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386 indice delle materie.


Potenza, nelle cose puramente naturali precede l’operarione, 251.

Potenza de’ sudditi, nociva al principe, 268. — È più facile impedirla da principio, che cresciuta reprimerla, 269.

Povero importuno che diede occasione a tre diversi motti, 122.

Povertà de’ sudditi, nociva al principe ed al governo, 268.

Pozzuolo, ahonda di vestigi dell’antica magnificenza, 271.

Precetti, molto giovano, 80.

Prefetto di Roma, sopragiunge nella Corte d’Urbino in tempo di questi ragionamenti, 70. — Lodato, ivi, 241. — Suo motto, 149. (Vedi Della Rovere Francesco Maria.)

Preghiere degli amanti debbono esser modeste, 229.

Prelato che pensava scioccamente d’esser grandissimo di statura, ciò che facesse, 141. — Prelati avari, 211.

Prelibato, termine forense, che significa sopraccennato, suddetto, preso goffamente da un fiorentino forse per qualche gran Prelato, 127.

Presenza de’ principi è spesso necessaria, 262.

Presuntuosi, per lo più favoriti da’ principi, 95. — Presuntuosi che vogliono giudicare di ciò che non sanno, 53, 59.

Presunzione affettata d’alcuni, 100.

Prete. (Vedi Messa.) — Prete da Varlungo innamorato della Belcolore, 124. — Prete di villa come motteggiato, 136, 137.

Primo dee procurar di comparire nelle publiche feste il Cortegiano, 82.

Principe, condizioni in esso richieste, 270 e seg. — Cose a lui convementi, toccate sommariamente, 266 a 271. — Cure e cognizioni allo stesso necessarie, 275 e seg. — Principe buono qual sia, 273. — Quanto sia giovevole al mondo, 218. (Vedi Squadro.) — Principe cattivo quanto noccia, ivi. — Quando si conosca ìncorrigibile, dee abbandonarsi dal Cortegiano, 282. — E perchè, ivi. — Principe, elegger buoni ministri è proprio ufficio di esso, 200. — Virtù de’ principi necessarie, ivi.—
Convenienti, 244. — Con esso dee principalmente conversare il Cortegiano, 91. — E come possa in ciò essergli grato, ivi. — Principe mascherato come debba portarsi, 85. — Principi, aborriscono per lo più d’udire la schietta verità, e però nel porgerla loro si richiede gran destrezza, 247. — Di che cosa abbiano essi più bisogno, 245. — Loro principal incumbenza, 260. — Principi cattivi e ignoranti, peggiori di certi colossi fatti di stoppa e di stracci, e perchè, 246. — Principi eccellenti quanto sien rari, 276. — Principi, quando sono di buona natura, facilmente s’instituiscono, 279.

Procuste, biasimato, 271.

Profession di colui con cui si parla, attender si dee, 83.

Prometeo, qual sapienaa fingesi che rubasse a Minerva e a Vulcano, 249.

Propinqui come debbausi amare dal principe, 263.

Prosperità de’ principi da che dipenda, 267. — Prosperità, pericoli di essa, 264.

Proto da Lucca, sua novella, 134.

Protogene, perchè biasimato da Apelle, 37. (Vedi Demetrio.)

Provenzal lingua antica non s’intende dagli stessi paesani, 48.

Prudenza che cosa sia, 256, 267. — Corregge la mala fortuna, 267. — Necessaria a tutte l’altre virtù, 274.

Prudenza del Cortegiano, 113 e seg.

Publio Crasso Muziano punisce troppo severamente un ingegnero, 99.

Pudicizia nelle donne quanto sia laudabile, 205. — È più commune in esse che negli uomini, ivi. — Per quai cose spesso da esse si venda stoltamente e vergognosamente, 275.

Puglia, come si risanino colà gli atarantati, ovvero morsicati dalla tarantola, 15.

Q

Querele, il Cortegiann dev’essere intendente delle querele che insorgono tra i nobili, 30.