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246 | il cortegiano |
prensione ma pur contradizione, che da questa ignoranza passano
ad una estrema persuasion di sè stessi, talmente che
poi non ammettono consiglio nė parer d’altri; e perchè credono
che ’l saper regnare sia facilissima cosa, e per conseguirla
non bisogni altr’arte o disciplina che la sola forza,
voltan l’animo e tutti i suoi pensieri a mantener quella potenza
che hanno, estimando che la vera felicità sia il poter
ciò che si vuole. Però alcuni hanno in odio la ragione e la
giustizia, parendo loro che ella sia un certo freno ed un
modo che lor potesse ridurre in servitù, e diminuir loro quel
bene e satisfazione che hanno di regnare, se volessero servarla;
e che il loro dominio non fosse perfetto nè integro, se
essi fossero constretti ad obedire al debito ed all’onesto, perchè
pensano che chi obbedisce non sia veramente signore.
Però andando drieto a questi principii, e lasciandosi trapportare
dalla persuasion di sè stessi, divengon superbi, e col
volto imperioso e costumi austeri, con veste pompose, oro e
gemme, e col non lasciarsi quasi mai vedere in publico, credono
acquistar autorità tra gli uomini, ed esser quasi tenuti Dei;
e questi sono, al parer mio, come i colossi che l’anno passato
fur fatti a Roma il dì della festa di piazza d’Agone3, che di
fuori mostravano similitudine di grandi uomini e cavalli trionfanti,
e dentro erano pieni di stoppa e di strazzi. Ma i principi
di questa sorte sono tanto peggiori, quanto che i colossi
per la loro medesima gravità ponderosa si sostengon ritti; ed
essi, perchè dentro sono mal contrapesati, e senza misura
posti sopra basi ineguali, per la propria gravità ruinano sè
stessi, e da uno errore incorrono in infiniti; perchè la ignoranza
loro, accompagnata da quella falsa opinion di non poter
errare, e che la potenza che hanno proceda dal lor sapere,
induce loro per ogni via, giusta o ingiusta, ad occupar stati
audacemente, pur che possano.
VIII. Ma se deliberassero di sapere e di far quello che debbono, così contrastariano per non regnare, come contrastano per regnare; perchè conosceriano quanto enorme e perniciosa cosa sia, che i sudditi, che han da esser governati, siano più savii che i principi, che hanno da governare. Eccovi che la ignoranza della musica, del danzare, del caval-