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dava loro amore, e ’l desiderio di far conoscere alle sue signore che erano servite da uomini valorosi; onde molte volte trovaronsi pochissimi cavalieri spagnoli mettere in fuga ed alla morte infinito numero di Mori, mercè delle gentili ed amate donne. Però non so, signor Gasparo, qual perverso giudicio v’abbia indotto a biasimar le donne.

LII. Non vedete voi, che di tutti gli esercizii graziosi e che piaceno al mondo a niun altro s’ha da attribuire la causa, se alle donne no? Chi studia di danzare e ballar leggiadramente per altro, che per compiacere a donne? Chi intende nella dolcezza della musica per altra causa, che per questa? Chi a compor versi, almen nella lingua volgare, se non per esprimere quegli affetti che dalle donne sono causati? Pensate di quanti nobilissimi poemi saremmo privi, e nella lingua greca e nella latina, se le donne fossero state da’ poeti poco estimate. Ma, lasciando tutti gli altri, non saria grandissima perdita se messer Francesco Petrarca, il qual così divinamente scrisse in questa nostra lingua gli amor suoi, avesse volto l’animo solamente alle cose latine, come aria fatto se l’amor di Madonna Laura da ciò non l’avesse talor desviato? Non vi nomino i chiari ingegni che sono ora al mondo, e qui presenti, che ogni di partoriscono qualche nobil frutto, e pur pigliano subjetto solamente dalle bellezze e virtù delle donne. Vedete che Salomone, volendo scrivere misticamente cose altissime e divine, per coprirle d’un grazioso velo finse un ardente ed affettuoso dialogo d’uno inamorato con la sua donna, parendogli non poter trovar qua giù tra noi similitudine alcuna più conveniente e conforme alle cose divine, che l’amor verso le donne; ed in tal modo volse darci un poco d’odor di quella divinità, che esso e per scienza e per grazia più che gli altri conoscea. Però non bisognava, signor Gasparo, disputar di questo, o almen con tante parole: ma voi col contradire alla verità avete impedito, che non si sieno intese mill’altre cose belle ed importanti circa la perfezion della Donna di Palazzo. — Rispose il signor Gasparo: Io credo che altro non vi si possa. dire; pur se a voi pare che il signor Magnifico non l’abbia adornata a bastanza di buone condizioni, il difetto non è stato il suo,