El libro dell'amore/Oratione VI/Capitolo II
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La pietra calamita mette nel ferro una sua certa qualità per la quale, essendo el ferro facto molto simile alla calamita, s’inchina inverso questa lapida, cioè pietra. Questa tale inclinatione in quanto ella è nata da detta lapide e inverso lei si rivolge, sanza dubio si chiama inclinatione lapidea, ma in quanto ella è nel ferro si chiama parimente ferrea e lapidea; imperò che tale inclinatione non è nella pura materia del ferro, ma è in materia già formata per la qualità della pietra, e però la proprietà d’amenduni ritiene. El fuoco ancora per sua qualità, cioè pe ’l caldo, accende el lino, e ’l lino acceso e sospeso per la qualità del caldo, s’innalza verso la superna regione del fuoco. Questo tale inalzamento che fa el lino in quanto egli, sospinto dal fuoco, si volge inverso el fuoco, si chiama igneo, cioè focoso; in quanto egli è nel lino, nel lino dico non semplice ma già affocato, si chiama dalla natura di ciascuno, così del lino come del fuoco, equalmente lineo e igneo.
La figura dello huomo la quale spesse volte, per la interiore bontà felicemente concessa da Dio, è nello aspecto bellissima, per gli occhi di coloro che la riguardano nel loro animo transfonde el razzo del suo splendore. Per questa scintilla l’animo, come per uno certo hamo tirato, inverso del tirante si dirizza. Questo tale tiramento, el quale è Amore, perché dipende dal bello, buono e felice e in quello si torna, sanza alcuno dubio lo possiamo chiamare bello, buono, beato e iddio, secondo el giudicio d’Agatone e degli altri che di sopra hanno parlato; e perché egli è nell’animo già acceso per la presenza di quello razzo bello, siamo constrecti a chiamarlo uno certo affecto medio tra bello e non bello. Imperò che l’animo, per infino a tanto che non riceve la imagine d’alcuna bella cosa, quella ancora non ama, come cosa ancora non conosciuta da·llui; e colui che la intera bellezza possiede, non è stimolato dagli stimoli d’amore. Imperò che chi è colui che desideri quello che fruisce? Seguita adunque che l’animo in quel tempo s’accenda d’ardente amore, quando egli, avendo trovato alcuna spetiosa imagine di cosa bella e di quella gustato qualche sapore nel suo giudicio, per tale saggio è incitato alla intera possessione di quella. Con ciò sia adunque che l’animo in parte possegga essa cosa bella, e in parte ne manchi, ragionevolmente in parte è bello e in parte non bello. E in tal modo vogliamo che per tale mixtione l’Amore sia un certo affecto medio tra bello e brutto, partecipante dell’uno e dell’altro. E certamente per questa ragione Diotima, acciò che qualche volta a·llei torniamo, l’Amore chiamò demonio; imperò che come e demonii sono spiriti medii tra gli spiriti celesti e terreni, così l’Amore tiene el mezzo tra la bellezza e la privatione di quella. Questa sua regione essere tra la bella natura e non bella, assai l’accennò Giovanni nella sua prima e seconda oratione.