El libro dell'amore/Oratione VI/Capitolo IX
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Infino ad qui abbiamo dichiarato l’Amore essere demonio generato di povertà e d’abbondanza, e essere in cinque spetie diviso; per lo advenire dichiareremo, secondo le parole di Diotima, quali affecti e passioni naschino negli amanti da questa tale natura d’Amore.
Le parole di Diotima sono queste: «Perché l’Amore è nato nel natale di Venere, però egli seguita Venere e appetisce le cose belle, perché Venere è bellissima.
E perché egli è figliuolo della povertà, però egli è arido, magro e squalido, ha pie’ gnudi, è humile, sanza casa, sanza lecto e copertura alcuna, dorme agli usci, nella via, a cielo sereno, e sempre è bisognoso. E perché egli è figliuolo della abbondanza, però egli tende lacciuoli alle persone belle e buone; e è virile, audace, feroce, veemente, callido, sagace, uccellatore, e sempre va tessendo nuove tele; è studioso nella prudentia, facondo nel parlare, e in tutta sua vita va philosophando; è incantatore, fa mal d’occhio, è potente, malioso e sofista, e non è in tutto immortale secondo sua natura, né in tutto mortale, ma spesse volte in uno dì medesimo germina e vive, e quest’è qualunque volta gli abbonda materia; alcuna volta manca, e di nuovo rinvigorisce per la natura del suo padre, e quello ch’egli ha acquistato ancora da·llui si fugge. Per la qual cosa l’Amore non è mendico e non è ricco, e è posto in mezzo tra la sapientia e la ignorantia».
Infino qui parla Diotima: noi le parole sue disporremo con quella brevità che fia possibile. Le predecte conditioni, benché sieno in tutte le generationi d’amore, nondimeno nelle tre di mezzo, come più manifeste, più chiaramente si truovano. «Nel natale di Venere generato seguita Venere», cioè essendo l’Amore generato insieme con quegli superni spiriti e quali chiamiamo venerei, convenientemente egli riduce gli animi nostri alle cose superne. «Desidera le cose belle perché Venere è bellissima», cioè egli accende l’anime di desiderio della somma e divina pulchritudine, essendo egli nato in quegli spiriti e quali, per essere a Dio proximi, dall’ornamento di Dio sono illustrati e rilievano noi a’ medesimi razzi. Oltr’a questo, perché la vita di tutti gli animali, e alberi e la fertilità della terra consiste nel caldo e humido, Diotima, volendo dimostrare la povertà dell’Amore, accennò mancare a·llui l’omore e il caldo in queste parole: «L’Amore è arido, magro e squalido». Chi è quello che non sappia quelle cose essere aride e secche, alle quali manca l’omore? E chi negherà la squalidezza e giallura venire da difecto di caldo sanguigno? Ancora per lungo amore gli huomini pallidi e magri divengono, perché la forza della natura non può bene due opere diverse insieme fare. La intentione dello amante tutta si rivolta nella assidua cogitatione della persona amata, e quivi tutta la forza e la naturale complessione è attenta, e però el cibo nello stomaco male si cuoce. Di che interviene che la maggiore parte in superfluità si consuma, la minore si manda al fegato e vavi cruda, e quivi ancora per la ragione medesima si cuoce male; e però poco sangue e crudo di quivi si manda per le vene, el perché tutti e membri dimagrano e impalidiscono per lo essere el nutrimento poco e crudo. Agiugnesi che dove l’assidua intentione dell’animo ci traporta, quivi volano ancora gli spiriti che sono carro e instrumento dell’anima. Questi spiriti si generano dal caldo del cuore della sottilissima parte del sangue. L’animo dello amante è rapito inverso la imagine dello amato che è nella fantasia scolpita, e inverso la persona amata. Inverso questo sono tirati ancora gli spiriti, e volando quivi continuamente si consumano, per la qual cosa è bisogno di molta materia di sangue puro a ricreare spesso gli spiriti che continuamente si risolvono, dove le più sottili e più lucide parti del sangue tutto dì si logorano, per rifare gli spiriti che continuamente volano fuori. Il perché adviene che risoluto el puro e chiaro sangue, rimane el sangue maculato, grosso, arido e nero, di qui el corpo si secca e impalidisce, di qui gli amanti divengono malinconici perché l’omore malinconico si multiplica pe ’l sangue secco, grosso e nero, e questo omore co’ suoi vapori riempie el capo, disecca el celabro, e non resta dì e nocte d’affliggere l’anima d’imagini nere e spaventevoli. E questo advenne a Lucretio, philosopho epicureo, per lungo amore; el quale prima da amore, e poi da furore di stultitia angustiato, sé medesimo uccise. Questo scandolo adviene a coloro e quali male usano l’amore, e quello che è della contemplatione transferiscono alla concupiscentia del tacto, perché più facilmente si sopporta el desiderio del vedere, che la cupidità del vedere e del toccare. Le qual’ cose observando gli antichi medici, dissono l’amore essere una spetie d’omore malinconico e di pazzia, e Rasis medico comandò che e’ si curassi pe ’l coito, digiuno, ebrietà e exercitio. E non solamente l’amore fa diventare gli huomini tali quali decto abbiamo, ma etiandio quegli che sono per natura tali sono allo amore inclinati; e coloro sono tali, ne’ quali signoreggia l’omore collerico o malinconico. La collera è calda e secca, la malinconia è secca e fredda: quella nel corpo tiene el luogo del fuoco e questa el luogo della terra. E però quando dice Diotima «arido e secco», intende lo huomo malenconico ad similitudine della terra, e quando dice «squalido e giallo», intende l’uomo collerico ad similitudine del fuoco. E collerici, per l’impeto dell’omore focoso, s’adventano nello amare come in uno precipitio; e malenconici, per la pigritia dell’omore terrestro, sono allo amore più tardi, ma per la stabilità di decto omore, dato che hanno nelle reti, lunghissimo tempo vi si rinvolgono. Meritamente adunque l’Amore arido e giallo si dipigne, con ciò sia che gli huomini che sono tali sogliono darsi all’amore più che gli altri, e questo credo che di qui nasca, perché e collerici ardono per lo incendio della collera, e’ malenconici per l’asprezza della malenconia si rodono; e questo affermò Aristotile nel septimo libro dell’Etica. Sì che l’omore molesto affligge sempre l’uno e l’altro, e constrigneli a cercare qualche conforto e sollazzo, maximo e continuo, come rimedio contro alla continua molestia dello omore. Questo sollazzo è maximamente nelle lusinghe della musica e dell’arte amatoria, imperò che noi non possiamo ad alcuno dilecto tanto continuamente attendere, quanto alle consonanze musicali e considerationi di bellezza. Gli altri sensi presto si satiano, ma il vedere e l’udire più lungo tempo si trastullano di voci e pictura vana, e e piaceri di questi due sensi non solamente sono più lunghi, ma etiandio più convenienti alla complessione humana, imperò che nessuna cosa è più conveniente agli spiriti del corpo humano che le voci e le figure degli huomini, spetialmente di quegli che non solamente per similitudine di natura, ma etiandio per gratia di bellezza piacciono. E per questo e collerici e’ malenconici seguitano molti e dilecti del canto e della forma, come unico rimedio e conforto di loro complessione molestissima, e però sono alle lusinghe d’amore inclinati: come Socrate, el quale fu giudicato da Aristotile di complessione malenconica, e costui fu dato allo amore più che huomo alcuno, secondo che lui medesimo confessava. Questo medesimo possiamo giudicare di Sapho poetessa, la quale dipigne sé medesima malenconica e innamorata. Ancora el nostro Vergilio, che per la sua effige fu collerico, benché vivessi casto, visse sempre in amore. «L’Amore ha e piedi ignudi»: Diotima dipinse l’Amore co’ piedi ignudi perché lo innamorato è tanto occupato nelle cose amatorie, che in tutte l’altre sue faccende, private e publiche, non usa cautela alcuna, ma sanza prevedere alcuno pericolo temerariamente si lascia traportare. E però ne’ sua processi incorre in spessi pericoli, non altrimenti che colui, el quale, andando sanza scarpette, spesso da sassi e pruni è offeso. «Humile»: el vocabolo greco «camepetis» significa volante a basso; e così figurò Diotima l’Amore, perché ella vide gl’innamorati, non usando bene l’amore, vivere sanza sentimento, e per vilissime cure perire e beni maggiori. Costoro si danno in modo alle persone amate, che si sforzano transferirsi in esse, e contrafarle sempre in parole e gesti. Or chi è quello che contrafaccendo tutto el giorno fanciulle e fanciulli non diventi feminile e puerile? E chi, così faccendo, non diventi fanciullo e femina? «Sanza casa»: la casa del pensiero humano è l’anima, la casa dell’anima è lo spirito, la casa dello spirito è il corpo. Tre sono gli abitatori, tre sono le case, ciascuno di costoro per l’amore esce di casa sua, perché ogni pensiero dello amante si rivolge più tosto al servigio dello amato che al suo bene, e l’anima lascia indietro el ministerio del corpo suo e sforzasi trapassare nel corpo dello amato. Lo spirito, che è carro dell’anima, mentre che l’anima attende altrove, ancora lui altrove vola, sì che di casa sua esce el pensiero, escene l’anima e escene lo spirito. Del primo uscire seguita stultitia e affanno, del secondo seguita debolezza e paura di morte, del terzo seguita dibattimento di cuore e sospiri; e però l’amore è privato di propria casa, di naturale sedia, di desiderato riposo.
«Sanza lecto e coprimento alcuno»: questo vuol dire che l’Amore non ha dove si riposi né con che si cuopra.
Perché, con ciò sia che ogni cosa ricorre alla sua origine, el fuoco dello amore, che è acceso nello appetito dello amante dalla bella presenza dello amato, si sforza rivolare nel corpo medesimo onde s’accese, pel quale impeto ne porta seco volando l’appetito e lo appetente. O crudel sorte degli amanti, o vita più misera che ogni morte, se già l’animo vostro, essendo rapito per la violenza dello amore fuori del corpo suo, non disprezzi ancora la figura dello amato e vadasene nel tempio dello splendore divino, ove finalmente si riposerà e satierassi! «Sanza coprimento»: chi negherà l’Amore essere ignudo? Perché nessuno lo può celare, con ciò sia che molti segni scuoprono lo innamorato, cioè il guardare simile al toro e fiso, el parlare interrotto, el colore del viso ora giallo ora rosso, gli spessi sospiri, el gittare di qua e là e membri, e continui ramarichii e il lodare sanza modo e fuor di proposito, la subita indegnatione, el vantarsi molto, la impromptitudine, la leggerezza lasciva, e sospecti vani, e ministeri vilissimi e servili. Finalmente come nel sole e nel fuoco la luce del razzo accompagna el caldo, così dello intimo incendio dell’amore seguitano gl’inditii di fuori. «Dorme alla porta»: le porte dell’animo sono gli occhi e gli orecchi, perché per questi molte cose entrano nell’animo, e gli affecti e costumi dell’animo chiaramente per gli occhi si manifestano. Gl’innamorati consumano el più del tempo nel badare con gli occhi e con gli orecchi intorno allo amato, e rade volte la mente loro in sé si raccoglie, vagando spesso per gli occhi e per gli orecchi; e però si dice che dormono alle porte. Dicesi ancora che eglino «giacciono nella via»: la bellezza del corpo debba essere una certa via per la quale cominciamo a salire a più alta bellezza; e però coloro che si rinvolgono nel loto delle libidini, o vero più tempo che non conviene consumano nel guatare, pare che eglino si rimanghino nella via e non aggiunghino al termine. Dicesi ancora che l’Amore «dorme al sereno» e meritamente; perché gl’innamorati in una cosa sola s’occupano, sì che non considerano le faccende loro, e perch’e’ vivono a caso sono sottoposti a tutti e pericoli della fortuna, non altrimenti che quegli che vanno ignudi ad cielo sereno da ogni distemperanza dell’aria sono offesi. Per la natura della madre «è sempre bisognoso»: essendo la prima origine dello Amore dalla povertà, e non si potendo interamente sbarbare quello che è naturale, seguita che l’Amore è sempre bisognoso e assetato; imperò che mentre che gli manca qualche cosa a conseguitare, l’amore bolle forte, e quando el tutto è conseguitato, perché manca el bisogno, si spegne el caldo dell’amore immoderato.