurpena. s. f. (D. B.) Pesce di mare, grosso, rossigno, cogli occhi rilevati e vicini: scorpena.

Scurpiddu. V. sgruppiddu.

Scurpiri. V. sculpiri.

Scurpiuni. V. schirpiuni. || Uno dei dodici segni dello zodiaco: scorpione. || Sorta di pesce: scorpione.

Scurpurari. v. a. Cavar dal corpo o dal tutto: scorporare. || V. arrisediri, de’ liquidi.

Scurpuratamenti. avv. Svisceratamente. || Si usa unito al verbo amari.

Scurpuratu. add. Da scorporarsi: scorporato. || Affezionato, sviscerato ecc.: scorporato, p. e.: ti assicuro che tal di tale è garibaldino scorporato.

Scurpurazzioni. s. f. Contrario di incorporazione: scorporazione. [p. 903 modifica]

Scurputu. V. sculputuin sculpiri.

Scurrarìa. s. f. Quello scorrere che fa l’esercito per dar il guasto al paese nemico: scorrerìa.

Scurracciarisi. v. intr. pron. Dar in dirotto pianto. Forse è corruzione della parola scorrucciarsi, esagerato il senso.

Scurrèggiu. V. piditu.

Scurrenti. add. Che scorre: scorrente.

Scurrenza. s. f. Diarrea: scorrenza.

Scurrettamenti. avv. In modo scorretto: scorrettamente.

Scurrettu. add. Scritto o altro con errori: scorretto. || fig. Dissoluto, vizioso; licenzioso nel parlare: scorretto. || avv. Scorrettamente. Sup. scurrittissimu: scorrettissimo.

Scurrezioni. s. f. Errore di scrittura: scorrezione.

Scurriata. s. f. Colpo di scoreggia: scoreggiata.

Scurriatu, Scurriaturi, Scurriola. s. m. Striscia di cuojo colla quale si percuote: scoreggia, scuriada, staffile. || – di nostru signuri. T. bot. V. disciplini.

Scurriri. v. intr. Il correre di quelle cose che scappando dal loro ritegno vanno velocemente: scorrere. || Trapassare con prestezza e velocemente: scorrere. || Andare o venire all’ingiù: scorrere. || Dire, vedere, leggere con prestezza: scorrere. || Terminare scorrendo, detto del tempo: passare. || Detto dell’uva, deteriorare per contraria stagione o per altro accidente, per cui si sgranella e fa poco vino. || att. T. agr. Il nettar colle mani dalle erbe selvatiche i seminati, quando sono messi a spigare.

Scurrituri. verb. m. Che scorre: scorritore. || Detto di tralcio della vite: cursoncello. || – di campagna: assassin da strada. || a scurrituri, si dice di una maniera di nodo, il quale quanto più si tira tanto più serra: cappio, scorsojo.

Scurriuni (A. Modo avv. forse: a corsa. Damiano dice: pr’idda farisi raggiuni, pigghia avanti a scurriuni, ti summetti e t’angaria.

Scurri-viola. s. f. T. zool. Volatile, spezie di allodola: allodola pratense (Gaet. Di Giovanni). Alauda pratensis L.

Scurrizzioni. V. scurrezzioni.

Scurrizziunedda, dim. di scurrizzioni.

Scurrucciarisi. v. intr. pron. Pianger dirottamente (Rocca).

Scurrucciatu. P. pass. di scurrucciarisi. || V. scunfittu al § 2.

Scurruggedda. dim. di scurruggia.

Scurruggia, Scurruggiu, Scurruja. V. scutedda.

Scurrutu. P. pass. di scurriri: scorso.

Scursa. s. f. Scorrimento: scorsa. || dari ’na scursa, p. e. ad un libro, leggerlo prestamente, senza molta attenzione: dar una scorsa a... || dari a fari ’na scursa, dar o far una giravolta, una corsa a un luogo: dar o far una scorsa o una scorribandola.

Scursicedda. dim. Scorserella.

Scursu. add. Trascorso, uscito di regola: trascorso. || lima scursa, deteriorata. || E così racina scursa, mal andata, sgranellata. E quella che naturalmente ha gli acini radi: grappolo, spàrgolo.

Scursunaru. add. Ritroso, di modi aspri, che non piglia in grado cortesie o carezze: scontroso. || Insociabile. || Rozzo e salvatico: scorzone.

Scursuneddu. dim. di scursuni.

Scursunera. s. f. T. bot. Pianta che ha il fusto semplice con un sol fiore, e giallo; foglie a lancetta, piane e nervose; la sua radice somministra un cibo salubre e piacevole: scorzonera. Scorzonera humilis L. || Sorta di grano.

Scursuni. s. m. T. zool. Serpe velenoso di color nerognolo: scorzone. || E anco in generale per serpe. || essiri scursuni. V. scursunaru. || Prov. nutricari lu scursuni ’ntra la manica, beneficare chi debba nuocere: allevar la serpe in seno.

Scurtisi. add. Contrario di cortese: scortese. Sup. scurtisissimu: scortesissimo.

Scurtisìa. s. f. Inciviltà, atti e parole d’uomo scortese: scortesìa.

Scurtisimenti. avv. Con iscortesia: scortesemente.

Scuru. s. m. Mancanza di luce: bujo, scuro, scurità. || a lu scuru: al bujo, allo scuro, senza lume. || scuru chi si fedda, quando è fitto: buio pesto o che si affetta, buio d’inferno. || essiri a lu scuru di ’na cosa, non la sapere: essere al buio di checchessia. || fattu a lu scuru, dicesi di figlio non nato legittimamente: fatto a straccio, nato alla macchia. || nun sacciu chi viju cu stu sruru, parola di chi lascia travedere un sospetto di prossimo avvenimento e dubbio: per l’aria c’è un gran buio. || cu lu scuru, quando è sera, o quando è ancora notte: a buio. || Prov. poi di lu scuru veni la luci, dopo il misfatto si viene a scoprire: quel che si fa all’oscuro apparisce al sole (Giusti). Vale pure: dopo il cattivo ne vien il buono.

Scuru. add. Privo di luce, se più spezialmente vuolsi dire de’ luoghi: bujo; se vuolsi usare tanto de’ luoghi quanto degli oggetti: oscuro, scuro. || Non nato: oscuro. || Non facile ad intendersi: oscuro, bujo. || Doloroso, misero. Sup. scurissimu: scurissimo.

Scurùbbiu. s. m. Mancanza di luce: buio. Parrebbe una voce composta da scuru-buju.

Scuruseddu. add. dim. Alquanto scuro: scuretto.

Scurusu. add. V. scuru add. Sup. scurusissimu: scurosissimo. || Alquanto oscuro: oscuriccio.

Scurzamentu. s. m. L’accorciare: accorciamento. || Scorciamento. || Scemamento.

Scurzari. v. a. Render più corto: scortire, scorciare. || Venir meno: scemare, appassare (met.). || scurzari la pitanza, scemare gli alimenti, dar di meno del consueto. || – lu sirvizzu, anticipare il lavoro da per sè, o scemarlo dividendolo con altri: vantaggiarsi del tempo. P. pass. scurzatu: scortito. || Scemato.

Scurzata. V. scurzamentu.

Scurzatedda. dim. di scurzata.

Scusa. s. f. Lo scusarsi, e le ragioni che si recano per iscusare o scusarsi: scusa, è meno di giustificazione, poichè la scusa tende ad attenuare, l’altra a togliere la colpa. || dumannari scusa, di mancamento leggiero od [p. 904 modifica] apparente: domandare scusa: se di cosa più grave domandar perdono. La scusa riguarda più propriamente l’imputazione del fallo, il perdono riguarda la remissione dell’offesa e della pena. || fari la scusa, addurre le ragioni che attenuano l’accusa o la colpa: far le scuse. || scusa, ragione non vera o dissimulazione del vero: pretesto, e riguarda il da fare, o il voler dare altro aspetto alla cosa. || cu la scusa di...: sotto il pretesto di..., con dissimulazione del vero motivo: o col pretesto di..., ossia con ragione non vera. || pigghiari la scusa di fari ecc.: torre cagione per fare. E si dice anche: pigghiari la scusa pri la ’ncagna.

Scusabbili. add. Da potersi scusare: scusabile. Sup. scusabbilissimu: scusabilissimo,

Scusabbilmenti. avv. In modo scusabile: scusabilmente.

Scusamentu. s. m. Lo scusare o scusarsi: scusamento.

Scusanza. s. f. Scusa: scusanza (A. V. ital.).

Scusari. v. a. Attenuare la scusa con ragioni addotte: scusare. || Quando altri ha commesso atto involontario di scortesia o simile dice: scusi, invece di quello infranciosato pardon (!). || scusati si è pocu! si dice quando si vede o si ode cosa eccessiva: scusate s’è poco! || rifl. a. Scusarsi. || Prov. cu’ nun è dumannatu e si scusa iddu propriu s’accusa, o cu’ si scusa senza essiri accusatu, manifesta lu so piccatu, o anco, cu si scusa spissu s’accusa: chi si scusa senza essere accusato, fa chiaro il suo peccato, o chi si scusa s’accusa. P. pass. scusatu: scusato.

Scusata. s. f. Scusazione: scusata (però Fanf. la registra qual V. ital. A.).

Scuscari. v. a. (Rocca). Spogliar dalle costole o foglie (cosca): sfogliare.

Scusciari. v. a. Guastare o slogar le cosce: scosciare. || a. e intr. Cadere o levar da cavallo: scavalcare. || rifl. a. Allargare smisuratamente le cosce in guisa quasi di slogarle: scosciarsi. P. pass. scusciatu: scosciato.

Scusciata. s. f. L’atto dello stendere e allargar le gambe: scosciata.

Scusciatedda. dim. Scosciatina.

Scuscinziatu. add. Senza coscienza: scoscenziato (Mort.).

Scuscisa. s. f. Luogo scosceso: scoscendimento, scoscio.

Scuscisu. add. Erto, ripido: scosceso.

Scusicedda. dim. di scusa: scuserella, scusella (in Firenze).

Scusimentu. s. m. Lo scucire.

Scùsiri. v. a. Contrario di cucire: scucire. || T. chir. Tagliare per lo lungo un enfiato, un tumore, cavandone la marcia, per poi saldarla. || Aprire, fendere, spaccare: sdrucire. || Dicesi del tagliare che fa il vomere la terra: ròmpere. || tagghiari e scusiri, met. V. furficïari al § 2. || nun è pezza chi si cusi e scusi, per dire che è una cosa stabile e indissolubile.

Scussicedda. dim. di scossa: scossetta.

Scussu. add. T. fab. Dicesi di strumento inservibile.

Scustamentu. s. m. Allontanamento: scostamento.

Scustari. v. a. Discostare: scostare. || rifl. a. Scostarsi. P. pass. scustatu: scostato (Pitrè).

Scustumatàggini. s. f. Scostumatezza: scostumataggine.

Scustumatamenti. avv. Contro il buon costume: scostumatamente.

Scustumatissimamenti. avv. sup. Scostumatissimamente.

Scustumatizza. s. f. Scostume: scostumatezza.

Scustumatu. add. Mal costumato, mal creato: scostumato. Sup. scustumatissimu: scostumatissimo.

Scustumatuni. accr. di scustumatu.

Scusutu. P. pass. di scusiri: scucito. || Sdrucito. || Rotto.

Scutari. Aferesi di ascutari V.

Scutarìa. V. scuderìa.

Scutedda. s. f. Vasetto che serve a contenere checchessia: ciòtola. || Piatto cupo: scodella (Jacopone: scudella). || Il sito dove si mettono le gabbie piene di ulive infrante, o di vinaccia per premerle sotto il torchio.

Scuteri. s. m. Quegli che serviva il cavaliere nelle bisogne delle armi; ora è un servidore, un familiare: scudiere.

Scuticeddu. dim. di scutu: scudetto.

Scutiddaru. s. m. Bacino di ferro con cui si lavano i cavalli. || V. lanciddaru. || Maestro da scodelle: scodellajo. || Tavola che si apparecchia per riporvi i piatti e l’altro vasellame della mensa: credenza.

Scutidduni. accr. di scutedda: ciotolone. || Scodella grande.

Scutidduzza. dim. di scutedda: ciotolina. || Scodelletta, scodellina, scodellino. || – di mari, T. bot. Spezie di giunco a foglie larghe a guisa di scudo: androsace.

Scutìggiu. s. f. Contesa.

Scutillinu. V. scutidduzza.

Scuttamentu. s. m. Lo scontare: sconto.

Scuttari. v. a. Diminuire o estinguer il debito compensando, contrappostovi cosa di valuta uguale: scontare. || Pagar il fio, aver la pena: scontare, espiare. || scuttarisilla, render il contraccambio, la pariglia, vendicarsi: ricattarsi. || scutta quannu isti a la taverna, modo prov. applicabile a chi paga il fio e sente il peso di tristi conseguenze: sconta! P. pass. scuttatu: scontato.

Scuttiari. V. sgattiari.

Scùttitu. s. m. Soddisfazione di cosa dovuta: sconto.

Scutu. s. m. Armatura difensiva che tenevano nella sinistra gli antichi guerrieri: scudo. || Quello dove son dipinte le armi di famiglia: scudo. || met. Difesa, riparo: scudo. || In marina è quel quadro con cornice nel quale è segnato il nome del bastimento: scudo. || Moneta pari a L. 5,10: scudo. || Prov. lu megghiu scutu è chiddu chi centu ti nni fa annavanzari, cioè quello bene impiegato.

Scutulamentu. s. m. Lo scuotere.

Scutulari. v. a. Muovere ed agitar checchessia violentemente: scuotere, scrollare. || Percuotere panni o altro con camato per levarne la polvere: battere, scamatare; e per estensione si dice del semplice: spolverare. || Battere, picchiare, tambussare: scotolare (Rigutini). || [p. 905 modifica] Battere colla scotola il lino: scotolare. Da questa voce, che per se stessa sarebbe un freq. di scuotere, in Sicilia dilatando il senso ne nacque la nostra voce. || Per cutulari V. || scutulari lu saccu, dire senza ritegno ciò che uno sa: sciorre o scuoter il sacco. Può anco significare, esser pervenuto al termine, non aver più da fare o da dire: esser al fondo del sacco. || scutularisi: spolverarsi. || Detto delle bestie quando con certe mosse si cacciano le cose d’addosso: scrollarsi. || E detto de’ polli: spollinarsi. || scutularisilla o scutularisinni, fig., non volersi impacciare in alcun affare o apertamente o con pretesti: escirne, sbucciare o lavarsene le mani. || scutularisi unu ’na cavigghia, liberarsi da una briga.

Scutulata. s. f. Scossa: scrollata. || Spolverata. || Scamatata.

Scutulatedda. dim. Scrollatina ecc.

Scutulatina. V. scutulata.

Scutulatu. add. Da scrollare: scosso, scrollato. || Scamatato, spolverato. || Per sincero, franco: schietto.

Scutulatuna. accr. di scutulata.

Scutulatuni. accr. di scutulatu.

Scutulaturata. s. f. Colpo di scudiscio: scudisciata.

Scutulatureddu. dim. di scutulaturi.

Scutulaturi. s. m. Arnese composto di una bacchetta con in cima attaccati tanti fili di cimossa, e serve per ispolverare: scudiscio (a Firenze anzi chiamato: sculiscio), spolveraccio. || – di pinni, quel più gentile fatto di penne: pennacchio.

Scuvari. v. intr. L’uscire i pulcini dall’uovo: nascere, sgusciare. || L’aprirsi che fa l’uovo per dar fuori il pulcino: dischiudersi, scoppiare. || Detto dei bachi da seta o simili, forar il bozzolo ed uscirne fuori la farfalla: sfarfallare. Dicesi anco del non covare le uova, cioè quando son chiare e infeconde. || att. e fig. Scoprire, investigare: scovare. || scuvari lu pilu ’nta l’ovu, investigare, scovare le cose più minute. P. pass. scuvatu: nato, dischiuso. || Scovato.

Scuvata. V. ciuccata. || Il dischiudere: dischiusa. || Lo scovare: scovata.

Scuverta. V. scuperta e simili.

Scuvirchiari. v. a. Levar il coperchio: scoperchiare, scoverchiare. || Scoprire: scorare. || scupirchiari o scupirchiarisi la midudda, sfracellarsi la testa, spaccarsi il cranio. P. pass. scuvirchiatu: scoverchiato.

Scuvirtari. V. scupriri.

Scuvitta. V. scupitta.

Scuzzaina, Scuzzaira, Scuzzara. V. tartuca.

Scuzzariuni. add. Di certa qualità di pane. V. canigghiotu.

Scuzzera. V. tartuca.

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)" class="Citazione Backlink" data-link="_v._scazzetta.

">Scuzzicari. v. a. Stoccar la crosta: scrostare. || Staccare qualche minuzzolo da alcun corpo: scalficcare.

Scuzzicateddu. dim. di scuzzicatu.

Scuzzicatu. add. Scrostato. || Menomato, sminuito: scalficcato. || sost. Il luogo dov’è sminuito.

Scuzzufaru. s. f. Voce di scherzo, si dice a ragazzuolo astuto, cattivello: birichino. || Piccolo di statura, vivace o presuntuoso: cazzabubbolo, cazzatello.

Scuzzulari. v. a. Torre o levar le coccole da un frutice: scoccolare. || Detto de’ poponi, corli al lor tempo. || Detto de’ fichi d’india, torre dalla pianta i primi fiori onde rinascano a fare una produzione più scrotina. Giuliani ha: scapare, per toglier il fiore, quasi esso fiore fosse un capo, noi dicendo scuzzulari da cozzu, accenniamo a una origine analoga a quella della voce toscana. || Nel giuoco vale vincer tutto al compagno: sbusare. || Si dice così anche il cavar le civaie dal loro baccello: sbaccellare, sgranare. || Torre la crosta: scrostare. || E detto di muro: scalcinare. || V. sfarinari. || Staccare qualche minuzzolo da un corpo: scalficcare, spilluzzicare || intr. Perder tutto interamente: sballare. || scuzzularisi, si dice di persona leziosamente delicata o fatta col fiato: esser sora sensitiva, o levarsi uno spicchio di croce, far le svenie, esser fatto di carne di chiocciola, esser di calza disfatta. Onde noi sogliamo dire nun mi tuccati ca mi scozzulu!

Scuzzulata. s. f. Lo scoccolare, lo scalficcare.

Scuzzulatu. add. Scoccolato, sbaccellato, scalcinato, spilluzzicato, scalficcato. || Detto di fichi d’india scrotini per industria.

Scuzzuliari. v. a. Staccar acino per acino dal grappolo d’uva: piluccare.

Scuzzulunatu. add. Senza cappello: in capelli.

Scuzzulusu. add. Che di tutto fa caso: casoso. || Che affetta modestia: modestioso. || Detto di cosa V. farinusu.

Scuzzunari. V. sguzzunari.

Supplemento

[p. 1155 modifica] [p. 1156 modifica] Scaffabbancu. s. m. Ozioso, fanullone.

Scagghiari. Per sciogghiri V.

Scalimbri. V. scalimmiri (In Messina).

Scalitta. V. scalidda.

Scampagnata. È anche la porzione di terra dove la neve sia squagliata (Valledolmo).

Scanciddari. v. a. Deviare, levar i canceddi alle bestie.

Scancu. V. sgangu.

Scarcu. V. sgraccu.

Scardavivanni. V. scarfavivanni.

Scarpacanzata. s. f. Suolo quadrangolare di cui le punte si rivoltan in su, si lega al piede e fa da scarpa.

Scassari. Nel giuoco del sette e mezzo, V. iri in palazzu (In Siracusa).

Scassiari. V. zuttiari.

Scataddizzu. V. mammaluccu (In Licata).

Scavateddu. V. attuppateddu.

Scavuni V. moju.

Scavuniari. v. a. accr. di scavari.

Scavuzzuni. s. m. T. zool. Sorta d’uccello: quattrocchi.

Scavuzzu. V. tupputu, sorta di uccello (In Siracusa).

Schifitignusu: V. schinfignusu.

Schirifizziu. V. surfizziu.

Schiticciu: V. schiticchiu.

Schizza. V. stizza (In Messina).

Sciacodda. Nella frase fari sciacodda, ciurlar nel manico, fig.

Scibbliclisi. V. aprocchi.

Scima. V. ’ncima (In Messina).

Sciorbocchi. V. russeddu di cannitu.

Scirbari. v. a. Scerpare le erbe inutili in mezzo le biade.

’Sciunetta. V. accetta. Da ascia.

Sciusciastra. V. ciuciastra.

Scoppu. V. sgroppu.

Scòrfana. V. scrofana.

Scorpu. V. sgroppu (Macaluso-Storaci).

Scrafazzu. V. fracassu.

Scramuzzuni. V. muzzuni, mozzicone.

Scronna. V. cira (In Canicattì).

Scrufugnuni. V. sgrignuni (In Licata).

Scuddurari. V. scudduriari.

Scùfiu, V. schifiusa.

Scumiaturi. V. scumaturi.

Scuncinziatu. invece di scunciziatu V.

Scùnciri. V. scunchiri.

Scunzari. V. abbortiri.

Scupastrata. s. m. Spazzino.

Scupìu V. jacobbu (In Messina).

Scuppazzuni. V. scuppuluni.

Scutruzzatu. V. scruduzzatu in scruduzzari. [p. 1157 modifica]