El libro dell'amore/Oratione I/Capitolo III
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Orfeo nell’Argonautica, imitando la teologia di Mercurio Trismegisto, quando cantò de’ principii delle cose alla presentia di Chirone e degli Heroi, cioè huomini angelici, pose el chaos innanzi al mondo e dinanzi a Saturno, Giove e gli altri iddii. Nel seno d’esso chaos collocò l’Amore, dicendo Amore essere antiquissimo, per sé medesimo perfecto, di gran consiglio. Hesiodo nella sua Theologia, e Parmenide pictagoreo nel libro Della natura, e Acusileo poeta, con Horfeo e Mercurio s’accordano. Platone nel Thimeo similmente descrive el chaos e in quello pone l’Amore, e questo medesimo nel Convivio racconta Phedro. E platonici chiamano el caos el mondo sanza forme, e dicono el mondo essere caos di forme dipinto. Tre mondi pongono, tre ancora saranno e caossi. Prima che tutte le cose è Iddio Auctore di tutte, el quale noi esso Bene chiamiamo. Iddio imprima crea la mente angelica, dipoi l’anima del mondo come vuole Platone, ultimamente el corpo dello universo. Esso sommo Iddio non si chiama mondo, perché el mondo significa ornamento di molte cose composto, e lui al tutto semplice intendere si debbe. Ma esso Iddio affermiamo essere di tutti e mondi principio e fine. La mente angelica è il primo mondo facto da Dio, el secondo è l’anima dell’universo, el terzo è tutto questo edificio el quale noi veggiamo. Certamente in questi tre mondi ancora tre caos si considerano. In principio Iddio crea la substantia della mente angelica, la quale noi ancora essentia nominiamo. Questa nel primo momento della sua creatione è sanza forme e tenebrosa, ma perché ella è nata da·Ddio per uno certo appetito innato a Dio suo principio si volge; voltandosi a·Ddio dal suo razzo è illustrata, e per lo splendore di quel razzo s’accende l’appetito suo; acceso tutto a·Ddio s’accosta; accostandosi piglia le forme, imperò che Iddio, che tutto può, nella mente che a·Llui s’accosta scolpisce le nature di tutte le cose che si creano. In quella adunque spiritualmente si dipingono tutte le cose che in questo mondo sono.
Quivi le spere de’ cieli e degli elementi, quivi le stelle, quivi le nature de’ vapori, le forme delle pietre, de’ metalli, delle piante e degli animali si generano. Queste spetie di tutte le cose, da divino aiuto in quella superna mente concepute, essere le idee non dubitiamo; e quella forma e idea de’ cieli spesse volte iddio Cielo chiamiamo, e la forma del primo pianeta Saturno, e del secondo Giove, e similmente si procede ne’ pianeti che seguitano. Ancora quella idea di questo elemento del fuoco si chiama iddio Vulcano, quella dell’aria Giunone, dell’acqua Nettunno, e della terra Plutone. Per la qual cosa tutti gl’iddii assegnati a certe parti del mondo inferiore sono le idee di queste parti in quella mente superna adunate. Ma innanzi che la mente angelica da Dio perfettamente ricevessi le idee a·Llui s’accostò; e prima che a·Llui s’accostassi era già d’accostarsi acceso l’appetito suo; e prima che il suo appetito s’accendessi aveva il divino razzo ricevuto; e prima che di tale splendore fussi capace, l’appetito suo naturale a Dio suo principio già s’era rivolto; e innanzi che a Lui si rivolgessi era la sua essentia sanza forme e tenebrosa, la quale essentia, per ancora di forme privata, vogliamo che caos certamente sia. E’ l suo primo voltamento a·Ddio è el nascimento d’Amore, la infusione del razzo è cibo d’Amore, lo incendio che ne seguita crescimento d’Amore si chiama, l’accostarsi a·Ddio è l’impeto d’Amore; la sua formatione è perfectione d’Amore, e lo adunamento di tutte le forme e idee e Latini chiamano mondo, e’ Greci cosmon, che ornamento significa. La gratia di questo mondo e di questo ornamento è la bellezza, alla quale subitamente che quello Amore fu nato tirò e condussevi la mente angelica, la quale essendo brutta per suo mezzo bella divenne. Però tale è la conditione d’Amore, ch’egli rapisce le cose alla bellezza e le brutte alle belle congiugne. Chi dubiterà adunque che l’Amore non seguiti subitamente el chaos, e prima sia che il mondo e che tutti gl’ iddei che sono alle parti del mondo distribuiti, considerato che quello appetito della mente sia innanzi alla sua formatione, e nella mente formata naschino gl’iddei e il mondo? Meritamente adunque fu costui da Orfeo «antiquissimo» chiamato. Oltre a questo «per sé medesimo perfecto», quasi voglia dire che a sé medesimo dia perfectione. Imperò che pare che quel primo instinto della mente per sua natura la sua perfectione attinga da Dio, e quella dia alla mente che di quivi piglia sue forme, e similmente faccia agl’iddii che di quivi si generano. Ancora lo chiamò «di gran consiglio», e ragionevolmente, con ciò sia che la sapientia onde propriamente deriva ogni consiglio alla angelica mente è attribuita, perché quella per amore inverso Iddio voltatasi per lo ineffabile suo razzo risplendette.
Non altrimenti si dirizza la mente inverso Iddio che inverso el lume del sole l’occhio si faccia. L’occhio prima guarda, dipoi non altro che lume del sole è quello che vede, terzo nel lume del sole e colori e le figure delle cose comprende. Il perché l’occhio, primamente obscuro e informe, ad similitudine di caos ama el lume mentre che ei guarda, e guardando piglia e razzi del sole, e quegli ricevendo de’ colori e delle figure delle cose si forma. E sì come quella mente subito ch’ell’è sanza le forme nata, si volge a Dio, e quivi si forma, similmente l’anima del mondo inverso la mente e Iddio, di quivi generata, si rivolta; e benché imprima ella sia caos e nuda di forme, nondimeno inverso l’angelica mente per amore dirizzatasi, pigliando le forme mondo diventa. Né altrimenti la materia di questo mondo per lo innato amore difacto inverso l’anima si dirizzò, e a lei tractabile si dispose. E benché ella nel suo principio sanza ornamento di forme fussi caos non formato, nondimeno per mezzo di tale amore ricevette dalla anima l’ornamento di tutte le forme che in questo mondo si veggono, il perché di caos mondo è divenuta. Tre adunqu’ e mondi, tre e caos si considerano. Finalmente in tutti l’amore accompagna el chaos e va innanzi al mondo; desta le cose che dormono, le tenebrose illumina, dà vita alle cose morte, forma le non formate, e dà perfectione alle imperfecte. Delle quali laude quasi nessuna maggiore si può dire o pensare.