El libro dell'amore/Oratione II/Capitolo I
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Vollono e pittagorici philosophi ch’ el numero ternario fussi di tutte le cose misura: stimo per cagione che col numero di tre Iddio governa le cose, e le cose ancora con esso ternario numero sono terminate. Di qui è quel verso di Virgilio: «Del numero non pari si dilecta Iddio». Certamente quel sommo Autore prima crea tutte le cose; secondo ad sé le rapisce; terzo dà loro perfectione. Tutte le cose principalmente in mentre ch’elle nascono escono di quel sempiterno fonte, dipoi in quel medesimo ritornano quando la loro propria origine adomandano, ultimamente perfecte divengono quando elle sono nel loro principio ritornate.
Questo divinamento cantò Orfeo quando disse Giove essere principio, mezzo e fine dell’universo: principio in quanto egli tutte le cose produce, mezzo in quanto poi che sono prodocte ad sé le tira, fine in quanto le fa perfecte mentre che ad sé ritornano. E per questo quello re dell’universo buono e bello e giusto possiamo chiamare, come appresso Platone spesse volte si dice: buono in quanto le cose e’ crea, in quanto egli l’allecta bello, giusto in quanto secondo e meriti di ciascuna le fa perfecte. La bellezza adunque, la quale per sua natura ad sé tira le cose, sta tra·lla bontà e la giustitia, e certamente dalla bontà nasce e va alla giustitia.