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libro secondo. 137


settimana, cominciò in nome del popolo la confession generale; e dicendo: Io ho peccato in mal fare, in mal dire, in mal pensare, — e quel che seguita, facendo menzion di tutti i peccati mortali; un compare, e molto domestico del prete, per burlarlo disse ai circostanti: Siate testimonii tutti di quello che per sua bocca confessa aver fatto, perch’io intendo notificarlo al vescovo. — Questo medesimo modo usò Sallaza dalla Pedrada per onorar una signora, con-la quale parlando, poi che l’ebbe laudata, oltre le virtuose condizioni, ancor di bellezza, ed essa rispostogli che non meritava tal laude, per esser già vecchia, le disse51: Signora, quello che di vecchio avete, non è altro che lo assomigliarvi agli angeli, che furono le prime e più antiche creature che mai formasse Dio. LXV. Molto servono ancor così i detti giocosi per pungere, come i detti gravi per laudar, le metafore bene accommodate, e massimamente se son risposte, e se colui che risponde persiste nella medesima metafora detta dall’altro. E di questo modo fu risposto a messer Palla de’ Strozzi, il quale essendo forauscito di Fiorenza, e mandandovi un suo per altri negozii, gli disse, quasi minacciando: Dirai da mia parte a Cosimo de’ Medici, che la gallina cova. — Il messo fece l’ambasciata impostagli; e Cosimo, senza pensarvi, subito gli rispose: E tu da mia parte dirai a messer Palla, che le galline mal possono covar fuor del nido. — Con una metafora laudò ancor messer Camillo Porcaro gentilmente il signor Marc’Antonio Colonna; il quale avendo inteso, che messer Camillo in una sua orazione aveva celebrato alcuni signori italiani famosi nell’arme, e, tra gli altri, d’esso aveva fatto onoratissima menzione, dopo l’averlo ringraziato, gli disse: Voi, messer Camillo, avete fatto degli amici vostri, quello che de’ suoi denari talor52 fanno alcuni mercatanti, li quali quando si ritrovano aver qualche ducato falso, per spazzarlo pongon quel solo tra molti buoni, ed in tal modo lo spendeno; così voi per onorarmi, bench’io poco vaglia, m’avete posto in compagnia di così virtuosi ed eccellenti signori, ch’io col merito loro forsi passerò per buono. — Rispose al lor messer Camillo: Quelli che falsifican li ducati sogliono