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Pensieri sull'arte - Difesa della pittura

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Pensieri sull'arte Pensieri sull'arte - Il pittore e la pittura

[p. 231 modifica]DIFESA DELLA PITTURA CONTRO LE ARTI LIBERALI. I. — PROEMIO. Con debita lamentazione si dole la Pittura, per essere lei scacciata dal numero delle arti liberali, conciossiachè essa sia vera figliola, della natura e operata da più degno senso.* Ond’ è a torto, o scrittori, l’avete lasciata fuori del numero di dette arti liberali, con- ciossiaclie questa, non die alle opere di na¬ tura, ma ad infinite attende, che la natura mai le creò. II. — PERCHÈ LA PITTURA NON È CONNUMERATA. NELLE SCIENZE ? Perchè gli scrittori non hanno avuto no¬ tizia della scienza della Pittura, non hanno-

  • l’occhio.

[p. 232 modifica] possuto descriverne i gradi e parti di quella, e lei medesima non si dimostra col sue fine* nelle parole, essa è restata, mediante l’ignoranza, indietro alle predette scienze non mancando per questo di sua divinità. E veramente non sanza cagione non filan¬ ti o nobilitata, perchè per se medesima si nobilita, sanza l’aiuto delle altrui lingue, non altrementi che si facciano l’ eccellenti opere di natura. E se i pittori non hanno di lei descritto e ridottala in scienza, non è colpa della Pittura, e ella non è per que¬ sto meno nobile, poscia che poeln pittori fanno professione di lettere, perchè la loi vita non basta a intendere quella. ^ Per questo, avremo noi a dire, che le virtù dell’ erbe, pietre, piante non sieno in es¬ sere, perchè li omini non le abbiano cono¬ sciute? — Certo no; ma diremo esse erbe re¬ starsi in sè nobili, sanza lo aiuto delle lingue o lettere umane. _ LA PITTURA E SCIENZA UNIVERSALE. Quella scienza è più utile, della quale il suo frutto è piu comunicabile,** e cosi, per con¬ trario, è meno utile eh’ è meno comunicabile.

  • V opera artistica.
    • universalmente inteso. [p. 233 modifica]La Pittura ha il suo fine comunicabile

a tutte le generazioni dell’ universo, perche il suo fine e subbietto della virtù visiva, e non passa per l’ orecchio al senso comune, col medesimo modo che vi passa per il vedere. Dunque questa non ha bisogno d’inter¬ preti di diverse lingue, come hanno le let¬ tere, e sùbito ha saddisfatto all’ umana spe¬ zie, non altrementi che si facciano le cose prodotte dalla natura. E non che alla spe¬ zie umana, ma agli altri animali: come si è manifestato in una pittura, imitata da uno padre di famiglia, alla quale facean carezze li piccioli figliuoli, che ancora erano nelle fasce, e similmente il cane e gatta della medesima casa, eh’ era cosa meravigliosa a considerare tale spettacolo. IV. — LA PITTURA NON SI PUÒ DIVULGARE. Le scienze, che sono imitabili, sono in tal modo, che con quelle il discepolo si fa eguale all’autore, e similmente fa il suo 1 rutto. Queste sono utili allo imitatore, ma non sono di tanta eccellenza, quanto sono quelle, che non si possono lasciare per ere¬ dità, come l’ altre sustanze. Infra le quali la Pittura è la prima. Que[p. 234 modifica]« --~. 234 I PENSIERI. sta non s’insegna a chi natura no ’l con¬ cede, come fan le Matematiche, delle quali tanto ne piglia il discepolo, quanto il mae¬ stro gli ne legge ; questa non si copia, co¬ me si fa le lettere, che tanto vale la copia, quanto l’origine; questa non s’impronta, come si fa la Scultura, della quale tal e V impressa, qual è l’ origine, in quanto alla virtù dell’ opera ; questa non fa infiniti fi¬ gliuoli, come fa li libri stampati. Questa sola si resta nobile, questa sola onora il suo autore, o resta preziosa ed unica, e non partorisce mai figlioli eguali a se. E tal sin¬ golarità la fa più eccellente che quelle, che , per tutto sono pubblicate. Or non vediamo noi li grandissimi re dei- 1» Oriente andare velati e coperti, credendo diminuire la fama loro col pubblicale e di¬ vulgare le loro presenze? or non si vede le pitture, rappresentatrici dellè divine Deità, esser al continuo tenute coperte con copri¬ ture di grandissimi prezzi? e quando si sco¬ prano, prima si fa grandi solennità eccle¬ siastiche di vari canti con diversi suoni ; e, nello scoprire, la gran moltitudine de’ po¬ poli, che quivi concorrono, immediate si gettano a terra, quelle adorando e pregan¬ do, per cui tale pittura è figurata, dell’acqui[p. 235 modifica] sto della perduta sanità e della eterna sa¬ lute, non altrementi, che se tale Idea fusse lì. presente in vita? Questo non accade in nessun’ altra scien¬ za od altra umana opera. E se tu dirai, que¬ sta non esser virtù del pittore, ma propria virtù della cosa imitata ; si risponderà, che in questo caso la mente de li omini po’ sad- disfare, standosi nel letto, e non andare ne’ lochi taticosi e pericolosi, ne’ pellegrinaggi, come al continuo far si vede. Ma, se pure tal pellegrinaggi al continuo sono in essere, chi li move, sanza necessità? Certo tu confesserai essere tale simula¬ cro, il quale far non po’ tutte le scritture, che figurar potessino in effigie ed in virtù tal Idea. Dunque pare, eh’ essa Idea ami tal pittura, ed ami chi l’ ama e riverisce, e si diletti d’essere adorata più in quella, che in altra figura di lei imitata, e per quella faccia grazia e doni di salute, — secondo il credere di quelli, che in tal loco concorrono. V. — COME LA PITTURA AVANZA TUTTE L’OPE- RE UMANE PER SOTTILE SPECULAZIONE AP¬ PARTENENTE A QUELLA. L’ occhio, che si dice finestra dell’anima, è la principale via, donde il comune senso [p. 236 modifica]può più copiosamente e magnificamente con¬ siderare le infinite opere di natura; e l’orec¬ chio è il secondo, il quale si fa nobile per le ^ eose racconte, le quali ha veduto rocchio. Se voi, storiografi o poeti o altri ma¬ tematici, non avessi coll’ occhio viste le co¬ se, male le potreste riferire per le scritture; <3 se tu, poeta, figurerai una storia colla pit¬ tura della penna, e ’l pittore col pennello la farà di più facile saddisfazione, e men te¬ diosa a essere compresa. Se tu dimanderai la pittura muta poesia, ancora il pittore po¬ trà dire del poeta orba pittura. Or guarda: — quale è più dannoso morso* o cieco o muto ? — Se ’l poeta è libero, come ’l pittore, nelle in¬ venzioni, le sue finzioni non sono di tanta saddisfazione a li omini, quanto le pitture, perchè, se la Poesia s’ astende con le parole ii figurare forme, atti e siti, il pittore si move, colle proprie similitudine de le forme, il contrattare esse forme. Or guarda : qua- V è più propinquo all’ omo, ’l nome d’ omo o la similitudine** d’esso omo? — Il nome del- l’ omo si varia in vari paesi, e la forma non ò mutata se non da morte. Se voi dicessi: — la Poesia è più eter-

  • <lanno.
    • la figura. [p. 237 modifica]na ; per questo io dirò essere più eterne

l’opere d’ un calderaio, che il tempo più le conserva che le yostre o nostre opere, nien¬ tedimeno e di poca fantasia, e la Pittura si po’, dipignendo sopra rame con colori di ve¬ tro, fare molto più eterna. Noi per arte possiamo essere detti nipoti a Dio. Se la Poesia s’ astende in filosofìa mo¬ rale e questa in filosofia naturale ; se quella descrive V operazione della niente, che con¬ sidera, questa colla mente opera ne’ movi¬ menti; se quella spaventa i popoli con le in¬ fernali finzioni, questa colle medesime cose in atto fa il simile. Pongasi il poeta a figu¬ rare una bellezza, una fierezza, una cosa nefanda e brutta, una mostruosa, col pit¬ tore ; faccia a suo modo, come vuole, tramu¬ tazione di forme, che il pittore non saddi- sfassi più.* Non s’ è egli viste pitture avere tanta conformità colla cosa vera, eh’ eli’ ha ingannato omini e animali ? VI. — LA PITTURA CREA LA REALTÀ. Tal proporzione è dall’ immaginazione a l’ effetto, qual’ è dall’ ombra al corpo om¬ broso, e la medesima proporzione è dalla

Poesia alla Pittura. Perche la Poesia pon le sue cose nell’ imaginazione di lettere, e la Pittura le dà realmente fori dell’ occhio, dal quale occhio riceve le similitudini non al- trementi, che s’ elle fussino naturali; e la Poesia le dà sanza essa similitudine, e non passano all’imprensiva per la via della virtù visiva, come la Pittura. VII. — rappresentazione e descrizione. La Pittura rappresenta al senso, con piu verità e certezza, le opere di natura, che non fanno le parole o le lettere, ma le let¬ tere rappresentano con piu verità le parole, che non fa la Pittura. Ma diremo essere piu mirabile quella scienza, che rappresenta P opere di natura, che quella, che rappre¬ senta Popere dell’operatore, cioè l’opere degli uomini, che sono le parole, coni’ e la Poesia e simili, che passano per la umana lingua. VIII. — ECCELLENZA DELL1 OCCHIO. L’occhio, dal quale la bellezza dell’ uni¬ verso è specchiata dalli contemplanti, è di tanta eccellenza, che chi consente alla sua perdita, si priva della rappresentazione di tutte l’ opere della natura, per la veduta delle quali l’anima sta contenta nelle umane [p. 239 modifica]carceri,* mediante gli occhi, per li quali essa anima si rappresenta tutte le varie cose di natura; ma chi li perde, lascia essa anima in una oscura prigione, dove si perde ogni speranza di riveder il sole, luce di tutt’ il mondo. E quanti son quelli, a chi le tene¬ bre notturne sono in somm’ odio, ma ancora eh’ elle sieno di breve vita ! Oh ! che fareb- bono questi, quando tali tenebre lussino compagne della vita loro? Certo, non è nissuno, che non volesse più tosto perdere l’ audito o l’ odorato, che l’occhio, la perdita del quale audire consente la perdita di tutte le scienze, ch’hanno ter¬ mine nelle parole ; e sol fa questo per non perdere la bellezza del mondo, la quale con¬ siste nella superfizie de’ corpi, sì acciden¬ tali** come naturali, li quali si riflettono nell’ occhio umano. IX. — IL PITTORE VA DIRETTAMENTE ALLA NATURA. La Pittura serve a più degno senso, che la Poesia, e fa con più verità le figure delle opere di natura, che il poeta; e sono molto più degne P opere di natura che le parole,

  • il corpo.

che sono V opere dell' omo, perchè tal pro¬ porzione è dalle opere de li uomini a quelle della natura, qual è quella, eh’ è da l’ orno a Dio. Adunque è pii degna cosa 1 imitai le cose di natura, che sono le vere simili¬ tudini in fatto, che con parole imitare li fatti e parole de li omini. E se tu, poeta, vuoi descrivere 1 opere di natura co’ la tua semplice professione, fingendo diversi siti e forme di varie cose, tu sei superato dal pittore con infinita pro¬ porzione di potenza ; ma se. vuoi vesta ti de r altrui scienze, separate da essa poesia, elle non sono tue, come Astrologia, Reto¬ rica, Teologia, Filosofia, Geometria, Aritme¬ tica e simili. Tu non sei allora piu poeta, tu ti trasmuti, e non sei più quello, di clic qui si parla. Or non vedi tu, che se tu vuoi andare alla natura, che tu vi vai con mezzi di scienze, fatte d’ altrui sopra li effetti di natura? E il pittore per se, sanza aiuto di scienziati * o d’ altrui mezzi, va immediate all’imitazione d’esse opere di natura. Con questa si muovono li amanti verso li simulacri della cosa amata, a parlare col- fi imitate pitture; con questa si muovono

  • di cose pertinenti alle varie scienze [p. 241 modifica]

popoli, con infervorati voti, a ricercare li si¬ mulacri delli Iddìi, e non a vedere le opere de’ poeti, che con parole figurino li mede¬ simi Iddìi; con questa si ingannano li ani¬ mali. Già vid’io una pittura, che ingannava il cane, mediante la similitudine del suo pa¬ drone, alla quale esso cane faceva grandis¬ sima festa; e similmente ho visto i cani baiare e voler mordere i cani dipinti ; e una scimmia fare infinite pazzie contro ad un’al¬ tra scimmia dipinta; ho veduto le rondini volare e posarsi sopra li ferri dipinti, che sportano fuori delle finestre de li edilìzi. X. — POTENZA ESPRESSIVA DELLA PITTURA. Xon vede l’ imaginazione cotal eccellen¬ za, qual vede l’ occhio, perchè l’ occhio ri¬ ceve le spezie overo similitudini delli ob¬ bietti, e dalli alla imprensiva, e da essa imprensiva al senso comune, e lì è giudi¬ cata. Ma la imaginazione non esce fuori da esso senso comune, se non in quanto essa va alla memoria, e lì si ferma e muo¬ re, se la cosa imaginata, non è di molta eccellenza. E in questo caso si ritrova la Poesia nella mente overo imaginativa del poeta, il quale finge le medesime cose del pittore, per le quali finzioni egli vuole equi[p. 242 modifica] pararsi a esso pittore, ma invero ei n’ 0 molto rimoto, come di sopra è dimostrato. Adunque in tal caso di finzione, diremo con verità esser tal proporzione dalla scienza della Pittura alla Poesia, qual è dal corpo alla sua ombra derivativa, e ancora mag¬ gior proporzione, conciossiachè P ombra di tal corpo almeno entra per l’occhio al senso comune, ma la imaginazione di tal corpo non entra in esso senso, ma lì nasce, nel- P occhio tenebroso.* Oh! che differenza è a imaginare tal luce nell’ occhio tenebroso, al vederla in atto fuori delle tenebre! Se tu, poeta, figurerai la sanguinosa bat¬ taglia, mista con la oscura e tenebrosa aria, mediante il fumo delle spaventevoli e mor¬ tali macchine, mista con la spessa polvere, intorbidatrice de l’ aria, e la paurosa fuga de li miseri spaventati dalla orribile morte; in questo caso il pittore ti supera, perchè la tua penna fia consumata, innanzi che tu descriva appieno quel, che immediate il pittore ti rappresenta co’ la sua scienza. E la tua lingua sarà impedita dalla sete e il corpo dal sonno e fame, prima che tu con parole dimostri quello, che in un istante il

  1. il cervello o senso comune. [p. 243 modifica]l’ ARTE.

2io pittore ti dimostra. Nella qual pittura non manca altro, che l’ anima delle cose finte, e in ciascun corpo è l’integrità di quella parte, che per un sol aspetto può dimo¬ strarsi, il che lunga e tediosissima cosa sa¬ rebbe alla poesia a ridire tutti li movi¬ menti de li operatori di tal guerra, e le parti delle membra e lor ornamenti, delle quali cose la pittura finita, con gran brevità e verità, ti pone innanzi; e a questa tal dimo¬ strazione non manca, se non il romore delle macchine, e le grida de li spaventanti vin¬ citori, e le grida e pianti de li spaventati, le quali cose ancora il poeta non può rap¬ presentare al senso deH'audito. Diremo adun¬ que la Poesia essere scienza, che somma¬ mente opera nelli orbi, e la Pittura fare il medesimo nelii sordi. Essa tanto resta più degna che la Poesia, quanto ella serve a mi¬ glior senso. Solo il vero uffizio del poeta è fingere parole di gente, che insieme parlino, e sol queste rappresenta al senso dell’ au¬ dito tanto come naturali, perchè in se sono naturali create dall’ umana voce, e, in tutte l’ altre consequenzie, è superato dal pittore. Ma molto pili sanza comparazione son le varietà, in che s' astende la Pittura, che [p. 244 modifica] quelle, in che s’ astendono le parole, per¬ chè infinite cose farà il pittore, che le pa¬ role non le potrà nominare, per non aver vocaboli appropriati a quelle. Or non vedi tu, che, se ’l pittore voi fìngere animali o diavoli nell’inferno, con quanta abbondan- zia d’invenzione egli trascorre? E già intervenne a me fare una pittura, che rappresentava una cosa divina, la quale comperata dall’ amante di quella, volle le¬ varne la rappresentazione di tal deità, per poterla baciare sanza sospetto. Ma infine la coscienza vinse li sospiri e la libidine, e fu forza, eli’ ei se la levasse di casa. Or va tu, poeta, descrivi una bellezza sanza rappre¬ sentazioni di cosa viva, e desta li uomini con quella a tali desideri! Se tu dirai: — io ti descriverò l’ inferno o ’l paradiso, e altre delizie o spaventi — ; il pittore ti supera, per¬ chè ti metterà innanzi cose, che, tacendo, diranno tali delizie, o ti spaventeranno, e ti movono l’ animo a fuggire. Move più pre¬ sto li sensi la pittura, che la poesia. E se tu dirai, che con le parole tu leverai un po¬ polo in pianto o in riso ; io ti dirò, che non sei tu che muove, egli è l’oratore, e è ’l riso. Uno pittore fece una pittura, che, chi la vedeva, sùbito sbadigliava, e tanto repli[p. 245 modifica] cava tale accidente, quanto si teneva Toc¬ chi alla pittura, la quale ancora lei era finta a sbadigliare. Altri hanno dipinto atti libidinosi e tanto lussuriosi, elf hanno incitati li risguar- datori di quella alla medesima festa, il che non farà la Poesia. E se tu scriverai la fi¬ gura d’ alcuni Dei, non sarà tale scrittura nella medesima venerazione che la Idea di¬ pinta, perchè a tale pittura sarà fatto di continuo voti e diverso orazioni, e a quella concorreranno varie generazioni di diverse provincie e per li mari orientali. E da tali si dimanderà soccorso a tal pittura e non alla scrittura. Qual è colui, che non voglia prima per¬ dere T audito, T odorato e ’l tatto, che ’l ve¬ dere? Perchè, chi perde il vedere, è confano, eh’ è cacciato dal mondo, perchè egli piu no ’l vede, nè nessuna cosa. E questa vita è sorella della morte. XI. — IMPORTANZA DELL’ OCCHIO NELLA VITA ANIMALE. Maggior danno ricevono li animali per la perdita del vedere, che dell’ audire, per piu cagioni,- e prima, che mediante il ve¬ dere il cibo è ritrovato, donde si debbe [p. 246 modifica] nutrire, il quale è necessario a tutti gli ani¬ mali; e ’l secondo, che per il vedere si com¬ prende il. bello delle cose create, massime delle cose, eh’ inducono all’ amore, nel quale il cieco nato non può pigliare per lo andito, perchè mai non ebbe notizia, che cosa lusse bellezza d’ alcuna cosa. Restagli l’audito, per il quale solo intende le voci e parlare uma¬ no, nel quale è i nomi di tutte le cose, a chi è dato il suo nome. Sanza la saputa d’essi nomi ben si può vivere lieto, come si vede nelli sordi nati, cioè li muti, che me¬ diante il disegno, il quale è piti de’ muti, si dilettano. XII. — LA PITTURA È UNA POESIA MUTA. Qual poeta con parole ti metterà in¬ nanzi, o amante, la vera effìgie della tua idea con tanta verità, qual farà il pittore? Qual fìa quello, che ti dimostrerà siti de fiumi, boschi, valli e campagne, dove si rap¬ presenti li tuoi passati piaceri, con piti ve¬ rità del pittore? E setu dici:- laPittura èuna Poesia muta per sè, se non v’ è chi dica o parli per lei, quello ch’ella rappresenta — ; or non vedi tu, che ’l tuo libro si trova in peggioi grado? Perchè ancora ch’egli abbia un no[p. 247 modifica]rao, che parli per lui, non si vede niente della cosa, di che si parla, come si vederà di quello, che parla per le pitture ; le quali pitture, se saranno ben proporzionati li atti co’ li loro accidenti mentali, saranno intese, come se parlassino. XIII. — SEGUE DELLA PITTURA E POESIA. La Pittura è una Poesia, che si vede e non si sente, e la Poesia è una Pittura, che si sente e non si vede. Adunque queste due Poesie, o vuoi dire due Pitture, hanno scam¬ biati li sensi, per li quali esse dovrebbono penetrare all’ intelletto. Perchè, se l’una e l’ altra è Pittura, de’ passare al senso co¬ mune per il senso più nobile, cioè l’occhio; e se l’ una e l’ altra è Poesia, esse hanno a passare per il senso meno nobile, cioè V audito. Adunque daremo la Pittura al giudizio del sordo nato, e la Poesia sarà giudicata dal cieco nato ; e, se la Pittura sarà figu¬ rata con li movimenti appropriati alli acci¬ denti mentali delie figure, che operano in qualunque caso, sanza dubbio il sordo nato intenderà le operazioni e l’ intenzioni degli operatori, ma iì cieco nato non intenderà mai cosa che dimostri il poeta, la qual fac[p. 248 modifica] •eia onore a essa Poesia; conciossiachè della nobili sue parti è il figurare li gesti e li componimenti delle istorie e li siti ornati e dilettevoli, con le trasparenti acque, per le quali si vede li verdeggianti fondi dellij suoi corsi, scherzare le onde sopra prati e minute ghiare, coll’ erbe, che con lor si mi- * schiano, insieme con li sguizzanti pesci, e| simili descrizioni, le quali si potrebbono cosi dire ad un sasso, come ad un cieco nato; perchè mai vide nessuna cosa, di che si compone la bellezza del mondo, cioè luce, tenebre, colore, corpo, figura, sito, remo- none, propinquità, moto e quiete, le quali son dieci ornamenti della natura. Ma il sordo, avendo perso il senso meno nobile, ancora ch’egli abbia insieme persa la loquela, perchè mai udì parlare, mai potè imparare alcun linguaggio, ma questo in¬ tenderà bene ogni accidente, che sia nelli corpi umani, meglio che un che parli e che abbia audito, e similmente conoscerà le opere •de’ pittori e quello, che in esse si rappre¬ senti, e a che tali figure siano appropriate. XIV. — SEGUE. La Pittura è una Poesia muta, e la Poe¬ sia è una Pittura cieca, e V una e l’altra va [p. 249 modifica] imitando la natura, quanto è possibile alle lor potenze, e per l’ una e per l’ altra si può dimostrare molti morali costumi, come fece Apelle colla sua Calunnia. Ma della Pittura, perche serve all* oc¬ chio, senso più nobile, ne risulta una pro¬ porzione armonica ; cioè che, siccome molte varie voci, insieme aggiunte ad un medesi¬ mo tempo, ne risulta una proporzione ar¬ monica, la quale contenta tanto il senso dell’udito, che li auditori restano, con stu¬ pente ammirazione, quasi semivivi ; ma molto più farà le proporzionali bellezze d’ un an¬ gelico viso, posto in pittura, dalla quale proporzionalità ne risulta un’armonico con¬ cento, il quale serve all’occhio in uno me¬ desimo tempo, che si faccia dalla musica all’ orecchio. E se tale armonia delle bel¬ lezze sarà mostrato all’ amante di quella, di che tali bellezze sono imitate, sanza dubbio esso resterà con istupenda ammirazione e gaudio incomparabile e superiore a tutti l’ altri sensi. Ma della Poesia,— la quale s’abbia a sten¬ dere alla figurazione d’una perfetta bellezza, con la figurazione particulare di ciascuna parte, della quale si compone in pittura la predetta armonia, — non ne risulta altra gra[p. 250 modifica] zia, che si facessi a far sentir nella musica ciascuna voce per se sola in vari tempi, delle quali non si comporrebbe alcun con¬ cento, come se volessimo mostrare un volto a parte a parte, sempre ricoprendo quelle, che prima si mostrarno, delle quali dimo¬ strazioni l’oblivione * non lascia comporre alcuna proporzionalità d’ armonia, perchè l’occhio non le abbraccia co’ la sua virtù visiva a un medesimo tempo. Il simile accade nelle bellezze di qua¬ lunque cosa fìnta dal poeta, de le quali, per essere le sue parti dette separatamente in separati tempi, la memoria non riceve al¬ cuna armonia. XV. — LA PITTURA SI PRESENTA ALL’OCCHIO NEL SUO TUTTO IN ISTANTE. La Pittura immediate ti si rappresenta con quella dimostrazione, per la quale il suo fattore l’ ha generata, e dà quel piacere al senso massimo, qual dare possa alcuna cosa creata dalla natura. E in questo caso, il poeta, che manda le medesime cose al co- mun senso per la via dell' audito, minor sen- dimenticare. [p. 251 modifica]so, non dà all’ occliio altro piacere, che se un- sentissi raccontar una cosa. Or vedi, che differenza è dall’ audir rac¬ contare una cosa, che dà piacere all’ occhia con lunghezza di tempo, o vederla con quella prestezza che si vedono le cose naturali. E ancorché le cose de’ poeti sieno con lungo intervallo di tempo lette, spesse sono le volte, eh’ elle non sono intese, e bisogna farli sopra diversi conienti, de’ quali raris¬ sime volte tali comentatori intendono qual fusse la mente del poeta ; e molte volte 1 lettori non leggono, se non piccola parte delle loro opere, per disagio di tempo. Ma l’ opera del pittore immediate è compresa dalli suoi riguardatoci. XVI. — SEGUE. La Pittura ti rappresenta in un subita la sua essenza nella virtù visiva e per il proprio mezzo, donde la imprensiva riceve li obbietti naturali, e ancora nel medesima tempo, nel quale si compone l’ armonica proporzionalità delle parti, che compongona il tutto, che contenta il senso ; e la Poesia riferisce il medesimo, ma con mezzo mena degno de l’ occhio, il quale porta nell’ im¬ prensiva più confusamente e con più tar[p. 252 modifica] dita le figurazioni delle cose nominate, che non fa rocchio, vero mezzo intra l’obbietto <ì l’imprensiva, il quale immediate conferi¬ sce con somma verità le vere superfizie e ligure di quel, che dinanzi se gli appre¬ sela; delle quali ne nasce la proporziona¬ lità detta armonia, che con dolce concento contenta il senso, non altrementi, che si facciano le proporzionalità di diverse voci al senso dello udito, il quale ancora è men degno, che quello dell’ occhio, perchè tanto, quanto ne nasce, tanto ne more, e è si ve¬ loce nel morire, come nel nascere. Il che intervenire non può nel senso del vedere ; perchè, se tu rappresenterai all’ occhio una bellezza umana, composta di proporziona¬ lità di belle membra, esse bellezze non sono si mortali, nè si presto si struggono, come fa la musica, anzi, ha lunga permanenza, e ti si lascia vedere e considerare; e non ri¬ nasce, come fa la musica nel molto sonare, nè t’induce fastidio, anzi t’innamora, e è causa, che tutti li sensi insieme con l’ oc¬ chio, la vorrebbero possedere, e pare, che a gara voglian combattere con l’occhio. Pare, che la bocca, s’ è la bocca, se la vorrebbe per sè in corpo; l’orecchio piglia piacere d’audire le sue bellezze; il senso del tatto la vor[p. 253 modifica]l’ arte. rebbe penetrare per tutti i suoi meati; il naso ancora vorrebbe ricevere F aria, eh’ al continuo di lei spira. Ma la bellezza di tale armonia il tempo in pochi anni la distrugge, il che non ac¬ cade in tal bellezza imitata dal pittore, per¬ chè il tempo lungamente la conserva; & Focchio, inquanto al suo uffizio, piglia il vero piacere di tal bellezza dipinta, qual si facessi della bellezza viva; mancagli il tat¬ to, il quale si fa maggior fratello nel me¬ desimo tempo, il quale, poiché avrà avuto il suo intento, non impedisce la ragione del considerare la divina bellezza. E in questo caso la pittura, imitata da quella, in gran parte supplisce : il che supplire non potrà la descrizione del poeta,, il quale in questo caso si vole equiparare al pittore, ma non s’ avvede, che le sue parole, nel far men¬ zione delle membra di tal bellezza, il tempo le divide V una dall’ altra, v* inframmetto l’oblivione, e divide le proporzioni, le quali lui, sanza gran prolissità, non può nominare ; e non potendole nominare, esso non può com¬ porne 1* armonica proporzionalità, la quale è composta di divine proporzioni. E per que¬ sto un medesimo tempo, nel quale s’ in¬ chinile la speculazione cl’ una bellezza di-* [p. 254 modifica] pinta, non pub dare una bellezza descritta, e fa peccato contro natura quel, che si de’ mettere per l’ occhio, a volerlo mettere per l’ orecchio. Lasciavi entrare 1* uffìzio della Musica, e non vi mettere la scienza della Pittura, vera imitatrice delle naturali figure di tutte le cose. Chi ti mòve, o omo, ad abbandonare le proprie tue abitazioni della città, e lasciare li parenti e amici, e andare in lochi cam¬ pestri per monti e valli, se non la naturale bellezza del mondo, la quale, se ben consi¬ deri, sol col senso del vedere fruisci? e se il poeta vole in tal caso chiamarsi anco lui pittore, perchè non pigliavi tali siti descritti dal poeta, e startene in casa sanza sentire il superchio calore del sole ? oh ! non t’ era questo piu utile e men fatica, perchè si fa -al fresco e sanza moto e pericolo di ma¬ lattia? Ma l’anima non potea. fruire il be¬ nefizio de li occhi, finestre delle sue abita¬ zioni, e non potea ricevere le spezie de li -allegri siti, non potea vedere l’ ombrose valli rigate dallo scherzare delli serpeg¬ gianti fiumi, non potea vedere li vari fiori, che con loro colori fanno armonia all’ oc¬ chio, e cosi tutte le altre cose, che ad esso occhio rappresentare si possono. Ma se il [p. 255 modifica]pittore, nelii freddi e rigidi tempi dell’ in¬ verno, ti pone innanzi li medesimi paesi di¬ pinti ed altri, ne’ quali tu abbi ricevuto li tuoi piaceri ; se appresso a qualche fonte, tu possi rivedere te, amante con la tua amata, nelli fioriti prati, sotto le dolci ombre delle verdeggianti piante, non riceverai tu altro piacere, che a udire tale effetto descritto dal poeta? Qui risponde il poeta, e cede alle sopra dette ragioni, ma dice, che supera il pit¬ tore, perchè lui fa parlare e ragionare li omini con diverse finzioni, nelle quali ei finge cose, che non sono ; e che commuo- verà li omini a pigliare le armi ; e che de¬ scriverà il cielo, le stelle e la natura e le arti e ogni cosa. Al quale si risponde, che nessuna di queste cose, di che egli parla, è sua professione propria, ma che, s’ ei vuol parlare e orare, è da persuadere che in questo egli è vinto dall’oratore ; e se parla di Astrologia, che lo ha rubato all’ astro¬ logo ; e di Filosofia al filosofo ; e che in ef¬ fetto la Poesia non ha propria sedia, nè la merita altramente che di un mereiaio ra~ gunatore di mercanzie, fatte da diversi ar¬ tigiani. Quando il poeta cessa del figurare colle [p. 256 modifica]I PENSIERI. 25G parole quel che in natura e un fatto, allora il poeta non si fa eguale al pittore, perche se il poeta, lasciando tal figurazione, e’ de¬ scrive lo parole ornate e persuasi\ e di co¬ lui a chi esso vole far parlare, allora egli si fa oratore, e non è più poeta, nè è pit¬ tore; e se lui parla de’ cieli, egli si fa astro¬ logo ; e filosofo e teologo parlando delle cose di natura e di Dio ; ma, se esso ritorna alla figurazione di qualunque cosa, e1 si fa¬ rebbe emulo al pittore, se potesse saddisfare all’ occhio in parole come fa il pittore. Ma la deità della scienza della Pittura considera le op>ere, cosi umane, come divi¬ ne, le quali sono terminate dalle loro su- perfizie, cioè linee de’ termini de’ corpi, con le quali ella comanda allo scultore la per¬ fezione delle sue statue. Questa col suo prin¬ cipio, cioè il disegno, insegna all’ architet¬ tore a fare, che il suo edilìzio si renda grato all’occhio ; questa alli componitori di diversi vasi; questa alli orefici, tessitori, recaina- tori : questa ha trovato li caratteri, con li quali si esprimono li diversi linguaggi; que¬ sta ha dato li caratteri alli aritmetici: que¬ sta ha insegnata la figurazione alla Geo¬ metria; questa insegna alli prospettivi e astrolaghi e alli macchinatori e ingegneri. [p. 257 modifica]1/ ARTE, XVII. — COME LA SCIENZA DELL’ ASTROLOGIA NASCE DALL’ OCCHIO, PESCHE MEDIANTE QUELLO È GENERATA. Nessuna parte è nclPAstrologia, che non jsia ufficio delle linee visuali e della Pro¬ spettiva, figliuola della Pittura — perchè il pittore è quello, che, per necessità della sua arte, ha partorito essa Prospettiva, e non si può fare sanza linee, dentro alle quali linee s’ inchiudono tutte le varie figure de’ corpi, generate dalla natura, sanza le quali l’arte del geometra è orba. E se ’l geometra riduce ogni superficie, circondata da linee, alla figura del quadrato e ogni corpo alla figura del cubo, e l’Arit¬ metica fa il simile con le sue radici cube e quadrate; queste due scienze non s’ asten¬ dono, se non alla'notizia della quantità con¬ tinua e discontinua, ma della qualità non si travagliano, la quale è bellezza delle opere di natura e ornamento del mondo. XVIII. — PARLA IL POETA COL PITTORE. Dice il poeta, che la sua scienza è in¬ venzione e misura, e questo è il semplice corpo di poesia, invenzione di materia e misura nei versi, che ei riveste poi di tutte L. da Vinci. 17 [p. 258 modifica]. --- --- 253 I PENSIERI. le scienze, AI quale risponde il pittore, l’ avere li medesimi obblighi nella scienza della' Pittura, cioè invenzione e misura; in¬ venzione nella materia, che lui debbe fìnge¬ re, e misura nelle cose dipinte, acciocché non sieno sproporzionate ; ma che ei non si veste di tali tre scienze, anzi che V altro in gran parte si vestono della Pittura, come P Astrologia, che nulla fa sanza la Prospet¬ tiva, la quale è principal membro d’ essa Pittura, — cioè P Astrologia matematica, non dico della fallace giudichile (perdonerai, chi, per mezzo dolli sciocchi, ne vive!) Dice il poeta, che descrive una cosa, che ne rappresenta un’ altra piena di belle sen¬ tenze.* Il pittore dico aver in arbitrio di far il medesimo, e in questa parte anco egli è poeta. E se ’l poeta dice di far accendere li omini ad amare, eh’ è cosa principale della spezie di tutti P animali, il pittore ha potenza di faro il medesimo, tanto più, che lui mette innanzi all’ amante la propria ef¬ fìgie della cosa amata, il quale spesso fa con quella, baciandola e parlandole, quello, che non farebbe colle medesime bellezze, portate innanzi dallo scrittore ; e tanto più [p. 259 modifica]supera gl’ ingegni de li omini, che V in¬ duce ad amare e innamorarsi di pittura, che non rappresenta alcuna donna viva. E se il poeta serve al senso per la via dell’ orecchio, il pittore per rocchio piu de¬ gno senso. Ma io novi voglio eia questi tali altro, se non che uno bono pittore figuri il furore d’ una battaglia, e che ’l poeta ne scriva un altro, e che sieno messi in pub¬ blico da compagnia* ; vedrai i veditori dove più si fermeranno, dove più considereranno, dove si darà più laude, e quale saddisferà meglio. Certo la pittura, di gran lunga più utile e bella, più piacerà. Poni iscritto il nome di Dio in uno loco, e ponevi la sua figura a riscontro, vedrai quale fìa più re- verita. Se la Pittura abbraccia in se tutte le forme della natura, voi non avete se non è i nomi, i quali non sono universali come le forme. Se voi avete li effetti delle dimo¬ strazioni, noi abbiamole dimostrazioni delti effetti. Tolgasi uno poeta, che descriva le bel¬ lezze d’una donna al suo innamorato, togli imo pittore che la figuri, vedrai dove liana- tura volterà più il giudicatore innamorato.

Certo il cimento delle cosa dovrebbe lasciare dare la sentenza alla sperienza. Voi avete messa la pittura infra Parti meccaniche; certo, se i pittori lussino atti a laudare collo scrivere P opere loro, come voi, io dubito non diacerebbe in s'i vile cognome. Se voi la chiamate meccanica, perchè è per ma¬ nuale * che le mani figurano quel che trovano nella fantasia, voi pittori disegnate con la penna manualmente quello che nello inge¬ gno vostro si trova. E se voi dicessi essere meccanica, perche si fa a prezzo ; chi cade in questo errore, se errore si po’ chiamare, più di voi ? Se voi leggete per li Studi, non andate voi a chi più vi premia ? Fate voi alcuna opera, sanza qualche premio? benché questo non dico per biasimare simili opinio¬ ni, perchè ogni fatica aspetta premio, o potrà dire uno poeta : — io farò una finzione, che significa cosa grande. — Questo medesimo farà il pittore, come fece Apello la Calunnia. XIX. — RISPOSTA DEL RE MATTIA AD UN POETA CHE GAREGGIAVA CON UN PITTORE. Portando, il di del natale del re Mattia, un poeta un’ opera fattagli in laude del

giorno, eli’ esso re era nato, a beneficio del inondo, e un pittore gli presentò un ritratto ( della sua innamorata ; sùbito il Re rin- I chiuse il libro del poeta, e voltossi alla pit- Itura, e a quella fermò la vista con grande ammirazione. Allora il poeta, forte sdegnato, disse: — o re, leggi, léggi, e sentirai cosa di mag¬ gior sustanzia, che una muta pittura ! — Allora il re, sentendosi riprendere del riguardar cose mute, disse: « o poeta, taci, eli è non sai ciò elio ti dica; questa pittura serve a miglior senso che la tua, la qual è da orbi. Dammi cosa che io la possa vedere e toccare, e non che solamente la possa udire, e non biasimare la mia elezione deì- V avermi io messo la tua opera sotto il go¬ mito, e questa del pittore tengo con le due mani, dandola atli miei occhi, perchè le mani da lor medesime hanno tolto a ser¬ vire a più. degno senso, che non è l’ audire. E io per me giudico, che tale proporzione sia della scienza del pittore a quella del poeta, qual è dalli suoi sensi, de’ quali que¬ sti si fanno obbietti. » R'on sai tu che la nostra anima è com¬ posta d’ armonia, e armonia non s’ ingenera [p. 262 modifica]se non in istanti,* nei quali le proporziona¬ lità delti obbietti si fan vedere o ridire ? Non vedi, che nella tua scienza non è pro¬ porzionalità creata in istante, anzi l’ una parto nasce dall’ altra successivamente, o non nasce la succedente, se l’ antecedente non muore ? » Per questo giudico la tua invenzione es¬ sere assai inferiore a quella del pittore, solo perchè da quella non componesi pro¬ porzionalità armonica. Essa non contenta la mente dell’ auditore o veditore, come fa la proporzionalità delle bellissime membra, componitrici delie divine bellezze di que¬ sto viso, che m’ è dinanzi, le quali in un medesimo tempo tutte ’nsieme giunte, mi danno tanto piacere colla divina loro pro¬ porzione, che nuli’ altra cosa giudico esser sopra la terra fatta dall’uomo, che dar lo possa maggiore. » XX. — ALTEZZA DEL MONDO VISIBILE. Non è Si insensato giudizio che, se gli è proposto qual è piu da eleggere o stare in perpetue tenebre o voler perder l’audito, che

  • armonia esige contemporaneità di pai*ti. [p. 263 modifica]sùbito non dica voler più tosto perdere

l’ audito insieme con l’ odorato, prima elio restar cieco. Perchè chi perde il vedere, perde la bel¬ lezza del mondo con tutte le forme delle cose create, e il sordo sol perde il suono fatto dal moto dell’ aria percossa, eh’ è mi¬ nima cosa nel mondo. Tu, che dici la scienza essere tanto più nobile, quant’essa s’astendo in più degno subbietto,e per questo più vale una falsa immaginazione dell’ essenza di Dio, che una immaginazione d’una cosa men degna; e per questo diremo, la Pittura, la quale solo s’ astende nell’ opere d* Iddio essere più degna della Poesia, che solo si astende in bugiarde finzioni de l’ opere umane. XXI. — ARGrUIZIONE DEL POETA CONTRO ’L PITTORE. — Tu dici, o pittore, che la tua arte è ado¬ rata, ma non imputare a te tal virtù, ma alla cosa, di che tal pittura è rappresentatrice. — Qui il pittore risponde : — o tu, poeta, che ti fai ancora tu imitatore, perchè non rap¬ presenti con le tue parole cose, che le let¬ tere tue, contenitrici d’ esse parole, ancora- loro sieno adorate ? — [p. 264 modifica] Ma la natura ha più favorito il pitturo che ’l poeta, e meritamente l’ opere del fa¬ vorito debbono essere più onorate, che di quello che non e in favore. Adunque, laudiamo quello che con le pa¬ role saddisfa all’ audito, e quel che con la pittura saddisfa al contento del vedere ; ma tanto meno quel delle parole, quanto elle sono accidentali e create da minor autore, che l’ opere di natura, di che ’l pittore è imitatore. La qual natura è terminante dentro alle* figure della lor superficie. XXII. — CONCLUSIONE INFRA fL POETA E IL PITTORE. Poi che noi abbiamo concluso, la Poesia esser in sommo grado di comprensione alti ciechi, e che la Pittura fa il medesimo alli sordi, noi diremo, tanto più valere la Pit¬ tura che la Poesia, quanto la Pittura serve a miglior senso e più nobile, che la Poe¬ sia; la qual nobiltà è provata esser tripla alla nobiltà di tre altri sensi, perchè è stato eletto di volere piuttosto perdere l’ audito e odorato e tatto, che ’l senso del vedere. Perchè, chi perde il vedere, perde la ve¬ duta e bellezza dell’ universo, e resta a si- i [p. 265 modifica]militudine di un che sia chiuso in vita in una sepoltura, nella quale abbia moto e vita. Or non vedi tu, che l’ occhio abbraccia la bellezza di tutto il mondo ? Egli è capo dell’Astrologia ; egli fa la Cosmografia; esso tutte le umane arti consiglia e corregge ; move l’orno a diverse parti del mondo; que¬ sto è principe delle Matematiche ; le sue scienze sono certissime ; questo ha misurato 1* altezze e grandezze delle stelle ; questo ha trovato gli elementi e loro siti ; questo lia fatto predire le cose future, mediante il corso delle stelle; questo l’Architettura e Prospettiva, questo la divina Pittura ha ge¬ nerata. 0 eccellentissimo sopra tutte l’ al¬ tre cose create da Dio ! quali laudi fien quelle, ch’esprimere possino la tua nobiltà? quali popoli, quali lingue saranno quelle, che appieno possino descrivere la tua vera operazione ? Questa è finestra dell’ umano corpo, per la quale P anima specula e fruisce la bel¬ lezza del mondo ; per questo 1* anima si con¬ tenta della umana carcere, e, sanza questo, osso umano carcere è suo tormento; e per questo l’ industria umana ha trovato il fuo¬ co, mediante il quale l’ occhio riacquista quello, che prima li tolsero le tenebre. Que[p. 266 modifica] sto ha ornato la natura coll’ agricoltura e dilettevoli giardini. Ma che bisogna, eh’ io m’ astenda in sì alto e lungo discorso ? qual è quella cosa, che per lui non si faccia? Ei move li omini dall’Oriente all’Occidente ; questo ha trovato la navigazione; e in questo supera la na¬ tura, che li semplici naturali * sono finiti, e 1» opere, che l’ occhio comanda alle mani, sono infinite, come dimostra il pittore nelle finzioni d’ infinite forme d’ animali e erbe, piante e siti. XXIII. — COME LA MUSICA SI DEE CHIAMARE SORELLA E MINORE DELLA PITTURA. La Musica non è da essere chiamata al¬ tro, che sorella della Pittura, conciossiachè essa è subbietto dell’ audito, secondo senso all’ occhio, e compone armonia con la con¬ giunzione delle sue parti proporzionali, ope¬ rate nel medesimo tempo, costrette a na¬ scere e morire in uno o più tempi armonici ; li quali tempi circondano la proporziona¬ lità de’ membri, di che tale armonia si com¬ pone, non altrementi, che si faccia la linea

  • le varietà minerali, vegetali e animali. [p. 267 modifica]circonferenziale * le membra, di clie si ge¬

nera la bellezza umana. Ma la Pittura eccelle e signoreggia la Musica, perchè essa non more immediate dopo la sua creazione, come fa la sventu¬ rata Musica, anzi resta in essere, e ti si di¬ mostra in vita, quel che in fatto è, una sola superfizie. 0 maravigliosa scienza, tu riservi in vita le caduche bellezze de’ mortali, le quali hanno più permanenza, che le opere di na¬ tura, le quali al continuo sono variate dal tempo, che le conduce alla debita vecchiez¬ za ! e tale scienza ha tale proporzione con la divina natura, quale hanno le sue opere con le opere di essa natura, e per questo è- adorata.

........... t<n r. i . »*** 268 i pensieri. mando, mentre ch’ella nasce, è men degna delia Pittura, che con vetri* si fa eterna. Quella cosa, che contiene in se più uni¬ versalità e varietà di cose, quella fi a detta di più eccellenza: adunque la Pittura è da essere proposta a tutte le operazioni; per¬ chè è contenitrice di tutte le forme, che sono, e di quelle, che non sono in natura,

è più da essere magnificata e esaltata, che

la musica, che solo attende alla voce. Con questa si fa i simulacri alli Pii ; din¬ torno a questa si fa il culto divino, il quale è ornato con la Musica, a questa servente ; -con questa si dà copia alli amanti della causa de’ loro amori; con questa si riserva le bellezze, le quali il tempo e la genitrice natura fa fuggitive ; con questa noi riser¬ viamo le similitudini degli omini famosi. E se tu dicessi : — la Musica s’ eterna con lo . scriverla — - ; il medesimo facciamo noi qui colle lettere. Adunque, poiché tu hai messa la Musica infra le arti liberali, o tu vi metti questa, tu ne levi quella. E se tu dicessi : — li omini vili l’ adopra-

  • Vedi sopra al n. V. [p. 269 modifica]no—; e così è guasta la Musica da chi non

la sa. Se tu dirai: — le scienze non meccaniche- sono le mentali — ; io dirò che la pitturale mentale, e eh’ ella, — siccome la Musica e Geometria considerali le proporzioni delle quantità continue, e l’Aritmetica delle di¬ scontinue, — questa considera tutte le quan¬ tità continue e le qualità delle proporzioni d’ ombre e lumi e distanze, nella sua Pro¬ spettiva. XXV. — PARLA IL MUSICO COL PITTORE. Dice il musico, che la sua scienza è da/v essere equiparata a quella del pittore, per¬ chè essa compone un corpo di molte mem¬ bra, del quale lo speculatore contempla tutta la sua grazia, in tanti tempi armonici, quanti sono li tempi nelli quali essa nasce e more ; e con quelli tempi trastulla con grazia l’ anima, che risiede nel corpo deh suo contemplante. Ma il pittore risponde e dice, che il cor¬ po, composto delle umane membra, non da¬ di se piacere a’ tempi armonici, nelli quali essa bellezza abbia a nascere e morire, ma¬ lo fa permanente per moltissimi anni, e è* di tanta eccellenza, eh’ ella riserva in vita. [p. 270 modifica] quella armonia delle proporzionate mem¬ bra, le quali natura con tutte sue forze con¬ servar non potrebbe. . Quante pitture hanno conservato il si¬ mulacro di una divina bellezza, cbe il tempo o morte in breve ha distrutto il suo natu¬ rale esempio; e è restata più degna 1 opei a del pittore, che della natura sua maestra ! Se tu, o musico, dirai cbe la Pittura è meccanica per essere operata coll’esercizio delle mani ; e la Musica è operata con la bocca, ma non pel conto del senso del gu¬ sto, come la mano (non pel) senso del tatto.. Meno degne sono ancora le parole che’ fatti. Ma tu scrittore delle scienze, non eopì tu con mano, scrivendo ciò cbe sta nella mente, come fa il pittore ? E se tu dicessi, la Musica essere compo¬ sta di proporzione ; ho io, con questa mede¬ sima, sèguito la Pittura, come mi vedrai.- XXVI. — CONCLUSIONE DEL POETA, PITTORE E MUSICO. Tal differenza è in quanto alla figura¬ zione delle cose corporee dal pittore al poeta, quant’ è dalli corpi smembrati alli uniti : perchè il poeta, nel descrivere la bel[p. 271 modifica]lezza o bruttezza di qualunque corpo, te lo dimostra a membro a membro e in diversi tempi, e il pittore tei fa vedere tutto in un tempo. Il poeta non può porre colle parole la vera figura delle membra, di che si compone un tutto, come il pittore, il quale tei pone innanzi con quella verità, eh’ è possibile in natura. E al poeta accade il medesimo, co¬ me al musico, che canta solo un canto com¬ posto di quattro cantori; e canta prima il canto *, poi il tenore, e così seguita il con¬ tralto e poi il basso: e di costui non risulta la grazia della proporzionalità armonica, la quale si rinchiude in tempi armonici. E fa esso poeta a similitudine di un bel volto, il quale ti si mostra a membro a membro, che, così facendo, non rimarresti mai saddi- sfatto della sua bellezza, la quale solo con¬ siste nella divina proporzionalità delle pre¬ dette membra insieme composte, le quali solo in un tempo compongono essa divina armonia, di esso congiunto ** di membra, che spesso tolgono la libertà posseduta a chi le vede. E la Musica ancora fa, nel suo tempo ar-

  • Oggi : soprano. ** insieme accordo. [p. 272 modifica]aionico, le soavi melodie, composte delle sue

varie voci, dalle quali il poeta è piivato della loro discrezione* armonica; e, benché la Poesia entri pel senso dell’ audito alla sedia del giudizio, siccome la Musica, esso poeta non può descrivere l’ armonia della Musi¬ ca, perchè non ha podestà in un medesimo tempo di dire diverse cose, come la pro¬ porzionalità armonica della Pittura, compo¬ sta di diverse membra in un medesimo tempo, la dolcezza delle quali sono giudi¬ cate in un medesimo tempo, cosi in comu¬ ne, come in particolare. In comune in quanto allo intento del composto, in particolare, in quanto allo intento de’ componenti, di che si compone esso tutto; e per questo il poeta resta, in quanto alla figurazione delle cose corporee, molto indietro al pittore, e delle- cose invisibili rimane indietro al musico. Ma, s’ esso poeta toglie in prestito l’aiuto delle altre scienze, potrà comparire alle fiere come gli altri mercanti, portatori di diverse cose, fatte da pili inventori: e fa questo il poeta, quando si impresta l’altrui scienza* come dell’ oratore, filosofo, astro¬ logo, cosmografo e simili, le quali scienze

  • spartizione o divisione. [p. 273 modifica]sono in tutto sejKarate dal poeta. Adunque

questo è un sensale, che giunge insieme di¬ verse persone a fare una conclusione di un mercato ; e, se tu vorrai trovare il proprio ufficio del poeta, tu troverai non essere altro, che un ragunatore di cose rubate a diverse scienze, colle quali egli fa un composto bugiardo, o vuoi, con piu onesto dire, un composto finto. — E in questa tal finzione libera esso poeta s’ è equiparato al pittore, eh’ è la più debole parte della pittura. XXVII. — CAUSA DELLA INFERIORITÀ IN CUI È TENUTA LA PITTURA. Per fingere le parole la Poesia supera la Pittura, e per fingere fatti la Pittura su¬ pera la Poesia, e quella proporzione eh’ è da’ fatti alle parole, tal è dalla Pittura ad essa Poesia, perchè i fatti sono subbietta dell’ occhio, e le parole subbietto dell’orec¬ chio ; e così li sensi hanno la medesima proporzione in fra loro, quali hanno li loro obbietti infra sè medesimi, e per questa giudico la Pittura essere superiore alla Poesia. Ma per non sapere li suoi operatori dire la sua ragione è restata lungo tempo sanza L. da Vinci. 18 [p. 274 modifica] avvocati; perchè lei non parla, ma pei se si dimostra e termina ne’ latti, e la Poesia finisce in parole, con le eguali, come boriosa, se stessa lauda.