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gli governassero, e da essi fossero obediti, fossero di pastori divenuti gran signori? Vedete adunque che non la moltitudine dei sudditi, ma il valor fa grandi li principi.—

XXXVI. Erano stati per buon spazio attentissimi al ragionamento del signor Ottaviano la signora Duchessa e la signora Emilia, e tutti gli altri; ma avendo quivi esso fatto un poco di pausa, come d’aver dato fine al suo ragionamento, disse messer Cesare Gonzaga: Veramente, signor Ottaviano, non si può dire che i documenti vostri non sian buoni ed utii; nientedimeno io crederei, che se voi formaste con quelli il vostro principe, più presto meritareste nome di buon maestro di scola che di buon Cortegiano, ed esso più presto di buon governatore che di gran principe. Non dico già che cura dei signori non debba essere che i popoli siano ben retti con giustizia e buone consuetudini; nientedimeno ad essi parmi che basti eleggere buoni ministri per eseguir queste tai cose, e che ’l vero officio loro sia poi molto maggiore. Però s’io mi sentissi esser quell’eccellente Cortegiano che hanno formato questi signori, ed aver la grazia del mio principe, certo è ch’io non lo indurrei mai a cosa alcuna viziosa; ma, per conseguir quel buon fine che voi dite, ed io confermo dover esser il frutto delle fatiche ed azioni del Cortegiano, cercherei d’imprimergli nell’animo una certa grandezza, con quel splendor regale e con una prontezza d’animo e valore invitto nell’arme, che lo facesse amare e reverir da ognuno di tal sorte, che per questo principalmente fosse famoso e chiaro al mondo. Direi ancor che compagnar dovesse con la grandezza una domestica mansuetudine, con quella umanità dolce ed amabile, e buona maniera d’accarezzare e i sudditi e i stranieri discretamente, più e meno, secondo i meriti, servando però sempre la maestà conveniente al grado suo, che non gli lasciasse in parte alcuna diminuire l’autorità per troppo bassezza, nè meno gli concitasse odio per troppo austera severità; dovesse essere liberalissimo, e splendido, e donar ad ognuno senza riservo, perchė Dio, come si dice, è tesauriero dei principi liberali; far conviti magnifici, feste, giochi, spettacoli publici; aver gran numero di cavalli eccellenti, per utilità nella guerra e