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l'arte | 263 |
sùbito non dica voler più tosto perdere l’audito insieme con l’odorato, prima che restar cieco.
Perchè chi perde il vedere, perde la bellezza del mondo con tutte le forme delle cose create, e il sordo sol perde il suono fatto dal moto dell’aria percossa, ch’è minima cosa nel mondo. Tu, che dici la scienza essere tanto più nobile, quant’essa s’astende in più degno subbietto, e per questo più vale una falsa immaginazione dell’essenza di Dio, che una immaginazione d’una cosa men degna; e per questo diremo, la Pittura, la quale solo s’astende nell’opere d’Iddio essere più degna della Poesia, che solo si astende in bugiarde finzioni de l’opere umane.
XXI. — arguizione del poeta contro ’l pittore.
— Tu dici, o pittore, che la tua arte è adorata, ma non imputare a te tal virtù, ma alla cosa, di che tal pittura è rappresentatrice. —
Qui il pittore risponde: — o tu, poeta, che ti fai ancora tu imitatore, perchè non rappresenti con le tue parole cose, che le lettere tue, contenitrici d’esse parole, ancora loro sieno adorate? —