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Scarsettu. V. scarsiceddu.

Scarsiari. v. a. Fare scarso, menomare: scarsare, scemare. || intr. Essere o avere scarsità di checchessia: scarseggiare. || Andar a rilento nello spendere o col danaro ecc.: scarseggiare. P. pass. scarsiatu: scarseggiato.

Scarsiata. s. f. Lo scarseggiare.

Scarsiceddu. dim. di scarsu: scarsetto.

Scarsissimamenti. avv. sup. Scarsissimamente.

Scarsità, Scarsitati. s. f. Scarsezza: scarsità, scarsitade, scarsitate.

Scarsizza. s. f. Miseria, tenacità, strettezza: scarsezza. || Pochezza, mancanza: scarsezza. || Prov. quannu pri tanta scarsizza di lazzu, quannu pri tanta funnizza di puzzu, quando o per un conto o per un altro non si può aver o venir a fine di checchessia: il povero uomo non fa mai bene: se muor la vacca gli avanza il fien, se la vacca campa il fien gli manca.

Scarsu. add. Alquanto manchevole: scarso. || Misero che spende a rilento: scarso. || Detto di veste, stretta o corta al bisogno: scarso. Di moneta, che non ha il giusto peso: moneta scarsa. || Di misura, minore del giusto: scarso. || Vale anche ignorante o corto d’ingegno. || Raro. E detto di produzioni naturali s’intende o troppo nelle prime o dopo finita l’abbondanza nel terminare. || a la scarsa, scarsamente. Si dice de’ servitori impiegati al semplice salario, senza il mangiare. || stari bonu ’ntra lu scarsu, modo ironico: penuriare. || s. Scarsezza: scarso. || avv. Scarsamente. Sup. scarsissimu: scarsissimo.

Scarsuliddu. V. scarsiceddu.

Scartabellu. s. m. Scrittura di poco pregio: scartabello.

Scartabbiddari. V. scartabbillari.

Scartabbillari. v. a. Scorrer un libro, voltandone e rivoltandone i fogli, senza seria attenzione: scartabellare. || Cercar con diligenza entro checchessia: rifrugare. P. pass. scartabbillatu: scartabellato. || Rifrugato.

Scartafaziu, Scartafazzu. s. m. Scartabello: scartafaccio.

Scartamentu. s. m. Lo scartare: scartamento. || Lo scegliere: sceglimento.

Scartapiddari. v. a. Dire la cosa com’ella sta senza riserba: spiattellare. || Per scartabbillari V.

Scartapiddata. s. f. Lo spiattellare. || Rimprovero forte: rabbuffo.

Scartari. v. a. Gettare in giocando, a monte le carte che non servono: scartare. || met. Ricusare, rigettare: scartare. || E siccome levando via le carte inutili rimangono le buone quasi le scelte, così fig. noi l’usiamo per: scegliere, pigliare fra più cose quella che piace più: ricapare. || scartari di mazzi, fig., dar nelle furie: dar nello scartato. P. pass. scartatu: scartato. || Scelto, ricapato.

Scartata. s. f. Scartamento: scartata. || fari ’na scartata, scartari di mazzi: scelta.

Scartatedda. dim. di scartata.

Scartatizzu. add. Rifiutato. || s. La parte peggiore e più vile delle cose scelte: scegliticcio.

Scartatura. s. f. Ammasso di ciò che si rifiuta o che si mette da parte come inutile: scarto, chiappolo, sceltume. || Per dispregio di persona creduta inferiore per sapere, per ricchezze ecc.

Scartazza. s. f. Carta inservibile o di poco valore nel giuoco: cartaccia, scartina.

Scartiari. V. scartabbillari.

Scartillatizzu. add. Mal concio, mal messo: sciatto (Minutilla).

Scàrtitu. V. scartatura. || V. scartu.

Scartocciu. s. m. Adornamento architettonico a guisa di cartoccio: scartoccio. || V. cartocciu.

Scartu. s. m. T. giuoc. Lo scartare che si fa delle carte giocando, e le carte scartate: scarto. || Per sim. cosa rigettata dopo sceltone il meglio: scarto. Nel Giuliani si legge: della sua famiglia non c’è uno scarto, non dubitate.

Scartucciari. V. intagghiari.

Scartuni. V. scartu. || V. scartatura.

Scaru. V. cala. || Luogo acconcio e destinato a sbarcare: scalo.

Scaruteddu. dim. di scarutu. || Per scadutu.

Scarutu. add. da scariri: scoperta. || Detto di vino: schiarito.

Scarvaccari. V. scavarcari.

Scarvacchiu, Scarvagghiu. V. scravagghiu. Per metatesi.

Scarvaratu. V. scalvaratu.

Scarzarari. v. a. Torre di carcere: scarcerare, sprigionare. || intr. Uscire di prigione o da altro luogo dove stiasi mal volentieri: affrancarsi. P. pass. scarzaratu: scarcerato, sprigionato.

Scarzarazzioni. V. scarcerazioni.

Scarzetta, V. scazzetta.

Scasamentu. s. m. Lo scasare.

Scasandaru V. cacaninu.

Scasari. v. intr. Mutar casa: scasare (Nerucci). || fari scasari, obbligare altrui a lasciar la casa dove abita: scasare (att.). || Venire molta gente verso un luogo, trarre molta gente affollarsi. || T. mar. Disfare o mutare lo stivaggio del bastimento: distivare (Zan. Voc. Met.). || Uscire: scasare. ||scasari la vucca di lu stomacu, concepire grande terrore, ambascia: trambasciare. P. pass. scasatu: scasato.

Scasata. s. f. L’azione dello scasare.

Scasciari. v. a. Cavar dalla cassa: scassare. || Parlando di armi da fuoco, scaricarsi, esplòdere da sè, senza il volere di chi la maneggia. || Ridire a una volta ciò che si teneva occulto: svesciare. P. pass. scasciatu: scassato.

Scasciata, Scasciatina. s. f. L’azione del cavar dalla cassa: scassatura. || Lo scaricarsi accidentalmente di un’arma da fuoco.

Scasciatu. s. m. Quel danaro che dava il municipio (allora Senato) di Palermo ai cherici invece della franchigia. || pagari cu lu scasciatu, fig. essere ritroso a soddisfar i debiti, pigliando tempo quasi per aspettare la riscossione di ciò che era solito una volta all’anno.

Scascittari. v. a. Torre da cassa o cassetta, vuotar la cassa: scassare.

Scasciu. s. m. V. scasciatina al § 2. || Rumore grande, prodotto da rovina o precipizio: rovinìo. || Danno, diffalta. || fari scasciu, palesar delle cose segrete: svesciare. || Vale anco in generale, far cosa cattiva.