Dizionario moderno (Panzini)/S
Questo testo è completo. |
◄ | R | T | ► |
S
S: questa consonante, come è noto, serve ad indicare il genitivo delle lingue a tipo germanico e vale il nostro di. Non so per quale vezzo, o per necessità di commercio, talora ho visto nomi italiani così scritti: Carloni’s, Ginori’s, etc.
Sabbie bollenti: chiamano i tecnici (geologi) certe sabbie sommosse da acque sorgive; specie di fango, che pullula, non bolle. I francesi dicono sables éboulants che vuol dire scoscendenti. Mi sorge il dubbio che questo bollenti possa essere uno svarione. Non sarebbe il primo caso!
Sabreur: voce del gergo francese (letteralmente, sciabolatore) militaire fanfaron. Il tipo dell’ufficiale millantatore e belligero è piuttosto francese che italiano; ad ogni modo in dispetto ed odio degli istituti militari, la parola sabreur non è rara, specie nel linguaggio giornalistico. Dal plautino Pirgopolinice a Managgia la Rocca, la lingua italiana ha copia di voci indicanti, press’a poco, questo personaggio, nè dovrebbe parer necessario ricorrere al francese.
Saccarina: prodotto derivato dal catrame, scoperto da Fahlberg e Remsen, e dagli stessi preparato e messo in commercio come dolcificante. È una polvere bianca con leggero odore di mandorle amare, ed ha una potenza dolcificante 500 volte superiore allo zucchero.
Saccarometro: specie di densimetro su la cui scala si legge direttamente il tanto per cento in zucchero delle soluzioni o siroppi in cui viene immerso.
Sachet: il sacchettino ove si contengono essenze e polveri profumate, il quale si pone fra i pannolini: è usata di solito la voce francese.
Sachet de noce: locuzione francese per indicare il sacchetto ricamato ed adorno, con cifra o, se si tratta di nobili, con corona, il quale ripieno di confetti, la sposa manda in dono alle sue conoscenze, nell’occasione delle nozze.
Sacrebleu = sacredieu = sacrelotte = sacristi: jurons qui se disent à propos de tout et de rien. Modi blasfemi non ignoti a noi, specie i due primi che sono quasi popolari: regali della invasione napoleonica! V. Sacrenòn.
Sacrelotte: V. Sacrebleu.
Sacrenòn: esclamazione volgare che (la nota il Cherubini, Voc. Milanese) ci provenne dalla molto francesemente sonora e scrosciante bestemmia, Sacré nom de Dieu.
Sacrificare: propriamente si dice di cose ed atti solenni (lat. sacra facere): nel senso di privarsi di qualche cosa (da poco) a vantaggio altrui, è estensione non bella che noi togliemmo dal francese (sacrifier). Vero è che l’uso antico e toscano in questo senso rende i puristi benevoli verso tale gallicismo. Lo stosso si dica di sacrificio per rinuncia di cosa gradita; privazione, seccatura, pena, noia.
Sacrificio: V. Sacrificare.
Sacristi: esclamazione blasfema francese uguale a sacrebleu, sacrelotte, etc. A corta gente sacristi pare più corretta e dicevole voce della nostra Cristo! Volgari tutte!
Sacro Romano Impero: nome dato all’Impero d’occidente, ristabilito da Carlo Magno nell’Ottocento, indi all’Impero di Germania, che ne fa successore.
Sadismo: varietà di pervertimento sessuale (opposto a masochismo) per cui l’uomo prova eccitamento e diletto nel seviziare e martoriare la donna. Tale parola, non ignota alla scienza medica, deriva dal francese. | Sadisme = form de de dépravation particulière et stupéfiante dont était atteint le marquis de Sade (1740-1814), autore di romanzi su la lussuria sanguinaria; morto demente.
Sage femme: fr. levatrice (mammana, comare).
Saggio o tasso: sono voci che hanno lo stesso valore, e vogliono significare la misura percentuale dell’interesse e dello sconto. Avvertasi che la voce tasso è dal francese taux. In buon italiano, ragione.
Sago o sagù: fecola che si ricava dal midollo di alcune palme e specialmente dal Sagus Raphia. Il sago del commercio è formato da granellini, duri, cornei, di saper dolciastro. Gonfia nell’acqua calda e serve per minestra (a chi piace).
Saignant: voce francese invece di sanguinante, detta delle carni; il cui bello è che, tagliandole, gettino abbondante sugo nel piatto (come costolette, arrosti, etc). È voce frequente, specie nel linguaggio dei cuochi e dei buongustai.
Saint-Barthélemy (la): tanto nel senso storico della nota strage compiutasi in Parigi degli Ugonotti, per opera de’ Cattolici (24 agosto 1572), come in senso figurato ed esteso, pare in certo ceto e in certe scritture più efiicace o elegante che la notte di S. Bartolomeo.
e a Dio chiede perdono
Della notte di San Bartolomeo.
Carducci, Ça Ira.
Sainte-Nitouche: V. Santarellina.
Sala di convegno: è detta la sala di ritrovo o di conversazione degli ufficiali.
Salama: la salama di Ferrara: termine dialettale di specialità gastronomica di quella città, come la mortadella di Bologna, i cotechini di Cento, i salami di Felino, etc. La salama è un farcito delle più fini carni suine, con marsala e droghe: cuocesi con grande cura affinchè nel bollore non si apra, e più è vecchia, più è pregiata. È cibo di forte sapore.
Salamander: ted. salamandra, nome dato dagli studenti germanici (Salamanderreiben) ad una loro cerimonia convivale per onorare altrui, propinando. Consiste nel levare ad ordinate riprese ed al comando di un anziano le tazze dopo averle strofinate e percosse: bevesi in un fiato. Tale costumanza risale al principio del secolo XIX. Il perchè del bizzarro nome non risulta manifesto.
Salapuzio: latinismo rinnovato dal Carducci. Salaputium è denominazione di uomo piccolo, astioso, libidinosetto. (Catullo, 53, 5. Seneca, contr. 7, 4 (19), 7).
Salasso: il nome di questo antico atto terapeutico, condannato dalla medicina moderna (oggi però in alcune infermità rimesso in onore), talora è usato per facile, familiare estensione, a significare sborso, spesa, diminuzione notevole e necessaria di quel sangue della vita sociale che è il denaro.
Sale: per mare (lat. sal, gr. [testo greco]), è antica voce disusata e poetica (l’alto sale, Dante Par. II) che la odierna scuola degli esteti ha rinnovato (d’Annunzio).
Saliente: spiace ai puristi questo neol., tanto nel senso materiale di sporgente, rilevato, come nel senso morale di grave, importante, di gran rilievo, essendo traduzione del fr. saillant.
Salizàda: voce veneziana, selciata, cioè strada lastricata. Tale voce vernacola, data a talune vie di Venezia, ebbe origine da qualche prima strada interna che fu lastricata, e da salizo = selciato, fu detta salizada. Cfr. per l’etimologia il francese chaussée.
Salle-à-manger: questa locuzione francese per stanza da pranzo deve essere da assai tempo nell’uso familiare milanese. Sala a mansgè registra il Cherubini, traducendo poi in un salotto da pranzarvi, quasi che stanza da pranzo o tinello gli paressero troppo poco toscani!
Salmis: voce francese di incerta etimologia (V. lo Scheler), tradotta in salmi. Con tale nome si chiama una maniera speciale di cucinare in umido, specialmente la selvaggina, cioè tenendola prima e per lunghe ore in infusione con vino e spezie.
Salòlo: è un composto risultante dalla combinazione dell’acido salicilico col fenolo, che si usa in medicina come antisettico e come antipiretico (polvere bianca cristallina, insipida).
Salon e salone: salone in italiano vuol dire gran sala, nel senso di salotto è la parola salon, francese. In alcuni paesi la bottega da barbiere più elegante della città ha per antonomasia il titolo di Salone; nuova prova che ciò che è eccellente ama la voce straniera, o in altri termini, la voce straniera ha senso di eccellenza. | Salon dicesi anche la galleria ove si fa in Parigi l’esposizione periodica di pittura, scoltura etc., quindi l’esposizione stessa. In origine essa si faceva nel grand salon del Louvre, onde il nome.
Salon (vettura): V. Vettura Salon.
Salsamentario: ricorre nell’alta Italia: si riprende come voce di non buona formazione, ma parmi assai poco usata. Più usato è il nuovo vocabolo salumiere invece di salumaio e pizzicagnolo, toscano. E così tende a prevalere la parola salumeria.
Salsapariglia: dallo spagnuolo zarza = rovo (cfr. zarzuela) e Parillo, nome di medico che prima l’usò. È la radice di alcune specie di Smilax, pianta americana, a cui fu in passato attribuita gran virtù come tonico alterante, antireumatico, antisifilitico. Entra nella composizione di molte specialità farmaceutiche.
Salso: dicono volgarmente a Milano (sals) per erpete, eritema.
Saltamartino: voce volgare; vale grillo, locusta, dicesi anche di bimbo che mai non sta fermo, che ha l’argento vivo addosso. «Difficile però è determinare con precisione la specie cui viene attribuito, variando a seconda dei luoghi. In generale però viene dato agli ortotteri saltatori, cioè all’una o all’altra specie di Grillo o di Locusta» (Calegari).
Saltare agli occhi: è dai puristi notato come francesismo: sauter au yeux: italianamente, dar nell’occhio. Ma dar nell’occhio non è propriamente il saltar agli occhi, almeno sono due locuzioni usate con senso diverso. Certo non si dirà un vestito sfarzoso salta agli occhi e un errore dà nell’occhio.
Saltarello: non è soltanto diminutivo di salto, ma altresì nome di danza dell’Italia meridionale e di Roma, in misura sestupla di crome (tripla composta) e in movimento vivace.
Saitar la barra: locuzione delle caserme; vale uscire dal quartiere in modo clandestino, saltando impedimenti ed eludendo custodie; la qual cosa spesso fanno i soldati di notte per attendere a gozzoviglia e per svago.
Salto del montone: V. Panache.
Salto nel buio: per estensione figurata vale impresa disennata, coatta, disperata di cui non si possono prevedere le conseguenze. Locuzione familiare.
Saltuario, saltuariamente: per a pezzi, a sbalzi, a pezzi e bocconi, senz’ordine. «Voci sfarfallate» nota il Rigutini. (op. cit.).
Salus populi suprema lex esto: sintetico principio e criterio dell’arte del governare, scultoriamente così espresso in Cicerone (De legibus, III, 3): la salvezza del popolo sia legge suprema.
Salute, genti umane affaticate: famoso verso del Carducci nel Canto dell’Amore.
Salvagente: nota specie, di galleggiante, per lo più anulare, di tela imbottita di sughero, che si getta in mare per dare temporaneo appoggio a’ naufraghi, o caduti in mare. E detto anche gavitello di salvamento.
Salvaguardare: neol. foggiato sul verbo fr. sauvegarder: «goffissimo» lo dice il Rigutini: aggiungi «inutile» avendo tu telare, proteggere, custodire, difendere.
Salvataggio: per salvamento spiace ai puristi come tolto dal fr. sauvetage. Opere, Compagnia, Battello di salvataggio (V. Life boat) sono voci così dell’uso, chè niuno dice altrimenti. Con senso traslato chiamasi salvataggio nel gergo dei giornali e della politica l’arte e il segreto concorso del partito, dei consorti etc. per salvare uno dei loro (trattasi di personaggì di nome e autorità), il quale nelle sfrenate arti odierno di concussione, baratteria e di lapidazione del publico danaro fu per avventura disgraziata sorpreso dall’onesto Pantalone pagatore: se non si può salvare, si confondono le cose per modo che il detto Pantalone crede di aver sbagliato nel vedere. V. Succhione.
Salvation Army: esercito della salvezza: istituto inglese evangelico con iscopo di missione e di bene: diffonde cioè l’evangelo ed esercita una potente azione umana e sociale (ed igenica: guerra ai liquori!) in pro dei miseri e dei derelitti dalla società e dalla legge. Questa istituzione è diffusa in molte parti del mondo e specialmente nelle colonie inglesi. Togliendo da S. Paolo, ha assunto per la sua organizzazione simboli e nomi belligeri; cioè è l’esercito combattente e vigile contro il Male (Satana): onde il nome di generale al comandante supremo (che è il vecchio Booth, fondatore di tale istituto), di alfieri, alfieresse, capitani, capitanesse. Grido di guerra (War Gry), il giornale di propaganda che in molte nostre città si vende, anche per i publici ritrovi, dalle giovinette affigliate a questa religione e vestite di nota e speciale assisa. Queste forme stravaganti e simboliche, consone del resto allo spirito anglo-sassone, mal reggono al contatto dello spirito scettico e sereno degli italiani. Questa società ha il quartiere internazionale in Londra, ha diffusione in 48 nazioni: in Italia ha il quartier generale a Milano: dispone di fortissimi redditi che investe in colonie e stabilimenti per esercizio di bene. Si adatta con tutte le religioni, senza legame ad alcuna; si adatta agli usi e alle leggi delle varie nazioni, ma non si occupa di politica. I Salutisti (sic!) ammettono e dichiarano la possibilità di raggiungere la perfezione secondo la parola e per la grazia di Cristo. Questa società data dal 1865.
Salve: imperativo del verbo latino salvère, formola di saluto ospitale, che, rinnovando antica gentilezza, è scritta sul limitare di molte case moderne.
Salvietta: per tovagliuolo, è notato dai più rigorosi puristi come gallicismo (serviette, da servir). «Non comune per tovagliuolo», nota il Petrocchi. Vero è che fuor di Toscana è molto comune. Del resto ha esempi sino dal Seicento.
Sambùco: battello leggero per canali, lagune, stagni.
Samos: nome di vino bianco dolce, aromatico dovrebbe essere proveniente dall’isola di Samo (Mare Egeo). In commercio prevale la scrittura Samos, francese, alla nostrana Samo. Col nome di Samos si importa in Italia dalla Grecia un liquido fabbricato con fichi secchi e usato, pur troppo, per preparare a Milano e altrove del Marsala.
Samovar: voce universalmente accolta per indicare la macchina per fare il tè: varia di forma secondo che lo richiede la mondana eleganza occidentale o la necessità del rigido clima russo. Samovar è scrittura francese di voce russa, derivata dal tartaro.
Sanatòria: disposizione con cui l’autorità sancisce un atto non regolare. «Voce nostrale che dovrebbe prendere il posto nel linguaggio parlamentare della locuzione inglese, bill d’indennità». Rigutini, (op. cit.).
Sanatorium: neologismo di foggia latina, dal verbo sanare; tolto dalle lingue straniere. È nome dato a certi stabilimenti, posti in condizioni determinate di clima e destinati alla cura di malattie croniche (come la tubercolosi polmonare, le affezioni cardiache e nervose, etc.) con mezzi specialmente di igiene e di dieta. Si dice e scrive anche sanatorio.
San Colombano o vino di Montevecchia: nomi di due vini lombardi, notevoli non solo perchè in provincia povera di viti (Milano), ma perchè per la loro limpidezza e il bel colore rubino hanno alcun pregio. Vini, però, di consumo locale: colline di S. Colombano al Lambro e di Montevecchia (Brianza).
Sancta sanctorum: lat., la parte più segreta del tempio ebraico, e, per estensione familiare, spesso ironica, il luogo ove pochi e privilegiati hanno accesso, specie intendendo dei luoghi, dove «il destin degli uomini si cova».
Sanculotto: la voce non è bella ma l’uso l’ha consacrata, ed è traduzione di sans-culottes, cioè i senza brache o sbracati. Le culottes, cioè i calzoncini corti sino al ginocchio, erano del vestire del secolo XVIII. La Rivoluzione di Francia rinnovò oltre al resto, anche i calzoni lunghi; però quelli che, in odio all’antico, adottarono questo indumento, furon detti sans-culottes, ed erano del più forte lievito plebeo di Parigi, e les culottes aristocratiche vennero inalberate come in segno di spregio. Questa voce storica talora è usata per indicare quelli che dalla democrazia tolgono il meno buono, cioè l’invidia, l’intransigenza settaria e feroce.
Sandolino: noto palischermo a fondo piatto, con poppa e prua aguzze, capace di una sola persona, o due al più, con remo a pagaie. Parrebbe voce nuova: vero è che sandalo per specie di nave è antica nostra voce.
Sandwich: voce inglese, derivata da un nome proprio (Iohn Montagne, conte di Sandwich, morto nel 1792, il quale usava farsi recare tali serviti sul tavolo da giuoco: ecco come si può conservare un nome!): indica due fettine di pane con entro alcuna fine vivanda. Vedi alla parola tartina. Avete mai visto nelle grandi città certe miserabili schiere di uomini, infagottati in livree goffe e vistose, chiusi fra un cartellone davanti e uno di dietro? Si chiamano, per similitudine dei panini, uomini-sandwich. Servono di publicità ambulante. Non solo i così detti immortali principi dell’89, ma la semplice dignità umana, anteriore all’89, si trova offesa da sì fatto costume esotico, ma l’arte del richiamo ha buona bocca, inghiottisce questo ed altro. In francese homme sandwich. V. Réclame.
Sanfason: V. Sans façon.
Sanfedista: da santa e fede: nome di partito italiano che si oppose prima alle idee della Rivoluzione poi al Carbonarismo: sostenitore ad oltranza del più fiero assolutismo e dei diritti del Trono e dell’Altare.
Sangiacato: V. Vilayet.
Sangiovese: nome di vitigno e di vino rosso, da pasto e da bottiglia, armonico ne’ suoi componenti, di pronta beva, gradevolmente amarognolo. Nel Riminese è meno alcoolico e si presta come eccellente vino da pasto. In Toscana prevale la voce Sangioveto.
Sangue bleu o azzurro: di nobile schiatta, detto per lo più facetamente di quella gente
che incoccia maledettamente
d’esser di carne come tutti siamo
e vorrebbe per babbo un altro Adamo.
Sangue di drago: resina prodotta dai frutti del Galamus draco (Willd) pianta, rampicante della famiglia delle palme (Sumatra, Borneo). Usavasi in medicina: usasi nella fabbrica di vernici.
Sangue freddo: è il fr. sang-froid, contenente un traslato efficace e bello, conforme a quell’idioma. In italiano, calma con acconcio contributo, grande, terribile, etc. rende bene il sang-froid. Vero è che sangue freddo è oramai modo pronto e dell’uso, pur familiare.
Sanitario: agg. che si riferisce alla salute; quindi detto di medico (ufficiale sanitario), tende ad usarsi come sostantivo: i sanitari per dire i medici. Spiace ai puristi, anzi «inaccettabile» lo dice il Rigutini. Non è dal francese.
San Michele: in Milano far San Michele vale far San Martino, sgomberare, mutare alloggio, sì nel senso proprio come nel senso figurato: dall’antica costumanza di disdire gli appartamenti per il 29 Settembre.
Sans adieux: è modo elegante e mondano, insegnato dai francesi invece di arrivederci.
Sans façon: fr., per alla buona, alla mano, in confidenza, senza cerimonie, alla carlona, è tanto frequente che da chi è trascurato nel parlare si è foggiato persino la parola sanfasson o sanfasòn e sanfassona (alla): ma intendesi specialmente di vesti o maniera trasandata e sciatta.
Sansgêne: locuzione familiare francese, lett. senza soggezione. I francesi usano sans-gêne come attributo, es. Madame Sans-gêne, che per noi è difficilmente traducibile se non girando la frase con liberi e franchi modi nostrani. Gena e genant sono due voci galliche del dialetto piemontese, soggezione, fastidio, fastidioso. Per l’etimologia, V. Gena.
Sans rancune: locuzione fr., letteralmente senza risentimento e si dice talora nel linguaggio mondano come clausola finale, di solito dopo aver discusso con taluno, senza benefìcio d’intesa. E amici come prima diremmo noi.
Sans tambour ni trompette: locuzione avverbiale fr., senza tamburo ne tromba, cioè zitti e quieti, alla chetichella.
Santa Alleanza: nome della alleanza firmata in Parigi il 26 settembre 1815 dopo la seconda abdicazione di Napoleone, personalmente dai sovrani di Austria, Prussia e Russia, cui convennero quasi tutti i sovrani d’Europa. Fu detta Santa dal sentimento religioso, mistico che la informava. Aveva per iscopo di rafforzare due edifici morali, scossi dalla Rivoluzione, l’autorità della religione e l’autorità dei sovrani, fondata sul principio del diritto divino.
Santa bottega: perifrasi oltraggiosa popolare per indicare la Chiesa: la quale dantes exaudit, non dantibus ostia claudit. Confronta
«la venal prece»
del Foscolo (I Sepolcri).
Santa canaglia: locuzione francese, tolta da un verso di Augusto Barbier (La curée in Giambi, 1830).
à travers la mitraìlle
et sous le sabre detesté,
La grande populace et la sainte canaille
Se ruaient a l’immortalité.
Santa canaglia ripetè il Carducci ne’ suoi Giambi ed Epodi. N. B. Fra epiteti di lode da una parte e di vituperio dall’altra al popolo, la risultante precisa quale sarà?
Santa carabina: locuzione di Garibaldi in difesa dell’armamento nazionale, o «libere armi» come diceva il Cattaneo, era una delle idee cardinali dell’Eroe. «Finchè sulla terra ci saranno oppressori ed oppressi, avrò sempre un culto per te, santa carabina».
Santarellina: santarello e santarella diceasi in antico di persona molto divota, poi ironicamente di donna che sotto la vereconda, innocente e pudica parvenza altro nasconde: madonnina infilzata, santificetur. In Santarellina fu tradotto il titolo dell’operetta notissima Mam’zelle Nitouche. In francese Sainte-Nitouche dicesi di fanciulla innocente, schiva di cose mondane, (elle n’y touche pas).
Santa Ruota: V. Ruota.
Santé: fr., vale salute. Santé: nella nostra cucina, specie d’albergo, ricorre sovente questa locuzione zuppa santé per indicare una minestrina leggera con verdure e crostini. È parola non francese, in questo senso, ma della stessa famiglia del vino brulé, del cendrier, del coûte qui coûte, etc. etc.; cioè parole franco-subalpine e milanesi, create sotto la protezione della Madonnina del Duomo. In francese sarebbe julienne avec croûton. NB. Abbiamo anche la cioccolata «santé».
Santificetur: lett. in latino sia santificato. Voce familiare. V. Santarellina.
Santippe: fu il nome della moglie del grande filosofo greco Socrate, la quale a comune testimonianza degli storici, fu così importuna e bisbetica, che Socrate prima di disputare, avanti alla morte, della immortalità dell’anima, come è scritto nel sublime dialogo del Fedone, ricusò la visita della moglie e la scacciò dal carcere. In verità Socrate non fu molto cavaliere verso una signora, ma se egli, pazientissimo e buonissimo, giunse a tal punto, conviene dire che la misura era al colmo. Dicesi Santippe di ogni moglie, o facente le veci di moglie, noiosa, gretta, appiccicaticcia, sospettosa, vendicativa, linguacciuta, gelosa, etc. come molte sono tuttavia. Santippe (Xanthippe, [testo greco]) si presterebbe ad una assai lepida monografia; notevole ad ogni modo è come la Grecia antica, maestra di ogni modello, non abbia dimenticato questo, notevole, della moglie intolleranda. Santippe ricorre antonomasticamente. Così si dice che Gemma di Manette Donati, moglie di Dante fosse una Santippe, ma chi ne sa nulla? Nemmeno quelli che fanno professione di ermeneutica dantesca: così Manetta Corsini, moglie del Macchiavelli ebbe rinomanza di essere una Santippe, ma pare a torto, e trovò più di un difensore fra gli odierni studiosi (I. Giampietri, il Tommasini, il Villari). Sorte dei grandi uomini! Vero è che le mogli dei grandi uomini potrebbero dire non essere costoro i più adatti alla vita familiare.
Santo Uffizio: titolo della congregazione dell’Inquisizione stabilita in Roma (Italia, Spagna, Portogallo, Indie) allo scopo di perseguire ed estirpare eretici, giudei, infedeli. Rimonta al secolo XII e non fu abolita definitivamente che nel 1820 in Ispagna, il solo paese ove si era conservata. Ne è vestigio La Congregazione dell’Indice. I metodi terribili e feroci di procedura (denunzia segreta, testimonianza occulta, tortura, rogo) animati dal più folle fanatismo religioso, hanno reso tristamente celebre il Santo Uffizio, sì che il nome sopra vive, con forza antonomastica, alla cosa. Famosa, su le altre, fu la Inquisizione di Spagna e il nome del grande inquisitore della Castiglia, Torquemada, frate domenicano (1428, 1498) vive popolarmente come sinonimo di martoriatore e di persecutore fanatico.
Sanzionare: non è da sanzione, ma è derivato dal fr. sanctionner. Spiace ai puristi i quali ricordano aver noi il verbo sancire e «se questo sembri oggi troppo solenne, dicasi confermare, approvare» (Rigutini).
Sapa: «termine letterario non comune» spiega il Petrocchi.
A casa mia mi sa meglio una rapa
Ch’io cuoca, e cotta su’n stecco m’inforco,
E mondo, e spargo poi di aceto e sapa,
Ariosto. (Satira IV, 43-45).
Sapa o savore è il mosto cotto, tuttora usato per condimento o salsa, nel contado. Voce oggi ristretta ad alcuni vernacoli; di quelle belle voci che meriterebbero di essere rinnovate e non si usano letterariamente, anche da chi le sa, per timore che siano volgari. Vedi ciò che è detto alla parola Schiampa.
Sapèque: nome di moneta minima cinese, secondo la scrittura francese. Come è noto, le monete cinesi sono perforate nel mezzo o si portano come de’ rocchi.
Saper di forte agrume: locuzione tolta da Dante, Paradiso, XVII, 117:
a molti fia savor di forte agrume.
Vale spiacere, essere sgradito, offendere, urtare, e generalmente si dice quando si espongono opinioni e fatti informati di verità e lealtà in contrasto con altri fatti ed idee da altri sostenuti.
Sapevamcelo!: esclamazione familiare ironica quando avviene o è ammessa cosa di facile previsione, da altri negata con arte o frode.
Saputo: per intendente, dotto, savio è alquanto fuori dell’uso, usato invece con senso di canzonatura. Cfr. Saputello.
Sarabanda: «danza d’origine spagnuola, nella misura tripla semplice e in movimento grave. Incomincia in battere ed ha nella prima misura il secondo tempo prolungato col punto» (A. Galli, op. cit.).
Sarafan: abito nazionale delle donne russe: sottana e bustina congiunte, di colore rosso o turchino.
Sardigna: voce milanese, non registrata nel Cherubini nè nell’Angiolini (op. cit.) per indicare il carnaio. Sardigna era luogo in Firenze sull’Arno fuor Porta S. Friano, in cui si gettavano le bestie morte o carogne. Ha esempi classici del Macchiavelli, del Pananti, del Redi: allusione all’aria di Sardegna. V. Marziale IV, 60. V. Gherardini op. cit.
Sargasso (Sargassum): alga detta «uva di mare». La specie sarg. bacciferum si trova negli Oceani Atlantico, Indiano e Pacifico. Tra le Azorre e l’America forma il mare dei sargassi.
Sassella: ottimo vino da bottiglia della Valtellina: così detto dal luogo. Invecchiando diventa pregiatissimo e gode fama anche all’estero. I vini valtellinesi (Sassella, Inferno, Grumello) sembrano segnare in quelle estreme parti la ragione geografica del confine d’Italia. Il Carducci ad una bottiglia di Valtellina del 1848 dedicò una splendida sua odo barbara:
E tu pendevi tralcio da i retici
balzi odorando florido al murmure
do’ fiumi da l’alpe volgenti
ceruli in fuga spume d’argento.
Satin: così si chiama un tessuto semplice, liscio di cotone, che imita assai bene, anche al tatto, la seta. Usasi di solito per soppannare o foderare. Satin deriva da seta, quindi sarebbe in italiano setino. In vece si dice quasi costantemente alla francese, satin.
Satinare: fr. satiner, dare il lucido come del raso: carta satinata V. Satin.
Satiriasi: da [testo greco] = satiro. Esagerazione dei desideri sessuali dell’uomo.
Satiro: il nome di questa agresta e lasciva divinità antica ([testo greco]), è oggi usato per indicare persona che commette apertamente atti contrari al pudore ed alle buone leggi di natura. Satiriasi infatti è voce medica per indicare l’esagerazione dei desideri sessuali nell’uomo.
Sauerkraut: V. Choucroute.
Saut-de-lit: voce di gergo francese, lett. salto dal letto, cioè vestaglia, veston de appartement.
Sauté: fr., letteralmente saltato ed è parola del linguaggio di cucina per indicare quella special cottura che si fa della carne, ponendola senz’altro e per breve tempo nella teglia con burro od olio.
Sauterie: fr., balletto, quattro salti in famiglia.
Sauterne o Sauternes: dal villaggio di questo nome (nel dipartimento della Gironda) trae nome un pregiato vino bianco, prodotto in fortunati terreni, alquanto a mezzodì di Bordeaux. La rinomanza di questo vino è relativamente recente. Le uve dei vitigni Sémillon e Sauvignon sono colte a varie riprese e in avanzata maturanza e la preparazione ne è perfetta. Esilarante, profumato, ambrato, ha nel tipo detto Chateau-Yquem la sua più aristocratica eccellenza. Se ne vendette a prezzi favolosi. NB. Molti di questi vini sono talvolta fabbricati con uve d’Italia e di Spagna.
Sautoir: [es. catene sautoirs oro giallo]. Oggi le donne hanno di moda codeste lunghe catene che girano il collo e cadono in punta a mezza vita, e servono più per vaghezze che per uso e ve ne sono anche di conterie e di vil prezzo così da appagare le vanità delle più povere. Il nome proviene da questo che dicevasi e dicesi portare un ordine cavalleresco en sautoir, quando il cordone che lo regge cade sul petto in modo da formare i due bracci superiori di una croce di S. Andrea. Così il Toson d’Oro, così i prelati portano le loro croci. Sarebbero dunque catene en sautoir e non catene sautoir. La qual voce per chi vuol andar più in là, proviene dal basso latino saltatoria = staffe, e ne’ trofei ponevansi dietro lo scudo in forma di croce di S. Andrea.
Savio: dicono i milanesi per buono, ubbidiente, docile, quieto (dei bambini).
Savoir-vivre e savoir-faire: due tipiche locuzioni francesi, che si pronunciano più di spesso così, ed indicano quell’abilità naturale ed acquisita, che è propria di coloro che sanno stare al mondo e sanno specialmente l’arte di muovere gli altri a loro tornaconto.
Sbalorditivo: agg. usato con forza e senso iperbolico, invece di incredibile, non comune e simili.
Sbarcar il lunario o la vita: vivere, cioè risolvere il primo problema dell’esistenza che è quello del mangiare, vestire, alloggiare, quasi mettendo a proda tutti i giorni del lunario senza troppa preoccupazione nè fatica, e parimenti senza troppa gioia e fortuna.
Sbarrare: in alcuni dialetti significa il trarre calci de’ cavalli, etc. (dall’antico senso del verbo).
Sbruffo (insalata, maccheroni con lo): nell’Alta e nella Media Italia talora si ode codesta locuzione riferita a sconcissima costumanza della plebe napoletana, e consisterebbe nel condire cotali cibi spruzzandoli con condimenti da prima posti e mescolati in bocca. Vuolsi avvertire che tale uso è malevolmente fantastico e tale locuzione è ignota al dialetto napoletano.
Sbruffo: = spruzzo: voce usata specialmente nella locuzione familiare ed antica dar lo sbruffo, cioè dar di nascosto roba o danari per ottener privilegio e favore, corrompendo altrui.
Scacchista: neol., giocatore di scacchi.
Scadenza: nella locuzione a lunga, a breve scadenza, vale tardi o presto: dallo scadere delle cambiali.
Scala: nella locuzione su larga, su piccola scala, V. Su larga scala.
Scalcinato: curioso vocabolo delle caserme, detto di soldato, ufficiale, reggimento, male in arnese, poco ordinato, inelegante, impacciato.
Scaldarsi a freddo: V. Riscaldarsi a freddo.
Scali di Levante: V. Levante.
Scaloppina: V. Escalope: questa parola in francese antico vale guscio, conchiglia, l’escalope forse fu così detta perchè la fetta di carne è rotolata a modo di conchiglia (Littré).
Scamone: (scamòn) chiamano i macellai milanesi la groppa di culaccio de’ bovini.
Scandere: noto verbo dell’uso scolastico e vale misurare i versi e anche far ben sentire le sillabe, con intenzione. Il participio, ove occorra, è scanso (lat. scando, scandi, scansum, scandere).
Scantinare: termine dialettale, volgare: vale venir meno all’impegno, quasi stonare; da cantino (ultima corda del violino).
Scappamento: parola usata nello studio o teoria delle macchine a vapore e dei motori a gas: indica lo scaricarsi del vapore o del gas dal cilindro dove ha lavorato.
Scaramanzia: termine volgare toscano, ampiamente esteso; corrotto, forse, da chiromanzia. Il Petrocchi spiega disdetta alle carte: piuttosto stregoneria per isfuggire alla disdetta, e dicesi solitamente per celia.
Scaranto: voce regionale (Veneto) data a delle concrezioni calcaree, di poco spessore, che si trovano nei terreni alla profondità di 30 ovvero 40 cm.
Scarpa: specie di staffa di ferro in cui viene fermata una delle ruote de’ grevi carriaggi per impedire che giri, e perciò rallentare il corso nelle pericolose discese. Senso classico e popolare della parola, non sempre notato.
Scarico: nel linguaggio del commercio vale uscita di merce o di denaro. A mio scarico o a mio discarico, espressione usata per significare: a sollievo della mia responsabilità.
Scarlatto: in senso politico V. Rosso.
Scarpone: voce del gergo delle caserme: ufficiale non elegante (ordinario, rozzo).
Scarroccio: V. Deriva.
Scartamento ridotto: nelle vie ferrate (eccetto in Russia) la distanza fra le due guido interne è di m. 1.445 (scartarnento normale). Ma per ragioni di varia opportunità vi sono brevi linee secondarie in cui la distanza è di molto minore e queste strade diconsi a scartamento ridotto. Questa locuzione è usata anche in senso morale, spesso ironicamente per dire in proporzioni minori del normale e del giusto. Scartamento non piace ai puristi, ma con loro pace scartamento rimane nell’uso e carreggiata è il solco dei carri.
Scatola a stoppa: (meccanica) traduzione del fr. boîte à etoupes (ingl. stuffing box), più italianamente, scatola di guarnizione o scatola di tenuta: è una disposizione meccanica che concede all’asta di uno stantuffo di uscire senza che il vapore ne spanda.
Scavezzo: attributo di fucile, trombone, pistola che abbia la cassa in due pezzi, in modo che volendo il calcio si ripieghi sul fusto e l’arme possa esser nascosta o meglio portata. Erano proibite come armi insidiose. Voce antica, vive ancora in qualche dialetto.
Sceicco: parola araba che vuol dir vecchio, ed è titolo dato ai capi delle tribù arabe, perchè tale autorità di solito è conferita agli anziani.
Scellino: ingl. schilling = 12 pence = L. 1.26 di nostra moneta.
Scelotirbe: ter. med., vacillamento, trascinamento delle gambe nel camminare, dovuto a debolezza degli arti inferiori.
Scendere in piazza: in opposizione ai rivoluzionari da salotto o teorici, si dice scendere in piazza per agire in modo rivoluzionario, in modo attivo (le vie e specialmente le piazze sono il precipuo campo di queste battaglie).
Scent: ingl., odore: appare talora questa parola, trattandosi di nobili cacce, per indicare la traccia della selvaggina, che i cani seguono al fiuto.
Givan seguendo e’ braccia il lungo odore.
Poliziano, Stanze, I, 30.
Sceriffo: ingl. sheriff (shire-reeve), governatore di una contea o provincia, capo dell’amministrazione civile con moltissime attribuzioni. Allo sceriffo negli Stati Uniti spetta il fare eseguire le sentenze delle Corti di giustizia.
Schako: nome fr. di pesante cappello militare, vario di forma e di ornamenti secondo le nazioni ed i tempi. È voce ungherese, passata in molti linguaggi.
Schatulle: V. Chatulle.
Schedare: notare sopra una scheda il titolo e le altre notizie di un libro, apponendovi i numeri dello scaffale, del palchetto, e quello del posto, che lo assegna in libreria. Dal lat. scheda: neol. del linguaggio dei bibliofili e dei librai.
Schedario: tutte le schede di una biblioteca raccolte nelle cassette per ordine alfabetico e sillabico.
Schemnitz: città dell’Ungheria, che dà nome ad eccellenti pipe di terra (pipe di Schemnitz).
Scherzare: usano a Milano questo verbo transitivamente: scherzare uno, nel senso di farsi giuoco o beffe di qualcuno, minchionare, canzonare, e non solo nel dialetto, ma altresì nel linguaggio familiare: idiotismo a cui non è facile sottrarsi; comunissimo, ad es., nelle scuole.
Scherzo: nel linguaggio musicale, denominazione, dato da Beethoven ad un brano capriccioso, bizzarro, a piccole frasi: ha movimento vivo, brioso, ritmico. Però il nome di Scherzo, come quello di Capriccio, era noto anteriormente, tanto nei canti popolari quanto nella musica strumentale (XVII secolo).
Schiacciante: V. Schiacciare.
Schiacciare: per vincere (preponderando, annientando) è estensione tolta dal fr. écraser, specialmente nella forma del part. schiacciante, es. prove schiaccianti per inoppugnabili. Inutile dire che è verbo fieramente ripreso dai puristi. Ricordo tuttavia questo passo del Carducci: «la storia così viva non pur nei libri ma nelle memorie schiaccia al confronto ogni poetica descrizione» . Ça Ira, pag. 239 in «Confessioni e Battaglie», serie terza, ed. Sommaruga. Io credo che il Carducci abbia, senza aver punto subito l’influsso dell’écraser francese, dato naturalmente forza di traslato al verbo schiacciare. In altri termini, vi sono affinità di pensiero moderno che conviene tener a mente prima di condannare senz’altro con la parola gallicismo!
Schiampa o stiampa: forma romagnola del toscano schiappa o stiappa, in milanese, sceppa, scheggia di legno spaccato per l’atto dello schiappare (milanese sceppà, e sceppadura = fessura, screpolatura). «I non toscani, per via dell’educazione scolastica, ripudiano, sempre e in tutto, il loro vernacolo, credendo ch’esso sia al bando della letteratura. Io voglio mostrar loro che possono, molto spesso, usare bellamente e rettamente in italiano vocaboli del loro, a torto ora prediletto ora spregiato, linguaggio materno; sia perchè quei vocaboli sono comuni al parlar toscano, vivo e puro dei monti: sia perchè sono necessari o almeno utili, pur non essendo toscani. Cito ad esempio, per il primo rispetto, la parola schiampa o stiampa, che un buon romagnolo si periterebbe di usare, scrivendo o dicendo per il publico; e per il secondo, il bellissimo vede svede, che un buon siciliano non oserebbe, credo, tradurre così per gli altri italiani che pure hanno bisogno di tanto breve e chiara espressione». Nota del Pascoli alla 2a ediz. dei Canti di Castelvecchio. NB. L’Autore riporta questo passo per confermare con una geniale autorità un pensiero più volte ripetuto nel corso di questo lavoro.
Schiappa: e dim. schiappino, milanese sceppin, dicesi familiarmente di chiunque mal conosca l’arte sua, specialmente dicesi in modo assai familiare di chi è inesperto nel giuoco. Non è anche toscano? Sì, certo. Cfr. schiampa e il napoletano fesso.
Schiave bianche: nuova perifrasi ed eufemismo: quasi «vittime sociali» come una volta erano gli «schiavi», o, meglio, «schiave bianche», cioè di nostra razza, avvilite all’obbrobrio di servitù come le schiave di razza nera. Tale eufemismo ci provenne dall’inglese, per indicare le prostitute e specialmente quelle donne che sono tratte alla mala vita con ingannevoli pretesti da incettatori, cosa pur troppo vera e vero male sociale. Ma la odierna pietà non esagera compassionandole di troppo come fanciulle deboli e indifese? Non è fare della retorica umanitaria e del comodo semplicismo addebitando tutta la colpa del male alle contingenze sociali? Così io aveva scritto, quando mi capitò sotto mano un bello e franco libro della signora Neera (Anna Radius) Le idee di una donna (Milano, Libreria ed. Nazionale, 1904), la quale a proposito di schiave bianche, scrive a pag. 191: «Ricordate le infingarde che non amano il lavoro? le vanerelle tutte prese dalla loro bellezza? le squilibrate? le sciocche? le impudenti? le insensibili? le irriducibili? E non avete mai pensato che costoro erano altrettante candidate.... alla «schiavitù»? Senza dubbio la maggior parte aiutate da circostanze favorevoli entrano nelle rotaie della vita comune; ma basta un urto, una piccola occasione, un cattivo esempio, qualche disgrazia, perchè si buttino alla mala vita. Sarà giusto dire che la colpa fu della società, della miseria, della mancata educazione? E tutte quelle che resistettero? Quante ne conobbi fra le tentazioni e la miseria, le quali avrebbero veramente avuto un attenuante al cadere, nate da genitori abbietti; cresciute alla ventura, analfabete, eppure salvate dalla rettitudine dei loro sentimenti! Perchè non si vuole tener conto di questo fattore altissimo in una questione dove le ragioni psichiche militano per lo meno alla pari colle circostanze esterne? Ah! troppo comodo partito è quello di gettare ogni responsabilità sulle braccia vaghe della miseria e della ignoranza!».
Schiavista: neol. dal fr. eselavagiste.
Schiavone: nome storico: dato agli Illirici al servizio della Serenissima di Venezia. ! Schiavo per slavo, dicesi tuttora nel Friuli ed a Trieste. Si tratta di uno scambio fonetico del gruppo iniziale sl in sc, e ciò da antico, onde nel corrotto suono parve avvalorarsi il concetto di inferiorità di stirpe presso gli italici.
Schioccare: e toscanamente stioccare; il colpo secco della frusta, e di suoni simili.
Schloss: voce tedesca, castello.
Schnitt: taglio, in tedesco. Nel linguaggio dello birrerie così chiamano quel secondo servito che non riempie il bicchiere se non a mezzo.
Schooner: voce inglese, da alcuni malamente italianizzata in scuna. È la nostra goletta; veliero a due grandi alberi inclinati indietro e due grandi rande. Schooner deriva da parola inglese che significa andar via liscio, scivolare.
Schottisch: (scozzese) nome di danza moderna in misura dupla.
Schwarz brod: tedesco, pane nero, pan di segala.
Sciabica: (Gallinula chloroptis), detta anche Gallinella d’acqua, è affine alla vera fòlaga (Fulica atra).
Sciampagnino: bibita effervescente, alcoolica, che vorrebbe imitare lo Sciampagna.
Sciantiglioni o cintiglioni: voce poco frequente, ma non del tutto scomparsa dal linguaggio de’ barbieri e parrucchieri, con la quale si indicano quei peli che molti lasciano crescere su le tempie e al sommo delle gote. La voce è milanese, sciantigliòn, e si deve essere formata nella capitale della Cisalpina alla venuta de’ Francesi, che allora tal foggia di barba era di moda, e deve essere come una corruzione di échantillon, quasi campione di barba. I francesi dicono favoris. Sciantigliòn è voce notata dal Cherubini, Voc. Milanese.
Sciapo: per insipido, senza sale, insulso, è voce del dialetto marchigiano e di alcune terre di Toscana (non sapido).
Sciccheria: parola volgare per eleganza, lusso, derivata popolarmente dalla voce francese, così comune fra noi, chic. V. questa parola.
Scintoismo: culto religioso naturalista dei Giapponesi, anteriore al Buddismo.
Sciocco: detto di vivande per insipido, senza sale o condimento ha esempi classici: vero è che nell’uso è specialmente toscano.
Sciopero generale: atto minaccioso di solidarietà di tutte le classi operaie, le quali, nella lotta contro il capitale, credono di aver diritto di sospendere ogni moto della complessa vita odierna, cessando dal lavoro. Questa specie di jus talionis, spesso sostenuto in difesa di una sola classe operaia in lotta coi suoi imprenditori, non ha dato finora risultati persuasivi.
Sciopticon: specie di lanterna magica. Da [testo greco] = ombra.
Sciovinismo: V. Chauvinisme: parola giustamente ripresa dai puristi ma cui le frasi nostre amore, idee di campanile, rispondono solo in parte. Lo sciovinismo più che come corruzione o degenerazione dell’amor patrio, vale ad indicare quello spiacente orgoglio cittadino, spesso istintivo, che fa deviare dal retto giudizio.
Scire est reminisci: lat., sapere equivale a ricordarsi. Cfr. Dante, Par. V, 41, 42:
che non fa scïenza,
senza lo ritenere, avere inteso.
Sciupateste: parola felicemente composta: leggesi nel Gingillino del Giusti.
Gran sciupateste d’università,
e si suole dire specialmente di maestri professori, con riferimento al difficile magistero dell’insegnare, il quale quando non è veramente ben e umanemente fatto, è di dubbia utilità.
Scleròsi: (gr. [testo greco] = duro) term. med., indurimento patologico di un organo di un tessuto per effetto di ipertrofia del tessuto connettivo che entra nella sua struttura.
Sclerotica: membrana dura, opaca, esterna del globo dell’occhio, la superfice del quale copre per circa quattro quinti. Ha la forma d’una sfera, troncata sul davanti.
Scocciare: tipico ed eloquente verbo del dialetto napoletano, esteso ad altri dialetti dell’Italia meridionale e anche centrale, e vuol dire rompere: usasi anche senza il facile e sottinteso oggetto, e significa seccare, tormentare, assillare, importunare. Derivati sono scocciatore e scocciatura. La forza che quivi ha questa parola è segno della forza e dell’estensione che ha la cosa. Un arguto scrittore di giornali nota: «Avviso ai filologi: scocciatura non è ancora parola italiana ma si ritiene che la Crusca finirà con l’addottarla». Se non la Crusca, il Petrocchi registra la locuzione: scocciare i corbelli.
Scoliòsi: ([testo greco] = storto) deviazione laterale dei rachitici; term. medico.
Sconfessare: nel nuovo senso di non riconoscere, dividere la propria responsabilità da quella di altri, non dichiararsi solidale, etc. anzi disapprovare, è secondo i puristi voce foggiata sul conio del dèsavouer, francese. Rinnegare, riprovare sono sinonimi, ma egli è pur vero che nelle parole vi sono certe sottili sfumature che è facile avvertire dall’uso, difficile il determinare per definizioni.
Scoprire la corona: nel linguaggio politico, secondo l’ordinamento costituzionale monarchico, vale far cadere la responsabilità di alcun atto su quel potere che, secondo i criteri di detta costituzione, è chiamato irresponsabile, cioè il monarca.
Scoprir gli altarini: venir a conoscere le magagne, ciò che avviene in segreto. Locuzione familiare dedotta dal fatto, che non sempre quello che s’asconde sotto il candido velo dell’altare è del pari candido e puro.
Scratch: voce ingl. dello sport (vale scancellare, raschiare). Scratch è la corsa in cui i corridori (podisti, oh, bella parola!) ed i ciclisti partono alla medesima distanza. In una corsa, poi, proporzionale fra corridori di dispari forza (V. Handicap), è chiamato scratch quegli che parte alla massima distanza, cioè che concede degli «abbuoni» agli altri concorrenti. (Oh, anima del marchese Basilio Puoti!).
Scripta manent, verba volant: lat., gli scritti rimangono e le parole volano. Motto latino popolare, vale l’altro: carta canta e villan dorme.
Scrofola: (da scrofa, per analogia coi tumori ganglionari del porco). Con tale nome si designa uno speciale temperamento di alcuni individui sui quali facilmente attecchisce il bacillo della tubercolosi ed altri germi di malattie. In Toscana dicesi volgarmente gàngola corruzione di glàndola. Voce notata dal Petrocchi come voce italiana, ed è regionale.
Scrubber: voce inglese usata in meccanica: indica un apparecchio che serve per lavare (purificare) il gas: lavatore.
Scuna: V. Schooner.
Scuola criminale positivista: locuzione dei seguaci della scuola lombrosiana (Ferri, Garofalo etc), la quale studia non il delitto in astratto, ma il delinquente: concede alla umana società il diritto di difesa contro i delinquenti, non di punizione, giacchè ritiene il delitto conseguenza delle condizioni sociali e somatiche: escluso, quindi, il libero arbitrio e il conscire sibi. NB. Dove sia il vero lo dirà miglior scienza.
Scuola internazionale: V. Internazionale in fine.
Scuola Manchesteriana: V. Sistema M.
Scuola normale: V. Normale.
Scusar senza: per fare senza, fare a meno, è tipica locuzione milanese (scusà senza), che se evitata nelle scritture, ricorre nel parlar familiare della regione.
Season: voce inglese, stagione, ma la gente mondana adopera la voce inglese con forza antonomastica, e il motivo è questo: gli inglesi più che altri popoli hanno costume e danari per dividere il loro tempo ne’ luoghi di maggior diletto o per bellezza di natura, per arte e per moda. Ognuno di questi luoghi ha il suo periodo fisso di maggior frequenza e questo si chiama season (sison).
Season: ballo figurato: quattro passi a mano, inchino e due giri di polca.
Secessionista: neol. usato in arte. La esposizione dei pittori in Monaco di Baviera prese per la prima volta il nome di secessione, ed essi si nominarono secessionisti: «ma di fatto l’esempio era già stato dato dal gruppo di artisti francesi, i quali, costituitisi in società, non esposero più al Salon e impiantarono le loro esposizioni al Champ de Mars: allora la parola secessione non era ancor stata inventata. Dunque: la secessione si verifica di fatto e non ancora di nome a Parigi; poi di fatto e di nome a Monaco di Baviera, indi successivamente a Vienna. Due tre anni or sono, per varie e svariate cause si andava delineando una secessione anche a Milano, per opera della Società Leonardo da Vinci; ma poi non ebbe seguito. In sostanza si tratta di questione vecchia, verificatasi sempre nei centri di arte vitale. È positivo che gli Enti ufficiali che, coll’aiuto dello Stato, fanno le grandi esposizioni, di necessità sono conservatori e lenti nell’accettare le formole nuove, le manifestazioni nuovo non ancor pervenute a maturità. Gli artisti giovani, che a tali manifestazioni nuove addivengono, sono pieni di coraggio e di slancio, veri novatori, non si piegano ma persistono e vanno ad esporre altrove le loro opere» (G. Carotti).
Secolo (al): cioè nella vita mondana in opposizione a vita religiosa e contemplativa, nella quale le cose del mondo sono o devono essere obliate e neglette; e però al secolo dicesi del nome e cognome dei religiosi, i quali entrando in una religione, assumono semplice ed altro nome. Es. Suor Teresa, al secolo Elisa Meli.
Seconda di cambio: propriamente è la seconda tratta o cambiale che si manda nel dubbio che la prima sia andata smarrita. Per estensione si dice, per lo più con intenzione e senso ironico o faceto, di fatto che si ripete.
S’écouter parler: V. Il s’ecoute.
Secretaire: per scrittoio, scrivania, voce francese, usata per vizio.
Sedan: nome della famosa battaglia (dalla città di Sedan) che nel 1870 cagionò la caduta del secondo impero napoleonico. Usasi antonomasticamente per «sconfitta grande, risolutiva di una guerra».
Sed nunc non erat hic locus: dicesi delle cose anche buone ed oneste, ma che hanno il difetto grave di essere fuori di posto. Orazio (Arte Poetica, 19) col suo acuto buon senso pone questa sentenza per quel che riguarda certi ornamenti artistici, belli in sè, ma fuori di tema: pei quali non era quivi il suo posto.
Se donner des allures: modo francese, darsi l’aria, darsi del peso, dell’importanza e altri modi di cui è ricco il genio del popolo.
Seducente: per attraente, in senso buono però, è voce ripresa dai puristi (fr. séduisant).
Sedurre: per piacere (es. mi seduce l’idea, etc.) ricorda ai puristi il fr. séduire = plaire, persuader.
Seduta: per tornata, adunanza, ricorda ai puristi il fr. séance.
Sega: V. Appendice.
Segala cornuta: o grano speronato; è un prodotto anormale (fungo) che sì sviluppa su lo spighe di alcuni cereali, specialmente della segala. Usasi per eccitare i moti dell’utero ed affrettare i parti.
Segavecchia: la Befana: termino romagnolo volgare, segaveccia, specie di fantoccio che si porta a torno di mezza Quaresima, ripieno di frutta secca: si rompe e i frutti si dispensano alla folla.
Segrete cose (metter dentro alle): far partecipe altrui dei disegni, dei riposti consigli. Si dice per facezia o con intenzione. Dal noto verso dantesco (Inf. III), stravolto ad altro senso, come è il caso solito dei versi di Dante.
Segreto di Pulcinella: dicesi volgarmente per significare cosa che tutti sanno e che è ridicolo tenere più occulta. La loquacità e la melensaggine, scurrile e lepida, della famosa maschera napoletana spiega la locuzione.
Seguace di Loiola: Vale per ispregio Gesuita V. 'Gesuitismo'.
Sehnsucht: ted. tensione nervosa nel desiderio, desiderio ardente.
Seiches: si chiamano con questo nome locale le oscillazioni della superficie dei bacini lacustri, studiate con interesse specialmente sul lago di Ginevra. Pare che il fenomeno abbia per causa le influenze atmosferiche. Il vocabolo italiano corrispondente a «seiches» manca, se pure non si vuole accogliere la versione fonetica sesse, che suole usarsi presso il lago di Garda per indicare lo stesso fenomeno.
Selcìno: l’operaio che selcia le strade, il selciatore, o, meglio, selciaio. V. Fanfani ed Arlìa. (op. cit.).
Select: = choisi, distingué. Le monde select = le grande monde. Voce nuova francese, tolta dall’inglese, nè ignota fra noi. V. Pschutt, Lion, High-life.
Selettivo: che ha carattere di selezione (fr. sélectif).
Selezionare e selezionato: neol. da selezione. V. questa voce.
Selezione: termine scientifico comune (lat. selectionem, fr. sélection, ingl. selection) cioè scelta di progenitori (animali e piante) meglio adatti a produrre per via di evoluzione uno sviluppo nei nati e nei prodotti di bellezza, grandezza, bontà maggiore. Voce scientifica, e come molte voci scientifiche, estesa oggidì ad ampio senso ed uso. Der. selezionare.
Selfacting Mule: voce inglese dei meccanici e dei tessitori: filatoio automatico.
Selfacting Twiner: voce inglese dei tessitori e dei meccanici: ritorcitoio automatico.
Selfgovernement: parola inglese che vale, governo esercitato da sè, cioè governo diretto per opera de’ cittadini, come in vera repubblica.
Self help: bello e fiero motto inglese, titolo di un famoso libro di Samuele Smiles: Aiutati, o, come venne tradotto: Chi si aiuta, Dio l’aiuta. Voce usata talora abusivamente, es. «Il self help è proprio, non soltanto degli individui, ma anche degli Stati; e chi non sa aiutarsi da sè, invano spera nella Divina Provvidenza, etc.» (NB. Sono sempre passi di scrittori autorevoli e che vanno per la maggiore!).
Selfìnduzione: anglicismo (self = stesso), usato abusivamente da alcuni scrittori ed elettrotecnici, a cui non troppo soccorre il senso dell’italianità. Autoinduzione è la parola buona. (V. Auto e induzione).
Self-made man: tipica locuzione inglese del sano individualismo democratico, uomo fatto da sè, figlio delle proprie azioni, giunto a prospero stato per suo valore.
Seltz (acqua di): nota acqua minerale artificiale che prende nome dalle sorgenti di Niederselters, villaggio della Prussia.
Semaforo: term. mar. È una stazione di segnali da costa, la quale con un suo albero semaforico a bracci o con altro sistema di segnalazione può comunicare coi bastimenti che passano nelle sue vicinanze e con altri semafori in vista. — Dal gr. [testo greco] = segno, indico e [testo greco] = porto.
Semeiotica: o sintomatologia, è voce del linguaggio medico, derivata dal greco ([testo greco]) e significa studio o esame dei segni o sintomi. Codesti segni morbosi si raccolgono coll’ispezione, palpazione, percussione, ascoltazione dell’infermo, esame chimico e microscopico dei prodotti di secrezione e di escrezione, del sangue, delle orine, del vomito, etc.
Semel abbas, semper abbas: lat., una volta abate si è sempre abati, cioè il carattere sacerdotale è indelebile: dicesi anche in senso di spregio per indicare la impronta ecclesiastica che rimane tuttavia in chi fece abiura.
Semel in anno licet insanire: una volta all’anno è lecito far pazzie, antica e popolare sentenza latina che vuolsi derivata da un passo di Seneca, conservato da S. Agostino nel libro De civitate Dei, VI, 10: huic tamen furori certum tempus est. Tolerabile est semel anno insanire. Si dice quando si condona o si scusa alcuna colpa altrui, specie di lievi e giovanili colpe, dovute all’esuberanza naturale degli anni.
Se Messenia piange, | Sparta non ride: se l’uno si trova in cattiva condizione, l’altro non gode. (V. Monti, Aristodemo, II, 7). Ricorda il verso del Petrarca: S’Affrica pianse, Italia non ne rise (Trionfo d’Amore, IV, 83).
Semi-ignoto: press’a poco nel senso di Carneade. V. questa parola.
Semola: mentre in tutta Italia la semola vuol dir crusca, cioè la buccia del grano separata dal fiore con lo staccio, in Milano significa il fior fiore, onde pan di semola il pane più fine. Perchè tale idiotismo in cui cadono anche le persone colte? Forse dal tedesco Semmel che indica panino?
Semplicista e semplicismo: V. Simpliste.
Senatores boni viri, senatus autem mala bestia: i senatori sono buoni uomini (presi ad uno ad uno) ma il senato (cioè la collettività) è una mala bestia: la prima parte di questa sentenza è Ciceroniana, la seconda di manifesta formazione e intuizione popolare del formarsi, in certi casi, di uno spirito collettivo negli individui che costituiscono un’assemblea, una scolaresca, un consesso, etc., spirito o anima comune, ben diversa da quella delle singole persone. Dicesi anche facetamente boni viri per Senatori.
Senatoriale: voce abusiva per senatorio, cioè dell’ordine del senato: fr. sénatorial.
S’endimancher: V. Indomenicato.
Senectus ipsa est morbus: la vecchiaia è di per sè sola un’infermità. (Terenzio Phorm. IV, I, 9).
Senno di poi (il): è quello di cui sono pieno le fosse, quindi giudizio di nessun valore perchè seguo al fatto.
Seno (in): invece che dire semplicemente in es. in seno alla commissione, è brutto traslato del linguaggio degli uffici. Così si abusa di in seno per entro, allegato, inchiuso.
Se no, no!: periodo ipotetico, ridotto a brevissima e laconica formula assoluta. Il Fumagalli (op. cit.), ne trova l’origine nello spagnuolo sino, no, condizione di sudditanza dell’Aragona ai re di Spagna a patto che questi rispettassero gli antichi statuti o privilegi (fueros) di quella terra. Ma forse è un ricercar troppo lontano e difficile di cosa semplice e vicina. Giuseppe Mazzini nella famosa sua lettera al re Carlo Alberto vi prepone a motto: se no, no.
Sensazionale: a sensazione, uno dei più crudi barbarismi e dei più radicati nell’uso, specialmente per effetto del giornalismo. Deve essere neologismo anche in francese, sensationnel. Dall’inglese sensational. (V. Fanfani ed Arlia op. cit.) Il sensazionale sembra contenere sì l’idea della commozione come quella dell’impressione, del colpo, della meraviglia, non esclusa l’iperbole. Es. Notizie sensazionali, prezzi sensazionali.
Senso: nelle locuzioni: a senso dell’articolo tale di legge, per secondo il tenore o secondo che è disposto; in senso affermativo per affermativamente; infine senso per direzione, lato, parte, riprendesi dai puristi.
Sensoriale: per sensitivo, sensibile, è dal fr. sensorial. Ecco un esempio, tolto da uno di quelli scrittori il cui giudizio ha valore fra noi come moneta corrente: «ecco, a più determinata conclusione, il compiuto trionfo dell’arte di un sensoriale, sottile auditivo, straordinario visiro».
Sensorio: voce usata dai medici per indicare lo stato più o meno vigile dei sensi. In fr. sensorium, dal latino sensus = senso, il complesso dei sensi, il cervello, focolare e centro cui mettono capo le senzazioni.
Senza cessa: per senza posa, (fr. sans cesse) è un errore, raro, se si vuole, ma riscontrato talora nei giornali, o proveniente da manifesta dimenticanza della parola italiana, influsso della parola francese e, sopratutto, incuranza dello scrivere italiano. NB. Incuranza, ben si sa, quando si scrive in prosa, che quando gli italiani si vestono del peplo poetico, allora pescano le parole rare in fondo alla cassa.
Senza dir nè can nè bestia: locuzione familiare: vale senza dir nulla e per lo più s’accompagna col verbo andarsene, cioè andarsene villanamente, senza salutare. Trovo questa locuzione nel dialetto romanesco. Belli, La incuronazzione de Napujjone:
Eppoi, pe’ giunta, jje vôrtò la sschina
Senza dijje nnè asino nnè bbestia.
Senza patria (i): traduzione del fr. sans patrie per significare spregiativamente i socialisti, i quali non soltanto subordinano il concetto di patria a quello dell’umana solidarietà, ma talora negano (e in ciò sta l’errore) il valore presente di questa parola. Ciò anzi è iattanza italiana specialmente. Più acuto forse è il ricambio di insulto che i socialisti fanno a certi patriotti di valersi della patria come di un banco e di ottima fede da sfruttare. V. Patriottardo e Nazionalista.
Oh, buon principio,
a che vil fine convien che tu caschi!
Septicemìa: (da [testo greco] = corrotto e [testo greco] = sangue), dunque sangue guasto, corruzione del sangue. Termine medico che indica in modo generico quelle malattie cagionate dalla introduzione nel torrente della circolazione di microbi che vi si sviluppano. Meno comune la forma assimilata, setticemìa.
Serenella: chiamano con tal nome a Milano e in altri luoghi della Lombardia la Syringa vulgaris, arbusto dalle grandi pannocchie di fiori odorosi, più comunemente gridellini, ma anche bianchi oppure quasi porporini, coltivata in tutti i giardini. In italiano Siringa. V. Sicomoro.
Serge: fr., in italiano sargia e saia (dal lat. sarica, tunica o, meglio, da serica, veste di seta) stoffa leggera di lana e di seta di fine e liscio tessuto.
Sero venientibus ossa: a chi tardi arriva, le ossa, è motto latino rispondente al nostro, chi tardi arriva male alloggia.
Serramanico: attributo di coltello la cui lama si ripiega nel manico, come i temperini: se non che il coltello a serramanico usasi di solito per altro ufficio che per temperare, e però ha una forte molla che assicura la lama affinchè non si pieghi nell’atto del vibrare.
Serra: nel senso di stufa, stanza, tepidario, è parola ripudiata dai puristi come gallicismo (serre = luogo ove si riparano le piante che temono il soverchio freddo). V. il Fanfani ed il Rigutini (op. cit.): la difende il Viani, ma specialmente la difende l’uso, che l’adopera anche in senso traslato. Credo che gli stessi puristi debbano pensarci per accorgersi della impurità della parola.
Serrata: V. Lock-out. Come termine storico Serrata del Gran Consiglio della Republica di Venezia è detta quella legge che Pietro Gradenigo stabilì nel 1296 (?), per la quale era riconosciuta la ereditarietà di quanti in quel tempo componevano quel supremo Consiglio, con esclusione di nuove future elezioni. Questa parola è usata anche dagli economisti e giornalisti invece di Lock-out: dunque non è vero che non si può, ma è vero che non si vuole o non si cura di usare voci nostre!
Serventese: V. Sirventese.
Servilismo: disposizione cortigianesca ed abbietta di servire potenti, prepotenti o fortunati: è neologismo ripreso dai puristi (fr. servilisme), invece di «servilità».
Servo-motore: (meccanica), apparecchio destinato a manovrare automaticamente il regolatore di una macchina, usufruendo di questa nei momenti di regime turbato.
Servum pecus: V. O imitatores, etc.
Sesquipedalia verba: parole lunghissime (propriamente di un piede e mezzo); così denominava Orazio alcune parole difformi per la loro lunghezza Certo v’è un’estetica delle parole secondo il genio di un linguaggio, e certe voci sesquipedali odierne, certi scioglilingua sono orribili!
Sesse: V. Seiches.
Sessennio: (lat. sexennium, periodo di anni sei), nelle leggi delle amministrazioni italiane è l’aumento del decimo dello stipendio per alcune categorie di impiegati (professori) ogni sei anni. Un tempo il sessennio correva parallelo alle promozioni: oggi, per ragioni meramente fiscali, la promozione annulla il sessennio.
Sèssola: è voce usata nel littorale adriatico dai marinai ad indica una specie di cucchiaio di legno di corto manico con il quale si vuota l’acqua entrata o filtrata ne’ battelli, o palischermi. Il Petrocchi nota sessola fra le voci morte in vece di votazza, mescola, conca. Le parole italiane che non sono vive nel volgare fiorentino, sono sempre morte per i manzoniani, ciò si sa! E v’è chi dà a costoro ragione! Sessola chiamasi popolarmente la conca di legno per pulir civaie od altri usi (infilar perle, a Venezia).
Sesta giornata (eroe della): locuzione storica, viva tuttora. Le giornate di Milano nel 1848, furono 5. Nel sesto giorno quando gli austriaci ebbero lasciato la città, apparvero in piazza, feroci e belligeri, quelli che nei dì della battaglia si erano occultati nelle cantine.
Set: voce ingl., vale partita. Dicesi nel giuoco del Lawn-Tennis. V. Questa parola.
Sette dormienti (i): leggenda araba di sette giovani che, fuggendo le persecuzioni contro i Cristiani, nell’isola d’Efeso dormirono per 200 anni, dal 250 d. C. all’anno 450 d. C. e, desti, predirono mirabili cose, fra le altre la venuta di Maometto. Dicesi estensivamente in senso faceto.
Settembrista: fr. septembriseur, termine storico, riferito a quei massacratori fanatici che ebbero parte nelle stragi dei prigionieri politici al tempo della Rivoluzione di Francia (settembre, 1792). | Ricorre talora questa parola estensivamente.
Setter: nome inglese di una nota e bella varietà di cani da caccia, di pelo setaceo. (V. Angelo Vecchio Il Cane, Manuale lioepli).
Sette sigilli: librum.... signatum sigillis septem, libro chiuso con sette sigilli, dice S. Giovanni della sua Apocalisse (v. 1), e dicesi anche di altre opere scritte il cui senso è occultato sotto simbolo, o pretende a profonde significazioni.
Settico: (gr. [testo greco], da [testo greco] = putrefaccio): si dice degli accidenti causati dai micròbi, sia per essi stessi, sia per effetto delle loro tossine. Es. Ferita settica, non purgata da possibili agenti patogeni, quindi infetta. Voce modica, da non confondere con scettico!
Settimo, non rubare!: cioè settimo comandamento è quello che vieta il furto, e si dice come avvertimento, premessa, condizione a molte cose (per lo più in senso ironico).
Settimo sacramento: nota perifrasi per indicare il matrimonio.
Settlement: voce inglese che significa stabilimento, colonia; ed è il nome dato ai territori concessi agli stranieri nell’interno delle città della Cina.
Settore: neol. per medico, operatore (dal lat. secare = tagliare).
Sève: in fr. è la linfa delle piante, indi umore vitale, vigore, essenza, nerbo in senso esteso. È proprio necessaria tale voce? non deve muovere a sdegno, o piuttosto far pena veder letterati usare tale voce come se le parole italiane non rendessero il pensiero? Es. «Un dì Giuseppe Verdi, scrivendo alla contessa Maffei, a proposito dei Promessi Sposi, scopriva con sicuro istinto l’intima sève dell’arte, etc.». NB. Inutile ripetere che questi esempi sono sempre tolti da quegli scrittori nostri che sono salute dell’umile Italia, che quando scrivono in rima estetica, bisogna vedere che belle parole pulite scavano fuori! Pulite in verso, e in prosa sudicie. Come i villani che si lavano bene il giorno di Pasqua! È questione di dignità e di logica, non di purismo!
Sfatare: per screditare, è buona e antica voce. Es. opinioni sfatate.
Sfera: è da molti familiarmente chiamata la lancetta dell’orologio, scambiando così il giro percorso in figura di sfera col nome dell’indice che detto giro percorre. Compatibile errore, cui dà forza l’uso. Le locuzioni sfera d’azione, sfera d’attività (per campo), persona di bassa sfera (per condizione, estrazione), sono ripreso dai puristi.
Sfintere: gr. [testo greco], da [testo greco] = serrare, chiudere: sono così denominati alcuni muscoli in forma d’anello che servono a chiuderò le aperture o condotti naturali, così lo sfintere delle labbra, delle palpebre. Sfintere dell’ano: hanno tal nome due muscoli che circondano l’estremità inferiore dell’intestino rotto. Uno è interno, è foggiato ad anello, formato da fibre muscolari lisce come quelle degli intestini, le quali per la loro natura sono indipendenti dalla volontà; questo sfintere sta sempre contratto per trattenere le materie fecali che si accumulano nell’intestino retto. L’altro è esterno, costituito da due fasci muscolari foggiati come due parentesi (), formati da fibre striate; è sempre rilassato, non contraendosi che subordinatamente alla volontà. In forma esclamativa che sfintere! è voce volgare per dire che fortuna! Simili plebee espressioni sono che c***! che obice! V. Obice.
Sfioratore: (idraulica) bocca a stramazzo, aperta nel ciglio di un serbatoio d’acqua allo scopo di scaricare l’acqua eccedente e conservare il livello ad un determinato punto.
Sfociare: è verbo notato nel senso di sgombrare, spurgare la foce: nel senso di metter foce, o più semplicemente sboccare è brutto neologismo, caro ad alcuni geografi.
Sfoglia: nome volgare dell’Adriatico, dato alla sògliola (Rhombus Solea). Non manca chi per maggior eleganza usa nominare questo squisito pesce piatto col nome francese: es. soles frites, soles au gratin: certo così accade di leggere scritto nelle note d’albergo (V. Sfoglia).
Sfondar le porte aperte: locuzione familiare ironica, detta di chi si sforza a dimostrare cosa evidente che non richiede dimostrazione.
Sfottere: verbo di uso volgare, rafforzativo di fottere, nel senso di perseguitare, ridurre a male: non ignoto nel gergo delle caserme.
Sfregio: nel dialetto napoletano indica il colpo di rasoio, dato a tradimento sul volto, solitamente a scopo di vendetta amorosa.
Sfroso: voce milanese sfros, da frode, contrabando: indica sì l’azione come la merce. Der. il verbo sfrosare, da fraudare.
Sgravio: lo sgravare, a questa antica parola è stato dato nuovo valore di, allegerimento, diminuzione di imposte.
Shake hand: la stretta (propriamente scossa) di mano all’inglese.
Shako: V. Schako.
Shampooing: voce inglese: passata in francese: lavage et friction de la tête, e probabilmente ai nostri barbieri provenne per via della Francia. Correggi la grafia Champoing, a pag, 88.
Shed: V. Rez de-chaussée.
Sherry Brandy: Sherry è la traduzione inglese di Xeres, famoso vino di Spagna e brandy vuol dire spirito, dunque spirito o liquore assai fino ottenuto con la distillazione delle uve di Xeres, ciò che per i francesi è il cognac.
Shirting: tela candida e fine per camicie. Ingl. shirt = camicia.
Shook: termine medico. V. choc. Shock è voce ingl. ted. e fr., talora usata anche da noi (colpo). Cfr. to shake = Scuotere, crollare.
Shocking: voce inglese, passata nel gergo francese (c’est shocking! = c’est révoltant, choquant) e non ignota fra noi, ma se si dice, è più per celia e per affettazione dell’affettata pudicizia inglese, che sul serio.
Shrapnel: nome di proiettile delle artiglierie, di cui è regolato lo scoppio (dal nome dell’inventore).
Shunt (derivazione): voce inglese, usata dagli elettricisti. «È un conduttore di nota resistenza elettrica posto in derivazione su la corrente principale, allo scopo di suddividere quest’ultima su due vie, in guisa che solo una frazione conosciuta di essa percorra il conduttore principale. Si usa specialmente nella misura d’intensità di corrente per mezzo del galvanometro, quando questo non sia capace di portarla tutta» (Prof. Luigi Sartori).
Shylock: è il nome dell’ebreo avaro e vendicativo nel noto dramma dello Shakespeare, Il Mercante di Venezia. Dicesi per antonomasia di persona esosamente e malignamente avara e speculatrice dell’opera altrui.
Siam traditi, o Regina: (Metastasio, Didone abbandonata, I, 16) uno dei non pochi esempi di versi metastasiani, rimasti popolari; se non che il popolo d’Italia, seguendo l’indole sua lieta e scettica, lo parafrasa in siam fritti, siam fottuti, etc. e vi annette senso di lepidezza.
Si caecus caecum ducit, ambo in foveam cadunt: lat., se il cieco guida il cieco, ambedue cadono nella fossa. Sentenza a forma di parabola per significare che uno stolto è mala guida e consigliere.
Sic: lat., così, cioè così proprio, e ponesi fra parentesi citando testualmente passi altrui di cui si vuol far notare con intenzione malevola la stranezza o l’errore di giudizio di forma.
Sic itur ad astra: così si arriva alle stelle! (Verg. En. IX. 641), cioè così si eterna il proprio nome, si acquista gloria. Ma quasi sempre il motto latino è ripetuto in senso faceto od ironico.
Si charta cadit tota scientia vadit: specie di verso dall’intonazione maccheronica, detto di chi non sa senza l’aiuto del suggeritore o del manoscritto.
Sicomoro: benchè il sicomoro sia tutt’altra cosa (Ficus Sycomorus dell’Egitto), tuttavia nei paesi nostri la Siringa (Vedi Serenella) è talvolta chiamata sicomoro e proprio dalle persone più istruite! (Calegari).
Sic transit gloria mundi: parole rituali nelle elezioni dei Pontefici, significante l’infinita vanità delle cose umane. V. Fumagalli (op. cit.), e cfr. nell’Imitazione di Cristo (I, 3, 6) il motto: O quam cito transit gloria mundi! Presso il popolo è riferito a persone e cose mondane, e con intenzione di filosofica indifferenza per il loro decadere e scomparire.
Sicut erat In principio: o soltanto sicut erat: locuzione liturgica: si dice familiarmente col verbo ritornare od essere, a modo di sostantivo. Es. siamo al sicut erat, cioè come era prima. Cfr. Plus ça change, etc.
Sic vos non vobis: così voi, non per voi (cioè: così voi lavorate, ma il frutto del lavoro non è vostro). Triste e popolare legge di ingiustizia umana da Vergilio (Vita di V. di Donato) espressa coi noti versi:
Sic vos non vobis nidificatis aves,
Sic vos non vobis vellera fertis oves,
Sic vos non vobis mellificatis apes,
Sic vos non vobis fertis aratra boves.
E dalle bestie agli uomini:
non veste seta chi filò gli stami.
Sicut mater, ita et filla elus: (Ezechiele, XVI, 44) quale è la madre, tale è la figlia: concetto dell’ereditarietà morale noto ed espresso da’ più remoti tempi. (V. Fumagalli op. cit.) Cfr. la novella di Griselda in principio. (Decameron, giornata X, novella X). Nel popolo spesso udii il motto qualis pater, talis filius.
Si dice: locuzione usata a modo di sostantivo: I «si dice», cioè le congetture, le dicerie, solitamente con senso malevolo.
Siedi e favella: così Didone a Iarba (Didone abbandonata, atto I): la gravità melodrammatica metastasiana è volta in beffa, e talora vi si aggiunge siedi favella e taci, ovvero favella e taci!
Siero di Behring: specifico contro la difterite. Mirabile trovato della terapia moderna. V. Sieroterapia, V. Croup.
Sieroterapia: (da serum lat., siero e [testo greco] = cura) neologismo del linguaggio medico che indica un recente metodo di cura delle malattie infettive. Esso consiste nel trarre profitto delle proprietà curative del siero di alcuni animali, vaccinati contro queste malattie. Questo siero è solitamente usato per iniezioni sottocutanee e talvolta intravenose.
Sifilicomio: ospedale ove si cura la sifilide.
Sigaraio: non è solo l’operaio che fa i sigari, ma nell’uso indica il venditore ambulante di sigari (caffè, stazioni).
Signora: per maestra, insegnante, professoressa con l’aggiunto della disciplina insegnata, è «idiotismo vizioso del gergo scolastico milanese». Così la Sig.nana Rosa Errera (op. cit.)., perchè «vizioso»? Si sottintende la signora maestra o professoressa (anzi no, professore!). Cfr. il tedesco Herr Professor, Signor professore, la quale parola è da quel popolo sempre detta con grande osservanza e rispetto.
Signora: per moglie è voce e uso della nostra borghesia. Es. salutami la tua signora. L’uso di tale parola, specie fra persone amiche o di umile stato, mi ha sapore d’affettazione o di ironia involontaria. In fr. è semplicemente femme, ovvero madame, seguito dal nome del marito, se molta non è la confidenza.
Sila: gran bosco di Calabria, rimasto storicamente famoso per i suoi ricordi briganteschi. Dicesi bosco della Sila estensivamente per indicare luogo o accolta di persone fra le quali non v’è sicurezza, ma continuo sospetto di tradimento, spoliazione, sorpresa.
Silaggio: (V. Silo) parola abusiva, dal fr. silage. In italiano infossamento, conserva di foraggio verde. Non è parola frequente.
Silent leges inter arma: tacciono le leggi fra le armi (Cicerone, Pro Milone, IV), cioè la forza del diritto cede al diritto della forza.
Silhouette: fr., è propriamente il profilo tracciato con l’ombra. Chiamavasi con tal nome un certo signore vissuto nel secolo XVIII, che in un suo castello dilettavasi a tracciar sulle mura i profili secondo l’ombra. Il nome rimase alla cosa. Ombra o profilo, secondo il caso, sono le voci che vi corrispondono. Che bella silhouette, per bella figura, figurina (di donna), è frequente. Il Melzi registra siluetta, ma si usa?
Sillabarista: neol. non bello, usato dalla r. commissione dei libri di testo, per indicare un autore di sillabari.
Si loca: così a Napoli: a Roma, est locanda (= lat. è da affittare): nell’Alta Italia, d’affittarsi; in Toscana, appigionasi, è intitolata la scritta che ponesi su le case da appigionare o affittare. (Questo verbo, secondo l’uso toscano, dicesi meglio dei fondi rustici, che delle case, botteghe, etc).
Silo: nel linguaggio degli agricoltori sono così chiamate le fosse di muratura o naturali ove si stratificano e chiudono i vari foraggi verdi: i quali così compressi e sottratti all’azione dell’aria e dopo tenue e non dannosa fermentazione, si conservano freschi e perciò formano ottimo mangime nelle stagioni successive. L’esempio di tali fosse ci è dato dagli arabi dell’Africa settentrionale per difendere i foraggi dall’arsione del sole, dagli incendi, dai furti. Dicesi anche per indicare le fosse da grano. Silo è in fr. e in ingl., silos in spagnolo. In latino sirus = cripta: Quidam granaria habent sub Terris speluncas quas vocant [testo greco], ut in Cappadocia, etc. Varrone, de r. r., 57.
Silografia: V. Xilografia.
Silurare: neol. abusivo e probabilmente effimero: colpire di siluro o torpedine, noti istrumenti di distruzione bellica in mare. Si è fatto anche il verbo torpedinare.
Siluro: nome dato dall’ammiraglio Saint-Bon a quei noti sottomarini esplodenti che si lanciano dalle navi contro le navi nemiche. Dal nome di noti pesci forniti di organi elettrici.
Silvestro (notte di San): l’ultima notte dell’anno che si suole in molti paesi vegliare sino all’attesa del nuovo anno, banchettando e bene propiziando.
S’il vous plaît: è la formula urbana francese, più tipicamente garbata del bitte tedesco, del please inglese: risponde al sodes latino, al di grazia italiano.
Simboli massonici: V. Massone. Qui aggiungo la parola dormiente che a quel paragrafo fu omessa, e si dice di quel massone il quale pur non cessando d’esser massone (cfr. il motto Semel abbas, semper abbas), pur tuttavia non ha più parte attiva e viva nei consigli e nelle opere della setta.
Simbolismo: gr. [testo greco] = segno convenzionale: in arte è detto simbolismo la tendenza estetica la quale si vale di simboli (naturali, tradizionali, convenzionali), per esprimere un dato contenuto ideale o morale. Il simbolismo è cosa propria dei popoli primitivi: modernamente risorse per raffinatezza estetica e filosofica di alcuni scrittori. Anche la moda di questa scuola letteraria, come il verismo di tipo zoliano, come la scuola dei decadenti e degli esteti, ci venne di Francia. Le symbolisme n’est qu’une exagération du sensationnisme (école fac-similant exactement la vision), un terme ingénieux inventé par le parti auquel apparaît encore trop matérielle la vision subiective et trop peu plastique l’idée (A. d’Escorailles. Le Décadent).
Similia (et): lat. e cose simili o simili persone, e dicesi spregiativamente.
Similia similibus curentur: aforismo su cui ha fondamento in medicina il trattamento omeopatico. V. Contraria contrariis curentur.
Simoun: scrittura francese di voce araba, vento africano, secco, soffocante che spira dal mezzodì: si risente nell’Italia meridionale: sirocco.
Simpatia: gr. [testo greco] = insieme e [testo greco] =: affetto: affinità e propensione reciproca, incluso il senso di somiglianza e attrazione vicendevole. Dal senso fisiologico e naturale questa parola è passata al senso morale, conforme all’uso francese di sympathie. Ciò spiace ai puristi; ma per quanto possa giustificarsi tale avversione alla detta parola, il vero è che simpatia ed antipatia sono pur di comune uso popolare. Così dicasi degli agg. simpatico ed antipatico. In nobile prosa mi paiono voci evitate nel semplice senso di bello, attraente, geniale, caro. Es. una città simpatica^ certo non si direbbe.
Simpatizzare: neol. non bello, dal fr. sympatiser. V. Simpatia. Vero è che includendovi il senso di affinità elettiva, non mi dispiace, o almeno può giustificarsi.
Simpliste: termine filosofico usato dai francesi per indicare chi per vizio di ragionamento, non considera che un solo aspetto e il più semplice e facile di un fenomeno o di una questione: traducesi per semplicista, voce che in italiano vale herbarius, botanico, cioè colui che conosce la virtù delle erbe dette semplici, e le custodisce. I francesi hanno anche l’astratto simplisme. Unilaterale e unilateralità non mi pare che vi corrispondano a pieno.
Sindacato: (fr. syndicat) nome dato in commercio all’unione o coalizione temporanea di un dato numero di capitalisti allo scopo di compiere insieme certe operazioni finanziarie. (V. Trust, Cartel Ring).
Sinderesi (perder la): familiarmente vale vagellare, dar nel matto. Sinderesi ([testo greco]) è termine della filosofia scolastica, e significò il principio innato della coscienza che è insito in ogni uomo, il quale principio rivolge l’uomo al bene e lo rimuove dal male.
Sindrome: termine medico, dal greco [testo greco] = concorso. Riunione di un gruppo di sintomi che si riproducono nello stesso tempo e in un certo numero di malattie. Es. «È probabile che in costoro (Napoleone, Tolstoi, Leopardi, Manzoni, etc.) si troverebbe la sindrome, della paranoia», Lombroso, Genio e Degenerazione.
Sinecura: ingl. sinecure, fr. sinécure, (lat. sine = senza, e cura): dicesi di ufficio di poca fatica e minore responsabilità. Cfr. le vecchie parole beneficio, canonicato.
Sine die: usasi nella locuzione «rimandare sine die», cioè indefinitamente (lett. in latino, senza giorno).
Sine fine dicentes: locuzione tolta dalla liturgia: sine fine dicentes Sanctus, Sanctus, Sanctus.
Skating = skating ring: «recinto o luogo per correre sui pattini»: neologismo pur in francese, enceinte pour le patinage, dall’ingl. skate = patino e ring = circolo, sala. Il Fanfani ed Arlia propongono Circolo degli sdrucciolatori, e va bene, ma chi l’userebbe ed intenderebbe?
Skilled: ingl., dicesi dell’operaio provetto, cui è necessario conoscere la sua arte; diverso dal manuale, semplice macchina umana. Non sarà voce frequente, ma si legge. Es. «Dopo che è stato nella scuola industriale di Prato, che è fra le migliori d’Italia, e ha avuto una educazione buona, che ha potuto diventare anche in patria un operaio skilled fra i tessitori di seta e ben pagato...».
Sine Cerere et Libero friget Venus: lett. senza Cerere e senza Bacco Venere ha freddo, cioè Amore (cioè l’impeto erotico) si accompagna a ben mangiare e ber meglio. Verso di poeta (Terenzio, Eunuco, IV, 5, 6) ed esperienza di popolo.
Sine ira et studio: lat. senza odio nè amore, cioè spassionatamente.
Sine qua non: abbreviazione dell’antico termine di logica conditio sine qua non, per indicare la condizione necessaria, sufficiente.
Sinfonia: nel senso di prefazione strumentale di un’opera fu nome dato dal Cavalli nel suo Giasone (1649).
Sinistra (la): nel noto senso politico è parola di provenienza francese: la gauche = ensemble des députés ou des sénateurs qui siègent à la gauche du président de l’assemblée; c’est le parti progressiste et avancé.
Sinite parvulos venire ad me: sublime detto di Cristo (S. Marco, X, 14): lasciate che i fanciulli vengano a me. Inspirò certo al Carducci la strofa:
Sorridean da i celesti occhi profondi
I pargoletti al bel profeta umil;
Ei lagrimando entro i lor ricci biondi
La mano ravvolgea pura e sottil.
Sinodale (età): V. Età critica. «Sapeva (Perpetua) fargli a tempo tollerare le proprie (fantasticaggini) che divenivan di giorno in giorno più frequenti da che avea passata l’età sinodale dei quaranta». Promessi Sposi, Cap. I.
Si non caste, saltem caute: variante di nisi caste, saltem caute. V. questo paragrafo.
Sintonismo: termine di fisica: si dice di due corpi o sistemi materiali che hanno lo stesso periodo di oscillazione. Si dice anche delle oscillazioni elettro-magnetiche. Dal gr. [testo greco] = insieme; [testo greco] = tono, tensione, intensità e il suffisso ismo.
Sint ut sunt aut non sint: o siano come sono o non siano, famosa risposta attribuita al P. Lorenzo Ricci, generale dei Gesuiti, a papa Clemente XIV che lo sollecitava di una riforma dell’ordine. Dicesi estensivamente per significare come certi istituti non possano modificarsi senza cambiare la loro essenziale natura.
Sionismo: da Sion, antico nome di Gerusalemme, capitale e centro antico del popolo Ebreo. Con questo nome si designa da qualche tempo un movimento sociale in tutta Europa diffuso fra gli Ebrei, il quale intende di ricostituire un nuovo Regno, il regno Giudaico, per il popolo di Israele, come compenso e conforto a quelli del loro popolo che soffrono povertà, persecuzione (Russia, Austria). Il primo congresso dei Sionisti fu tenuto in Basilea, l’anno 1897, ed ebbe questo intento: creazione di un asilo nazionale in Palestina; la suddivisione e la riunione di tutti gli ebrei in ispeciali istituzioni locali e generali, adatte alle leggi dei vari paesi; rinvigorimento della consapevolezza del proprio valore e della coscienza popolare; pratiche per ottenere le adesioni dei governi, quando siano necessarie. Nell’ultimo congresso di Basilea del 23 agosto (1903), furono i russi che si mostrarono i più incrollabili nel volere la Palestina come patria. Dopo aver visto l’impossibilità di stabilirsi nella penisola del Sinai, il governo inglese propose loro di cedere l’Uganda, permettendo la formazione di uno Stato ebraico sotto il protettorato inglese. Da ciò nacquero le discordie, volendo l’Herzl ed il Nordau nominare una commissione per istudiare il progetto, ed opponendosi i russi che volevano o Gerusalemme niente. Questo movimento sociale — di cui vario può essere il giudizio — è avversato dagli ebrei milionari i quali non hanno bisogno della Palestina, avendo il mondo intero in loro balia. | Ubi nummus, ibi patria, variante dell’ubi Petrus, ibi Ecclesia, proposta da me. Autore, a consumo della nuova civiltà.
Sionista: fautore del Sionismo. V. questa parola.
Sior Todaro brontolon: titolo di una fra le geniali commedie del Goldoni, divenuto antonomastico per indicare persona malcontenta, bisbetica, brontolona. Si dice comunemente per celia.
Si parva licet componere magnis: (Verg. Georg. Iv, 176) se e lecito paragonare queste cose piccole con quelle sì grandi. Il Poeta raffronta il lavorio delle api con l’impresa dei Ciclopi. È questo fra i motti latini uno dei più divulgati.
Sir: ingl., sire, latino senior, signore. Posto davanti al nome, diventa titolo onorifico di cavaliere o baronetto. Adoperato senza nome come vocativo, vale signore.
Sirdar: titolo di capo militare in alcune terre dell’Asia (Indostan): fu pur dato a generali inglesi in spedizioni d’oriente.
Sirena: apparecchio acustico per formare una data nota musicale: specie di tromba acustica potentissima, per segnali (navi, opifici). Francese sirène.
Siringa di Pravatz: geniale invenzione medica che permise l’introduzione di sostanze medicamentose nel torrente sanguigno con punture sotto cutanee od intra venose.
Sir Roger (de Coverley): nome ingl. di ballo, consimile alla quadriglia ed ai lancieri.
Sirventèse (nome maschile o femminile: è la canzone eroica provenzale (sirventes) de’ trovatori; entrata nella metrica nostra del Trecento. Noto questa parola perchè manca a molti dizionari moderni.
La signora Lucia, da la cui bocca,
Tra l’ondeggiar de i candidi capelli,
La favella toscana, ch’è sì sciocca
Nel manzonismo de gli stenterelli,
Canora discendea, co ’l mesto accento
De la Versilia che nel cuor mi sta,
Come da un sirventese del trecento,
Piena di forza e di soavità.
Sismico: (gr. [testo greco] = scotimento, terremoto), attinente a terremoto. Si dice p. e., i periodi sismici, per indicare le varie fasi del fenomeno.
Si stava meglio quando si stava peggio: questa sentenza comune anche oggidì, allude al tempo quando l’Italia era politicamente soggetta ai passati governi e divisa in molti Stati (si stava peggio per ciò che riguarda il progresso e la dignità nazionale), ma le condizioni del vivere materiale, nonchè altre, erano migliori.
Sistema di blocco: è la traduzione dell’inglese block system, inventato dall’inglese Cooke. Esso consiste nel dividere una linea ferroviaria in tanti tronchi in modo che un treno non possa percorrere uno dei detti tronchi se prima il treno precedente non lo ha lasciato. Ciò avviene per avvisi dati ai treni in vario modo, di solito con apparecchi elettrici ovvero automatici della macchina stessa. Serve ad evitare nelle linee di gran percorso che due treni si incrocino o che l’uno raggiunga l’altro. Block in inglese vale anche intoppo, sbarramento.
Sistema manchesteriano: è sinonimo di libero scambio: tale nome provenne dalla lega di Manchester (Inghilterra) in seguito a deliberazione di questa città (1838) di sostenere la libertà del commercio. No furono capi il Cobden, il Bright, lo Smith. Segnò la fine del sistema protettore, il quale oggi è caldeggiato dal ministro inglese Chamborlain.
Sistema o scuola edonistica: è l’antica teoria filosofica edonistica, cioè del piacere (V. Edonismo e Principio edonistico), trasportata nel campo dell’economia politica. Indica cioè quella dottrina che pone in ragguaglio il desiderio e il bisogno dell’uomo con lo sforzo che esso compie per conquistare cose che gli sono necessarie: dottrina del valore delle cose, non valutate in sè ma in rapporto al loro valore subbiettivo. In questo calcolo l’uomo (homo aeconomicus) per forza di istinto non erra. (Edgeworth, Pareto, Pantaleoni).
Sitofobia: voce del linguaggio medico (gr. [testo greco] = cibo e [testo greco] = terrore), rifiuto assoluto a cibarsi: sintomo frequente nei pazzi.
Sitting-room: lett., in inglese la stanza dove si sta, salottino da lavoro, tinello.
Sit venia verbo: lat., domando scusa della espressione.
Si vera sunt exposita: lat., se le cose dette sono vere, inciso condizionale che suole mettersi dopo affermazioni mal sicure.
Si vis me flere, dolendum est Primum ipsi tibi: lat. se vuoi che io pianga (cioè che mi commuova) bisogna che tu prima ti sia commosso. Nota e profonda norma di arte, la quale però conviene discretamente intendere. (Orazio, Arte Poetica, 102, 103). (NB. È ciò che manca al d’Annunzio, il quale, per ciò solo, non può raggiungere l’agognata eccellenza).
Si vis pacem para bellum: se vuoi la pace prepara la guerra: antica sentenza, alla cui verità nuoce forse l’abuso e l’intento politico con cui si ripete. La parola pace sta forse per dar forza al contrasto della frase; per la verità sarebbe stato più proprio dire sicurezza. (Questo aforismo probabilmente è dedotto da vario sentenze classiche (Cfr. Vegezio. Epit. rei militar, III, prologo, e vedi diffusamente nell’op. cit., del Fumagalli, Chi l’ha detto? Cfr. eziandio la sentenza di Tacito riportata in fine del paragrafo Ricevitore del Registro). NB. In nessun tempo il motto è stato applicato così bene come nel progressivo nostro tempo che vede l’Europa, anzi il mondo, mutati in caserma e arsenale!
Sizing machine: voce inglese, usata dai tecnici e dai tessitori: macchina per imbozzimare l’ordito in subbli. Questa macchina dà la bozzima (colla) alla catena, i cui fili, disposti su un certo numero di subbli, passano dapprima nella bozzima bollente, vengono spremuti da appositi cilindri, indi sono asciugati su cilindri riscaldati a vapore, e finalmente avvolti sul subbio che verrà indi messo sul telaio.
Skunk: nome della Moffetta variabile o fetente dell’America settentrionale (Mephitis varians), carnivoro affine al tasso: serve per pelliccerie.
Skupcina: è il nome del parlamento serbo, formato di una sola camera, tre quarti dei quali sono elettivi, un quarto di nomina sovrana.
Sky: voce nordica; specie di pattini di legno, lunghissimi, che si adattano ai piedi, por camminar su la neve. Trovo anche il nome skiatore.
Slanciato: per snello, svelto, ricorda ai puristi il francese élancé. Anche slancio per ardore, anima, passione ricorda ai puristi il fr. élan. È ardita metafora, sancita dall’uso.
Sleeping car: fu la società franco belga, costruttrice di tali perfetti e ben noti veicoli ferroviari, che corrono su le principali linee dirette, la quale diede tale nome inglese alle carrozze Pullmann. (V. questa parola). Sleeping car fu tradotto in vagone a letto. (Pezo el tacon ch’el buso!).
Slivovitg: acquavite di prugne, che si prepara per fermentazione e distillazione delle prugne (specialmente della varietà di color violetto e di forma allungata) in Austria, Germania, Alsazia. Si prepara come il Kirschwasser, e la resa è di 8 a 16 litri d’acquavite a 51°, per 100 kg. di prugne.
Sloop: voce inglese, indica un battelletto a un solo albero, gran randa e contro randa, due o tre fiocchi, velocissimo. E, insomma, un piccolo cutter, scialuppa, lancetta.
Slow: term. mar. ingl. = avanti adagio. V. Half.
Slubbing Frame: voce ingl. dei tecnici e dei tessitori; banco a fusi in grosso. È la macchina che avvolge in fusi, previo stiramento e leggiera torsione, il nastro che proviene dai laminatoi, formandone uno stoppino soffice.
Smaltitoio: per orinatoio, pisciatoio, è voce registrata ed usata, specialmente nel linguaggio degli uffici, come più decorosa.
Smanare: nel dialetto romagnolo (smanè) vale disordinare (Cfr. la voce ammannare = far fasci, e ammannire) e anche svestirsi.
Smania: oltre che agitazione, vale smanceria, leziosaggine, moine, carezze in alcuni dialetti (Marche, Romagna).
Smanioso: in alcuni dialetti (Marche, Eomagna) vale smanceroso, schifiltoso.
Smart: ingl., arguto, lepido, originale.
Smistamento: si dice stazione di smistamento quella dove i convogli di merci sono scomposti nei carri o carrozzoni destinati alle varie direzioni. In fr. triage. Nelle stazioni ove è grande arrivo di treni, vi sono stazioni speciali a tale effetto. Smistamento è neol. di conio burocratico, da misto (treno misto) e l’s privativo. V. Fanfani (op. cit.); il quale, inutile dire, riprende tale parola: la conferma l’uso.
Smistare: V. Smistamento.
Smoking: propriamente in inglese smoking-coat (abito da portare nelle sale ove si fuma), indi, nota forma di giacchetto nero elegante, di speciale foggia, che usasi per disimpegno ne’ ritrovi serali. Vedi più ampiamente questa questione dei nomi degli abiti alla parola Vestito.
Smoking-room: corrisponde in inglese al fr. fumoir: saletta dove è permesso fumare e v’è ogni apparecchio.
Smontare: voce di gergo familiare: quando ad alcun oratore o conferenziere o dicitore per effetto di interruzioni, risa, mal animo o scarsezza dell’uditorio è fatta perdere la forza e il calore oratorio e persuasivo, nè trova più la parola, si dice che è smontato.
Snob: parola inglese, relativamente recente, accolta nei linguaggi culti d’Europa per indicare quella persona la quale opera e parla in modo da parere diverso da ciò che è in realtà (più elegante, più ricco, più spregiudicato, più libero, più intelligente, più moderno, più mondano, più scettico, etc.), cioè che per smania di essere distinto, esagera senza discernimento e convincimento una data tendenza o costumanza: ovvero esagera il contrario, se ciò accenna ad essere di moda. È cosa mondana andare a teatro e non badare allo spettacolo? Lo snob andrà oltre sino a ciarlare, disturbare, far conto d’essere in casa propria. Ve un autore in voga? Lo snob compra e loda il libro senza capirlo e nemmeno sforzarsi di giudicarlo, etc. L’abuso in Italia di dare, o di imporsi, specie alle donne, nome straniero, è ad es., fenomeno di snobismo. Lo snob opera con convinzione e molte volte è auto-suggestionato, nel modo stesso che il goldoniano Lelio è convinto di non mentire, ma dire spiritose invenzioni. Il grande umorista inglese, Thackeray (1811-1863) si compiacque molto dello studio di questa vanità e miserabilità umana. E certo filosoficamente studiando e insistendo, questo mondo di snob tanto si allarga da non aver più confine. Non si tratta di cosa nuova, ma di una forma di vizio, congenito con la natura umana il quale in un dato clima sociale prende speciale sviluppo e contrasegni. Sono la ipocrisia e la vanità che contribuiscono a formare lo snobismo per maggior difesa e maggior godimento dell’individuo. Cfr. negli animali il fenomeno curioso, detto mimetismo. La moda e la réclame hanno nello snobismo il loro massimo sussidio.
Snobismo: astratto di snob. V. questa parola, in francese snobisme.
Sobriquet: per nomignolo, sopranome, detto per celia, è una di quelle voci francesi, le quali, benchè rare, non sono del tutto inusitate fra noi, specie in certo linguaggio giornalistico, mondano.
Soccorso di Pisa: V. Vettura del Negri.
Socialismo: questo vocabolo, di non agevole definizione ma facilmente inteso e universale (ted. Sozialismus, ingl. socialism), è di formazione relativamente recente (1835). Il filosofo socialista francese, Pietro Leroux (1797-1871) ne vanta la paternità come opposizione ed antitesi ad individualismo. In questo concetto infatti sta l’essenza filosofica del socialismo. Vero è che tanto l’individualismo come il socialismo non sono due verità distinte o due fedi assolute, ma piuttosto due modi diversi di considerare le coso umane, secondo il temperamento delle persone, le condizioni storiche ed economiche, la suggestiono dei tempi.
Socialista libertario: sinonimo eufemistico di anarchico: dottrina economica in opposizione a quella dei socialisti collettivisti e statolatri. Voce recente, coniata probabilmente su esemplare francese.
Socialisti addomesticati: attributo neologico del gergo politico per indicare quei socialisti che, più o meno apertamente, passando dalla teoria alla pratica, si accostano all’ordine sociale e politico costituito, non con intendimento ostile, ma di graduale riforma: fenomeno di adattamento e di remissione che la forza delle cose impone ad ogni partito, specie quando, con l’aumento dell’estensione, diminuisce l’impulso della violenza. Ciò non toglie che quell’addomesticati, dato dai rivoluzionari ai moderati socialisti, con quella imagine così ben tolta dalle belve ridotte a mansuetudine, non abbia forte sapore caustico. Locuzione effimera, qui segnata come ricordo dei tempi presenti.
Socialistoide: dicesi di persona che propende, amoreggia con le teorie de’ socialisti. È proprio il coloro del tempo! V. il suffisso oide.
Socializzare: neol., vale rendere sociale, cioè di proprietà comune, e specialmente si intende di quelle proprietà le quali ottenendo incremento e frutto dall’universale ed essendo di universale utilità, si crede utile e civile che siano sottratte al dominio privato.
Società: (lat. societas) per umano consorzio, richiederebbe un aggettivo come umana, civile. Ma l’uso ne fa a meno e sfida il francesismo, se pure è tale. I francesi, conforme la loro indole, estendono società nel senso di mondo, conversazione, vita elegante e mondana, e tale uso noi accogliemmo, nelle locuzioni, ad es., vivere in società, andare in società, l’alta, la buona società, etc. I puristi hanno ragione di condannare tali modi, ma chi li usa non ha torto di usarli, trovandoli pronti e sottomano. Sono poi comuni ad altri linguaggi.
Società internazionale per la Pace: istituto umanitario e politico che ha per intento di dirimere le cause delle guerre e risolverlo por mezzo di arbitri. (V. Tribunale dell’Aia). L’Unione lombarda per l’Italia venne costituita in ente morale con r. decreto del 15 febbraio 1891: ha per massimo assertore Teodoro Moneta.
Sociologia: questa comune parola di ibrida formazione (dal lat. socius = compagno e [testo greco] = trattato) è di creazione relativamente recente. La usò da prima il filosofo francese Augusto Comte (1789-1857) come vocabolo acconcio per la divisione del suo Cours de Philosophie positive (1838). Nuova conferma ebbe il vocabolo dallo Spencer, nel 1873, con l’opera Study of Sociologie. Nel Comte l’intendimento era di dimostrare come la umana società possa essere studiata con metodi positivi.
Sociologo: dotto di sociologia.
Sodale: per compagno, specie di studi o di intellettualità, è antico e vieto latinismo (sodales) che, non so con quale fortuna, appare talora come voce neologica. Cfr. sodalizio.
Soda-water: inglesemente, in vece di acqua di soda, è scritta comune.
Sofferenza: crediti in sofferenza sono quelli che, per le condizioni poco buone del debitore, si sa già di non poter realizzare per intero, cioè al cento per cento.
Soffietto: nel gergo giornalistico vuol indicare lo scritto, di solito preventivamente accordato, a scopo di lode o di réclame.
Sofisticare: per falsificare è voce viva, non fuori dell’uso come mette il Petrocchi.
Soigné: fr., in vece di accurato, ben fatto, appuntino, sembra a taluno voce di maggiore efficacia. Es. «un pranzetto molto soigné!». Miserie!
Soirée: voce francese di vecchia data fra noi: «meglio italianizzarla e dire serata» (Rigutini). Vero è che si pronuncia e scrive alla francese per indicare la veglia elegante e mondana. La grafia soaré, notata nei lessici della corrotta italianità, mi pare poco frequente. Il popolo conserva la voce veglia o conversazione.
Soirée dansante: V. Danzante.
Solàmen (est) miseris socios habuisse malorum: è conforto pei miseri aver compagni di sventura, antica e popolare sentenza latina, variamente attribuita. V. Fumagalli Chi l’ha detto?
Soldato del papa: nel gergo francese soldat du pape = mauvais soldat. E così si disse presso di noi, dal tempo che il Papa aveva esercito proprio, tanto che correva il motto che quattro soldati del papa non erano capaci a levare una rapa. Fra quelle milizie raccogliticce e mercenarie ve n’erano pure di discrete, come ad es. i carabinieri. Fra le milizie papali di infausta memoria sono da ricordare i centurioni, reclutati dopo i fatti del 1831. Barbacani, caccialepri, etc., furono epiteti spregiativi dei militi papalini.
Sole dell’avvenire: è quel sole simbolico che conforterà l’uman genere nella futura civiltà socialista. Nell’attesa che nasca, questo sole riscalda l’Inno dei Lavoratori (spunta il Sol dell’Avvenir)^ versi del socialista F. Turati.
Selenìte: nome di nuovo esplodente. La selenite è la polvere per il fucile da guerra italiano, composta di nitroglicerina, cotone, collodio e piccola quantità di olio minerale: composizione analoga a quella della balistite, se non che il tenore in nitroglicerina è alquanto più basso. Ha la forma di piccoli tubi; di qui il nome (da [testo greco] = tubo).
Solenoide: termine di fisica: dal greco ([testo greco] = condotto, tubo) e il suffisso oide: si chiama con questo nome una speciale disposizione di conduttore elettrico (reoforo): esso «ordinariamente è un filo di rame: è avvolto ad elica ed a spire isolate attorno ad un cilindro, con l’ultimo tratto disposto secondo l’asse del cilindro per una lunghezza uguale a quella del detto asse. Quando il solenoide è percorso dalla corrente elettrica, l’effetto che ne risulta è di creare un campo magnetico, comportandosi come una calamita. Se nell’interno di questo solenoide vi è una sbarra di ferro dolce (nucleo), esso pure si calamita appena il solenoide è percorso dalla corrente elettrica; ma perdo ogni magnetismo al cessare della corrente (calamita temporanea)» (prof. L. Sartori). Questa virtù di acquistare e perdere d’un tratto la virtù di essere calamita, fa sì che si possa trasmettere un movimento a distanza, onde è che il solenoide è usato per il telegrafo, per gli orologi elettrici, per far scoppiar mine, etc.
Solfara meglio che Zolfara: è il nome che si dà in Sicilia alle cave di zolfo. Solfatara è il nome proprio di un cratere spento a Pozzuoli, che dà pure solfo, e questo nome venne esteso ad altri crateri in condizioni analoghe.
Solfatara: V. Solfara.
Solfeggio: sistema di lettura musicale a mezzo dei monosillabi Do, Re Mi, Fa, Sol, La, Si, tolti (i primi sei) dalle prime sillabe di ciascun emistichio dell’inno a San Giovanni, e adottati da Guido d’Arezzo per imprimere nella memoria degli scolari i tipi fonici degli elementi più comuni del canto liturgico e delle note finali dei modi del suo tempo (Ut queant laxis — Resonare fibris — Mira gestorum — Famuli tuorum — Solve polluti — Labii reatum — Sancte Ioannes:
«Affinchè possano risonare le fibre indebolite,
Guarda le azioni de’ servi tuoi,
condona ai fallaci le colpe del labbro,
o San Giovanni»).
Solfo o Zolfo: preferibile la prima scrittura, sì per etimologia, sì perchè il simbolo chimico di questo elemento e de’ suoi composti è S.
Solìtalre: solitario; ma detto dei diamanti che sono legati soli, è comune la voce francese.
Solitaria nell'oblio: ottonario del Grossi nella nota canzone Rondinella pellegrina, contenuta nel capitolo XXVI del romanzo Marco Visconti, il quale ottonario è popolare e si ripete con vario senso scherzoso, specie riferito a donna; e così dicasi dell’altro verso Rondinella pellegrina (abbandonata dall’amante, in cerca di avventuro, etc.).
Solitario: nel linguaggio politico ricorre talora questa parola per indicare colui il quale è indipendente, non ascritto ad alcun partito. La qual cosa in questa nostra patria, classicamente consortesca, non è lodo. Cfr. Dante:
A te fia bello
averti fatta parte per te stesso.
Par. XVII, 68, 69.
Solitudinem faciunt, pacem appellant: fanno deserto (desolazione, distruzione), e la chiamano pace. Tacito, Agricola, XXX. Cfr. L’ordine regna in Varsavia.
Solivo: = solatio, in alcune terre di Toscana.
Solustro: (solustre) voce romagnola e marchigiana = riverbera del sole.
Solvìbile: detto di persona che è in grado o che gode opinione di potere sòlvere, cioè pagare un debito contratto. Astratto, solvibilità. Fr. solvable, solvabilité.
Solvibilità: fr. solvabilité. Cfr. solvibile, ed insolvibile.
Soma: misura di capacità de’ liquidi, specie del vino, equivalente a circa 76 litri: usata nel contado Riminese.
Somàtico: corporale, fisico, dal greco [testo greco] = corpo, ed è agg. spesso usato dai medici per significare qualità che si riferiscono al corpo. Nelle malattie mentali dicesi somatico in opposizione a psichico.
Somatologia: (gr. [testo greco] = corpo e [testo greco] = trattato) sinonimo di antropologia fisica.
Sombrero: voce spagnuola, usata anche in francese: indica un cappello a larghe tese per ischermo dal sole. Dicesi talora facetamente per cappello a larghe falde. Da sombra, spagnuolo, lat. umbra, ombra.
Someggiabile: che può essere someggiato, portato a soma.
Sonda: fr. sonde. Nell’uso medico dicesi sonda ogni strumento esploratore, destinato a percorrere un canale qualunque: dicesi specillo una sonda fatta di un’asticella metallica ad estremità rigonfie, usata per verificare la profondità delle ferite. Sonde piene sono le aste metalliche o d’altra materia per esplorare cavità, donde sonde vescicali, uterine, etc; sonde cave, per evacuare o introdurre liquidi nelle cavità (sonde o siringhe vescicali, esofagee, etc.). Sonda e sondare sono gallicismi ripresi dai puristi: li va confermando l’uso. Parlando del maro però si si dice scandaglio o scandagliare. In senso figurato in luogo di sondare (parmi raro) vi sono i verbi: saggiare, provare, scandagliare, specillare.
Sonzo: voce vernacola romagnola (sonz), sudicio, unto (da sugna = grasso?).
Soporìfero: che induce sopore: dotto di scrittura, libro, opera d’arte, vale noiosa, insulsa, che addormenta il lettore. Voce lepida, ma di acerba critica, forse la più acerba!
Sopprimere: dal lat. sub e prèmere, vale conculcare, calcare. Nel senso di togliere, levar via, impedire che appaia, annullare (es. sopprimere una frase) è conforme all’uso francese del verbo supprimer. Ricorre talora questa parola nel senso di ammazzare; e così dicasi della voce soppressione.
Sopracciò: praefectus, sopraintendente: ma oggi non si dice che in senso di sprezzo, e per lo più al plurale, di chi fa valere con molta arroganza e con poco discernimento e giustizia quella autorità di cui le gerarchie burocratiche sogliono investire assai spesso i meno degni. Il Petrocchi reca, «spreg. saccente».
Sopraluogo: si dice in linguaggio forense del così detto «accesso sul luogo». Quando il magistrato, o per impulso spontaneo o per iniziativa di una delle parti, ritiene utile di recarsi sul luogo della contestazione o del commesso reato per attingere direttamente quelle nozioni di fatto e di luogo che gli possono giovare nel giudizio, ordina un sopraluogo, e si trasferisce, con le parti e col cancelliere, sul luogo. Dicesi familiarmente in senso esteso e faceto.
Sopravento: term. mar.; una terra, un bastimento, un oggetto starà sopravento al proprio bastimento N se rimane dalla parte del vento relativamente alla perpendicolare NB abbassata dal centro di gravità del bastimento N su la direzione assoluta del vento; e starà sottovento nel caso opposto. Segue da ciò che un bastimento N’ che cammini nelle acque di un altro N, sta sottovento a questo della quantità N’ B, e per trovarsi egualmente avventato, bisognerebbe che si trovasse in B. Cfr. la frase prendere il sopravento.
Sopravivere a se stesso: comunemente si dice di persona la cui vita dura ancora mentre la gloria, o la rinomanza, o la fortuna, o le opinioni già lodate ed accolte — vita dell’anima — sono morte ovvero obliate.
Sorbettarsi: godersi come un sorbetto, essere costretto a sorbire: si dice in senso morale e ironico di condizioni e persone che bisogna sopportare per forza di cose: efficace voce regionale.
Sordino: propr., strumento per ammorzare il suono: in romagnolo vale fischio sordo, e anche peto, fatto con la bocca e per dileggio.
Sordità verbale: term. med., è quella alterazione per la quale, essendo intatto l’udito, le parole altrui sono percepite come suoni, ma non vengono trasformate in idee. (Varietà di afasia).
Sornacchiare: ronfare, russare, verbo d’uso ampiamente dialettale e toscano.
Sorridere: nel senso di piace, alletta, par bello, es. mi sorride l’idea etc. è dai puristi ritenuto conforme all’uso esteso del fr. sourire. Fosse anche gallicismo, non mi pare estensione difforme all’indole dell’italiano.
Sortie de bal: voce francese della moda per indicare quelle pellicce o quei vistosi manti con cui le signore, all’uscire dal teatro o dalle feste, ravvolgono e difendono dal freddo le già esposte o lievemente coperte nudità.
Sortire e sortita: della differenza fra sortire ed uscire è inutile parlare. È fra le nozioni grammaticali più note. Sortire vale eleggere in sorte, avere, cavare a sorte e non andar fuori etc. Nelle stazioni ferroviarie a sortita hanno sostituita uscita e hanno fatto bene e il publico ci si è abituato a forza di sentir gridare, uscita! uscita da questa parte! Quando verrà la volta della parola ritirata? Scadono le convenzioni ferroviarie, e speriamo bene! Quanto poi al voler ritenere gallicismo questa parola invece di uscire, io non oserei, pur ammettendo che la si usò da taluno per influsso francese. È voce non letteraria, ma popolare. «Sortire per uscire è italiana, ma di bassa lega», così il Leopardi, sopra due voci italiane. pag. 230, nell’Appendice nell’Epistolario, ed. Barbera 1878, e deve esser nel vero. Se poi è uguale al francese, ciò è per l’affinità tra le due lingue.
Sosie: fr., Sosia, nome di un personaggio da commedia, dato per estensione in Francia ad ogni persona che abbia con altri molta rassomiglianza.
Sostra: voce milanese per negozio o deposito di legna e carbone. Sostraio, il mercante di detto combustibile. Bracino, in Toscana è il venditore della carbonella.
Sotnia: voce russa = centuria, centinaio. Es. una sotnia di cosacchi.
Sottaniere: V. Puttaniere.
Sotto: nelle locuzioni così frequenti come sotto questo rapporto, sotto questo aspetto, etc., dai puristi riprendesi come francesismo. «Dicasi in o per e ogni cosa sarà a suo posto», Fanfani. Ma sia pur francesismo, egli è che questo sotto viene oramai così sotto mano e pronto che dire in o per è oggetto di riflessione.
Sotto-eccellenza: così — con vocabolo lepido — sono denominati nel linguaggio familiare della politica i «sotto segretari di Stato», poichè pure a costoro, sotto il ministero Crispi, fu esteso l’onore di fregiarsi come i Ministri del titolo di Eccellenza. Essendo sotto segretari, sono anche sotto-eccellenze.
Sotto il velame delli versi strani: noto verso di Dante (Inf. IX, 36) ripetuto per significare sotto l’allegoria, o simili.
Sotto l’usbergo del sentirsi puro: sublime verso di Dante (Inf. XXVIII, 117), ove pur si accenna alla coscienza, cui basta la propria sanzione, nè ha bisogno di testimonianza o approvazione umana: divenuto luogo comune.
Sottomarino: agg. fatto sostantivo per indicare quelle navi (si è tuttora nella via degli esperimenti) le quali possono navigare sommerse, e sono ideate e costrutte solitamente a scopi di guerra.
Sottomettersi o dimettersi: dilemma non infrequente nel linguaggio politico: osso primieramente fu usato dal Gambetta in un discorso politico contro il Governo del Maresciallo Mac-Mahon: Quand la France aura fait entendre sa voix souveraine, croyex-le bien, messieurs, il faudra se soumettre ou se démettre (Journal des débats, 18 agosto 1877).
Sottovento: V. Sopravento.
Soubrette: voce francese di origine incerta: la servetta della commedia.
Soufflé: termine fr. di cucina, gonfio, montato; es. omelette, beignet soufflé. Cfr. le nostre voci gonfietti o gonfiotti, pezzetti di pasta dolce che fritti, rigonfiano. V. Tortello.
Souffleur: voce francese, talora usata abusivamente, pel solito vezzo, invece di suggeritore (non del teatro). >Es. «E non occorre dire che l’imperatore la rappresenta a perfezione [la parte] e assolutamente senza bisogno di souffleur».
Souffre-douleur: dicesi di persona esposta alle beffe o alle fatiche o agli strapazzi. Es. Questo scolaro è il souffre-douleur dei compagni». Vittima, capro espiatorio sono le voci nostre; ma fra la gente mondana la parola francese non è rara.
Soupe à la santé: nel linguaggio dei nostri alberghi e trattorie occorrerà frequente di sentirsi offrire una soupe à la santé. È la solita minestra di ripiego, e, quanto alla locuzione, è una frase francese di fabbrica — dirò così — nazionale, come è spiegato alla parola Santé. In un buon libro di cucina questa minestra è chiamata brodo con erbucce.
Souplesse e souple: voci francese di largo uso in un certo gergo mondano. Con esse si possono recitare le esequie a molte parole italiane, come agile, flessibile, molle, elastico, scorrevole, soffice e relativi nomi. Così udii dire: «Non ha la souplesse nello scrivere. Le gomme delle biciclette perdono la loro souplesse. Quella signora ha la capigliatura molto souple», etc. Poi si finisce col trovare che l’italiano non ha voci corrispondenti!
Soutache: fr., treccia, spighettina, cordoncino, passamano, gallone per abiti.
Souteneur: voce del gergo francese, non ignota fra noi: celui qui viti aux dépenses des prostituées et quon appelle ainsi par ce qu’il est censé les soutenir quand elles sont insultées... I dialetti nostri sono ricchi di voci molto di tale senso, che sembrano troppo plebeo per assurgere al linguaggio corrente e comune. Supplisce il francese, la lingua dai garbati eufemismi. Dante nella sua cruda barbarie di espressioni (vero, o Saverio Bettinelli?) chiamerebbe i souteneurs col loro proprio nome:
Ruffian, baratti, e simile lordura.
La loro professione è quella eziandio esercitata da Venedico Caccianimico il quale dice di sè:
I’ fui colui che la Ghisolabella
condussi a far la voglia del Marchese.
il che prova che da che mondo è mondo, certe cose e persone furono, sono e saranno. Notevole e nuova è invece la tendenza moderna ad eliminare quelle voci che in sè contengono un vivo senso di abbiezione.
Souvenir: fr., per ricordo, detto di oggetto, ricorre press’a poco come cadò, anche fra il popolo. La lingua delle eleganze e delle mondanità sembra dar valore col suo suono sino agli oggetti che hanno ugual nome!
Souvent femme varie: (fol est qui s’y fie) motto, accolto da Vittore Hugo nel dramma Le roi s’amuse (atto IV, scena 2), parafrasato nel noto verso del Piave:La donna è mobile, etc.
e variamente attribuito, V. Fumagalli, op. cit.
Sovracarico intellettuale: V. Surmenage.
Sovversivo: detto genericamente ed in mal senso di dottrine o di persone che hanno come precipuo intento il sovvertire, cioè distruggere l’ordinamento sociale-politico odierno, è neologismo comune, dedotto manifestamente dal fr. subversif.
Spada di Damocle (la): V. La Spada di Damocle.
Spaghetto: nota specie di maccheroni in forma di spago. Nel parlar familiare dell’Alta Italia vale paura, es. «avere un po’ di spaghetto». Spago per paura è anche toscano. V. il Petrocchi.
Spagnolino: specie di cane da fermo a pelo lungo setaceo, di origine iberica, come dice il nome: per le sue belle forme fu oggetto di selezione e di incroci ne’ vari paesi. I cinofili usano anche la voce francese épagneul.
Spagnolismo: con tale nome talora si denomina quella tendenza nelle publiche amministrazioni alle inutili e fastose formalità, al compiersi delle azioni per gerarchie; e nella vita sociale ad un complesso di cerimonie, fasto, senso di casta, etc: che furono le peggiori qualità ereditate dal popolo spagnuolo, per tanto tempo dominatore della Lombardia e del Reame.
Spahi: nome francese di cavaliere, appartenente ad una milizia, la più parte indigena, dell’Algeria.
Spallone: da spalla; così volgarmente sono chiamati i portatori delle merci di contrabando.
Spaniel: (voce inglese) specie di cane da caccia, inglese, assai pregiato per le forme eleganti — dicono i cinofili, meglio direi strane, essendo di bassa e speciale forma — il pelo setaceo, l’agilità, l’olfatto onde levano la selvaggina. Il Cockcer Spaniel nero del paese di Galles è fra i più stimati.
Sparafucile: propr., chi impaurisce sparando il fucile, minacciando a vuoto, indi scherano, bravaccio, in senso spregiativo e figurato.
Sparar le ultime cartucce: locuzione tolta dal linguaggio militare per dire far gli ultimi sforzi, tentar le ultime prove, resistere ancora, intendendo come non sia possibile resistere più oltre, ed è cosa necessaria darsi per vinti.
Spartèa: pianta tessile, dalle cui fibre si fabbricano quei cavi detti libani, in uso dai pescatori. V. Halfa.
Sparteina: alcaloide dello Spartium Scoparium. Eccitante del cuore.
Spartiacque: termine geografico: il confine tra due regioni fluviali, V. versante.
Spasimante: per amatore, dicesi familiarmente in alcune regioni nostre; ma con lieve senso ironico dello sdilinquire del corteggiatore.
Speaker: oratore. È il nome dato in Inghilterra all’eletto dalla Camere dei Comuni, specie di Presidente della Camera presso di noi. L’elezione dello Speaker si compie con quella serie di cerimonie antiche che presso di noi non sarebbero possibili e farebbero sorridere, e pure, in quell’ossequio alla tradizione, costituiscono una delle più notevoli e nobili forze del popolo inglese. Lo Speaker è circondato da una specie di maestà. Egli incarna in sè tutta l’autorità della Camera dei Comuni; designa i relatori e gli oratori, dirige le discussioni, dà o toglie la parola, richiama i deputati all’ordine; infine è il depositario esecutivo dei poteri disciplinari dell’assemblea.
Specchietto: (per le allodole), trappola per i minchioni e per il publico.
Specchio: chiamano i meccanici la superficie lavorata, piana o cilindrica, su cui scorre il cassetto di distribuzione delle motrici a vapore. Si precisa meglio dicendo specchio del cassetto di distribuzione e corrisponde esattamente al tedesco Schieber-spiegel. I francesi per indicare il cassetto di distribuzione dicono tiroir de distribution.
Specialista: chiunque — e specialmente dicesi di studiosi, scienziati, fisici specialmente, medici, etc. — abbia compiuta conoscenza non solo di una data disciplina, ma più specialmente di una branca o parte di essa: la qual cosa con l’ampliarsi mirabile delle discipline scientifiche, è oggidì cosa necessaria. Specializzarsi, acquistare questa speciale conoscenza. Sono due parole tolte dal fr. spécialiste e spécialiser di cui gli stessi puristi non potrebbero fare a meno. «Difficilmente si troverebbe altro vocabolo» (Rigutini).
Specialità: per prodotto speciale, particolare, cosa eccellente nel suo genere, uomo valente in una data disciplina o scienza, è un astratto ripreso dai puristi e ritenuto gallicismo. Lo conferma l’uso.
Specializzarsi: V. Specialista.
Specifico: parlando di malattie si intende determinare con tale aggettivo quelle infermità che formano una specie a parte, e di cui la causa è sempre la stessa: la sifilide ad esempio. Spesso dicono i medici specifico come termine convenzionale por evitare nomi di malattie, gravi e noti. Dicesi inoltre specifico di medicamenti che hanno un infiusso speciale su qualche processo morboso, ad es. il chinino su le febbri malariche.
Specimen: voce ingl. e fr., dal latino specimen (da spècio = guardo), indica saggio, modello, etc. Voce straniera, usata per vizio.
Speculare, speculatore, speculazione: dal noto senso filosofico queste parole sono passate, in modo conforme all’estensione del francese (spéculer, spéculateur, spéculation), al linguaggio del commercio e della borsa: trafficare, commerciare, etc. I puristi riprendono tale uso.
Spèculum: (in lat. = specchio) è termine medico di istrumento a forma tubulare o a valve per dilatare e quindi a speculare, cioè osservare lo stato interno di alcune cavità naturali (vagina, ano, orecchie, naso) direttamente o per mezzo di superfici riflettenti. Noi, credo, togliemmo tale latinismo dal francese. La voce spècolo, notata in qualche lessico, mi pare meno usata di spèculum.
Spedare: term. mar., staccar l’ancora dal fondo.
Spedizione: voce abusiva delle sarte a Milano, per indicare le piccole spese inerenti alla fattura degli abiti.
Speech: voce inglese che vuol dire discorso. Vi dev’essere qualcosa di reciso, di penetrante, di persuasivo, in quello spicc (così si pronuncia), giacchè in taluni casi lo si preferisce. Es. «Sorse allora l’on. X*** e pronunciò uno splendido speech». Anche nel prendere questi anglicismi non abbondiamo di originalità giacchè sono quasi tutti di derivazione francese: speech, in gergo francese vale appunto allocution, discours.
Spelèo: attributo di orso (Ursus spelaeus), cioè delle spelonche, così detto perchè questo grande e feroce orso fossile viveva nello caverne (si dico anche orso delle caverne) del periodo glaciale, durante il quale deve aver dato del filo da torcere ai nostri progenitori, che pure cercavano rifugio nelle caverne.
Spencer: così oggi chiamano i sarti certi giacchetti pesanti, usati specialmente come sopraveste d’inverno dagli ufficiali, adorni di pelo d’Astrakan e di passamani. Il nome è dovuto ad un corto conto Spencer, morto nel 1845. V. Vestito.
Speranzoso: sarà vocabolo molto comodo ed avrà, anzi ha, esempi classici (Segneri), ma che proprio sia bello e da ripetersi come oggi si ripete, io non oserei di affermare.
Spernacchio: voce vernacola del veneto, usata anche sul litorale romagnolo dai marinai: vale aria ragna, a striscie come di lana, indizio di pioggia. Cfr. Sparnazzare. Cfr. il motto, cielo a pecorelle, acqua a catinelle.
Spese improduttive: locuzione neologica eufemistica, usata nel linguaggio della politica e del giornalismo per significare i due bilanci della guerra e della marina, improduttivi, cioè non proficui, anzi perniciosi, alla umana società secondo i concetti dei socialisti e dei sostenitori della pace universale.
Spessore: per spessezza, grossezza è neol. dal fr. épaisseur: ripreso dai puristi.
Spettabile: aferesi di rispettabile, è aggettivo comunissimo del gergo commerciale. Es. Spettabile ditta. Credo che questa brutta parola sia per effetto del respectable inglese. V. questa parola. [testo greco] V. Festina lente.
Spezzare una lancia (in favore di, etc.): è locuzione dell’antico linguaggio cavalleresco, sopravissuta in senso morale, e vale come farsi campione, difendere, sostenere. Cfr. lancia spezzata.
Spia: pertugio circolare nelle porte delle carceri e simili per ispiare il contegno del prigioniero. Dicesi anche spiarola.
Spiana: V. Raboteuse.
Spianare le costure o le costole: ribatterle col ferro e si dice degli abiti, e per estensione familiare, bastonare.
Spiccare: per spedire, dare un ordine, un mandato è modo neol., ripreso dai puristi.
Spigolistra o spigolistro: per bacchettone, ipocrita, picchiapetto. Voce classica e antica che par nuova perchè talora usata, specie ne’ giornali, e non intesa. Spigolistro — spiegano i lessici — che sta nascosto per gli spigoli o cantucci delle chiese.
Spina di pesce (a): «nelle costruzioni lombarde del secolo IX e successivi tempi si trovano murature a spina di pesce, cioè colle pietre così disposte da assomigliare alle spine di pesce. Es. ad Agliate nella basilica di Ansperto. Altre volte, se i muri sono di mattoni si trovan soltanto ad intervalli dei corsi di pietre disposte similmente a spina di pesce; esempio: nella facciata di S. Vincenzo in Prato in Milano. I sistemi costruttivi, una volta adottati, sono conservati a lungo, massime nella campagna, fuori dei grandi centri, cosicchè non sempre la disposizione a spina di pesce risale a tempi così lontani» (G. Carotti). Si dice comunemente dei pavimenti.
Spina ventosa: antico term. med., usato così anche in francese: così detto dall’aspetto enfiato. Varietà di tubercolosi ossea che si riscontra al livello delle falangi delle mani e dei piedi.
Spincionare: il cantare del fringuello.
Che già spincionava il fringuello.
Spingere le ricerche, le indagini: per condurre, fare, o indagare ricorda ai puristi il modo francese, pousser les recherches.
Spinite: da spina (dorsale) ed il suffisso ite. Tabe dorsale, sinonimo di atassia locomotrice. Affezione della midolla spinale, caratterizzata dalla incoordinazione dei movimenti, dall’abolizione dei moti riflessi e da diversi turbamenti subbiettivi ed obbiettivi della sensibilità.
Spinone: specie di ottimo cane da fermo, simile per la struttura al bracco, coperto però di un pelo duro, folto, spinoso, che gli dà aspetto brutto e selvaggio. Colore roano -marrone, o bianco sporco con macchie di color marrone. I cinofili lo vantano italiano.
Spinster: parola inglese, zitella, zitellona, parola specialmente usata per indicare la donna del così detto «terzo sesso, cioè non destinata alla procreazione od al piacere, ma la donna del lavoro. Spinster è dal verbo spin = filare, «nè, a mio credere, a caso la lingua inglese, tanto filosofica nelle sue più volgari espressioni, adopera una stessa parola (spinster) a significare zitella e filatrice, quasi ad indicare ciò che probabilmente avveniva di fatto nei tempi primi in cui l’idioma venne formandosi e che ad ogni modo risponde ai dettami inviolabili della natura che soltanto la donna nubile deve rivolgere alla produzione l’opera sua». (Achille Loria, La Sociologia, Verona, Drucker, 1901).
Spinte sponte: modo avverbiale del linguaggio familiare: per amore o per forza. Sponte è latino, e vale spontaneamente, e quello spinte è avverbio foggiato alla latina, per analogia e per lepore.
Spionaggio: neol. dal fr. espionnage, il mestiere della spia, il far la spia.
Spione: accrescitivo di spia. Eppure la prevalenza di questa parola nel linguaggio de’ giornali, mi fa pensare che provenga per influsso del francese espion.
Spiritismo: se antichissima è la credenza di miracoli operati da agenti incorporei, nel senso moderno la parola spiritismo ricevette valore dalle esperienze fatte nel 1848 nella famiglia del Sig. Fox in Hydeville (Nuova York) e di lì ripetute e diffuse per tutto il mondo civile e specialmente nei paesi anglo-sassoni. V. Medium e Occultismo. Spiritismo «è la parola comunemente accettata per significare tutti quei fenomeni provocati dai mediums per una forza X che ancora non conosciamo» (A. Pappalardo, nella prefazione del Manuale Hoepli, Spiritismo).
Spirito: per opinione (spirito publico), per brio, arguzia, lepore, lepidezza, umore, per anima, cuore, mente, ricorda ai puristi l’estensione francese della parola esprit. Così sono riprese le locuzioni spirito delle leggi (per significato, ragione), spirito di parte, di corpo (per amore, passione), far dello spirito (dire delle arguzie, dei frizzi). Le conferma l’uso. Quanto a spirito, nella locuzione uomo o donna di spirito, e all’aggettivo spiritoso, osserva il Tommaseo (Unità) «che esso concerne non tanto la vivacità dei modi quanto la prontezza dell’ingegno e dell’animo: tiene insieme del temperamento e dei pregi intellettuali e morali». Con le quali parole si viene ad ammettere che lo voci spirito e spiritoso male si tradurrebbero per brio o argutezza, brioso od arguto.
Spirito denaturato: spirito reso inetto agli usi della nutrizione umana, e destinato solamente per applicazioni industriali per sviluppo di calore.
Spirito forte: è il fr. esprit fort, detto di chi ostenta superiorità alle opinioni comuni, specialmente in materia di fede.
Spiritose invenzioni: così Lelio nel Bugiardo goldoniano chiama le bugie, e così talora si dice (Atto I, scena 4).
Spirituale: nel senso di grazioso, fine, arguto, che denota ingegno e spirito, è un’estensione conforme — se non vogliamo dire tolta — al francese spirituel: es. un volto spirituale, una risposta spirituale, una signora spirituale.
Spiritualità: ingl. spirituality, fr. spiritualité: disposizione ingenita della mente nel lasciarsi influire dalle idee e dare alle cose dello spirito grande importanza.
Spiritus, ubi vult, spirat: lat., lo spirito spira ove vuole. Evang. di S. Giovanni, III, 8. Spesso si dice in senso profano, cioè vuol dire che il pensiero dell’artista e del filosofo, quasi acceso e mosso dal Dio, non conosce barriere e confine. Dicesi anche ironicamente.
Spitze: ted. punta, cima, detto di alcune sommità alpine.
Spleen: voce inglese, accolta in francese: non ignota fra noi: vuol dire milza, lat. splen, [testo greco]. Questo nome è dato ad una specie di melanconia ([testo greco] = nera e [testo greco] = bile), forma di psicosi che deprime e domina con senso di pena chi ne è soggetto e che si attribuiva ad un umor nero del quale la milza era pretesa sorgente. Gli inglesi sotto le brume del loro clima par che ne soffrano, non raramente. Allora il cielo d’Italia servo d’antidoto: ed io nella mia dimora nella penisola di Sorrento, li ricordo questi lunghi e meditabondi anglosassoni contemplare la piccola italiana che balla al suon del tamburello il guaglione che fa il pulcinella sguaiato loro dinanzi. Allora le severe labbra si spianano al sorriso ed è gettata la moneta, avidamente raccolta. Paturne, mattana, luna a traverso, proposte dal Fanfani, non vi corrispondono che in parte. La scrittura splin, accolta in alcuni lessici, mi pare poco usata. Aggettivi splenico e splenetico.
Splendido: questo aggettivo nostro, usato alla maniera straniera, è dei più comuni. Voce elegante, a trentatrè contesimi al pezzo. Tutto è o può essere splendido: un motto arguto, una risposta pronta, vivace, diventa spendida. «È splendida!» per dire «È graziosa!», Dicesi con vero abuso: «Una notte, i tartufi, un pranzo, un risotto, una barba, la fanteria, l’artiglieria, la morte, la vita, un libro, un abito è o sono splendidi».
Spoglia: per sfoglia (falda di pasta) è voce regionale, cui non mancano buoni esempi. V. Tommaseo Dizionario.
Sponda: termine molto familiare e popolare in molte nostre regioni per indicare un protettore, un patrono che fa da sponda contro i possibili urti, cioè o per avanzare più presto che per le vie regolari o per ammorzare i colpi che potrebbe dare talora la Giustizia.
Spongata: specie di torta da credenza ripiena di marzapane, specialità di Brescello (Guastalla). Dolce natalizio.
Sporadico: ([testo greco], disperdere), si dice di malattia quando questa colpisca una persona separatamente: è cioè l’opposto di epidemico ed endemico, detto di quei mali che attaccano contemporaneamente una popolazione. La parola sporadico dal linguaggio medico è trasportata al linguaggio letterario e filosofico come attributo di fenomeno o fatto isolato, che appare a rari intervalli.
Sporgere querela: per dare, muovere querela è neologismo del gergo curiale: ripreso dai puristi.
Sport: voce inglese di origine latina. Sport è abbreviazione di disport, desport = diporto (da dis e portare = portar fuori dal lavoro e dalle cure), dunque svago, divertimento, giuoco. Questa voce universale è tanto nota che è inutile spiegare, si è imposta nell’uso ed è più facile celiare amaramente con sporto e sporta, come fa il buon Fanfani, che evitarla. L’Inghilterra ha rinnovato nel tempo moderno l’importanza che gli antichi — e specialmente quel mirabile popolo che fu il greco — diedero agli esercizi corporali, e congiunsero l’utile, il diporto o svago con l’eleganza e con la moda senza di che questi molteplici giuochi ed esercizi non avrebbero il favore che hanno: con la cosa, imposero il nome: solita legge! Consoliamoci con l’origine latina della parola. In verità l’antica Roma non cessa di dispensare consolazioni ai suoi tardi nepoti! Da sport si è fatto l’aggettivo sportivo. Si dice anche, talora, tempo sportivo per indicare quel tempo grigio, piovorno, che sembra più somigliante a quello inglese: tempo adatto per le corse. Miserie!
Sposar vacca e vitello: locuzione altrettanto felice quanto plebea e schernevole: significa sposar donna incinta di altro uomo. Trovo questa locuzione pur nel gergo in francese: épouser la vache et le veau.
Spostato: per indicare persona che è fuori del suo posto sociale, il cui ufficio nella vita è difforme alle attitudini ed all’ingegno, all’educazione ricevuta etc., sembra al Rigutini vocabolo «accettabilissimo e necessario». Lo credo anch’io! È uno dei caratteri del tempo nostro!
Sprachverein: ted., società della lingua, nome di sodalizio germanico, ampiamente diffuso, che ha per iscopo lo studio e la conservazione (purità) della lingua tedesca nelle colonie stabilite all’estero. NB. Se la nostra Dante Alighieri sottraesse parte della sua attività, data alle conferenze ed all’ermeneutica dantesca, e tutelasse un pochino, non dirò la purità, ma il decoro della favella italiana, in casa propria, non sarebbe una bella cosa?
Spratico: esercizio obbligato della scherma (voce speciale dell’Italia meridionale).
Spumone: nota specie di dolce, di parvenza come di spuma.
Spunto: nel linguaggio musicale così sono chiamate le prime battute di un motivo musicale, onde dammi lo spunto vale dimmi il principio di una data aria, così che poi è facile ricordare ciò che segue. Spunto è voce passata anche nel gergo letterario per significare il principio felice di un discorso, di uno scritto.
Spuzzetta: nel dialetto veneziano spuzzetta vale vanerella, pretensiosa, fraschetta. Ricorre spesso questa voce nel Goldoni. La registra il Cherubini, (op. cit.) = «fumosetta», con esempio del Magalotti (Fiore d’Arancio, 242).
Squadraccia: peggiorativo di squadra: voce già usata in Romagna ove significò certo faziose associazioni per le quali la politica era pretesto a mal fare.
Squagliarsi: propr. struggersi. Familiarmente non farsi più vedere, scomparire, ma con speciale senso di chi va via per non rispondere delle proprie azioni. Voce romanesca in tale senso, estesa nel giornalismo e nell’uso a tutta Italia.
Squalificare: verbo usato nel linguaggio delle corse (sport): vale escludere un corridore dal concorso e dal premio per infrazione ai regolamenti: poi, in senso esteso, ricorre talora per screditare. Neol. dedotto dal fr. disqualifier.
Square: giardinetto, per lo più cintato che serve per adornare una piazza publica: deriva dall’inglese square = piazza quadrata: c’è anche in francese.
Squero: (con l’e aperta) voce veneziana, vale piccolo cantiere (in antico dicevasi squadro).
Squilla: nome di crostaceo appartenente al sottordine degli Stomatopodi. La Squilla mantis è un animale piuttosto snello, che ricorda quell’insetto che porta il nome di Mantis religiosa. Sopratutto la forma e la maniera di tenere i piedi-artigli, articolati come lame di temperino, che essa lancia su la preda, sono caratteri comuni con la mantide. V. Cannocchia.
Stabbiarolo: V. Stabbio.
Stabbio: concio, concime, sughi, letame (dal latino stabulum = stalla), è voce classica, viva nel dialetto di Romagna e Toscana. Vedi ciò che è detto alla parola Schiampa.
Varco allo Stabbio
che aduna a sera
i Birrocratici
di bassa sfera.
onde stabbiarolo, lo spazzino. Voce regionale.
Stabilimento: bene osserva il Rigutini che «tutto in Francia è un établissement, e tutto per conseguenza in Italia è stabilimento» e perciò questa voce ha tolto di seggio molto parole proprio e particolari. Ma che farci?
Stabilitura: voce lombarda dell’arte muraria: è il fine intonacato superficiale o scialbo che si sovrapone al rinzaffo.
Sta come torre ferma, che non crolla | giammai la cima per soffiar de’ venti: noti versi di Dante (Purg. V. 14, 15), espressione della più alta individualità eroica della coscienza, di sè cosciente e gaudente: divenuti così comuni da considerarsi come frase fatta.
Staff: voce inglese che vale bastone. È nome dato ad una antica forma di apparecchio così detto di blocco (V. questa voce) che ha per ufficio di regolare il movimento dei treni nelle linee ad un solo binario ed impedire quindi ogni scontro. Consiste in un bastone metallico di special foggia, che il macchinista riceve dal capostazione o toglie da apposito apparecchio, senza il quale bastone non può far partire il treno, giacchè esso bastone comanda quel tratto di linea. Ora essendovi in un tratto tra due stazioni un solo bastone, è impossibile che due treni si incrocino. Così press’a poco. Tale sistema inglese è stato adottato nella ferrovia elettrica della Valtellina. (Lecco-Sondrio).
Staffa: chiamano volgarmente a Milano un bicchier di vino di circa mezzo quinto, propriamente il bicchier della staffa (el biccer de la staffa) che si soleva offrire al viandante, già montato in arcione. In fr. le vin de l’étrier. Bicchiere della staffa è del resto modo diffuso per indicare il bicchiere del saluto, della partenza. A. Scarlatti in un suo libro di cose curiose e bizzarre (et ab hic et ab hoc, serio seconda, pag. 70) dà del motto una spiegazione storica: sarebbe stato il maresciallo francese Francesco Bassompierre che nell’accomiatarsi dai deputati di alcuni cantoni della Svizzera — ove erasi recato per assoldare mercenari — sostituì ad un cratère che quegli gli offerivano, uno de’ suoi enormi stivaloni e riempitolo di vino, propinò e fece propinare.
Stafilococco: nome di microrganismi di forma tonda, granulare (coccus) che si raggruppano in forma di grappoli ([testo greco]). Spesso questi microbi sono generatori del pus.
Stage-coach o coach: stage in inglese vale palco (lat. staticum, da stare) ed indica congiunto a coach, quella specie di gran vettura signorile, chiusa, a quattro ruote, che ha sedili in alto, su cui siedono vistosamente dame e signori; tratta da una o più pariglie di cavalli, è in uso ne’ passeggi, nelle corse, nelle gite.
Staggi: chiamano in Romagna i relitti sabbiosi del mare (dal lat. stadia maris).
Stagione morta: tempo in cui certe professioni o certe aziende o stabilimenti sogliono naturalmente avere meno lavoro o spaccio che di consueto: fr. morte-saison.
Stagno: voce vernacola milanese (stagn): vale sodo (detto specialmente delle carni).
Stalle d’Augìa (le): sono le stalle del re Augìa, non pulite da trenta anni e fetenti a tal punto che Ercole vi fece passare per lo mezzo i fiumi Alfeo e Peneo e così in un giorno le ebbe nettate; e questa fu una delle sue dodici famose fatiche. Vive la locuzione per indicare putredine morale, più spesso che materiale, cui conviene spazzare con mezzi energici come quelli usati dal buon Eroe.
Stallone: cavallo da razza: usasi estensivamente nel senso spregiativo di uomo «atto solo a procreare».
stallone ignobil della razza umana.
«Parola indecorosa» nota il Cantù sì, ma molto efficace.
Stampa gialla (la): i giornali imperialisti, nazionalisti, belligeri d’America e d’Inghilterra. Locuzione usata al tempo della guerra tra la Spagna e gli Stati Uniti, tra l’Inghilterra e le republiche Africane.
Stampato: «sebbene traduca l’imprimé fr., pure non gli farei sempre mal viso, perchè ci sono stampati pei quali sarebbe troppo onorevole la voce stampe». (Rigutini, op. cit.).
Stampiglia: è voce usata da molti per stampino. Riprendesi tale uso dai puristi. Vedi il senso delle due parole in ogni dizionario.
Stand: voce tedesca da stehen = stare, per indicare il campo del tiro o bersaglio. Stand in inglese vale poi, fra i molti sensi, anche tribuna delle corse e tale parola «per anglomania» è trasportata nel nuovo francese, e quindi fra noi.
Standard: (stendardo, modello, regola, norma, tipo) è voce inglese usata in commercio, per indicare che la qualità di una merce o di un prodotto dell’industria è quella tipica, normale (quindi eletta). Si adopera specialmente nel commercio dei metalli preziosi il cui prezzo viene appunto riferito al titolo standard. | Standard, riferito a cavallo nel gergo dello sport, vale cavallo tipo, modello.
Standard of life: locuzione inglese che vale norma, tenore di vita, tipo di vita in una data condizione economica e sociale. | Standard non solo significa bandiera, stendardo, ma la norma, il tipo, la regola accettata e ammessa dall’uso, dall’opinione, dall’autorità o da tutte queste forze insieme. Così si dirà: Homer’s Iliad is the standard of heroic poetry.
Stand by: term. mar. ingl. = finito. V. Half.
Stante: in forza di preposizione = per, a cagione ha esempi classici del Seicento (Dati, Galileo). Ciò però non vuol dire che sia bello.
Stanza di compensazione: meglio che camera di compensazione. Istituto di commercio dove reciproci debiti e crediti si compensano e vengono estinti sino alla loro concorrenza. Servono a risparmiare moneta, della quale non si fa uso che per il pagamento della differenza dei debiti. Sono istituti autonomi, spesso dipendenti o collegati a’ Banchi, e ne usufruisce solo chi vi è abbonato ed inscritto. Gli inglesi dicono clearing-house. Al pari di molte istituzioni di carattere commerciale, la stanza di compensazione è cosa italiana e assai antica. Ricorda la Stanza dei publici pagamenti in Livorno, e V. Romeo Bocchi, Anima e corpo delle monete. Le stanze di compensazione vennero di nuovo stabilite dopo l’abolizione del corso forzoso (1881).
Star: nome commerciale di speciale rasoio americano, che permette di radersi da sè, senza pericolo di ledere la pelle. Star in inglese vale stella; suppongo quindi che nella mente americana — per cui tutto ciò che è americano vince ogni opera umana — voglia dire stella dei rasoi. Voce effimera, non cara ai barbieri.
Star del credere: voce del linguaggio commerciale: dicesi anche semplicemente del credere: è quel compenso che dal committente viene corrisposto al commissionario, quando questi garantisce il buon fine di un’operazione a credito. Perciò può dirsi una specie di premio di assicurazione contro i rischi del credito: onde la frase: vendere con o senza lo star del credere.
Stare alla finestra: per estensione figurata vale: stare a vedere quel che succede; non pigliar parte attiva ad un’azione, ma sorvegliarla. Si dice con speciale significato, quasi non approvando o non avendo fede in ciò che avviene e volendo giudicare dagli effetti.
Stare o essere su grande piede: vale vivere largamente (V. Piede di casa). Questa locuzione è fatta derivare dalla moda medioevale delle scarpe alla polena (à la poulaine), cioè con la gran punta all’insù, introdotta nella moda da Goffredo Plantageneto, conte d’Angiò per occultare un’escrescenza carnosa. E siccome costui era arbitro delle eleganze a quei tempi, così venne imitato a gara, e quelli che più erano ricchi e potenti, più si arrogavano il diritto di portar lunga la punta.
Starosta: voce slava che vale anziano, cioè il capo o sindaco di un villaggio. Nome storico, già dato ai dignitari polacchi, investiti con potere ereditario del governo di una provincia.
Star sul chi vive: V. Qui vive?
Starter: voce inglese dello sport. Indica il giudico della partenza nelle corse.
State contenti, umana gente, al quia: verso di Dante (Purg. III, 37), nel quale si accenna alla verità rivelata, oltre la quale la ragione del credente non deve andare. Talora così si dice per indicare la sottomissione alle coso quali esse sono, senza volere indagare la loro intima natura, escluso ogni concetto metafisico.
Stateve buono! state bene, formula di saluto e di commiato nel dialetto napoletano: detto anche estensivamente quando si tronca discorso o questione senza beneficio d’intesa.
Statizzazione e statizzare, neologismi abusivi del giornalismo; valgono come socializzazione e socializzare. Non sono tolti, che io sappia, da altre lingue, ma bene possono testificare la libidine del creare voci arbitrarie.
Stato d’anima: formula nuova di cosa antica, tolta dal neologismo francese état d’âme. V. Paolo Bourget, Essais de psychologie contemporaine, pag. 12. V. Le disciple, pag. 168.
Stato d’assedio: è propriamente il reggimento politico a base di anormali, severe e immediate leggi militari, quali sogliono promulgarsi nelle città assediate: sostituzione di leggi militari alle leggi civili che un governo impone in circostanze anormali. Dicesi anche, nel parlar familiare, di transitorie disposizioni di custodia e sorveglianza. Dal francese, état de siege.
Stato di Milano: antica determinazione storica, risorta al tempo dei tumulti del 1898, per significare una tendenza separatista ed autonoma: indi fu ripetuto per dileggio.
Stato interessante (in): V. Interesse.
Statolatra: voce di ibrida formazione, da Stato e [testo greco] = culto, adorazione, (Cfr. l’antica voce latria e idolatria), dunque alla lettera vale adoratore dello Stato. Questo neologismo è d’uso nel linguaggio politico per indicare persona la quale nutre somma opinione e fede nell’azione diretta dell’ente Stato. Statolatra può essere tanto il conservatore come il socialista, ma più comunemente si dice di quei socialisti che vedono salute di riforme soltanto nell’azione del Governo. Socialisti di Stato.
Statolder: (stadhouder) voce olandese che vale capo, governatore dell’antica republica d’Olanda.
Stato maggiore: corpo di ufficiali che presiede all’ordinamento e agli approvigionamenti dell’esercito. Tanto il nome come l’istituto militare sono di provenienza francese (État major). Dicesi per estensione stato maggiore per indicare i capi, i maggiorenti di un partito; ma non si direbbe senza intenzione di lieve ironia.
Statu quo: lat., lo stato, cioè le condizioni in cui sono (o erano) le cose: nota locuzione usata specialmente nel linguaggio diplomatico. Es. conservare lo statu quo, i fautori dello statu quo.
Stayer: voce ingl. dello sport. Vale resistente, e si dice di quel corridore che ha fatto prova di resistenza su lungo percorso. Noi diremmo di fondo.
Stazionare: neologismo «non bello» (Rigutini) essere di stazione. Per essere, abitare, esser di presidio, non mi pare che s’usi molto, come appuntano i puristi; ma sì bene nel senso di restar fermo in dato luogo per impegno od ufficio, o per deliberato proposito (fr. stationner).
Stazionarietà: neologismo, l’essere stazionario, non andare nè avanti nè indietro. Uno dei tanti astratti di cui usa ed abusa l’italiano moderno.
Stazionario: fr. stationnaire, è detta quella nave da guerra che, allo scopo di pulizia o di protezione, è di stazione in qualche porto straniero.
Stazione di salvataggio: term. mar., luogo di costa provveduto di barche di salvamento e di opportuni attrezzi, da cui si accorre per salvare naufraghi. V. Salvataggio e Life-boat.
Stazione di smistamento: V. Smistare.
Stazione di testa o di regresso: (dicono anche di testata), si chiamano quelle stazioni che non hanno prosecuzione, ed i treni devono tornare indietro. Tali stazioni, come quella di Roma ad esempio, permettono ai treni di penetrare nell’interno della città, il che non avviene con le stazioni dette di passaggio.
Stazza: term. mar.: misura di capacità interna dello scafo delle navi, riferita alla tonnellata di stazza, la quale è un volume di metri cubi 2.831685 pari a 100 piedi cubi inglesi. Distinguesi stazza lorda da stazza netta: stazza lorda indica l’intera capacità della nave, stazza netta è quella dedotta sottraendo quelle parti di bordo che, servendo ad altri uffici, non possono essere usate per stivare merci. Der. stazzare, stazzatura, stazzatore (perito). Per l’etim., cfr. stazzo, stanza, stare.
Stazzare, stazzatura, stazzatore: V. Stazza.
Steamer: voce inglese, accolta anche nel francese moderno: nave a vapore (Ingl. steam = vapore).
Stearina: nome dato tanto all’acido stearico (candele di stearina) come a quel componente di ogni corpo grasso che è l’etere glicerico dell’acido stearico.
Steatite: nota specie di minerale (silicato idrato di magnesia), usato per segnare le stoffe, scrivere su le lavagne, etc. ([testo greco]).
Steeple-chase: voce inglese dello sport; indica una corsa con ostacoli artificiali, su terreno piano. In origine era su terreno libero, e serviva come esercizio a’ cavalieri e cavalli per la caccia della volpe: nominavasi con tale nome (corsa al campanile) perchè i cavalieri, designato un campanile, quivi accorrevano da ogni parte, affrontando gli impedimenti del suolo. In certo nostro linguaggio giornalistico e mondano dicesi steeplechase in senso figurato per indicare gara con ostacoli, concorso, fare a chi arriva prima, etc.
Stellage: parola tedesca con desinenza francese (V. Kluge., op. cit.)., usata nel linguaggio di Borsa: indica un contratto col quale, mediante il pagamento di un premio convenuto, si ha la facoltà di consegnare al contraente o di ritirare dallo stesso ed ai medesimi prezzi una data quantità di titoli. Più comunemente da noi dicesi opzione.
Stelloncino: nel gergo giornalistico vale press’a poco come trafiletto: questo, breve scritto tra due linee; quello, tra stelle o asterischi.
Stenòsi: term. med., ([testo greco], stretto) restringimento. Es. stenosi del piloro.
Stetoscòpio: nome di istrumento medico usato nelle diagnosi per fare l’ascoltazione diretta: inventato dal medico Renato Laënnec (1781-1826), Lo stetoscopio è un tubo di legno o di metallo, che si usa come una tromba acustica, applicando su la regione da ascoltare la parte foggiata a cono, mentre su l’altra, appiattita (padiglione), si adatta l’orecchio dell’esaminatore. (Dal greco [testo greco] = petto e [testo greco] = esaminare). Si dice che questo istrumento sia stato suggerito al Laënnec dalla riluttanza di una dama a farsi porre l’orecchio sul petto; perciò valendosi di un cartoccio di carta, notò che i suoni acquistavano rinforzo di tonalità.
Sterilizzazione: (fr. stérilisation), termine di medicina e di fisica, vale rendere sterile, nel senso di privare un oggetto qualsiasi dei germi che può contenere: ciò si ottiene comunemente per calore secco od umido o per antisepsi. Derivati: sterilizzare, sterilizzatore.
Stiffelius: chiamano i sarti l’abito maschile chiuso ed a vita, solitamente di cerimonia, detto anche prefettizia. V. Redingote. Più ampiamente vedi alla parola Vestito. Questo effimero Stiffelius è notato nel Petrocchi: deve essere da un nome proprio.
Stigmatizzare: neologismo ripreso dai puristi per censurare, biasimare: dal fr. stigmatiser, figuratamente = imprimer le cachet de la honte, du déshonneur. Cfr. il nostro verbo bollare.
Stilare: per stendere, detto di scritture, è voce curiale, ripresa dai puristi.
Stilata: serie di colonne, solitamente metalliche, che servono di sostegno ai ponti (voce del linguaggio tecnico). Dal greco [testo greco] = colonna, pilastro.
Stile: nel linguaggio delle corse, facendo nostra l’estensione che gli inglesi diedero alla parola style (lat. stilus) indica l’andatura, il garbo che hanno i cavalli nel correre. «Il tal cavallo ha vinto in buon stile!». Anima del marchese Basilio Puoti come placarti?
Stilista: è notato nei diz. moderni e vale chi sa maneggiare lo stile: vero è che secondo le odierne tendenze estetiche, stilista è detto specialmente quello scrittore che tiene sommo conto dogli effetti dello stile; come appunto in francese, styliste, ingl. stylist; écrivain qui ne s’occupe que de la forme. Lat. stilus = modus dicendi, et scribendi.
Stilistica: per retorica, insegnamento dell’Arte del dire, è neol. ripreso dai puristi (V. Fanfani, op. cit.). Voce frequente pur nello scuole, anzi nelle scuole! In francese è appunto stylistique, in ingl. styilistic. Stilistica è voce accolta dal Petrocchi.
Stilita: attributo dell’anacoreta siriaco S. Simone (V sec.) che visse assai tempo sopra una colonna (stilus, o stylus in latino; [testo greco], in greco = colonna, pilastro). Ricorre talora questa voce per indicare «immobilità morale» o concetti simili.
Stilizzare: neol., si dice quando un artista, una scuola artistica, prendendo elementi dal vero, li trasforma in un tipo armonico, elegante, concreto che viene poi seguito e diventa norma.
Stilobate: termine architettonico ([testo greco]): piattaforma a gradinate che formava la base ornativa degli edifici classici (greci e romani).
Stimata: gr. [testo greco] = impronta, ingl. e ted. Stigma, fr. stigmate, in medicina vale impronta lasciata da qualche processo morboso, ad es. stimate del vaiuolo; stimate degenerative, sono impronte che si accompagnano talora ad alterazioni dei processi psichici (perversione sessuale, anomalia della voce, strabismo, infantilismo, insensibilità, assimetria corporea, ritardo nello sviluppo, etc.).
Stipsi: variante di stitichezza, usata dai medici.
Stiracalzoni: istrumento usato per tenere tesi i calzoni e togliere le pieghe.
Stivaggio: term. mar., l’arte e l’esercizio dello stivare o stipare, cioè di collocare convenientemente nella stiva le merci del carico o la zavorra.
Stivatore: term. mar., persona pratica ed abile nello stivare bene un carico di merci: ufficio importante per la buona navigazione della nave!
Stoccata: è il colpo diritto nella scherma, quindi nel parlar familiare, quasi il colpo al portafogli, cioè richiesta importuna di danaro, e si intende comunemente da persona di poco credito e abituata ad importunare in simile modo la gente. Anche la locuzione parare una stoccata, per ricusare di dar denaro, è tolta dal linguaggio della scherma.
Stock: parola inglese del linguaggio commerciale, usata anche in francese, ed indica provvista, cioè la quantità di mercanzia o di denaro che si trova in un dato mercato, in un negozio, in un magazzino, pronta per lo scambio. Udii dire stock, per facezia e scherno, in senso esteso e figurato. (Stock propr. = ceppo).
Stock-fish: termine inglese, universalmente noto in commercio, che vuol dire pesce bastone; non è termine zoologico, ma si riferisce alla forma che assume il merluzzo (V. Merlano) secco e salato, di cui è gran pesca nei mari del Settentrione e nei banchi di Terranova in ispecie, e gran commercio: è il manzo dei poveri. Lo stock-fish, da noi è detto popolarmente stoccofisso o stoccafisso, “vocabolo ridicolo”, nota il Fanfani, pur essendo costretto a fargli buon viso. Forza dell’uso!
Stomaco: al plurale fa stomachi e non stomaci, come accade di udire nell’Alta Italia. Del resto la tendenza dialettale è di far forte il plurale dei nomi che al sing. escono in co e go. | Stomaco (stòmegh) per seno, mammelle, usa talora anche la gente non volgare a Milano; e invero quella ammirabile parte del corpo muliebre chiamata col nome del triste sacco, fa brutto effetto ad udire, specie per chi non ci è usato.
Stomatite: dal gr. [testo greco] = bocca ed il suffisso ite. Nome generico che i medici danno alle infiammazioni della mucosa della bocca.
Stop: term. mar. inglese di comando = ferma. V. Half. Lo registra anche il Guglielmotti. Stop per halte (ferma), è “anglomania” del nuovo francese, e per questa via entrò anche da noi.
Store: nei cataloghi trovo frequente questa parola francese, che vuol dire stuoia, storino, dal latino storea. Vedi quanto è detto alla parola manteau.
Storm-wave: letteralmente in inglese tempesta di onde; in italiano, colpo di mare.
Stornare e storno: «voci proprie del linguaggio dei computisti. Stornare vuol dire girare una partita da un conto ad un altro, o più propriamente eliminare una registrazione mediante un’altra registrazione in senso inverso. Da ciò il sostantivo storno e la frase articolo o registrazione di storno. Stornare fondi in materia finanziaria, significa erogare somme stanziate per un titolo a scopi diversi, cioè per altro titolo». (C. Bellini).
Stortare: brutto idiotismo lombardo (stortà) invece di storcere.
Stradivàrio: agg. di violino ed anche sost.; dal nome di Antonio Stradivari, cremonese, celeberrimo liutaio, n. nel 1644, m. nel 1736. Cfr. A. Mandelli, Nuove indagini su A. S., Editore U. Hoepli, 1903.
Strafottente: voce volgare, mal traducibile: dicesi di chi sente e specialmente ostenta dispregio per usi, convenienze, persone etc. È un rafforzativo (extra) di fottere.
Straglio o strallo: verbale di staggere, voce marinaresca: affinchè l’alberatura delle navi resti salda al movimento del mare ed allo sforzo che il vento esercita sa le vele, fa mestieri che ogni albero abbia almeno tre sostegni: uno di prora cui si dà nome di straglio, e due laterali e poppieri che prendono nome di sartie. Per estensione, ciascuna delle vele auriche o triangolari che, alla occorrenza, si attrezzano su lo straglio. Vele di straglio.
Stramonio o noce spinosa (Datùra Stramonium): pianta solanacea (annua e comune dei luoghi incolti) le cui foglie ed i cui semi sono narcotici. Se ne fanno sigarette per chi soffre di asma.
Straordinario: grado accademico nelle Università. Secondo la legge fondamentale della P. Istruzione del 1859, del Casati, il professore straordinario era provvisorio (Capo IV, Leggi e Regolamenti sull’I. S.) aumentando poi le cattedre, diventò grado stabile, benchè la nomina sia annuale.
Straorzare: term. mar., venire repentinamente all’orza, o per effetto del timone, o per effetto del vento, ma sopratutto del mare. Straorzata, mossa repentina del bastimento che volge la prua all’orza, segnatamente quando corre a discrezione. Si dice anche guizzata. Straorzare, da stra (lat. extra) indicante eccesso, ed orzare. Dicesi anche intransitivamente, la nave straorza.
Strappo: nel senso di infrazione, come strappo al contratto, strappo ai regolamenti, etc., è d’uso comune, non notato nei dizionari.
Strato sociale: = ceto, casta sociale (dal linguaggio dei geologi).
Stremi, stremii, stremizzi: per impaurire, impaurito, paura, rimescolamento, spavento: voci dialettali milanesi. Cfr. le voci toscane striminzire, strimizzire, stremenzire = rendere stentato.
Street: ingl., strada (lat. via strata, da stèrnere). Cfr. il tedesco strasse.
Streptococco: (da [testo greco] = attorto e [testo greco], coccus = bacca, grano), nome generico dato ai bacilli di forma rotonda, i cui elementi si raggruppano in figura di catena. Ve ne sono di diverse varietà, generatrici di mali (patogeni).
Strillone: il venditore che grida il giornale per le vie.
Strofantina: V. Strofanto.
Strofanto: strophanthus hispida, pianta sarmentosa (liana) delle coste della Guinea. Dai semi dello strofanto per mezzo di tintura (estratto), si toglie un principio attivo (strofantina), usato in medicina come eccitatore dei moti cardiaci.
Strollare: voce dell’arte muraria in Lombardia, vale spruzzare. Operazione che viene eseguita dall’imbianchino col pennello per macchiare di punti una superfìcie a tinta unita e darvi così l’apparenza di una pietra come il granito.
Stroma: (gr. [testo greco] = tappeto, giaciglio, strame): nome dato in istologia alla trama di un tessuto: essa è formata generalmente di tessuto connettivo le cui maglie sostengono le cellule e le formazioni cellulari.
Stroncare: dicesi talora nel linguaggio letterario di critica fredda e spietata così da uccidere (obtruncare) un’opera nel nascere.
Strozzare: nel giuoco della briscola, dicesi quando con una carta maggiore si supera quella dell’avversario.
Strozzinaggio: l’arte dello strozzino, volgarmente ed efficacemente detto per usuraio, quasi che strozza, avendo messo la corda della sua legge al collo dell’infelice che dovette ricorrere a lui per denaro. In dialetto romanesco lo steozzino è detto corvattaro, cioè fabbricatore di cravatte. È la stessa metafora popolare.
Strudel: in tedesco = vortice, gorgo: è da noi usato questo vocabolo per indicare una specie di dolce tedesco, fatto di sfoglia con latto uova; lievitata e cosparsa di fette di mele, uva di Corinto, cannella, cedro, burro, etc., indi avvolta su se stessa in forma di budello o serpentaccio, e cotto al forno.
Struggle for existence: famosa locuzione inglese, usata anche da noi e alternata con la nostrana lotta per l’esistenza o per la vita e con l’altra inglese — ma che non trovo in inglese, bensì nel nuovo francese — struggle for life. Questa locuzione ha due significati affini: lotta per procacciarsi i mezzi di sussistenza fra gli animali, quando essi eccedono per numero (Malthus): sopravivenza degli organismi più adatti alla lotta per la vita a danno dei meno adatti (Darwin). Questo secondo concetto nella recente teoria dell’evoluzione per effetto di selezione naturale è considerato come massimo coefficente nel modificare la specie. Alla divina bontà ed alla purità di cuore, in questa lotta quale ufficio è assegnato? Cristo le ha promesso, come sicuro, il regno dei cieli. Certo
se Cristo ha burlato, oh povero me!
E. Praga, Notte di Carnevale in Penombre.
Leggi e confronta questa bellissima parabola di Efraimo Lessing: «La pecora. La pecora, angariata dagli altri animali, venne a lagnarsene al trono di Dio, e a pregarlo di sollevarla un po’ dalla sua miseria. Dio l’ascoltò benevolmente. «Vedo» le disse «povera creatura, che avrei dovuto armare anche te; ma vediamo se c’è ora qualche rimedio. Scegli. Vuoi che guarnisca la tua bocca di zanne o i tuoi piedi di grinfie?» «Oh! no» disse la pecora: «non voglio essere un animale di rapina». «Bene: vuoi che metta del veleno nella tua saliva?» «Oh! no: essere come una vipera?» «O allora? Darò forza al tuo collo e porrò due corna sulla tua fronte?» «Oh! no: ho paura che mi metterei a cozzare». «Però, se vuoi che gli altri non ti nocciano, bisogna pur che tu sia in grado di nuocere agli altri!». «Io, nuocere? E allora, padre, lasciami come sono» disse la pecora con un sospiro: «potendo, temo che vorrei. Ebbene, è moglie patirlo il male, che farlo». Dio benedì la pecora pacifica. E il figlio di Dio la pose per esempio nelle sue parabole». In fine, quanto alle lotte e alle difese degli animali per la vita, rileggi l’antica sapienza, quale ad esempio rifulge nel Protagora di Platone. Cap. XI, etc. Ma dopo tante osservazioni filosofiche gioverà un’osservazione ancor più filosofica, ed è che nell’uso si dice struggle for life per indicare che non si bada a mezzi, che è dritto passar su tutto pur di riuscire. Tale senso è anche nel francese moderno.
Strusciare: voce vernacola romagnola, sciupare, consumare, sperperare (struscio in romanesco = spreco). Cfr. in milanese i verbi: strasà e strusà.
Stud-book (ingl., libro della razza equina): È il libro d’oro dei cavalli di puro sangue. Il primo stud-book, come criterio genealogico, risale al 1791. In Italia lo Stud-book fu instituito per proposta del comm. L. Gregori al Consiglio d’Agricoltura, e il primo volume fu edito dal Ministero dell’Agricoltura nel 1880. NB. Se il lettore di questo dizionario ha disposizione per la filosofia comparata, non mancherà certo di notare per conto proprio questa bizzarra coincidenza, cioè che quasi nel tempo stesso in cui per effetto della rivoluzione di Francia si distruggeva il libro d’oro degli uomini, si istituiva quello per le bestie.
Stultum est dicere «putabam»: lat., è cosa da stolto dire «io credeva». Nel giustificarsi di qualche errore il verbo «credere» entra come massimo coefficente, o per diritto o a torto, onde il motto, cioè «non è buona ragione» quindi «è da stolto». Locuzione già frequente nelle scuole.
Stupefacente: nell’abuso che si fa di questa parola, ricorda ai puristi il fr. stupéfiant.
Suaviter in modo, fortiter in re: variazione del motto: fortiter in re, suaviter in modo. V. questo paragrafo.
Subingresso: voce del gergo giuridico che vale sottentrare, succedere nei diritti di un altro.
Subire: lat. sub ire = sottoporsi, assoggettarsi di buona o mala voglia a ciò che è prescritto. Presso i francesi subire è usato in senso estensivo come subire un changement = être changé, modifié; subire un examen = le passer, etc. Tale estensione è accolta nell’italiano dell’uso, invece di soffrire, patire fare, essere, etc. È riprovata dai puristi.
Sub iudice: vale, dubbio, incerto, indeciso e dicesi di questioni, opinioni, etc. Vedi al motto Adhuc sub iudice lis est.
Sub Jove: lett. sotto Giove (Giove vale etimologicamente il Cielo) quindi a ciel sereno, à la belle étoile, come dicono i francesi, ai quali non è ignota la locuzione latina.
Manet sub Iove frigido
Venator, tenerae coniugis immemor,
Orazio, Odi, lib. I, I, 25, 26.
Sublunare (mondo): dicesi facetamente per indicare il nostro mondo, la nostra umana vita: limitazione dedotta dall’antica opinione astronomica del cielo della luna che comprende la terra.
Che tutto l’oro che è sotto la Luna.
Subordinatamente: avv. in modo subordinato. L’uso di questo avverbio, specie nel linguaggio degli uffici, ricorda ai puristi il subordonnément, francese. Modi più agili e nostri sono: sempre che ella approvi, accetti; rimettendomi al suo giudizio, direi, etc.; umilmente mi fo a notare, etc. Ma una delle ragioni dell’uso de’ modi alla francese è l’unità e la facilità efficace dell’espressione, pur andando contro le tenui leggi della grazia e dell’estetica.
Subsannare: latinismo subsannare, beffeggiare, quasi sanna irrideo, cioè schernisco facendo boccacce: ridere mefistofelicamente. Questo antico verbo fu rinnovato in questo ultimo senso dal Carducci nella sua grande ode a La Chiesa di Polenta, e dichiarato con nota:
di dietro al battistero un fulvo
picciol cornuto diavolo guardava
e subsannava.
Il Tommaseo registra sossannare.
Suburra: lat. Subura. Nome storico di una strada dell’antica Roma (tra il Celio e l’Esquilino. V. Livio, 3, 13, 2), con mercato di ortaggi, taverne, postriboli: quartiere di mala fama: vive questa antica voce per indicare in modo non sconvenevole il quartiere o la via della città ove sono i postriboli.
Successful-man: locuzione inglese che vale alla lettera: uomo pieno di buon successo, cioè in cui valore e specialmente fortuna s’adoprano alla riuscita ed alla conquista: tali - fra noi - il Marconi, il d’Annunzio, il Mascagni.
Successo: usato da solo, cioè senza determinazione di aggettivo (buono o cattivo), è parola discussa a lungo e ripresa dai puristi come senso ed uso di provenienza francese. La sancisce l’uso. Vedi Insuccesso.
Succhiare: V. Succhione.
Succhione: da succhiare, è propriamente il ramo rimessiticcio ed ingordo che il buon agricoltore recide a benefizio dell’albero; è detto anche bastardone o poppaione. Con senso neologico ed esteso fu usato il vocabolo succhione in una recente relazione su la Marina dell’On. Randaccio: fu divulgata da E. Ferri, deputato socialista, sul giornale l’Avanti (1904): vale come mignatta, vibrione, sanguisuga o parassita del publico sangue (denaro). Può benissimo in questo senso balzar di seggio la parola francese piovra. Cfr. Piccioletti ladruncoli bastardi, Salvataggio, Necesse est ut scandala eveniant, Rifare la verginità, Deplorato, etc., nè si dimentichi di porre mente alla ricchezza — sia pure effimera — di queste voci. Filosofia delle parole!
Succubi: V. Incubi.
Suède: fr. Svezia. Nel linguaggio della moda è voce non infrequente come attributo di guanti. Es. guanti Suède, invece che dire, di Svezia o svedesi. V. Manteau.
Sufficenza: nel senso di albagia, boria, sicumera, è il fr. suffisance; eppure parve voce efficace al Carducci che l’usò: «Asper con quella mutria con quella sufficenza con quel sussiego che in Italia è di troppi....». G. Carducci, Asprezze e Barbierie. Ricordo eziandio che il D’Azeglio (Ettore Fieramosca, XII), usando la parola suffisant, osserva che a definire questo concotto «gli Italiani mancano forse di vocabolo adattato».
Sufficit: lat., basta: quantum sufficit o quantum satis è termine dell’antica farmacopea, quanto basta, e spesso si dice per giuoco e in vario senso.
Suffisance: V. Sufficienza.
Suffisso: dal lat. sub = sotto, dopo e fixus = fisso, messo, infisso (e così prefisso da prae prima, avanti). I prefissi ed i suffissi sono brevi parolette le quali messe prima e dopo voce radicale, esprimente l’idea, il concetto, servono a mettere in movimento, per così dire, questa idea o concetto, lo plasmano, lo modificano, lo moltiplicano, lo adattano agli infiniti bisogni del pensiero e del discorso, formano, cioè, le molte parole che si dipartono da un solo concetto, come le branche e le rame da un solo tronco. I prefissi ed i suffissi non esprimono l’essere, ma uno special modo di essere. Es. ateismo; a prefisso greco (a) con valore privativo e negativo, teo = dio ([testo greco]) e ismo suffisso, esprimente un modo di essere astratto. Alcuni suffissi raggruppano, schierano sotto una data bandiera, concetti differenti, e ciò specialmente ha valore per le voci scientifiche e filosofiche. Cfr. i suffissi oide, ite, l’usatissimo ismo, il suffisso ina esprimente gli alcaloidi, come morfina, caffeina, etc. Confronta del pari i suffissi come auto (gr. [testo greco], ingl. self). Molti prefissi e suffissi sono comuni ai vari linguaggi. Mirabile meccanismo delle parole!
Suggestionabilità: attitudine ad essere eccitato da un’idea altrui, accolta nel cervello, e ad eseguirla.
Suggestione: dal lat. sub e gero = porto: atto per cui un’idea è introdotta nel cervello altrui ed accolta. Voce usata in psicologia ed in filosofia e quindi nel linguaggio comune, per influsso, efficacia, azione che persone e cose operano su noi senza il concorso diretto del nostro volere e del nostro pensiero.
Suggestivo: è notevole la preponderanza e l’abuso di questo aggettivo, tolto dal significato scientifico di suggestione: una passeggiata, un abito, la trasparenza di un volo, un paio di stivaletti, l’ora, il cielo, un libro, un discorso, etc. sono facilmente dotti suggestivi. È una delle tante voci, usate a proposito ed a sproposito, per effetto di snobismo.
Sughi: voce toscana: letame, stabbio.
Sughillo: dim. di sugo, voce romanesca, divenuta comune. V. Ragout.
Suicidarsi: è il fr. se suicider., verbo ripreso nel diz. dell’Accademia francese come barbarismo illogico e da sfuggirsi. Figurarsi i nostri puristi! e a fil di logica hanno ragione giacche suicidarsi ripete due volte il pronome riflessivo. Ma l’uso vale più della logica: le due voci suicida e suicidio hanno — lo penso — dato valore a suicidarsi in cui il pronome del prefisso non è più avvertito. Certo uno scrittore purgato dirà senza sforzo si uccise, meglio che si suicidò, che è voce anche di mal suono, e l’umile popolo dirà in tali luttuosi casi: si è ammazzato, si è tirato, si è sparato, si è buttato sotto il treno, etc, ma l’uso comune della lingua corrente si attiene al verbo suicidarsi. | Suicidarsi moralmente, in senso iperbolico esteso, vale anche rovinarsi, distruggere la propria riputazione, credito, valore umano. V’è anche la locuzione «suicidio morale».
Suicidio morale: V. Suicidarsi in fine.
Sui generis: lat. di propria peculiare, natura, singolare, unico: dicesi per indicare un individuo o una cosa che è unico saggio del suo genere. Vale quindi bizzarro, originale.
Suisse: svizzero: voce francese, non ignota anche presso di noi per indicare il guardaportone di una gran casa, in assisa solenne. Così dicesi, io penso, dal costume che avevano gli svizzeri di andare a mercede per cotali servizi e come uomini d’arme, in Francia e in Italia specialmente (Cfr. gli Svizzeri della Corte papale). I francesi distinguono le tre voci graduate concierge, portier (voce umile), e suisse, le quali il Rigutini propose di tradurre rispettivamente per portiere, portinaio, guardaportone a chi gli avea proposto la bizzarra frase: Je ne suis pas un portier, je ne veux pas qu’on m’appelle suisse, et je me tiens à mon titre de concierge. V. Concierge e Pipelet.
Suite: voce francese del linguaggio politico, seguito, lat. cohors: les personnes employées pour le service de l’ambassade ou de la legation et les personnes qui sont attachées au ministre (V. À la Suite). Siccome poi chi è del seguito sta dietro, così à la suite vuol dire venir dopo, e il modo francese sembra a molti più rappresentativo che le locuzioni nostre equivalenti. | Suite, si dice pure abusivamente nel giuoco nel senso di successione, fila, infilzata, es. una suite di bei colpi. | Nel linguaggio musicale suite indica una serie di pezzi musicali.
Su larga (o vasta o piccola) scala: è una delle più abusate e frequenti locuzioni alla francese: travailler sur une grande échelle. Estensione del linguaggio dei disegnatori. «Nuova e goffa maniera» dice il Rigutini, ma non per ciò gli italiani avranno riguardo di usare tale locuzione: essa ricorre così pronta che molti non saprebbero come esprimersi altrimenti (in grande, in piccolo).
Su la via di Damasco: nota locuzione per significare su la via del ravvedimento, verso la buona via del ricredersi. Saulo, mentre recavasi in Damasco (46 d. C), per isterminarvi i Cristiani, fu da una visione indotto a farsi proselito della nuova fede che predicò poi col nome di Paolo con mirabili e accese parole.
Sulla: invece di su la, V. alla parola colla.
Sulky: veicolo leggerissimo a due ruote, dai 24 ai 30 kg., di provenienza americana, usato nelle corse al trotto: fu introdotto in Italia verso il 1881 ed ha sostituito l’antico nostro sediolo, dalle ruote altissime e dalle forme eleganti; ma avea il difetto di pesar troppo e di non essere così sicuro come è il sulky.
Sume superbiam quaesitam meritis: prendi la dignità conquistata col tuo valore (Orazio, II, 30, 14).
Summum jus, summa iniuria: famosa sentenza latina (Cicerone, De off. I, X), spesso usata per temperare la forza dell’altrui diritto, e vuol dire che l’assoluto esercizio del proprio diritto pur secondo legge costituisca massima ingiustizia. Locuzione felice non solo per la concinnità e la euritmia delle parole, ma per l’iperbole o esagerazione la quale pone in contrasto la inflessibile legge con le necessarie accondiscendenze e transazioni, richieste dall’umanità e dalla vita. Trattasi di sentenza popolare, come dice Cicerone stesso nel riferirla, e le sue parole e la ragione per cui è riferita la sentenza, eccole: «Spesso si offende la giustizia anche per una cavillosa e troppo scaltra e maliziosa interpretazione del diritto, onde il comune proverbio: il sommo diritto è somma ingiustizia». Cfr. altresì Terenzio, Heauton. IV, V, 45.
Summus moderator: moderator in latino vale, in senso pregnante, reggitore, governatore. Summus studiorum moderator talora è chiamato il Ministro della Publica Istruzione (non escluso un lieve senso faceto od ironico). Così si denominò il medico-latinista Guido Baccelli.
Sunt bona mixta malis: lat., le cose buone sono mescolate alle cattive. Il bene s’alterna col male.
Sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt: famoso verso di Vergilio (Eneide, I, 462) v’è il dolore per le cose; esso tocca l’animo dei mortali. Comunemente si dice soltanto sunt lacrimae rerum, e a quel genitivo rerum si suole dare un senso soggettivo, quasi, animando la materia, si volesse dire: le cose hanno una loro tristezza. Errore di interpretazione e pur felice errore, e se Vergilio tornasse in vita loderebbe tale spirituale interpretazione, chechè ne pensi qualche gretto e pedante erudito. Confronta il simile caso in Vis comica.
Suonata: dicesi volgarmente e con intenzione di beffa prendere una suonata, o con forza esclamativa che suonata! per indicare impresa fallita, andata a male, per astuzia altrui, inettitudine o dabbenaggine propria, e per lo più dicesi di affari, quindi con sborso e perdita di danari. In questo senso si dice anche suonato, familiarmente e con senso lepido, per battuto, sconfitto. Cfr. il verbo suonare nel senso di battere, come è detto nel noto proverbio dei pifferi di montagna che vennero per suonare e furono suonati (senso esteso dagli strumenti a percussione).
Suonatori! (buona notte): vale facetamente è finita, e si dice in vario senso nel linguaggio familiare (dal commiato ai suonatori dopo la festa).
Super aspidem et basiliscum: Salmo, XC, 13: «camminerai sopra l’aspide ed il basilisco e calpesterai il leone ed il drago». Tale scritta vale ad indicare la protervia e la malvagità demoniaca o la prepotenza, domate e vinte. Così antiche scritture rappresentano il papa Alessandro III che calca la potenza del Barbarossa.
Superbo: per bello, magnifico, ai più sospettosi puristi pare conforme all’uso del francese superbe. Certo superbo per assai bello è antica voce, ma certo è del pari che i puristi non hanno torto ove questo «superbo» sia riferito ad umili cose: una superba scatola, un paio superbo di scarpe, etc.
Superfetazione: come termine medico cioè nuova concezione nel corso di una gravidanza (super foetum), la voce giaceva da tempo nei nostri dizionari: ma nel nuovo senso, oggi più che abusato, di pleonasmo, superfluo, in di più etc., es. «questo capitolo non c’entra: è una superfetazione», è un influsso della voce superfétation, francese, oppure super faeta’tion, inglese.
Superiore: senza termine di paragone, cioè nel senso di grande, sommo, egregio, es. il tale è un ingegno superiore, è a ragione pei puristi il fr. supérieur. | Essere superiore in vece di sdegnare, non curare è modo ripreso, ma dell’uso.
Superuomo: è voce tradotta dal tedesco Uebermensch, neologismo in cui si impernia la filosofia del grande ed infelice Federico Nietzsche. (V. Nietzschenismo), Il superuomo nel senso di quel pensatore mirabile e folle, è l’uomo nascituro, che starà alle generazioni presenti come queste stanno al quadrumano. Leggi: Così parlò Zaratustra e Al di là del bene e del male. Questa voce, pur durando quel che durerà, ha súbito acquistato una certa popolarità, ma in senso di celia e di scherno, prima per designare i seguaci o ostentatori della filosofia del Nietzsche, quindi qualunque persona che per segni e parole e abito ostenti di appartenere ad altra più eletta umanità che la misera e comune. Vantano «i superuomini» una morale propria ed individualistica, un codice di vita a proprio uso e consumo, etc. V. anche alla parola esteta. È codesta una delle meno simpatiche forme di aristocrazia in questa età, detta democratica.
Suplì: nome dato a Roma a certe squisite fritture di riso, ripiene di fegatini, di forma tonda od oblunga: manifesta corruzione del fr. oublie, basso lat. oblata, che voleva dire il pane offerto nel sacrificio della messa, indi si perdette il senso sacro e significò una specie di dolce.
Supplizio di Tantalo: vedere, sentire alcun bene e non poterlo godere. Dal noto mito del frigio Tantalo, cui nell’Ade (Inferno) si avvallavano le fresche onde e si levavano le dolci poma.
Suprême: tradotto anche in suprema: nome dato ad una delle tante salse, fatte di sughi e ristretti di carne, di cui abbonda la cucina francese: supreme di pollo, pollo ammannite in questa salsa.
Surah: nome di nota stoffa di seta, spigata, originaria dell’India. La grafia surà mi pare poco usata. Solito caso di queste parole straniere che non si assimilano.
Suranné: vecchio, fuor di moda, rancido, voce fr., talora usata per vizio.
Surge et ambula: levati e cammina! così Cristo al paralitico della piscina probatica. Dicesi in vario senso morale per dar vita, animare.
Surmenage: sostantivo maschile, dal verbo francese sur-mener, che è il nostro menare, di comune etimologia latina. Indica l’eccesso della fatica. Così dicono i francesi surmener un cheval, je suis surmené. Con senso neologico, surmenage = ex agération de travail intellectuel ou materiel. (Loredan Larchey, Nouveau Supplément du dictionaire d’Argot). Strapazzo, strapazzare, molto si accostano a surmenage; la qual voce, ora che le malattie nervose sono un po’ di moda e un po’ male comune, odesi frequentemente, stando lo strapazzo prolungato e mentale a dette malattie come causa ad effetto. Ho trovato spesso la parola surmenage tradotta in sovracarico intellettuale.
Surriscaldare: (termodinamica) riscaldare un vapore oltre la sua temperatura di saturazione. Il vapore surriscaldato si comporta press’a poco come un gas, e si usa in alcune macchine a vapore allo scopo di elevare il rendimento economico.
Sursum corda: in alto i cuori! sublime motto che sta nella liturgia della Messa, al Praefatio (latino cor-cordis = il cuore, plurale corda).
Surtout: Vedi Pardessus. Vedi anche Vestito.
Surtout pas trop de zèle: questo è il modo comune, che può tanto significare il troppo stroppia, ne quid nimis, come ritiene un po’ del nun te ne incaricà di napoletana e italiana memoria. Ma la frase, quale è attribuita al Talleyrand, è più semplice e accorta: Surtout pas de zèle, cioè «ciò che è eccessivo è inutile, spesso, anzi, dannoso». «En 1815, après les Cent jours, M. de Talleyrand, nommé ministre des Affaires étrangères, réçut la visite des employés de son administration. Il est une chose, Messieurs — leur dit-il — que je vous recommande avant tout et par dessus tout, c’est de ne pas avoir de zèle, je déteste le zèle». (Souvenirs del conte de Réal).
Suscettibile: nel senso figurato di facile ad aversene a male, permaloso, ricorda ai puristi il fr. susceptible; lo stesso dicasi di suscettibilità.
Suspicione (legittima): dicono i legali quando un processo non può essere svolto nella sua sede naturale senza che la giustizia abbia a soffrirne: ciò avviene per il giusto sospetto (lat. suspicionem) che le passioni cittadine abbiano ad influire in favore o disfavore dell’imputato. La suprema Corte di Cassazione è arbitra di questo trasferire il dibattimento da una ad altra sede.
Sustine et abstine: motto della filosofia stoica: sostienti, astienti (V. Manuale di Epitteto, nella versione del Leopardi).
Sutor, ne ultra crepidam: V. Ne sutor supra crepidam.
Sutùra: lat. sutura = cucitura, termine medico, riunione per mezzo di fili delle parti divise di una ferita. Sutura è inoltre termine anatomico ed indica la unione di due pezzi ossei mediante dentature ed infossamenti reciproci.
Suwaroff: nome di generale russo, a noi specialmente noto nella storia per le sue vittorie sui francesi nel 1799: lasciò il suo nome a Milano per indicare una specie di coturno o stivale elegante, quale usano i cavallerizzi. Ma per quel che ne dicono i calzolai, questa parola è stata sostituita da altra: prova evidente della vanità delle cose umane anche se fondate su le scarpe che sono il fondamento del vestire.
Suzeraineté: distinguono i francesi suzeraineté da souveraineté, sovranità. Questo è il dominio diretto, quello un dominio indiretto feudale, dopo aver ceduto al vassallo il reggimento dello Stato. Così il Sultano è suzerain del Bey di Tripoli e degli Imani d’Arabia.
Sventramento: per demolizione, è brutta voce metaforica, messa in corso dal ministro Depretis quando si trattò di risanare i quartieri popolari di Napoli dopo il colera del 1884.
Sweating system: forte e tipica espressione inglese che letteralmente vuol dire: sistema del sudore, cioè dello sfruttamento dell’operaio nella produzione del capitale. Locuzione talora usata nel linguaggio degli economisti.
Sviscerare: detto di argomento, soggetto per trattarne compiutamente è dai puristi ritenuta metafora incomportabile.
Syllabus: o Sillabo, voce latina, derivata dal greco che vale indice, compendio. Voce usata da Pio IX per indicare una raccolta di errori, o ritenuti tali, con cui la Chiesa Romana afferma la sua supremazia e lancia l’anatema contro quelli che persistono nell’errore notato nel Sillabus (Syllabus complectes praecipuos nostrae aetatis errores, 1864).