Monte Baldo/Commentario dell'Amomo

Commentario sull'Amomo

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Tavola delle piante
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COMMENTARIO

NÈ TRATTATI

di Dioscoride, et di Plinio

DELL'AMOMO,

Dell'Eccellentiss. Signor

NICOLO' MAROGNA.

MEDICO, E FILOSOFO VERONESE.

Da Francesco Pona dal Latino tradotti.

CON PRIVILEGIO.


IN VENETIA, M· DC· XVII·


Appresso Roberto Meietti.

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ALL'ILLUSTRISSIMO

SIGNOR

NICOLO' CONTARINI.


E à gara concorrono à pagar tributo al mare de' loro humori diversi fiumi; se tutte le parti del corpo studiano quasi è rivali tra le stesse, d'impiegarsi ove la volontà le muove, troppo à me fora parso sconvenevole, che picciolo zampillo d'acqua havesse voluto altrove torcer il corso, ed'in altro porto ricettarsi, che ove la sua fonte, così caramente accolta; et che il piede havesse voluto altrove girar il corpo, che nella parte dal capo seggio dell'intelletto impostagli; Onde per que-


ste
[p. 4 modifica]ste cagioni, ILLUSTRISSIMO SIGNORE,

mi son mosso à donare al glorioso nome di V.S. la presente Opera; indegna certo, se al vestito si riguarda, d'esser da Lei gradita, mà rispetto alla dottrina di huomo si raro qual' era l'Eccellentissimo Signor Marogna di fel. mem. dignissima d'esser da Quella con buon'occhio accettata. Non isdegni con questa V. S, Illustrissima di ricevere gratiosamente l'humissima mia divotione e servitù, com'io col più interno dell'affetto sommamente gliele offero, et consacro. Da Verona lì 10. di Marzo. M.DC.XVI.



Di V. S. Illustrissima




Humiliss. et devotiss. servidore






Francesco Pona.
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A' LETTORI.

NCHE i valent'huomini Semplicisti durano fatica ad imbroccarla d'alcune Piante, quando se ne stanno alle primiere pullulationi, nel farne guidicio. Perciò non dovrete voi, discreti Lettori, giudicarmi da questa bozza. La presente tradottione fù fatta da me cinqu'anni sono, nel sestodecimo della ma vita, più per commandamento del Padre, che per gusto ch'io ne havessi; poiche come la materia de' Semplici era lontana dagli studij della Filosofia, à quali all'hora attendevo, così il trattato in que' discorsi era cosa poco gradita allo'ngegno d'un giovane; onde non dovrà parervi miracolo, se la troverete poco meno che piena di scaglie, poiche non l'hò limata, ne strebbiata punto; e mi valsi di lingua (per i termini necessarji) più tosto acconcia al soggetto, che all' uso fi de' buoni. Non l'habbia la cortesia vostra à disgrado, qual ella si sia, et aspettate intanto da me cosa di soggetto più dolce, e meglio vestita, et adorna. Vivete felici. Adi 12. Genaro 1617.






Francesco Pona.
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Ad Franciscum Ponam



COMMENTARIUM

DE AMOMO

IN LINGUAM ITALICAM

VERTENTEM.



Andreas Chioccus Medicus.


GREGIAM Latio Plantam donarat amicus Nicoleos, tenebris eruit atque suis, Illam met Patrio eloquio Francisce refringis Ingenij promens vivida spectra tui; En verax Vates, vulgò nascetur Amomum

(Dixit, in Hesperio pullulat eccè Solo.) [p. 7 modifica]

DESCRITTIONE

DELL'AMOMO

INDIANO.

AMOMO da noi descritto non è altrimenti intiera pianta, ma frutto, del quale mostriamo il ritratto, il quale è dalla natural sua grandezza à punto. E' adunque un picciol racemo, senza picciuoli, che nasce da un sol fusto in se stesso strettamentecongiunto, et à guisa d'Uva ristretto. Questo è composto di diece, o dodeci granelle al più, ò fibrosi follicoli, che à vicenda si schiacciano; quasi che tra loro contrastino, chi di loro il luogo occupar debba; è il grappolo sostenuto da un rotondo legnetto, di lunghezza del dito Pollice, venoso, odorato, mordace, et di spesse foglie coperto, alcune delle quali, cioè le minori, sono à guisa di picciol squamme ordinate, ne' luoghi, ove mancano le granella: le maggiori poi à sei à sei circondano gli follicoli, et allo'ntorno gli formano un calice, della forma à punto di quello, che communemente nelle Noci Avellane si vede. Delle più lunghe foglie tre sono di lunghezza di mez'oncia, l'altre tre sono alquanto più corte. Queste sono molli, venose, acri, et odorate, ma quelle in particolare, che vestono le granella, hanno molta simiglianza à quelle del Melo granato, spesso nella cima ravvolte, et di rado intiere, sì che à pena spuntano da' grani dell'Amomo, il che si dee creder che avvenga dal fricarsi


à vi-
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8 DESCRITTIONE

à vicenda, che fanno le foglie, et che per la lunghezza del viaggio si spuntino. La grossezza, et forma de' granelli è rotonda, à guisa delle granelle dell'Uva commune; Gli follicoli hanno alcune filamenta, ò vene, che dir vogliamo, che à guisa di linee sono tirate per la lunghezza; hanno di più tre solchetti per cadauno, quale tengono trà se tant'altre picciol rilevature, che mostrano gli tre ordini interni de' semi; Cadauno granello ha in se tre divisioni di semenze; queste sono trà se divise, da tre sottilissime cartilagini, ogn'una hà molti semi angolari, nella stessa delicata membrana avvolti, l'uno all'altro in maniera tale stivato, et ristretto, che se bene molti sono, nulladimeno tre soli lunghi semi appaiano. Il colore in tutto un racemo è conforme, in alcuni pallido, in alcuni bianco, et in altri rossiccio; Nel bianco racemo per ordinario si trovano semi immaturi, et vani; Nel rossiccio allo'ncontro si soglion vedere molto più sodi, et compiuti; questi estrinsecamente dal rosso volgono al nero, nell'interno, sono di sostanza bianca, duri sì, ma non molto difficili al rompersi, come quelli del Cardamomo; L'odor del racemo è grande, ma soave, et naturale, non ascititio, che in parte à quello della volgar Lavendula s'assomiglia, se bene è più grato. Tratti i semi del follicolo, spirano odore più acuto, et grave, ma non così buono; Il follicolo, et i semi sono nella stessa guisa aromatici; et acri, se bene l'acrimonia del grappolo si minuisce, et debilita; ne'nudi semi più penetrante

si sente, et ch'in parte alla volgar Camphora s'avvicina. [p. 9 modifica]

DELL'AMOMO INDIANO. 9




















Ci restano hora gli scritti di molti Antichi, che scrissero dell'Amomo, tra Greci furono Theofrasto, Galeno, et Dioscoride, tra Latini Plinio: se bene Galeno, et Theophrasto hanno molto parcamente di ciò trattato, non havendone al-


B cuno
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10 DESCRITTIONE

cuno di essi lasciato la descrittione; Imperoche Theophrasto annoverò l'Amomo tra quelli Aromati, de' quali si suol servire nelle compositioni, de' più stimati Unguenti, et Galeno ne assegnò le facoltà, et di più gli diede nome di racemo, senza darne però la descrittione; et da questi Autori altri non l'hà potuto cavare. Ma Dioscoride, et Plinio, compatriota nostro, hanno lasciato descrittioni tali dell'Amomo, che se insieme si pongono, si può havere chiara, et vera notizia di esso. Et quelli Moderni, che si sforzano di separare queste due descrittioni, non altro s'affaticano di fare, che in oscurissime tenebre ascondere il vero Amomo, poiche levano questi ogni auttorità a Plinio, come che non lo habbi conosciuto, anzi che habbi descritto pianta in tutto da quella diversa, che per Amomo mostra Dioscoride, et gli Antichi; et la danno à Dioscoride assoluta. Hò adunque proposto di interpretare à parte à parte le descrittioni di questi due Autori, lasciateci in questo proposito, et dopo paragonate sì le parole, come i sentimenti, investigare, se amendue questi Scrittori, habbiano havuto openione conforme circa l'Amomo, ò pure se diversamente habbiano stimato.

Daremo adunque principio à dichiarare quello che ci lasciò Dioscoride nel libro primo della Materia medicinale.





COM-
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11

COMMENTARIO

DELL'AMOMO

SOPRA LE PAROLE DI DIOSCORIDE

A’μομόν Ϭςι θαμνίσκος οἱονεὶ Βότρυς &c.

Dell'Amomo.

MOMUM est paruus frutex, cuius fructus est, sicuti Uvæ racemus, ex ligno convolutus in se ipsum. Habet autem, et florem paruum, veluti albæ violæ, folia verò Viti albæ similia: Optimum est Armeniacum, quod ad auri colorem inclinat; habetque: lignum subcirrum odoratum valde. Sed Medicum, quia in campestribus, et aquosis locis nascitur, invalidius: est autem magnum, et sub viride, et ad tactum molle, venosum lignis, quod ad origani odorem tendit, Ponticum verò subcirrum, non longum, neque fractu contumax, racemosum, fructus plenum, atque odore sensum feriens. Eligito autem recens, et album, vel subrubrum, non coactum, vel connexum, solutum autem, et diffusum, seminis plenum, simile parvis uvis, grave, valde odoratum, sine carie, et acre, gustum mordens, simplex colore non varium. Facultatem autem habet calefaciendi, adstringendi, exsiccandi, somnum conciliat, et dolorem lenit


B 2 fron-
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12 DESCRITTIONE

fronti illitum:inflammationes, et meliceridas concoquit, et discutit; Iuvat etiam Scorpionum ictus, cum Ocymo compositum; Podagricis prodest, lenitque; oculorum inflammationes, atcque eas, quæ sunt in visceribus, cum Uva passa ad mulierum autem morbos, et impestis, et in infessionibus utile. Decoctum ipsius potum convenit hepaticis, nephriticis, podagricis; Miscetur autem, et Antidotis, et pretiosissimis unguentis. Adulterant verò aliqui Amomum, ipsa vocaca Amomide, simile existente Amomo inodoro quidem, et sine fructu, quæ nascitur in Armenia, floremque habet similem Origano. Oportet autem in huiusmodi probationibus fragmenta vitare; Eligito autem, quæ ab una radice habent surcum, los integros.


TRADUTTIONE.

L'Amomo è un picciol arboscello, il frutto del quale quasi grappolo d'Uva, dal legno in se stesso si ravvolge. Hà il fiore picciolo à quello simile delle Viole bianche, et le foglie, che s'assomigliano a quelle della Vite bianca, ò Brionia. Il più eletto vien trasportato d'Armenia, il cui colore è simile à quello dell'oro, et hà il legno rossiccio, et odoratissimo; Ma quello di Media, perche nasce in luoghi campestri, et acquosi, vien prodotto men buono; questo è grande, delicato al toccare, verdiccio, di legno venoso, et d'odore, che à quello dell'Origano s'avvicina; Quello che nasce in Ponto rosseggia, è rotondo, facile da rompersi, racemoso, di


semi
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DELL'AMOMO INDIANO. 13

semi ripieno, et che con la gravità, et acutezza dell'odore ferisce le narici. Si deve adunque sciegliere quello, ch'è più fresco, bianco, ò che rosseggia, non troppo ristrecto, od' in se stesso ravvolto, ma che sciolto s'allarghi, pieno di semi, simile alle picciol Uve, grave, molto odorato, senza tarlo, acre, mordace al gusto, d'un sol colore, et non variato. Hà facoltà di scaldare, astringere, essiccare, provoca il sonno, et applicato alla fronte allegerisce il dolore di capo; risolve, et matura l' infiammagioni, ò posteme, Meliceridi chiamate. Giova anco alle punture de gli Scorpioni, applicato con Basilicò misto, et alle podagre, ò gotte. Minuisce l'infiammagioni degli occhi, et preso con uva passa scema quelle dell'interiora. Giova alle purghe delle donne, et è utile negli supposti, che s'applicano à quelle parti, et ancora alle parti di dietro. Il suo decotto, bevuto; apporta beneficio à quelli, che patiscono il fegato, ò indispositioni delle reni, ò podagra. Questo s'usa nelle compositioni degli Antidoti, et de' più pretiosi Unguenti; Si falsifica con un'altra pianta à lui simile, detta Amomide, ma senza odore, et priva di frutto, la qual nasce in Armenia, et hà fiore à quello dell' Origano somigliante; Si deve adunque in queste prove guardare da' fragmenti, et eleggere gl'interi sarmenti, che da una sol radice provengono.



COMMENTO.


I N questo libro della materia Medicinale descrive Dioscoride que' semplici medicamenti, li quali, overo egli hà di veduta conosiuti, ò la cognitione de' quali hà cavata dalle


uniformi
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14 DESCRITTIONE

uniformi openioni, di molti Auttori Antichi, ò pure di quelli, che con diligente inquisitione hanno (ciò ricercando) col mezo degli habitanti, ove cotali medicamenti nascono, investigato; il che d'haver seguito afferma lo stesso Dioscoride nel Proemio di questo libro. Dobbiamo adunque in questo nostro Discorso separare ciò, che è stato dallo stesso Dioscoride coi proprij occhi veduto, da quello, che ò dalla continua lettura ha cavato, overo da ciò, che intorno tai cose hà udito dire. La qual distintione, essendo stata da Moderni tralasciata, non poco è rimasa interrotta, et offuscata la cognitione deill'Amomo; Procuraremo perciò in questa nostra dichiaratione di fare tre cose in particolare, l'una delle quali sarà, l'esporre con somma chiarezza le parole di Dioscoride. La seconda, per quanto sia possibile, cavarne i veri, et proprij sensi, in quello principalmente, che è portato come propria openione dall'Auttore. L'ultima sarà a' debiti luoghi investigare se il grappolo Indiano possieda le conditioni, che sono da Dioscoride al suo Amomo attribuite. Habbiamo voluto mandar avanti queste poche parole, stimando, che siano per dar molto lume à quella, che seguendo siamo per dire.

Amomum est parvus frutex, cuius fructus est sicuti Uvæ racemus, ex ligno convolutus in seipsum. Habet autem, et florem parvum, veluti albæ violæ, folia verò viti albæ similia.

L'Amomo è un picciolo arboscello, il frutto del quale, quasi grappolo d'uva, dal legno in se stesso si ravvolge. Hà il fiore picciolo, a quello simile delle viole bianche, et le foglie, che s'assomigliano à quelle della vite bianca, ò Brionia.


Queste
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DELL'AMOMO INDIANO. 15

Queste parole da noi fraposte, Il frutto del quale è, non si veggono nel Greco, ma perche il senso di Dioscoride ci pareva manchevole, oscuro, et falso, habbiamo giudicato dover emendarsi con le sodette parole, le quali per quanto stimano, levano ogni difficoltà, che dalla commune, et scorretta lettura avvenir possa; Nell'espor poi questa particola, che hora habbiamo per le mani, mostraremo da qual ragioni spinti siamo venuti all'emendatione del Testo, et tutto che il grappolo dell'Amomo solamente appresso gli Antichi fosse in uso, si come con la gratia di Dio siamo per far vedere, in questo nostro Commento; Dioscoride nondimeno non tralasciò di descrivere la pianta tutta, per abondanza maggiore di dottrina; la qual dice essere un picciol arboscello, che produce i frutti in guisa di grappolo, et hà picciol fiore, simili à quelli delle bianche viole, et le foglie che s'assomigliano a quelle della Brionia.

Amomum |l'Amomo: osservo, che questa voce è antichissima, della qual anco Theophrasto si serve. Io stimo questa voce essere Indiana, come anco è Indiano il frutto stesso; non voce Araba, come alcuni de' Moderni han voluto, gli quali mentre dagli Arabi ricercano l'Etimo dell'Amomo, due volte in una sol cosa commettono errore senza fondamento; Prima perche dicono Amomo esser voce Araba, non Indiana; dapoi, perche tengono per cosa più che chiara, che la lingua de gli Arabi si sia, dal tempo di Theophrasto, sino a questo nostro conservata sempre nella intiera sua purità. Significa poi questa voce, Amomo, sì la pianta tutta, dicendo Dioscoride, l'Amomo è un picciol frutice, come anco il racemo, come parte più nobile, et principale nell uso della Medicina, di-


cendo
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16 DESCRITTIONE

cendo Dioscoride il Pontico racemoso: Eleggerai il simile alle picciol uve; si meschia ne gli pretiosissimi unguenti, et Antidoti, ne' quai luoghi tutti, sempre reassumer si deve la voce Amomo, del quale tratta Dioscoride, che poi questo Amomo sia racemo, à suo luogo, lo faremo manifestamente vedere.

Est parvus frutex.] É un picciol arboscello. Mentre descrive l'Autore la pianta dell'Amomo, assegna anco il commune suo genere θαμνίσκον, picciol arboscello, ma di lui tace l'altre communi, et proprie differenze, com'à dire la natural sua grandezza; A'qual pianta s'assomigli; La grossezza, ò sottigliezza delle radici; La delicatezza, ò ruvidezza della corteccia: di più non move parola della positura de' rami, cioè, se siano rari, ò densi, se con ordine, ò confusamente situati; Non è adunque fuor di proposito da sì breve modo di descrivere il sospettare, che il testo Greco, anco in questo luogo sia manchevole, et che vi si debba legger questo Epiteto di Myrtuoso, co'l quale descrive, et nomina Plinio il frutice dell'Amomo, ò pure vi si debba intendere voce simile più espressiva, et che compiutamente descriva il fruttice dell'Amomo, ò più tosto si deve dire, che Dioscoride à bella posta poche parole spendesse in descrivere questa pianta, come che all'hora notissima fosse, ò pure perche mai non vide per avventura la pianta d'esso come rarissima, et forastiera; et perciò habbi dato la definition sua molto ristretta. Habbiamo veramente da Theophrasto, da Dioscoride, et da Plinio, l'Amomo esser pianta forastiera; che la pianta poi dell'Amomo fosse inutile alle compositioni degli Antidoti, et de Medicamenti, et che solo per fama fosse da gli Antichi conosciu-


ta,
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DELL'AMOMO INDIANO. 17

ta, poco più sotto, dalle parole di Dioscoride lo faremo vedere. Si deve adunque stimare, che la pianta dell'Amomo non fosse giamai stata veduta da Dioscoride, et per cotal cagione, seguendo in ciò de gli Antichi Semplicisti le pedate, portasse di quella così breve descrittione, havendo allo'ncontro l'istesso Auttore minutamente descritto il grappolo dell'Amomo, come quello, del quale gli Antichi si servivano, et che di veduta conoscevano.

Cuius fructus est.] Il Frutto del quale è; che la pianta dell'Amomo; dalle cose di Dioscoride sodette, produce il fiore simile alla bianca viola, si dee anco creder, ch'egli il frutto produca, poiche c'insegna la Natura, che le piante, le quali fioriscono, non mai, ò di rado sogliono esser di frutti prive; Ma lasciando da un lato le congietture, scrive apertamente Dioscoride, che la pianta dell'Amomo hà il suo frutto, quando dice, ll Pontico è racemoso, pieno di semi, et; s'elegga l'Amomo pieno di semi, simile alle picciol Uve. Plinio ancora conosce il frutto dell'Amomo, dicendo; L'Uva dell'Amomo è in uso dell'Indiana vite labrusca. Se così stà, non può tralasciar Dioscoride la descrittione del frutto, non tralasciando esso di descrivere i fiori et le foglie, altrimenti sarebbe l'Amomo del tutto inetto all'uso medicinale, non facendosi mai memoria, nè de' fiori, nè delle foglie, nelle compositioni de gli Antidoti. Di quì chiaramente si può vedere, che si deve_è ammettere in questo luogo la correttion nostra; L'Amomo un picciol fruttice (il frutto del quale è) à guisa di grappolo; però che, se la volgare lettura seguitiamo, l'Amomo è à guisa di grappolo, si doverà affermare, che Dioscoride habbi tralasciato la descrittione del frutto, cosa tanto quì necessaria, et


C che
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18 DESCRITTIONE

che solamente habbi descritto la pianta dell’Amomo, et che quella con l'esempio del grappolo habbi dichiarato, come pare, che vogliano inferire questi Moderni, contro quali più a basso disputaremo

Est veluti uvæ racemus] è à guisa di grappolo d'uva A GUISA, è adverbio di similitudine, ò comparatione; col quale c'insegna Dioscoride il frutto dell'Amomo esser à guisa di grappolo; Si deve adunque dichiarare qual sia il frutto dell'Amomo, et quale sia il grappolo: cominciamo adunque da questa voce Grappolo. La significatione di Racemo, ò Βότριος, da' Greci è in due maniere intesa, poiche per quella communemente s'intendono tutti i frutti racemosi, nel qual sentimento à punto è pigliato Racemo da Theophrasto, poiche volendo dividere un volgarissimo genere di seme nelle differenze sue, sotto uno stesso genere pone spica, et racemo, pigliando un per l'altro, come quelli, che in tanto sono simili, in quanto che da una sol origine dipendono, et in tanto sono differenti, in quanto, che i semi per ordine nella spica situati, et disposti, et nel racemo sono l'uno all' altro ristretti; la dove manifestamente si vede Racemo largamente pigliato esser una congerie di semi, da un sol ramo prodotti: In questo stesso significato parlò Dioscoride, quando disse.


Nel secondo libro trattando del Pevere.

Racemos emittit grana ferentes.

Produce grappoli carichi di grani.


Nel libro quarto parlando del Ricino.

Fructum habet in racemis asperis


Hà il suo frutto in ruvidi grappoli.

Pli-
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DELL'AMOMO INDIANO. 19

Plinio ancora, dove tratta di frutti, si serve di questo modo communissimo di pigliare il significato di Grappolo, con queste parole.

Dependent alia pediculis, ut Pira, alia racemis, ut uvæ, Palmæ, alia pediculis, et racemis, ut Hederæ, Sambuci.

Pendono alcune da picciuoli, come le Pera, altre da' grappoli, come l'Uve, et le Palme; altre da picciuoli, et grappoli, come l'Hellera, et il Sambuco.


Scrive lo stesso dell'Hellera.

Alijs densus acinus, et grandior, racemis in orbem circumactis, qui vocantur Corymbi: Item Selenitum, cuius est minor acinus, sparsior racemus.

Alcune hanno le granella più folte, et più grosse, et fà i grappoli rotondi, che Corimbi si chiamano; et l'altra specie, che Selenitio si chiama, hà minor animo, et grappolo più sciolto.

Et poco di sotto dell' Hellera Smilace soggiunge.

Fert racemos labruscæ modo, non Hederæ, colore rubro.

Fa i suoi grappoli à guisa di Labrusca, et non d'Hellera, di color rosso.

L'altra signification poi di questa voce Βόϩρυς dinota, non ogni sorte di racemo, ma propriamente esprime una loro specie manifestissima, cioè gli grappoli d'Uva, il che chiaramente da Theophrasto si vede, et dall'Autore, che scrive de' colori. Poiche scrive Theophrasto.

Pulveris excitationem, primis temporibus cum nigrescere uvæ incipiunt, damnari uvæ legit οἱ Βότρευς.


C 2 Che
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20 DESCRITTIONE

Che si danna il sollevamento della polve, quando l'uve incominciano à farsi nere, et volendo dir uva, dice οἱ Βότρευς. Et l'Autore de' colori trattando, nota ne'grappoli due varietà di colori, successiva l'una; l'altra permanente, la quale nasce dalle ineguali, et successive concottioni, la dove appare, che non altro in questo luogo si deve intendere per racemo, ò Βότρυος, che il grappolo dell'uva. Conobbero questa significatione di Βότρυος alcuni dottissimi huomini, nelle lettere Greche, il Ruellio, et Marcello in particolare, i quali per questa Βότρυς intesero uva, ò grappolo d'uva, li quali modi di dire non sono tra se differenti, essendo che il racemo d'uva è l'uva intiera, et l'istessa uva intiera è il grappolo d'uva. Ma alcuni Moderni non intesero il sentimento di questa voce Βότρυος, volendo riprendere in ciò in Ruellio, come quello, che male havesse esposto questa voce Βότρυος, col nome dell'uva, nella qual cosa, à pieno diedero à conoscere quanto fossero ignoranti. Havendo adunque in tal modo distinta questa voce Βότρυς, resta da vedere, se il frutto dell'Amomo, debba, ò non debba esser racemo. Gli Antichi, non v'hà dubbio che stimarono, che il frutto dell'Amomo fosse racemo; poiche Dioscoride, descrivendo in questo capo le specie dell'Amomo, figura gli stessi racemi, et mentre tratta dell'elettione dell'ottimo Amomo, elegge il grappolo, come mostraremo nel dichiarare le parole di Dioscoride. Galeno poi elegge il grappolo dell'Amomo, Plinio chiamò il frutto dell'Amomo uva, et scrisse che il frutto dell' Amomo à guisa d'uva si ristringe. Oltre di ciò persuade la ragion istessa, che il frutto dell Amomo sia grappolo, essendo al grappolo somigliante; poiche se fingiamo, il frutto dell'Amomo es-


ser
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DELL'AMOMO INDIANO. 21

ser unico, et dipender da un sol picciuolo, non potrà assomigliarsi al racemo, poiche qual similitudine può havere un sol frutto con un grappolo, il quale habbiamo veduto in Theophrasto esser una congerie di frutti? Di più, tanto è falso, che essendo unico, et solo, esser possa il frutto dell'Amomo simile al racemo, quanto che per à punto è contrario, che um sol frutto à grappolo s'assomigli, come nell'osservatione di Plinio si può vedere; Poiche, dividendo l'Autore i frutti; à frutti, che ad uno ad uno sono prodotti fà contrarij i grappoli, mentre dice. Alcuni da' picciuoli dipendono, come le Pera, alcun'altri da grappoli, come l'uve, le Palme. Hora ci resta da vedere circa il frutto dell'Amomo, à qual grappolo s'assomigli.

Primieramente adunque non si può dire, che il frutto dell'Amomo, che pure è racemo, sia quale è il communissimo grappolo, peroche niuna specie vien detta simile al suo genere, poiche non si dice l'Huomo esser simile all'Animale. Di più; se lo grappolo dell'Amomo fosse della forma istessa, che il racemo genericamente pigliato, un frutto stesso sarebbe tra se diverso, havendo molte differenze, che sono nel genere di Racemo, ò Grappolo, onde seguirebbe, che uno stesso frutto d'Amomo, fosse raro, et denso, il che però non può esser in alcuna maniera. Dioscoride finalmente non è solito, volendo dare la somiglianza di qualche pianta con altra, ò alcuna parte d'essa, dichiararla, ò darla ad intendere con la similitudine del genere communissimo, ma suole dichiarare le specie individue delle piante con la similitudine, et esempio, d'un'altra specie infima, come dire la foglia dell’ Amomo dichiara con la somiglianza, che ella hà con la foglia della Betonica, i fiori del-


lo
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22 DESCRITTIONE

lo stesso compara à quelli delle viole bianche. Si deve adunque dalle sodette cose conchiudere, che Dioscoride dà ad intendere il grappolo dell'Amomo, con l'esempio, ò similitudine dell'uva, ma qual sia la somiglianza, che è tra il grappolo dell'uva, et quello dell'Amomo lo mostra Dioscoride istesso, mentre và raccontando le conditioni dell'uva, ove dice. Ex ligno convolutus in se ipsum. Dal legno in se stesso ravvolto. Per dichiarare la forma del frutto dell'Amomo s'è servito Dioscoride dell'esempio, ò similitudine di Βότρυος, overo, dell'uva; ma perche Βότρυς è voce commune a' grappoli dell'uva, così sciolti, come uniti; perciò Dioscoride, volendo levare ogni cagione di dubitare, ristringe questa voce generica d'uva à quella sppecie d'uva, ch'è composta di spesse granella, et che si ravvolge in se stessa; le quali parole Dioscoride, come più basso si vedrà, non riferisce al frutto dell'Amomo, ma all'uva; hora perche il frutto dell'Amomo, è simile all'uva ristretta, quindi necessariamente ne siegue, che anco il frutto dell'Amomo sia in se stesso ravvolto.

Ex ligno. Dal legno. Tuttoche questa voce Legno possa esser pigliata, et per la pianta tutta dell'Amomo, et ciascuna parte d'esso, cioè per il caule, per i rami, et per i tralci, quì nondimeno significa un sottil sarmento, à cui stà l'uva attaccata, poiche non sarebbe il racemo unito senza il legnoso suo sostegno, et l'altre parti del legno, che sono differenti dal grappolo dell'uva, non sono à proposito à render più chiara la descrittione del grappolo.

Convolutus in se ipsum. In se stesso ravvolto ἀντιπεπλεγμένος ἑαυτῶ] s'esplica à punto in se stesso ravvolto, ò tra se intricato: il succo delle parole è questo: il frutto dell'


Amo-
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DELL'AMOMO INDIANO. 23

Amomo, è simile al grappolo di quell'uva, che è in se stesso ravvolto, et ristretto: onde quel grappolo si dice in se ristretto, il quale è in se stesso attaccato, da tutti i lati contrarij, le differenze contrarie del luogo sono davanti, di dietro, di sù, di giù; da parte destra, da parte sinistra, là dove da tutte le parti si ristringe quel grappolo d'uva, che à quello dell'Amomo somigliante esser debba. Quindi adunque possiamo vedere, che due conditioni necessariamente si richiedono al racemo, s'hà da compitamente mostrare la figura del grappolo dell'Amomo. L'una è, che vengano dal legno i frutti dell'Amomo prodotti, od' in tutto senza picciuoli, od'almeno senza gli più lunghi, acciò da questi non sia causata la lontananza delle granella l'una dall'altra, et quindi venga ad esser il grappo sciolto, et raro, che sia per apunto al denso, et raccolto racemo contrario. L'altra conditione che necessariamente concorrer deve per figurare il grappolo dell'Amomo è, che gli frutti dello stesso, che danno la forma al grappolo, non solo siano al legno prettamente congiunti, ma anco, che l'uno tocchi l'altro, in modo tale, che tra essi non sia spacio alcuno vacuo di frutti; Impercioche i frutti sciolti non possono haver figura di grappolo, ò se l'havranno, havrà sembianza di grappolo raro, et sciolto, et al ristretto contrario.

Et niuno deve dubitare, che questo participio (ristretto) non si debba all'uva appropriare, stimando, (come gli Moderni hanno creduto) che si debba al frutto, od'al legno dell'Amomo riferire; il che è falso, stando che il participio col più vicino sostantivo, cioè grappolo si deve ammettere, non col più lontano, ch'è arboscello. Questo ancora si corrobora, et prova coll'autorità di Plinio, il quale non alla pianta, ma al


grappolo
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24 DESCRITTIONE

grappolo assegna questa proprietà, che si ristringa; però che parlando del falsificato racemo così dice.

Adulteratur folijs mali punici, et gummi liquido, ut cohæreat, convolvatque: se in uvæ modum.

Si falsifica con le foglie del Melagrano, et colla liquida gomma, acciò s'attacchi, et à guisa d'uva si ristringa.

In se ipsum ἑαυτῶ] In se stesso. La voce relativa ἑαυτῶ, afferma la nostra dichiaratione, che la voce ristretto, più tosto al sostantivo vicino, cioè Racemo, riferir si debba, che al più lontano, che è arboscello. Si può adunque da questa descrittione dell'uva da Dioscoride apportata, facilmente conoscere anco la definitione dell'Amomo, la quale pare ci faccia vedere l'Indiano racemo, il quale di questa conditione particolarmente è dotato, che è attaccato in se stesso, et che in guisa d'uva si ristringe. Ma perche gli Moderni quì portano in campo le ragioni, et argomenti suoi, per rifiutare l'Amomo Indiano, come non legitimo, ad uno ad uno portaremo, et ribatteremo gli stessi argomenti. Dicono adunque primieramente Dioscoride descrisse, una pianta in se stessa ristretta; ma l'Amomo Indiano è frutto ristretto, non pianta; Adunque il grappolo Indiano non è il legitimo Amomo di Dioscoride. Ma di questo è chiaramente manifesta la solutione; cavata dallo stesso Dioscoride, et da Plinio, perche l'uva, non la pianta si ristringe. Rifiutano secondariamente questo Indiano racemo, perche le granella non sono dal legno ristrette, ma distintamente sono prodotte. Si scioglie il dubio, poiche i Moderni, che negano il grappolo Indiano esser ristretto, non solo non intendono il significato del Nome, ma etiamdio al senso stesso sono contrarij: perche se dice Plinio


l'uva
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DELL'AMOMO INDIANO. 25

l'uva esser ristretta, perche anco l'Indiano racemo, che all'uva cotanto s'assomiglia, non sarà ristretto? Di maniera che pare, che gli Moderni si siano ingannati nell'intendere questa voce, Ravvolto, come che intendessero l'Amomo esser ad alcuna cosa avviticchiato, nello stesso senso à punto pigliandolo, che scrive Aristotele del coito de' Serpenti, che l'uno all'altro s'avviticchia, le parole dello stesso Aristotele sono Περιπλέ κονται δ’αλλήλους οἱ ὄφεις, che vuol dire, gli Serpenti l'uno con l'altro s'attorcigliano, od avviticchiano; Ma Dioscoride non disse, che l'Amomo sia avviticchiato al suo legno, ma disse à guisa di racemo dal legno in se stesso ravvolto, οἱονσεὶ Βότρυς ἐκ ξύλᴕ ἀντιπεπλεγμένος ἑαυτῶ.

Riprovano oltra di ciò gli Moderni l'Indiano racemo, come che non sia il legitimo di Dioscoride, essendo che, come essi dicono, è più tosto ad un herbaceo sarmento, che ad un legnoso sostegno, attaccato, poiche lo stesso sarmento venoso, et pieghevole si vede. Non si può negare, che il caule dell'Amomo non sia arrendevole, et fibroso, ma quindi però non siegue, che lo stesso sarmento, e sostegno sia herbaceo, perche nella stessa maniera arrendevoli, et fibrosi sono i surculi dell'Olmo, della Piopa, del Salice; et con tutto ciò falso sarebbe il dire, che legnosi non fossero.

Hora mò ci resta, c'havendo per lo passato spiegato le parole di Dioscoride, accommodate alla correttion nostra, di nuovo le dichiariamo nella guisa, che nella commune lettione si veggono, acciò quindi si scorgano gl'inconvenienti, che dalla scorretta lettura nascer ponno. La lettione commune è di due sorti, l'una delle quali è al Greco esemplare conforme, l'altra è de' Latini Interpreti, li quali guastano, et corrom-


D pono
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26 DESCRITTIONE

pono la construttione delle parole, che nel Greco testo si leggono; L'ordine adunque del Greco testo è questo.

Amomum est parvus frutex, quasi uvæ racemus, ex ligno convolutus in se ipsum.

Mostrerò alcuni inconvenienti, che da cotal lettione risultano, peroche se primieramente si piglia arboscello per pianta di frutti priva, casca Dioscoride in doppio fallo, et perche tralascia la descrittione de' frutti dell'Amomo, atti all'uso Medicinale, et perche dimostra una pianta del tutto sterile, et inutile, tuttoche per l'opposto poco di sotto lodi lo stesso Dioscoride il Pontico di frutti carico, et scielga l'Amomo di semi ripieno: Se poi vogliamo esporre questa voce, arboscello pianta di frutti carica, sproportionata sarebbe la comparatione da Dioscoride usata, che ad una sola, et semplice cosa, una doppia, et composta paragona, cioè l'arboscello co' suoi frutti al grappolo, ch'è un'adunanza, ò congerie di frutti. Non si vede oltre di ciò dalle parole di Dioscoride se ò tutta la pianta de' suoi frutti ornata sia all'uva somigliante, ò più tosto il frutto dell'Amomo à quello dell'uva s'assomigli, ne appare in qual maniera l'arboscello possa haver similitudine veruna coll'uva. Ma se solo il frutto dell' Amomo si deve à quello dell'uva paragonare, fuori di proposito rammenta Dioscoride, et dichiara l'arboscello, troppo dalla forma del grappolo differente. Si dee adunque ammettere, et accettare l'emendation nostra del testo, e legger si deve.

Amomum est parvus frutex, cuius fructus est quasi uvæ racemus, ex ligno convolutus in se ipsum.

Oltre gli inconvenienti di sopra adotti, un'altro ne viene in campo, se questa istessa lettura si siegue, essendo che


questa
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DELL'AMOMO INDIANO. 27

questa similitudine dell'uva, con la quale dichiara Dioscoride la pianta dell'Amomo pare non usata, et nuova, perche è costume dello Autore il servirsi proportionatamente, et descrivere una pianta, con assomigliarla ad altra pianta; una foglia ad un'altra foglia, i fiori ad altri fiori, et de' frutti ad altri frutti far paragone. Così dichiara le foglie dell'Amomo coll'assomigliarle a quelle della Brionia, i fiori paragonandoli a' fiori della bianca Viola, et in molt'altri luoghi con la somiglianza de' frutti racemosi dà ad intendere i grappoli; Così parlando della Tiglia dice.

Hà frutto attaccato, come vediamo ne' grappoli d'uva.

Scrive lo stesso dell'Ambrosia.

Hà i fusti coperti di semi à guisa di picciole uve, et della selvatica vite.

Hà i frutti simili alle picciol uve.

Ma perche l'openione di que' Moderni, che alla volgar lettione s'attengono, è, che Dioscoride dichiari la pianta dell'Amomo coll'assomigliarla all'uva; loro debito era mostrare anco alc(t)ri luoghi di Dioscoride, ne' quali habbi lo stesso dilucidata la cognitione della pianta tutta, col paragonarla ad un frutto. Vi s'aggiugne anco, che l'essempio dell'uva è sproportionato ad esprimere l'intiera pianta, essendoche frà pianta, et uva non può somiglianza alcuna intravenire, non solo vera, ò propria, ma ne traslata ancora; Non può esser la somiglianza vera, stando che le membra, che danno l'esser alla pianta, molto sono da quelle parti diverse, di cui lo grappolo dell'uva si forma; Conciosiache la pianta di surculi, e ramoscelli è composta, et il grappolo cresce dal suo legnoso sostegno, et dalle grannelle l'un'all'altra ammassate. Non può oltre


D 2 di
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28 DESCRITTIONE

di ciò assomigliarsi un'intiera pianta ad un grappolo, perche troppo è la forma d'una pianta, od arbuscello, da quella d'un grappolo, ò racemo diversa; come l'esperienza istessa ci mostra. Pure gli Moderni hanno inventato una tal quale somiglianza, che da loro è detta legamento, od adherenza delle parti, sì dell'arboscello, come dell'uva. Ma se la pianta dell'Amomo, et il grappolo dell'uva in questa guisa, sono tra se convenienti, questo tal ligamento delle parti è una debilissima, et frivola comparatione, et una chimera, indegna del tutto della industriosa diligenza, et della diligente industria di Dioscoride. Di più. Non è questa cotale connessione delle parti à proporre una comparatione bastante tra l'arboscello dell'Amomo, et il grappolo dell'uva; Impercioche nessuno vedendo un fastello di sarmenti l'uno all' altro strettamente legato, lo direbbe simile à grappolo: nella stessa guisa à punto non si deve affermare, che una pianta tra se ristretta sia all'uva somiglianc(t)e; Nella sodetta maniera non può essere tra l'arboscello dell'Amomo, et l'uva, similitudine, ne anco traslata, ò metaphorica, se per avventura nello stesso arboscello non si vedessero alcune parti alle granella de' grappoli in parte simili, come se per esempio ci fingiamo l'Amomo esser una pianta sterile, ma molto odorata, et di propria Natura in se stessa raccolta, et che molto più in se stessa di quella della Rosa Hypericontea secca, si ristringa, et nondimeno non sarà l'istesso arboscello dell'Amomo all'uva somigliante, perche de'proprij, et veri frutti manchevole si suppone; et perche i suoi rami, et surculi non possono in modo alcuno rappresentare granelle, delle quali è il racemo composto. Pare finalmente falsa la commune, et volgata lettione, stan-


do
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DELL'AMOMO INDIANO. 29

do che tenta Dioscoride fuori di proposito, et con esempio altronde preso, dall'uva istessa, dar ad intendere la strettezza de' Rami dell' Amomo, la quale brevissimamente per certo, ma chiaramente poteva mostrare con queste parole. L'Amomo è un picciol arboscello, i rami, et sarmenti del quale, al suo tronco strettamente s'attaccano. Ma se seguiremo la commune lettura de' Latini, dubbio non è, che incorreremo in errore, et inconvenienti vie più grandi de' primi. Leggiamo adunque i Latini.

Amomum est parvus frutex, ex ligno quasi uvæ racemus convolutus in se ipsum.

L'Amomo è un picciol arboscello, dal legno à guisa d'uva in se stesso ravvolto.

Questa lettione è per più d'un capo da rifiutarsi, et perche in particolare tramuta, il senso di Dioscoride, mentre guasta la construttione delle parole; imperoche, come la vera lettione del Greco testo c'insegna, che il grapgolo dal legno in se stesso si ristringe, così afferma per il contrario la lettione Latina, che il frutto è in se stesso ravvolto. Si deve oltre di ciò aborrire la Latina lettura, essendo ella cotanto oscura; poiche da quella più tosto si può congietturare, che certamente conoscere, che cosa volesse Dioscoride significare per queste parole

L'Amomo è un picciol arboscello, dal legno in se stesso à guisa d'uva ravvolto.

Imperoche se de' Moderni l'openione si segue, che dicono l'Amomo haver rami, et surculi, che strettamente al suo tronco s'attaccano; Questa maniera di parlare è oscurissima, et poco proportionata ad esprimere la foltezza de' rami del-


l'Amomo,
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l'Amomo, posciache, nè del tronco, nè de' rami, memoria alcuna distinta, ò separata si face; essendoche le voci di legno, et di fruttice, col generico loro significato solamente abbracciano la pianta intiera, et le sue membra, ad uno ad uno, com'à dire il tronco, i rami, et i frutti. A questo s'aggiugne, ch cosa incredibil pare, che pianta si ritrovi, i cui rami sì strettamente al tronco suo s'attacchino, come fanno le granella ne' grappoli d'uva. In questo luogo avvertisco; que' Moderni haver preso un granchio, li quali poco fà mandarono fuori scritti contro l'Amomo; posciache questi, larghissimamente presero questa voce, Βότρυος, nella signification sua di racemo; poiche così lessero.

L'Amomo è un picciol'arboscello, che in se stesso, à guisa di grappolo si ravvolge.

Ma da questo modo di leggere segue cosa sì falsa, come impossibile: Falsa, percioche se in se stesso à guisa di grappolo si ravvolge il fruttice dell'Amomo, quindi necessariamente seguirebbe, che qualunque grappolo fosse in se ristretto; il che non è vero, che anco il senso stesso lo ci dimostra, et per esperienza veggiamo alcuni grappoli esser folti, et densi, ed'altri sciolti, et rari; ma di più dall'istessa lettione ne segue ciò, che per modo alcuno non può essere, Imperoche se la pianta dell'Amomo in se stessa à guisa di grappolo si ravvolge; indi seguirebbe, che la stessa pianta fosse rara, et densa; fosse sciolta, et folta; il che però non può essere. Che poi la voce di grappolo varie differenze contrarie sotto di se comprenda, non sarà men che facile il farlo vedere. Veggonsi nel Museo di Giovanni Pona, ottimo mio Amico, gli grappoli del Pepe esser sciolti, et al suo ramo attaccati, et i racemi del Carda-


momo,
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DELL'AMOMO INDIANO. 31

momo, di cui s'hà la figura proposta, esser sc.olti, et sparsi, ma gli grappi dell'Indiano Amomo esser folti, et in se stesse ristretti. Che dell'uva poi alcuni grappoli rari siano, et altri densi, l'esperienza ce lo dimostra; Plinio anch'egli ove tratta dell'Hellera, distingue gli racemi in folti, et sciolti, le cui parole sono

Alijs densus acinus, et grandior; racemis in orbem circumactis, qui vocantur Corymbi: Item Selenitium, cuius est minor acinus, sparsior racemus.

Hanno alcuni gli acini spessi, et maggiori, et gli grappoli rotondi, che Corimbi si chiamano, l'altra specie, che Selenitio vien detto, hà minor granella, et il grappolo più sciolto.

Si deve adunque da quello, che di sopra s'è detto, conchiudere, che la commune lettura, sì Greca, come Latina, tante difficoltà seco apporta, che così si debba il testo emendare, come noi di sopra dicemmo, et che così si debba leggere, L'Amomo è un picciol fruttice, il cui frutto à guisa d'uva in se stesso si ristringe. Ma seguiamo il principiato Commento.

Habet autem et florem parvum, veluti albæ violæ, folia verò viti albæ similia.

Hà i fiori piccioli, à quelli della bianca viola somiglianti. Tuttoche chiare siano le parole di Dioscoride, pare nondimeno à noi, che alcune cose d'avvertenza degne ci siano. Si osserva grandemente, che Dioscoride và seguendo il ragionamento della pianta dell'Amomo; stando che non altro, che la pianta è quella, c'hà i frutti, et i fiori. Havendo dunque egli di già mostrato, che il frutto dell'Amomo al grappolo d'uva, che dal legno in se stesso si ravvolga, s'assomiglia;


adesso
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32 DESCRITTIONE

adesso della steffa pianta i fiori descrive, et in guisa tale alle cose sodette collega, e ammette la descrittione delle foglie, et de' fiori, che ad alcuno non resta campo di negare, ch'egli avanti non havesse figurato il frutto dell'Amomo nel modo, che noi habbiamo dichiarato; Imperoche, servendosi hora Dioscoride di doppia connessione, mentre dice, Questa poi hà ancor picciol fiore; queste tali connessioni apertamente dimostrano, che il fruttice dell'Amomo hà in se alcun'altra cosa, oltre i fiori; et le foglie; il che sia stato per avanti dichiarato, il che altro non può essere; che lo stesso frutto dell'Amomo. Di più da noi s'avvertisce, che lo stesso Dioscoride pria fà del frutto dell'Amomo mentione, poi de' fiori, et delle foglie in ultimo; quasi l'ordine della Natura non curando, essendo ch'ella prima i fiori, e poi i frutti produce. Et la ragion è, perche i frutti dell'Amomo, più conosciuti de' fiori, et delle foglie, il primo luogo si togliono in questa dottrina: Stando che in Plinio si legge, solo i frutti dell'Amomo (non già i fiori, et le foglie dello stesso) esser stati in uso. Di più dalle cose sodette raccolgo, che probabilmente creder si debba, che mai non fossero da Dioscoride i fiori, ò le foglie dell'Amomo veduti; ma che più tosto da diversi Scrittori la loro historia cavasse; essendo noi particolarmente sicuri, che mai Dioscoride non vide ò l'India, ò l'Arabia, come quegli, che scrisse, che la Cassia nasce vicino l'odorata Arabia, et che il Balsamo nell'Egitto, et nella Giudea solamente vien prodotto. In questa nostra età non v'hà dubbio, che si come à noi è la pianta dell'Amomo incognita, non ci siamo anco i fiori, et la foglia sconosciute. Avvertisco finalmente, che il luogo, ove fà Dioscoride de' fiori mentione, coll'assimilarli a' fiori, delle foglie à foglie paragonando-


le;
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DELL'AMOMO INDIANO. 33

le; gli manifesta: dal che chiaramente comprendesi quella espositione non esser stata buona, che con la somiglianza dell'uva del grappolo si sforzano dar ad intendere la pianta dell'Amomo.

Optimum est Armeniacum, quod ad auri colorem inclinat; habetque lignum subcirrum; odoratum valde: sed Medicum, quia in campestribus, et aquosis locis nascitur, invalidius. est autem magnum, et subviride, et ad tactum molle; venosum lignis, quod ad Origani odorem accedit; Ponticum verò subcirrum, non longum, nec frangenti contumax, racemosum, fructus plenum, atque odore sensum feriens.

Il più eletto ci vien trasferito d'Armenia, il colore del quale è simile à quello dell'oro, et hà il legno rossiccio, et odoratissimo. Ma quello di Media, perche nasce in luoghi campestri, et acquosi, vien prodotto men buono; Questo è grande, delicato al toccare, verdiccio, di legno venoso, et d'odore, che à quello dell'Origano s'avvicina. Quello, che nasce in Ponto, rosseggia, è rotondo, facile da rompersi, racemoso, di semi ripieno, et che con la gravità, et acutezza dell'odore ferisce l'odorato.

Dioscoride, dapoi data la descrittione della pianta, et de' frutti dell'Amomo, annovera tre specie (per così dire) d'Amomo: et l'una all'altra paragona, cioè quello di Media, il Pontico, et quello che ci viene d'Armenia trasportato; et ad uno per uno gli và le proprie conditioni assegnando, per facilitarci la strada, et scegliere il miglior Amomo. Ma in questo luogo sono alcune cose degne d'esser considerate, et


E pon-
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34 DESCRITTIONE

ponderate; La prima è, se l'Amomo in Armenia, nella Media, et in Ponto venga prodotto, et di ciò si può per più d'un capo dubitare; Percioche primieramente gran tempo fà osservò Theophrasto ciò, che siegue.

Cetera odorata, partim ex India Syris aduehuntur, indeque mittuntur ad Mare; partim ex Arabia deportantur.

Dell’altre cose odorate, parte dall'Indiane regioni sono in Soria trasportate, et quindi sono mandate al mare, altre poi sono dall'Arabia trasferite.

Et molti de gli ultimi Historiografi di fede degnissimi, affermano molti Aromi nascer nell'Indie, et pochi, nell'Arabia, aggiunge à ciò Plinio, che l'Amomo nasce nell'Indie, con queste parole.

Amomi uva in usu est Indica vite labrusca.

L'uva dell'Amomo è in uso, dell'Indiana vite labrusca.

Alle qual cose s'aggiunge anco, che per lo più non seppe Dioscoride i luoghi, ove le piante forastiere erano prodotte, il che con prove manifestissime faria vedere; Scrivendo egli, che il Cardamomo da Comagena, d'Armenia, et dal Bosforo, vien trasportato, et che anco nell'Indie, et nell'Arabia è prodotto: Che vicino l'odorata Arabia, la Cassia provenga; Che il Costo sia Syriaco, et Arabo; Che nasca solo in Egitto, et nella Palestina il Balsamo; Ch'il Rhapontico nello Tracio Bosforo nasca, fondando sopra à quello, cioè, che di là venga portato; et nondimeno sono per lo più tutte queste cose non vere, stando che quasi tutti gli Aromi nell'Indie se ne nascano, et pochi dall'Arabico suolo vengano prodotti, come lo Incenso, la Myrrha, il Balsamo, et appresso quelli del


la
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DELL'AMOMO INDIANO. 35

la China il Rhapontico. Verissimo adunque stimo io, che sia la pianta dell'Amomo propria degl'Indiani paesi, da' quali già si soleva prima portare al Mare di Persia, et quindi in Media, in Armenia, et in Ponto esser compartito, et di là poi era alla Grecia, et all' India communicac(t)o; Io per me tengo per certo, che se nascesse l'Amomo in Armenia, nella Media, et in Ponto, che non sarebbe à questi tempi nostri così diffile di là costì trasportarlo. Quindi un'altra occasione di dubitare, (tuttoche di minor momento) risorge, cioè, se tre siano le specie dell'Amomo, Armeno, Medio, et Pontico, ò se più tosto siano tre individui sott'una sola specie contenuti; La solutione di questo dubbio hora (per mio parere) non si può dare, per la somma strettezza, che s'hà dell'Indico Amomo, però che à noi yengono solamente trasportati i picciol grappoli dalle proprie piante separati, donde avviene à punto, che non possiamo tutte le differenze dell'Amomo considerare; Che se verrà mai, che nell'Europa gran quantità d'Amomo si trasporti; resterà spacioso, et libero campo di levare queste, et altre controversie, che possono circa questo particolare accadere; et diligentemente avvertire ogni sua, benche minima proprietà, et conditione. L'ultimo dubbio è, se le tre specie dell'Amomo da Dioscoride ricordate siano ò le sole piante, ò gli grappoli soli, ò pure le piante de' suoi frutti ornate. Ciò, che porge di dubitare la cagione altronde, solo che, havendo noi detto nel dichiarare, che Dioscoride la pianta non solo, ma anco i frutti figura: et per certo, se vera è l'openion nostra, et il creder nostro non erra, che solo i grappoli dell'Amomo fossero dalli Antichi stimati, (il che di sotto proverassi) come che all'uso Medicinale utili fossero,


E 2 devesi
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36 DESCRITTIONE

devesi hora credere, che Dioscoride tratti de' grappoli, non delle piante, per non andar fuor di proposito spendendo il tempo in cose del tutto inutili; Faremo noi inoltre vedere, mentre le parole di Dioscoride explicheransi, che l'Autore non della pianta tratta, ma de'grappoli fà mentione.

Optimum est Armeniacum, quod ad auri colorem inclinat, habetque; lignum subcirrum.

Il migliore ci vien trasportato d'Armenia, il quale al colore dell'oro s'avvicina, et hà il legno rossiccio.

Tuttoche nell'Indie solamente venga l'Amomo prodotto, di dove era in Armenia, nella Media, in Ponto trasportato, et quindi nella Grecia, et in Italia, non segue però, che non potessero essere tre specie d'Amomo, da gli herbolari osservate, così tra esse d'odore, et di colore diverse, come à punto racconta Dioscoride dell'Amomo, di quello dì Media, et del Pontico.

Il migliore è lo Armeno. L'Armeno è il megliore, non perche tale semplicemente sia, ma paragonato à quello di Media, il quale vien subito da Dioscoride tassato, et rifiutato, come inutile, essendo che per quanto al Pontico tocca, se bene è l'Armeniaco da lui differente di colore, non è però di bontade diverso, stando che (come lo stesso Dioscoride afferma,) è ottimo, et singolare anco quello di Ponto, perche

Racemosum est, fructus plenum, ac odore sensum feriens.

E racemoso, ripieno di semi, et che coll'odore ferisce le narici.

Di due sorti può essere l'eccellenza dell'Amomo, l'una eccellenza di specie si chiama, stando che vien l'Amomo d'Arme-


nia
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DELL'AMOMO INDIANO. 37

nia quello di Media preferito. La seconda bontade è dello stesso singolare Amomo propria; la quale si conosce dall'esser recente, intiero, pesante, et da altre tali conditioni, le quali non sono à tutta la specie communi, ma delle singularl(i) stature proprie, ma più basso Dioscoride, nel far l'elettione dell'Amomo migliore, và assegnando le conditioni, dalle quali si possa conoscere il valore dell'Amomo singolare.

Quod ad auri colorem inclinat, habetque lignum subcirrn(u)m κρυσίζονται κρὸα.

Che al colore dell'oro s'avvicina, et hà il legno rossiccio, κρυσίζονται κρὸα, non vuol dire, che habbi lo stesso colore dell'oro, ma che hà del colore dell'oro, ò che à quello s'assomigli, questo colore, pare che sia tra il bianco, et l'oro mezano, il quale da Plinio è pallido, et di seconda bontade chiamato, et questo pallido colore è stato da noi nell'Indiano grappolo avvertito.

Ligno subcirro.] di legno rossiccio. Questa voce legno devesi pigliare per un sottil sarmento, à cui stà il grappolo appiccato; Fece di questo legno mentione Dioscoride, quando disse Ex ligno convolutus in seipsums; quando più sotto venosum lignis. che poi l'Amomo d' Armenia sia appresso Dioscoride grappolo, non pianta, più à basso lo mostreremo.

Subcirrum, Rossiccio, ὑποκύῤῥον, osservano alcuni valent'huomini, che questi colori fono tra essi consanguinei, et quasi di parentela congiunti, ὅκρον, κύῤῥον, πύῤῥον καὶ ξάνσον, cioè il Giallo, il biondo, il rosso, et il tanedo, ò leonato, et che non altrimenti siano tra loro distinti, che per l'uno più, ò meno intento dell'altro. Assegna Dioscoride dall'infocato colore a' frutti in grappolo della bianca vite, et dallo stesso lo rosseggiante,


viene
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38 DESCRITTIONE

viene al Pontico Amomo appropriato. Galeno poi dice, che il rosso colore delle viti è un mezo tra il bianco, et il nero; là onde dalla mescolanza del rosso, et del ruffo, il colore detto χύῥῥος è prodotto; et sarà più al fosco tendente di quello, che il dorato, (da Dioscoride assegnato all'Amomo d'Armenia) si hà da questa varietà di colori adunque, colla quale separa, et distingue Dioscoride l'Amomo d'Armenia, che s'assomiglia all'oro, dal legno rosseggiante, ò rossiccio, si può comprendere, che l'Amomo Armeno appresso Dioscoride è grappolo, et che il legno è del frutto racemoso sostegno; impercioche ne' grappoli alcune volte due colori vi sono, delle granella il primo, et il secondo de' picciuoli, stando che veggiamo ne' grappoli sì d'uva, come d'Hellera, le granelle porporeggianti, et rosse, et i picciuoli verdi, et di colore dell'herba. Che poi dicendo Dioscoride Amomo d'Armenia non intenda l'arboscello, come alcuni de Moderni hanno stimato, senza punto di contrasto potrassi darlo à vedere. Percioche primieramente con cotal espositione viene à rendersi oscurissimo al senso delle parole: impercioche, se il color dorato della pianta dell'Amomo è proprio, non resterà parte alcuna dello stesso, che di rossiccio colore sia vestita. Di più s'allo'ncontro la pianta tutta è rossiccia non rimarrà alcuna parte di dorato colore. Che se forse darassi à creder alcuno esser una parte della pianta al colore dell'oro vicina, l'altra rossiccia, non vede costui, che con interpretationi sì fatte và facendo castelli in aria, et fingendosi chimere? Essendo che non ci dice Dioscoride. qual parte dell' arboscello rossiccia sia, qual al colore tenda dell'oro; poiche può la voce di legno significare sì tutta la pianta, com'i rami; cioè il tronco, i tralci, et i rami; Oltre questo non descrive Dio-


scoride
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DELL'AMOMO INDIANO. 39

scoride (nell'insegnare l'elettione del miglior Amomo) l'arboscello, ma il grappolo, il quale ò bianco scieglie, ò rossiccio: et Plinio i colori, che all'Amomo assegna, come il pallido, il ruffo, il bianco, nel grappolo gli ripone, non già nell'arbusto, come à suo luogo dichiararemo. Confermasi dalle sodette cose l'openion nostra; cioè, c'hora parli Dioscoride del grappolo d'Armenia, il quale avvisa esser di colore dorato, et haver lo legno rossiccio. Se sia poi vero, che alcun racemo d'Amomo si ritrovi, che l'Amomo d'Armenia rappresenti, come che habbi le granella di color d'oro, et il legno di rossiccio colore, à ciò non contradich'io: ma confesso bene, che per anco non ne hò alcuno avvertito: stando che ne' grappoli, che ci sono dall'Indie venuti, non scopriamo salvo che un sol colore, sì nel legno, da cui è lo grappolo sostenuto, come ancora nello stesso racemo, il qual colore ò bianco, ò dorato, ò rossiccio si mira.

Odoratum valde] Molto odorato. ἐυῶδες ἱκανῶς: ἐυἰόδες Suona à punto nella lingua nostra di buon'odore, et è voce generica, et di significato communissimo; sotto cui tutte quelle cose si contengono, che sono di buono odore, siano mò Aromi, de' quali componevano gli Antichi gli pretiosissimi unguenti, ò pure fiori, et herbe communi, che in qualche maniera soavemente spirino. ἐυῶδια poi, cioè buon odore, sotto se contiene molte differenze di buon odore; ma senza nomi; poi che non è animale, che habbi odorato più debile, dell'huomo stesso; Là onde tutto che fra loro siano di soavità d'odore dissimili il Costo, il Giunco, l'Amomo, il Cinnamomo; perche nondimeno non habbiamo i proprij nomi, che siano espressivi delle differenze de gli ordini ad uno ad uno, gli chiamiamo per tanto col nome commune di soavità. Ma cosa degna


d'esser
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40 DESCRITTIONE

d'esser investigata è la cagione, per la quale hora à noi quelli odori infastidiscano, che solevano all'odorato de gli Antichi esser grati cotanto: il che pare, che da doppia ragione provenga: L'una è la Natura istessa, che si come molte volte dà ad una stessa pianta sapori diversi, et anco i contrarij meschia, come il grato, l'acido, l'austero, l'amaro: così anco habbi in una sol pianta mescolato il soave odore con lo spiacevole; come scrive Theophrasto. La seconda causa poi in noi stessi si truova; conciosiache essendo al presente avvezzi à fragrantissimi, et gratissimi odori, del Moscho dell'Ambra, e d'altri tali, siamo fatti molto più delicati, et per tanto sprezziamo, et (quasi dirò) aborriamo quelli odori, che erano à gli Antichi tanto delitiosi; come la spica del Nardo, l'Amomo, et simili onde si cava, che l'odore dell'Amomo non deve essere à quello del Moscho, ò dell'Ambra paragonato, ma à gli odori, et à gli Aromati de gli stessi Antichi, come al Nardo, alla Canella, al Giunco odorato, et ad altri di simil forte. Se questo avvertirassi nello investigare l'odore dell'Amomo non dubito, che se l'odore di questo nostro grappolo à quelli delli Antichi si paragonarà, non quasi ad essi starà paro, anzi che egli non tenga di tutti il principato.

Valde; molto ἱκανῶς] questa voce molto, accresce la soavità dell'odore, il che in due maniere si può intendere. Prima, che sia l'ordine dell'Amomo Armeno temperato, et giocondo, quasi à punto nel modo, ch'è odorata la Rosa, ò pure come tra colori è mezano il Celestino, od'azuro, il quale essendo tra il bianco, et il nero, è perciò di sommo diletto all'occhio. Può secondariamente l'Armeniaco Amomo molto odorato, non perch'egli habbia mediocre, ò temperato odore, ma più tosto ga-


gliardo,
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DELL'AMOMO INDIANO. 41

gliardo, et penetrante; et perciò efficacemente l'odorato ferisca. Ma che sia l'Amomo d'Armenia di grand'odore, perche con forza si facci sentire, ciò possiamo da Theophrasto, da Dioscoride, et da Plinio intendere. Imperoche scrive Dioscoride, che l'Amomo di Ponto con il suo odore o ferisce l'odorato; dall'odore del Pontico possiamo noi congietturare, che anco l'odore di quello dell'Armenia sia per la stessa cagione gagliardo. Assegna anco Theophrasto all'Amomo la vehemenza dell'odore con queste parole vehementiora parcius adhibent, ut Costum, et Amomum. Più parcamente delle cose vehementi si servono, come del Costo, et dell'Amomo; Et Plinio conferma la stessa forza delli odori, mentre delli unguenti trattando dice, Acutiora fiunt Costo, et Amomo, quæ maximè Nares feriunt. Più acuti si fanno col Costo, et coll'Amomo, che gagliardamente feriscono l'odorato. Verissimo è per certo, che l'odore dell' Indiano Amomo ferisce le Narici, ne però s'hanno arrossito alcuni Moderni à negarlo: Se poi solo il grappo dell'Amomo, ò pure la pianta tutta sia odorata, nell'esplicatione del testo di Plinio si farà manifesto.

Sed medicum, quia in campestribus locis, et aquosis nascitur, invalidius: Est autem magnum, et subviride, et ad tactum molle, venosum lignis, quod ad Origani odorem accedit.

Ma quello di Media, perche nasce in luoghi campestri, et acquastrini, è di meno efficacia. Questo è grande, delicato al toccare, verdiccio, di legno venoso, et d'odore, che à quello dell'Origano s'avvicina. Havendo poco fà portato Dioscoride la descrittione dell'Amomo dell'Armenia, hora riferisce


F le
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42 DESCRITTIONE

le proprie conditioni di quello di Media, con le quali dall' Armeno lo distingue.

Sed medicum, quia in campestribus, et aquosis locis nascitur invalidius. Rende quì la ragione Dioscoride, perche meno efficace sia l'Amomo di Media, lo che procede, per nascer egli in luoghi molto humidi, cosa|anco da Dioscoride, et da Theophrasto avvertita. Dice Theophrasto. Nam que terra uliginosa proveniunt, aquam sapiunt, atque inolida sunt. Essendo che le cose, che nascono in terra paludosa, sono molto acquose, senza odore; ma Dioscoride dice, che sono meno efficaci.

Invalidius. La voce per certo è comparativa, ma nondimeno può anco haver significato positivo; il che se è vero non si deve hormai aggiunger altro all'esposition sodetta, ma se la voce è di significato comparativo, dichiarar si deve la comparatione, esponendo i termini d'essa. Sono nella comparatione et le cose stesse delle quali si fà il parallelo, et la qualità comparata, là onde senza dubbio veruno paragona Dioscoride l'Amomo di Media à quello d'Armenia, non al Pontico, perche la comparation tutta si fà alle cose conosciute, non già all'incognite, et fino quì è stato quello d'Armenia dichiarato, et di quello di Ponto non è stato trattato ancora, et è del tutto sconosciuto, et se bene non si può negare, che l'Amomo Medico sia del Pontico meno efficace, non può per tanto esser altro la qualità comparata ad amendue commune, che l'odore, havendo scritto Dioscoride, che l'Amomo d'Armenia è molto odorato. Perche dunque habbiamo insegnato, che l'Amomo d'Armenia è grappolo, non pianta, per la stessa cagione avviene, che l'Amomo nell'Armenia nascente, sia grappolo.


Perche
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DELL'AMOMO INDIANO. 43

Perche se esponessimo noi, che lo Amomo d'Armenia fosse racemo, et pianta quello di Media, fuor di proposito sarebbe la comparatione fatta da una pianta ad un frutto, dal qual modo di paragonare si potrebbe anco entrare in sospetto, che l'Amomo di Media fosse perciò più debole, non perche fosse in luoghi acquastrini prodotto, ma perche l'odore della pianta sarebbe di sua natura più debole di quello del grappolo. Oltre di ciò constituendo Dioscoride tre specie d'Amomo, et distinguendo l'uno con le proprie conditioni dall'altro, dice, che queste tre specie, ò individui d' Amomo, sotto un commun genere, od'una specie commune contenuti, il qual genere fà di mestieri, che sia lo fruttice, od'arboscello, ò il grappolo, d'onde avviene, che s'una specie d'Amomo sotto il grappolo vien compresa, che l'altre due ancora sotto lo stesso racemo siano contenute. Sì che se l'Amomo d'Armenia sotto il grappolo si comprende, cosa necessaria è, che anco il Medico sotto esso grappolo sia compreso. Ma perche quello di Media è meno odorato di quello, che si sia quello d'Armenia, si deve dal poco odore giudicare, che il Medico Amomo è meno atto alle compositioni delli unguenti, ma anco meno utile al comporre gli Antidoti.

Est autem magnum. Scrivendo l'Autore, che il grappolo dell'Amomo di Media è grande, nè facendo veruna mentione di altro Amomo, quindi si cava, che l'Amomo Medico supera in grandezza l'Armeno non solo, del quale poco avanti diceva, ma il Pontico ancora, del quale è poco di sotto per trattare. Il grappolo può esser in due maniere grande, cioè, ò essendo di molte granella composto, ò di poche, ma grandi, la qual moltitudine di acini altronde non proviene, fuor che


F 2 dal-
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44 DESCRITTIONE

dall'esser i campi paludo, et acquastrini, ne' quali è prodotto l'Amomo. Hora, rifiutando Dioscoride l'Amomo grande, come inutile, et sciegliendo poco dapoi l'Amomo simile alle picciol uve, si vede, che Dioscoride parla de' racemi, non della pianta dell'Amomo, come falsamente alcuni de' Moderni istimano, l'espositione de' quali anche è falsa, et da rifiutarsi: perche se bene da tal'espositione non segue alcuna contradittione in Dioscoride, perch'egli habbia di sopra detto l'Amomo esser un picciol fruttice, et adesso dica essere il frutto dell'Amomo molto grande, non si può però negare, che questo modo di parlare indifferentemente, et semplicemente proferito, sia molto oscuro, et che molto maggior chiarezza, et distintione ricerchi, per essere à noi più facile ad essere inteso.

Et subviride. Se con la commune dichiaratione de' Moderni esporremo ancor noi il Medico Amomo per la pianta, quest'osservanza dal colore verdiccio nella pianta sarà bassissima, et vile, et del tutto d'un valente herbolaio indegna, non specificando cosa alcuna dell'Amomo propria, ma dando solo à conoscere una tal quale commune qualitade all'herbe, à fruttice, et à gli arbori. Ma per lo contrario, se lo stesso verdiccio colore al grappolo di Media s'attribuisce, mostra, et dinota cosa degna d'avvertenza, cioè la conditione, per la quale è l'Amomo di Media da quello d'Armenia di colore dorato distinto; et da quello di Ponto, ch'è rossiccio: Si deve per tanto il verdiccio colore al grappolo riferire, et perche in particolare già dimostrato habbiamo, che lo dorato colore, che all'Amomo d'Armenia si assegna, devesî allo grappolo attribuire; perche di più ascrive Plinio il colore herbaceo, ò


ver-
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DELL'AMOMO INDIANO. 45

verdeggiante agli stessi grappoli dell'Amomo, non alle piante altrimenti, come chiaramente a' luoghi suoi si darà à conoscere; veramente essendo il verdiccio del verde, et di qualch'altro colore composto, stimo, che sia questa mistione dal pallido, et un poco di verde prodotta, il che à suo luogo mostrerà da Plinio esser autorizato, che poi sia verdeggiante il grappolo da due cause può avvenire: Prima, perche sia per avventura avanti il dovuto tempo del maturare staccato, et colto: Secondariamente, che per l'abondante humidità del luogo producente non possa alla proportionata maturità aggiungere.

Et ad tactum molle. Delicato al toccare, ἀπαλὸν alcuna volta per molle, et delicato, alcun'altra per frale si piglia. Siegue adunque il trattare dell'Amomo di Media, il qual dice esser fibriale, ò molle, il che à doppia origine si può attribuire: overo perche l'Amomo è del tutto senza fibra alcuna, et tutto carnoso, et d'humor pieno, ò perche il grappolo Indico habbisi, et fibre, et vene, ma tali, che per sovrabondanza d'humore, et per esser il luogo, che lo produce paludoso, non possano havere la natia sua durezza, et resistenza.

Venosum lignis: venoso nel legno, due sono le parte del racemo, una è il frutto ammassato: l'altra il legno, da cui il grappolo è sostenuto: perche facendo Dioscoride in questo capo dello stesso legno, tre volte mentione, in tutti è tre i luoghi significa quel ramuscello, che produce gli stessi frutti racemosi.

Venosum. L'Amomo di Media è venoso, non ne' frutti, mà nel legno, anzi ne' frutti è molle al tatto, over fragile, et da basso dimostraremo il fragile, et il venoso essere tra


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46 DESCRITTIONE

se contrarij, perche si come per due capi i frutti, fragili, ò molli divengono, overo, perche in se non habbino nervi, ò fibre, ò pure, perche l'habbino debili; così per il contrario quel legno è venoso, overo perche babbia nervi, ò fibre, ò perche l'habbia sode, et robuste. Theophrasto, descrivendo le parti similari delle piante; cioè i nervi, le vene, l'humore, la carne, così dice: Hà in un certo modo il nervo, il qual'è continuo, divisibile, et alquanto lungo, ma che non s'accopia, et non fà frutto; le vene per il più son simili al nervo, ma maggiori, et più grosse, et hanno rami, et humore. Il legno è divisibile, et la carne per ogni verso si può spartire; et dipoi le foglie sono composte di carne, et humore. Però se fragile significa quello, che per ogni verso si può dividere, perche non hà nè vene, nè nervi, à quello s'opporrà il venoso, che si divide solo, secondo la lunghezza, et se è fragile quello, c'hà nervi, et vene debili, à quello s'opporrà il venoso, c'hà nervi, et vene robuste. Quindi si raccoglie, che Dioscoride prosiegue il ragionamento del grappolo, et non del fruttice, posciache, se sarà venoso il fruttice, come molti intendono, qual sarà la cosa al tatto fragile, et molle? certo niuna.

Odore ad Origanum inclinante πηγανίξον τῆ ὀσμῆ. D'odore, ch'à quello dell'Origano s'assomiglia; non vuol dire, c'habbi odore d'Origano, ma che'l suo odore s'accosti à quello dell'Origano; havendo Dioscoride attribuito queste qualità all'Amomo di Media, le quali over esso osservò con gli occhi suoi, overo da altri intese, noi ingenuamente confessiamo di non haver veduto fra quelli racemi d'India nessuno che tiri al verde. Ponticum verò subcirrum non longum, neque


fractu
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DELL'AMOMO INDIANO. 47

fractu contumax, racemosum fructus plenum, atque odore sensum feriens. Il Pontico è alquanto rosso, ma lungo, nè duro da rompersi, racemoso, pieno di frutti, et che con il suo odore ferisce il senso. La terza sorte d'Amomo è questa, che Dioscoride chiama Pontico, il qual con li proprij segni è da lui circonscritto, co' quali dall'Armeno, et da quello di Media si distingue.

Ponticum verò subcirrum. Il color cirro, com' habbiam detto, nasce dalla mescolanza del ruffo, et del rosso, si come il subcirro nasce dalla mescolanza del pallido, et del cirro, come poco fà habbiam provato da Dioscoride; et noi habbiamo osservato tra gli Indiani racemi alcuni di color subcirro; et però de gli altri migliori, essendo di maggior odore, et di più peso. Il Pontico Amomo è grappolo, non fruttice; percioche si come il colore di quello d'Armenia è dorato, et il colore, non del fruttice, ma del racemo di Media hà del verde; così parimente il color subcirro del racemo, non del fruttice esser deve, et in particolare si conferma havendo Plinio ancora dato il color ruffo al grappolo, non al fruttice, come faremo chiaro à suo luogo.

Non longum. Se il racemo dell'Amomo di Media è grande, è anco lungo. A questo Dioscoride oppone quello di Ponto, che non è lungo; parlando però del racemo, et non del fruttice; percioche à basso elegge, non la pianta, ma il frutto alle picciol uve somigliante, che se in questo luogo Dioscoride parlasse del fruttice, indarno ripeterebbe la descrittione, ò apporterebbe una descrittione soverchia; perche havendo di sopra detto, che l'Amomo è un picciol fruttice, indarno hora replicherebbe, che il fruttice dell'Amomo non è lungo; percio-


che
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48 DESCRITTIONE

che chi mai si darebbe à credere, che sendo il fruttice dell'Amomo picciolo, esso fosse lungo.

Neque fructu contumax. L'Amomo di Media in un certo modo è à quello di Ponto opposto, stando che quel di Media è verdiccio, et non hà vigore; quel di Ponto tira al rosso, et è di grand'odore, et oltre di ciò quello di Media è fragile; di quì forse potrebbe alcuno sospettare, che l'Amomo di Ponto fosse duro, et difficile al rompersi; perciò Dioscoride, per levare questo probabil sospetto, ci avvisa che l'Amomo di Ponto non è difficile à rompersi, com è per esempio il frutto del Cardamomo; donde noi potiam cavare, che l'Amomo di Ponto tiene la via di mezo, fra la durezza, et resistenza del Cardamomo, et la fragilità dell'Amomo di Media.

Racemosum βότρυοδες, questa parola βότρυς hà due significati, come habbiam detto; perche significa in particolare il grappo d'uva, et ogni racemo generalmente; per il che la voce Racemoso significa, overo un frutto simile all'uva, overo simile al racemo generalmente pigliato. Hora havendo noi di sopra provato, che l'Amomo è simile all'uva, non à racemo generalmente preso, perciò, acciò non facciamo, che Dioscoride non stia à martello; bisogna, che così spieghiamo questo luogo; Che l'Amomo di Ponto è racemoso, perche hà la similitudine dell'uva, et non del racemo generalmente preso; et perche nessuno può dubitare, se l'Amomo d'India sia simile al racemo d'uva, di quì ancor si raccoglie, che l'Amomo di Dioscoride è vero, e legitimo, et certo Amomo racemoso significa il frutto, non la pianta, come male hanno inteso gli Moderni; perche questa voce Racemoso appresso Dioscoride è adiettivo di frutti, et non di pianta, ò fruttice, come


da'
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DELL'AMOMO INDIANO. 49

da' luoghi di Dioscoride, c'hora soggiunge, si può vedere. Impercioche scrive del Pepe acquatico.

Ha il frutto, che stà attaccato à piccioli legnetti, et racemoso.


Et del Draconculo scrive.

Il suo frutto è nella sommità racemoso, et della Vite bianca.

Ha il suo frutto racemoso, et rosso, et della Mercurial femina.

Ha il frutto racemoso, et del Sambuco.


Ha il frutto racemoso.

Et perche i Moderni han detto, che l'Amomo non è frutto racemoso, ne s'assomiglia all'uva, ma hanno detto, ch'è una pianta simil al racemo; il dover loro era, che confermassero questa dichiaratione col testimonio di Dioscoride, apportando i luoghi di quello, ne' quali habbi detto questa pianta esser racemosa, il che non hanno però seguito. Inoltre tuttoche Dioscoride alcuna volta havesse chiamato le piante racemose, nondimeno, perche esso hà fatto questo poche volte, si deve pigliar questa voce, racemoso, in quelli significati, di cui hora habbiam portati gli esempi. Adunque l'Amomo racemo significa non una pianta, ma un frutto racemoso; Io poi avvertisco, che in due maniere un frutto racemoso si può dire. prima assolutamente. Secondariamente, per relatione: quel frutto è semplicemente racemoso, il quale, et secondo il suo stato naturale, et secondo l'atto hà sembianza d'uva, il quale é l'intiero grappolo dell'Amomo, il qual Plinio chiama uva dell'Amomo. Il frutto poi dell'Amomo spiccato dal suo ramuscello, ch'è da Plinio Amomo friato chiamato, è racemoso respettiva-


G mente,
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50 DESCRITTIONE

mente, cioè secondo la sua natura, ma non già secondo l'atto. Ma perche Dioscoride scrive, che l'Amomo di Ponto è racemoso, assomigliante, et senza giunta; di quì si vede, che esso è in tre maniere racemoso, et ch'è un racemo simile all'uva, et in vero, et per conseguenza il più perfetto fra tutte le specie dell'Amomo. Ne nuoce à questa nostra dichiaratione, che Theophrasto habbi chiamati i fiori racemosi; poiche è vero, che alcuni fiori si trovano, che col grappolo, et con l'uva di sembianza gareggiano, ma le piante ciò non fanno, come noi dimostrato habbiamo. Ne anco ci contradice Dioscoride, perche chiami la Cadmia βοτρύτιν, cioè racemosa, et habbi detto di lei superficie esser racemosa; Imperoche Dioscoride parla d'openione altrui, non propria; poiche non dice assolutamente, che la Cadmia sia racemosa; ma dice, che da altri è stata così nomata, et c'hà la superficie racemosa.


Lege Dioscoride.

Cadmia optima est Cypria, quæ vocatur botrites.

L'ottima Cadmia è quella di Cipro, che racemale vien detta,


Et poco dapoi

Quæ habet superficiem racemosam.

La cui parte superficiale è racemosa.

Dalle cose sodette adunque chiaramente si vede la cagione da cui spinti furono gli Antichi à chiamar racemoso l'Amomo, et non il Cardamomo: poiche l'Amomo formalmente hà d'uva sembianza, la qual anco egli lungamente conserva nella venustà sua, essendo che stà al suo ramuscello strettamente attaccato, il che del frutto del Cardamomo non si può dire, poiche se bene egli è naturalmente racemoso, nella guisa,


che
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DELL'AMOMO INDIANO. 51

che nella anteposta figura si vede, è nondimeno molto lontano dalla somiglianza dell'uva, et oltre ciò essendo egli à sottilissimi picciuoli appeso, avviene di quì; ch'egli lungamente i suoi grappoli intieri non conservi, dal che anco nasce; che per lo più gli frutti del Cardamomo à noi trasportati siano staccati da' suoi ramuscelli.

Fructus plenum: pieno di semi. Se l'Amomo di Ponto è grappolo, come habbiamo di sopra insegnato, quindi si raccoglie, che questo grappolo è di granelle ò follicoli composto, i quali nelle sue cavità, ò frutti, ò semi contengano; In questa maniera adunque parlando Dioscoride, ci avvertisce, che non è bastante nota à dimostrare la bontà dell'Amomo l'esser il grappolo dell'Amomo intiero, se altresì gli follicoli, che danno l'essere al grappolo, non sono di frutti, ò semi ripieni; poiche l'integrità del grappolo, se bene c'insegna una tal qual estrinseca virtù dell'Amomo; nondimeno l'interna pienezza de' semi l'eccellenza vera, et interna dell'Amomo manifesta ci rende. Per certo gli follicoli di semi ripieni hanno le sue caus, com'à dire la temperie dell'Aria, la virtù vegetale, che nella pianta è vigorosa; il terrestre nutrimento, et abondante, et convenevole; ma perche dice Dioscoride, che l'Amomo di Ponto è ripieno di semi, siami lecito con sua pace il dire, che questa non è propria conditione del Pontico Amomo, che sia di semi ripieno; poiche ne à tutti i grappoli conviene, ne à lui solo, poiche incredibil cosa è, che cadaun grappolo d'Amomo Pontico sia perfetto, et d'interni semi ripieno. Di più anco falso è, che solo ciò dell'Amomo di Ponto proprio sia, poiche anco à quello d'Armenia di semi ripieno esser conviene, essendo che dice Dioscoride, et afferma, ch'egli è di tutti il migliore;


G 2 Che
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52 DESCRITTIONE

Che se vero fosse, che l'Amomo d'Armenia di semi ripieno non sia, senz'alcun dubbio non sarebbe ottimo; ma perche scrive Dioscoride, che l'Amomo di Ponto è ripieno di frutti, et più basso approva l'Amomo di semi ripieno, nell'uno, et nell'altro luogo pare, che lo stesso sia il sentimento, come se in effetto frutto, et seme fosse una stessa cosa; Là onde gli significati di frutto, et di seme si devono dichiarare, per quanto li Greci Autori n'hanno scritto; prendiamo adunque da Aristotele principio, dal quale fu scritto frutto, et seme esser in effetto una cosa stessa, ma esser due cose, solo per nostra distintione fatta con giudicio. Dice adunque il seme τὸ σπέρμα, et il frutto ò καρπὸς esser tra se differenti intanto, in quanto che l'uno è, ò prima, ò dapoi dell'altro; poi che frutto è quello, che da altrui procede; seme quello, da cui altrui proviene, dove che levate queste differenze, del tutto una sol cosa sarebbero; ma Theophrasto dichiara questo nome di frutto, et dice, ch'è quello, ch'è di seme, et pericarpio composto, ma nel decimo ottavo Capo dello stesso Libro fà, che questa voce, seme, sia genere communissimo a' frutti de gli arbori, et a' semi dell'herbe. S'hà ancora dallo stesso Autore un'altra distintione nel primo Libro De causis Plantarum dal dottissimo Scaligero, con queste parole nel Commentario dichiarata Una res est ακαρπὸς, καὶ σπέρμα, sed ratione differunt; cum intelligitur ad futuram plantam, sationis usus, σπέρμα dicitur cum refertur ad nostra commoda, vocatur καρπὸς una stessa cosa è frutto, et seme; ma sono nel modo del pigliarli differenti, poiche quando si piglia in quanto, che una pianta deve produrre, è seme all'uso della cultura, all'hora, seme, et sperma si chiama; in quanto poi alle nostre commo-


dità
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DELL'AMOMO INDIANO. 53

dità si riferisce, vien detto καρπὸς, ò frutto. Ma pare, che sia poco stabile Dioscoride nel servirsi di queste voci καρπᴕ, καὶ σπέρματος, frutto, et seme; poiche mentre in uno steffo Capo vien à parlare de' frutti de gli arbori, et de' semi dell'herbe, chiama i frutti de gli arbori καρπᴕς, et gli semi dell'herbe, nominava σπέρματα, il che da' seguenti luoghi si farà manifesto: Imperoche nel Capo del Basfamo chiama καρπòν il frutto del Balsamo, non σπέρμα; ma nel Capo stesso chiama σπέρματα quelli dell'Hyperico, et nel secondo, terzo, et quinto, chiama i frutti de gli arbori καρπᴕς, et dice i semi dell'herbe σπέρματα, tuttavia in altri luoghi nomina καρπᴕς i semi delle piante; poiche parlando nel secondo Libro del Pepe acquatico, i semi di lui chiama col nome καρπὸς, et nel quarto Libro, quando della Mercurial femina tratta, descrive i semi suoi con la voce καρπὸς, Ma in questo Capo dice prima, il seme, che nel suo Pericarpio è rinchiuso, καρπὸν, e poco dapoi nomina lo stesso σπέρμα. Dichiarate queste cose in questa mamiera, chiaramente si vede, che per autorità d'Aristotele il grappolo dell'Amomo è frutto, perche da altrui dipende; et è seme, perche da lui altra cosa proviene. Da Theophrasto habbiamo, ch'egli è frutto, essendo di Pericarpio composto; ch'è frutto ad uso nostro, et ch'è seme per la generatione futura, et seme specifico, sotto il commumissimo genere di seme contenuto; ma per quanto Dioscoride ne scrive, il grappolo dell'Amomo è frutto, perche è dal fruttice prodotto, non da herba, che se si parla de' semi dell'Amomo nel Pericarpio rinchiusi, quelli per openione d'Aristotele, et di Theophrasto sono frutti, et semi, conforme alle sopradette significationi di frutto, et di seme; ma dice Dioscoride, che i semi stessi ancora possono es-


ser
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54 DESCRITTIONE

ser detti frutti, perche nascono del picciol fruttice, ò arboscello dell'Amomo, il quale è una specie tra l'arbore, et l'herbe mezana, quasi che nasca il fruttice tra queste due estreme specie, arbore, et herba; et per tanto seme, et frutto produca. Fanno alcuni huomini dotti in questo luogo un'obiettione, se Dioscoride non parla della pianta dell'Amono, ma del frutto dell'Amomo Pontico, che dice, che è di frutti ripieno, la propositione non è d'alcun momento, essendo che il soggetto, et il predicato sono una cosa medesima, cioè è frutto pieno di frutto; nulladimeno facilmente si scioglie l'obiettione dalle sodette significationi di frutto, et di seme; poiche il soggetto è l'Amomo di Ponto, overo il Pontico grappolo, al quale molti follicoli danno l'essere, et hà nome di predicato l'interni semi angulosi, che sono ne' follicoli contenuti. Ma perche tre sono de' follicoli le proprietà, et conditioni, si come habbiamo ne' grappoli Indiani avvertito, poiche di loro alcuni niun seme rinchiudono, altri picciolo, et altri finalmente sono vuoti, i quali non riempiono le cavità de' follicoli. Sono poi alc(t)ri follicoli, ch'in se ritengono semi più grossi, et più compiuti, i quali occupano la concavità loro tutta. Osserva Dioscoride l'Amomo di Ponto esser pieno, cioè de' suoi interni, et angulosi semi. Però è falso quello, che affermano i Moderni, cioè, che in questa proportione una stessa cosa sia il soggetto col predicato: è falso dico, poiche soggetto è il grappolo dell'Amomo di Ponto, c'hà luogo di tutto, ò di genere; et predicato è l'interna pienezza de' semi, la quale è parte del grappolo, ò pure differenza divisiva, colla quale si distingue il genere di racemo; et la specie del racemo di Ponto vien circonscritta dall'altre specie d'Amomo distinta, et separata.


Odo-
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DELL'AMOMO INDIANO. 55

Odore sensum feriens. Tra i più necessarij attributi, et conditioni dell'Amomo non è l'ultima l'odore sì soave, come gagliardo, il quale ascrisse di sopra Dioscoride all'Amomo d'Armenia, et noi habbiamo nello stesso luogo dichiarato. Questo vigoroso, et gagliardo odore vien hora assegnato all'Amomo di Ponto, mentre dice, con l'odore ferisce il senso; perche se percuote il senso coll'odore l'Amomo di Ponto, segno è, c'hà odore molto vehemente. Habbiamo per certo detto, che anco il grappolo dell'Indiano Amomo è di soave odore, et vehemente dotato, la verità di che ci vien dal senso insegnata, et dall'esperienza dimostra. Ma gli huomini Moderni, che sono all'Indiano Amomo infesti, et noiosi, overo il suo odore avviliscono con gli scritti loro, come che picciolo sia, ò pure ne dubitano, et hanno sospetto, come sia ascititio, non naturale, ma à quelli di loro, che avviliscono l'odore del nostro Amomo, et dicono, che ne'semi è poco odore, et ne' follicoli niuno; opponiamo, et ci facciamo scudo della testimonianza de' sensi, che c'insegnano, che l'Amomo Indiano col soave, et acuto suo odore ferisce le narice, à quelli poi che dicono l'odore dell' Amomo esser ascititio; potrebbe alcuno dimandare (ne ciò fuori di ragione) da quali congietture mossi siano venuti in sospetto, che l'odore dell'Amomo non sia proprio; ma ascititio, essendo che i sensi non potendo conoscere l'odore ascititio, et imposto, dal naturale, buona cosa in vero havrebbero fatto, et d'un buon medico degna, se havessero dato à conoscere à Simplicisti, et Medici, tutti gli segni, e ragioni, dalle quali spinti gli Medici stessi conoscessero nell'Amomo l'impostura dell'odore; Io per me, tutto che tale sempre mi sia paruto il grappolo dell'Indiano Amomo, che punto dubitar non si deb-


ba,
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56 DESCRITTIONE

ba, se l'odore suo sia ascititio, ò perche sia stato unto con qualche oglio odorato, overo con qualche soave poluere asperso, et acconcio, ò pure di gemme, et odorati aromati composto, per far sentire l'odore alieno, et imposto; tutta fiata per diradicarmi del tutto dall'animo dubbio tale, son venuto à tutte le diligenti impositioni, et prove, che si possono in caso tale ricercare. Et prima havendo di già in acqua bollente macerato l'Amomo, lo feci all'ombra seccare, et dapoi passati alcuni giorni, havendo fatto prova dell'odore, trovai; che lo stesso Amomo haveva mantenuto non picciol parte della soavità, et odor suo. Indarno poi vanno li Moderni cercando, se l'odore dell'Indiano Amomo sia negli esterni follicoli, ò negli interni semi riposto; havendo Dioscoride collocato la vehemenza dell'ordine nel grappolo tutto, non in alcuna sua parte dall'altra separata, ò disgiunta; et perciò tutto il grappolo dell'Amomo era in uso nelle compositioni degli unguenti, come scrive Plinio.

Eligito autem recens, et album, vel subrubrum, non coactum, vel connexum, sed solutum, diffusum, seminis plenum, simile parvis uvis, grave, valde odoratum, sine carie, et acre, gustum mordens, simplex colore, non varium. Scielgasi quello, ch'è più fresco, bianco, et che rosseggia, non troppo ristretto, od'in se stesso ravvolto, ma che sciolto s'allarghi, pieno di seme, simile alle picciol uve, grave molto odorato, senza tarlo, acre mordace al gusto, d'un sol colore, et non variato.

Havendo di già Dioscoride universalmente descitto l'Amomo, et anco assegnato tre specie d'Amomo, tocca hora il fine principale di questo Capo, il quale è l'insegnare il modo di


scie-
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DELL'AMOMO INDIANO. 57

sciegliere l'Amomo legitimo, et migliore, in che havendo egli carico di prattico, et perito Semplicista, dimostra non solo da qual conditione mossi dobbiamo sciegliere l'Amono legitimo, et buono; ma di più c'espone le cause, dalle quali si possa vemire in cognitione del falso, adulterato, et inutile, et se bene l'autor nostro congiuntamente racconta le conditioni del legitimo, et ottimo Amomo, non si deve però dubitare, che queste tra loro separate non siano; poiche se assolutamente è vero, che ogni Amomo, ch'è ottimo, è anco legitimo, non è però immediatamente certo, che ogni Amomo legitimo sia ottimo: poiche se pigliamo per esempio il Rhabarbaro, se sarà colto avanti l'esser alla dovuta maturità pervenuto, et à perfettione ridotto, si potrà ben dire legitimo, ma non già ottimo; ò pure se dopò l'esser stato al debito tempo colto si sarà per la lunghezza del tempo tarlato, ne anco à questo modo, tutto che di specie legitimo sia, ottimo potrassi chiamare. Quelli semplici medicamenti adunque legitimi chiamar si denno, che il nome, et la definitione della sua specie ritengono; ma quel medicamento semplice ottimo si può dire, che oltre la commune definitione, et bontà della specie, anco la particolare virtù, et bontà dell'individuo possiede, com'à dire esser maturo, l'esser colto di fresco, l'esser pesante, et simil altre cose, che s'hanno quì sotto à dichiarare.

Eligito autem recens; E' questa ancora una delle conditioni, di cui deve l'ottimo Amomo esser dotato, che sia fresco, et nuovo; essendo che si fanno gli semplici medicamenti, con la lunghezza del tempo di niun valore, il che avviene dall'Aere ambiente, il quale con la sua somma humidità, et sottigliezza penetrando ne' pori de' corpi, và à poco à poco


H tramu-
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58 DESCRITTIONE

tramutando i temperamenti de' semplici, et in modo tale l'odore, et il sapore, che pure sono qualità coll'istesso composto nate, vengono prima à rendersi deboli, et finalmente, se i medicamenti si tardano, ad esser del tutto inutili, si come ogni giorno l'esperienza ci dà à vedere.

Et album, vel subrubrum. Il colore bianco, et rosseggiante dell'Amomo è del grappolo, non della pianta; imperoche Plinio ancora gli stessi colori à grappoli dell'Amomo, non già alle piante attribuisce, come più sotto dimostrerermo; certo incredibil pare, che le piante dell'Amomo siano dorate, verdeggianti, rosseggianti, bianche; et varie; et in particolare veggiamo ne' grappoli Indiani tutti i sopranominati colori, da' quali maggiormente si conferma l'autorità dell' Indiano Amomo, et in vero, tutto che Dioscoride attribuisca a' grappoli dell' Amomno molti colori, cioè il dorato all' Armeno, il verdiccio à quello di Media, à quello di Ponto il bianco, et rosseggiante, il quale hora scieglie; et il variato, il qual pure più di sotto rifiuta; noi però (havendo tutti gli altri osservati) non habbiamo mai veduto il verdiccio. Hora facilmente mi darei io à credere, che questi colori non siano stati veduti da quelli Moderni, che pare, che habbino minacciato, et intimato guerra all'Amomo, essendo ch'essi non fanno memoria alcuna de' colori dello stesso, come quelli, c'hanno d'uno, ò due racemi al più osservato, et avvertito le proprietadi, et conditioni. Quel colore poi pare, che sia rosseggiante, che da Dioscoride è detto di sopra subcirrus, poi che essendo il cirro di ruffo, et rosso composto, quindi è, che anco il color subcirro sia rosseggiante. Il color bianco dell'Amomo non appare però bianco, come quello della neve, ò del latte, ma rimesso per un


non
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DELL'AMOMO INDIANO. 59

non sò che di occuro, ch'egli hà meschiato, se pure è lecito il dar giudicio delli Antichi, da' nostri Indiani racemi, de' quali quelli, che bianchi sono, in tal maniera sono bianchi, che alquanto al cinericcio colore s'avvicinano; E anco molto degno d'esser osservato, che non havendo Dioscoride in questo Capo fatto parola d'Amomo bianco, hora nondimeno lo scielga, et col migliore lo riponga, tutto che per lo contrario dica Plinio, che il pessimo è il bianco, et che tal cosa dalla vecchiezza gli procede. Si deve inoltre con diligenza investigare per qual cagione habbia Dioscoride tralasciato di dire, che s'elegga il grappolo dorato dell'Amomo: tutto che l'habbi come migliore lodato nell'Armeno: dobbiamo adunque alla proposta difficoltà satisfare; Impercioche primieramente quanto tocca al bianco colore dell'Amomo, che vien da Dioscoride al rosseggiante di bontà pareggiato; devesi rispondere, ò che sia la Greca lettione scorretta, del che anco viene da Marcello Virgilio sospettato, ò se pure è legittima la lettura, dir si deve, che Dioscoride alla libera, et apertamente all'openion di Plinio contradica, che afferma di tutti il pessimo esser il bianco, ò pure s hà da intendere, che parlando del bianco Dioscoride, intenda di quello, che s'ha di sopra chiamato dorato, che da Plinio pallido è detto; Ma se il testo è corrotto, et guasto, et la lettione scorretta, overo s'hanno da scancellare, Bianco, overo, et s'hà da leggere, Scielgasi il fresco, rossiccio, ò pure s'hanno alquanto da mutar le parole, et s'hà da leggere, Scielgasi il fresco, non bianco, ma rosseggiante; Quanto poi a' colori dell'Amomo s'appartiene, cioè il subaureo, ò dorato all'Armeno, ch'è di sopra da Dioscoride tenuto per il migliore, il bianco, et rosseggiante, i quali amendue


H 2 hora
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hora elegge, come d'una stessa bontade. Fuori di proposito non sarebbe di nuovo tornare con diligenza ad investigare, quali di questi colori bontà maggiore dinoti, et come debbano esser di mano in mano collocati; Ma tralasciamo hora di darne il parer nostro, poiche s'hà da fare più sotto, mentre le parole di Plinio si spiegheranno.

Non coactum, vel connexum, solutum autem, et diffusum; Molto oscuramente parla in questo luogo Dioscoride, il senso del quale molto difficil fora l'intendere, se non fosse questo luogo da Plinio stato illustrato, dove parla dell' Amomo falsificato. Là onde non senza causa entra Marcello in sospetto, che sia il testo in cotal parte corrotto, ma acciò chiaro si faccia, et palese si renda il senso di queste parole, tre cose si devono supporre. L'una sarà, che dicendo Dioscoride, che si deve eleggere l'ottimo Amomo, non parla della pianta altrimenti, ma del frutto si bene. Et questa prima suppositione, se bene è dalle antedette cose manifesta, si farà anco più chiara dalle cose, che s'hanno di sotto à trattare. Si deve secondariamente da Plinio supporre, che di due sorti era il legitimo Amomo, ch'era da gli Antichi adoperato, l'una era l'uva dell'Amomo, ò l'intiero grappolo: L'altra sorte poi il friato, ò Amomo dal proprio sostegno staccato, cioè il grappolo rotto. La terza cosa da presupporsi dall'istesso Plinio è; ch'era d'alcuni herbolai costume il falsificare, et l'imitare il grappolo del legitimo Amomo, il quale artificiosamente formavano da' fragmenti dell' Amomo insieme attaccati colla gomma liquida. Supposte queste cose non è difficile il vedere qual differenza sia tra il legitimo, et falso Amomo, tra quello, ch'è naturalmente intiero, et quello ch'è artificiosamente


falsi-
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falsificato, cioè, che il legitimo Amomo hà i frutti suoi da un solo sarmento procedenti, i quali, benche siano l'uno all'altro vicini, non sono però tra se stessi sì ristretti, anzi, che sono gli frutti l'uno dall'altro disgiunti: allo' ncontro poi il falsificato racemo è di granelli, et di frutti composto, i quali, tutto che altre volte fossero dal legno staccati, furono però colla liquida gomma in un finto grappolo ridotti, ma così l'uno all'altro ammassato, che più tosto un corpo continuo, e sodo rappresentano, che un grappolo di più granelle separate composto. Stimo per certo, che assegni Dioscoride nelle sovracitate parole i segni del grappolo falsificato, e finto, il quale è da lui rifiutato, et che anco spieghi le conditioni del legitimo racemo, il quale viene da lui stesso scielto, et eletto; perche dunque ributta Dioscoride l'Amomo ristretto, pare, che à noi manifesti l'adulterato racemo; ma perche ancora scieglie l'Amomo sciolto, et diffuso, pare à punto, che accenni il legitimo grappolo.

Non coactum, vel connexum. Stando che queste due voci sono allo stesso bersaglio dirizzate; cioò per dar à conoscere il falsato racemo, insieme attaccato colla liquida gomma, perciò si deve stimare, che queste voci, benche due siano, habbiano però uno stesso significato, come Ammonio scrive. Quindi è, che intendendo alcuno una di queste voci, l'intenda amendue.

Non coactum οὐ πεπιλημένον, dal che πιληματὰ sono quelle, che familiarmente chiamiamo Feltri, de' quali scrive Plinio, Lanæ, et per se coactæ vestem faciunt. Della Lana sola ristretta fanno vesti: là onde la voce πεπιλημένον è voce metaforica, et tolta dalle lane ristrette, le quali per


forza
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62 DESCRITTIONE

forza dell'acqua, et del fuoco in una veste si formano. Con questa voce adunque descrive Dioscoride il grappolo del falsato Amomo, perche dalle granelle del rotto, et spezzato Amomo si forma, mediante la liquida gomma.

Vel connexum συμπεπλεγμένον significa colligato, et composto; il quale è al semplice contrario, come s'hà da Aristotele nel libro della Periermenia, spieghisi poi Amomo ò colligato, ò composto, sarà però lo stesso senso, essendo che rifiuta Dioscoride il falsato racemo, composto di fragmenti d'Amomo, colla liquida gomma attaccati; quindi non è fuor di proposito il sospettare, che nel Greco testo manchino alcune parole, per le quali la stessa gomma liquida si debba intendere, con la quale scrive Plinio, che s'imita, et adultera il grappolo del legitimo Amomo. Ma que' Moderni, che all'espositione del Ruellio s'attengono, stimando, che quello Amomo ottimo sia, che ne strettamente si tocca; ne in se stesso è ravolto, chiaramente s'ingannano, essendo che hà di sopra apportato Dioscoride l'Universal descrittione del legitimo grappolo, il quale dice dover esser à guisa d'uva, dal legno in se stesso ravolto, da dove per necessaria conseguenza si cava, che l'istesso grappolo è ristretto. Dalle cose adunque, c'habbiamo da Plinio raccontate dell'adulterato racemo, si scioglie l'apparente contradittione di Plinio alle parole di Dioscoride, poi che scrivendo di sopra, che il grappolo dell'Amomo era ravolto in se stesso, ἀντιπεπλεγμένον, quivi poi elegge il grappolo οὐ πεπιλημένον, ἡ συμπεπλεγμένον non ristretto, aggiungi con la gomma liquida con Plinio; et perciò volontieri m'atterrei all'openione di Marcello Virgilio, che stima, che cancellar si debbano queste parole, come quelle, che sono state da qualche


ignorante
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DELL'AMOMO INDIANO. 63

ignorante libraio frapposte, se non havessimo da Plinio così evidente dichiaratione, come quella, c'habbiamo poco fà narrato.

Solutum, et diffusum. Dinota Dioscoride il legitimo grappolo con queste voci, le quali sono alle già dichiarate contrarie, cioè coactum, vel connexum, con le quali conditioni descrisse Dioscoride, et rifiutò l'adulterato racemo; Il legitimo grappolo poi è sciolto, et diffuso, il quale è di granelle da un solo sarmento procedenti composto, che si toccano si bene, ma l'uno non è attaccato all'altro, ma fra di se sciolti, et staccati, si come tutt'hora negli Indiani racemi si vede.

Solutum. Se i frutti dell'Amomo si leveranno dal racemo, perderanno il nome, et la definitione di Racemo, ma come scrive Plinio col nome di friato, et rotto Amomo si chiameranno, perche à tutti è manifesto, che ne di racemo il nome nè di sciolto si conviene al friato Amomo. Ma quel grappolo sciolto si può chiamare; i frutti del quale, tutto che al suo ramuscello siano attaccati, et l'un l'altro si tocchino, non sono però fra di loro incollati, ma sciolti, et disgiunti.

Diffusum διαχεχυμένον. Se diffuso, et sciolto sono voci, c'hanno la medesima significatione, diffuso é lo stesso, che sciolto, et amendue queste voci escludono l'agglutinatione de' frutti, da' quali vien il grappolo dell'Amomo composto; ne però può il nome di diffuso significare lontananza tra gli stessi frutti dell'Amomo, come gli Moderni scrivono, i quali in vece d'Amomo diffuso scrivono sparso; percioche havendo descritto Dioscoride nel principio di questo Capo il grappolo dell'Amomo esser dal legno in se stesso ravolto, non però ho-


ra
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64 DESCRITTIONE

ra per modo alcuno eleggere il grappolo dell'Amomo sciolto, et sparso; poiche sparso, et in se raccolto sono tra se contrarij; parli mò Dioscoride del grappolo dell'Amomo, come è nostro parere, ò pure della pianta, come stimano gli Moderni; Che questo participio poi διαχεχᴕμένον suoni sciolto, et diffuso, non è nuovo à gli huomini dotti.

Seminis plenum. Va pur seguitando il ragionamento dell'elettione dell'ottimo Amomo, et elegge il grappalo di semi ripieno; nel che per avventura riprende la dottrina d'alcuni Medici Antichi, che per ritrovare l'Amomo migliore dell'intiero racemo scielta facevano, non havendo però à gl'interni riguardo; tutto che da questi la principal bontà dell'Amomo dinotata ci venga, essendo di già manifesto, che meglio è l'Amomo rotto di semi ripieno, che il grappolo intiero, nel quale ò niun seme, ò pure imperfetto, et immatura si trovi. Leggiamo in Plinio, che il primo grado all'intiero racemo si conveniva, et che il secondo all'Amomo friato era concesso, ma non havendo Plinio fatto motto de' semi interni, quindi giudicar si puote, che gli antichi Medici non fossero così diligenti nell'investigare la pienezza degli interni semi.

Seminis. Habbiamo di sopra apportato molte significationi da Greci Autori, ma in questo luogo seme significa quello, ch'è ne' pericarpij contenuto.

Plenum. L'Amomo ripieno è il grappolo, li cui granellosi follicoli molti semi, et perfetti contengono, che la cavità delli stessi follicoli riempiono. Loda adunque per questa stessa cagione i grappoli ripieni di semi, per la quale anco approva il Cardamomo ripieno, et per quella, che lo spinge à scieglire il ripieno frutto del Balsamo; ma perche Diosco-


ride
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DELL'AMOMO INDIANO. 65

ride elegge l'Amomo ripieno di seme, questo è quello, che dà che fare a' Moderni, li quali stimano, che Dioscoride parli della pianta dell'Amomo, et anco pofessano, che gli antichi Medici solo della pianta dell'Amomo si servissero, et che come inutili i frutti, et semi di lui sprezzassero; Là onde dichiarando questo luogo dicono, che si deve eleggere la pianta dell'Amomo piena di seme, non perche siano ad uso Medicinale i semi à proposito, ma perche la gran copia de' semi è segno della bontà della stessa pianta, ma che però denno essere gettati i semi; Nulladimeno questa espositione per più d'un capo è da rifiutarsi, prima, perche espongono Dioscoride, come se della pianta parlasse, tutto che del grappolo ragioni, com'habbiam detto, et anco siamo per dimostrare; Di più questa dichiaratione alle parole dell' Autore è poco conveniente; poiche Dioscoride scieglie l'Amomo pieno di seme, et pure vogliono li Moderni, che il seme dell' Amomo sia gettato come inutile; oltre di ciò se i semi dell' Amomo fossero all'uso Medicinale inutili, overo contrarij, doveva avvisarlo Dioscoride; acciò nel comporre i Medicamenti, non scorresse qualche grave errore: Al che non basta rispondere, che i frutti, ò i semi dell'Amomo si debbano gettar via, come inutili, se anco ciò da' Classici Autori autorizzato non si fà vedere; ò pure con qualche ragione se ne dia la prova; alla fine, poi che dicono, che la copia, ed' abondanza de' semi arguisce la bontà della pianta, devonsi un poco interrogare di qual bontade della pianta intendano, se della passata, come quella, che gran copia di semi producesse, ò se della presente ancora: non v'ha dubbio, che se della passata bontà della pianta ragionano, sconvenevole sarebbe lo sciegliere la pianta dell'Amomo di frutti carica, la qual tutto che fosse


l altre
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altre volte stata di somma bontade dotata, havrebbe però dapoi perduta tutta la virtù Medicinale, la quale le levarono li troppo copiosi semi. Se dicono poi, che dinoti la presente bontade della pianta, questa dottrina per lo più è fallace, poi che tutto dì proviamo, che gli herbaggi all'uso de' cibi più non servono, quando vanno in semenza, et la ragione istessa anco lo ci dimostra, che quanto più dall'abondanza de' semi l'alimento vien succhiato, tanto maggiormente secchi divengono ali arbori, le piante, et l'herbe; il che insegna in queste parole Theophrasto, Ad utram enim partem succus influxerit, reliqua ieiunior erit, ambobus enim satisfacere non potest. A quale delle due parti scorrerà l'humore, l'altra sarà più debole, non potendo l'humore ad amendue satisfare.

Simile parvis uvis βοτρυδίοις, nell'esplicare di sopra questa voce βότρυς habbiamo portato due significationi, le quali sia à noi lecito traporle in questo luogo. Significa adunque sì racemo d'uva, come anco racemo, ò grappolo in commune, nell' istesso modo βοτρύδιον picciol racemo, e picciol uva significa; Ma gli Moderni vedendo, che questo nome di pcciol uva, e di picciol racemo favorisce la parte del grappolo Indiano, le granella del quale di dieci, ò dodeci al più non eccedono il numero, negano, che mai habbi detto Dioscoride, che scieglier si debba l'Amomo simil alle picciol uve, ò picciol racemo; ma è cosa molto più chiara, che la stessa luce di mezo giorno, che βοτρόδιον picciol uva, ò picciol grappolo significhi. Se dunque elegge hora Dioscoride la pianta dell' Amomo, come piace a' Modérni, quella non può esser simile à picciol uva, ò à picciol racemo, come habbiamo di sopra provato, con ragio-


ni.
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DELL'AMOMO INDIANO. 67

ni. Ma se così è, che l'Amomo, ch'elegge Dioscoride, sia un sol frutto al suo picciuolo appeso, certa cosa è, che non è à grappolo somigliante, stando, che quello grappolo s'intende, ch'è di frutti composto, che se l'Amomo è grappolo, ò specie di grappolo, senza dubbio egli à grappolo simile non fi può chiamare, perche non è specie alcuna, che al suo genere somigliante sì possa dire, come ne anco dir si puote, che l'Huomo all'Animale simil sia; per conseguenza ci resta, che l'Amomo sia simile all'uva, si come habbiamo anco di sopra dichiarato. Ma perche Dioscoride elegge l'Amomo simile βοτριδίοις, cioè alle picciol uve, pare, che con questo nome dell'uva intenda l'intiero racemo, ch' era da Plinio uva dell'Amomo chiamato, ch'era appresso gli Antichi il migliore; ma con la voce di picciuolo Dioscoride esclude l'Amomo grande di Media, il quale (come quello, ch'è inutile) poco dianzi rifiutò, tutto che li Moderni portino altre esplicationi alle parole di Dioscoride, come habbiamo dichiarato, dice Dioscoride, scielgasi, et quello che segue.

Seminis plenum, simile parvis uvis, seu racemulis. σπέρματος πλῆρες ὄμοιον βοτρυδίοι. espongon essi, scielgasi l'Amomo di semi ripieno, simil à picciol grappoli. Ma questa espositione di subito falsa si conosce; percioche la voce di Seme, la qual è del caso secondo, vien retta dalla voce ripieno, et non può con simile colligarsi, ch'è del quarto caso; là onde ritener si deve la commune dichiaratione, che dice, sciegli l'Amomo di semi ripieno simile alle picciol uve.

Grave. Che anco la gravità sia dell'ottimo, et lodatissimo Amomo conditione, ce l'insegna Dioscoride, dicendo, eleggerai l'Amomo grave, et pesante. Due sorti poi di gravità


l 2 si ri-
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68 DESCRITTIONE

si ritrovano, semplice l'una, come quella, ch'è negli Elementi della Terra, et dell'Acqua, l'altra, che vien dalla predominanza, ch'è ne' misti corpi, che sono nella maggior parte di Terra, et Acqua composti; la terza gravità finalmente è comparativa, per la quale, ò più, ò men gravi vengan detti i corpi pesanti. Senza dubbio la gravità dell'ottimo Amomo, ne è quella de' corpi elementari, et semplice; il che da se stesso è manifesto, ne anco è quella, che dal predominio vien detta, poiche cotal gravità è per lo più à tutti i misti commune; ne punto al dimostrar la bontà dell'Amomo s'appartiene; et perciò ci resta, che la gravità dell'Amomo sia comparativa, et che lo stesso significhi, si deve eleggere l'Amomo grave, come se dicesse, l'Amomo più grave, et pesante deve pigliarsi. Si può dapoi dell'Amomo, che grave vien detto, far il parallelo si à genere del tutto diverso, com'à dire al Piombo, o d'al Bronzo,com'anco ad una specie del medesimo genere, com'al Cardamomo, et simili, et può finalmente la gravità dell'Amomo à quegli Individui, che sono sotto questa specie contenuti, esser comparata; come questo con quell'altro grappolo d'Amomo. Non per altra causa senza dubbio elegge hora Dioscoride l'Amomo pesante, solo perch'è solito di sciegliere i semi più gravi, si come fà nel capo del Balsamo, dove il frutto grave elegge, cioè, come dice Plinio, pesantissimo; et perche la prova stessa ci ammaestra, che gli altri semi più gravi, et gli Indiani racemi più pesanti sono d'assai più efficace facoltà degli altri; il che anco la ragion materiale ci dimostra, poi che i semi pesanti si fanno, con la maturità, et concottione; per lo contrario poi leggieri sono quelli, che overo non hanno ottenuto di poter conseguire la debita maturità, ò pure qual-


che
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che contrattione dalla lunghezza del tempo causata patiscono. Ma quelli Moderni, i quali l'indiano Amomo rifiutano, come che non legitimo sia, perche grave non è, nella stessa cosa peccano in molte maniera; percioche, et al senso contradicono, et insieme meschiano i semi, et conditioni sì del legitimo, come dell'ottimo Amomo; imperoche se bene l'Amomo leggiero non puù(ò) esser ottimo, non prohibisce però punto, che non possa esser legitimo. Ma la questione dell'Indiano Amomo non è, se ogni Indiano racemo sia oe(t)timo; ma più tosto, se l'Amomo Indiano sia l'Amomo legitimo de gli Antichi. Fanno questi finalmente assoluta la gravità dell'Amomo, tutto che comparativa sia, la quale non si può conoscere, se molti grappoli dell'Amomo non sono l'uno all'altro paragonati.

Valde odoratum. Ci avvisa Dioscoride, che deve esser scielto di grand'odore; ma la grandezza dell'Amomo è di due sorti; semplice l'una, l'altra comparativa; la semplice fragranza è una delle conditioni del legitimo Amomo; ma la comparativa è segno dell'ottimo Amomo, con il quale dimostra Dioscoride, che quel grappolo si deve eleggere, ch'è di più soave odore de gli altri; et pare questa espositione à questo luogo molto acconcia, et à proposito; impercioche havendo Dioscoride detto di sopra, che l'Amomo d'Armenia è molto odorato, et havendo anco notato l'Amomo di Ponto, con il suo odore ferir le narici, co' quali segni c'insegnò il legitimo grappolo dell'Amomo, hora paragona gli stessi odorati grappoli l'uno con l'altro, et quello come ottimo elegge, che con la singolar fragranza dell' odor suo tutti gli altri grappoli d'Amomo trapassa, il che procede; perche i medicamenti più odorati son'anco maggiormente efficaci; come ci insegnò con queste pa-


role
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role Galeno. Iridem igitur, velut, et reliquas Medicinas, odoratiores semper eligito, ununquodque enim optimum est, quod sui generis odorem vehementiorem habet. Scieglierai dunque sì l'Iride, come gli altri medicamenti più odorati, che sia possibile; poiche qualunque cosa è la migliore, che nel proprio genere l'odore più penetrante ritiene. Annovera poi Dioscoride pria la gravità, et poscia la soavità, dell'odore dell’Amomo; percioche la gravità è anco segno della bontà dell'odore, come habbiamo anco negli Indiani racemi avvertito; et perche Dioscoride in questo capo altre volte hà fatto mentione della soavità, et efficacia dell'odore dell'Amomo, l'odore de gli Indiani racemi ottimamente anco à queste conditioni si conface; poiche di tanta soavità d'odore è dotato il grappolo Indiano, che lo stesso grappolo, c'habbiamo per molti giorni nell'Acqua bollente tenuto in macera, et dapoi essiccato sino à quest'hora, mentre queste cose scriviamo, gran parte della soavità del suo odore ritiene; per lo che io non saprei giamai dire qual causa possa haver spinto li Moderni à negar la soavità dell'odore dell' Amomo nostro, tutto che co' sensi stessi si scorga.

Sine carie, senza tarlo. Si come più suso elesse Dioscoride l’Amomo grave; perchè è il migliore, hora nella stessa maniera il tarlato rifiuta, come quello, ch'è mezo putrido; et il tarlo ancora è una tal qual putredine ò corruttione. L'Amomo cattivo poi è di due maniere, cioè quello, che non hà potuto alla perfetta maturità giungere, il quale è anco leggiero, et quello, che se bene fù buono altre volte di sua natura, nulladimeno sia per la vecchiezza guasto, et corrotto.

Et acre. Tra le qualità dell'ottimo Amomo, annovera


Dioscoride
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Dioscoride l'acrimonia, col qual segno dimostra la calidità dell'Amomo, et insieme conferma, che lo grappolo nostro sia il legitimo Amomo; essendo che à chi lo gusta acre manifestamente si fà sentire; l'Amomo poi, l'acrimonia del quale è da Dioscoride avvertita, è lo stesso grappolo, che disse Dioscoride esser silmile alle picciol uve; et in particolare, perche veggiamo da Plinio, che solo l'uva, ò il grappolo dell'Amomo, ò l'Amomo friato fosse in uso appresso gli Antichi. Peccano oltre di ciò i Moderni, cercando l'acrimonia dell'Amomo nelle stesse parti, delle quali da se sole non è uso alcuno in Medicina, cioè ne' soli follicoli, ò ne soli semi; percioche gli Antichi di tutto il racemo si servivano nel comporre gli Antidoti, et gli unguenti, ne però rigettavano i follicoli, come con l'autorità di Plinio dimostreremo.

Gustum mordens. Mordace al gusto. Niuna qualità si ritrova, la quale maggiormente c'insegni i temperamenti de' semplici medicamenti, che lo stesso sapore, il quale avvertisce Dioscoride acre, et mordace negli ottimi grappoli dell'Amomo; l'acrimonia poi è di due sorti; assoluta l'una, che in ogni genere d'Amomo si ritrova; l'altra comparativa, con la quale vien l'ottimo racemo dal men buono separato, della qual maniera intendiamo da Dioscoride esser l'Amomo di Media. In vero, essendo che Dioscoride elegge l'Amomo non acre solamente, ma che anco sia alla lingua mordace, pare, che descriva non ciascuna semplice, ò picciol'acrimonia dell'Amomo, ma la più cognoscibile, et efficace, et ciò per escludere il Medico Amomo non valido, et per eleggere il grappolo, et più acre, et di forze maggiori. Ma li Moderni, che cosa alcuna non tralasciano, per la quale possano stimare di poter le-


var
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72 DESCRITTIONE

var via l'autorità dell'Indiano Amomo, negano, che i semi dello stesso grappolo siano al gusto mordaci, ma in ciò fanno doppio errore; et perche negano cosa à sensi più, che chiara, et manifesta; et perche fanno l'acrimonia dell'Amomo assoluta, et non comparativa; quasi, che habbi detto Dioscoride, che ciascun grappolo dell'Amomo sia al gusto mordace, tutto che solo ci babbi insegnato, che quel racemo solamente, come ottimo deve esser eletto, ch'è mordace al gusto. Là onde se alcuno de'grappoli di Amomo (per esempio quello di Media) per la poca sua acrimonia non è al gusto mordace, potrà ben esser questo legitimo; ma non già tra gli ottimi grappoli annoverato.

Simplex colore, non varium. D'un sol colore non variato. Nella dichiaratione delle conditioni dell'ottimo Amomo ultimamente annovera il semplice colore, a cui il color variato s'oppone, il qual non è da Dioscoride rifiutato.

«Simplex colore. In questa voce Simplex è qualche ambiguità, percioche tanto si può dire contrario al color semplice il colore misto, et composto; nella qual maniera il bianco, et il rosso semplice si può dire, quando egli è al rosseggiante, ò biancheggiante paragonato; come anco quel colore semplice si può chiamare, che al variato colore è opposto, nella qual guisa l'uve, che sono alla debita maturità pervenute; di rosso, o dorato colore ornate si dicono. Allo 'ncontro conforme allo stesso significato del semplice colore l'uve acerbe non sono di color semplice, quando cominciano a maturare: poscia che di color verdeggiante, o rosseggiante si veggono, il che fù causa, che scrivesse Catone nel suo libro de Re rustica, che l'istesse uve nel maturar si varie si fanno, il che havendo anco


veduto
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DELL'AMOMO INDIANO. 73

veduto Dioscoride, per levare del tutto ogni dubbio, che intorno ciò potesse nasccere, se stesso dichiara, dicendo qual colore sia da lui per semplice inteso; poiche à quello s'appiglia, che al vario da lui rifiutato è opposto; peroche, per quanto a' colori misti, et composti s'appartiene, ò quello dorato dell'Armeno, ò rosseggiante, overo rossiccio di quello di Ponto, egli hà di sopra tutti e tre questi colori come lodevoli annoverati.

Non varium. Il color variato nell'uve buone da far vino all'hora si trova, quando che nello stesso grappolo alcuno de' granelli verdeggiante si vede, et alcun' altro purpureo; overo quando un granello da una parte è verde, dall'altra rosso. Noi habbiamo avvertito, che questo variato colore è stato a' Moderni in alcuni grappoli d'Amomo sconosciuto; II color adunque dell'Amomo, sì semplice, come anco variato, allo stesso grappolo, non alla pianta s'appartiene; però che Dioscoride in questo luogo, nel quale dell'elettione dell'ottimo Amomo ragiona, descrive lo stesso grappolo, non tutta la pianta, com'è parere de' Moderni. Imperoche chi potrà darsi mai à credere, che in una sola specie di pianta questa varietà di colori si trovi, si che una sol pianta tutta bianca si vegga, la quale, et di tronchi, et di rami, et di foglie bianche composta sia, et che un'altra tutta sia rossa; et che di sostegno, di rami, et di foglie rosse sia composta: Là onde senza lasciar luogo di dubitare, lauda Dioscoride il semplice colore del grappolo, et rifiuta il variato colore, poiche il semplice colore è segno di maturità, et perfettione; si come il variato colore allo 'ncontro è di perfetta maturità chiaro inditio, si come nell'istesse uve si può vedere.

Facultatem autem habet calfaciendi, adstringen-


K di,
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74 DESCRITTIONE

di, exsiccandi; somnuum conciliat, et dolorem lenit fronti illitum, inflammationes, et meliceridas concoquit, et discutit. Iuvat etiam Scorpionum ictus, cum Ocymo compositum Podagricis prodest; lenitque; oculorum inflammationes, atquc eas, quæ sunt in visceribus cum uva passa. Ad mulierum autem morbos, et in pestis, et infessionibus utile; decoctum ipsius potum convenit Hepaticis, nephriticis, podagricis.

Ha facoltà di scaldare, astringere, essiccare, provoca il sonno, et applicato alla fronte allegerisce il dolore di capo; risolve, et matura l'infiammagioni, ò posteme, Meliceridi chiamate: Giova anco alle punture de'Scorpioni, applicato insieme con Basilicò, et alle podagre, ò gotte, minuisce l'infiammagioni de gli occhi; et preso con uva passa scema quelle dell'interiora. Giova alle purghe delle donne, et è utile negli supposti, che s'applicano à quelle parti; et ancora alle parti di dietro: Il suo decotto bevuto apporta beneficio à quelli, che patiscono il fegato, ò indispositione delle reni, ò podagra.

Havendo di già portato Dioscoride i segni, et conditioni dell'ottimo, et legitimo Amomo, passa hora à spiegare le facoltà, et virtù dello stesso Amoma(o), sì le prime, come le seconde; cioè di riscaldare, d'astringere, di racchettare le doglie di capo, et altre da lui annoverate; le quali parole di Dioscoride, non hanno bisogno d'alcuna esposition nostra; sì per esser da loro stesse chiarissime, si anco, perche non sono à proposito della quistione da noi pigliata, cioè che l'Indiano racemo sia il legitimo Amomo de gli Antichi.


Misce-
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Miscetur autem, et antidotis, et præciosissimis unguentis. Si mescola questo ne gli Antidoti, et ne' più pretiosi unguenti. Questo nome Antidoto vien con queste parole spiegato. Medicamenta, quæ non extrinsecus imposita, sed intus assumpta malas corporis affectiones sanant, antidota Medici vocant; quorum, tres sunt omnino differentiæ: nam adversus exitiales potiones quædam faciunt, quædam ad feras valent, quæ venenum ictu, morsuque relinquunt; quædam excitis mala victus ratione morbis auxiliantur. I medicamenti, che non al di fuori applicati, ma pigliati di dentro, sanano l'indispositioni de'corpi, sono da' Medici detti antidoti; de' quali tre sole specie si trovano; peroche alcuni servono contro le avvelenate, et mortifere bevande; altri vagliono a'morsi, ò percosse velenose delle fiere; et altri finalmente giovano à quelli, che per la sregolata maniera di vivere sono indisposti. Gli unguenti de gli Antichi solevano d'ogli, et d'altre cose odorate esser composte, come hanno scritto degli unguenti Theophrasto, Atheneo, Dioscoride, et Plinio; et perciò quelli erano sontuosissimi unguenti, i quali da molti fragrantissimi odori forastieri si facevano; come nello stesso Plinio si legge, i quali unguenti erano chiamati esotici, ò forastieri; per i quali fù da' Romani Censori mandato un bando; che nor si potessero vendere unguenti forastieri, (che così eran detti) come scrive Plinio. Avvertiamo noi per passaggio in questo luogo, c'havendo riguardo Dioscoride alla dignità, et utilità de gli Antidoti, quelli à gli unguenti antepone; tutto che l'uso de gli unguenti paia degl'istessi antidoti più antico; poiche scrive Theophrasto, che gli unguenti


K 2 si com-
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si compongono d'Aromati, ne fà alcuna mentione de gli Antidoti, se bene anco gli Antidoti sono anch'essi d'Aromati composti. Plinio anco scrive esser molto più antico l'uso de gli unguenti, che quello degli Antidoti, perche dice, che fù ritrovato l'uso de gli unguenti nel tempo di Alessandro il Magno, et pare, che dia à Mithridate la gloria dell'inventione de gli Antidoti contro veneni. Così scrive Plinio de gli unguenti. Quis primum invenerit non traditur, Iliacis temporibus non erant, nec thure supplicabatur: Chi prima l'uso ne ritrovasse non vien assegnato, non erano però a' tempi de' Troiani, ne con l'Incenso facevansi i sacrificij, et poco dapoi soggiungePrimum, quod equidem inveniam in castris Darij expugnatis, in reliquo eius apparatu, Alexander cepit Scrinium unguentorum. Il primo ch'io trovi è, che nell'espugnato campo di Dario, fra gli altri abbigliamenti suoi, prese Alessandro la conserva de gli unguenti. Degli Antidoti poi scrive Plinio istesso Mithridates maximus sua ætate regum, quem debellavit Pompeius; Mithridate il maggior Rè del suo tempo, che fù vinto da Pompeo, et più sotto. Uni ei excogitatum quotidie yenenum bibere, præsumptis remedijs, ut consuetudine ipsa innoxium fieret. Primò inventa genera Antidoti, ex quibus unus etiam nomen eius retinet. Fù di lui solo inventione bere ogni giorno il veleno, havendo prima preso i rimedij, per farseli con l'usanza manco nocivi. Quindi hebbero primieramente origine gli antidoti, uno de' quali sin'à quest'hora il nome di Mithridate ritiene. Pare anco, che Galeno non conosca antidoto alcuno più antico dello stesso Mithridatio. Da queste cose adunque assai chiaramente


si vede,
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si vede, ch'è più antico l'uso de gli unguenti, che de gli antidoti. Siegue Dioscoride.

Adulterant verò aliqui Amomum, ipsa vocata Amomide, simile existente Amomo, inodoro autem, et sine fructu, quae nascitur in Armenia, floremque habet similem origano: oportet autem in huiuscemodi probationibus fragmenta vitare, eligito autem, quæ ab una radice habent surculos integros. Si falsifica con un'altra pianta à lui simile, detta Amomide; ma senza odore, priva di seme; Questa nasce in Armenia, et il suo fiore è simile à quello dell'Origano; Si devono adunque in queste prove schifare i fragmenti, et eleggere gl'interi sarmenti, che da una sol radice germogliano. Essendo officio di dotto, et prattico Semplicista insegnar non solo quali siano le vere, et legitime piante, ma anco scoprir le non legitime, et falsificate, acciò queste non siano come vere adoprate, od usurpate; perciò havendo Dioscoride mostrato qual sia il legitimo Amomo, tratta hora dell'Amomide, della qual malamente si servivano alcuni herbolai nel falsare l'Amomo, et insieme anco ci riduce à mente il general precetto, per il quale si possi avvertire, et fuggire l'impostura, sì dell'Amomo, come dell'altre piante ancora, cioè se fuggiremo i fragmenti, ò rottami, et eleggeremo i sarmenti da una sol radice proceduti. Potevano in vero le cose sopradette esser à bastanza per dar à conoscere perfettamente l'Amomo; ma Dioscoride volendo forse calcare le stesse pedate de gli antichi Semplicisti, hà anco aggiunto la descrittione dell'Amomide; perciò anco noi l'esporremo in particolare, perche le parole hanno in se qualche oscurità, et difficultà, le quali hanno bisogno d'espo-


sitione;
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sitione, et perche li Moderni quindi cavano gli argomenti, per turbar del tutto, et gettar sossopra la cognitione dell'Amomo; per maggior intelligenza dunque investigheremo nel dichiarar le parole di Dioscoride qual sia la pianta dell'Amomide, et à qual Amomo s'assomigli: dapoi ritorneremo alla memoria li varij significati dell'Amomo; oltre di ciò investigheremo qual piante possano adulterarsi, et in che modo, et finalmente dichiareremo qual'Amomo sia quello, che con l'Amomide vien falsificato.

Adulterant aliqui Amomum. I molti significati, di questa voce Amomo saranno da noi più sotto dichiarati; et in un'istesso tempo faremo manifesto l'Amomo, che da alcuni herbolai era con inganno falsato.

Ipsa vocata Amomide. Pare, che il nome dell'Amomide sia denominativa dall'Amomo; poiche se il nome dell'Amomo fosse proprio della stessa pianta, Dioscoride havrebbe questa stessa pianta chiamata Amomide semplicemente, senza pianta veruna, et non vi farebbe aggiunta quest'additione, chiamata Amomide.

Simili existente Amomo; inodora autem, et sine (f)ructu. L'Amomide è all'uso medicinale inutile; et perciò anco ignobile; et perciò non hà ne proprio nome, ne propria definitione; per il che l'Amomide dall'Amomo pigliò in nome, et la sua descrittione dalla similitudine dell'Amomo.

Amomo, inodoro autem; et sine fructu ἀμόμω ἀνόσμω μέντοι, καὶ ἀκάρπω; Gli Esositori tutti attribuiscono all'Amomide l'esser senza odore, et senza frutto; non all'Amomo: ma la lettione delle parole Greche, c'habbiam proposto, mostra, che le voci adiettive si devono più tosto congiungere al più vi-


cino
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cino sostantivo, ch'è Amomo, che col più lontano Amomide; oltre di ciò essendo, che la voce Amomo habbi molti significati, poi che significa la pianta, sì di frutti priva, come anco delli stessi carica, et il frutto racemoso alle picciol uve somigliante; per questa cagione necessariamente dovea distinguersi quelle voce, per levare ogni causa di dubitare; il che fanno in eccellenza a queste voci ἀνόσμω, καὶ ἀκάρπω, che significan l'Amomide esser simile non à qualunque Amomo, perche ne alle piante di frutti cariche, ne allo stesso grappolo è somigliante; ma all'Amomo senza odore, et senza frutto; cioè all'Amomo non maturo, come anco Plinio scrive. Si conferma di più la stessa espositione; poiche se diciamo che l'Amomide inodora, et senza frutto sia simile all'Amomo, il quale di sopra dicemmo esser racemoso, di semi ripieno, carico di frutti; molto odorato, non potremo in modo alcuno sottrare Dioscoride da una manifesta contradittione, ò pur almeno da una notabil equivocatione, od oscurità di parole; et perciò siamo sforzati, per fuggir simili inconvenienti, distinguere la voce Amomo, nella pianta senza odore, et sterile; et nella odorata, et di frutti carica, dicendo, che l'Amomide non è à qualunque Amomo somigliante, ma à quello, ch'è senza odore, et di frutti privo; là onde manifesto è, che la voce ἀνόσμω, καὶ ἀκάρπω devesi alla voce di Amomo congiungere, come habbiamo di sopra affermato.

Quæ nascitur in Armenia, floremque habet similem Origano. Afferma Dioscoride, che l'Amomide nasce in Armenia, ma perche non si sà, se Dioscoride ponesse mai piede nell'Armenia, havendo egli anco detto l'Amomo nascer in quelle parti, tutto che dall'Indie trasferito ci venga,


quindi
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quindi entriamo noi in sospetto, che l'autor nostro habbia scritto dell'Amomide, non quello, ch'egli con gli occhi propri hà veduto, ma più tosto quello, ch'egli hà letto in altri autori, et in particolare, perche non hà dato à conoscere il fiore dell'Amomide; dandone la descrittione, et le conditioni proprie, ma l'hà à quello dell'Origano assomigliato; Resta hora, che dichiariamo qual piante soglionsi adulterare, et in che maniera; In vero le piante forastiere, delle quali spessissime volte s'hà gran caristia sono il più delle volte con arte finte, si come per lo contrario le piante, che à noi sono communi, non sono così sottoposte à cotali imposture, essendo che, et sono più utili, et con poca spesa si possono havere: Tre modi sono di falsificare i semplici medicamenti; primieramente mutandoli, secondariamente mescolandovi altra cosa, et finalmente alterandoli; mutandoli, se accade, che le piante non legitime siano molto simili alle legitime, si come per esempio somigliano molto le radici della Centaurea maggiore à quelle del Rhapontico, delle quali molte volte alcuno si serve in vece del Rhapontico col meschiarvi poi qualche cosa, ancora s'adulterano i semplici medicamenti con le piante non legitime, che sono alquanto alle legitime somiglianti, si come a' frutti del Balsamo interviene, col quale sogliono essere meschiati i semi dell'Hyperico, come narrano Dioscoride, et Plinio scrivendo del Balsamo: con l'alteratione poi possono que' semi esser falsati, c'hanno perduto qualche parte dell'innata, et naturale sua bontade; il che anco avviene all'intero grappolo dell'Amomo, se vien spezzato, et se que' rottami vengono con la liquida gomma ritaccati, si come già facevano gli Antichi herbolai, che con arte componevano il finto racemo dell'Amomo, il qual'era


da
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da legitimo imascherato, si come habbiamo in Plinio. Esposte adunque le cose sodette in questa maniera, spiegar si devono le parole di Dioscoride, ii(l) quale mostra l'Amomo, si dall'imposture guasto, come anco quello da ogni sospetto di frode lontano.

Oportet autem in huiuscemodi rerum probationibus fragmenta vitare; Eligito autem quæ ab una radice habent surculos integros. C'insegna Dioscoride, per fuggire la falsificatione fatta coll'Amomide, quella general cautlone, della quale anch'esso si soleva servire nell'elettione d'altre legitime piante; cioè, che ci guardiamo da' rottami, et eleggiamo gl'intieri sarmenti, che da una radice sola germogliano.

Huiuscemodi rerum. Τῶν τοσούτον, cioè nell'elettione del legittimo Amomo, et dell'altre legitime piante si denno tralasciare i fragmenti, ne' quali può esser ascosta frode , od impostura, et devonsi eleggere gl'intieri sarmenti, che sono non sospetti di frode alcuna: Là onde mamifestamente si vede, che questo precetto è commune sì all'Amonmo, come all'altre piante ancora, percioche nel Capo del Cinnamomo inculca lo stesso precetto, che si debba dalla radice sterpar il germoglio, et che si debbano schiffare i fragmenti.

Fragmenta vitare. Si devono schivare i fragmenti sì dell'Amomo, del quale principalmente si parla, sì dell'altre piante, le quali communemente comprende Dioscoride.

Eligito autem quæ ab una radice habent surculos integros, Mentre rifiuta Dioscoride i rottami dell'Amomo in uno stesso tempo elegge gl'intieri sarmenti; percioche nell'Amomo, che s'hà da sciegliere, non si dà mezo alcuno


L tra
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tra gli intieri sarmenti, et i fragmenti; là onde dal rifiutar i fragmenti necessariamente ne segue, che si debbano eleggere i sarmenti intieri. Si deve adunque investigare che cosa intenda Dioscoride per gl'intieri sarmenti dell'Amomo; et perche li sarmenti intieri hanno luogo d'habito, et i fragmenti di privatione, perciò si deve pigliar il principio della dichiaratione da gl'intieri sarmenti, dalla dichiaratione de' quali facilmente si verrà in cognitione de' rottami. Quanto poi che Dioscoride elegga gl'intieri sarmenti, come quelli, che non soggiacciono à frode alcuna, che con l'Amomide si fà, quindi forse stimerà alcuno, che il sarmento intiero sia il grappolo intiero dell'Amomo; si perche il grappolo è attaccato all'unico suo sostegno, senza il quale non può stare insieme, sì perche di sopra Dioscoride per haver l'Amomo migliore scielse il grappolo: alle quali cose s'aggiunge (così testificando Plinio) che l'uva dell'Amomo, cioè l'intiero grappolo, era appresso gli Antichi nel primo grado tenuto: ma perche gl'intieri racemi immediatamente dalla radice non provengono, ma vi sono frapposti i rami, et il tronco, che dalla radice spunta; perciò per gl'intieri sarmenti non possiam noi esporre i racemi; ma dobbiamo intendere l'intiero caule co' suoi frutti, perche quello della radice sen'esce; percioche quanto tocca alla pian pianta dell'Amomo di frutti priva, quella le conditioni dell'Amomo non possiede da Dioscoride in quelle parole accennate.

Ponticum fructus plenum.
Eligito seminis plenum.

Oltre di ciò tanto è lunge dal vero, che scielga Dioscoride la pianta di frutti priva, come lontana da gl'inganni, cioè dall'alteratione dell'Amomide, quanto s'havesse eletto la pian


ta
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ta sterile, et infeconda, overo egli havesse eletto la stessa Amomide, ò pure havesse eletto pianta del tutto all'Amomide somigliante. Da queste dichiarationi manifestamente si vede null'altra cosa significare i fragmenti dell'Amomo, salvo che le stesse parti dell'intiera pianta, cioè i surculi spezzati, et i frutti rotti insieme comessi.

Quindi manifestamente si scorge, che in una sol maniera soleansi falsare i fragmenti dell'Amomo con l'Amomide, cioè insieme mescolando i fragmenti dell'uno con quelli dell'altro, li quali perciò hà per sospetti Dioscoride, et insegna, che tralasciar si debbano. Di quì anco chiaramente appare quelli Moderni essersi ingannati, li quali senza veruna, distintione scrissero, che et l'Amomo è simile all'Amomide, et che con la stessa si può falsare; percioche ne la pianta dell'Amomo de' suoi frutti racemosi ornata, ne lo stesso intiero grappolo sono all'Amomide somiglianti, ne l'intiera pianta ornata de' suoi frutti, ne lo intiero grappolo sono à gl'inganni dell'Amomide sottoposti: Ma dalle cose dette da Dioscoride ne nasce una difficoltà, perche in questo luogo scielga più tosto gl'intieri sarmenti dell'Amomo, che gl'intieri grappoli, havendo di sopra eletto non gl'intieri sarmenti, ma gl'intieri racemi dell'Amomo, come habbiamo di già provato: In molti modi si può scioglier cotal dubbio; il primo è, perche non repete Dioscoride l'elettione dell'ottimo Amomo, havendone di già dato tutte le conditioni, ne revoca in dubbio le qià raccontate conditioni della bontà dell'Amomo, poi che questa sarebbe cosa da huomo ignorante, et instabile, ma ci dà un vero, et util consiglio, per lo quale possiamo da gl'inganni fatti con l'Amomide guardarsi; cioè, che schiviamo i rottami


L 2 dell'Amo-
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dell'Amomo, come al succo, et all'inganno sottoposti, et sciegliamo gl'intieri sarmenti, come da ogni sospetto di frode lontani. Non si contradice dunque Dioscoride, havendo egli di sopra eletto il grappolo dell'Amomo, come parte più principale, et all'apparato degli unguenti più atta, come anco alle compositioni degli Antidoti, se bene elegge hora gl'intieri sarmenti, ò pure l'intiera pianta dell'Amomo de' suoi frutti carica, per fuggire le frodi dell'Amomide, ma non all'uso de gli unguenti, degli Antidoti. Da queste cose chiaro è, che la miglior parte dell'Amomo è il grappolo; et che la pianta intiera dell'Amomo de' suoi frutti coperta è bene il legitimo, ma non l'ottimo Amomo; L'altra solutione del dubbio è, che sa bene tratta hora Dioscoride del modo del fuggire gl'inganni, che sono fatti col mezo dell'Amomide; nondimeno per fare la dottrina più generica, et utile, non solo nell'Amomo elegge i surculi intieri, ma nell'altre piante ancora; però che quelli sono anco ad'altre piante communi; non elegge adunque i grappoli, perche sono dell'Amomo particolari; L'ultima ragione è, c'havendo Dioscoride per avanti scielto il grappolo dell'Amomo come ottimo, parlò allhora come di proprio parere, ma eleggendo in questo luogo l'intiera pianta parla con l'autorità degli antichi Semplcisti, da' quali tolse di peso questa historia degl'inganni dell'Amomide nell'Amomo. Che poi Dioscoride habbi pigliato ad verbum quest'ultima parte dell'Amomide dagli antichi Scrittori, oltre quello, c'habbiamo a' luoghi suoi avvertito, questo ancor ce lo manifesta, che se havesse mai Dioscoride veduto la figura dell'Amomide, di troppo debil' ingegno stato sarebbe, se tra(l)asciata la descrittion dell'Amomide da gli stessi sensi cavata,


fosse
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fosse ricorso alla somiglianza della pianta dell'Amomo, havendo in particolare così confusa, et oscuramente figurato lo stesso fruttice nel principio di quest'historia, che à noi died(e) occasione di sospettare, che la pianta dell'Amomo fosse solo da Dioscoride per udita, non già di veduta propria conosciuta. Che poi alcuni antichi Semplicisti habbino figurata, col descriverla, l'intiera pianta con la sua radice mostreremo il luogo appresso di Plinio. Ci restano anco quelle parole di Dioscoride, che dicono.

Ab una radice prodeuntes. La radice dell'Amomo non è altrimenti utile all'uso degli unguenti, et degli Antidoti; stando che memoria alcuna non sen'hà appresso li Medici Antichi; ma Dioscoride delle radici fà mentione, per mostrar l'intiera pianta, et alle sue radici congiunta non esser à gl'inganni soggetta; il che ciascuno sì nell'Amomo, come nell'altre piante ancora può facilmente avvertire. In questo luogo avvertisco, che di una buona riprensione son degni quelli Moderni, che da sì oscura, et astorusa historia dell'Amomide cavano ragioni, et argomenti per confondere la chiara, et manifesta dottrina, la quale Dioscoride ci lasciò del grappolo dell'Amomo; poi che essendoci connaturale quel modo di Filosofare di cominciar sempre prima dalle cose à noi più note, et di mano in mano andare investigando, et inquirendo quelle, c'hanno più del difficile, al cui methodo sono li Moderni Commentari, li quali dalla dubbiosa, et inetta descrittione dell'Amomide vanno cercando di confondere, et intorbidare la certa, et limpida cognitione dell'Amomo racemoso.


Si
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86 DESCRITTIONE

Si vede hormai manifestamente da questa Prima parte de' Commentari nostri, ne' quali habbiamo l'historia dell'Amomo di Dioscoride dichiarata, che Dioscoride hà scritto cose alla verità conformi, et anco chiara cosa é, che le note tutte da Dioscoride scritte si veggono anco nell'Indiano racemo.















C O M-
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COMMENTARIO

SOPRA IL CAPO

Dell'Amomo di Plinio.

Di Nicolò Marogna Veronese.


SPORREMO in questa Seconda Parte de' Commentari nostri l'Historia dell'Amomo da Plinio scritta nel Libro duodecimo, al decimoterzo Capo, et con la stessa maniera procederemo, la quale habbiamo usata nella dichiaratione di Dioscoride; percioche mostreremo che Plinio hà veracemente scritto, et cose à quelle conformi, c'hà scritto dell'Amomo Dioscoride istesso, anzi che chiaramente faremo vedere, che l'Indiano racemo và di tutte le note, et conditioni altero, che da Plinio le sono assegnate; et oltre ciò proveremo, che Plinio sia stato più chiaro, et più sollecito, et diligente nel descriver l'Amomo di quello, che sia stato Dioscoride. Scrive Plinio.

Amomi uva in usu est, Indica vite Labrusca, ut alij existimavere frutice. Myrtuoso, palmi altitudine, carpiturque cum radice, manipulatim, leniter componitur, protinus fragile, laudatur quam maximè: Punici mali folijs simile, nec rugosis, colore ruffo. Secunda bonitas pallido; Herbaceum peius, pessimumque candidum, quod et vetustate evenit; Pretium uvæ in libras LX. feriato verò Amomo XLVIII.


Nasci-
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88 DESCRITTIONE

Nascitur, et in Armeniæ parte; quæ vocatur Othene, et in Media, et in Ponto. Adulteratur folijs punicis, et gummi liquido, ut cohæreat, convolvatque se in uvæ modum: Est, et quæe vocatur Amomis, minus venosa, atque dura, ac minus odorata: quo apparet aut aliud esse, aut colligi immaturum. Simile his, et nomine, et frutice Cardamomum semine oblongo. Metitur eodem modo, et in Arabia. Quattuor eius genera: viridissimum ac pingue, acutis angulis, contumax frangenti, quod maximè laudatur: Proximum è ruffo candicans: Tertium brevius, atq; nigrius. Peius tamen varium, et facilè tritu odorisque; parvi: qui verus Costo vicinius esse debet. Hoc, et apud Medos nascitur. Pretium optimi in libras XII.

L'uva dell'Amomo è in uso, che nasce dall'Indiana vite labrusca, et come è stato d'alcun'altri parere, da uno sterpo, ò fruttice mirtuoso, che perviene all'altezza d'un palmo. Questa con la radice si coglie, et si fà in piccioli fascetti, ma con somma destrezza, et leggierissimamente, essendo ch'ella si rompe molto facilmente. S'approva sommamente quello, ch'è simile alle foglie non rugose del Pomo granato, di color ruffo. Il secondo grado di bontade al pallido vien concesso; L'herbaceo, ò verdiccio è peggiore, si come il bianco poi è pessimo; il qual colore gli avviene anco per la vecchiaia. Il prezzo dell'uva per cadauna libra è di sessanta danari, et del friato quarantotto. Nasce sì in quella parte d'Armenia, che Othene vien detta, come anco in Media, et in Ponto. Si falsifica con le foglie del Melogranato, et con la gomma liquida, acciò s'attacchi, et à guisa d'uva si ravvolga. Vi è anco quel-


la,
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la, che Amomide vien detta, manco venosa, et dura, et meno odorata, dal che si vede, ch'ella è cosa dall' Amomo diversa, ò pure, ch'è lo stesso, ma colto immaturo. A questi è molto simile, sì nel nome, come nella pianta il Cardamomo di lungo seme. Nella stessa maniera nell'Arabia si coglie. Di questo quattro sorti nell'Arabia si trovano; del verdissimo, et grasso, c'hà gli angoli acuti, difficile, et duro al lasciarsi rompere, il quale è anco il migliore: à cui di bontà è vicino quello, che nel ruffo biancheggia. Il terzo è il più corto, et più nero: Il peggior nondimeno è quello di variato colore, facile ad esser spezzato, et di poco odore: Il legitimo, et migliore deve avvicinarsi al costo; et questo nasce ancora in Media, il cui prezzo è per ogni libra dodeci danari; Nel trasferire l'historia dell'Amomo non habbiamo voluto tralasciare la descrittione del Cardamomo, la quale ci vien da Plinio proposta, acciò potiamo investigare, se l'Indiano grappolo nostro sia forse alcuna specie di Cardamomo racemoso, come scrivono li Moderni. Ma hormai diamo principio all'espositione delle parole, dice Plinio.

L'uva dell'Amomo è in uso, che nasce dall'Indiana vite Labrusca, et com'è stato d'alcun'altri parere, da uno sterpo, ò fruttice mirtuoso, che perviene all'altezza d'un palmo. Questa con la radice si coglie, et si fà in picciol fascetti; ma con somma destrezza, et molto leggiermente. In questa parte descrivendo in un certo modo il frutto dell'Amomo lo chiama uva; la qual avverte egli esser in uso, ma figurando la pianta dell'Amomo dice, che quella secondo l'opinione d'alcuni é l'Indiana vite Labrusca, ma conforme al parer d'altri è un Mirtuoso arboscello, dell'altezza d'un palmo, il quale con


M la
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90 DESCRITTIONE

la radice vien colta, et con diligenza in fascetti vien composto, et ch'è facilissimo ad esser spezzato; ma le parole ad una ad una devono esser ponderate.

Amomi uva in usu est. Il nome d'Amomo significa la stessa pianta, la qual subito descrive; il frutto poi della stessa pianta uva dell'Amomo vien detto, et il nome d'uva non significa il frutto della vite, ch'è di musteo succo ripieno, et da cui si cava il vino, ma dinota il frutto dell'Amomo, l'estrinseca figura del quale è simile all'uva, nella qual guisa veggiamo esser l'Inidiano racemo, per lo che il frutto dell'Amomo uva si chiama, trapportando la voce d'vua dal frutto della vite à quello dell'Amomo, il quale è in modo simil all'uva, che scrive Plinio, che anco quelli, che falsificano l'Amomo, adoprano ogni loro sforzo, per formar frutto, che in se stesso si ristringa à guisa d'uva, Plinio poi adopra lo stesso nome d'uva, per dar ad intendere i frutti racemosi, che sono tra se attaccati, et ravvolti; impercioche dice altrove.

Anchusæ circa imum caulem, in ramulis semen exit uvis dependentibus.

Il seme dell'Anchusa da' ramuscelli sen'esce, a guisa d'uva pendente nella più bassa parte del caule.

In questo luogo avvertisco, ch'essendo in se stesso ravvolto, et ristretto il grappolo Indiano d'uva in guisa, non può perciò esser rifiutato, come Amomo non legitimo. Li Moderni adunque, che al Ruellio attribuiscono ad errore, che habbia falsamente esposta la voce di Dioscoride Βότρυος, uva, tutto ch'ella racemo significhi, tacitamente anco riprendono Plinio, il quale mentre ch'espone Dioscoride, che dell' Amomo parla, sia caduto nell'errore medesimo del Ruellio, come


quello,
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quello, c'habbi esposto il nome di Βότρυος col nome d'uva. Questo dubbio si può sciogliere in molte maniere; una delle quali sia, che Plinio non eseguisse l'ufficio d'interprete di Dioscoride, ma che scrive una natural historia, la quale egli hà da' più approvati Autori, sì Greci, come Latini cavata, si come egli scrive nell'epistola à Vespasiano; et perciò non deve egli alle leggi degl'Interpreti esser obligato, che sia tenuto tradurre à parola per parola. Che Plinio poi non esponga Dioscoride, questo ce lo rende manifesto, che mentre annovera Plinio quelli Autori, sì Greci, come Latini, da' quali ha cavato la natural sua Historia, non fà in luogo alcuno di Dioscoride mentione, come à punto se mai non havesse veduto gli scritti di Dioscoride, la causa di che non tocca hora punto alla nostra disputa. Ne c'è punto contrario, che amendue gli Autori scrivano quasi lo stesso dell'Amomo; percioche può essere, che questi due grand'huomini habbino da uno stesso Autore, pigliato questa loro hiftoria; L'altra solutione poi della proposta dubitatione è, che se bene vogliamo conceder, che Plinio habbi in questo luogo esposto Dioscoride, egli non hà servato la proprietà di questa Greca voce Βότρυος, havendosi del nome d'uva servito, con la qual anco insieme con molta eleganza espresse il frutto dell'Amomo, et pose avanti à gli occhi de'Lettori; impercioche la voce d'uva molto più chiaramente il frutto dell'Amomo dà à conoscere di quello, che si facci il nome di racemo, ch'è nome generico, et anco sotto si contiene que' generi di racemi, li quali hanno, ò poco, ò nulla di somiglianza col legittimo Amomo, si come sono i grappoli rari, et sparsi dell'Hellera, dell'Ebulo, dell'Uliva, ma il nome d'uva ci dimostra un tal grappolo in se stesso ristretto, si


M 2 come
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come veggiamo essere il grappolo dell'Indiano Amomo. L'ultima soluttone del dubbio è, che il frutto dell'Amomo in commune parlando secondo il costume de' Romani soleva col nome d'uva chiamarsi, in modo che non fù il primo Plinio ad inventare la voce Metaforica d'uva, ma quella voce adopra, che fù prima di lui da gli Unguentarij, et Herbaioli ritrovata; il che quindi lecito ci è congietturare, perche Plinio sempre chiama l'Amomo col nome d'uva, et non mai col nome di grappolo, quasi che alcun'altro nome usitato non fosse presso i Latini, per dinotare il frutto dell'Amomo, che il nome d'uva, ne stimar si deve, che Plinio dal nome di grappolo s'astenesse, perche la voce di racemo meno Latina fosse; imperoche anco Plinio della voce di racemo si serve, dove parla de' frutti con queste parole.

Dependent alia pediculis, ut Pira alia racemis, ut uvæ palmæ; alia et pediculis, et racemis, ut Hederæ, Sambuci.

Pendono da picciuoli alcuni, come le Pera, altre da grappoli come l'uve delle Palme, altre, et da picciuoli, et da grappoli, come l'Hellera, et il Sambuco. Seguiam noi l'incominciata dichiaratione delle parole.

Amomi uva in usu est. L'uva dell'Amomo è in uso. Per uva dell'Amomo intende il grappolo, il quale d'uva hà sembianza; Il frutto dell'Amomo è di molti frutti granellosi composto, et del legnoso suo sostegno; ma i frutti tutti ad uno ad uno hanno il sio follicolo, ò pericarpio, nel quale sono i semi contenuti; ma perche scrive Plinio, che l'uva dell'Amomo è in uso, quindi si viene à conoscere, che gli Antichi Medici del grappolo tutto si servivano, perche fù di costoro


ope-
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openione, che niuna parte d'esso fosse inutile alle compositioni de gli unguenti, et de gli Antidoti, cioè, nè il follicolo, nè i semi, nè il legno, al quale stà il grappolo attaccato, la cagione di che si fà manifesta dal nostro Indiano racemo; percioche li suoi follicoli, et il legno sono d'Aromatico odore, et d'acrimonia dotati. Non comprende però Plinio sotto questo nome d'uva la pianta dell'Amomo, sì perche l'una dall'altra distingue, cioè l'uva dalla pianta dell'Amomo; sì perche il frutto era certo, et la pianta dell'Amomo incerta, stando che alcuni hebbero pensiero, che fosse la vite Labrusca, et altri stimarono, che fosse uno sterpo mirtuoso, et se bene scrive Plinio, che l'uva è in uso, non esclude però l'uva friata, od il grappolo spezzato, il prezzo del quale poco dapoi dà à conofcere; percioche il grappolo spezzato sotto l'intiero racemo è contenuto, ò come parte sotto il tutto, ò come imperfetto sotto il perfetto; et poi l'uva dell'Amomo era in uso nelle compositioni degli unguenti, come quì presso dal grappolo di Plinio dichiareremo; ma dalle parole di Plinio istesso nascono alcune dubitationi, l'una è, perche habbi Plinio insegnato l'uva dell'Amomo, et habbi tralasciato la sua descrittione, nella qual cosa per stessa strada non è caminato Plinio, per la quale è caminato Dioscoride, il quale prima la descrittione dell'Amomo, et poi diede l'uso dello stesso; A questo dubbio stmo, che satisfar si debba in questa maniera, che Plinio habbia tralasciato la descrittione del frutto dell'Amomo, ò per il desiderio d'esser breve nello scrivere la natural sua Historia, ò perche vedesse, che fosse quel nome d'uva di tanta energia, che à punto fosse espressivo del grappolo in se stesso ravolto; In modo che basti in vece d'una ben chiara descrittione, o pure


final-
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finalmente tralasciò la descrittione del frutto dell'Amomo, perche al tempo di Plinio il frutto dell'Amomo era à gli unguentarij, et à Medici conosciutissimo, come di sotto mostreremo. L'altro dubbio da' Moderni eccittato è qual fosse la parte dell'Amomo, della quale si servivano gli Antichi, se ò la stessa pianta, od il frutto, ò pure l'uno, e l'altro. Habbiamo di già nell'esporre Dioscoride dimostrato, che lo stesso Autore hà scielto il frutto dell'Amomo racemoso, come ottima parte dell'Amomo, et anco di sopra in esporre le parole di Plinio, habbiamo fatto vedere, che del grappolo dell'Amomo si servivano, il quale è di sostegno, follicoli, et semi composto, et la pianta esser inutile; fosse mò, ò la vite Labrusca, ò pure un Mirtuoso sterpo, come ad alcuno piacque; Oltre di ciò la stessa opinione si conferma, che solo l'uva dell'Amomo appresso gli Antichi fosse in uso, perche l'uva dell'Amomo sì intiera, come rotta nelle botteghe si vendeva; Ma la pianta dell'Amomo all'incontro non era di prezzo, ò valore alcuno, come più basso da Plinio mostraremo; nè però della fedeltà di Plinio dubitar si deve, perche nelle botteghe de gli Unguentarij a' tempi antichi si vendeva il frutto dell'Amomo publicamente, come quello, ch'entrava nelle compositioni de' più pretiosi Unguenti, de' quali in ogni luogo, come in Roma frequentissimamente si servivano; Che poi l'uva dell'Amomo si vendesse nelle botteghe de gli Unguentarij, lo attesta Plinio; il che pare anco, che confermimo molti gravissimi Autori, da' quali si cava, che non solo gli Unguentarij vendevano gli unguenti; ma anco gli stessi aromi, de' quali gli Unguenti si componevano, poiche Catone nel suo Libro de Re rustica, per far il vino odorato, vi messe il Giunco; et la Pal-


ma,
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DELL'AMOMO INDIANO. 95

ma, la qual hanno gli Unguentarij, et Columella nel suo vin cotto pone il Giunco, il Cipero, la Mirrha, il Calamo, et l'Amomo ripone; Et scrive Galeno, che gli Unguentarij habitanti in Roma, havevano anco da dar à prezzo molte piante forastiere. Che poi dell'Amomo si servissero nella maggior parte de gli unguenti forastieri, lo scrive Plinio dove tratta de gli Unguenti con queste parole.

Tutti più acuti si fanno col Costo, et coll'Amomo, perche questi sommamente feriscono l'odorato, et poi soggiunge.

Acerrima per se Amomo: Sono da se molto acuti, per l'Amomo, et dapoi.

Ergo regale unguentum appellatum, quoniam Parthorum Regibus, ita temperatur, constat Myrabolano, Costo, Amomo. Et perciò Unguento Regio vien detto, perche a' Rè de' Parthi in maniera tale si tempra; Egli è di Mirabolano, Costo, et Amomo composto.

Et finalmente, che l'uso degli Unguenti fosse appresso gli Antichi molto frequente, ci lece d'argomentarlo, si da Theophrasto, come da Atheneo, et da Plinio, il qual scrive.

Hæc est materia luxus maximè supervacui, margaritæ enim, et gemmæ ad hæredem tamen transeunt; unguenta illicò expirant, fuisque moriuntur horis.

Questa materia di lusso è sommamente sovverchio; percioche le Perle, et le gioie vengono almeno in poter dell'herede, ma gli Unguenti prestissimo perdono l'odore, et d'hora in hora svaniscono, et poco dapoi.

Excedunt quadragenos denarios libræ, tanti emitur voluptas aliena.


Eccedo-
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Eccedono il prezzo per qualunque libra di quaranta danari, così si paga l'altrui piacere, dapoi soggiunge.

Videmus etiam vestigia pedum tingi.

Veggiamo anco alcuni ungersi di quello le piante de' piedi. Et anco.

Nec non aliquem ex privatis audivimus iussisse spargi parietes balinearum unguento, et Caium principem Solia temperari.

Et habbiamo anco udito qualche privato haver commandato, che s'ungessero d'Unguenti le pareti de' bagni; et Caio Prencipe, che se ne temprassero i sedili. Soggiunge appresso.

Et postea quendam ex servis Neronis.

Et dapoi sen' unse un certo servo di Nerone. Et di più.

Maximè tamen mirum est hanc gratiam penetrasse, et in Castra; Aquilæ certe ac signa pulverulenta illa, et custodijs horrida, inunguntur festis diebus.

Nulladimeno cosa infatti meravigliosa è, che cotal delicatezza sia anco trà gli bellicosi soldati trapassata, l' Aquile stesse, et quelle polverose insegne sono ne' giorni festivi d'Unguenti profumate.

Dunque da queste cose tutte si dee conchiudere, che al tempo di Plinio l'uso dell'uva dell'Amomo; et l'uva stessa così fosse conosciuta, sì in Roma, come negli altri luoghi, dove pretiosi unguenti si componevano; perilche non è verisimile, che solo Plinio, huomo per altro desiderosissimo di conoscer tutte le cose naturali, non conoscesse il frutto dell'Amomo, non trovandosi Medico, od Unguentario alcuno, cui egli non fosse à pieno conosciuto.


Indica
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DELL'AMOMO INDIANO 97

Indica vite Labrusca, ut alij existimavere fructice Myrtuoso; palmi altitudine.

Dall'Indiana vite Labrusca, ò pure come altri vogliono, da un Myrtuoso sterpo dell'altezza d'un palmo.

Perche agli antichi tempi l'uva dell'Amomo era communemente in uso, et si dava à prezzo nelle botteghe degli herbaioli; era anco per questa cagione conosciutissima, come habbiamo di già più che à bastanza dimostrato. Ma la pianta dell'Amomo, che inutil era stimata all'uso degli unguenti, et al comporre de gli Antidoti era poco conosciuta; et perciò non è meraviglia alcuna, che la pianta dell'Amomo al tempo di Plinio fosse da alcuni stimata l'Indiana vite, et che altri credessero, che fosse uno sterpo mirtuofo: è pur vero, che la lacrima dell'Incenso era conosciuta dagli Antichi, come hora da noi, ma l'arbore, che ce la produce è sì à noi, com'era agli stessi Antichi del tutto incognito; il che con l'autorità Pliniana si conferma. Il Garofano aromatico è sino al volgo notissimo, ma la pianta da molti non si conosce. Ma li Moderni, che veggono Plinio irresoluto nella descrittione del fruttice dell'Amomo, quindi anco argomentano, che dallo stesso Autore non fosse l'uva dell'Amomo conosiuta, in che sono da cieca guida condotti, come per li raccontati esempi habbiamo dimostrato.

Indica vite Labrusca. Dall'Indiana vite Labrusca. Dice Plinio, che l'uva dell'Amomo nasce dall'Indiana vite Labrusca, nella qual cosa tiene il patrocinio, et la diffesa del nostro Amomo, confessando che l'India lo produca. Et quindi si scuopre la cagione, perc'habbino alcuni de' Moderni riprovato l'historia de' Moderni da Plinio scritta, et è perche essa


N molto
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molto favoreggia la parte dell'Amomo nuovamente ritrovato, il qual'è stato pigliato dalli Moderni ad impugnare: Ne si deve al Garzia prestar fede, il qual nega, che l'Amomo nasca nell'Indie, stando che hora l'esperienza ci dimostra, che l'Amomo è Indiano; ne si deve credere, che il Garzia habbi scorso tutti li vastissimi, et immensi paesi dell'Indie; ò ch'egli habbi tutti li semplici Medicamenti, che nell'India nascono, conosciuti. Que' Moderni, li quali il novo Amomo, come non legitimo rifiutano, perche nasce nell'lndie, havendo Dioscoride detto, che nasce in Armenia, et in Ponto, errano se prestano fede à Plinio, se mò non facendo stima alcuna dell'autorità di Plinio si tengono solo alle parole di Dioscoride, interrogar si devono, qual sia la cagione, che non rifiutano, come spuria la Cassia aromatica, che ci viene dall'Indie trasferita, havendo nondimeno scritto Dioscoride, che nell'Arabia proviene. Habbiamo à questo bastantemente nella Prima parte con diversi esempi sodisfatto, havendo dato à conoscere, che molte volte errò Dioscoride nel descriver i propri paesi delle piante.

Vite Labrusca. Non v'hà dubbio, che la pianta, che produce l'Amomo non può essere la legitima Vite Labrusca; perche quella un racemo produce d'un vinoso succo ripieno; per il che per la Indiana vite Labrusca dobbiamo esporre una pianta simile alla Labrusca, la qual pianta così s'assomiglia alla stessa, come à punto fà l'Uva dell'Amono nostro à quella, da cui il vino si cava. Questa dottrina adunque di Plinio non è forma, ò certa verità à cui habbino unitamente li Semplicisti acconsentito, ne meno è una cognitione, che dal senso derivi, come più à basso mostreremo, ma è un'openione non


molto
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DELL'AMOMO INDIANO. 99

molto accertata, la qual ò hà havuto origine dalla congiettura di quella somiglianza, ch'è trà l'uva dell'Amomo, et quella da cui il vino si spreme; là onde fù persuaso Plinio à scrivere, che la pianta dell'Amomo sia alla vite Labrusca somigliante, ò pure l'openione di Plinio nacque da voce universale, ma incerta, et varia, che scorre dalli contradicenti ragionamenti, et scritti degl'Herbolai, li quali in varie maniere la pianta dell'Amomo figurarono; percioche se Plinio havesse la pianta dell'Amomo da' sensi, ò da gli Autori trà se stessi conformi imparata, non havrebbe noi lasciati dubbiosi à qual parere dobbiamo attenersi, se ò delli primi Autori, che dicono la pianta dell'Amomo esser la vite Labrusca, ò pure degli altri, che dicono essere uno sterpo mirtuoso dell'altezza d'un palmo.

Ut alij existimavere fruttice Mirtuoso, palmi altitudine. La seconda openione della pianta dell'Amomo è, ch'ella sia uno sterpo, che habbi del Mirto, la qual openione non è da Plinio, nè lodata, nè rifiutata, essendo che non è chiaro qual sia dell'Amomo la vera sembianza; ma perche nè dell'historia de' Moderni, nè dagli scritti de gli Antichi habbiamo cosa alcuna di certo qual sia la vera effigie della pianta dell'Amomo porteremo in questo luogo ciò, che n'habbiamo potuto congietturare, cioè, che à noi piace l'openione, che la pianta dell'Amomo sia un fruttice, c'habbi di Mirto sembianza; perche nel picciuolo dell'Indiano racemo sono alcune foglie, cioè le più corte, le quali non sono à quelle del Mirto dissimili.

Palmi altitudine. Se la pianta Mirtuosa dell'Amomo è così picciola, che non ecceda l'altezza d'un palmo, non v'è


N 2 alcuno
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alcuno che dubiti, che non sia molto differente dall'Indiana vite Labrusca.

Carpiturque; cum radice manipulatim, leniter componitur, protinus fragile.

Questo con la radice si coglie, et s'acconcia in fascetti con diligenza, essendo che molto facilmente si rompe. Siegue Plinio in ragionando dello stesso fruttice dello Amomo, et per altrui parere apporta, che solevasi cogliere con la radice, et acconciarsi in mazzetti, et che prestissimo si rompe, ne deve alcun dubitare, che Plinio non habbi pigliato quest'historia della pianta dell'Amomo da alcuno antico Semplicista, havendo noi di sopra provato, che Plinio mai non hà veduto il legitimo, et intiero fruttice dell'Amomo.

Carpiturque cum radice. Se lo sterpo dell'Amomno è si picciolo, come riferisce Plinio, non si può cogliere, che anco non si svellino le radici, si deve anco stimare, che questo stesso fruttice sia de' suoi grappoli ornato, poiche se ciò non fosse, egli sarebbe inutile al comporre gli Unguenti. In vero quest'intiera pianta è ben legitima, ma non tutte le parti integranti d'essa son' ottime, ma solo trà loro il grappolo. Quindi si cava, che non mancarono alcuni degli antichi Semplicifti, li quali nel dar la descrittione dello stesso Amomo figurarono la pianta con la sua radice, et de' suoi frutti ornata, et questo è il luogo, c'habbiamo nell'espor Dioscoride, promesso di mostrare.

Manipulatim, leniter componitur. Il senso di Plinio è tale. Solevano l'Indiani, od altre Barbare genti, presso cui la pianta dell'Amomo proviene, andarla acconciando in picciol fascetti, li quali poi si dee stimare, che fossero portati à


vendere
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DELL'AMOMO INDIANO. 101

vendere à gli Unguentari, et Medici, sì dell'Asia, dell'Egitto, e della Grecia, come dell'Italia ancora, et anco verisimil pare, che gli stessi Medici et Unguentari dalla pianta tutta sciegliessero il grappolo intiero, come Amomo, à cui il primo grado d'eccellenza si deve, et che poi delle parti, che restavano, cioè de' sarmenti, et de' grappoli spezzati componessero l'Amomo friato, ò secondo. Se poi l'intiera pianta dell'Amomo fosse a' tempi antichi in Europa trasferita, come afferma Plinio dall'auttorità de gli antichi, ciò non possiamo noi asseverantemente affermare. E nondimeno cosa certissima, che al tempo di Plinio l'intiera pianta dell'Amomo in Italia non si vendeva, come più sotto mostreremo.

Protinus fragile. Pare à punto, che verisimil sia, che l'Amomo sia à pieno facile à rompersi, prendasi mò per Amomo, ò l'intiera pianta, ò pure il sol grappolo, perche avvisa Plinio, che oltre l'uva dell'Amomo sempre anco il friato si vendeva da gli Unguentari; oltre di ciò veggiamo noi anco, che trà i racemi dell'Indiano Amomo anco il friato si vede.

Laudantur quam maximè Punici mali folijs simile, nec rugosis, colore ruffo. Secunda bonitas pallido: Herbaceum peius, pessimumque candidum, quod vetustate evenit: Prætium uvæ in libras LXX. friato verò Amomo XLVIII.

S'approva sommamente quello, ch'è alle foglie non rugose del Pomo granato somigliante di color ruffo. Il secondo grado di bontade si concede al pallido; L'herbaceo è peggiore, si come il bianco è poi pessimo, il che avviene per la vecchiezza. Il prezzo dell'Uva per qualunque libra è di settanta danari, et del friato, quarant'otto.


Haven-
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102 DESCRITTIONE

Havendo Plinio insegnato, che l'uva dell'Amomo è in uso, et di già conforme all'openione degli antichi datone le descrittioni, loda hora sommamente quell'Amomo, ch'è somigliante alle foglie del Melo granato; ch'è di ruffo colore dotato, et dapoi da' colori ci manifesta gli indici dell'Amomo migliore, et peggiore; osserva finalmente due differenze dell'Amomo, che s vende, cioè la più eccellente, l'uva dell'Amomo; et la men buona lo stesso Amomo friato.

Laudatur quam maximè. Essendo cosa certa, che Plinio hora parla dell'Amomo, cosa necessaria è, che questo Amomo, ò sia una nuova specie d'Amomo, ò pure quello di cui per avanti parlo per certo Plinio non può di nuova pianta dell'Amomo ragionare; percioche una pianta per anco non conosciuta non può esser ne lodata, nè scielta, et per questa cagione Plinio ce lo loda, acciò elegger si debba. Inoltre le parole di Plinio manifestamente dimostrano, ch'egli non una nuova specie d'Amomo descrive, ma che và osservando una particolar conditione del più eccellente Amomo, cioè, c'habbia le foglie à quelle del Melogranato simiglianti. Finalmente se Plinio havesse conosciuto due specie d'Amomo doveva eleggere la più degna, et migliore, mentre che ex professo trattò de gli Unguenti. Ma lo stesso Plinio in modo tale dell'Amomo ragiona, che si scorge chiaramente esser un solo Aroma; La dove si deve conchiudere, che in questo luogo Plinio non loda, ne descrive una nuova specie d'Amomo, ma dall'Amomo descritto egli scieglie, et loda quello, come più eccellente, et migliore, nel quale alcune foglie à quelle del Melo granato somiglianti si veggono.

Punici mali folijs simile. L'Amomo, ch'è simile alle


foglie
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DELL'AMOMO INDIANO. 103

foglie del Melo granato, ch'è da Plinio lodato, non è un'altra specie, ma è l'Amomo per avanti descritto, et questa è la pianta, od il frutto della stessa pianta; ma perche la pianta dell'Amono nè si vende, nè è in uso, ma l'uva sola dell'Amomo suol servire, et quella sola hà prezzo; perciò l'Amomo di foglie simile al Melo granato, è la stess'uva, non la pianta, ma questa difficoltà molto travaglia gli huomini Dotti, cioé in qual maniera l'Amomo possa havere le foglie del Melo granato, sapendosi dalle parole di Plinio l'Amomo esser la vite Labrusca, ò pure uno mirtuoso serpo; scioglie questa dubitatione l'Indiano nostro racemo, il quale in se contiene foglie, à quelle del Pomo granato simili, sei delle quali cadauno pericarpio, ò follicolo circondano, in modo di calice, si come habbiamo nella descrittione dello stesso Amomo raccontato. Ma li Moderni, a'quali ignote sono le foglie, delle quali è l'Indiano racemo ornato, fuor di proposito rinfacciano à Plinio, c'habbi descritto l'Amomo del tutto da quello di Dioscoride diverso; percioche nell'Amomo di Plinio sono le foglie di Melagrano, et in quello di Dioscoride quelle della Vite bianca; Pure facilmente dalle apportate espositioni il dubbio si scioglie, perche quando dice Plinio le foglie del Melo grano, queste all'uva s'intendono appartenere, ma quando dice Dioscoride, c'hà foglie di Brionia, ciò solo quanto alla pianta, non quanto al frutto s'intende. Ma dalle sodette cose nasce una nuova cagione di dubitare, se le foglie di Melo granato in tutta l'uva dell'Amomo si trovino ò nò; et primieramente incredibil cosa pare, che quelle foglie, che sono in vece di calice, non si veggano in ogni grappolo, et se poi qualunque racemo è di queste foglie ornato, s'inganna Plinio, da cui que-


ste
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104 DESCRITTIONE

ste foglie solo al lodatissimo, et ottimo Amomo sono attribuite: Ma questo dubbio si scioglie in questo modo, che in tutti l'intieri grappoli dell'Amomo queste tali foglie si veggono, ma che non in tutti i grappoli spuntano, et escono dalle granella del grappolo, per il che solamente que' grappoli loda Plinio, in cui queste intiere foglie si veggono; et che dalle granelle del grappolo apparentemente spuntino; la cagione di che assai chiaramente si scorge, cioè, che que' grappoli, che sono dell'intiere sue foglie dotati, sono non solo più belli alla vista, ma sono anco per lo più meno guasti, et degli altri più freschi. Un'altro dubbio per ultimo ci resta, perc'habbi Plinio nel figurare l'ottimo Amomo descritto le foglie del Pomo granato, delle quali non hà fatto Dioscoride alcuna mentione, et che lo stesso habbi poi tralasciato gli altri indici di bontade, de' quali fà memoria Dioscoride, cioè l'odore, il peso, et altre simil cose; il che si scioglie, perche non è meraviglia, che scrivendo Plinio l'historia sua naturale, molto succintamente, et quasi che in un'Epitome, ò Compendio, non habbi perciò minutamente narrato ogni conditione dell'ottimo Amomo, anzi egli tralasciò le più trite, et sino alla plebe manifeste, et ricordò le foglie, che sono nel racemo; perche forse non furono da ogni Simplicista avvertite: nella qual cosa segue Plinio l'esempio degli huomini più periti, li quali nello scrivere i suoi Commentari sogliono tralasciare le cose più chiare, et facili, insegnando quelle solamente, che sono più oscure, et difficili.

Simile. Approva, et loda l'Amomo simile alle foglie del Melogranato, ma se l'Amomo da Plinio lodato non è pianta, essendo che quella non hà uso alcuno; ne siegue adunque, che sia quell'uva così celebre, che s'adopra, et è frutto


dell'In-
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dell'Indiana vite Labrusca, od un mirtuoso sterpo, et di quì manifestamente si scorge, che l'uva dell'Amorno non è in tutto alle foglie del Melagrano simile, essendo cosa impossibile, che i frutti racemosi à tal foglie s'assomiglino: La dove cosa necessaria è, ch'in tanto sia simile l'uva dell'Amomo à queste foglie, in quanto che in se foglie simili à quelle del Pomo granato contiene, le quali foglie veggiamo noi nell'Indiano nostro racemo fraposte.

Nec rugosis. Non rugose elegge Plinio le foglie nel grappolo, che se rugose, sono da lui rifiutate, nella qual maniera vien à lodare le lisce, et molli; impercioche da tali conditioni la sua maturità, od acerbità si conosce; impercioche anco le foglie hanno la sua maturità, et acerbità; et per lo più avviene, che la foglia colta avanti la sua maturità rugosa divenga, et queste foglie acerbe argomentano anco l'acerbità del grappolo, nel qual sono; li quali grappoli perciò senza dubbio sono di pochissimo vigore, et inutili. Ma sino ad hora non habbiamo potuto osservare ne' grappoli Indiani le foglie rugose, nondimeno habbiamo osservato nelle granelle de' grappoli, che le rugose sono dell'altre men pesanti, sì che è cosa di gran meraviglia degna, che ne Dioscoride, ne Plinio habbino cotal rugosità avvertito.

Colore ruffo. Plinio parla dell'uva dell'Amomo, nella quale osserva molti colori; cioè il ruffo, il pallido, l'herbaceo, et il bianco. Ma non possomo li Moderni questa varietà di colori collocar nella pianta tutta, essendo ch'ella non è in uso; et perche cosa incredibil pare, che in una sola pianta tanti variati colori si trovino, quanti habbiamo di già raccontati. Ma perche Plinio assegna al ruffo il primo luogo di bon-


O tade
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106 DESCRITTIONE

tade, è però necessario il sapere, che lo stesso Autore al Nardo attribuisce il color ruffo, ne perciò babbiamo noi nell'Indiano racemo veduto quel colore così intensamente ruffo, come veggiamo nell'Indico Nardo, ma il nostro grappolo è pallido tendente al ruffo, et quasi che un terzo tra il grappolo, et il ruffo ne naschi, sì che subruffo più tosto, che ruffo dir si debba. Che poi al racemo di tal colore il primo luogo di bontade si deve, quest'habbiamo noi con la stessa esperienza veduto; poiche per lo più i grappoli subruffi dell'Amomo sogliono esser degli altri et più odorati, et più pesanti; non si deve però far tanta stima di questa sola conditione, cioè del color ruffo nell'Amomo, che da quella certa bontade argomentar si debba.

Secunda bonitas pallido. Meritamente vien da Plinio concessa la seconda bontade al pallido, poiche il pallido più s'avvicina al ruffo di quello che il bianco si faccia: che poi il grappolo pallido sia di maggior eccellenza, che il bianco, l'habbiamo molte volte esperimentato.

Herbaceum peius, pessimumque candidum, quod ex vetustare evenit. La ragion stessa c'insegna, che il color herbaceo nell'uva dell'Amomo sia peggiore di quello, che si sia il ruffo, od il pallido, essendo che il color verde è segno d'immaturità; che poi nell'Amomo il color bianco sia pessimo, ciò facilmente si può persuadere, poiche il grappolo bianco è di doppio difetto notato; cioè dell'acerbità, et della vecchiezza; percioche dall'herbaceo, et immaturo Amomo per la vecchiezza si fà il bianco, per avvertimento di Plinio, il quale da un tal' esempio vien confermato: Le Noci Avellane, colte avanti la maturità nel verde biancheggiano, il che anco fanno


quando
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DELL'AMOMO INDIANO. 107

quando vecchie divengono. Numerando adunque Plinio i colori dell'Amomo, subruffo, pallido, herbaceo, et bianco, ingenuamente professiamo noi di havere tutti gli annoverati colori avvertito nell'Indiano racemo, eccetto il verde, od herbaceo, ne' quali habbiamo veduto anco il color vario, di cui fà mentione Dioscoride: ma tra tutti i colori dell'Amomo, ottimo esser stimiamo il subruffo, dapoi il vario, dapoi al quale succede il pallido, et l'ultimo luogo vien da noi al bianco assegnato, tutto che tanta stima non si deve far del colore, che più il peso non si debba stimare: Che poi il vario racemo sia del pallido, et del bianco migliore, non è ciò difficile à credere, essendo che questo più al ruffo s'avvicina, che il bianco, et il pallido. Di doue s'inferifce, che l'Indiano Amomo sia illegitimo di Plinio, et di Dioscoride; percioche oltre l'altre conditioni è anco di tutti questi colori dotato, co' quali è l'Amomo da questi Autori circonscritto.

Prætium uvæ in singulas libras denarijs LXX. friato verò Amomo XLVIII. Il prezzo dell'uva per cadauna libra è settanta danari, et del friato quarant'otto. Plinio per darci intieramente la descrittione dell'Amomo, aggiunse alla stessa il prezzo dell'uva, et dell'Amomo friato, et insegnò, che il prezzo per cadauna libra è di settanta danari; et dello spezzato quarant'otto; ma perche in questo picciol membro molte cose si trovano degne d'annotatione, et che sono molto à proposito per dilucidare la cognitione dell'Amomo de gli Antichi, e perciò n'esporremo alcune.

Prætium. Perche scrive Plinio il prezzo dell'Amomo intiero, et friato, ne dichiara il luogo dove si vendeva, non è dubbio alcuno, che al tempo di Plinio l'Amomo si vendeva


O 2 in
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in tutte le botteghe degli Unguentari, et anco di quelli, che habitavano in Roma, come habbiamo anco di sopra mostrato; Là onde cosa necessaria è, che l'Amomo fosse da'Medici, et dagli Unguentari conosciutissimo; Che se ciò è vero, chi sarà quello, che dia, per l'avvenire credenza alcuna a' Moderni Scrittori, che dicono, che Plinio non habbi conosciuto quell'Amomo, il quale non era ad alcuno, benche minimo Medico, od Unguentario incognito. Ma se Plinio hà havuto vera cognitione dell'uva dell'Amomo, come esser può, ch'egli n'habbia dato una falsa historia. Fù degli forse così temerario, che sapendo, et volendo, abbi voluto lasciarci una falsa, et bugiarda descrittione dell'Amomo.

Uvæ. Due significati d'uva appresso Plinio si trovano, commune l'uno, sotto il quale qualunque grappolo dell'Amomo, sì intiero, come rosso è contenuto dicendo Plinio Amomi uva in usu est Indica vite Labrusca. L'altra significatione d'uva à molti de' Moderni incognita dinota l'intiero grappolo dell'Amomo, il quale si distingue opponendo il friato. Plinio adunque in questo luogo pigliò il nome d'uva nel secondo significato; percioche cosa certa è, che gli Antichi stimavano, che l'Amomo friato fosse più debole; et di men valore, credendo allo 'ncontro, che l'uva fosse più nobile, et pretiosa; di dove anco si scorga per qual cagione anco gli Antichi sempre elegessero ne' suoi scritti l'uva dell'Amomo, percioche quella era l'Amomo migliore, ne mai facessero memoria alcuna del friato, come quello, che non era di tanta bonta; Ne creda- alcuno, che l'uva vendibile fosse l'intiera pianta de' suoi frutti racemosi carica; percioche separò di sopra Plinio l'uva dell'Amomo dalla pianta, di cui non era alcun uso; et per-


ciò
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ciò da questa historica narrazione avvertito, che la pianta dell' Amomo al tempo di Plinio non era altrimenti in uso, come ne anco i suoi sarmenti, ò radici, essendo che non havevano alcun prezzo; Li Moderni adunque, che affermano, che la pianta dell'Amomo era in uso appresso li Antichi, sono anco obligato à render ragione, perche havendo Plinio detto i prezzi dell'uva, et del friato non habbi anco detto quello de' sarmenti, et delle radici. Di più cavo da questo luogo di Plinio, che le foglie, et i virgulti, ò sarmenti dell'Amomo fossero del tutto privi d'odore, od almeno poco odorati; percioche appresso li Antichi non erano in uso alcuno, ne havevano alcun prezzo. Ma nasce un dubbio dalle sopradette cose, se Plinio scrive dell'Amomo cose vere, ne però s'accorda con Dioscoride, come li Moderni dicono; necessaria cosa è, che si diano due specie d'Amomo dagli Antichi conosciute, et à questi nostri tempi incognite, in maniera tale però, che di due specie una n'habbi descritto Dioscoride, et l'altra Plinio; ma quest'openione del tutto al vero contraria si vede; posciache nel fine di questo Commento faremo chiaramente vedere, che sono à pieno tra loro concordi le descrittioni dell'Amomo da Plinio, et da Dioscoride à noi lasciate. Inoltre pare, che Theophrasto, Dioscoride, Plinio, Galeno, et il resto de' Medici habbino una sola specie d'Amomo conosciuto, et questo è quello, che da essi è stato chiamato uva, ò grappolo dell'Amomo; ne in altro luogo si vede, che questi valent'huomini n'habbino dato altra definitione da queste differente; ma perche li Moderni stimano, che l'Amomo racemoso da Dioscoride definito sia diverso dall'uva dell'Amomo da Plinio descritta, et credono, che Dioscoride habbi il suo Amomo conosciuto, ma non-


già
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già l'uva da Plinio figurata, et allo 'ncontro Plinio habbia havuto cognitione dell'uva, ma non già dell' Amomo di Dioscoride, questa dottrina del tutto incredibil pare, concedasi mò, che Plinio, et Dioscoride in una stessa età vivessero, ò pur credasi, che uno di questi fosse dapoi l'altro; percioche se primieramente quelli sono in uno stesso tempo vissuti, che cosa poteva vietare, che amendue que' valent' huomini non havessero potuto conoscere queste due specie d'Amomo, le quali era necessario, che ne' publici luoghi si vendessero, come quelle di cui molto spesso si servivano. Che se poi presupporre vogliamo, che Plinio fosse dapoi Dioscoride, come molti stimarono, incorreremo in un grand' inconveniente, cioè, che del tutto al tempo di Plinio fosse l'uso dell' Amomo racemoso perduto, ò che solo Plinio non conoscesse quell'Amomo, ch'era sino da tutti gli herbaioli conosciuto. Ma perche Plinio fà solamente mentione dell'uva dell'Amomo, non scrivendo parola dell'Amomo degli Antichi, quindi è lecito argomentare, che gli Antichi Medici, et semplicisti conoscessero una sola specie d'Amomo, la qual medesima, hora sotto nome di Amomo racemoso, hora d'uva di Amomo chiamarono. Quindi si conosce, che fuori di proposito s'affaticano i Moderni, li quali fingono due specie d'Amomo dagli Antichi descritte, essendo ch'essi un solo Amomo conobbero, del quale si servivano nelle compositioni degli unguenti, et degli Antidoti.

Friato. Perche l'Amomo friato è all'intiero opposto nel modo, che la privatione vien dall'habito conosciuta; perciò investigar si deve, che cosa sia l'intiero Amomo, acciò dallo stesso veniamo in cognitione del friato; ma perche Plinio innanzi il prezzo dell'uva ne disse il prezzo d'alcun' altro


Amo-
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Amomo, quindi si conosce, che l'uva è l'intiero Amomo, donde nasce, che l'Amomo friato non possa esser altro Amomo, che i rottami dell'intiero; il che si conferma dal prezzo dello stesso Amomo friato, che non è molto differente dal prezzo dell'uva; la onde argomentar si deve, che l'Amomo friato non è molto differente di bontà dall'uva stessa; et perciò anco devesi credere, che l'Amomo friato altro non sia, che le particole; ò fragmenti dell'Amomo intiero. Nè si creda, che l'Amomo friato che si vendeva fossero li sarmenti, spezzati; impercioche si come l'intiera pianta non haveva alcun uso, et non era appresso gli Antichi d'alcun valore, come si cava da Plinio, così ne anco li sarmenti spezzati dell'Amomo non potevano haver prezzo alcuno, benche anco esser potesse, che li falsatori con fraude alcuna portione di sarmenti spezzati meschiassero ne' fragmenti.

Nascitur, et in Armeniæ parte, quæ vocatur Othene, et in Media, et in Ponto. Tutto che l'uva dell'Amomo fosse sgli Antichi conosciutissima, nulladimeno il paese, che nutriva l'Amomo, era incerto, sì che non mancarono scrittori, che dissero, ch'egli in Armenia, in Media, et in Ponto nascesse; ma Plinio, (come anco fece Dioscoride) hà pigliato questa particella da quegli Scrittori, la qual pare un'aggiunta fatta dapoi il compimento dell'historia dell'Amomo, nella quale Plinio più tosto d'altrui parere, che di propria openione descrive i paesi, che l'Amomo producono; impercioche quanto alla propria openione di Plinio s'appartiene, già egli scrisse di sopra, che l'Amomo è Indiano. Ma se vogliamo anco concedere, che Pinio habbia ragionato di proprio parere, non v'hà però contradittione alcuna, che l'una, et l'altra spe-


cie
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cie d'Amomo nasca nell'Indie, et che anco nasca nell'Armenia, in Media, et in Ponto. Ma però dall'Historie, et navigationi de' Neoterici, cosa manifesta è, che molti Aromati dall'Indie ci vengono trasferiti, et pochi dall'Arabia, come cavassimo di sopra da Theophrasto.

Adulteratur folijs mali punici, et gummi liquido, ut cohæreat, convolvatque se in uvæ modum. Si falsifica con le foglie del Melagrano, et con la gomma liquida, acciò s'attacchi, et in guisa d'uva si ravvolga. Cosa certissima è, che in questo luogo Plinio c'insegna l'adulterato Amomo, acciò possiamo schivarlo, nulladimeno investigar si deve, che cosa sia quest'Amomo, che suol esser falsificato, se la pianta, ò l'uva, ò pure il friato racemo; Non v'hà dubbio, che la pianta dell' Amomo non si può falsare; poscia che ella non è in uso alcuno, ne d'alcun valore, (falsificanosi anco le piante, acciò faccino più bella mostra, et più facilmente perciò vender si possano.) Ne anco l'uva si può adulterare; percioche essendo, ella legitima, et ottima, non v'hà di mesteri di abbellimento, od impostura alcuna, acciò il prezzo di lei s'accresca. Resta adunque, che lo stesso Amomo friato f(s)oglia adulterarsi; acciò più caro si venda.

Folijs mali punici, et gummi liquidò. Insegna l'Autore in che maniera falsificar si possa l'Amomo, cioè con le foglie del Melagrano, come quelle, che sono dell' ottimo Amomo, conditione; con la gomma liquida poi come quella, che attaccando le foglie sodette con i fragmenti dell'Amomo, un finto, et artificioso grappolo ne vien à comporre; perciò fuor di proposito oppongono li Moderni a Plinio non esser possibile, che con le foglie del Melograno, et con la liquida ge(o)mma solamente si


possano
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DELL'AMOMO INDIANO. 113

possano comporre frutti odorati, che al legitimo grappolo dell'Amomo s'assomiglino. Impercioche Plinio nell'historica sua narratione tralasciò l' Amomo friato, come quello, ch'era a' suoi tempi conosciutissimo, et nominò le foglie del Pomo granato, et la gomma liquida non à tutti conosciuta, co' quali era l'impostura fabricata. Et pare, che Plinio segua l'usanza degli Antichi Semplicisti, i quali mentre le descrittioni delle piante più conosciute tralasciano, pare che à se soli cotal Commenti compongano, senz' haver riguardo alcuno alla posterità.

Ut cohæreat, convolvatque se in uvæ modum. Insegna Plinio con queste parole à qual fine li Antichi herbaioli adulterassero l'Amomo, cioè per far dell'Amomo friato l'uva intiera, con le quali parole il nostro Autore leva via ogni sospetto di quelli, che credono, che le foglie del Melagrano, che sono nel grappolo dell'Amomo adulterato, ornino i virgulti dell'Amomo. Et per certo quelle foglie sono in quell'Amomo, ch'è ravvolto, et ristretto in guisa d'uva, et le parole di Plinio ci dimostrano questo esser il grappolo. Io in questo luogo avvertisco, che l'Indiano racemo è il legitimo Amomo di Plinio; percioche nell'Indiano grappolo sono fraposte le foglie simili à quelle del Melagrano, che à sei à sei circondano i pericarpi.

Est, et quæ vocatur Amomis, minus venosa, atque dura, ac minus odorata, quo apparet aut aliud esse, aut colligi immaturum. Posciache il legitimo Amomo soleva esser vitiato dagli astuti herbolai con doppio inganno, cioè, col far il grappolo finto, et artificiale dell'Amomo, et con l'herba Amomide come habbiamo in Dioscoride ve-


P duto,
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114 DESCRITTIONE

duto, perciò Plinio hà prima scoperto la frode del friato racemo, et hora, dell'Amomide tratta, la qual separa dal legitimo Amomo. trattò adunque primieramente dell'artificiato racemo, et dapoi dell'istessa Amomide, essendo il grappolo artificioso più simile al legitimo di quello, che si sia l'herba Amomide. Mentre habbiamo nel primo Commentario trattato dell'Amomide, et esposto quello, che di lei hà scritto Dioscoride, non habbiamo tralasciato alcuna cosa, che ci sia paruta à proposito, per render chiara la descrittione dell'Amomide, la cognitione della quale è molto necessaria alla nostra questione per rispetto de' Moderni, li quali da questa historia dell'Amomide cavano ragioni, et argomenti contea il nostro Indiano Amomo; ma perche cosa soverchia sarebbe riferir di nuovo quella dichiaratione istessa, colà rimandiamo il lettore. Ma nè apporta in questo luogo Plinio la descrittione dell'Amomide, nè c'insegna la similitudine, ch'è tra essa, et l'Amomo, ma solamente separa l'Amomide dal legitimo Amomo, colle seguenti conditioni.

Minus venosa. atque dura, ac minus odorata, quo apparet, aut aliud esse, aut colligi immaturum. Habbiamo da Dioscoride inteso, che l' Amomide è herba sterile, ma Plinio tralasciò la descrittione dell'Amomide, ò stimando, che l'Amomide fosse pianta inutile, ò non havendo egli mai cotal pianta veduto; ma pigliato da' più antichi Scrittori la sua descrittione. Ma perche Plinio assegna le conditioni, per le quali l'Amomo legitimo viene dall'Amomide distinto si deve investigare di qual' Amomo parli Plinio, essendoci due sorti d'Amomo, cioè la pianta, et il grap-


polo;
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DELL'AMOMO INDIANO. 115

polo; Primieramente adunque cosa certa è, che l'Amomide herba sterile, et infeconda in tal maniera sia dal frutto dell' Amomo differente, che soverchio stato fora à Plinio il separare dall' Amomide il grappolo dell'Amomo; oltre di ciò; se Plinio distinguesse l'herba dell' Amomide dal grappolo dell'Amomo legitimo, non solo sarebbe l'Amomide dal grappolo differente, perche meno fibrosa, et men dura fosse, ma anco perche la figura dell'Amomide è molto lontana dalla sembianza del frutto dell' Amomo: Che se Plinio havesse fra loro disgiunto, et paragonate le piante dell' Amomo, et dell'Amomide, quindi ben confermerebbe l'openione de' Moderni, che tengono, che l'Amomo degli Antichi non fosse il frutto altrimenti, ma la pianta la qual anch' essa è odorata; Al qual dubbio stimo, che risponder si debba, che Plinio veramente separi, et distingua l' Amomide dalla pianta dell'Amomo; ma che lo stesso siegua l'autorità degli antichi Scrittori, et non il parer suo; percioche Plinio non può di suo proprio parere paragonare, et distinguere quelle piante, le figure delle quali mai da lui vedute non furono, ma che ciò solo confusamente dagli scritti degli Antichi conobbe, li quali anco erano forse tra se di diverse openioni; Che poi mai non habbia veduto Plinio le piante dell'Amomide, et dell'Amomo, et che solo oscurissimamente l'habbia conosciute dall'historie de gli Antichi tra se però discordanti, questo pare, che ce lo persuada il non haverne esso dato alcuna propria definitione, et haver anco lasciato un'incerta descrittione della pianta dell'Amomo, con la quale mostrò Plinio non esser certo qual fosse la vera pianta dell' Amomo, cioè se fosse la vite Labrusca, come crederono alcuni, ò più tosto uno sterpo mirtuoso come altri


P 2 dis-
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dissero: perche poi à questi nostri tempi queste piante dell' Amomide, et dell' Amomo sono conosciute del tutto; perciò non possiamo noi giudicare, se Plinio habbia scritto il vero, cioè, che l' Amomide sia meno fibrosa, et manco dura di quello, che sia il legitimo Amomo, et similmente anco incerti siamo, se la pianta dell' Amomo sia senza odore, come pare, che la ragion ci persuada, essendo che appresso gli Antichi non era d' alcun valore, ò se fosse più tosto odorata, come pare, che in questo luogo supponga Plinio, mentre scive, che l' Amomide è meno odorata, cioè dello stesso Amomo; Ma quivi avvertisco, che l' Amomide è distinta dalla pianta dell' Amomo, non solo per le conditioni narrate da Plinio, ma anco perche la pianta dell'Amomo non hà frutti, come ben nota Dioscoride, et pare anco, che habbia saputo Plinio, il quale scrisse l' Amomide esser' Amomo immaturo; havendo allo 'ncontro la pianta dell' Amomo i frutti racemosi: osservo di più, che in questo luogo la commune lettione è corrotta, la qual legge, Minus venosa, atque durior. Percioche se l' Amomide è meno venosa dello stesso Amomo immaturo, senza dubbio deve esser men dura dell' Amomo legitimo, per il che legger si deve.

Minus venosa, atque dura; cioè meno fibrosa, et meno dura.

Simile his, et nomine, et frutice Cardamomum, semine oblongo; Metitur eodem modo, et in Arabia; Quattuor eius genera; viridissimum ac pingue; acutis angulis, contumax frangenti, quod maximè laudatur. Proximum è ruffo candicans. Tertium brevius, atque nigrius. Peius tamen varium, ac fa-


cilè
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DELL'AMOMO INDIANO. 117

cilè tritu, odorisque parvi, qui verus Costo vicinus esse debet. Hoc, et apud Medos nascitur. Prætium optimi in libras duodecim.

A questi è molto simile, sì nel nome, come nella pianta il Cardamomo di seme lungo, nella stessa maniera nell' Arabia si coglie. Di questo quattro sorti si trovano, il verdissimo, et grosso, c'hà gli angoli acuti, et che difficilmente si rompe, ch'è il migliore, al quale di bontà s'avvicina quello, che nel ruffo biancheggia. Il terzo è il più corto, et più nero; et il peggiore è quello di variato colore, facile ad esser spezzato, et di poco odore. Il legitimo deve avvicinarsi al Costo: il cui prezzo è per ogni libra dodeci denari. Noi stimiamo, ch'esser debba di non poca utilità à questa nostra disputa dell'Amomo questa nostra espositione, con la quale dichiareremo l' historia del Cardamomo, sì anco per ribattere l' openione de' Moderni, li quali scrissero, che l'Indiano Amomo è una certa specie di Cardamomo racemoso, ma le parole sono da esser considerate.

Simile his. Insegna Plinio, che il Cardamomo è simile à quelle specie d' Amomo di già dichiarate, cioè, all' Armeno, al Pontico, et à quello di Media, ma quelli, ch' espongono, che il Cardamomo sia simile à questi, cioè all' Amomo, et all' Amomide, quelli falsamente sott' un sol genere l'Amomide, et l' Amomide restringono, essendo pianta di suo genere da quella dell' Amomo diversa.

Fructice. Si come Plinio (come di già habbiamo mostrato) mai non vide la pianta dell' Amomo, per l'istesse ragioni creder si deve, che dallo stesso mai non sia stato veduto l'arbusto del Cardamomo, come quello, ch'era forastiero, et inutile ap-


presso
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Presso li Medici, et Unguentari, non essendo egli in alcun prezzo, come di sotto con l' autorità di Plinio in mano faremo vedere; Che se Plinio havesse conosciuto la pianta del Cardamomo, egli per certo in modo alcuno con quella dell' Amomo non l' haverebbe paragonata, non havendo mai veduto l'effigie di quella, dal che avviene, che giudicar si debba, che Plinio habbi conosciuto la similitudine, ch'è tra le piante dell' Amomo, et del Cardamomo, ò dagli scritti degli antichi, ò pure dalla somiglianza, ch'è tra frutti dell' Amomo, et quelli del Cardamomo, dalla quale habbi fatto congiettura, che anco siano simili, essendo che da somiglianti piante somiglianti frutti nascono; A questi nostri tempi non c'è alcuno (ch' io mi sappia) c' habbia vedute le piante del Cardamomo; et perciò non possiamo cosa alcuna di certo determinare circa la somiglianza delle piante dell' Amomo, et del Cardamomo-

Et nomine. Amomo, Cardamomo, et Cinnamomo, sono nomi antichissimi da antichissimi Scrittori usitati, cioè da Theophrasto, et da Herodoto, così riferendo Plinio, et sono anco tra se simili. Da questa somiglianza di nomi adunque è lecito congietturare, ch' un' istesso paese nutrisce cotali piante, et che cosi anco le chiamasse; per il che essendo cosa chiara dall' historia de' tempi nostri che il Cinnamomo nasca nelle ultime, et più lontane Isole dell' Indie Orientali, cosa credibile è, che nell' istesse Isole, almeno nelle parti di Terra ferma più vicine all' Isole medesime nasca anco l' Amomo, et il Cardamomo, et che quindi in Europa sia trasportato; Ma havendo Plinio descritto le somiglianze, che sono tra l' Amomo, et il Cardamomo, cioè della pianta, et del


nome;
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DELL'AMOMO INDIANO. 119

nome; Gl'istessi Moderni, che dicono l' Amomo esser un Cardamomo racemoso, sono sforzati à confidare, che tra l'Amomo, et il Cardamomo una terza similitudine si ritrovi, degna d' esser avvertita, cioè la somiglianza de' grappoli, in maniera, che l'uno, et l'altro racemo dell' Amomo, et del Cardamomo in una stessa guisa s'attacchi, et restringa à guisa d'uva. Ma habbiamo già detto nel primo Commentario, che gli antichi chiamavano bene l' Amomo racemoso, ma che il Cardamomo sia stato sotto tal nome significato, ciò non s'è veduto giamai, sia mò, ò perche il racemo del Cardamomo sia, sparso, et raro, et che non habbia d'uva sembianza alcuna, ò pure, perche il frutto del Cardamomo sia à sottil picciuoli appeso, et che perciò lungamente serbar la racemosa sua effigie non possa; Dal che si può cavare, che Galeno, Dioscoride, Plinio, et gli altri antichi Scrittori non habbino mai conosciuto il Cardamomo racemoso; Che se gli antichi havessero conosciuto l' Amomo Indiano per un genere di Cardamomo racemoso, qual cagione havrebbe fatto lor tralasciare la descrittione di così gentil frutto, et perche anco, per levare ogni occasione di errare, non havrebbero l'un dall'altro separato i frutti tra se somiglianti, cioè l' Amomo racemoso, et il Cardamomo in grappolo, acciò non scorresse qualche errore nelle compositioni degli antidoti; Ma se alcuno crede per avventura, che tra tutte l' altre specie di Cardamomo solo il racemoso fosse à gli antichi sconosciuto, questo sarà una semplice Chimera; impercioche chi dirà mai, che questa sola specie di Cardamomo racemoso, et odorato fosse agli antichi Semplicisti sconosciuto, essendo ch'essi, così frequentemente del Cardamomo nelle compositioni


de
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120 DESCRITTIONE

de gli antidoti si servivano, come habbiamo da Theophrasto, et da Plinio? Per certo anco Dioscoride ci fà ampla fede, che il Cardamomo sia stato agli antichi conosciutissimo; impercioche nel Capo del Cardamomo, havendo dello stesso frutto tralasciato la descrittione, subito dall' elettione dell' ottimo Cardamomo diede principio, quasi che il Cardamomo fosse alla stessa plebe famigliare, et che non havesse bisogno d' alcuna dichiaratione: Da queste cose si viene in cognitione certissima, quanto verisimil nan sia, che Plinio non habbia conosciuto questa specie di Cardamomo racemoso, trovata da' Moderni, havendo Plinio in particolare annoverato più d'una specie di Cardamomo tra loro con manifesti segni, et proprie conditioni diverse. Quindi adunque si può conchiudere, che ben possa esser, che il nostro Indiano racemo sia il legitimo Amomo degli antichi, ma non possa già essere, che lo stesso grappolo Indiano sia il Cardamomo racemoso degli stessi, non facendosi mentione alcuna appresso li passati Scrittori del Cardamomo in grappolo.

Semine oblongo. Hà di già Plinio insegnato le piante dell' Amomo, et del Cardamomo esser simili tra loro per la somiglianza della pianta, et del nome; hora mò ci dimostra la propria conditione della pianta del Cardamomo, la qual è, ch'ella produca il seme lungo, per la qual lunghezza di seme il Cardamomo è dall' Amomo differente, i frutti del quale sono di figura rotonda; et perciò Plinio hà havuto riguardo alla retta maniera d' insegnare; percioche prima narrò le cose all' una, e l'altra pianta commune, et poscia trattò delle proprie di ciascheduna specie; Ma li Moderni espongono la lunghezza del seme, come paragone è somiglianza dell'


Amomo,
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DELL'AMOMO INDIANO. 121

Amomo, et del Cardamomo; ma Plinio dice, che il Cardamomo è di seme lungo dotato, non havendo però fatto mentione alcuna dell' Amomo, essendo che la lunghezza del seme è propria del Cardamomo, senz' esser commune all' Amomo: Ne però si deve inferire dall' esser il nome, et la pianta dell' Amomo del Cardamomo somiglianti, che anco amendue le piante in ciò convengono, che amendue i suoi semi lunghi producono; anzi più tosto havendo Plinio solo il nome, et la pianta dell'Amomo, et del Cardamomo congiunto, creder si deve niun'altra convenienza esser tra l' Amomo, et il Cardamomo, che la convenienza delle piante, et del nome; in maniera tale, che la lunghezza de' semi habbia forza di differenza propria, per la quale il frutto dell'Amomo da quello del Cardamomo sia separato, et distinto, essendo che nell'Indiano Amomo veggiamo i frutti rotondi et lunghi nel Cardamomo; per la qual cosa Plinio con la voce di seme intende il frutto del Cardamomo, il qual'è composto d'estrinseco pericarpio, et d'interni semi. Tuttavia li Moderni impugnano queste espositioni, et vanno dicendo, che il seme lungo non significhi il frutto del Cardamomo con la sua tegha altrimenti, ma che dinota l' interno seme, essendo che la voce Latina di seme non significa frutto, il quale sia composto di pericarpio, et di semi interni, ma solamente il seme contenuto dal follicolo. Adunque doppia diffcoltà risorge, et dalla stessa cosa, et dalla significatione di questa voce; per il che prima della cosa tratteremo, et poco dapoi ragioneremo del nome de' semi. Non v'hà dubbio, che qualunque frutto del Cardamomo colla sua buccia è lungo, et che gl'interni semi sono angulosi, et corti, non lunghi; ma perche anco li semi stessi sono ordinatamente disposti, et tra


Q se
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122 DESCRITTIONE

se ristretti, essendovi solo una sottil cartilagine, ò membrana fraposta, nella quale involti sono, quindi n'avviene, che un ordine intiero di semi, un sol lungo seme appaia, la qual cosa fece errare li Moderni; Essendo adunque vere queste cose, il seme lungo del Cardamomo null' altra cosa può essere, fuor che lo 'ntiero frutto dello stesso, il quale è fatto di semi interni, et di estrinseco pericarpio.

Le cose poi, che della voce scema dicono li Moderni, non sono d'alcun momento, ò valore; Impercioche primieramente quando dicono il frutto del Cardamomo non esser seme, sono al vero contrarij; impercioche habbiamo di già con l'autorità d'Aristotele dimostrato il frutto, et il seme in effetto esser un' istessa cosa, et esser di ragion solamente differenti, in modo, che il Cardamomo, et sia frutto; essendo da altrui prodotto, et sia anco seme, come quello, dal quale altri venga prodotto. Inoltre habbiamo dall'autorità di Theophrasto insegnato, che questa voce di seme sia commmunissima, la qual sotto di se contiene, et frutto, et semenza, sì nuda, come ne' follicoli contenuta. In quanto alla Latina significatione di seme s'aspetta, non è vero, che la significatione di seme comprenda que' semi solamente, li quali sono ne' pericarpij rinchiusi, ma non già i frutti, che sono composti di follicolo, et semi; Impercioche lo stesso Plinio chiama col nome di seme il frutto del Balsamo, et pure egli è di seme, et di pericarpio composto, dic' egli.

Præcipua autem gratia lacrymæ secunda semini. Il primo pregio è nella lacrima, il secondo nel seme. Et poco dapoi soggiunge.

E semine autem maximum, et poderosissimum.


Tra'
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DELL' AMOMO INDIANO. 123

Tra' semi il meglio è il maggiore, et più pesante.

Oltre di ciò lo stesso Autore chiama semi i Pignoli, i quali sono composti d'interno seme da mangiare, et di buccia legnosa esterna, così scrive Plinio delle noci.

Intus exiles nucleos lacunati includit thoris vestitos alia feruginis tunica; mira naturæ cura molliter semina collocandi.

Di dentro hà piccioli noccioli, rinchiusi in camarelle canellate, vestiti d' un' altra veste ruginosa, scorgendovisi una meravigliosa diligenza della Natura di porre il seme con ogni delicatezza. Et per semi intende il nucleo de' pignoli, cioè con la sua legnosa corteccia, à quali attribuisce la veste ruginosa. Sieguono hora le parole di Plinio del Cardamomo.

Metitur eodem modo, et in Arabia. Paragona quivi il Cardamomo all'Amomo, il quale afferma, che allo stesso modo si colga, che l'Amomo, del quale scrisse di sopra.

Carpiturque cum radice manipulatim, leniter componitur.

Che se bene scrive Plinio; che il Cardamomo in Arabia provenga, nulladimeno, che ciò sia falso, habbiamo noi dall'historie de' Moderni veduto, ne punto è da meravigliarsi, che essendo in que' tempi conosciutissimo il Cardamomo, il paese però in cui nasceva fosse sconosciuto.

Quattuor eius genera. Il Cardamomo significa due cose, cioè la pianta, ch'è inutile; et perciò anco incognita, et il seme lungo; là onde perche Plinio annovera quattro specie di Cardamomo, non deve dubitare alcuno, che le stesse non siano i frutti di interno seme, et di pericarpio composti;


Q 2 imper-
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124 DESCRITTIONE

impercioche i colori di queste specie, cioè il verde, il rosseggiante, il vario, et gli acuti angoli istessi rappresentano il nostro commune Cardamomo, non la pianta; Ma da questo luogo si vede, che Plinio non hebbe cognitione alcuna del Cardamomo racemoso; imperoche se bene usò ogni possibil diligenza nel descrivere le specie del Cardamomo, nulladimeno non fece parola del Cardamomo semplicemente racemoso, nè a guisa d'uva ristretto.

Viridissimum ac pingue, acutis angulis contumax frangenti, quod maximè laudatur. Descrisse la prima, et l'ottima specie di Cardamomo con questi segni.

Viridissimum, Se Plinio per Cardamomo verdissimo intende quello, ch'è di herbaceo colore dotato, non v'è cosa, che divieti, che il commune Cardamomo non sia il legitimo di Plinio, tutto che sia pallido, non verde; percioche per la sua vecchiezza, ò per l'esser maturo, ò pure per l'intemperie dell' aria, il color verde sparisce, et in pallido si tramuta; ma perche Plinio di sopra dannò nell' Amomo il color verde, che cosa prohibisce, che non intenda Plinio quel Cardamomo esser verdissimo, il quale è stato poco dianzi colto ?

Pingue. Significa oleoso, et ontuoso, et anco grosso; et abondante di succo, ma in questo luogo intende i semi più grossi del Cardamomo.

Acutis angulis, gli angoli acuti sono nella buccia del Cardamomo volgare; impercioche gl' interni semi sono angulosi sì, ma non hanno però gli angoli acuti, ma più tosto obtusi; Di più vien confermata l'esposition nostra, ch' habbiamo dato di sopra, che questa voce seme in quel luogo


dinoti
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DELL' AMOMO INDIANO. 125

dinoti frutto di follicolo, et delli stessi interni semi composto. Ma perche li frutti dell' Amomo Indiano sono rotondi à guisa di granelle d'uva, non possono ridursi à questa prima specie di Cardamomo; impercioche se bene i frutti dell' Indiano Amomo sono di tre picciol eminenze dotati, quelle nondimeno sono poco rilevate, non angulose; là onde per questo la figura loro rotonda si serba. Per lo che i frutti dell' Amomo triangulari chiamar non si possono, però che ne hanno gli angoli obtusi, ne acuti nella guisa del Cardamomo Pliniano; impercioche non qualunque eminenza angolo si può chiamare, ma quella solamente, che dal contatto di due linee vien prodotta.

Contumax frangenti. I testi corrotti leggono contumax fricanti, ma questo luogo per quanto, ch'à da Dioscoride, et da Plinio, deve esser corretto, com' habbiam detto; impercioche Dioscoride nel Capitolo del Cardamomo lo elegge difficile ad esser rosso, et Plinio poco dapoi danna quello, che facilmente si spezza, il quale è opposto à quello, che si rompe con difficultà. Parla adunque Plinio del frutto intiero del Cardamomo, non de' semi interni solamente, si come habbiamo già detto.

Proximum è ruffo candicans. Questo è il natio colore del Cardamomo commune.

Tertium brevius, atque nigrius. La terza specie di Cardamomo hà il seme più breve, et più nero: li semi più corti adunque sono gli intieri frutti del Cardamomo, il quale è composto di semi interni, et di pericarpio; ma se lece ragionar liberamente, tutto che la brevità de' semi dinotar possa la terza specie del Cardamomo, distinta dalla


seconda
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126 DESCRITTIONE

seconda specie di sopra descritta, nulladimeno pare, che la negrezza dinoti una leggiera adustione dal calore del Sole contratta, si come avvertì il Garzia nel Capo del Cinnamomo, dal che nacque, che gli Antichi dannassero il nero, come Plinio in queste parole ci lasciò scritto.

Alcuni due sorti di Cinnamomo descrissero, et per lo passato più era stimato il bianco, se bene hora si loda maggiormente il nero.

Peius tamen varium, et facile tritu, odorisque parvi, qui verus Costo vicinus esse debet. Il color vario dinota la principiata maturità, di dove nasce, che questo tal Cardamomo, come quello, ch'è immaturo, sia anco facile al rompersi, et di picciol odore, essendo che la maturità istessa và alle piante apportando i suoi odori; et questa quarta specie di Cardamomo non è di natura dall'altra specie differente, ma nell' utilità solamente.

Hoc, apud Medos nascitur. Non è altrimenti inconveniente, che il Cardamomo nasca in Arabia, et che anco nella Media provenga, ma in vero non habbiamo da' Moderni historici, che il Cardamomo nasca nella Media.

Prætium optimi in libras XII. L'ottimo Cardamomo, il prezzo del quale scrive Plinio, è una delle raccordate specie, et quelle non sono le piante, ma si bene il frutto, com'habbiamo noi avvertito. Quindi adunque chiaramente vediamo, che gli Antichi credevano, che la pianta del Cardamomo fosse inutile alle compositioni degli unguenti, non havendo Plinio del prezzo d'essa fatto parola alcuna; Osservo oltre di ciò da questo luogo, che se Plinio havesse conosciuto il grappolo del Cardamomo, in se stesso à guisa


d'uva
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DELL'AMOMO INDIANO. 127

d'uva ristretto, ch'egli non havrebbe per alcun modo tralasciato la descrittione di frutto così gentile , non havendo tralasciato il prezzo del Cardamomo, tutto che sia osservanza di minor importanza, et questo basti circa quanto s'ha da ragionare d'intorno al Cardamomo.















C O N-
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128

CONFORMITA'

D'OPENIONI

DI DIOSCORIDE,

& di Plinio,
»

D'intorno l'Historia dell' Amomo.


ORMAI resta, che dimostriamo la conformità de' pareri di Plinio, et di Dioscoride nel descriver l'historia dell'Amomo, acciò si ribatta l'openione de' Moderni, che credono, che Plinio, et Dioscoride tra se non siano concordi nel descrivere l'Amomo, et inoltre si deve mostrare l'estraordinaria diligenza di Plinio, per la quale trapassò lo stesso Dioscoride nella materia del delineare, et dare à conoscer l'Amomo, dal che tanto maggiormente saranno ripresi li Moderni, che dicono Plinio non haver conosciuto l'Amomo legitimo. Paragonisi adunque à vicenda l'Historia dell' Amomo di Dioscoride, et di Plinio.

Amendue gli Autori dicono l'Amomo esser un' arboscello.

Diosc. L'Amomo è un picciol'arboscello.

Plin. Dall'Indiana vite Labrusca,

Da un mirtuoso sterpo.

A questi è di nome, et di pianta simile al Cardamomo. L'uno, et l'altro Autore incomincia dal grappolo, come parte più conosciuta dell'Amomo.


Diosc.
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DELL'AMOMO INDIANO. 129

Diosc. L'Amomo è un picciol arboscello, il frutto del quale è à guisa di grappolo d' uva.

Plin. L'uva dell'Amomo è in uso. Sono anco concordi, che si debba eleggere l'uva, od il grappolo.

Diosc. Eleggerai il Pontico racemoso. Simile alle picciol uve.

Plin. L'uva dell' Amomo è in uso. Acciò sia unito, et à guisa d' uva in se stesso si ravvolga. Il prezzo dell' uva per cadauna libra. Da amendue è descritto l'Amomo, ch'è utile al comporre gli unguenti, et gli antidoti, come racemo in se stesso à guisa d'uva ravvolto.

Diosc. L'Amomo è un arboscello. Il frutto del quale dal legno si ravvolge in se stesso à guisa d'uva. Quello di Ponto racemoso. Eleggerai, et c. Simile alle picciol uve.

Plin.L'uva dell'Amomo è in uso. Acciò si ristringa, ravvolga à guisa d'uva. Amendue fanno le foglie della pianta, quasi le stesse, overo dell' Indica vite Labrusca.

Diosc. Di foglie simili à quelle della vite bianca.

Plin. Dell'Indiana vite Labrusca. Amendue fanno tre specie d'Amomo.

Diosc. Quello d'Armenia di colore tendente all'oro - Quello di Media di manco valore. Quello di Ponto racemoso, carico di frutti.

Plin. .Vien prodotto in una parte d'Armenia ch' Otene vien


R detta,
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130 DESCRITTIONE

detta, et nella Media, et in Ponto. Conoscono gli stessi colori nell' Amomo, il rosseggiante, ò rosso, quello che tende al color dell'oro, ò pallido, il bianco, et l'herhaceo.

Diosc. Quello d'Armenia, che tira all'oro. Quello di Media verdiccio. Quello di Ponto rosseggiante. Eleggerai il bianco, ò rosseggiante.

Plin. Sommamente s'approva, et c. Quello di color rosso: il secondo luogo di bontà è del pallido; l'Herbaceo è peggiore, et il candido è pessimo; il che avviene per la vecchiezza. Questi nostri Autori fanno l'Amomo odorato.

Diosc. Si loda quello d'Armenia, et c. Che con l'odore ferisce l'odorato. Eleggerai, et c. Quello, ch'è d'assai buon odore. L'Amomide è di manco odore.

Plin. Gli unguenti d'odore più penetranti si fanno col mescolarvi il Costo, et l'Amomo, che sommamente feriscono l'odorato. Amendue gli Autori hanno avvertito l'acredine dell'Amomo.

Diosc. Eleggerai et c. L'acre, et al gusto mordace.

Plin. Essendo l'Amomo di natura mordacissimo. Scrivono ambi gli Autori, che l'Amomo è utile alle compositioni degli unguenti, et degli Antidoti.

Diosc. Si meschia negli Antidoti, et negli unguenti pretiosissimi.

Plin. Tutti gli unguenti riescono più acuti col Costo, et coll'Amomo.


Essen-
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DELL'AMOMO INDIANO. 131
Essendo l'Amomo di sua natura mordacissimo.
Questo adunque unguento Regio et c.
E di Mirobalano, Costo, et Amomo composto.

DILIGENZA DA PLINIO USATA

nella descrittione dell'Amomo.

SIegue la singolar diligenza, et sollecitudine, di cui s'hà valso Plinio nel descrivere, et delineare l'Amomo, colla quale hà sopravanzato Dioscoride, havendo egli osservato quelle conditioni da Dioscoride non avvertite, che mirabilmente illustrano la cognitione dell'Amomo.

Dice adunque primieramente Plinio, che nasce l' Amomo nell' Indie; il che è anco scritto da Theophrasto, et dal grappolo nostro accertato, essendo ch'egli di là c'è stato mandato. Dall' Indiana vite Labrusca.

Plinio c'insegna anco l'uso dell'uva dalla sua pianta separata. L'uva dell'Amomo è in uso dell'Indiana vite Labrusca. Avvertì di più Plinio le foglie di Melagrano, che nel grappolo si trovano, cosa non più da alcuno degli Antichi (che noi sappiamo) osservata. Sommamente si lo da quello, c'hà le foglie à quelle del Melagrano somiglianti.

Ha inoltre più distintamente osservato i colori di quello, che s'habbia fatto Dioscoride, poiche esso Plinio al ruffo assegnò il primo luogo di bontade, dando l'ultimo al candido. Sommamente si loda, et c. Quello che rosseggia, la seconda bontade è del pallido, l'Herbaceo è peggiore, et il pessimo è il bianco.


Scoprì
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132 DESCRITTIONE

Scoprì oltre di ciò Plinio il grappolo falsificato con la gomma liquida, et le foglie del Pomo granato, il qual racemo fù da Dioscoride, ò del tutto tralasciato, od'almeno oscuramente in quelle parole accennato. Eleggerai quello non ristretto à forza. Dice l'Autore.

Si falsifica con le foglie del Melagrano, et con la gomma liquida; acciò s'attacchi, et à guisa d'uva si ristringa. Separò anco Plinio l'uva dell'Amomo, dall'Amomo spezzato, et insegnò i prezzi dell'uno, et dell'altro, coi quali diede ad intendere niun'altro Amomo esser stato appresso gli Antichi in uso, che l'uva, et il friato, da che chiaramente appare la solutione della commune questione, cioè qual parte dell'Amomo sia in uso, et qual ottimo Amomo dir si debba. Il prezzo dell' uva per cadauna libra è di settanta danari, et del spezzato quarantotto.

Si deve adunque in quest'historia dell'Amomo conchiudere, che à Plinio intiera fede prestar si deve, sì per haver egli scritto cose conosciutissime, et vere, come per esser d'openione à quella di Dioscoride conforme, del qual'è anco stato più diligente; et perche nel nostro grappolo Indiano tutte le conditioni si veggono da Plinio, et da Dioscoride al legitimo Amomo assegnate, dir si deve, che questo Indiano racemo sia il legitimo Amomo di Dioscoride, et di Plinio.


Gratie ti rendo Christo Redentore:

Il P.M. Andrea Berna Vin. Min. Conv. Correttore approbato.