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l'arte | 255 |
pittore, nelii freddi e rigidi tempi dell’inverno, ti pone innanzi li medesimi paesi dipinti ed altri, ne’ quali tu abbi ricevuto li tuoi piaceri; se appresso a qualche fonte, tu possi rivedere te, amante con la tua amata, nelli fioriti prati, sotto le dolci ombre delle verdeggianti piante, non riceverai tu altro piacere, che a udire tale effetto descritto dal poeta?
Qui risponde il poeta, e cede alle sopra dette ragioni, ma dice, che supera il pittore, perchè lui fa parlare e ragionare li omini con diverse finzioni, nelle quali ei finge cose, che non sono; e che commuoverà li omini a pigliare le armi; e che descriverà il cielo, le stelle e la natura e le arti e ogni cosa. Al quale si risponde, che nessuna di queste cose, di che egli parla, è sua professione propria, ma che, s’ei vuol parlare e orare, è da persuadere che in questo egli è vinto dall’oratore; e se parla di Astrologia, che lo ha rubato all’astrologo; e di Filosofia al filosofo; e che in effetto la Poesia non ha propria sedia, nè la merita altramente che di un merciaio ragunatore di mercanzie, fatte da diversi artigiani.
Quando il poeta cessa del figurare colle