El libro dell'amore
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Indice 1
- Proemio di Marsilio Fecino fiorentino sopra El libro dell'Amore, a Bernardo del Nero e Antonio di Tuccio Manetti, prudenti ciptadini fiorentini, amici suoi carissimi.
- Dell'ordine del libro.
- Della regola di lodare l'amore e della sua dignità e grandezza.
- Della origine dell'Amore.
- Della utilità d'amore.
- Che Iddio è bontà, bellezza e giustitia, principio, mezzo e fine.
- Come la bellezza di Dio partorisce l'amore.
- Come la bellezza è splendore della bontà divina, e come Idio è centro di quattro cerchi.
- Come Platone delle cose divine sì dispone.
- Come la bellezza di Dio per tutto splende e amasi.
- Delle passioni d'amore.
- Di due generationi d'amore e di due Venere.
- Che conforta allo amore e disputa dell'amor semplice e dello scambievole.
- Che cercano gli amanti.
- Che l'amore è in tutte le cose e 'nverso tutte.
- Che l'amore è factore e conservatore del tutto.
- Che l'Amore è maestro di tutte l'arti.
- Che nessuno membro del mondo porta odio all'altro.
- Ove si pone el testo di Platone dell'antica natura degli huomini.
- Ove si expone l'oppenione di Platone dell'antica figura degli huomini.
- Che lo huomo è essa anima e l'anima è immortale.
- Che l'anima fu creata con due lumi e perchè ella venne nel corpo.
- Per quante vie l'anima ritorna a·Ddio.
- Che l'amore porta l'anime in cielo, e distribuisce e gradi della beatitudine, e dà gaudio sempiterno.
- Che l'Amore è beatissimo perch'egli è buono e bello.
- Come Cupidine si dipigne, e per quali parti dell'anima si conosce la bellezza e generasi l'amore.
- Che la bellezza è cosa spirituale.
- Che la bellezza è lo splendore del volto di Dio.
- Come nasce l'amore e lo odio, e che la bellezza è spirituale.
- Quante parti si richieggono ad fare la cosa bella, e che la bellezza è dono spirituale.
- Della dipintura d'Amore.
- Delle virtù d'Amore.
- De' doni d'Amore.
- Che l'Amore è più antico e più giovane che gl'altri idii.
- Che l'Amore regna innanzi alla necessità.
- In che modo, nel regno della necessità, Saturno castrò Celio e Giove legò Saturno.
- Quali iddii quali arti danno agli huomini.
- Della introductione al dire d'amore.
- Che l'Amore è in mezzo tra la bellezza e il suo contrario, e è idio e demonio.
- Dell'anime delle spere e de' demoni.
- Di sette doni che discendono da Dio agli huomini per 'l mezzo de' ministri di Dio.
- Degli ordini de' demoni venerei, e in che modo saectano l'amore.
- Del modo dello innamorare.
- Del nascimento d'Amore.
- Come in tutte le anime sono due amori, e nelle nostre sono cinque.
- Quale passioni sieno negli amanti per cagione della madre d'Amore.
- Quali dote abbino gli amanti dal padre dell'Amore.
- Quale sia l'utilità d'amore per la sua diffinitione.
- Di due amori, e che l'anima nasce formata di verità.
- In che modo sia nell'anima el lume di verità.
- Onde viene l'amore inverso e maschi e l'amore inverso le femine.
- Per che via si mostra che sopra al corpo è l'anima, sopra l'anima è l'angelo, sopra l'angelo è Iddio.
- Quale comparatione é tra Dio, angelo, anima e corpo.
- Quale comparatione è tra la bellezza di Dio, angelo, anima e corpo.
- Come s'innalza l'anima dalla bellezza del corpo a quella di Dio.
- Come si debbe amare Iddio.
- Ove si conchiude tutte le cose decte con la opinione di Guido Cavalcanti philosopho.
- Che Socrate fu l'amante vero e fu simile a Cupidine.
- Dell'amore bestiale, com'è spetie di pazzia.
- Che l'amore volgare è mal d'occhio.
- Come facilmente s'innamora.
- Dello strano effecto dell'amore volgare.
- Che l'amore volgare è rincerconimento di sangue.
- Come può l'amante diventare simile allo amato.
- Quali sono le persone che innamorare ci fanno.
- Del modo dello innamorare.
- Del modo di sciorsi dall'amore volgare.
- Del danno dell'amore volgare.
- Dell'amore divino e quanto è utile, e di quattro spetie di furori divini.
- Per quali gradi e furori divini innalzino l'anima.
- Di tutti e furori divini l'amore è il più nobile.
- Quanto è utile el vero amatore.
- Nel quale si ringratia lo Spirito Sancto che ci ha illuminati e accesi a disputare d'amore.
Note
- ↑ Opera composta nel 1491 o negli anni immediatamente successivi, ma pubblicata solo nel 1544, a cura di Neri Dortelata, pseudonimo sotto cui si celerebbe Pier Francesco Giambullari.