Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Sch | — 436 — | Sch |
Schatulle: V. Chatulle.
Schedare: notare sopra una scheda il titolo e le altre notizie di un libro, apponendovi i numeri dello scaffale, del palchetto, e quello del posto, che lo assegna in libreria. Dal lat. scheda: neol. del linguaggio dei bibliofili e dei librai.
Schedario: tutte le schede di una biblioteca raccolte nelle cassette per ordine alfabetico e sillabico.
Schemnitz: città dell’Ungheria, che dà nome ad eccellenti pipe di terra (pipe di Schemnitz).
Scherzare: usano a Milano questo verbo transitivamente: scherzare uno, nel senso di farsi giuoco o beffe di qualcuno, minchionare, canzonare, e non solo nel dialetto, ma altresì nel linguaggio familiare: idiotismo a cui non è facile sottrarsi; comunissimo, ad es., nelle scuole.
Scherzo: nel linguaggio musicale, denominazione, dato da Beethoven ad un brano capriccioso, bizzarro, a piccole frasi: ha movimento vivo, brioso, ritmico. Però il nome di Scherzo, come quello di Capriccio, era noto anteriormente, tanto nei canti popolari quanto nella musica strumentale (XVII secolo).
Schiacciante: V. Schiacciare.
Schiacciare: per vincere (preponderando, annientando) è estensione tolta dal fr. écraser, specialmente nella forma del part. schiacciante, es. prove schiaccianti per inoppugnabili. Inutile dire che è verbo fieramente ripreso dai puristi. Ricordo tuttavia questo passo del Carducci: «la storia così viva non pur nei libri ma nelle memorie schiaccia al confronto ogni poetica descrizione» . Ça Ira, pag. 239 in «Confessioni e Battaglie», serie terza, ed. Sommaruga. Io credo che il Carducci abbia, senza aver punto subito l’influsso dell’écraser francese, dato naturalmente forza di traslato al verbo schiacciare. In altri termini, vi sono affinità di pensiero moderno che conviene tener a mente prima di condannare senz’altro con la parola gallicismo!
Schiampa o stiampa: forma romagnola del toscano schiappa o stiappa, in milanese, sceppa, scheggia di legno spaccato per l’atto dello schiappare (milanese sceppà, e sceppadura = fessura, screpolatura). «I non toscani, per via dell’educazione scolastica, ripudiano, sempre e in tutto, il loro vernacolo, credendo ch’esso sia al bando della letteratura. Io voglio mostrar loro che possono, molto spesso, usare bellamente e rettamente in italiano vocaboli del loro, a torto ora prediletto ora spregiato, linguaggio materno; sia perchè quei vocaboli sono comuni al parlar toscano, vivo e puro dei monti: sia perchè sono necessari o almeno utili, pur non essendo toscani. Cito ad esempio, per il primo rispetto, la parola schiampa o stiampa, che un buon romagnolo si periterebbe di usare, scrivendo o dicendo per il publico; e per il secondo, il bellissimo vede svede, che un buon siciliano non oserebbe, credo, tradurre così per gli altri italiani che pure hanno bisogno di tanto breve e chiara espressione». Nota del Pascoli alla 2a ediz. dei Canti di Castelvecchio. NB. L’Autore riporta questo passo per confermare con una geniale autorità un pensiero più volte ripetuto nel corso di questo lavoro.
Schiappa: e dim. schiappino, milanese sceppin, dicesi familiarmente di chiunque mal conosca l’arte sua, specialmente dicesi in modo assai familiare di chi è inesperto nel giuoco. Non è anche toscano? Sì, certo. Cfr. schiampa e il napoletano fesso.
Schiave bianche: nuova perifrasi ed eufemismo: quasi «vittime sociali» come una volta erano gli «schiavi», o, meglio, «schiave bianche», cioè di nostra razza, avvilite all’obbrobrio di servitù come le schiave di razza nera. Tale eufemismo ci provenne dall’inglese, per indicare le prostitute e specialmente quelle donne che sono tratte alla mala vita con ingannevoli pretesti da incettatori, cosa pur troppo vera e vero male sociale. Ma la odierna pietà non esagera compassionandole di troppo come fanciulle deboli e indifese? Non è fare della retorica umanitaria e del comodo semplicismo addebitando tutta la colpa del male alle contingenze sociali? Così io aveva scritto, quando mi capitò sotto mano un bello e franco libro della signora Neera (Anna Radius) Le idee di una donna (Milano, Libreria ed. Nazio-