Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
libro quarto. | 275 |
quelli piuttosto si formaria un buon governatore che un buon
principe; chè non si può forse dare maggior laude nè più
conveniente ad un principe, che chiamarlo buon governatore.
Però, se a me toccasse instituirlo, vorrei che egli avesse
cura non solamente di governar le cose già dette, ma le
molto minori, ed intendesse tutte le particolarità appartenenti
a’ suoi popoli quanto fosse possibile, nė mai credesse
tanto nė tanto si confidasse d’alcun suo ministro, che a quel
solo rimettesse totalmente la briglia e lo arbitrio di tutto ’l
governo; perchè non è alcuno che sia attissimo a tutte le cose,
e molto maggior danno procede dalla credulitả de’ signori
che dalla incredulità, la qual non solamente talor non nuoce,
ma spesso sommamente giova: pur in questo è necessario
il buon giudicio del principe, per conoscere chi merita
esser creduto e chi no. Vorrei che avesse cura d’intendere
le azioni, ed esser censore de’ suoi ministri; di levare ed abreviar
le liti tra i sudditi; di far far pace tra essi, ed allegargli
insieme de’ parentati; di far che la città fosse tutta unita
e concorde in amicizia, come una casa privata; popolosa,
non povera, quieta, piena di buoni artefici; di favorir i mercatanti,
ed ajutarli ancora con denari; d’esser liberale ed
onorevole nelle ospitalità verso i forestieri e verso i religiosi;
di temperar tutte le superfluità: perchė spesso per gli errori
che si fanno in queste cose, benchė pajano piccoli, le città
vanno in ruina; però è ragionevole che ’l principe ponga
mèta ai troppo sontuosi edificii dei privati, ai convivii, alle
doti eccessive delle donne, al lusso, alle pompe nelle gioje
e vestimenti, che non è altro che un argomento della lor
pazzia; chè, oltre che spesso, per quella ambizione ed invidia
che si portano l’una all’altra, dissipano le facoltà e la
sostanza dei mariti, talor per una giojetta o qualche altra
frascheria tale vendono la pudicizia loro a chi la vuol comperare.
XLII. Allora messer Bernardo Bibiena, ridendo, Signor Ottaviano, disse, voi entrate nella parte del signor Gaspar e del Frigio. — Rispose il signor Ottaviano, pur ridendo: La lite è finita, ed io non voglio già rinovarla; però non dirò più delle donne, ma ritornerò al mio principe. — Ri-