El libro dell'amore/Oratione VII/Capitolo IV
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E voi amici miei state ad quello che dirò attenti, state, vi dico, attenti, se vi piace, con gli orecchi e con la mente. El sangue nella adoloscentia è soctile, chiaro, caldo e dolce, perché nel processo della età risolvendosi le sottil parti del sangue ingrossa, e ingrossando diventa sangue nero. Quello che è sottile e raro è puro e lucido, quello che è contrario è pe ’l contrario. Ma perché diciamo noi el sangue nella adoloscentia essere caldo e dolce? Perché la vita e el principio del vivere, cioè la generatione, nel caldo e nell’umido consiste, e esso seme è caldo e humido. Tale natura nella pueritia e adoloscentia vigoreggia, nelle sequenti età a poco a poco nelle qualità contrarie, siccità e frigidità, si muta, e però el sangue nello adoloscente è sottile, chiaro, caldo, dolce. Ma perché egli è sottile però è chiaro, perché egli è nuovo è caldo e humido, perché egli è caldo e humido però è dolce, imperò che la dolcezza nella mixtione del caldo con lo humido nasce. Ad che fine dico io questo? Dicolo acciò che voi intendiate gli spiriti in quella età essere sottili, chiari, caldi, dolci, perché con ciò sia che gli spiriti si generino dal caldo del cuore del più puro sangue, sempre in noi sono tali quale è l’umore del sangue. Ma sì come questo vapore di sangue che si chiama spirito, nascendo dal sangue è tale quale è il sangue, così lui manda fuori razzi simili ad sé per gli occhi come per finestre di vetro; e come el sole che è cuore del mondo pe ’l suo corso spande el lume, e per lume le sue virtù diffonde in terra, così el cuore del corpo nostro, per uno suo perpetuo movimento agitando el sangue a sé propinquo, da quello spande gli spiriti in tutto el corpo e per quegli diffonde le scintille de’ razzi per tutti e membri, maxime per gli occhi, perché lo spirito essendo levissimo facilmente sale alle parte del corpo altissime, e il lume dello spirito più copiosamente risplende per gli occhi, perché gli occhi sono sopra gli altri membri transparenti e nitidi. E che negli occhi e nel cervello sia qualche lume, benché piccolo, molti animali che di nocte veggono ne fanno testimonio, gli occhi de’ quali nelle tenebre splendono.
Ancora adviene che se alcuno in uno certo modo col dito preme l’angulo, cioè la lagrimatoia, dell’occhio, alquanto rivolgendolo pare che dentro all’occhio uno circulo di luce vega. Dicesi ancora che Octaviano aveva gli occhi chiari tanto e splendidi, che quando e’ fermava la luce in alcuno, vehementemente lo constrigneva guatare altrove, quasi come se abbagliassi al sole; Tiberio ancora aveva gli occhi grandi, e alcuna volta nelle nocturne tenebre vedeva per uno brieve tempo svegliandosi dal sonno. Ma che el razzo che si manda fuori per gli occhi tiri seco lo spiritale vapore, e che questo vapore tiri seco el sangue, lo possiamo di qui intendere: che quegli che fiso guardano negli occhi d’altri infermi e rossi, cascano nel male degli occhi per cagione de’ razzi che vengono dagli occhi infermi, dove apparisce che el razzo si distende infino a colui che guarda, e insieme col razzo el vapore del sangue corropto corre, per la contagione del quale l’occhio di chi vede ammala. Scrive Aristotile che le donne quando sono nel corso del sangue menstruo, spesse volte macchiano lo specchio, guardando fiso, di gocciole sanguigne. Credo che questo di qui nasca, perché lo spirito, che è vapore di sangue, è quasi un certo sangue sottilissimo in modo che non si manifesta agli occhi, ma questo vapore ingrossando in sulla superficie dello specchio si fa visibile; el quale quando percuote in materia rara, come panno o legno, non si vede, perché non rimane nella superficie di tal materia ma passa drento; se percuote in materia densa e aspra, come sassi e mattoni, per la inequalità di tal corpo si rompe e dissipa. Ma lo specchio per la sua durezza ferma nella superficie lo spirito, per la equalità e dilicatezza sua lo conserva, sì che non si rompe, per la sua chiarezza el razzo dello spirito conforta e augmenta, per la sua frigidità condensa in gocciole la rada nebbiolina di quello vapore. Per la medesima ragione quando a bocca aperta forte spiriamo in uno vetro, bagnamo la faccia sua d’una sottilissima rugiada di sciliva, perché l’alito che dalla sciliva vola fuori, condensato poi nella materia del vetro, in humore di sciliva finalmente ritorna. Chi si maraviglierà adunque che l’occhio aperto, e con attentione diricto inverso alcuno, saecti agli occhi di chi lo guarda le frecce de’ razzi suoi, e insieme con queste frecce, che sono e carri degli spiriti, scagli quel sanguigno vapore el quale spirito chiamiamo? Di qui la venenosa freccia trapassa gli occhi, e perché l’è saectata dal cuore di chi la getta, però si getta al cuore dell’uomo ferito quasi come a regione propria a sé e naturale, quivi ferisce el cuore e nel suo dosso duro si condensa e torna in sangue. Questo sangue forestiero el quale dalla natura del ferito è alieno, turba el sangue proprio del ferito, e’l sangue turbato e quasi incerconito inferma. Di qui nasce la fascinatione, cioè mal d’occhio, in due modi: l’aspecto d’uno puzzolente vecchio o d’una femmina patiente el sangue menstruo fa mal d’occhio a uno fanciullo, l’aspecto d’uno adoloscente fa mal d’occhio a uno più vecchio; e perché l’omore del vecchio è freddo e tardo a malapena tocca nel fanciullo el dosso del cuore, e perché non è molto apto al trapassare poco muove el cuore, se già per la infantia non è molto tenero, e però questo è legger male d’occhio. Ma quello è mal d’occhio gravissimo, nel quale la persona più giovane el cuore della più vecchia ferisce; questo è quello, amici miei, di che el platonico Apuleio si rammalica così dicendo: «La cagione tutta e l’origine di questo mio dolore, e ancora la medicina e la salute mia, se’ tu solo, perché questi tuoi occhi per questi mia occhi passando infino al centro del mio cuore, uno acerrimo incendio nelle midolle mie commuovono. Adunque abbi misericordia di costui el quale per tua cagione perisce». Ponetevi innanzi agli occhi Phedro Mirrinusio e Lysia oratore tebano di Phedro innamorato: Lysia balocco a bocca aperta guarda fiso nel volto di Phedro, Phedro negli occhi di Lysia le scintille degli occhi suoi forte dirizza, e con queste scintille manda inverso Lysia lo spirito. In questo reciproco riscontro d’occhi el razzo di Phedro facilmente co’l razzo di Lysia s’invischia, e lo spirito facilmente s’annesta collo spirito. Questo vapore di spirito, perché fu dal cuore di Phedro generato, subito al cuore di Lysia s’adventa, e per la dura substantia del cuore di Lysia si condensa, e condensato di nuovo ridoventa sangue come fu già della natura del sangue di Phedro, in modo che qui adviene cosa stupenda, e questa è che il sangue di Phedro già nel cuore di Lysia si truova, di qui l’uno e l’altro ad gridare è constrecto. Lysia ad Phedro dice: «O cuor mio, Phedro! O mie interiori carissime!»; Phedro dice ad Lysia: «O spirito mio, o mio sangue, Lysia!». Phedro seguita Lysia perché el cuore richiede el suo humore, seguita Lysia Phedro perché l’umore sanguigno richiede el proprio vaso e la propria sedia, e seguita Lysia più ardentemente Phedro, perché el cuore sanza una minima particella di suo humore più facilmente vive, che lo humore sanza el proprio cuore: el rivolo ha più bisogno del fonte che il fonte del rivulo. Adunque come el ferro, poi che ha ricevuta la qualità della pietra calamita, è tirato a questa pietra e non tira lei, così Lysia più tosto seguita Phedro che Phedro Lysia.