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prensione ma pur contradizione, che da questa ignoranza passano ad una estrema persuasion di sè stessi, talmente che poi non ammettono consiglio nė parer d’altri; e perchè credono che ’l saper regnare sia facilissima cosa, e per conseguirla non bisogni altr’arte o disciplina che la sola forza, voltan l’animo e tutti i suoi pensieri a mantener quella potenza che hanno, estimando che la vera felicità sia il poter ciò che si vuole. Però alcuni hanno in odio la ragione e la giustizia, parendo loro che ella sia un certo freno ed un modo che lor potesse ridurre in servitù, e diminuir loro quel bene e satisfazione che hanno di regnare, se volessero servarla; e che il loro dominio non fosse perfetto nè integro, se essi fossero constretti ad obedire al debito ed all’onesto, perchè pensano che chi obbedisce non sia veramente signore. Però andando drieto a questi principii, e lasciandosi trapportare dalla persuasion di sè stessi, divengon superbi, e col volto imperioso e costumi austeri, con veste pompose, oro e gemme, e col non lasciarsi quasi mai vedere in publico, credono acquistar autorità tra gli uomini, ed esser quasi tenuti Dei; e questi sono, al parer mio, come i colossi che l’anno passato fur fatti a Roma il dì della festa di piazza d’Agone3, che di fuori mostravano similitudine di grandi uomini e cavalli trionfanti, e dentro erano pieni di stoppa e di strazzi. Ma i principi di questa sorte sono tanto peggiori, quanto che i colossi per la loro medesima gravità ponderosa si sostengon ritti; ed essi, perchè dentro sono mal contrapesati, e senza misura posti sopra basi inequali, per la propria gravità ruinano sè stessi, e da uno errore incorrono in infiniti; perchè la ignoranza loro, accompagnata da quella falsa opinion di non poter errare, e che la potenza che hanno proceda dal lor sapere, induce loro per ogni via, giusta o ingiusta, ad occupar stati audacemente, pur che possano.

VIII. Ma se deliberassero di sapere e di far quello che debbono, così contrastariano per non regnare, come contrastano per regnare; perchè conosceriano quanto enorme e perniciosa cosa sia, che i sudditi, che han da esser governati, siano più savii che i principi, che hanno da governare. Eccoyvi che la ignoranza della musica, del danzare, del caval-