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si vestono del peplo poetico, allora pescano le parole rare in fondo alla cassa.
Senza dir nè can nè bestia: locuzione familiare: vale senza dir nulla e per lo più s’accompagna col verbo andarsene, cioè andarsene villanamente, senza salutare. Trovo questa locuzione nel dialetto romanesco. Belli, La incuronazzione de Napujjone:
Eppoi, pe’ giunta, jje vôrtò la sschina
Senza dijje nnè asino nnè bbestia.
Senza patria (i): traduzione del fr. sans patrie per significare spregiativamente i socialisti, i quali non soltanto subordinano il concetto di patria a quello dell’umana solidarietà, ma talora negano (e in ciò sta l’errore) il valore presente di questa parola. Ciò anzi è iattanza italiana specialmente. Più acuto forse è il ricambio di insulto che i socialisti fanno a certi patriotti di valersi della patria come di un banco e di ottima fede da sfruttare. V. Patriottardo e Nazionalista.
Oh, buon principio,
a che vil fine convien che tu caschi!
Septicemìa: (da [testo greco] = corrotto e [testo greco] = sangue), dunque sangue guasto, corruzione del sangue. Termine medico che indica in modo generico quelle malattie cagionate dalla introduzione nel torrente della circolazione di microbi che vi si sviluppano. Meno comune la forma assimilata, setticemìa.
Serenella: chiamano con tal nome a Milano e in altri luoghi della Lombardia la Syringa vulgaris, arbusto dalle grandi pannocchie di fiori odorosi, più comunemente gridellini, ma anche bianchi oppure quasi porporini, coltivata in tutti i giardini. In italiano Siringa. V. Sicomoro.
Serge: fr., in italiano sargia e saia (dal lat. sarica, tunica o, meglio, da serica, veste di seta) stoffa leggera di lana e di seta di fine e liscio tessuto.
Sero venientibus ossa: a chi tardi arriva, le ossa, è motto latino rispondente al nostro, chi tardi arriva male alloggia.
Serramanico: attributo di coltello la cui lama si ripiega nel manico, come i temperini: se non che il coltello a serramanico usasi di solito per altro ufficio che per temperare, e però ha una forte molla che assicura la lama affinchè non si pieghi nell’atto del vibrare.
Serra: nel senso di stufa, stanza, tepidario, è parola ripudiata dai puristi come gallicismo (serre = luogo ove si riparano le piante che temono il soverchio freddo). V. il Fanfani ed il Rigutini (op. cit.): la difende il Viani, ma specialmente la difende l’uso, che l’adopera anche in senso traslato. Credo che gli stessi puristi debbano pensarci per accorgersi della impurità della parola.
Serrata: V. Lock-out. Come termine storico Serrata del Gran Consiglio della Republica di Venezia è detta quella legge che Pietro Gradenigo stabilì nel 1296 (?), per la quale era riconosciuta la ereditarietà di quanti in quel tempo componevano quel supremo Consiglio, con esclusione di nuove future elezioni. Questa parola è usata anche dagli economisti e giornalisti invece di Lock-out: dunque non è vero che non si può, ma è vero che non si vuole o non si cura di usare voci nostre!
Serventese: V. Sirventese.
Servilismo: disposizione cortigianesca ed abbietta di servire potenti, prepotenti o fortunati: è neologismo ripreso dai puristi (fr. servilisme), invece di «servilità».
Servo-motore: (meccanica), apparecchio destinato a manovrare automaticamente il regolatore di una macchina, usufruendo di questa nei momenti di regime turbato.
Servum pecus: V. O imitatores, etc.
Sesquipedalia verba: parole lunghissime (propriamente di un piede e mezzo); così denominava Orazio alcune parole difformi per la loro lunghezza Certo v’è un’estetica delle parole secondo il genio di un linguaggio, e certe voci sesquipedali odierne, certi scioglilingua sono orribili!
Sesse: V. Seiches.
Sessennio: (lat. sexennium, periodo di anni sei), nelle leggi delle amministrazioni italiane è l’aumento del decimo dello stipendio per alcune categorie di impiegati (professori) ogni sei anni. Un tempo il sessennio correva parallelo alle promozioni: oggi, per ragioni meramente fiscali, la promozione annulla il sessennio.
Sèssola: è voce usata nel littorale adria-