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libro quarto. 273


nero rampollo sotto l’ombra d’arbore eccellente e carico di frutti, per rinovarlo molto più bello e più fecondo quando fia tempo; chè, come di là scrive il nostro Castiglione, e più largamente promette di dire al suo ritorno, pare che la natura in questo signore abbia voluto far prova di sė stessa, collocando in un corpo solo tante eccellenze, quante bastariano per adornarne infiniti. Disse allor messer Bernado Bibiena: Grandissima speranza ancor di sè promette don Carlo26, principe di Spagna, il quale non essendo ancor giunto al decimo anno della sua età, dimostra già tanto ingegno e così certi indizii di bontà, di prudenza, di modestia, di magnanimità e d’ogni virtù, che se l’imperio di cristianità sarà, come s’estima, nelle sue mani, creder si puỏ che ’l debba oscurare il nome di molti imperatori antichi, ed aguagliarsi di fama ai famosi che mai siano stati al mondo.

XXXIX. Soggiunse il signor Ottaviano: Credo adunque che tali e così divini principi siano da Dio mandati in terra, e da lui fatti simili della età giovenile, della potenza dell’arme, del stato, della bellezza e disposizion del corpo, a fin che siano ancor a questo buon voler concordi; e se invidia o emulazione alcuna esser deve mai tra essi, sia solamente in voler ciascuno esser il primo e più fervente ed animato a così gloriosa impresa. Ma lasciamo questo ragionamento, e torniamo al nostro. Dico adunque, messer Cesare, che le cose che voi volete che faccia il principe son grandissime e degne di molta laude; ma dovete intendere, che se esso non sa quello ch’io ho detto che ha da sapere, e non ha formato l’animo di quel modo, ed indrizzato al cammino della virtù, difficilmente saprà esser magnanimo, liberale, giusto, animoso, prudente, o avere alcuna altra qualità di quelle che se gli aspettano; nė per altro vorrei che fosse tale, che per saper esercitar queste condizioni: chè sì come quelli che edificano non son tutti buoni architetti, così quegli che donano non son tutti liberali; perchė la virtù non nuoce mai ad alcuno, e molti sono che robbano per donare, e così son liberali della robba d’altri; alcuni dànno a cui non debbono, e lasciano in calamità e miseria quegli a’ quali sono obligati; altri dànno con una certa mala grazia e quasi dispetto, tal