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tante voci, usate a proposito ed a sproposito, per effetto di snobismo.
Sughi: voce toscana: letame, stabbio.
Sughillo: dim. di sugo, voce romanesca, divenuta comune. V. Ragout.
Suicidarsi: è il fr. se suicider., verbo ripreso nel diz. dell’Accademia francese come barbarismo illogico e da sfuggirsi. Figurarsi i nostri puristi! e a fil di logica hanno ragione giacche suicidarsi ripete due volte il pronome riflessivo. Ma l’uso vale più della logica: le due voci suicida e suicidio hanno — lo penso — dato valore a suicidarsi in cui il pronome del prefisso non è più avvertito. Certo uno scrittore purgato dirà senza sforzo si uccise, meglio che si suicidò, che è voce anche di mal suono, e l’umile popolo dirà in tali luttuosi casi: si è ammazzato, si è tirato, si è sparato, si è buttato sotto il treno, etc, ma l’uso comune della lingua corrente si attiene al verbo suicidarsi. | Suicidarsi moralmente, in senso iperbolico esteso, vale anche rovinarsi, distruggere la propria riputazione, credito, valore umano. V’è anche la locuzione «suicidio morale».
Suicidio morale: V. Suicidarsi in fine.
Sui generis: lat. di propria peculiare, natura, singolare, unico: dicesi per indicare un individuo o una cosa che è unico saggio del suo genere. Vale quindi bizzarro, originale.
Suisse: svizzero: voce francese, non ignota anche presso di noi per indicare il guardaportone di una gran casa, in assisa solenne. Così dicesi, io penso, dal costume che avevano gli svizzeri di andare a mercede per cotali servizi e come uomini d’arme, in Francia e in Italia specialmente (Cfr. gli Svizzeri della Corte papale). I francesi distinguono le tre voci graduate concierge, portier (voce umile), e suisse, le quali il Rigutini propose di tradurre rispettivamente per portiere, portinaio, guardaportone a chi gli avea proposto la bizzarra frase: Je ne suis pas un portier, je ne veux pas qu’on m’appelle suisse, et je me tiens à mon titre de concierge. V. Concierge e Pipelet.
Suite: voce francese del linguaggio politico, seguito, lat. cohors: les personnes employées pour le service de l’ambassade ou de la legation et les personnes qui sont attachées au ministre (V. À la Suite). Siccome poi chi è del seguito sta dietro, così à la suite vuol dire venir dopo, e il modo francese sembra a molti più rappresentativo che le locuzioni nostre equivalenti. | Suite, si dice pure abusivamente nel giuoco nel senso di successione, fila, infilzata, es. una suite di bei colpi. | Nel linguaggio musicale suite indica una serie di pezzi musicali.
Su larga (o vasta o piccola) scala: è una delle più abusate e frequenti locuzioni alla francese: travailler sur une grande échelle. Estensione del linguaggio dei disegnatori. «Nuova e goffa maniera» dice il Rigutini, ma non per ciò gli italiani avranno riguardo di usare tale locuzione: essa ricorre così pronta che molti non saprebbero come esprimersi altrimenti (in grande, in piccolo).
Su la via di Damasco: nota locuzione per significare su la via del ravvedimento, verso la buona via del ricredersi. Saulo, mentre recavasi in Damasco (46 d. C), per isterminarvi i Cristiani, fu da una visione indotto a farsi proselito della nuova fede che predicò poi col nome di Paolo con mirabili e accese parole.
Sulla: invece di su la, V. alla parola colla.
Sulky: veicolo leggerissimo a due ruote, dai 24 ai 30 kg., di provenienza americana, usato nelle corse al trotto: fu introdotto in Italia verso il 1881 ed ha sostituito l’antico nostro sediolo, dalle ruote altissime e dalle forme eleganti; ma avea il difetto di pesar troppo e di non essere così sicuro come è il sulky.
Sume superbiam quaesitam meritis: prendi la dignità conquistata col tuo valore (Orazio, II, 30, 14).
Summum jus, summa iniuria: famosa sentenza latina (Cicerone, De off. I, X), spesso usata per temperare la forza dell’altrui diritto, e vuol dire che l’assoluto esercizio del proprio diritto pur secondo legge costituisca massima ingiustizia. Locuzione felice non solo per la concinnità e la euritmia delle parole, ma per l’iperbole o esagerazione la quale pone in con-