El libro dell'amore/Oratione VI/Capitolo VI
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Quello che io dirò nello exemplo d’uno intendete degli altri. Qualunque animo sotto lo imperio di Giove nel corpo terreno discende, concepe, nel discendere, una certa figura di fabricare uno huomo conveniente alla stella di Giove, la qual figura nel suo corpo celestiale, che è optimamente adaptato a riceverla, molto propria scolpisce. E se similmente arà trovato in terra temperato seme, ancora in quello dipigne la terza figura, molto simile alla seconda e prima; e se troverà el contrario non sarà sì simile. Spesso adviene che due animi saranno discesi regnante Giove, benché in varii tempi; e l’uno di loro, essendosi abbattuto in terra a seme adaptato, perfectamente arà figurato el corpo suo secondo quelle idee di prima, ma l’altro, avendo trovato materia inepta, arà pure cominciato la medesima opera, ma non l’arà adempiuta con tanta similitudine allo exemplo di sé medesimo. Quel corpo è più bello che questo; ma amendua, per una certa similitudine di natura, scambievolmente si piacciono. Vero è che quello più piace, che è tra loro giudicato più bello, onde nasce che ciascuno maxime ama non qualunque è bellissimo, ma ama e suoi, dico quegli che hanno avuto natività consimile, ancora quando e’ non fussino sì begli come molti altri. E però, sì come abbiàno decto di sopra, coloro che sono nati sotto una medesima stella sono in tal modo disposti, che la imagine del più bello di loro, entrando per gli occhi nell’animo di quell’altro, interamente si confà con una certa imagine formata dal principio d’essa generatione, così nel velame celestiale dell’anima come nel seno dell’anima. L’animo di costui, così percosso, ricognosce come cosa sua la imagine di colui che si gli fece innanzi, la quale quasi interamente è tale quale ab antiquo egli ha in sé medesimo, e quale già volle scolpire nel corpo suo ma non potette, e quella subitamente appicca alla sua interiore imagine, e quella riformando megliora, se parte alcuna gli manca alla perfecta forma del corpo gioviale; e dipoi essa imagine così riformata ama come sua opera propria. Di qui nasce che gli amanti sono tanto ingannati che giudicano la persona amata essere più bella ch’ella non è; imperò che in processo di tempo e’ non veggono la cosa amata nella propria imagine presa pe’ sensi, ma veggono quella nella imagine già formata dalla loro anima ad similitudine della loro idea. Desiderano ancora vedere continuamente quel corpo dal quale ebbono quella tale imagine, imperò che, benché l’animo, ancora che sia privato della presentia del corpo, e appresso di sé conservi la imagine di quel tale, e quella quanto a·llui gli sia abastanza, nondimeno gli spiriti e gli occhi, che sono instrumento dell’anima, quella non conservano. Tre cose sanza dubio sono in noi: anima, spirito e corpo; l’anima e ’l corpo sono di natura molto diversa: congiungonsi insieme per mezzo dello spirito, el quale è un certo vapore, sottilissimo e lucidissimo, generato pe ’l caldo del cuore della più sottile parte del sangue, e di qui essendo sparso per tutti e membri piglia le virtù dell’anima, e quelle comunica al corpo. Piglia ancora per gli instrumenti de’ sensi le imagine de’ corpi di fuori, le quale imagine non si possono appiccare nell’anima, però che la sustantia incorporea, che è più excellente ch’e corpi, non può essere formata da·lloro per la receptione delle imagine, ma l’anima, essendo presente allo spirito in ogni parte, agevolmente vede le imagine de’ corpi come in uno specchio in esso rilucenti, e per quelle giudica e corpi, e tale cognitione è senso da’ platonici chiamata. E in mentre ch’ella riguarda, per sua virtù in sé concepe imagine simile a quelle, e ancora molto più pure, e tale conceptione si chiama imaginatione e fantasia.
Le imagine concepute in questo luogo conserva la memoria, e per queste è spesso incitato l’occhio dello intellecto a riguardare le idee universali di tutte le cose, le quali in sé contiene. E però l’anima in mentre che riguarda col senso uno certo huomo, e quello concepe con la imaginatione, comunemente per la sua innata idea contempla con lo intellecto la natura e definitione comune a tutti gli huomini. Adunque allo animo conservante la imagine dello huomo formoso, la imagine dico appresso di sé una sola volta conceputa, e quella avendo riformata, sarebbe abastanza l’avere veduto qualche volta la persona amata. Nientedimeno all’occhio e allo spirito è bisogno perpetua presentia del corpo exteriore, acciò che per la illustratione di quello continuamente si rilluminino e si confortino e si dilectino, e quali sì come specchi pigliano l’imagine per la presentia del corpo, e per la absentia le lasciano. Costoro adunque per loro povertà cercano la presentia del corpo, e l’animo el più delle volte, volendo a costoro servire, è constrecto desiderare quella medesima.