hora elegge, come d'una stessa bontade. Fuori di proposito non
sarebbe di nuovo tornare con diligenza ad investigare, quali
di questi colori bontà maggiore dinoti, et come debbano esser
di mano in mano collocati; Ma tralasciamo hora di darne
il parer nostro, poiche s'hà da fare più sotto, mentre le parole
di Plinio si spiegheranno.
Non coactum, vel connexum, solutum autem, et
diffusum; Molto oscuramente parla in questo luogo
Dioscoride, il senso del quale molto difficil fora l'intendere, se non
fosse questo luogo da Plinio stato illustrato, dove parla dell'
Amomo falsificato. Là onde non senza causa entra Marcello
in sospetto, che sia il testo in cotal parte corrotto, ma acciò
chiaro si faccia, et palese si renda il senso di queste parole,
tre cose si devono supporre. L'una sarà, che dicendo Dioscoride,
che si deve eleggere l'ottimo Amomo, non parla della
pianta altrimenti, ma del frutto si bene. Et questa prima
suppositione, se bene è dalle antedette cose manifesta, si farà
anco più chiara dalle cose, che s'hanno di sotto à trattare. Si
deve secondariamente da Plinio supporre, che di due sorti era
il legitimo Amomo, ch'era da gli Antichi adoperato, l'una
era l'uva dell'Amomo, ò l'intiero grappolo: L'altra sorte poi il
friato, ò Amomo dal proprio sostegno staccato, cioè il grappolo
rotto. La terza cosa da presupporsi dall'istesso Plinio è;
ch'era d'alcuni herbolai costume il falsificare, et l'imitare
il grappolo del legitimo Amomo, il quale artificiosamente
formavano da' fragmenti dell' Amomo insieme attaccati colla gomma
liquida. Supposte queste cose non è difficile il vedere qual
differenza sia tra il legitimo, et falso Amomo, tra quello,
ch'è naturalmente intiero, et quello ch'è artificiosamente