El libro dell'amore

Marsilio Ficino

1491 saggi/filosofia letteratura El libro dell'amore Intestazione 22 settembre 2008 75% saggi

Indice 1

  •  Proemio 
Proemio di Marsilio Fecino fiorentino sopra El libro dell'Amore, a Bernardo del Nero e Antonio di Tuccio Manetti, prudenti ciptadini fiorentini, amici suoi carissimi.
Dell'ordine del libro.
Della regola di lodare l'amore e della sua dignità e grandezza.
Della origine dell'Amore.
Della utilità d'amore.
Che Iddio è bontà, bellezza e giustitia, principio, mezzo e fine.
Come la bellezza di Dio partorisce l'amore.
Come la bellezza è splendore della bontà divina, e come Idio è centro di quattro cerchi.
Come Platone delle cose divine sì dispone.
Come la bellezza di Dio per tutto splende e amasi.
Delle passioni d'amore.
Di due generationi d'amore e di due Venere.
Che conforta allo amore e disputa dell'amor semplice e dello scambievole.
Che cercano gli amanti.
Che l'amore è in tutte le cose e 'nverso tutte.
Che l'amore è factore e conservatore del tutto.
Che l'Amore è maestro di tutte l'arti.
Che nessuno membro del mondo porta odio all'altro.
Ove si pone el testo di Platone dell'antica natura degli huomini.
Ove si expone l'oppenione di Platone dell'antica figura degli huomini.
Che lo huomo è essa anima e l'anima è immortale.
Che l'anima fu creata con due lumi e perchè ella venne nel corpo.
Per quante vie l'anima ritorna a·Ddio.
Che l'amore porta l'anime in cielo, e distribuisce e gradi della beatitudine, e dà gaudio sempiterno.
Che l'Amore è beatissimo perch'egli è buono e bello.
Come Cupidine si dipigne, e per quali parti dell'anima si conosce la bellezza e generasi l'amore.
Che la bellezza è cosa spirituale.
Che la bellezza è lo splendore del volto di Dio.
Come nasce l'amore e lo odio, e che la bellezza è spirituale.
Quante parti si richieggono ad fare la cosa bella, e che la bellezza è dono spirituale.
Della dipintura d'Amore.
Delle virtù d'Amore.
De' doni d'Amore.
Che l'Amore è più antico e più giovane che gl'altri idii.
Che l'Amore regna innanzi alla necessità.
In che modo, nel regno della necessità, Saturno castrò Celio e Giove legò Saturno.
Quali iddii quali arti danno agli huomini.
Della introductione al dire d'amore.
Che l'Amore è in mezzo tra la bellezza e il suo contrario, e è idio e demonio.
Dell'anime delle spere e de' demoni.
Di sette doni che discendono da Dio agli huomini per 'l mezzo de' ministri di Dio.
Degli ordini de' demoni venerei, e in che modo saectano l'amore.
Del modo dello innamorare.
Del nascimento d'Amore.
Come in tutte le anime sono due amori, e nelle nostre sono cinque.
Quale passioni sieno negli amanti per cagione della madre d'Amore.
Quali dote abbino gli amanti dal padre dell'Amore.
Quale sia l'utilità d'amore per la sua diffinitione.
Di due amori, e che l'anima nasce formata di verità.
In che modo sia nell'anima el lume di verità.
Onde viene l'amore inverso e maschi e l'amore inverso le femine.
Per che via si mostra che sopra al corpo è l'anima, sopra l'anima è l'angelo, sopra l'angelo è Iddio.
Quale comparatione é tra Dio, angelo, anima e corpo.
Quale comparatione è tra la bellezza di Dio, angelo, anima e corpo.
Come s'innalza l'anima dalla bellezza del corpo a quella di Dio.
Come si debbe amare Iddio.
Ove si conchiude tutte le cose decte con la opinione di Guido Cavalcanti philosopho.
Che Socrate fu l'amante vero e fu simile a Cupidine.
Dell'amore bestiale, com'è spetie di pazzia.
Che l'amore volgare è mal d'occhio.
Come facilmente s'innamora.
Dello strano effecto dell'amore volgare.
Che l'amore volgare è rincerconimento di sangue.
Come può l'amante diventare simile allo amato.
Quali sono le persone che innamorare ci fanno.
Del modo dello innamorare.
Del modo di sciorsi dall'amore volgare.
Del danno dell'amore volgare.
Dell'amore divino e quanto è utile, e di quattro spetie di furori divini.
Per quali gradi e furori divini innalzino l'anima.
Di tutti e furori divini l'amore è il più nobile.
Quanto è utile el vero amatore.
Nel quale si ringratia lo Spirito Sancto che ci ha illuminati e accesi a disputare d'amore.

Note

  1. Opera composta nel 1491 o negli anni immediatamente successivi, ma pubblicata solo nel 1544, a cura di Neri Dortelata, pseudonimo sotto cui si celerebbe Pier Francesco Giambullari.