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popolare sentenza latina che vuolsi derivata da un passo di Seneca, conservato da S. Agostino nel libro De civitate Dei, VI, 10: huic tamen furori certum tempus est. Tolerabile est semel anno insanire. Si dice quando si condona o si scusa alcuna colpa altrui, specie di lievi e giovanili colpe, dovute all’esuberanza naturale degli anni.
Se Messenia piange, | Sparta non ride: se l’uno si trova in cattiva condizione, l’altro non gode. (V. Monti, Aristodemo, II, 7). Ricorda il verso del Petrarca: S’Affrica pianse, Italia non ne rise (Trionfo d’Amore, IV, 83).
Semi-ignoto: press’a poco nel senso di Carneade. V. questa parola.
Semola: mentre in tutta Italia la semola vuol dir crusca, cioè la buccia del grano separata dal fiore con lo staccio, in Milano significa il fior fiore, onde pan di semola il pane più fine. Perchè tale idiotismo in cui cadono anche le persone colte? Forse dal tedesco Semmel che indica panino?
Semplicista e semplicismo: V. Simpliste.
Senatores boni viri, senatus autem mala bestia: i senatori sono buoni uomini (presi ad uno ad uno) ma il senato (cioè la collettività) è una mala bestia: la prima parte di questa sentenza è Ciceroniana, la seconda di manifesta formazione e intuizione popolare del formarsi, in certi casi, di uno spirito collettivo negli individui che costituiscono un’assemblea, una scolaresca, un consesso, etc., spirito o anima comune, ben diversa da quella delle singole persone. Dicesi anche facetamente boni viri per Senatori.
Senatoriale: voce abusiva per senatorio, cioè dell’ordine del senato: fr. sénatorial.
S’endimancher: V. Indomenicato.
Senectus ipsa est morbus: la vecchiaia è di per sè sola un’infermità. (Terenzio Phorm. IV, I, 9).
Senno di poi (il): è quello di cui sono pieno le fosse, quindi giudizio di nessun valore perchè seguo al fatto.
Seno (in): invece che dire semplicemente in es. in seno alla commissione, è brutto traslato del linguaggio degli uffici. Così si abusa di in seno per entro, allegato, inchiuso.
Se no, no!: periodo ipotetico, ridotto a brevissima e laconica formula assoluta. Il Fumagalli (op. cit.), ne trova l’origine nello spagnuolo sino, no, condizione di sudditanza dell’Aragona ai re di Spagna a patto che questi rispettassero gli antichi statuti o privilegi (fueros) di quella terra. Ma forse è un ricercar troppo lontano e difficile di cosa semplice e vicina. Giuseppe Mazzini nella famosa sua lettera al re Carlo Alberto vi prepone a motto: se no, no.
Sensazionale: a sensazione, uno dei più crudi barbarismi e dei più radicati nell’uso, specialmente per effetto del giornalismo. Deve essere neologismo anche in francese, sensationnel. Dall’inglese sensational. (V. Fanfani ed Arlia op. cit.) Il sensazionale sembra contenere sì l’idea della commozione come quella dell’impressione, del colpo, della meraviglia, non esclusa l’iperbole. Es. Notizie sensazionali, prezzi sensazionali.
Senso: nelle locuzioni: a senso dell’articolo tale di legge, per secondo il tenore o secondo che è disposto; in senso affermativo per affermativamente; infine senso per direzione, lato, parte, riprendesi dai puristi.
Sensoriale: per sensitivo, sensibile, è dal fr. sensorial. Ecco un esempio, tolto da uno di quelli scrittori il cui giudizio ha valore fra noi come moneta corrente: «ecco, a più determinata conclusione, il compiuto trionfo dell’arte di un sensoriale, sottile auditivo, straordinario visiro».
Sensorio: voce usata dai medici per indicare lo stato più o meno vigile dei sensi. In fr. sensorium, dal latino sensus = senso, il complesso dei sensi, il cervello, focolare e centro cui mettono capo le senzazioni.
Senza cessa: per senza posa, (fr. sans cesse) è un errore, raro, se si vuole, ma riscontrato talora nei giornali, o proveniente da manifesta dimenticanza della parola italiana, influsso della parola francese e, sopratutto, incuranza dello scrivere italiano. NB. Incuranza, ben si sa, quando si scrive in prosa, che quando gli italiani