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rire, impaurito, paura, rimescolamento, spavento: voci dialettali milanesi. Cfr. le voci toscane striminzire, strimizzire, stremenzire = rendere stentato.
Street: ingl., strada (lat. via strata, da stèrnere). Cfr. il tedesco strasse.
Streptococco: (da [testo greco] = attorto e [testo greco], coccus = bacca, grano), nome generico dato ai bacilli di forma rotonda, i cui elementi si raggruppano in figura di catena. Ve ne sono di diverse varietà, generatrici di mali (patogeni).
Strillone: il venditore che grida il giornale per le vie.
Strofantina: V. Strofanto.
Strofanto: strophanthus hispida, pianta sarmentosa (liana) delle coste della Guinea. Dai semi dello strofanto per mezzo di tintura (estratto), si toglie un principio attivo (strofantina), usato in medicina come eccitatore dei moti cardiaci.
Strollare: voce dell’arte muraria in Lombardia, vale spruzzare. Operazione che viene eseguita dall’imbianchino col pennello per macchiare di punti una superfìcie a tinta unita e darvi così l’apparenza di una pietra come il granito.
Stroma: (gr. [testo greco] = tappeto, giaciglio, strame): nome dato in istologia alla trama di un tessuto: essa è formata generalmente di tessuto connettivo le cui maglie sostengono le cellule e le formazioni cellulari.
Stroncare: dicesi talora nel linguaggio letterario di critica fredda e spietata così da uccidere (obtruncare) un’opera nel nascere.
Strozzare: nel giuoco della briscola, dicesi quando con una carta maggiore si supera quella dell’avversario.
Strozzinaggio: l’arte dello strozzino, volgarmente ed efficacemente detto per usuraio, quasi che strozza, avendo messo la corda della sua legge al collo dell’infelice che dovette ricorrere a lui per denaro. In dialetto romanesco lo steozzino è detto corvattaro, cioè fabbricatore di cravatte. È la stessa metafora popolare.
Strudel: in tedesco = vortice, gorgo: è da noi usato questo vocabolo per indicare una specie di dolce tedesco, fatto di sfoglia con latto uova; lievitata e cosparsa di fette di mele, uva di Corinto, cannella, cedro, burro, etc., indi avvolta su se stessa in forma di budello o serpentaccio, e cotto al forno.
Struggle for existence: famosa locuzione inglese, usata anche da noi e alternata con la nostrana lotta per l’esistenza o per la vita e con l’altra inglese — ma che non trovo in inglese, bensì nel nuovo francese — struggle for life. Questa locuzione ha due significati affini: lotta per procacciarsi i mezzi di sussistenza fra gli animali, quando essi eccedono per numero (Malthus): sopravivenza degli organismi più adatti alla lotta per la vita a danno dei meno adatti (Darwin). Questo secondo concetto nella recente teoria dell’evoluzione per effetto di selezione naturale è considerato come massimo coefficente nel modificare la specie. Alla divina bontà ed alla purità di cuore, in questa lotta quale ufficio è assegnato? Cristo le ha promesso, come sicuro, il regno dei cieli. Certo
se Cristo ha burlato, oh povero me!
E. Praga, Notte di Carnevale in Penombre.
Leggi e confronta questa bellissima parabola di Efraimo Lessing: «La pecora. La pecora, angariata dagli altri animali, venne a lagnarsene al trono di Dio, e a pregarlo di sollevarla un po’ dalla sua miseria. Dio l’ascoltò benevolmente. «Vedo» le disse «povera creatura, che avrei dovuto armare anche te; ma vediamo se c’è ora qualche rimedio. Scegli. Vuoi che guarnisca la tua bocca di zanne o i tuoi piedi di grinfie?» «Oh! no» disse la pecora: «non voglio essere un animale di rapina». «Bene: vuoi che metta del veleno nella tua saliva?» «Oh! no: essere come una vipera?» «O allora? Darò forza al tuo collo e porrò due corna sulla tua fronte?» «Oh! no: ho paura che mi metterei a cozzare». «Però, se vuoi che gli altri non ti nocciano, bisogna pur che tu sia in grado di nuocere agli altri!». «Io, nuocere? E allora, padre, lasciami come sono» disse la pecora con un sospiro: «potendo, temo che vorrei. Ebbene, è moglie patirlo il male, che farlo». Dio benedì la pecora pacifica. E il figlio di