El libro dell'amore/Oratione II/Capitolo IX

Oratione II - Capitolo IX

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Che cercano gli amanti.

Ma che cercano costoro quando scambievolmente s’amano? Cercano la pulchritudine: perché l’amore è desiderio di fruire pulcritudine, cioè bellezza. La bellezza è uno certo splendore che l’animo humano ad sé rapisce. La bellezza del corpo non è altro che splendore nell’ornamento di colori e linee, la bellezza dell’animo è fulgore nella consonantia di scientie e costumi. Quella luce del corpo non è conosciuta dagli orecchi, naso, gusto o tacto, ma dall’occhio. Se l’occhio solo la conosce, solo la fruisce, solo adunque l’occhio fruisce la corporale bellezza, e essendo l’amore desiderio di fruire bellezza e questa conoscendosi dagli occhi soli, l’amatore del corpo è solo del vedere contento, sì che la libidine del toccare non è parte d’amore né affecto d’amante, ma spetie di lascivia e perturbatione d’uomo servile. Ancora quella luce dell’animo solo con la mente comprendiamo, onde chi ama la bellezza dell’animo solo si contenta di consideratione mentale. Finalmente la bellezza tra gli amanti per bellezza si cambia: el più antico con gli occhi fruisce la bellezza del più giovane, e il più giovane fruisce con la mente la bellezza del più antico; e colui che solo di corpo è bello, per questa consuetudine diventa bello dello animo, e colui che di animo solo è bello, riempie gli occhi di corporale bellezza. Questo è cambio maraviglioso all’uno e all’altro, onesto, utile e giocondo. L’onestà in amendue è pari, perché equalmente è onesto lo ’mparare e lo ’nsegnare; nel più antico è giocondità maggiore, el quale ha dilectatione d’aspecto e d’intellecto; nel giovane è maggiore utilità, imperò che, quanto è più prestante l’anima che il corpo, tanto è più pretioso lo acquisto della bellezza intellectuale che corporale. Infino ad qui abbiamo disposto l’oratione di Pausania; per lo advenire l’oratione d’Erissimaco dichiareremo.