El libro dell'amore/Oratione V/Capitolo XI
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Ma acciò che solviamo la seconda questione, e’ si dice che l’Amore regna innanzi alla necessità, perché lo Amore divino a tutte le cose nate da lui ha dato origine. Nel quale nessuna violentia di necessità si pone, perché non avendo sopr’ad sé cosa alcuna egli adopera in qualunque cosa, non constretto, ma per libera volontà. E la mente angelica che seguita lui, per la semenza di Dio necessariamente germina. E così, colui per amor produce, costei per necessità procede; quivi incomincia el dominio dell’Amore, e qui el dominio della necessità. Questa mente, benché nascendo dalla somma bontà di Dio sia buona, nientedimeno, perché procede fuori di Dio, necessariamente degenera dalla infinita perfectione del Padre, perché l’effecto non riceve mai tutta la bontà di sua cagione. In questa necessaria processione e degeneratione dello effecto consiste lo imperio della necessità. Ma la mente, subito come è nata, come dicemmo, ama el suo Auctore, e in questo acto resurge el regno d’Amore, perché questa inverso Iddio per amor si leva, e Iddio quella, inverso lui rivoltata per amore, illumina. Ancora di nuovo qui sottentra la potentia della necessità, con ciò sia che quel lume che da Dio discende non si riceva dalla mente in tanta chiarezza con quanta da Dio è data; perché la mente, per sua natura, è quasi tenebrosa, e non riceve se non secondo la sua capacità naturale. E però, per la violentia della natura ricevente, quel lume più obscuro diventa. A questa necessità succede di nuovo el principato dell’Amore, perché quella mente, accesa per questo primo splendore di Dio, più ardentemente in lui si volta, e invitata da questa scintilla di lume desidera tutta la possessione del lume. Di qui Dio, per la benignità di sua providentia, oltre a quel primo lume naturale, dona ancora el lume divino. E così le potentie dell’Amore e della necessità subcedono scambievolmente l’una all’altra. La qual successione nelle cose divine s’intende secondo ordine di natura, nelle cose naturali secondo intervallo di tempo, in modo che l’Amore sia el primo di tutti e l’ultimo. E come abbiamo detto dell’angelo, così dobbiamo intendere dell’animo e dell’altre opere di Dio, quanto a questi dua imperii.
Per la qual cosa se noi parliamo absolutamente, egli è più antico lo imperio dell’Amore che della necessità, perché quello comincia in Dio, e questo nelle cose create. Ma quando parliamo delle cose create, la potentia della necessità è prima che il regno d’Amore; con ciò sia che le cose prima per necessità procedono, e procedendo degenerano, ch’elle si volghino con amore inverso Iddio. Orpheo cantò questi dua imperii in due hymni: lo imperio della necessità nello Ymno della nocte, così dicendo: «La forte necessità a tutte le cose signoreggia»; el regno dell’Amore cantò così nello Ymno di Venere: «Tu comandi a’ tre fati e tutte le cose generi». Divinamente Orpheo pose due regni, e fece comparatione fra loro, e alla necessità antepose l’Amore quando disse questo comandare a’ tre fati, ne’ quali la necessità consiste.