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libro secondo. 113


hanno la corte piena di nobili cavalieri, che per tutto ’l mondo si spargono; ed a noi pur bisogna conversar con loro.

XXXVIII. Or io non voglio seguitar più minutamente in dir cose troppo note, come che ’l nostro Cortegian non debba far profession d’esser gran mangiatore, nè bevitore, nè dissoluto in alcun mal costume, nè laido e mal assettato nel vivere, con certi modi da contadino, che chiamano la zappa e l’aratro mille miglia di lontano; perchè chi è di tal sorte, non solamente non s’ha da sperar che divenga buon Cortegiano, ma non se gli può dar esercizio conveniente, altro che di pascer le pecore. E, per concluder, dico, che buon saria che ’l Cortegian sapesse perfettamente ciò che detto avemo convenirsigli, di sorte che tutto ’l possibile a lui fosse facile, ed ognuno di lui si maravigliasse, esso di niuno; intendendo però che in questo non fosse una certa durezza superba ed inumana, come hanno alcuni, che mostrano non maravigliarsi delle cose che fanno gli altri, perchè essi presumon poterle far molto meglio, e col tacere le disprezzano, come indegne che di lor si parli; e quasi voglion far segno che niuno altro sia non che lor pari, ma pur capace d’intendere la profondità del saper loro. Però deve il Cortegian fuggir questi modi odiosi, e con umanità e benivolenza laudar ancor le buone opere degli altri; e benchè esso si senta ammirabile, e di gran lunga superior a tutti, mostrar però di non estimarsi per tale. Ma perchè nella natura umana rarissime volte e forse mai non si trovano queste così compite perfezioni, non dee l’uomo che si sente in qualche parte manco diffidarsi però di sè stesso, nè perder la speranza di giungere a buon grado, avvenga che non possa conseguir quella perfetta e suprema eccellenza dove egli aspira; perchè in ogni arte son molti lochi, oltr’al primo, laudevoli; e chi tende alla sommità, rare volte interviene che non passi il mezzo. Voglio adunque che ’l nostro Cortegiano, se in qualche cosa, oltr’all’arme, si trovarà eccellente, se ne vaglia e se ne onori di buon modo; e sia tanto discreto e di buon giudicio, che sappia tirar con destrezza e proposito le persone a vedere ed udir quello, in che a lui par d’essere eccellente,